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Autore: _Pulse_    15/10/2015    1 recensioni
La bambina sorrise contenta e una volta agganciata al sedile aspettò che il suo papà facesse di nuovo il giro per mettersi al volante. Aveva appena acceso il motore, quando esclamò: «È da un po’ che non vedo lo zio Steve, gli chiedi se vuole venire con noi?».
La sorpresa fu tanta che nel giro di tre secondi rivisse nuovamente tutto ciò che aveva provato il giorno in cui – una settimana prima, ormai – aveva scoperto che Steve se n’era andato. Lo shock, la rabbia, la delusione, la paura… Tutte quelle sensazioni lo travolsero con la stessa potenza devastante di un’onda anomala, impedendogli di rispondere prontamente a sua figlia. Dovette sforzarsi per recuperare il controllo di sé, per ristabilire quel precario equilibrio che aveva impiegato giorni a trovare.
«No piccola», rispose alla fine, schiarendosi la gola. «Steve è partito».
«È andato in vacanza?».
[McDanno - Spoiler! 2x20 & 2x21]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Danny Williams, Steve McGarrett
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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V

RASSEGNAZIONE

 

Abbandonato contro la morbida pelle del sedile della sua auto, Danny tamburellava le dita sul volante, immerso nei propri pensieri. 
Non riusciva a togliersi dalla testa ciò che si erano detti lui e Chin Ho a pranzo da Kamekona, il giorno dopo aver catturato Lo Spazzino.


«Non l’hai sentito, vero?».
«No, lui... non risponde alle telefonate».
«Preoccupato?».
«Un po’», scosse le spalle per fingere noncuranza, tenendo le mani intrecciate sul tavolo, mentre cercava di trovare qualcos’altro di abbastanza “alla Danny” da dire.
Era già stato sufficientemente difficile ridurre il suo livello di ansia a quelle due parole e per una volta era profondamente grato al sole accecante delle Hawaii che, costringendolo a tenere gli occhi stretti in due fessure, aveva impedito al collega di leggervi riflessa la verità.
Alla fine arricciò gli angoli della bocca in un piccolissimo sorriso e aggiunse: «Come un padre al primo ballo della figlia».
«Beh, ovunque sia, McGarrett vuole cavarsela da solo. Altrimenti avrebbe chiesto il nostro aiuto», dedusse Chin con la sua solita calma.
Danny non era d’accordo, in parte perché conosceva il suo pollo e in parte perché quella notte, a causa dell’incubo che gli aveva impedito di riaddormentarsi, aveva avuto un sacco di tempo per pensarci su.
Dondolò la testa e si concesse un respiro profondo prima di condividere la propria illuminazione: «Vuole proteggerci. Non vuole che corriamo dei rischi».

 
Steve aveva tanti difetti – il totale rifiuto delle regole civili, l'imprevedibilità, la monotonia nel vestire e il pessimo gusto nel cibo – ma non ci si poteva assolutamente lamentare della sua lealtà. Per le persone a cui teneva si sarebbe gettato pure nel fuoco, e Danny odiava quel lato del suo carattere tanto quanto lo stimava.
Odiava che avesse preferito tenerlo al sicuro piuttosto che al suo fianco e allo stesso tempo gli era debitore, perché non avrebbe mai sopportato di rendere orfana di padre la sua scimmietta. Steve lo sapeva e Danny per questo si sentiva in colpa, perciò lo odiava. Era un maledetto circolo vizioso, con lui.
Stava giusto per allungare la mano verso il cruscotto per recuperare il cellulare e fare l’ennesimo tentativo, quando la campanella della scuola trillò e tutti i genitori si avvicinarono alla scalinata in pietra per attendere la mandria di bambini che di lì a poco sarebbe corsa fuori dall’edificio.
Anche Danny scese dalla Camaro per appoggiarsi al cofano ormai tiepido e decise di non pensarci più: voleva occuparsi solo della sua Grace, godere di ogni attimo della sua compagnia prima che partisse per il continente, e farle credere che andasse tutto bene.
«Ehi, scimmietta!».
La figlia lo avvistò dall’altro lato della strada e scese di corsa la scalinata per raggiungerlo nel più breve tempo possibile, quindi gli gettò le braccia al collo e si fece sollevare da terra per fare un mezzo girotondo insieme.
«Mi sei mancata tanto», le sussurrò Danny nell’orecchio, prima di posarle un bacio sulla tempia.
«Anche tu. Dove andiamo?».
«Dove vuoi».
«In spiaggia?», gli chiese con gli occhioni spalancati per l’eccitazione.
Il biondo le aprì la portiera al lato del passeggero e le rivolse un mezzo inchino prima di farla salire sull’auto. «Ogni suo desiderio è un ordine, principessa».
La bambina sorrise contenta e una volta agganciata al sedile aspettò che il suo papà facesse di nuovo il giro per mettersi al volante. 
Aveva appena acceso il motore, quando esclamò: «È da un po’ che non vedo lo zio Steve, gli chiedi se vuole venire con noi?».
La sorpresa fu tanta che nel giro di tre secondi rivisse nuovamente tutto ciò che aveva provato il giorno in cui – una settimana prima, ormai – aveva scoperto che Steve se n’era andato. Lo shock, la rabbia, la delusione, la paura… Tutte quelle sensazioni lo travolsero con la stessa potenza devastante di un’onda anomala, impedendogli di rispondere prontamente a sua figlia. Dovette sforzarsi per recuperare il controllo di sé, per ristabilire quel precario equilibrio che aveva impiegato giorni a trovare.
«No piccola», rispose alla fine, schiarendosi la gola. «Steve è partito».
«È andato in vacanza?».
Aveva immaginato mille possibili scenari, chiedendosi cosa stesse facendo, quali strade stesse percorrendo, quale brezza gli stesse scompigliando i capelli corti, e mai, mai gli era venuto in mente di raccontarsi una bugia simile. Forse perché conosceva troppo bene Steve ed era sicuro al cento percento che il marinaio non sapesse nemmeno il significato del termine “vacanza”. Non si sarebbe stupito affatto se per lui gli addestramenti sulle navi, le missioni sotto copertura e gli accampamenti nel deserto fossero sinonimi di vacanza, e di lusso per giunta.
L’idea di Grace era così bella e normale che vi si aggrappò con tutte le sue forze, cercando di auto-convincersene. I risultati non furono dei migliori, ma perlomeno riuscì a stirare un sorriso e a rispondere: «Una specie».
Passarono all’appartamento di Danny solo per lasciare giù lo zainetto di scuola ed infilarsi i costumi da bagno, poi parcheggiarono l’auto vicino al furgone giallo di Kamekona e mano nella mano raggiunsero il gigante hawaiano per un saluto.
«Haloa, fratello!», lo salutò quest’ultimo, posandosi le mani sui vasti fianchi.
«Kamekona», ricambiò con un cenno del capo. «Tutto bene con il furgone? Hai imparato la lezione?».
«Sì, grazie tante haole». Gli diede una pacca sulla schiena con cui quasi gli fece sputare un polmone e poi si piegò un poco verso Grace per sorriderle e far danzare le proprie sopracciglia: «La vuoi una granita al gusto gamberi?».
La bambina, di solito molto posata e gentile con tutti, non riuscì a nascondere una smorfia di disgusto e sollevò lo sguardo implorante verso il padre, il quale aveva già allungato una mano verso l’hawaiano per tenerlo lontano dalla sua piccolina.
«Cos’è, hai per caso intenzione di avvelenarla?».
«È una nuova specialità!».
«Non la prenderemmo nemmeno se fosse gratis, Kamekona. Roba da matti».
Danny alzò gli occhi al cielo e fece cenno a Grace di andare, ma il venditore ambulante lo trattenne, chiedendogli senza giri di parole: «Ancora nessuna notizia di McGarrett?».
Con le labbra strette tra loro, il detective si limitò a scuotere la testa in segno di diniego.
«Sono sicura che zio Steve sta bene», esclamò Grace, stringendo più forte la sua mano.
Danny sorrise e le accarezzò la testa, aggiungendo: «Sì, probabilmente si sta divertendo così tanto che si è dimenticato di chiamare. Gli faremo una bella ramanzina quando tornerà, sei d’accordo?».
Grace annuì ricambiando il sorriso e poi salutò Kamekona per trascinare suo padre verso la spiaggia, affollata come sempre da centinaia di bagnanti tra turisti e surfisti con le loro tavole dai mille colori.
 

Quel pomeriggio costruirono il più brutto e triste castello di sabbia che avesse mai visto, fecero un bagno a riva e raccolsero un sacchetto di conchiglie da portare ai nonni materni di Grace.
Era riuscito a distrarsi con la figlia accanto, perciò quando gli chiese se poteva andare a giocare con delle sue compagne di scuola esitò prima di lasciarla andare, certo che la malinconia sarebbe caduta di nuovo su di lui come una coperta bagnata.
Grace era solo a qualche metro di distanza, che rideva spensierata con le sue amichette mentre cercavano di imitare i sensuali movimento di bacino di una qualche popstar a lui sconosciuta ma che da quel giorno in poi avrebbe odiato a morte per ovvie ragioni, e la spiaggia era così affollata che bisognava essere atleti di un certo livello per crearsi un varco verso il mare, eppure si sentiva solo al mondo, senza alcuno scopo. E lo sapeva che aveva promesso di non pensarci almeno per un po’, di dedicare ogni neurone del suo cervello e ogni fibra del suo corpo a Grace, ma non poté fare a meno di ripescare il cellulare dalla tasca dei pantaloni per portarselo all’orecchio e immaginare Steve dall’altra parte, pronto ad accogliere ogni suo sfogo con il suo irritante sorrisino sul volto.
«Ehi, senti, lo so che non è il tuo primo ballo, okay? Anche se non ne vuoi parlare, lo so che come SEAL hai preso parte a missioni più pericolose e che hai sfidato la morte centinaia di volte, ma la verità è che sono preoccupato per te. Non sei Terminator! Anche se ti piacerebbe.
«Ho capito che ci hai tenuto fuori da questa storia perché vuoi tenerci al sicuro, perché credi che noi abbiamo molto più da perdere di te. Ti ringrazio per il pensiero, ma come al solito ti sbagli. Tu... tu non sei solo, Steve, né sei sacrificabile per la causa. Hai tua sorella, Chin, Kono... hai me. E Grace».
Come se lo avesse sentito, la bambina si voltò verso di lui ed interruppe il proprio balletto per salutarlo con una mano. Danny ricambiò, abbozzando un sorriso.
«Mi ha chiesto di te oggi, lo sai? Voleva che venissi con noi in spiaggia. E anche io». Respirò profondamente, tirandosi indietro una ciocca di capelli ancora umidi che gli era scivolata sul volto, e concluse la telefonata: «So già che non cambierai idea, cocciuto come sei, ma almeno richiamami. Per favore, richiamami».

 

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Ormai ci siamo quasi... questo è il penultimo capitolo! Spero vi sia piaciuto ;)
Grazie a chi ha letto e a Red lady che assidua continua a commentare! Grazie infinite *^*
A domani sera per l'ultima parte!

Vostra,

_Pulse_

   
 
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