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Autore: Isidar Mithrim    13/10/2015    12 recensioni
Da più di mille anni ogni estate, in Gran Bretagna, la vita di qualche undicenne cambia radicalmente.
Ecco le storie di quattro di loro.
Il primo l’ho scelto perché ha vissuto per troppi anni nell’illusione di essere un mago – Di missive, felini e promesse
Il secondo, invece, perché ha vissuto per troppi anni nella convinzione di non esserlo – Di Fichi, abbracci e rospi
La terza perché ha avuto abbastanza senno da accorgersi di essere speciale, ma troppo senno per ammetterlo – Di Matilde, Guerra e Pace – Prima e seconda parte {Prima classificata a pari merito al contest 'La prima volta non si scorda mai' indetto da blackjessamine sul forum}
Il quarto perché la sua vita era già cambiata a cinque anni e non credeva di avere una seconda opportunità – Di Mollicci, Gobbiglie e cipresso
{La prima one shot si è classificata quinta al contest 'Ciò che non ci han detto' indetto da visbs88 sul forum}
Genere: Commedia, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Neville Paciock, Remus Lupin, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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Il quarto, perché era già cambiato a cinque anni e non credeva di avere una seconda opportunità.


Di Mollicci, Gobbiglie e cipresso

6 marzo 1971, sabato

“Allora, ricordi cosa abbiamo detto dei Mollicci, la settimana scorsa?”
“Il Molliccio è uno Spirito Non Umano capace di assumere le sembianze della cosa che ci spaventa di più al mondo. Per sconfiggerlo dobbiamo pensare a un modo per rendere buffa la nostra paura e poi dobbiamo trasformare il Molliccio con un incantesimo, così ci verrà da ridere e lui sparirà.”
“Non avrei potuto spiegarlo meglio” sorrise Lyall.
In altre circostanze quel complimento avrebbe fatto sentire Remus molto orgoglioso, ma questa volta si limitò ad abbassare lo sguardo, a disagio.
“Ehy, che succede?”
“Papà…” chiese infine Remus, il cuore che batteva forte, “qual è la cosa di cui tu hai più paura?”
Lyall si rabbuiò e fece un profondo respiro. “Che succeda qualcosa di brutto a te o alla mamma… e che succeda a causa mia.”
Qualcosa come un Lupo Mannaro che attacca suo figlio durante la notte, pensò Remus, tornando con la mente a qualche mese prima, quando il padre gli aveva rivelato di sapere chi e perché l’aveva morso quando era bambino.
“E la tua?” gli domandò il padre, distogliendolo da quei pensieri.
“Di non avere mai degli amici” mormorò Remus, che ci aveva pensato tutta la settimana. “Ma non ho ancora capito come renderlo buffo.”
Il padre lo guardò rattristato. “Un giorno anche tu avrai degli amici” gli disse infine, ma Remus sapeva che stava mentendo. “Ne sono certo. Ora, ti ricordi qual è l’incantesimo per trasformare un Molliccio?”
Riddikulus?” azzardò Remus.
“Esattamente” si complimentò Lyall, ma anche questa volta il ragazzo non riuscì a rallegrarsi per aver dato la risposta corretta.
“Papà… quando potrò imparare a farlo? Quando comincerò a fare degli incantesimi?”
“È ancora presto, Remus…”
“Ma tra quattro giorni compierò undici anni” sottolineò lui. “E lo so che a me non arriverà la lettera di Hogwarts, ma anche se devo studiare a casa mi servirà una bacchetta. Pensi…” – Lyall gli fece un gesto d’incoraggiamento – “pensi che potrei chiederla come regalo di compleanno?” buttò là, cercando di suonare indifferente.
“Remus…”
Il padre strinse forte una mano sulla sua e il ragazzo capì che questo non prometteva nulla di buono.
“Vedi, fuori da Hogwarts non è concesso fare magie intenzionali fino ai diciassette anni…”
“E chi non va a Hogwarts?” chiese Remus, stringendo forte i pugni per l’ansia.
Lyall sospirò, abbattuto.
“Se i genitori hanno una ragione valida per non mandare il figlio a scuola, possono chiedere di fare un’eccezione, dando le dovute garanzie.”
“Allora voi potete chiederlo per me!” esclamò Remus, entusiasta. Il fatto che il padre non condividesse la sua gioia gli spense il sorriso, però. “Ma per farlo dovreste dichiarare che sono un Lupo Mannaro” intuì, mentre una morsa dolorosa gli stringeva il petto. “Qual è il prossimo argomento?” domandò con voce piatta, cercando di trattenere le lacrime.

Era passata meno di un’ora quando un allegro scampanellare distolse la loro attenzione dai draghi.
Lyall si alzò in piedi e scoccò a Remus uno sguardo agitato, prima di dirigersi alla porta.
Al figlio non sfuggì l’ansia di Lyall, così lo seguì in silenzio e si nascose dietro l’armadio dell’ingresso per sbriciare.
“Dall’aspetto direi proprio che è un mago” sussurrò sua madre, l’occhio incollato allo spioncino fino a quando il marito non le chiese di fargli spazio.
Albus Silente!” esclamò Lyall, sorpreso e impaurito.
“Proprio io!” commentò una voce divertita da dietro la porta. Il cuore di Remus cominciò a battere all’impazzata. Cosa ci faceva Silente a casa sua? “Mi chiedevo se foste così gentili da farmi accomodare” proseguì Silente. “Ho portato dell’ottimo sorbetto al limone!”
“Perché è qui?” domandò Lyall, ignorando la richiesta. Fu paura quella che Remus percepì nella sua voce. “Cosa vuole da noi?”
“Oh, temo di essere stato frainteso. Non voglio nulla da voi. È con vostro figlio Remus che sono venuto a parlare. Ora, sareste così gentili da lasciarmi entrare? Fa piuttosto freddo, qua fuori.”
“Perché vuole parlare con Remus?” insisté Hope, spaventata.
“Credo sia giunta l’ora di discorrere con lui della sua futura educazione. Non vorrei si convincesse che essere un Lupo Mannaro gli precluda la possibilità di istruirsi come tutti gli altri maghi della sua età.”
Lyall e Hope si guardarono terrorizzati, ma Remus cominciò a sentire un’ingiustificata, irrazionale eccitazione.
“Sì, so che è un Lupo Mannaro” riprese Silente, con il tono di chi sta liquidando un banale pettegolezzo. “Lo sa da anni, in effetti, e se avessi avuto intenzione di denunciarlo alle autorità avrei già provveduto da tempo. Ora che ci penso, se non fossi qui perché animato dalle migliori intenzioni avrei già divelto questa porta, quindi cosa ne direste di aprire e lasciarmi entrare?”
Mentre suo padre apriva al grande Albus Silente, Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Remus non poté resistere alla tentazione di sporgere la testa per sbirciare meglio.
Silente era un mago anziano, con lunghi capelli bianchi e una barba altrettanto lunga, che sembrava ancor più candida per via del contrasto con la veste viola.
Remus si ritrasse subito quando i propri occhi incrociarono quelli azzurri e penetranti di Silente.
“Ciao, Remus. È un vero piacere conoscerti” commentò il mago, divertito. Il ragazzo fu costretto a uscire allo scoperto, per la sorpresa dei suoi genitori. “Perché non mi accompagni in salotto, così che possa offrirti uno dei miei sorbetti?”

Quando entrarono in salone, Lyall puntò la bacchetta contro il caminetto, alimentando le flebili fiamme.
Gli occhi di Silente, però, erano rimasti incantati dalla scatolina poggiata sul tavolino davanti al divano.
“Gobbiglie!” esclamò eccitato. “È così tanto che non ne tocco una da aver quasi dimenticato come si utilizzano!”
“Se vuole… ecco, potrei insegnarle” disse Remus, incerto.
“Magnifico!” esclamò il Preside, lasciando padre e figlio di stucco. Si sedette a terra con un’agilità inattesa e mosse la bacchetta per creare una pista di sabbia compatta. Remus, abituato a giocare direttamente sul pavimento, fissò il circuito affascinato.
Aveva appena finito di ripetere a Silente le regole del gioco, quando sua madre servì loro i suoi fantastici crumpet*.

Solo quando Remus ebbe finito di stracciare Silente e tutte le focaccine furono terminate, Hope si azzardò a chiedere di nuovo come mai l’anziano mago volesse parlare con Remus.
“So cosa è successo a vostro figlio” spiegò Silente, serio. “A quanto pare, Greyback non ha perso occasioni per vantarsi dell’accaduto nel suo ambiente, e io ho le mie spie tra le creature oscure. Remus,” aggiunse poi, rivolgendosi direttamente a lui, “sono certo che deve essere terribilmente difficile per un ragazzo così giovane convivere con questa maledizione e, soprattutto, con le sue conseguenze.”
Lui si limitò ad annuire, perché il groppo che aveva alla gola gli impedì di parlare.
“Non oso immaginare quanto debba essere stata dura per te stare alla larga dagli altri ragazzi tutto questo tempo… eppure, io non vedo ragione per cui impedire a un mago maturo e intelligente come te di frequentare la mia scuola.”
“Intende… Hogwarts?” chiese Remus, incredulo.
“Sì, se la memoria non m’inganna il nome è proprio questo” commentò Silente con un occhiolino.
“Ma, professore, come farebbe con le trasformazioni?” domandò Hope, stringendo la mano sul polso del marito per la tensione.
“A Hogsmeade c’è una vecchia catapecchia in vendita a un prezzo stracciato ed è mia intenzione acquistarla. Con i dovuti incantesimi diventerà il luogo perfetto per le trasformazioni di Remus. Nessuno potrà entrarvi, tranne chi conosce l’unico modo per farlo: realizzerò io stesso un passaggio segreto che la colleghi con Hogwarts e all’imbocco del passaggio la professoressa Sprite, docente di Erbologia, provvederà a piantare un Platano Picchiatore per tenere lontani i curiosi.”
“Un Platano Picchiatore?” chiese Lyall, perplesso.
“Un albero incredibilmente bello e incredibilmente raro, dotato dell’innata capacità di scacciare con i propri rami tutti coloro che provano ad avvicinarsi, a meno che non premano su di un certo nodo.”
“Ma… se è tanto raro, come farà a ottenerlo?” domandò Remus, ancora restio a illudersi che il suo sogno più grande potesse diventare realtà.
“Oh, un vecchio amico mi deve un grosso favore” rispose Silente con un occhiolino.
“Professore, Remus sta diventando più forte ogni anno che passa” intervenne Lyall, lanciando al figlio un’occhiata preoccupata. “È certo che non abbia modo di uscire dalla casa, quando sarà trasformato?”
“Mi assicurerò di persona che questo non possa accadere. Da lupo non sarà mai in grado di lasciare la casa. Solo qualcuno dotato di intelligenza umana potrebbe condurlo fuori, ma oserei dire che chiunque sia dotato di tale intelligenza si terrebbe alla larga dal luogo” ridacchiò Silente. “Ora, avete altre domande?”
“Professore...” esitò Remus, “dovrò dire a tutti che cosa sono?”
“No!” esclamò Hope, prima di riuscire a trattenersi. “No, professore, non ammetterò che –”
La donna smise subito di parlare quando Silente alzò una mano per interromperla.
“Il corpo docenti dovrà necessariamente essere informato. Per il resto, la scelta è unicamente vostra: non potrei mai imporre a Remus di mentire contro la propria volontà. Tuttavia, temo che nella mia scuola esistano ancora molti pregiudizi nei confronti dei Lupi Mannari, pertanto credo che Remus vivrebbe anni più tranquilli se la sua condizione non venisse divulgata.” Il ragazzo sentì un’ondata di sollievo investirlo. Poi Silente si rivolse direttamente a lui. “Tu cosa ne pensi?”
“Io non sono cattivo,” mormorò Remus, “ma tutti pensano che i Lupi Mannari vogliono fare male alle persone. Io… io non voglio che i miei compagni pensino questo di me. Io… vorrei tanto avere degli amici.”

10 marzo 1971, mercoledì

“Tanti auguri, amore mio.”
Fu la voce dolce di sua madre a svegliarlo da un sonno agitato.
“Su, su, ora alzati, oggi abbiamo una cosa importantissima da fare!” aggiunse suo padre, allegro come era raro vederlo.
“Che cosa?” chiese Remus, ancora intontito dal sonno.
“Un uccellino mi ha detto che un undicenne di mia conoscenza vorrebbe una bacchetta in regalo…” spiegò Hope con un sorriso complice.
“Andiamo a comprare una bacchetta?!” esclamò Remus, all’improvviso sveglissimo.
Quando i genitori annuirono, gli morirono le parole in bocca per l’emozione, così si limitò a stringerli forte in un abbraccio grato. Poi realizzò che c’era qualcosa che non tornava.
“Papà, ma oggi non devi andare a lavoro?”
“Visto che la prossima trasformazione sarà venerdì notte, non occorre che io chieda un permesso per la mattina dopo, così ho pensato di sfruttarlo oggi.”
Mentre lo abbracciava di nuovo, Remus pensò che il padre non gli avrebbe potuto fare regalo più bello.

*

“Oh, Signor Lupin. Che piacere rivederla. Pero, crine di unicorno, undici pollici, flessibile. Immagino che la sua bacchetta sia ancora come nuova.”
“Sì” confermò Lyall con un sorriso.
“Già, le bacchette di pero hanno questa tendenza. Ma deduco che siate venuti qua per comprare una bacchetta a questo giovanotto, non è vero?” chiese, guardando Remus con i suoi occhi sporgenti e un po’ inquietanti. Il ragazzo si limitò ad annuire.
“Allora, con che mano usa la bacchetta?”
“La destra, Signore.”
“Bene. Stia dritto, mentre le prendo le misure” si raccomandò Olivander, cominciando a volteggiare tra gli scaffali ricolmi di scatoline.
Remus rimase immobile mentre il metro sulla scrivania si alzava in aria e cominciava a misurare le distanze tra le punta delle dita e la spalla, la spalla e terra e perfino la circonferenza della sua testa e la distanza tra le narici.
“Va bene così” disse infine Olivander. Il metro si riavvolse e cadde a terra.
“Proviamo con questa. Faggio, corda del cuore di drago, dieci pollici e mezzo, rigida. Avanti, la agiti.”
Remus mosse la bacchetta nell’aria, ma non accadde nulla.
“No, no, no” disse Olivander, strappandogliela di mano. “Eppure il faggio è adatto a quei giovani più maturi della loro età… Mi era sembrata la scelta perfetta. Be’, evidentemente mi sbagliavo. Provi questa: Cedro, piuma di fenice, dodici pollici, molto flessibile. La bacchetta perfetta per un mago con un senso della lealtà fuori dal comune e un grande intuito.”
Anche questa volta non accadde assolutamente nulla.
“Allora proviamo con ontano, corda del cuore di drago, dieci pollici, inflessibile. Sa, nonostante l’ontano sia noto per la sua inflessibilità, tende a preferire maghi disponibili, rispettosi e talentuosi. Suvvia, la agiti!”
Remus cominciò a preoccuparsi, perché per la terza volta non successe niente.
Olivander dovette leggerglielo in faccia.
“Oh, non si abbatta, troveremo la bacchetta giusta per lei! O meglio, sarà la bacchetta a trovarla. Proviamo con… cipresso, crine di unicorno, dieci pollici e un quarto, flessibile.”
Quando Remus afferrò la bacchetta, un improvviso, piacevole calore si diffuse in tutto il suo braccio destro. Sorpreso, l’agitò nell’aria, generando una cascata di scintille dorate.
“Oh, bene, molto bene!” si entusiasmò Olivander. “È un vero onore per me venderle questa bacchetta.”
“Un onore?” domandò Hope, perplessa. Forse era convinta che le sfuggisse qualcosa in quanto Babbana, pensò Remus, ma in realtà anche lui non aveva idea di cosa volesse dire.
“Vedete, questo legno è associato alla nobiltà d’animo. Il mio antenato Geraint Olivander, il grande fabbricante di bacchette medievale, era convinto che chi era in possesso di una simile bacchetta fosse destinato a morire in circostanze eroiche.” Hope trasalì. “Fortunatamente, ora viviamo in tempi meno sanguinari, così coloro che possiedono una bacchetta di cipresso sono chiamati raramente a sacrificare la propria vita, ma senza dubbio molti di loro lo farebbero, se fosse necessario. Le bacchette di cipresso trovano la loro anima gemella tra i coraggiosi, gli audaci e chi è pronto a sacrificarsi. Ed ecco perché è un onore trovare un mago degno di essa, e perché per quel mago deve essere un onore possederla.”
“Lo è, Signore” garantì Remus, che si era quasi commosso a quelle parole.
In fondo sapeva bene che, se mai a Hogwarts avesse trovato dei veri amici, per loro sarebbe stato disposto a tutto.

**************


Ciao a tutti!
Eccomi con il quarto capitolo della raccolta, quello un po’ più scontato perché ‘obbligato’… ma spero risulti comunque piacevole!
Come al solito ho una valanga di note, ma prima mi concedo due piccoli spam:
-    volete sapere cosa accadde nell’altra occasione in cui Silente offrì a Remus di andare a Hogwarts? → Il cacciatore di taglie
-    volete sapere come i Malandrini scoprirono il segreto di Remus? → Di una Stamberga, due baristi e un problema peloso

Veniamo alle note vere e proprie!
-    Remus è nato il 10 marzo 1960 e la sua bacchetta è proprio cipresso, crine di unicorno e dieci pollici e un quarto [la flessibilità è una mia aggunta] (fonte: Wiki). La bacchetta del padre è invece di mia invenzione.
-    Tutte le info sui genitori di Remus e i dettagli di questo episodio sono presi dalla biografia di Remus su Pottermore.
In particolare, il padre è esperto di Spiriti Non Umani (come i Mollicci, i Poltergeist e i Dissennatori) e la madre è Babbana.
Vi riporto il tratto più saliente sull’argomento: “For many years, Lyall kept the truth about the attack, including the identity of the attacker, from his son, fearing Remus’s recriminations.
[…]Lyall educated Remus at home, certain that he would never be able to set foot in school.
Shortly before Remus’s eleventh birthday, no less a person than Albus Dumbledore, Headmaster of Hogwarts, arrived uninvited on the Lupins’ doorstep. Flustered and frightened, Lyall and Hope tried to block his entrance, but somehow, five minutes later, Dumbledore was sitting at the fireside, eating crumpets* and playing Gobstones with Remus.”
*Non avevo idea di cosa fossero i crumpet, pare una specie di piccola focaccia/muffin, comunque mi risulta che non abbia una vera traduzione in italiano… Se avete un suggerimento è ben accetto! ☺
-    I giorni della settimana sono veri (il 6 marzo era davvero un sabato), e la luna piena era davvero il 12 marzo.
-    Remus vive un po’ in isolamento e la famiglia Lupin si trafserisce spesso, ma ho immaginato che comunque sapesse di Hogwarts, pur non conoscendo dettagli come l’età per l’uso libero della magia; mi sono sempre chiesta se gli autodidatti potessero ricevere un’autorizzazione a compiere magie fuori da Hogwarts e quella nella storia è la risposta che ho immaginato (della serie: se hai un buon motivo per rifiutare un’istruzione gratis e di livello, allora ti concedo di usare la magia al di fuori, se no peggio per te).
-     I dettagli sui legni delle bacchette non sono di mia invenzione, io ho solo scelto quelli secondo me più adatti. Trovate qui tutte le info.
-    So che la scena di Olivander sa un po’ un deja vu, ma mi diverte troppo scrivere di questo momento (e scegliere i legni più adatti al personaggio *.*) e penso sia una tappa fondamentale – quanto e più della lettera – per ogni mago in odore di Hogwarts. Penso potrei fare un’intera raccolta di personaggi che comprano la loro bacchetta xD Fino all’ultimo ho pensato di toglierla, poi mi è venuta in mente la frase conclusiva e ho pensato che avesse il suo fascino… Spero sia scelta gradita ^^

Grazie a tutti e alla prossima!!




   
 
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