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Autore: A_GleekOfHouseStark    15/10/2015    1 recensioni
AU ambientata in una Westeros dove il tiranno Aerys Targaryen ha deciso di adottare gli Hunger Games, basandosi sul modello della nazione di Panem, per punire la popolazione che quindici anni fa, seguendo Robert Baratheon, Jon Arryn e Ned Stark, si ribellò al suo potere. Ogni anno otto tributi vengono spediti in un'arena per combattere l'uno contro l'altro, ad uccidersi a vicenda sotto gli occhi delle famiglie impotenti che possono solo seguire le vicende dagli schermi nelle proprie case.
Otto tributi partono.
Uno solo però è destinato a tornare indietro.
Genere: Angst, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Joffrey Baratheon, Jon Snow, Shireen Baratheon, Un po' tutti, Ygritte
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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L’Impazienza
 
Sapeva di essere l'unico senza un alleato. Aver colpito Shireen da dietro, quando lei non era in grado di difendersi né di contrattaccare gli aveva sicuramente procurato una pessima fama nell'arena e ne era ben consapevole.
"Dio, ma cosa si aspettavano? Siamo qui per ucciderci a vicenda!" pensò Joffrey mentre cercava invano di accendere un fuoco. Gli strateghi avevano fatto piovere per tutto il terzo giorno e la legna adesso era umida e inutilizzabile. Preso da un attacco di rabbia, diede un calcio ai ciocchi facendo volare schegge da tutte le parti.
"Non mi importa cosa pensano questi idioti. Li ucciderò tutti e tornerò a casa, a Castel Granito. Da mamma, da zio Jaime e zio Tyrion, dai miei fratelli. Non morirò qui dentro per mano di un bastardo o una ragazzina."
Doveva darsi da fare se voleva che la sua permanenza nelle terre dei fiumi fosse più breve possibile perciò attese che calasse la notte, prese gli occhiali per la visione notturna e andò alla ricerca di un'altra preda.
 
Jon e Ygritte avevano continuato la loro alleanza anche se erano così diversi che uno trovava da ridire su quasi ogni cosa che l'altro faceva. La ragazza non aveva disciplina, era irrequieta e non sopportava di restare in difesa quando tutto ciò che voleva era attaccare.
"Sono quarantotto ore che siamo fermi qui e sto cominciando a stufarmi!" Esclamò all'alba del terzo giorno.
"Lo so che non vedi l'ora di passare all'azione, ma ti ho già spiegato che ho intenzione di uccidere solo se strettamente necessario." Rispose lui.
"Beh allora non hai capito molto bene lo scopo dei giochi." Ribatté Ygritte ironicamente "Quel pazzo vuole vedere il sangue, ragazzini che si ammazzano l'un l'altro e se non non agiamo per conto nostro gli strateghi ci costringeranno."
"Come possono costringerci a commettere azioni che non vogliamo?"
"Non sai davvero niente Jon Snow. L'essere umano mette al primo posto la propria sopravvivenza: ci priveranno di cibo o acqua, oppure ci spingeranno a cercare un posto per scaldarci."
Un tuono rombante concluse il suo discorso ispirato.
"Visto? Sono sicura che faranno piovere finché due tributi, spinti dalla voglia di ripararsi, non si scontreranno. Sono così prevedibili..." Concluse sprezzante.
"Come fai a sapere tutte queste cose?" Chiese lui incuriosito.
"Basta osservare, ascoltare i silenzi e leggere fra le righe. Questi giochi sono stati adottati per vendicarsi dei ribelli toccandoli nel loro punto debole: la famiglia. Più sangue scorre, più cruenti essi sono, più Aerys Targaryen è felice perché anche per quell'anno la sua vendetta si è compiuta e altre persone hanno sofferto. Tutta il suo governo si riduce ad attuare violenza per vedere soffrire il suo popolo."
Jon era seriamente impressionato e Ygritte ne era compiaciuta.
"Wow..."
"Già, bella schifezza eh?"
La pioggia stava iniziando a cadere su di loro con un ritmo crescente. Dovevano allontanarsi dal fiume e cercare un posto per ripararsi.
"Credo che purtroppo dovremo dargli soddisfazione. Abbiamo bisogno di un posto coperto." Esclamò il ragazzo.
"Ti avevo avvisato." Rispose lei sorridendo, poi gli tese una mano per aiutarlo ad alzarsi "Dai, andiamo."
Camminarono per ore sotto la pioggia incessante perché, a quanto pareva, l’arena non era attrezzata per i temporali. Non che si aspettassero una casa in pietra, ma speravano di trovare almeno una grotta per passare la notte senza bagnarsi completamente.
“Avremmo potuto rimanere al fiume per quanto mi riguarda. Sicuramente sarei meno bagnata!” Disse Ygritte ridendo.
“Pensavo non ti dispiacesse fare le cose fuori dal comune.” Ribatté Jon ridendo a sua volta. Quella ragazza era in grado di farlo sorridere anche nei momenti più improbabili. Si avvicino a lei per scostarle i capelli che la pioggia le aveva attaccato al viso “Stai bene con i capelli fradici.” Esclamò poi con una punta di ironia per nascondere il fatto che la trovava bella sul serio, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche.
“Adesso non è proprio il caso di flirtare Snow.” Ribatté lei ma era evidente che le aveva fatto piacere. “Io direi che possiamo anche sederci qui e aspettare che smetta.”
“Concordo pienamente.” disse con voce stanca.
I due erano arrivati ad una parete rocciosa vicino al lago che, ironia della sorte, poco lontano ospitava i fratelli Tyrell. Con il calare della notte gli strateghi diedero un po’ di tregua a quei poveri ragazzi e li lasciarono dormire senza che la pioggia continuasse a cadere incessantemente e, come al solito, Jon e Ygritte si alternarono con i turni di guardia.
 
“Cosa stai facendo?” Chiese Jon alzandosi di soprassalto. Gli sembrava di aver iniziato a dormire neanche un’ora fa ma ben presto capì che Ygritte non lo stava svegliando per fargli iniziare il turno, dato che stava strisciando lentamente sopra di lui.
“Secondo te?” Rispose lei sorridendo ironicamente.
Quel sorriso lo mandava completamente fuori di testa.
“Non dovremmo…”
“Sì invece. Uno di noi morirà entro una settimana, forse moriremo entrambi. Lascia che mi tolga qualche sfizio.” Si avvicinò al suo orecchio e sussurrò “Non fingere di essere indifferente, sappiamo entrambi che lo vuoi anche tu.”
La ragazza era pericolosamente vicina a lui, i loro volti erano a così poca distanza che potevano sentire l’uno il respiro dell’altro.
“Sei selvaggia fino al midollo.” Disse lui in tono di sfida ma non risultò affatto convincente perché ormai aveva calato tutte le difese. Non poteva competere con lei, non quella notte.
“Lo so.” Rispose sorridendo di nuovo.
Poi lo baciò e Jon si dimenticò di tutto. Non lo credeva possibile ma nulla, l’arena, gli altri tributi che avrebbero potuto ucciderli da un momento all’altro, l’intero paese che li guardava in diretta nazionale, aveva più importanza.
 
 
Arya Stark trascorse il terzo giorno nell’arena appollaiata su un albero, scendendo solo la sera per procacciarsi la cena e risalendo per dormire. Senza Gendry si sentiva terribilmente sola e rimanere lì, con i suoi propositi di vendetta verso l’assassino a farle compagnia, contribuì a farla stare ancora peggio. Per ventiquattro ore non si arrischiò a girare da sola perché sapeva di avere un gigantesco bersaglio attaccato alla schiena, ma l’impazienza era diventata impossibile da contenere quindi non appena il sole sorse andò alla ricerca dell’unica persona che secondo lei sarebbe stata di avvelenarlo: Margaery Tyrell. Ricordava delle sue prestazioni con le piante durante l’addestramento, sicuramente la migliore fra loro, perciò non sarebbe stato difficile per lei sostituire i mirtilli con una manciata di bacche velenose. Era l’unica teoria plausibile, se si esclude quella di Gendry che coglie direttamente i frutti velenosi dalla pianta, ma aveva deciso di scartare quest’ipotesi perché il suo alleato conosceva le piante abbastanza da non mettere in pericolo le loro vite.
Era stata Margaery, non c’era alcun dubbio.
La mattina dopo scese dal suo albero e si incamminò verso l’accampamento improvvisato dei due fratelli che aveva scorto il giorno precedente dato che l’aveva passato a circa quattro metri d’altezza. Dalla sua postazione li aveva visti ma non fu in grado di mettere a punto un piano. Il desiderio di vendetta le obnubilava la mente, quindi decise di andare alla cieca, nella speranza di uscire viva dallo scontro. Impiegò circa venti minuti per raggiungerli e, sguainata la spada, si avventò sulla ragazza. Non ricordò nemmeno di averla colpita che qualcuno la scaraventò a terra, allontanandola dal suo bersaglio.
Loras Tyrell era sveglio e aveva imbracciato la lancia.
“Cosa pensavi di fare?” Urlò lui.
“Ha ucciso Gendry!” Replicò Arya alzandosi in piedi e raccogliendo la spada.
Margaery rimase in silenzio fino a quando le accuse non la colpirono e il dolore fu più forte di quello inflitto da un qualsiasi coltello.
“Sì, l’ho ucciso io. L’ho avvelenato e anche tu dovresti essere morta. L’ho fatto perché volevo che mio fratello tornasse a casa.” Anche lei si stava rimettendo in piedi dopo l’agguato subito. “Bambina, siamo qui dentro per ucciderci a vicenda. È questo lo scopo dei Giochi.” Le disse con un tono a metà fra il compassionevole e l’arrabbiato.
“Credi che non lo sappia?” Urlò di nuovo la Stark “È per questo che sono venuta qui, ad ucciderla. Anche io voglio tornare a casa.”
“Mi dispiace.” Rispose Loras “Ma per uccidere mia sorella dovrai passare sul mio cadavere.”
Arya non se lo lasciò ripetere due volte e caricò verso il ragazzo come un toro inferocito. Iniziò così una sorta di danza macabra che si sarebbe conclusa soltanto con uno di loro ancora vivo. Il rumore dell’acciaio della spada che cozzava contro la lancia di Loras attirò anche Jon e Ygritte, i quali stavano cercando qualche animale da uccidere. Il bastardo del Nord riconobbe chiaramente tra le urla la voce della sorellastra che aveva conosciuto troppo tardi.
“Ygritte, fermati.” Sussurrò mentre si nascondeva dietro un cespuglio quando davanti a lui continuava il duello più impari che avesse mai visto.
“Cosa c’è?” rispose lei avvicinandosi.
“Arya… la mia sorellastra… sta lottando contro Loras Tyrell…”
“Cosa? Non ne uscirà mai viva!”
“Lo temo anch’io. Devo aiutarla.” Disse mentre accennava di dirigersi fuori dal loro nascondiglio.
“Non muoverti! Rischi di farti uccidere anche tu!”
“Non rimarrò qui mentre Tyrell la trafigge con quella dannata lancia!”
“Sei così dannatamente buono Jon Snow. Ho un’idea migliore che non implica la tua morte né quella della tua sorellastra.”
Ygritte indietreggiò di qualche passo, incoccò una freccia e mirò. Una volta lasciata la corda Jon capì che il suo obiettivo era Margaery Tyrell: la freccia l’aveva colpita alla caviglia ed ella iniziò ad urlare di dolore, cosicché Loras fu costretto a distrarsi per capire cosa andasse male.
Incoccò, tese e lancio una seconda volta, ma questa volta mirò al ventre. La Tyrell, terrorizzata, la notò tra i cespugli. Cadde all’indietro e a quel punto suo fratello lasciò perdere il duello e si precipitò a soccorrerla, dando ad Arya la possibilità di scappare lontano.
“Margaery! Margaery!” Lacrime calde solcavano il volto del giovane mentre la vita della sorella si spegneva piano piano.
“La ragazza… con i capelli rossi.” Tossì e sussurrò ancora più debolmente “È stata lei.”
“Ssh, non preoccuparti." continuò lui. Aveva gli occhi lucidi di pianto. "La ucciderò Margaery, fosse l’ultima cosa che faccio.”
“Vinci, torna a casa. Ti prego.” Concluse lei in un soffio.
I suoi occhi si chiusero e Loras non ebbe il tempo di risponderle.
Il cannone suonò ed egli sfogo tutta la sua rabbia verso il tronco di un albero.
Quando non ebbe più forze in corpo si abbandonò sull’erba, pensando che forse Margaery era morta prima che lui potesse replicare alla sua supplica perché ella già sapeva quale sarebbe stata la sua risposta.



Angolo dell'autrice :3
Hola! Sono tornata con questo nuovo capitolo e premetto che d'ora in poi l'angst regnerà sovrano ma d'altronde è un AU!Hunger Games, avreste dovuto immaginarlo :'D La faccenda nell'arena si sta facendo sempre più complicata e ovviamente non potevo non inserire un momento Jygritte dato che sono la mia OTP di GoT/ASOIAF. Spero davvero che la storia vi stia piacendo. Al prossimo capitolo! (mi auguro di aggiornare il prima possibile)
Kisses -A_GleekOfHouseStark
   
 
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