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Autore: notevenhere    12/10/2015    2 recensioni
Harry è stato abbandonato sull’uscio di una porta, Sirius è stato spedito ad Azkaban e Remus ha perso le uniche persone che abbia mai amato. Quando il vero traditore viene catturato tre anni dopo, Sirius si prepara a rimettere a posto le cose per le due persone che ama di più. SB/RL
Genere: Angst, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Numero Quattro Privet Drive—Marzo 1985

"Ciao, Harry," disse calmo l’uomo alto dai capelli scuri, "io sono Sirius."

"Ciao, signore," Harry mormorò.

Le sopracciglia dell’uomo alto si aggrottarono mentre sbirciava verso il basso. "Puoi chiamarmi Sirius."

Harry annuì solennemente. "Sì, signore."

L’uomo sorrise. E poi si abbassò lentamente finché Harry potè vedere i suoi occhi grigi e la pelle attorno a quelli che si spiegazzava. Stava ancora sorridendo per cui Harry non si preoccupò quando posò con attenzione le mani sulle sue spalle.

"Soltanto Sirius," disse. Le linee intorno agli occhi dell’uomo—di Sirius— si intensificarono e mosse una di quelle grandi mani così che il pollice sfiorò delicatamente una delle guance di Harry. "Sono il tuo padrino," disse, così silenziosamente che Harry dovette sforzarsi per sentirlo. "Questo vuol dire che ero un amico dei tuoi genitori… Tanto tempo fa mi chiesero di prendermi cura di te. Verrai a vivere con me-" Sirius si schiarì la gola. "-se vuoi."

Harry lo fissò, quasi troppo sorpreso per ricordare che non era educato stare zitti quando ti veniva chiesto qualcosa. "Vivere con te?"

"È una tua scelta, ovviamente, Harry. Nessuno ti costringerà ad abbandonare la tua casa, qui, se non vuoi."

Harry guardò in su, strizzando gli occhi all’alto uomo dai capelli bianchi che torreggiava al di sopra di Sirius. Indossava sul capo un cappello blu chiaro a punta. E stava sorridendo attraverso la barba nevosa, quindi Harry suppose che non doveva avere paura nemmeno di lui. Tornò a guardare Sirius, che lo osservava e sembrava stesse un po’ trattenendo il respiro.

"Sei il mio… padrino? È questa la parola giusta?"

Sirius cominciò di nuovo a respirare. Il sorriso era tornato sul suo viso e questo fece sorridere un po’ anche Harry.

"Sì, lo sono" Sirius disse, annuendo.

Harry gettò uno sguardo a sua zia e suo zio - e Dudley, che erano rannicchiati insieme all’interno del salotto. Gli occhi di Sirius si mossero con lui e ora era accigliato. Ma non appena Harry si voltò di nuovo, gli occhi di Sirius erano di nuovo di fronte ai suoi.

"Vuoi che io viva con te?" chiese Harry, provando a non agitarsi o distogliere lo sguardo. Non voleva essere maleducato, anche se non credeva all’uomo sorridente che diceva di essere il suo padrino—il ché sembrava molto importante.

Sirius annuì solenne. "Più di ogni altra cosa, Harry." si schiarì di nuovo la gola e Harry si chiese perché sembrava così nervoso. "Ho preparato una stanza per te."

Ora era Harry quello che era certo di non respirare più. "Una stanza?" gli fece eco senza fiato. "Per me?" Gli occhiali gli scivolarono dal naso dall’eccitazione. Sirius piegò la testa di lato e strizzò gli occhi, come se fosse confuso, mentre aggiustava gli occhiali di Harry.

"Certo," disse mentre annuiva. "Dovrai dirmi i colori che ti piacciono, per il copriletto e cose del genere. Non sapevo cosa ti sarebbe piaciuto-"

Con il cuore che sembrava sul punto di scoppiare, Harry si catapultò addosso a Sirius.

"…umph" Sirius respirò e, prima che Harry potesse aggiustarsi o perfino prima che potesse capire che avrebbe dovuto farlo, si ritrovò stretto da forti braccia, gli occhiali storti e il naso premuto contro la soffice maglia di Sirius. Ci fu una risata silenziosa vicino al suo orecchio; poteva sentirla vibrare nel petto di Sirius.

"È un sì, quindi?" mormorò Sirius. E tutto ciò che Harry riuscì a fare fu annuire; non voleva piangere, dopotutto. Quelli di quasi cinque anni non piangevano per via di stanze nuove, anche se non ne avevano mai avuta una prima. Le braccia di Sirius si strinsero intorno ad Harry e quello fu tutto il permesso di cui aveva bisogno per stringere le braccia intorno al collo del suo padrino.

Con un movimento fluido, come se Harry non pesasse nulla, Sirius si alzò, continuando a tenerlo stretto tra le proprie braccia.

"Andiamo, Albus," sentì Sirius dire, la voce che tremava. Harry alzò la testa e poté vedere i Dursely che lo fissavano. Non provarono neanche a fermarlo. Le braccia di Sirius si fecero ancora più strette mentre attraversavano il salotto: Harry nascose la testa nel collo del suo padrino e lasciò che Sirius lo portasse via.

*

Il taxi babbano si fermò davanti alla strada della sua casa di infanzia e, con un sommesso grazie, Sirius pagò la tratta con le banconote che aveva cambiato con i galeoni alla Gringott.

"Questa è Londra, Harry," spiegò mentre il suo figlioccio usciva in fretta dal taxi. "Sei mai stato a Londra?"

"No, signore," Harry rispose silenziosamente.

"Soltanto Sirius."

La gentile correzione fece in modo che Harry guardasse in su: i suoi occhi verdi erano nervosi dietro le lenti.

Sirius sorrise e indicò dall’altra parte della strada, verso una fila di villette a schiera. "È lì che vivremo. Numero dodici." Harry annuì, ma non disse nulla. "Entriamo?"

Sirius diede al suo figlioccio un sorriso d’incoraggiamento, che Harry quasi ricambiò. Sirius gli tese una mano e, dopo un lungo momento, Harry la prese; Sirius strinse leggermente la sua manina.

Attraversarono la strada e Sirius scoprì di avere lo stomaco torto dall’ansia. E se ad Harry non fosse piaciuto lì? Anche se, dopo che Albus gli aveva spiegato come era stato trattato Harry dai Dursley, sapeva che qualsiasi cosa gli sarebbe andata bene. Il solo pensiero gli fece venire la nausea, come per settimane ormai, mentre era stato costretto a guarire prima che Albus gli permettesse di vedere Harry.

Traendo coraggio dalla presa sempre più stretta intorno alle sue dita, Sirius accellerò il passo mentre salivano gli scalini. Si sentì all’improvviso infinitamente grato verso Albus e il suo esercito di elfi domestici quando aprì la porta d’ingresso. Il salotto, a cui era stata data una mano fresca di vernice bianca, sembrava perfettamente invitante, anche se un po’ spoglio.

Sirius posò una mano sulla spalla di Harry e disse “Va’ avanti, Harry”.

Harry non se lo fece dire due volte ed attraversò la soglia: si guardò intorno ad occhi sgranati.

"Prenderemo altra mobilia, credo" disse Sirius. "E forse una verniciata o due."

Harry annuì educatamente dondolando da un piede all’altro.

"Vuoi vedere la tua camera?" domandò Sirius. Harry annuì di nuovo, un sorriso timido gli illuminò il viso stavolta e, a quella piccola dimostrazione di diletto, Sirius capì quanto eccitato doveva essere il suo figlioccio. "Andiamo di sopra, allora."

Gli occhi di Harry continuarono a lanciare occhiate di qua e di là mentre salivano insieme la prima rampa di scale, e Sirius si ripromise di ringraziare Albus per aver assunto elfi tanto operosi - il ritratto di sua madre era stato finalmente rimosso con molti incantesimi esplosivi estremamente potenti.

"La mia camera è quella a sinistra" gli disse quando raggiunsero il pianerottolo.

Harry annuì solennemente. "Lo ricorderò, signore."

Sirius quasi sospirò: sembrava avrebbero dovuto davvero lavorarci su.

"Sirius," disse, enfatizzandolo con un piccolo cenno del capo questa volta. Si accucciò di nuovo in modo che Harry non dovesse allungare il collo. "Mi piacerebbe davvero che tu mi chiamassi così, Harry," disse, accertandosi che la sua voce restasse bassa e rassicurante. "So che tua zia e tuo zio ti hanno probabilmente detto che è educato chiamare i grandi signore e signora e per molti adulti è così. Ma io sono soltanto Sirius, va bene?"

Harry lo studiò e Sirius potè vedere chiaramente l’incertezza nei suoi occhi verdi, ma poi Harry raddrizzò le spalle e annuì. "Cercherò di ricordarlo."

Sirius sorrise - poteva praticamente sentire il ‘signore’ che aleggiava nell’aria. Harry ricambiò il sorriso questa volta, quindi Sirius allungò le braccia con cautela ed afferrò le spalle di Harry, voltandolo verso l’altra stanza.

"E questa" disse, mentre guardava oltre la spalla del suo figlioccio "è la tua stanza."

Ci fu silenzio, poi Harry si mosse lentamente in avanti finché non fu nella stanza. Fece un giro prima che i suoi occhi tornassero a fissare Sirius. "Tutta?"

"Tutta."

Questa volta, Harry sembrava si stesse trattenendo dal saltellare sulle punte. "Grazie, signore… erm… Sirius, signore…"

L’esuberanza scomparve velocemente, ma Sirius ridacchiò e fece l’occhiolino al suo confuso figlioccio. "Ci lavoreremo su." Questo gli fece guadagnare un sorriso piuttosto timido.

Decidendo di ignorare il consiglio di Albus ad aspettare prima di svelare ad Harry la notizia che esistessero davvero streghe e maghi —e la magia, Sirius si sedette sul letto che Silente aveva comprato settimane fa solo per Harry. "Voglio mostrarti qualcosa" disse.

Gli occhi di Harry divennero immediatamente sospettosi dietro le lenti, ma annuì.

Molto lentamente, Sirius estrasse la bacchetta dalla manica. "Tua zia e tuo zio-" Sirius trattenne l’astio nel tono con estrema cautela. "-non ti hanno detto molto dei tuoi genitori, vero?"

Harry scosse il capo. "Sono morti in un incidente d’auto… Zia Petunia ha detto che è successo perché mio padre era ubriaco."

La schiena di Sirius si raddrizzò e la sua bocca si spalancò. "Cosa?"

Harry fece un passo indietro e Sirius chiuse immediatamente a bocca e si costrinse a rilassare i muscoli.

"Va tutto bene, Harry," disse, sorridendo appena per alleviare il cipiglio preoccupato intorno agli occhi del suo figlioccio."Tua zia… deve essersi sbagliata. I tuoi genitori non sono morti in un incidente e tuo padre non era ubriaco."

Harry inclinò il capo. "Zia Petunia ha detto che beveva tanto… anche mia madre. Non riuscivano a tenersi un lavoro."

Una rabbia familiare ribollì in Sirius; la stessa rabbia che gli era costata quasi quattro anni della vita di Harry—e Remus. Ma Harry lo stava guardando con i suoi curiosi occhi verdi; occhi che erano stranamente fiduciosi. Molto più di quanto dovessero. Quindi, prese un lento respiro attraverso le narici e scosse il capo gentilmente. "Tua madre e tuo padre erano persone meravigliose, Harry." disse. "Tua zia… non li conosceva così bene. Ti amavano davvero tanto. E tuo padre aveva un lavoro molto importante."

"Davvero?" La speranzosa domanda lo colse di sorpresa, ma sorrise e annuì.

"Assolutamente. Quando eri solo un bambino, c’era una guerra— un uomo tanto cattivo stava cercando di far male ad un sacco di persone e il lavoro del tuo papà era fermarlo."

"Sì?" Gli occhi di Harry stavano brillando nello stesso modo di quelli di Lily non appena aveva finito un nuovo libro. "Tu aiutavi il mio papà?"

"Sì," Sirius disse con un piccolo cenno del capo. "E quest’uomo cattivo che stavamo combattendo… era un mago."

Gli occhi di Harry erano spalancati. "Un mago con la magia?"

"Sì," disse Sirius, cercando di non sorridere allo stupore nel tono di Harry. "E anche tuo padre era un mago… con la magia"

Le sopracciglia di Harry si crucciarono e i suoi occhi di strinsero. "La magia non esiste" disse con una decisa nota di disapprovazione nella voce—senza dubbio opera di Petunia. Lei e suo marito avevano provato a cacciare via Albus con la forza quando aveva annunciato chi fosse, mormorando qualcosa su quanto anormale fosse la magia.

"Esiste, Harry," Sirius disse con cautela. "Anche tua madre era magica."

"Lei era un mago?" Harry domandò scettico.

"Le ragazze con la magia sono chiamate streghe-"

"Le streghe sono brutte e spaventano i bambini," Harry lo interruppe con tono neutrale.

Sirius scosse il capo. "Tua madre era davvero bella. Tu hai i suoi occhi."

Harry sembrò stupito. "Davvero?"

"Sì" confermò Sirius. "Vorresti vedere una foto dei tuoi genitori?"

Le sopracciglia di Harry si alzarono fino a scomparire dietro la frangia nera. "Tu hai una foto?"

"Un bel po’, in realtà" disse Sirius, sorridendo all’eccitazione negli occhi verdi del suo figlioccio—eccitazione che stava palesemente cercando di nascondere. "Sono in camera mia."

Harry non rispose, ma ci fu un silenzio enfatico, quindi Sirius si alzò. Si fermò quando raggiunse il corridoio—senza Harry. Si voltò e trovò il suo figlioccio ancora accanto a letto, le manine attorcigliate nella sua maglietta.

"Non vuoi venire con me?" Sirius gli chiese piano.

Harry sbatté le palpebre e, con il sorriso incoraggiante di Sirius, il bambino annuì ed attraversò la stanza.

"Non mi è permesso andare nella camera di mia zia e mio zio," Harry disse a bassa voce. "Dudley può, perfino quando ha degli incubi…"

Sirius deglutì con la gola che all’improvviso era molto secca. "Puoi venire nella mia camera ogni volta che vuoi" disse, cogliendo lo sguardo di Harry. "Specialmente se hai un incubo."

Harry sembrava scrutare il suo viso. E finalmente, gli angoli della sua bocca si alzarono. Sirius sorrise; intrecciò le dita tra i capelli di Harry con dolcezza e i due entrarono nella sua stanza.
   
 
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