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Autore: Malanova    14/10/2015    1 recensioni
Come non detto... HO MODIFICATO LEGGERMENTE LA STORIA!
Ebbene si... perennemente insoddisfatta, ho deciso di fare altre piccole modifiche e cercare di migliorare la storia ed il suo contenuto, grazie anche all'aiuto di Felinala che, con la pazienza di una santa, mi aiuta con la grammatica e mi da qualche spunto XP.
Questa storia narra di Piccolo, figlio del Grande Mago che tenne sotto il suo giogo il mondo per oltre trecento anni, e di Lyrica, la bellissima e alquanto misteriosa fanciulla apparsa dal nulla costretta a prestare servizio alla Famiglia Demoniaca in cambio della sua vita. Sperando di non aver creato un ulteriore pasticcio, vi auguro buona lettura!
P.S. La storia segue la trama dell'opera di Toriyama... se ci sono spazi vuoti vuol dire che la storia è rimasta inalterata
P.P.S Dedico questa storia ad una ragazza molto speciale, di cui non ricordo il nickname (Malanova sei una cretina) che leggeva questa storia, anni fa, ad un gruppo di ragazzini molto speciali... Perdonatemi se vi ho fatto aspettare, non vi ho dimenticati, spero che questa revisione vi piaccia perché grazie a voi che c'è ancora!
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando ritornò a casa, a tarda mattinata, rimase scioccata da ciò che vide: il pozzo che aveva accuratamente ristrutturato era in frantumi e la terra attorno era bruciata. Da alcune finestre della Huis provenivano fili di fumo, facendola sembrare un immenso porta incenso che invece di odorare di nebbia, odorava di legna e piume bruciate. Entrò con circospezione nell’edificio. Tutti i mobili erano spaccati e bruciati, con i resti sparsi per terra. Sul muro della cucina, in bella vista, erano state impiantate con forza le posate in modo da formare una parola “Puttana… che artista…” borbottò lei sarcastica. Ispezionò le altre stanze trovando solo distruzione, fumo e caos. Salì con cautela una rampa di scale di pietra, che conducevano al piano superiore dove c’erano la camera da letto ed il bagno. Sbirciò nella prima stanza.

Piccolo era lì, con le mani sulla faccia, in mezzo alle macerie, seduto sul letto ormai distrutto. Le piume dei cuscini si muovevano ad ogni spiffero d’aria, facendoli sembrare fiocchi di neve. Lyrica lo guardò come se fosse un bambino capriccioso che aveva fatto una marachella “Si può sapere che cosa ti è preso?” sbottò alla fine. Lui tolse le mani dal viso e si voltò di scatto a guardarla. Non l’aveva visto così furioso da quando combatteva contro Goku. Le fece molta paura ma lo nascose bene. “L’hai proprio conciata male…” continuò con nonchalance “Non credevo di trovare questo bordello solo per una nottata fuori…”. Camminò intorno alla stanza, prese un oggettino che si frantumò fra le sue dita. Lui non distolse gli occhi da lei. Apriva e chiudeva le mani, continuando a osservarla mentre si muoveva. Infine Lyrica si parò di fronte a lui. Si fissarono. “Hai intenzione di continuare a guardarmi come se volessi uccidermi o vuoi passare ai fatti?”.

Lui scattò in piedi, d’improvviso, e prima che la ragazza potesse reagire le afferrò con forza il collo e la costrinse a guardarlo negli occhi “Dove cazzo sei stata?!? Hai idea di quanto sei stata via?!?” “Sono andata in una città qui vicino perché pensavo di avere dei problemi di salute…” rantolò lei, mettendogli una mano attorno al polso cercando di fargli allentare la presa. “Puttanate!” urlò l’altro “Non avresti usato la tua magia per mascherare la tua aura per una cosa del genere, sei una fottuta guaritrice! Lo so perché sei rimasta fuori così a lungo… Ti sei incontrata con qualcuno?”. Mentre diceva queste parole le frugò le tasche della tunica e trovò i soldi che le erano rimasti. Li guardò con gli occhi sbarrati. Anche lei li guardò e già si era immaginata cosa stesse pensando il demonio “Come puoi solo insinuare che io…?!”.

In quel lieve smarrimento, Lyrica si liberò dalla presa del ragazzo e gli strappò via i soldi dalle mani “Li ho vinti in uno di quei stupidi incontri che fanno per strada in città! Poi ho incontrato una famigliola, abbiamo fatto amicizia, mi hanno invitato a una festa…”. Si fissarono per un lungo momento. Poi lei abbassò lo sguardo e borbottò “Davvero vuoi sapere perché sono andata in città?”. Lui incrociò le braccia e fece un cenno assertivo con la testa. Allora la ragazza si sfilò il cappuccio e gli mostrò quello che c’era sotto.

Piccolo rimase basito a tale vista. Fortunatamente le corna non avevano superato gli otto centimetri ma avevano un sacco di ramificazioni, come una tiara fatta di legno muschiato, mentre le margherite facevano cadere i petali più vecchi verso il pavimento. Le foglie dell’edera avevano assunto delle sfumature biancastre e sembrava aver preso posto dei reali capelli. “C-Che cos’è tutta questa roba?” domandò lui ed allungò una mano per toccarle le corna “E’… una reazione che ha avuto il mio corpo a causa… della gravidanza” “Gravidanza?” ripeté l’altro, incredulo. Lei annuì, gli prese la mano e la poggiò sul suo ventre “Aspetto un bambino ed è tuo…”. Lui si concentrò finché non individuò la presenza del bambino. Aveva ragione… Nessun uomo poteva dar vita a una creatura così forte “Sei andata in città perché volevi abortire?” “No!” esclamò lei, inorridita dall’idea “Sono andata in città perché non sapevo che cosa mi stava succedendo! Poi mi sono ricordata che…” “Fammi indovinare…” sbottò Piccolo meditabondo “Da dove venivi le donne, quando erano gravide, le si riempivano la testa di margherite e le spuntavano corna da muflone…” “Sono da cervo” borbottò lei, un po’ offesa “Comunque si… il concetto è quello…”. Lui tolse la mano dal suo ventre e ringhiò “D’ora in poi non dovrai più usare il tuo potere per celare la tua presenza… soprattutto con me!” “Non mi conviene visto che quando ritorno a casa sembra che ci sia passato un tifone!” ribatté Lyrica mettendosi le mani sui fianchi “Ringrazia che sia stato questo posto e non la città dove sei stata”. L’altra si tormentò un rametto d’edera, per poi sbuffare “Ora chi lo mette a posto tutto ‘sto casino?”. Piccolo la guardò male, schioccò le dita e in un attimo tutto ritornò come se la furia del nuovo Grande Mago non si fosse mai abbattuta nella Huis.

Dopo nove mesi…

Il cielo era ricoperto da nuvole fitte e nere, che nemmeno il vento irrequieto dell’inverno riusciva a spazzar via. Lyrica si alzò dal letto, con il viso madido di sudore, e si trascinò con fatica verso l’uscita della Huis. Le doglie erano iniziate, terribili, lasciandola fin da subito quasi senza forze. Quando arrivò fuori dall’ingresso si appoggiò su uno stipite, stremata, e guardò il cielo. Le nuvole si erano fatte ancora più scure e venivano attraversate da lampi abbaglianti e rombi di tuono così forti da far tremare la terra. Se Piccolo sentiva la sua aura non c’era bisogno di chiamarlo ma ispirò l’aria a pieni polmoni e urlò il suo nome, seguito da un gemito di dolore. Dopo due minuti il demone si fece vedere, fluttuando in aria. “Che ci fai fuori? Vuoi morire?” urlò lui sovrastando il rumore del vento. Lei lo guardò sofferente “Il bambino sta per nascere ma non ce la faccio a partorire da sola! Devo andare in un centro ospedaliero… Portami lì!” “Non dire fesserie!” gridò l’altro “Ci penso io a portarti qualcuno, ma ora ritorni dentro e non ti muovi da qui perché se succede qualcosa a mio figlio giuro che ti ammazzo!” e volò via.

Lyrica lo fissò fino a che divenne un punto lontano, poi ebbe delle altre contrazioni e si affrettò a ritornare dentro. Si trascinò di nuovo fino alla camera e, arrivata sul letto, iniziò a fare dei respiri profondi. Per fortuna, il giorno prima, il suo aspetto era tornato quello di prima e non avrebbe più suscitato stupore o paura. Già c’era Piccolo che terrorizzava il prossimo solo con uno sguardo.

Piccolo ritornò un quarto d’ora dopo ed aveva portato con sé tre vecchiette vestite uguali, piccoline e con tante rughe, prelevate da un paesino nei limiti del deserto. Prima di condurle da Lyrica, le aveva minacciate “Se capiterà qualcosa alla donna o al bambino, sappiate che la vostra misera vita giungerà al termine insieme a quella di tutto il vostro patetico villaggio di matusa…”. Le tre annuirono, terrorizzate. Quando furono spinte in camera si aspettavano di vedere un altro mostro verde, ma rimasero ammaliate dalla bellezza della ragazza. Piccolo si avvicinò a Lyrica e con una delle sue enormi mani le toccò il pancione “Ha un’aura molto potente…” disse soddisfatto. Lei gli afferrò la mano e bisbigliò, ansiosa “Ti prego… Non andartene!”. Piccolo la fissò “Starò dietro alla porta…” borbottò alla fine, scostandosi e lasciando che le megere si prendessero cura di lei.

Il parto si rivelò molto difficile e lungo. Intanto fuori si stava scatenando un temporale senza precedenti. Lyrica faceva tutto ciò che le vecchiette le dicevano ma più di una volta urlò a squarciagola dal dolore. Piccolo, nel sentirla gridare così, fu tentato più volte di entrare nella stanza e di ammazzare quelle megere. Il cielo e la terra furono scossi dai fulmini, tanto che uno colpì il terreno vicino alla casa. Fu allora che si udì il pianto di un neonato. Il figlio di Piccolo era venuto alla luce. Una delle vecchine lavò il bambino, un’altra informò Lyrica della nascita di un bel maschietto e l’ultima, terrorizzata e tutta tremante, andò a chiamare il demone. La prima vecchietta portò alla giovane donna il bambino, che lo prese amorevolmente tra le braccia e sussurrò con un filo di voce “Drak”.

Entrò Piccolo, sbattendo la porta e facendo svolazzare il mantello bianco. I suoi occhi puntarono alle nonnine, minacciosi, ed ordinò “Sparite!”. Le tre non se lo fecero ripetere. La giovane sbuffò “Potresti essere più gentile almeno oggi che è nato tuo figlio…” “Il Grande Mago Piccolo odia la gentilezza” replicò lui, seccato, avvicinandosi al letto. Lyrica non era mai stata così bella e, allo stesso tempo, così fragile: i capelli corvini, che ora portava lunghi fino ai fianchi, le si erano appiccicati sulle guance arrossate e il viso era stanco. Gli occhi erano due monete d’oro purissimo, diventati insolitamente dolci. Le sue labbra si curvarono in un dolce sorriso che divenne più ampio verso il figlio.

Piccolo si chinò a vedere il bambino. Identico a lui in tutto e per tutto, tranne per le placche che aveva di un giallo verdognolo invece che rosa scuro. Lyrica guardò il neonato che aveva tra le braccia con così tanto amore e sussurrò flebilmente “Guarda Piccolo… Ha già i denti…”. Allungò un dito verso la bocca del bambino, se lo bucò con uno dei suoi piccoli canini e gli fece bere il sangue ricavato. Fece tutto questo con una tale naturalezza che il demone se ne accorse solo dopo un paio di minuti “Gli hai fatto bere il tuo sangue” constatò sorpreso, sedendosi sul letto accanto a lei “Da dove venivo, le donne fanno bere un po’ del loro sangue ai loro neonati…” “Che cosa stupida…” borbottò lui ma si ricordò che non era la prima volta che lei metteva in pratica una delle sue stupidissime e insolite tradizioni. “Quando sono entrato lo hai chiamato Drak... E’ un’altra parola della tua lingua?” domandò Piccolo, cambiando argomento. La ragazza scosse la testa e rispose “Drak sarà il suo nome…” “No!” ribatté lui “Il bambino si chiamerà Piccolo, come me e mio padre!”. Le prese delicatamente il bambino, avvolgendolo in un’altra coperta pregiata, color blu intenso con ricami in oro che aveva creato in quel momento apposta per lui. “Se trovi stupida la mia tradizione di fargli bere il mio sangue, io trovo stupida la tua di dargli il tuo stesso nome!” borbottò lei lasciandosi cadere sui cuscini, stremata. “Che donna impossibile…” pensò Piccolo dirigendosi verso il balcone che si trovava in camera. “Riuscirà a vederlo da là in alto?” gli domandò lei, intuendo quello che voleva fare. Lui le sorrise malignamente “Certo! E’ o non è il Dio della Terra?”.

Con un violento calcio aprì le imposte. Il neonato si agitò e piagnucolò per quell’improvviso cambiamento di temperatura ma il padre lo coprì meglio e urlò, diretto al cielo “Inizia ad avere paura Supremo! Lui è il mio erede, il mio braccio destro quando conquisterò il mondo, come mio padre fece prima di me! Egli sarà il flagello di ogni miserabile umano su questo pianeta! Quando Goku cadrà per mano nostra, condurrà il mondo nel caos! Ah, ah, ah, ah!”.

  
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