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Autore: whitemushroom    16/10/2015    6 recensioni
Una serie di storie brevi dedicate ai protagonisti della serie Dissidia Final Fantasy spaziando in tutti i generi ed rating, un ciclo di avventure attraverso la lotta senza fine tra l'Armonia e la Discordia, il Bene ed il Male, l'Amicizia e l'Odio. Tutto secondo la volontà di un dado e la voglia di scrivere qualcosa insieme ad un amico.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ShantottoDissidia




Personaggio: Shantotto
Genere: Introspettivo, Missing Moments
Rating: suppongo arancione
Avvertenze: temevo che questa versione di Shantotto fosse leggermente Out of Character, ma la wiki mi ha confermato che nei combattimenti tende ad essere piuttosto brutale e quando diventa furiosa non conosce limiti morali. Ah, indovinate perché è una scena di combattimento? Perché in una scena di combattimento ci sono pochi dialoghi ...


Failure

I ciclo

“Benvenuto all’ultima difesa. Avresti mai creduto di trovarvi una sorpresa?”
Il bamboccio la fissa con i suoi occhi blu: brillano in maniera strana, c’è magia nell’aria nonostante lo sguardo inespressivo, silenzioso e vuoto di quello sguardo senza dubbio poco umano. In fondo ha sempre dubitato della qualità degli scagnozzi di Chaos in quanto a materia grigia, ed il ragazzo che adesso sta portando l’enorme spada in avanti, pronto a caricare, conferma in pieno la sua teoria.
Lo ridurrà come il suo compagno, l’Angelo Senza Più l’Ala che adesso giace rantolando nel cuore del Santuario dell’Ordine sotto lo sguardo di Cosmos.
Lo ridurrà come ha fatto con tutti gli altri che sono arrivati lì, come la strega, l’imperatore, ed il guerriero in armatura.
Li ucciderà tutti. Il bamboccio biondo lo ha solo tenuto per ultimo ed è una questione personale, la guerra non c’entra nulla: in fondo Cosmos l’ha già vinta il giorno in cui ha richiamato lei, la più grande maga esistente, tra le sue fila.

Ma la più grande maga esistente ha fallito per la prima volta.

Il giovane soldato decide di fare la prima mossa: corre verso di lei, già mulinando la spada, riempiendo con la lama tutto lo spazio davanti e intorno a lui. Salta ed i suoi stivali atterrano nell’acqua bassa del Santuario, Shantotto è in grado persino di vederne gli schizzi, di sentire l’aria che il nemico sposta quando salta oltre i cadaveri dei suoi stessi compagni mirando a lei come un Mamool Ja selvaggio. Pura potenza senza controllo, un fulmine incontrollabile.
Le sue magie sono quasi sprecate per quel bruto, ma chiaramente non ha compreso la lezione.
Si sposta proprio quando lo spadone sta per atterrare su di lei, lo schiva e scivola proprio sotto le braccia del nemico; quello solleva velocemente l’arma –forse un po’ troppo velocemente per le sue aspettative- ma ormai è entrata nel suo spazio vitale ed ha vinto. Farlo esplodere come un bel fuoco d’artificio con un Flare (magari proprio in quel punto dove gli uomini sono sensibili) è un’idea, ma non è questo quello che vuole. Sono rimasti soltanto loro due, la paladina di Cosmos ed il cane di Chaos, quindi può prendersi tempo e dare a quel barbaro la punizione che merita.
Lui prova ad afferrarla per i capelli, ma per farlo la mano sinistra allenta la presa sulla spada e le apre un secondo spazio accanto alla coscia, scoprendo il fianco: a lei basta aprire la mano e riversare contro quegli occhi luminosi l’incantesimo che l’ha resa la docente più famosa dell’Orasterio.
Il biondo ritrae la testa, ma la nube verde è già entrata nelle sue narici.
Con un salto Shantotto si ritira. Il nemico manda un grido e si porta la mano destra alla gola, la pelle che già inizia ad arrossarsi e riempirsi di piaghe. La guarda trafiggendola con puro odio. “Oh, santo cielo, che sbadata! Non volevo, quella Bio mi è scappata!”
E, come previsto, il soldato la attacca di nuovo.
Fende l’aria con l’arma, la insegue con l’unico pensiero di fracassarle il cranio; lei si limita a scivolare e fuggire, scivolare e rotolare con l’unico pensiero di allontanare quel bestione senza più alcun cervello da Cosmos. Lui prova a tirarle un calcio, ma ad ogni passo i suoi movimenti si fanno sempre più scoordinati, il sangue gli esce dalle narici ed inizia a colargli sul viso. Si ferma per piegarsi e sputare altro sangue dalla bocca, lei non ha fretta di finirlo. Gli si avvicina anche, poi si ritrae, osservando quella furia da battaglia continuare a menare colpi come un ossesso. Un solo impatto con quella spada le staccherebbe la testa di netto, non lo mette in dubbio, ma da quel bruto non ha nulla da temere. Ne ha sconfitti cento e più nell’assedio al Castello di Zvahl.
“Oh oh, andiamo, non riesci proprio a colpirmi?”
È allo stremo delle forze. “Che peccato, e io che credevo che un SOLDIER potesse quantomeno stupirmi!”
Lui avanza ancora, ma la gamba sinistra non gli regge. Prova ad allungarsi con un ultimo salto nella sua direzione ma gli manca la spinta e si ritrova a terra, strisciante, con la mano destra allungata nella sua direzione come se tentasse disperatamente di afferrarla. Lei aspetta, prende tempo, fa solo un passo indietro lasciando solo un palmo di distanza tra quelle dita cariche di istinto omicida e la sua caviglia; lo vuole vedere strisciare come un verme annegato nello stesso sangue che continua a rigettare e che lo accoglie come un lago. Lui alza la testa, ed il bagliore nei suoi occhi è l’unica cosa che lo distingua da un automata di Aht Urhgan. Vuole vederlo strisciare come lui ha fatto con la piccola Prishe, quando l’ha tagliata a metà mentre era ferita a terra, incapace anche di rialzarsi.
Le aveva promesso che l’avrebbe riportata su Vana’diel, perché non c’era nulla che la sua potente magia e la sua intelligenza superiore non potessero fare.
E adesso non c’è più nessuno da riportare a casa. Sono rimaste solo lei e Cosmos. Le più potenti, ma solo loro due.
“Allora, com’è la sensazione di lasciare questo mondo? Non ti metto fretta, voglio proprio vederti toccare il f …”
Una luce abbagliante esplode alle sue spalle, un enorme raggio di un bianco bruciante. Si porta con un altro salto ancora più lontana dal soldato agonizzante e prepara nel palmo un blocco di ghiaccio da scagliare, ma quello che vede nel momento in cui le forme del Santuario dell’Ordine ritornano visibili le paralizza persino le dita.
Cosmos è in piedi davanti al trono, una lunga lama le attraversa il petto poggiando l’elsa proprio a livello del cuore. La dea crolla in avanti, ancora splendente nella sua luce, mentre l’Angelo che fino a qualche istante prima stava esalando l’ultimo respiro ritrae l’arma dalla figura chiara senza curarsi del sangue che adesso scivola sul sottile manto d’acqua del Santuario ed inizia a bagnarlo. Si volta verso di lei, sfidandola con i suoi occhi verdi, ma l’incantesimo di gelo che le scaturisce dalle mani si disperde nel nulla.
Una seconda luce, più potente di quella emanata dall’ultimo respiro di Cosmos, esplode in alto. Sottili venature scarlatte iniziano a riempire l’aria: Shantotto lancia un secondo incantesimo, poi un terzo, e quando la magia nell’aria diventa satura scaglia anche il proprio scettro in avanti ma anche quello si disgrega in aria. La figura della dea si alza verso il cielo e persino l’Angelo la guarda con dubbio mentre la forma umana scompare nel vento, quasi come se un mantello invisibile fosse stato lanciato sul suo corpo. Un verso immondo attraversa l’aria il Santuario, solleva le acque bianche sporche di sangue e tutti i corpi che vi sono ammassati: qualcosa si muove nell’aria e Shantotto stringe i denti, rimane immobile scrutando una forma allungata stagliarsi tra le venature rosse ed il fumo grigio che è sceso dal cielo. La magia dentro di lei vibra e si agita come un animale alla vista del predatore e si sforza di non muovere un muscolo quando la figura del soldato biondo ormai allo stremo delle forze svanisce, avvolta in una nuvola nera. Si volta quando vede anche l’Angelo dai capelli chiari scomparire, ed in quell’istante sente chiaramente il respiro di una creatura enorme su di sé e su ciò che resta del posto in cui hanno appena combattuto.
Una creatura potente. Antica.
Un essere come non lo sono nemmeno le divinità di Vana’diel.
Respira a fondo quando sente la figura di quel drago primordiale la sfiora, pensando che in un altro momento sarebbe anche stata felice di confrontare i suoi poteri con un essere del genere.
Ma non adesso. Non quando ha un pensiero così forte nella testa da mozzarle il fiato, così odioso che deve sforzarsi per trattenere delle lacrime di rabbia.

La più grande maga esistente ha fallito una seconda volta.

“… e quindi non posso che affidarmi a voi. Andate, miei guerrieri, e portate l’Armonia in questo mondo dilaniato dalla Discordia”.
Sono tutti lì. Si inginocchiano davanti alla loro sovrana come un solo uomo, scintillanti nelle loro armature, perfetti nel loro sorriso. Il Dragone è il primo ad andarsene, volta le spalle al resto del gruppo e si prepara ad uscire dal Santuario. Si allontanano lentamente, chi da solo e chi in gruppo, il Mithra è l’ultimo ad andarsene e si esibisce in un baciamano alla dea. Shantotto trattiene il respiro ed osserva i guerrieri andarsene, gli stessi paladini che ha visto distesi a terra, massacrati come bestie. I suoi occhi vanno su Cosmos, bellissima ed eterna, e sull’abito candido non c’è alcuna traccia della ferita infertale dalla spada del loro nemico. Neppure una goccia di sangue.
“Mia cara, sei l’unica a non esserti presentata. Ho richiamato la tua anima valorosa attraverso le pieghe dei mondi, ma non conosco il tuo nome. Ti prego, non rimanere in disparte. Come ti chiami?”
Ha sempre trovato difficile leggere attraverso lo sguardo inespressivo della dea bianca, ma per quanto continui a scrutarlo non le sembra di vedere tracce di menzogna o inganno: gli occhi chiari come il cielo continuano a scrutarla dall’alto in basso, e Shantotto non può che essere convinta che, almeno su questo, la sua signora non ricordi. Non ricorda nessuno. Ed è pronta a scommettere la testa del suo futuro marito che la battaglia, il sangue, gli occhi azzurri, il cielo ed il drago non siano frutto di un suo sogno: il verso della bestia è ancora lì, reale, e se chiude gli occhi ancora può sentirlo ringhiare nella testa mentre il Santuario dell’Ordine ed il resto di quel mondo confuso spariscono come tasselli di un mosaico lanciati alla rinfusa. Deve trovare una spiegazione all’accaduto, e per farlo deve mettere subito in moto il suo geniale cervello. “Il mio nome è Shantotto, dell’Orasterio somma maestra. Gioisci, dea inesperta, i tuoi nemici subiranno la mia ira funesta. Non chiedere il come, non chiedere il perché, ma con il mio aiuto la vittoria arriderà solo a te!”
“EHI, DOC, FINALMENTE TI HO TROVATA!”
Già, si era dimenticata di lei.
Esce fuori da chissà dove, tutta sudata e con il fiato corto. Non era insieme agli altri guerrieri, senza dubbio persa a vagabondare di qua e di là in quel posto gigantesco. Arriva con uno scatto per poi inciampare in mezzo alle pozze d’acqua, poi si rialza senza nemmeno degnare di un inchino la dea. “Accidenti, non puoi capire cosa mi è successo! Ho fatto un sogno orribile, erano tutti morti, non so cosa ho mangiato ieri sera ma ti assicuro che è stato …”
No, forse non proprio tutti hanno dimenticato.
E questo è già un altro dato interessante. Una strana idea inizia a formarsi nella sua mente, ma preferisce rimanere in silenzio. Ha bisogno di più dati, di più esperimenti, di più campioni: lo sguardo curioso e perso di Cosmos è un buon inizio, ma prima di essere davvero certa di ciò che sta accadendo deve osservare ed avere pazienza, i sani principi della scienza e della magia che ha sempre insegnato ai suoi studenti. Il respiro del drago ancora le batte nel petto, ma decide di zittirlo con una serie di domande a cui intende trovare una risposta.
Osserva Prishe ancora per terra mentre cerca di strizzarsi i capelli, e pensa che ci sono ancora possibilità di tornare insieme nel loro mondo. La battaglia al Santuario in fondo non è stata un fallimento completo.




Ok, qui so già che Devilangel mi ucciderà per come ho pestato Cloud, ma avevo bisogno di un nemico guerriero che parlasse poco (l'obiettivo era limitare i dialoghi di Shantotto), quindi la scelta era inevitabile!
In generale devo dire che sono partita molto prevenuta con i personaggi di FF XI perché in Dissidia hanno un ruolo infimo, ma informandomi su di loro per scrivere queste storie devo dire che sono piuttosto convincenti e Shantotto la trovo a momenti anche simpatica!
  
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