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Autore: mrsSalvatore    15/10/2015    1 recensioni
Alison ha appena otto anni quando incontra Luke Hemmings, un ragazzino di un anno più grande di lei, antipatico e pieno di sé, con cui proprio non riesce ad andare d'accordo; e sebbene i due trascorrano di lì in avanti quasi tutte le giornate insieme, entrambi continueranno ad insistere sul fatto che non sono assolutamente, per niente, mai e poi mai nella vita, amici.
Ma se Alison, bambina viziata e strafottente, è sicura di questo, come mai per lei Luke e una semplice altalena in legno diventeranno le fondamenta della sua infanzia?
“La verità è che il mondo sarebbe migliore se tutti quanti almeno una volta al giorno andassero su un’altalena. Di sicuro sorriderebbero un po’ di più.”
Storia pubblicata anche su Wattpad
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E’ passata esattamente una settimana dall’ultima volta in cui Luke ed Alison hanno parlato. Una settimana da quando si sono visti, da quando lui ha detto di voler partire, e lei ha detto di amarlo. La ragazza ha pensato spesso in quei giorni a cosa dirgli, ma ogni volta che si decideva a parlargli, finiva col rimandare la conversazione e il momento in cui avrebbe dovuto guardarlo negli occhi.
Credeva finalmente di aver ritrovato il rapporto di una volta, di sicuro anche migliore, ma lui con una parola ha smontato tutte le sue convinzioni. Ha cercato di comprendere le sue ragioni, al fatto che tra qualche mese anche lei se ne andrà, ma la cosa che continua a darle sui nervi, è che lui non le abbia detto niente, che lei l’abbia scoperto da un’altra persona.
Oggi Luke parte, e non sa se Alison passerà per salutarlo. Lui ha trascorso l’anno in un motel fuori città, ma lei non sa dove si trovi, quindi dubita che si farà vedere. Gli sembra che la vita gli giochi contro, che ogni volta che qualcosa va nel verso giusto, succeda sempre qualcosa di storto. Ha bisogno che le cose si sistemino, perché sa che se Alison non si farà viva, lui partirà e se la lascerà dietro per sempre. Dubita che la rivedrà mai in un futuro e la cosa un po’ lo rattrista, perché non fa che domandarsi che se la vita li ha fatti incontrare, una ragione deve pur esserci.
 
Alison è in camera sua, sta studiando. Ad ottobre inizierà il college e vuole essere preparata, e la più brava del corso. Continua a ripetersi che deve memorizzare più cose possibili, così farà una bella figura, ma nel profondo sa che tenere la mente occupata sui libri l’aiuta solamente a non pensare a Luke. Non ha idea di quando lui parta, e ha deciso che non le interessa, che non vuole rivederlo mai più. Quando si era resa conto di essersi innamorata di lui, aveva cercato di sopprimere il sentimento. Lui era tornato da qualche settimana, e lei continuava a pensare che fosse tutto troppo affrettato e che buttarsi sarebbe stato un errore; poi quando glielo aveva confessato, lui non aveva fatto una piega, e così lei si era autoconvinta che il suo fosse un sentimento di affetto che non sapeva interpretare nel modo giusto. Ora pensa di odiarlo, perché le ha spezzato il cuore: ma sa pure che prima era stato lui a farglielo battere di nuovo.
Qualcuno bussa alla sua stanza da letto e lei mormora “avanti” con voce bassa. E’ Ashton ad entrare. Indossa il suo solito sorriso smagliante e mentre in un altro momento avrebbe tirato su il morale ad Alison, adesso la fa stare solo peggio.
-Ehy!- esclama lui, prima di posarle un bacio sulla testa mentre lei sta studiando, e sedersi sul suo letto.
-Pensavo che il periodo da secchiona fosse terminato.- constata e lei si volta sorridendogli.
-Che hai?- chiede il ragazzo: ultimamente Alison è sempre così malinconica. –Stai male? Hai sempre la solita aria costipata.-
-Fottiti.- mormora lei, prima di tornare sui libri.
-Avanti, scherzavo!- Ashton le si fa vicino ridacchiando –Solitamente l’estate sei divertente, ma quest’anno sei stata così cupa che credevo fosse colpa dell’ultimo anno, ma adesso è luglio e tu te ne stai ancora qua a piagnucolare.-
Alison sbuffa –Non sto piagnucolando. Il fatto è che alcune cose mi fanno stare male e me ne lamento, tutto qua.-
-Cose o persone?- chiede lui, e Alison sussulta –Senti lo so che Luke parte oggi e a te dispiace. E’ il tuo migliore amico e quello che ti pare, ma l’estate è appena iniziata, cerca di godertela!-
-Hai detto che Luke parte oggi?!- esclama e Ashton sbuffa dicendo che ci tiene troppo a lui, che in fondo è un po’ un bastardo.
-Senti mi accompagni all’aeroporto?- chiede lei alzandosi di scatto dal letto.
-Ma che problemi hai?- dice lui aggrottando la fronte e lei ribatte che se non la vuole accompagnare allora prenderà l’autobus, così lui acconsente sbuffando.
Cinque minuti dopo sono entrambi seduti nei posti anteriori dell’automobile di Ashton e stanno sfrecciando a tutta velocità verso l’aeroporto. Alison è agitata è continua a far ballare la gamba destra. Non ha idea di cosa dirà a Luke: di certo non può chiedergli di non partire, perché lui non acconsentirebbe di sicuro. Non può nemmeno corrergli incontro, o dirgli che lo ama, o pregarlo di restare con lei. Non è giusto nei confronti di Ashton e non avrebbe nemmeno alcun senso. Lei non è del tutto sicura dei sentimenti che prova per lui, ed oltre a non volerlo illudere, non vuole che sia qualcosa che duri giusto un’estate: non può perdere l’amicizia di Luke per colpa di qualche suo folle pensiero. Ad un tratto ride, ride di una risata nervosa.
-Che hai?- chiede Ashton e lei liquida il discorso con un gesto della mano. Si è appena resa conto di aver considerato per tutti questi mesi Luke come un amico. Ripensa alla Alison di otto anni, che avrebbe finto di avere i conati di vomito e avrebbe fatto un sacco di boccacce all’idea di lei e Luke amici, tanto più al possibile pensiero che lei possa essere innamorata di lui. Alison si ritrova a pensare a quanto le cose siano cambiate, ma non riesce a vedere un prima e un dopo nel loro rapporto. Non riesce a trovare un momento in cui le cose sono cambiate, si sono evolute. Le sembra che sia stato un processo lento e graduale, e spesso dimentica anche il fatto che siano stati separati per quasi dieci anni. Prova ad immaginare il momento in cui guarderà Luke negli occhi, e dovrà decidere come agire, cosa dirgli. Non ha idea di cosa farà, spera solo che il momento le faccia capire quale sia la cosa giusta da fare.
 
Alison scende di corsa dall’auto e sbatte la portiera con forza, Inizia a correre ed arriva all’ingresso dell’edificio. Entra e la prima cosa che la colpisce è la grandezza di quel posto. Non ha mai preso l’aereo: da piccola abitava altrove, ma quando è andata a vivere nel Connecticut ha viaggiato in macchina. L’atrio dell’aeroporto è pieno di gente. Persone che vengono, persone che vanno. Quasi tutti piangono: chi per tristezza, chi per gioia. Quel posto è pieno di emozioni differenti e questo scombussola Alison, che per qualche attimo dimentica il motivo per cui si trova là e si incanta ad osservare i viaggiatori. Le sembra tutto più soffuso, i suoni, i colori. La gente cammina più lentamente e il tempo sembra rallentare. Poi si riscuote, e tutto riprende la sua velocità, mentre piano piano i pensieri tornano ad arrivare alla sua testa, e così corre di nuovo, questa volta tra la folla. Spintona parecchie persone e si fa largo tra individui di ogni età, finché non è costretta a fermarsi davanti alle transenne del check-in. Alza lo sguardo per leggere le partenze dei voli, mentre il suo cuore perde un battito e un groppo le si blocca in gola. Il volo per San Francisco è partito dieci minuti prima.
Di nuovo il brusio attorno a lei si spegne e perde la sensibilità delle gambe. Si affloscia a terra, e in un altro momento si odierebbe per questo attimo di debolezza, mentre adesso nemmeno si rende conto di ciò che sta facendo. Sente una mano sulla sua spalla, probabilmente di Ashton. Lui l’aiuta ad alzarsi e le dice che gli dispiace da matti, ma che può comunque telefonargli e si possono rivedere più avanti.
Alison cerca di deglutire e ad un tratto la vista le diventa appannata: ha iniziato a piangere senza che se ne accorgesse, e adesso qualche passante si volta a guardarla, curioso di sapere la storia di quella ragazza triste in un aeroporto affollato.
Ashton la prende per mano e la trascina dietro di sé, mentre Alison si lascia trasportare senza porre resistenza, ormai priva di qualsiasi tipo di contegno. Il ragazzo la riconduce alla macchina e la fa sedere sul sedile davanti, con le gambe fuori e la portiera aperta. Alison ha lo sguardo perso, vuoto. Nella mente continua a ripetersi che sta avendo una reazione sbagliata, eccessiva. Che in fondo è partito, ma come ha detto Ashton potranno rivedersi. Ma il suo cuore non fa che dire che è tutto finito, che tutto ciò che avevano costruito si è frantumato in mille pezzi, che lui l’ha abbandonata e se ne è andato. Andato. E’ una parola che le fa venire i brividi e scalpitare il cuore dal dolore.
-Alison.- dice Ashton, schioccandole due dita davanti agli occhi per richiamare la sua attenzione. Lei lo guarda, con la bocca socchiusa e gli occhi rossi da pianto.
-Alison ascoltami, ascoltami bene. Luke se ne è andato, okay? E’ partito, ed è una cosa brutta. Ma devi capire una cosa Alison: la vita va così. Le persone vengono, le persone vanno. Entrano a far parte della tua vita e te la illuminano, te la rendono migliore. Poi un giorno ti lasciano senza molti motivi, e ti strappano via la felicità che ti avevano dato, e si prendono con sé una parte di te. Lo so, fa schifo. Le persone fanno schifo. Ti deludono e ti feriscono, e non gliene importa. E fa male, Alison. Lo so che fa male. Fa così male che vorresti piangere e non fermarti più, e anzi sei convinto che non riusciresti mai a finire. E ti senti morire dentro lentamente e non riesci più a vedere niente come una volta, perché ogni cosa che guardi ti ricorda un momento passato con quella persona e a come tutto sia finito. E’ bruttissimo. Ma un giorno smetterà, te lo giuro. Un giorno smetterà di fare male. Ci vorrà del tempo, è vero. Ma poi non sentirai più nulla, e quando sentirai il nome di quella persona, non ti farà più nessun effetto. Va bene?-
Alison si limita a guardarlo per un po’, e poi apre bocca: -Il fatto che io poi dimentichi questa persona, e che pensare a lei non mi faccia più alcun male né mi provochi la minima differenza, non è forse peggio?-
 
Le nuvole corrono veloci sotto di lui, il cielo è terso e azzurro pallido. E’ in viaggio da circa un quarto d’ora, ma la stanchezza già inizia a impossessarsi di lui. Alison non è venuta a salutarlo e lui non ha fatto niente per cercare di far accadere il contrario. Aveva pensato a lungo all’idea di non salire sull’aereo, di prendere un taxi e tornare da lei. Ma poi ha pensato che la sua vita non è un film, e che di certo rimanendo nel Connecticut non avrebbe cambiato le cose.
-Che schifo!- esclama una voce acuta di fianco a lui. Luke si volta: è una bambina ad averlo detto. Ha all’incirca sette anni, e il succo di mela le si è rovesciato sul vestito rosa. La madre la rimprovera per il linguaggio, e poi si scusa con Luke. Lui sorride e liquida le scuse. Appoggia la testa al vetro del finestrino e guarda in basso: forse tra quegli incroci di strade c’è una bionda col naso all’insù che aspetta di vederlo volare davanti ai suoi occhi. Non lo sa, in questo momento l’unica cosa che sa è che vorrebbe che quella bionda fosse seduta accanto a lui.

 
Angolo autrice:

Ciao a tutti!
Perdonate il ritardo e il capitolo scritto di fretta. Non ho nulla da dire e purtroppo non posso fermarmi per dare spiegazioni perchè devo studiare pianoforte e greco perchè domani ho versione, ma ci tenevo ad aggiornare ugualmente, così ora ho un casino di altre cose da fare.
Luke è partito e Alison ne è distrutta. Vi avviso che adesso ci sarà qualche capitolo come quelli durante il periodo in cui Luke era a San Francisco, ma poi torneranno capitoli migliori di prima, e vi assicuro che non avete la più pallida idea di quello che vi aspetta!
Spero di non aver fatto troppi errori e scusatemi per la fretta! Domani non so se riuscirò ad aggiornare, dipende da come sono presa, in caso sappiate che se entro le sette-otto non ho postato niente, allora ci risentiamo lunedì.
Un bacione a tutti,

-Sve

 
  
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