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Autore: PaleMagnolia    17/02/2009    1 recensioni
Una tragedia storica di proporzioni epiche, un uomo esile e scialbo, una bambina dagli occhi pallidi: due vite cambiate per sempre da un fatale istante - brusca virata e schianto, giubbotti bianchi sotto il cielo nero, freddo.
Una piccola, perfetta bellezza dodicenne, col viso serio di una bambola di porcellana; un uomo pallido e schivo.
Quando l'amore è a prima vista, a ultima vista, a eterna vista.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Little child, be not afraid
though thunder explodes and lightning flash
illuminates your tear-stained face
I am here tonight

Vienna Teng

La nave continuò a scendere, spaventosamente veloce, trascinando i terrorizzati passeggeri verso l’oceano nero di sotto

La nave continuò a scendere, spaventosamente veloce, trascinando i terrorizzati passeggeri verso l’oceano nero di sotto.

Quando gli spruzzi cominciarono a colpire le loro gambe, Irwing si aspettava che Annie si mettesse a gridare, o a piangere, o a pregare, ma la ragazzina lo guardò placidamente, il viso bianco e calmo alzato con quieta aspettativa verso di lui.

“Che cosa devo fare, adesso, signore?” chiese, calma.

Irwing si sentì gelare. La bambina confidava in lui, nel fatto che sapesse cosa fare. Le strinse brevemente le spalle col braccio per farle coraggio. Pensa a qualcosa, si disse mentalmente. Qualsiasi cosa, dannazione!.

“Ora”, disse, mostrando molta più sicurezza di quanta non provasse in realtà “ora aspettiamo che l’acqua ci arrivi alla vita e poi molliamo la presa, e il mio salvagente ci terrà a galla.”

“Ma”, obiettò la bambina, con calma, aggrottando le sopracciglia. “Se aspettiamo così a lungo, il risucchio della nave ci trascinerà sott’acqua.”

Irwing rimase interdetto. Come diavolo faceva a...

Ma in quel momento l’acqua, più fredda di quanto si aspettasse – più fredda di qualsiasi cosa avesse mai provato – gli lambì le scarpe, e insieme sentì che, con un gorgo che si attorcigliava attorno alle sue caviglie, l’acqua lo tirava verso il basso.

Si rese conto all’improvviso di quanto vicini fossero alla morte, lui e Annie, ad una morte atroce e orribile: sentire le pulsazioni che rallentano fino a tacere, e l’impressione di leggerezza che dà la mancanza di ossigeno; e rimanere lucidi fino alla fine, per lunghi secondi e minuti, e forse ore, se il salvagente non li lasciava annegare.

Mai l’idea della morte gli era sembrata così oscena e ripugnante: non una liberazione, non un placido sonno, ma dolore e perdita, panico, e l’inspiegabile ingiustizia della cosa.

Perché?, pensò, improvvisamente, sinceramente stupito. E poi: perché a me?

Pensò al dolore, l’accalcarsi dei corpi, i crampi terribili e la pelle spaccata dall’acqua gelida; e l’asfissia, la paura: e sopra ogni cosa il freddo, il freddo, il freddo.

“Salta!” gridò, in preda al terrore.

Cosa?” strillò di rimando Annie, col primo sussulto di vera emozione. Girò di scatto la testa verso di lui, e il nero caschetto si allargò attorno alla sua testa per un attimo come una tenda.

Irwing cercò a tentoni la sua mano e la strinse fino a farle male.

“Tieni stretta la mia mano e salta in acqua! Ora!”

 

Si gettò verso la scura superficie dell’oceano, e quasi gridò per il dolore quando l’acqua gelata lo avvolse. L’immensa mole del transatlantico lo trascinava verso il basso con una forza spaventosa, e Irwing, esausto, sconvolto e mezzo assiderato, non riusciva a contrastarla. Tentò di nuotare verso l’alto, cercando di non pensare al dolore. Pensò di lasciarsi morire subito – niente è peggio del dolore, pensò, niente è peggio di questo -, di non cercare nemmeno di raggiungere la superficie.

Perché tentare, pensò, mentre un meraviglioso senso di pacifica rassegnazione si diffondeva nella sua mente. Si sentì quasi felice.

Perché sforzarsi, si chiese, sentendosi sciocco per aver tentato di resistere fino a quel momento.

Che stupido: è solo questione di minuti. Se anche riuscissi a riemergere, morirei di freddo.

Sentì che la lucidità lo abbandonava rapidamente: vedeva lampi di luce rossa sull’interno delle palpebre, e immagini sgranate ballavano dentro ai suoi occhi: passato, presente, sogni che aveva fatto da bambino, falsi ricordi di quando era un infante – tutto si confondeva e diventava vero e attuale, e allo stesso tempo insignificante: il suo lavoro nell’archivio, la partenza da Southampton, e quant’era bello il tempo quella mattina (quanto tempo fa era stato? Anni? No, era successo appena tre giorni prima), e sua madre che rimestava qualcosa in cucina, il suo cane, Kim, morto da vent’anni; la bicicletta nuova che aveva desiderato quand'era bambino, un volume con una pagina strappata - ma non era stato lui; il maestro che lo bacchettava sulle dita, ma lui non piangeva, no, lui non piangeva –

 

Perché lottare anche solo per tornare a galla?, fu l’ultima cosa che pensò razionalmente. Perchè soffrire, perché subire l’aria gelida che brucia la gola, e l’acqua ghiacciata che strazia la carne, perché, perché, perché...

Ma, un attimo prima di sgusciare fuori dal bianco, ampio giubbotto salvagente, e lasciarsi andare, sentì che stringeva ancora qualcosa nella mano.

  
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