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Autore: Samwise The Brave    17/02/2009    1 recensioni
Il giorno più bello della mia vita. Sì. Il giorno in cui dopo anni di ostinazione, per un caso del destino, per una stupido scontro alla Stazione Centrale di Milano, per una chiamata imprevista realizzai il mio desiderio più profondo e potei finalmente avere l'occasione di incontrare Billie Joe Armstrong! Ci saranno illusioni? Eccome se ce ne saranno. Ci saranno emozioni? Eccome se ce ne saranno. Ci saranno sentimenti nascosti? Eccome se ce ne saranno. Ci saranno delusioni? ... Questo sta a voi vederlo.
Genere: Romantico, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Dispiaceri e Ripresa - La Chiamata L'INCONTRO DELLA MIA VITA





Dispiaceri e Ripresa - La Chiamata
 
Mr. Armstrong Billie Joe,
After a glorious long way,
it extinguishes the life of the
as dear and beloved
Mrs Maria Ferrari.
Gives the sad announcement of it
Mr. Paolino Signoritti and Mrs. Laura Bianchi
and all of her darlings friends
of the cafe Colombo.


They invite all to participate in the funeral ceremony,
that will be held in Milan,
Friday 6 March at 11.30,
in the street Farini Carlo,
in the Parish Catholic Church S. Antonio da Padova;
and the burial in the Monumental Cemetery
in the Square Cimitero Monumentale.
We rigorously invite you to come in Italy,
in how much the last wishes of her grandmother,
are your presence to the mass. *



*(Signor Armstrong Billie Joe, dopo un glorioso lungo cammino, si spegne la vita della cara e amata signora Maria Ferrari. Ne danno l'annuncio il signor Paolino Signoritti e la signora Laura Bianchi,e  tutti i suoi cari amici del bar Colombo. Sono invitati tutti a partecipare al funerale, che si terrà a Milano, venerdì 6 marzo alle 11.30, in via Carlo Farini, nella chiesa Antonio da Padova; e la sepoltura al Cimitero Monumentale. La invitiamo rigorosamente a venire in Italia, in quanto le ultime volontà di sua nonna, sono al sua presenza alla messa.)


Sguardo trapassante, espressione distrutta.
I suoi grandi occhi verde limpido ormai lucidi sono pronti per far sgorgare qualche lacrima di dolore.
Il ragazzo corvino tiene tra le mani la dichiarazione di morte di Maria, la madre di suo padre.
Leggere, dal suo volto scorgono due lacrime, le quali atterrarono sulle lettere che compongono il nome della sua parente.
<< ... Granny... >>
Si ricordava molto bene le giornate passate insieme a lei.
Da piccolo, gli era capitato di andarla a trovare in Italia nella piccola cascina in Emilia Romagna, appartenente alla famiglia della nonna.
Al piccolo Billie, la nonna piaceva mostrare mungere le mucche, raccogliere le spighe, mietere il grano, fare la mozzarella e lavorare a maglia.
E lui d'altro canto si divertiva vederla in azione.

Ormai lui è adulto.
Trentasette anni compiuti, tanta voglia di far emozionare ancora la gente con le sue canzoni e la sua grinta.
Ma in questo momento il peso degli anni ricade su se stesso.
Non si sente adulto, si sente bambino.
Un bambino, a cui manca l'affetto.
E' vero, suo padre è morto solo quando lui aveva dieci anni, ed era stata la sua perdita più grave, ma nonostante tutto sotto gli sforzi della madre, ha cercato anche lui di tirare avanti pur avendo commesso tanti errori.
E adesso, tutto d'un tratto, gli compare il telegramma di colei che adorava tanto.
Si lascia andare completamente.
Siede lentamente sul divano, e poi si sdraia avvolgendosi con un grosso cuscino.
I suoi occhi colmi di tristezza si rilassano, cercando di trovare riposo.
Lui, l'uomo simbolo dei Green Day, ora richiede la calma.
Lentamente, qualche lacrima sgorga ancora e poi si lascia andare ad ogni pensiero addormentandosi sul divano.

Eccola.
Lui la vede chiaramente.
Lì, in mezzo ad un chiaro spazio temporale, dove la luce è suprema, distingue chiaramente la sagoma della donna mancata.
Tutto ad un tratto, ritornando nei suoi più profondi ricordi, si ritrova ad osservare un ricco paesaggio collinare.
Ed ecco che davanti a lui c'è se stesso, il piccolo Billie.
Sta scappando come un forsennato, lontano da un'oca alterata che era intenta a beccarlo.
Ora ricorda perfettamente.
Quell'oca non lo poteva sopportare. Lo odiava profondamente per il fatto che era gelosa di lui, di quando la nonna rivolgeva le attenzioni al bambino, e non all'animale.
<< Nonna! >>
Lui scappa, scappa.
Quando finalmente scorge la donna sotto il piccolo tettuccio della cascina, al riparo dal sole mentre strizza un panno. Aumenta la velocità e si fionda da lei.
<< NONNA! >>
In quel istante, Maria si gira verso il piccolo e lo prende senza esitare in braccio.
<< Ancora quell'insulsa oca... >>
Il pennuto si agita, in cerca di prenderlo, e Billie la osserva ormai senza pericolo dall'alto. Però l'animale gli fa comunque paura, per questo il piccolo è in cerca ancora del petto della nonna, scosso.
<< Vai via, Luisa! >>
La signora Maria agita un braccio cercando di mandare via l'animale, il quale comprende e si allontana.
<< ...Non ti preoccupare Billie... Adesso troveremo un sistema, che è troppo insistente quell'oca! >>
Il bambino non risponde, ma si limita solo ad osservare la nonna dal basso, e lei gli rivolge un sorriso.

Adorava la sua nonnina.
Era l'unica che a quel tempo riuscisse a dargli le dovute attenzioni, quelle che non aveva mai avuto nella sua prima famiglia, dove veniva maltrattato e calciato in mezzo alla strada.
Il corto periodo in Italia, serviva anche ad aiutare economicamente e fisicamente sua nuora, che con il peso di sei figli da accudire, era stremata.
Billie ricorda.
Ricorda che sapeva parlare un bel po' di italiano acquisito vivendo in Emilia Romagna, ma lo scorrere del tempo aveva rimosso i suoi più remoti ricordi della lingua.
<< ... Nonna... >>
Sì. Quello era riuscito a ricordarselo.
Ci teneva particolarmente a quella persona.
Ma lui lo sa che comunque ha vissuto una lunga vita, e che inevitabilmente sarebbe successo, come tutti gli esseri viventi.

E' deciso e perfettamente consapevole. Si risveglia di nuovo, prende la sua giacca ed esce di casa, pronto ad avvisare i suoi amici.
Oltre al dolore della perdita della nonna altri pensieri li offuscano la mente e lo distraggono dalle sue normali giornate trascorse a casa...


<< The boing 727 is now departing. We beg the kind passengers to reach the gate n. 12, as soon as possible...;
El boing 727 es en salida, rogamos a los gentiles pasajeros de ir al gate n.12 al más pronto...;
Il Boing 727 è in partenza. Preghiamo i gentili passeggeri di recarsi al gate n. 12 al più presto...;
Le boing 727 est en train de departir, les passagers atteindront la porte n°12 vite...;
Der boing 727 landet, die passagiere sollen das tor erreichen n°12 schnell...;
Boing 727 находится в отъезде, мы просим любезных пассажиров идти в ворота n.12 к more' скоро...;
O boing 727 está en partida, nós imploramos os passageiros amáveis que vão para o portão n.12 rapidamente...;
הבוינג 727 עכשיו יוצא. אנחנו מבקשים את הנוסעים הטובים לב להגיע לשער N. ,12 בהקדם האפשרי...;
Boing727はもう、着陸しています。 乗客はできるだけ早く、ゲート12に着くものとします。>>
L'uomo dagli occhi smeraldi risiede su una delle tante poltrone dell'aereo ad ascoltare le innumerevoli frasi della speaker. Cerca di ricordare quel poco di italiano che sa, ma non ci riesce. L'unica cosa di cui si è accorto, è la presenza di una frase in quella lingua tanto tradizionale fra tutte quelle di servizio per le comunicazioni.
Le sue intenzioni sono di andare a trovare la tomba della nonna; il giorno seguente dopo aver risieduto in hotel la notte, sarebbe tornato immediatamente in America.

Ma non avrebbe mai pensato ad un imprevisto...

Sono passate nove ore di volo. Quello è un particolare aereo, poichè non deve fare transazioni in Germania per passare in altre nazioni, ma raggiunge direttamente l'Italia senza mezze vie.
<< We inform the kind passengers of the Boing 727, that they have reached destination. We beg all whether to go down from the airplane, graces and good day...;
Informamos a los gentiles pasajeros del Boing 727, que han llegado a destino. Rogamos todo cuanto a bajar del avión, gracias y bueno día...;
Informiamo i gentili passeggeri del Boing 727, che sono giunti a destinazione. Preghiamo tutti quanti a scendere dall'aereo, grazie e buona giornata...;
Nous informons les passagers gentils de Boing 727, que ils ont à destination. Nous tout le monde de... >>
All'annuncio informativo, Billie prende le sue valigie, si poggia sulla testa un cappello per farsi riconoscere il meno possibile dalla gente che fortunatamente non ha notato niente di particolare, e scende dall'aereo, proseguendo per la lenta fila di persone fino a terra ferma.
Sbocca fuori all'aria aperta, di fronte alla luce quasi accecante del sole.
<< I have arrived. >>


Siamo una classe di squilibrati, non c'é nient'altro da dire.
Ormai ci conosciamo tra di noi come le nostre tasche, o per meglio dire ci conosciamo come sappiamo il nostro nome.
Abbiamo trascorso interminabili anni di studio assieme, e ormai quelli sono gli ultimi mesi del nostro percorso assieme.
Io sono una ragazza della 5 Ber, studente del liceo tecnico Schiaparelli. Il mio indirizzo era L'E.R.I.C.A., che può essere interpretato per iscritto come perito aziendale corrispondente lingue estere. Non è da confondere con il P.A.C.L.E. come suggerivano le iniziali del nome per esteso. Il mio indirizzo è nuovo e diverso rispetto il P.A.C.L.E., per motivi che ancora non so.
Che potrei dire?
La cosa più evidente da sottolineare per il mio sentimento di realizzazione, è stato raggiungere finalmente il peso forma tanto desiderato. All'età di quindici anni pesavo 66... ora finalmente faccio 55 chili per 1 metro e quasi settanta di altezza. Sono cresciuta ancora un poco in questi cinque anni.
Ho deciso qualche settimana fa di cambiare il colore naturale dei miei capelli, portandolo ad un rosso castano, non passionale come si intende normalmente. Per descriverlo, posso dirvi che è molto simile quello di Ashlee Simpson da cui ho preso spunto.
Ho una buona media a scuola: con vari sforzi ho raggiunto finalmente il mio obbiettivo, ovvero un bel 8 in tutte le materie, tralasciando quelle in cui andavo meglio.
Non ho mai seguito la massa di gente, e non lo faccio ancora. Credete che sia una di quelle sperdute mentalmente di bimbeminkia che circolano oggi?
Ma per carità.
Odio quella gente, odio l'house... Ascolto generi come punk, metal, epic metal, alternative, goth (come interpretazione generale) e adoro la musica giapponese, sopratutto il j-rock. Adoro i manga, che sono la mia più sconfinata passione... Adoro disegnare: dopo anni di cambiamento, sono riuscita a definire finalmente un mio stile: per descriverlo potrei fare un milk shake di Kishimoto dell'insuperabile Naruto e Obata del mitico Death Note.
Adoro vestire punk, ma di norma vesto più sportivo che punk, anche se mi perderei volentieri nello stile zuccheroso delle gals giapponesi.
Finisco con il dire venero una persona in particolare...



Ormai per lui è una passeggiata fare viaggi sugli aerei.
Cominciando da quando era arrivata l'età dei suoi concerti oltre-oceano molto ricorrenti, era diventata un'abitudine fissa fare voli.
Sceso dall'aereo, si avvicina a tutti i passeggeri per raccogliere le valigie riposte nell'enorme bagagliaio.
Prende uno dei tanti taxi all'aeroporto, e si fa consigliare dall'autista un quartiere abbastanza fornito di hotel dove alloggiare temporaneamente, e dove possibilmente abbiano una buona conoscienza della sua lingua madre.
E il posto consigliatoli è la conosciutissima Stazione Centrale di Milano, ove si possono avere tutti i servizi di cui un extra-europeo come Armstrong ha bisogno.
Si erge a destra, di fianco l'imponente monumento della Stazione, consolidato tra palazzi alti ben raggruppati e consumati dal clima e dall'aria inquinata della città il Mini hotel Aosta, uno dei più celebri della zona nella categoria dei tre stelle.
Il frontman non perde tempo in distrazioni, e punta diretto verso il suo soggiorno notturno, per abbandonare la sua piccola valigia in stanza;  concedendosi un momento di relax conseguente, facendo un piccolo giro di Milano ricordandosi quelle ridicole poche volte che era venuto in compagnia delle sue due parti di se mancanti a fare i mini-concerti milanesi in puro Green Day-style.
Entrato all'ingresso, di fronte al banco c'era una bella signora, slanciata ed esile, ma davvero affascinante. Portava il completo dell'albero con un tocco di classe.
Billie si avvicina e chiede informazioni.
<< Hi, lady. I had book a room to stay there... Can you understand me, right? >> Parlava in modo alquanto indeciso, tipico di una persona fuori luogo.
<< ...Yes. I know a lot of english, sir. >>
<< Sure... So, I'm Armstrong... Ehm... Can I have the keys, please? >> In base ai gesti, alla pronuncia e alla grammatica differente, si capiva al volo che proveniva dagli States, e il suo modo di fare punk lo accentuava ancora di più.
<< Ok, here it's the key. I guide you Mr. Armstrong to your room. Follow me, please. >> La donna si volta verso il pannello dove sono appese centinaia di chiavi, in un movimento fluido dei suoi capelli trascinati sincronizzamente con il corpo. Prende il mazzo necessario, e si avvia su per le scale, facendo strada al ragazzo dai capelli sbarazzini.
<< Here there's your room... >> La donna apre la serratura con decisione, spalancando agli occhi del ragazzo il disperdio della stanza sommariamente lussuosa.
E' piccola, ma non fa importanza: basta, e avanzava pure per rimanerci pochi giorni e soprattutto per un tipo dalla vita vissuta difficile come Billie Joe.
Il letto è sovrano in mezzo a quel poco nitido spazio illuminato fiocamente dalla luce proveniente dal corridoio, è in stile pressochè moderno.
Opposto parallelo le finestre con vista sulla famosa piazza, vi è un modesto mobile di ebano opaco, composto da quattro larghi cassetti in basso e tre scaffali rispettivamente uno sopra l'altro completamente vuoti. Di fianco il letto a due piazze, vi è un piccolo minibar ad altezza eguale il materasso, collegato alla corrente con un corto spinotto.
Di fronte il letto c'é un piccolo mobiletto con appostato uno schermo piatto da 32''.
La donna tira su la tapparella e apre una finestra sulla parte superiore, e immediatamente la luce radiosa del sole si posa su ogni cosa. Le multiple tende semi-trasparenti color rosa pesca cominciano ad alzarsi e riabassarsi con un movimento respiratorio, scosse dal venticello pre-primaverile.
Il resto della camera è spoglio, non vi sono particolari mobili, apparte la porta di ingresso ad un misero bagno elegante, composto da lavandino, gabinetto, doccia e specchio sopra il lavello.
L'hotel offre un servizio di mezza pensione, ovvero la colazione al mattino.
<< That's all. Have a good day. >> La signora sorride dolcemente, chiude la porta e scende le scale, tornando al suo lavoro.
Billie invece perde ancora qualche secondo a contemplare quelle quattro mura che costituivano la sua casa temporanea.
Ora che è arrivato a Milano, ed ha pure raggiunto il suo appartamento, può concedersi un giro per quella grigia città.
Prende a constatare con svogliatezza le chiamate ricevute durante il volo, mentre prosegue il suo cammino senza meta uscendo dall'hotel.

Non è mai stata una delle nazioni preferite della band.
Si nota semplicemente dalla delusione che si legge sui componenti del gruppo alla sola vista del pubblico italiano così decimato ai loro concerti, o delle scadenti aree dove tenere il loro spettacolo: assolutamente ridotto come spazio, sempre poco illuminato nel pericolo di inciampare e addirittura cadere sulla pista, soprattutto nei riguardi dello stesso Armstrong che ha bisogno di muoversi, di esprimersi, di animare ogni qual concerto.
E poi si sa: ormai molti degli abitanti di Milano sono fissati con la discoteca, e travolti dalla stupida spinta della moda di città. Cose totalmente differenti lo stile di vita del Gilman 924.
 

Corro.
Corro come una matta.
Dio solo sa che cazzo ho in testa oggi.
Ma una cosa è certa: sto per perdere l'ennesimo tram all'angolo della Stazione Centrale. Lo vedo accellerare di fianco a me, non so se ho la possibilità di raggiungerlo.
E non sono sola.
Dietro di me corre anch'essa con velocità spropositata la Mia Sakura-chan, ovvero la mia amica Diane.
Siamo migliori amiche. Non Best, non Bè, Non Bezzy, ma migliori amiche. La chiamo appunto Sakura poichè anni addietro abbiamo fatto cosplay delle due bellezze di Naruto, ovvero Sakura e Ino, e siamo sicuramente pronte a fare ancora finalmente dopo anni di attesa per problemi vari il cosplay di Shippuuden.
Le mitiche rilavi eterne in amore... e che amore, ragazzi.
Consideriamo la grande passione per mia per Sai, Shikamaru e Sasuke; e quella della rosa sempre per l'emo rincitrullito.
Riderei con piacere!
Io odio quei moretti.
L'unico che mi va a genio è il mio compagno di team, il resto lo posso scaricare comodamente nel cesso.
E che dire per Diane? Lei porta avanti una coppia forte, come la NARUSAKU! Altro che NaruHina... quando sappiamo ormai per certo che la rosa ama il biondo e viceversa.
Io ho sempre parteggiato per un pairing al di fuori del mondo e dello spazio: GaaIno è il mio unico shine shine.
Non posso descrivere con semplici parole tutto quello che li potrebbe avvolgere in una romantica storia d'amore, lo potete benissimo intendere dalle mie fanfic di vecchia data.

<< Muoviti porca puttana! Quello è l'ultimo che passa oggi! >> Sbraito voltando la testa qual volta dietro di me, in direzione della mia amica. Tiro fuori il cellulare, quell'odioso N70 dalla tasca del mio giubotto poichè sento trillare l'aggeggio al suono di Brain Stew: è mia madre che chiama. Rispondo sbuffamente e nervosamente alla chiamata.
<< Mà, ti chiamo dopo. Ciao! >> Metto giù e lo ripongo in tasca alla cavolo.
<< Cazzo, non ce la faccio più! >> La comprendo, ma di certo non voglio fare tutto il tragitto fino a Niguarda a piedi. Fare il giro con la metropolitana sarebbe stato un problema per Diane che avrebbe dovuto fare un giro lunghissimo, poichè avrebbe seguito me fino a Niguarda e poi preso il 4 per Zara. Noto con piacere che il tram si è fermato di fronte la stazione per il semaforo, e per il notevole groviglio di traffico che caratterizza la piazza.
<< Evvai! Così lo raggiungeremo subito! >> Dietro di me Diane ride un poco.

E mai porca miseria sarei stata bene come questo giorno.

Ho ancora il capo volto dietro di me, quando inconsciamente vado a sbattere contro una persona.
Nella mia testa bacata si formano tanti pensieri di rabbia per l'impossibilità di raggiungere il mezzo in tempo, che comunque riesco a trattenere.
Il tizio di fronte a me meno male non si è fatto niente apparentemente, non valutando la caduta di qualche suo oggetto a cui non ho prestato attenzione.
Raccatto il tutto con estrema agilità, mentre Diane corre ancora verso la fermata successiva. Rallenta e si ferma a circa trenta metri da me.
Non faccio caso ad un fattore di estrema importanza: al tizio gli è caduto il cellulare a terra che è giusto dello stesso modello il mio, quello che tenevo tra le mani.
Uso metterlo in una calza verde ogni qual volta che lo uso, ma in questo momento la calza stava nella borsa!
Raccolgo un mazzo di chiavi ed il telefono del tizio, senza far caso alla uguaglianza con il mio, pensando giusto che quello di mia appartenza fosse quello cadutomi vicino.
Gli ridò tutto nelle sue mani, non degnandolo di un minimo sguardo sibilando leggermente un piccolo "scusa" e ricomincio a correre.
Intanto vedo il volto di Diane un pò scosso.
<< Muoviti, baka! >> La prendo per il braccio e riprendiamo a correre sfrecciando verso la fermata.

Sul tram non faccio altro che notare lo sguardo confuso della mia amica.
<< Che hai? >> Faccio non curante del tono scazzoso che ho.
<< ... Non l'hai visto in faccia? >>
<< Chi? >> Rimango un pò perplessa.
<< Quell'uomo su cui sei andata a sbattere... >>
<< No... E chissene! Speriamo non se la sia presa... Comunque sarà una persona che non reincontrerò mai più, quindi cavolo frega! >> Abbozzo alla cavolo un sorriso... l'unica cosa stupida che posso fare.
<< Bho... Comunque sembrava un pò Billie! >>
<< COSA?!!! >> Non faccio a meno di urlare per tutta la lunghezza del mezzo. La gente si volta verso di me, e mi faccio piccola piccola.
<< Ma si avrò visto male... Comunque un pò ci somigliava... >> Continuo incerta.
<< Cazzo!!! Non riesco mai a notare le persone che assomigliano a Billie! Ne voglio uno tutto per me!!! >> Non riesco a contenermi. Lo adoro troppo quel buon uomo.
<< E allora?... >> Continuo.
<< ...Come procede con l'operazione C.U.L.O.? >> Dico beffardamente.
<< Madò!!! Che gnocco!!! Basta, basta!!! >> Ha cambiato atteggiamento all'improvviso. So quanto le piace il ragazzo dell'officina vicino casa mia.
Continuiamo a parlare senza un filo logico fino all'arrivo a casa.

E il bello stava per arrivare...

Ha fatto una serie di chiamate che non sono servite a granchè. Infondo non tutti capiscono gli stranieri.
Scorge per l'ennesima volta la rubrica ed arriva a visualizzare sullo schermo il nome "Sakura". Gli sembra bizzarro e preme il pulsante per l'avvio alla chiamata.
Gli serve veramente quel telefono. All'interno sono racchiusi tutti i suoi dati, sono come la sua agenda colma di appuntamenti, riunioni, annotazioni, eccetera.

La tipica suoneria dei Nokia, l'inconfondibile, quella che tutti conoscono a memoria. Il telefono di Diane squilla altonante all'interno della tasca del suo giubotto.
Sulla schermata appare il nome "Ino".
<< Fì, fire? >> Fa lei. E' un nostro modo contorto di parlare, frutto dei nostri personaggi scemi (quella è la tipica frase di Kabuto che rivolge a Orochimaru).
<< Ehm... That's not my cell... I change mine with another one... So, Can you tell me whose is this cell? >> Diane rimane straniata. Capisce tutto dato che il suo è un perito aziendale di lingue, ma la prima cosa che le viene in mente è che sono io a fare la deficiente con una voce cammuffata.
<< Marica, smettila e parla italiano! >> Dice col sorriso sulle labbra.
<< ... Ehm, sorry I'm american! >> 'Sta volta comprende... e quella voce gli pare famigliare.
<< American? >> Fa lei confusa e interdetta.
<< Yes... Do you know whose is this cell? >> Pronuncia la frase nel modo più comprensibile possibile.
<< It's my friend'... Who are you? I've heard yet your voice... >> Se la aspettava quella domanda, a cui non voleva rispondere. Ma fu costretto.
<< ... I'm Billie Joe Arm... >> Non fa in tempo a fare spiegazioni che un urlo dall'altra parte della cornetta schizza dritto dritto all'orecchio di Armstrong da stordirlo per metà.
<< YOU ARE BILLIE! WAAA!!! LET'S MEET!!! >> E' ultra eccitata. Adoriamo troppo Billie, e non vi dico quanto io...
<< Sure, I must have my cell back. I need a lot it. >>
<< YES, YES, YES!!! >>
...


Ricevo una telefonata a casa. Vado svogliatamente a raccattare il telefono da terra dove sta a caricare e rispondo alla chiamata.
<< Pronto? >> Ho una espressione contratta.
<< MARICA, HAI IL TELEFONO DI BILLIE!!! VE LO SIETE SCAMBIATI QUANDO L'HAI SCONTRATO ALLA STAZIONE!!! WAAA!!! >> Non vi dico niente della mia espressione da svenimento che ho.



















HAPPY B-DAY BILLIE!!!! *3* 37 ANNI!!!
TI AMO TESOROOOOO!!!
OK, A PRESTO!!!
AGGIORNERO' DUE VOLTE AL MESE CIRCA.


*_SABAKU NO INO_*
  
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