Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: notevenhere    16/10/2015    4 recensioni
Harry è stato abbandonato sull’uscio di una porta, Sirius è stato spedito ad Azkaban e Remus ha perso le uniche persone che abbia mai amato. Quando il vero traditore viene catturato tre anni dopo, Sirius si prepara a rimettere a posto le cose per le due persone che ama di più. SB/RL
Genere: Angst, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il Paiolo Magico—Aprile 1985

Harry lanciò un occhiata incerta in giro per il cupo pub e poi di nuovo al suo padrino.

"Sei sicuro?" domandò mentre si assicurava che le sue dita fossero ben strette intorno a quelle di Sirius.

"Ne sono certo," Sirius disse con un sorriso. "È così che arriviamo a Diagon Alley… direttamente dal retro"

Harry uscì dal camino con Sirius; dopotutto, Sirius non gli aveva mentito nemmeno una volta, neanche per convincerlo ad usare la Metropolvere—e gli aveva fatto girare un po’ la testa, proprio come Sirius gli aveva detto.

Le persone nel pub smisero di parlare non appena lui e Sirius entrarono. E, poi, le persone cominciarono a sussurare ai propri vicini, tutti sembravano piuttosto eccitati.

"Harry Potter," li sentì dire "... e, guarda, è davvero con Sirius Black…"

"… hai sentito che è stato assolto, vero?"

"Dopo tutto quel tempo…"

"Ho sentito che il Veritaserum ed un Pensatoio hanno risolto la cosa..."

"Peter Minus…"

"Lo so, puoi immaginare come possano essersi sentiti i Potter…"

Harry non riusciva a seguire tutte quelle parole sussurrate e non sapeva neanche cosa alcune di loro significassero, comunque. Sirius gli aveva detto che la gente lo avrebbe indicato e fissato— c’entrava qualcosa la cicatrice a forma di saetta sulla sua fronte ed il fatto che Harry era davvero coraggioso… ed anche qualcosa riguardo quel mago cattivo che era morto quando i suoi genitori stavano combattendo contro di lui.

Harry non aveva capito molto la spiegazione di Sirius, ma aveva comunque annuito, non volendo che il suo padrino credesse che non aveva prestato attenzione.

E nessuno in quel pub sembrava poco amichevole, suppose, ma si strinse più vicino a Sirius in ogni caso.

"Va tutto bene, Harry," Sirius lo confortò a voce bassa. "Dobbiamo solo andare sul retro…"

"Sirius Black!"

Harry e Sirius si fermarono. Una donna con un cappello nero a punta e gli occhiali si stava avvicinando a loro. Sirius le sorrise, quindi Harry rilassò la presa mortale sulla sua mano.

"Professoressa McGranitt," Sirius la salutò con un sorriso. La professoressa sorrise anche lei.

"Oh, niente di tutto questo, Sirius," la donna lo riprese. "È Minerva per te, ora… Come stai? Albus ci ha detto la meravigliosa notizia, ovviamente. E tutti abbiamo visto i giornali." Guardò in basso verso Harry. "E questo deve essere Harry…"

Sirius diede un colpetto gentile sulla spalla di Harry. "Sì, questo è Harry," rispose quando Harry si limitò a fissare la donna dai capelli marroni. "Lei è stata una dei miei insegnanti ad Hogwarts, Harry… La professoressa McGranitt."

"Sei una strega?" chiese timidamente. La professoressa McGranitt rise piano.

"Lo sono di certo, signor Potter. E tu sei un affascinante maghetto. Sei l’immagine spiccicata di tuo padre… era un bel diavoletto monello, tuo padre." lo disse con un sorriso, però. "Hai gli occhi di tua madre, te l’hanno già detto? Ma certo, suppongo tua zia l’abbia fatto..."

Zia Petunia non l’aveva mai fatto, ma Harry non corresse la professoressa.

"Cosa ci fate qui oggi?" la McGranitt continuò con le sue domande.

"Dobbiamo fare solo un po’ di spese," disse Sirius. "Non abbiamo molta mobilia… e ad Harry servono dei giocattoli" aggiunse facendo un occhiolino ad Harry. Lui gli sorrise timidamente: ancora non ci credeva che avrebbe avuto dei giocattoli tutti per sé.

"Certo" la McGonagall concordò. Diede un buffetto sul capo di Harry. "Ora, fa’ il bravo con il tuo padrino, signor Potter. E tu, Sirius, fatti vedere ad Hogwarts. Anche al resto dello staff piacerebbe conoscere Harry, ne sono sicura."

"Senz’altro, Minerva," Sirius disse con un cenno del capo e, con un altro veloce sorriso, la professoressa li salutò e loro due continuarono la loro strada fino al retro del pub.

"Era gentile…" Harry mormorò mentre attraversavano una porta senza insegna e si ritrovavano fuori. Sirius guardò in basso verso di lui.

"Molte delle persone che conoscerai qui saranno gentili" rassicurò il suo preoccupato figlioccio. Harry annuì, ma in un modo convulso il ché significava che non gli credesse molto.

Sirius si inginocchiò quando si avvicinarono al muro di mattoni. "Ecco" disse piano mentre estraeva la bacchetta di suo nonno. "Si accede a Diagon Alley dando un colpetto ai mattoni secondo uno schema preciso, guarda"

Sirius sorrise un po’ quando Harry spalancò gli occhi mentre i mattoni si dissolvevano. Dalla prima dimostrazione di Wingardium Leviosa, Harry era rimasto affascinato.

"Ci saranno un sacco di persone qui" Sirius gli spiegò mentre gli aggiustava il colletto, "quindi resta vicino a me, va bene?"

Harry annuì solennemente, ma Sirius sapeva che quell’avvertimento non era necessario: Harry era ancora troppo nervoso per lasciare Sirius fuori vista per un lungo periodo di tempo. Dopo anni passati da solo in una cella ad Azkaban, però, a lui non dispiaceva la sua nuova ombra.

Sorrise prendendo per mano Harry mentre si alzava. "Bene, allora, Harry. Andiamo"

La presa di Harry era stretta mentre camminavano lungo le strade pavimentate con ciottoli; i suoi occhi spalancati bevevano ogni cosa vedessero e a Sirius quasi non importarono le sempre presenti occhiate e mormorii.

"Vedi quello, Harry?" Sirius indicò verso dozzine di gufi in attesa dietro la vetrina di Eeylop. "È così che mandiamo la posta… I gufi trasportano le lettere lungo tutta l’Inghilterra."

"È un ufficio postale?" Harry domandò, le sopracciglia scure aggrottate.

"C’è un ufficio postale a Diagon Alley," Sirius disse con un cenno del capo, cercando di non pensare più di tanto a tutte le lettere che aveva scritto di recente—o alla mancanza di lettere che aveva ricevuto. "Ci fermeremo lì, dopo. Ma questo è un negozio chiamato Eeylop. Vendono i gufi così maghi e streghe possono mandare lettere senza andare ad un ufficio postale."

Gli occhi di Harry indugiarono sulla vetrina mentre ci passavano davanti. "Come mai non hai un gufo?"

"Grimmauld Place non ha molto spazio per un gufo: preferiscono andare a caccia fuori."

"Oh."

Sirius guardò in basso verso il suo figlioccio; era la prima volta che Harry sembrava deluso per qualcosa. Stava ancora fissando la vetrina dell’emporio dei gufi e Sirius fu sorpreso dal feroce desiderio di avere un enorme pezzo di terra molto più adatto ad avere un gufo come animale domestico. Ma l’attenzione di Harry fu subito catturata da qualcos’altro—da Fortebraccio, specialmente.

"Ti piacerebbe mangiare il pranzo lì quando abbiamo finito di fare compere?" Sirius chiese, fermandosi di fronte alla vetrina colorata; Harry quasi si schiantò contro di lui. Sirius lo tenne in equilibrio per un gomito e sorrise. "Sì, quindi?"

Harry annuì velocemente. "Sì signore… intendo, Sirius."

Avevano quasi superato questa cosa… soltanto quando era particolarmente eccitato o nervoso, Harry tornava ad usare quel titolo.

"Beh, meglio affrettarci allora. Vogliamo avere abbastanza tempo per un gelato dopo pranzo."

Harry lo fissò con quei grandi occhi verdi e il sorriso di Sirius vacillò. Non era possibile che il bambino non avesse mai mangiato un gelato...

Sirius si schiarì la gola; strinse la mano del suo figlioccio e decise che un sundae era decisamente d’obbligo—con tutto il cioccolato liquido e i marshmallows che Fortebraccio aveva.

"Il negozio di bacchette è giusto dall’altra parte della strada" Sirius disse, più burberamente di quanto avesse voluto. Harry diede un’occhiata in su verso di lui, annuendo dopo pochi secondi. "Vieni" Sirius disse con un sorriso tranquillo.

Ollivander li salutò con cenno vago ed una supplica ad aspettare mentre si muoveva freneticamente attraverso il negozio affollato; Albus aveva scritto al negoziante per fargli sapere che oggi sarebbe andato a scambiare la bacchetta di suo nonno con una nuova tutta sua.

"Cosa sta facendo?" mormorò Harry.

"Sta cercando una bacchetta, credo" rispose Sirius, anche lui a bassa voce. Osservarono l’uomo brizzolato aprire e chiudere le lunghe scatole finché finalmente estrasse una lunga, scura bacchetta da una catasta di scatole nell’angolo in fondo.

"Ah," disse con un cenno reverente del capo. "Credo questa andrà bene, signor Black."

Sirius prese la bacchetta ed immediatamente sentì la magia scorrere dal proprio centro, salendo per connettersi con questa. Strinse il legno saldamente e sorrise. "Sembra quella giusta."

"La provi" lo incoraggiò Ollivander.

Sirius agitò la bacchetta. "Lumos." La magia gli solleticò il palmo mentre la punta si accendeva. "Perfetto," disse con un gran sorriso.

Ollivander sorrise trionfante. "Pensavo lo sarebbe stata" si voltò verso Harry e disse "Sono Ollivander. E tu devi essere Harry Potter."

"Sì, signore," Harry mormorò.

"Ricordo entrambi i tuoi genitori—il giorno in cui vennero per le loro bacchette. Questa qui è fatta di mogano, come quella di tuo padre" disse Ollivander. Quando Harry si strinse più vicino alla gamba di Sirius, quest’ultimo gli posò una mano rassicurante sulla spalla. "Il nucleo è crine di thestral, che è estremamente difficile da ottenere…"

Ollivander si voltò, un improvviso cipiglio si formò sul suo viso mentre guardava verso la fila di scaffali dietro di lui. Una pila caotica di scatole lungo lo scaffale in alto stava tremando. Insicuro su cosa potesse accadere, Sirius infilò Harry contrò il suo fianco.

"Che strano…" Scrutando con occhi ridotti a fessura, Ollivander si mosse in avanti. Mosse il palmo aperto davanti alle lunghe scatole, le sue dita si muovevano come se stesse suonando il piano, e poi con un sorriso ne tirò fuori una dalla pila. La scatola nelle mani di Ollivander continuò a tremare anche mentre il negoziante gettava il coperchio sul pavimento.

"Le dispiace?" domandò il vecchio mago.

"Dispiace?" gli fece eco Sirius, le sopracciglia corrucciate.

"Credo questa bacchetta abbia trovato il suo padrone." Ollivander estrasse la bacchetta dalla sua casa con due dita e la estese verso Harry.

Harry la fissò.

"Non ha neanche cinque anni…"

"La bacchetta lo vuole" disse Ollivander; i suoi occhi danzavano dall’eccitazione.

"Ma non sa usarla" Sirius disse, più che altro perché non sapeva cosa dire.

"Sciocchezze" Ollivander schioccò la lingua in segno di disapprovazione. "La maggior parte dei bambini purosangue sono allenati agli incantesimi di base ben prima di mettere piede sull’Espresso per Hogwarts."

"Beh, sì, ma…"

Ollivander sorrise ad Harry. "Va’ pure, Harry. È per te. Fatta apposta per te, credo. Agrifoglio con una piuma di fenice"

Harry guardò Sirius. Non avendo alcuna ragione per negarglielo, Sirius annuì. "Fa’ pure"

Non appena la bacchetta fu posta nel palmo di Harry, i suoi occhi si spalancarono e Sirius quasi cadde mentre un afflusso di magia travolgeva la stanza.

"Posso sentirlo" disse Harry, la sua voce che diventava più alta per l’eccitazione.

Ovviamente, Harry non poteva avere idea di cosa stesse sentendo, ma la magia che fuoriusciva da lui era instintiva: pura e più potente di quelle che Sirius aveva sentito fino ad allora. Neanche alla presenza di Silente aveva sentito qualcosa del genere.

"Bello," mormorò Ollivander.

Sirius poté soltanto guardare in giù verso il suo piccolo figlioccio, troppo sbigottito per parlare. Harry stava facendo un largo sorriso e Sirius realizzò, guardandolo, che non si era mai sentito tanto fiero.

Ollivander incartò la bacchetta di Harry e la rimise nella sua scatola, mentre Sirius lasciava scivolare la sua nuova bacchetta nella manica.

"La fenice che mi ha dato la piuma per la bacchetta di Harry me ne ha data soltanto un’altra" Ollivander disse. "Suppongo abbia un senso..."

"Cos’è che ha senso?" Sirius domandò mentre porgeva abbastanza galeoni per pagare entrambe le bacchette.

Ollivander guardò verso Harry, la cui attenzione era ancora sulla bacchetta incartata con cura.

"La sorella" il costruttore di bacchette disse in modo significativo "è la sua bacchetta: di Lei-Sa-Chi."

Un brivido freddo sembrò percorrere la stanza.

Ollivander sorrise verso il bambino mentre porgeva il resto ad un disorientato Sirius. "Lui è l’unico che è riuscito a battere Lei-Sa-Chi. Ha un maghetto estremamente potente con lei, signor Black."

Le parole restarono nella mente di Sirius mentre lasciavano il negozio e continuavano con le loro commissioni.

L’ultima fermata prima della pausa pranzo fu Il Ghirigoro, un negozio che eccitò Harry quanto Fortebraccio e Ollivander. Le sue dita scorrevano lungo le copertine dei libri con molta più cura di quanto era normale da mostrare per uno di quasi cinque anni.

"Abbiamo una libreria vuota a casa" gli disse Sirius mentre Harry studiava una copertina con su un drago arancione. "Ti mantengo questo mentre cerchi gli altri" Non aveva la pallida idea di quanti libri avrebbe dovuto avere un bambino. "Dovremmo averne venti, probabilmente" decise alla fine. Venti sembravano abbastanza per non far annoiare Harry in fretta. E potevano sempre tornare per prendere altri…

"Per me?" Harry domandò con uno squittio simile a quello che aveva emesso quando Sirius gli aveva accennato della stanza da letto; il libro del drago arancione era già riposto con cura contro il suo petto.

"Non vedo altri bambini qui in giro" disse Sirius fingendo di guardarsi in giro per il negozio vuoto. Sorrise alla confusione di Harry. "Certo che è per te, piccolo. Ecco, prendo un cestello..."

Harry abbassò la testa, ma non prima che Sirius vedesse il suo sorriso. Osservò Harry leggere attentamente i libri e si annotò mentalmente di comprare una di quelle poltroncine su cui il suo figlioccio si stava sedendo, il libro sul drago già aperto sul suo grembo.

"Che bambino adorabile che ha" gli disse un strega bassa con i capelli bianchi mentre ritornava dal retro del negozio. "Suo figlio?"

Sbigottito, gli ci volle qualche minuto per rispondere. "Sì" mormorò alla fine. La donna gli sorrise e posò diversi libri sul bancone per batterli alla cassa.

"Assomiglia a mio nipote. Anche lui ha i capelli neri" disse. Sirius annuì distrattamente. "No, Richard," disse la donna in tono severo al ragazzo dietro il bancone "quello con la rilegatura rossa è per mia nipote, quindi incartalo separatamente, va bene? Le piace l’autore—si chiama Lupin, ma non ha scritto niente in questi anni-"

Sirius tirò su un profondo respiro mentre si voltava.

Il commesso teneva in mano il libro di Remus. The Dark, il romanzo che Remus aveva mandato all’editore pochi giorni prima che Lily e James fossero uccisi.

"È certo che non abbia scritto niente da allora?" Sirius chiese con voce tesa. Sia la strega che il commesso lo guardarono, ma nessuno dei due sembrò trovare strana la domanda.

"Credo che il suo terzo libro dovrebbe uscire tra pochi mesi" disse il commesso "The Dark è il suo secondo romanzo. Ne ha scritto un altro l’anno prima di quello. Credo si chiamasse-"

"Demons" Sirius disse silenziosamente. Il commesso annuì.

"Esatto"

"Oh, conosce i suoi libri, allora?" chiese l’anziana donna "Non ho mai sentito nulla su di lui, ma mia nipote ha adorato il primo libro."

Sirius scosse il capo. "Scusate…" tornò con calma dove Harry era ancora seduto sulla poltroncina. I suoi occhi erano incollati alle pagine mentre dava una scorsa e, con ogni nuova pagina, il nodo alla gola di Sirius cresceva.

Non avrebbe dovuto essere così.

Perfino quando Albus e Poppy gli avevano vietato di alzarsi, dicendogli di continuo che non si era ancora ripreso abbastanza per vedere Harry—men che meno per assicurare i documenti necessari a rendere il tutto legale, Sirius aveva chiesto di Remus. Remus avrebbe potuto vederlo in quelle condizioni. Ma né Poppy né Albus sembravano sapere dov’era.

E non appena Sirius poteva sedersi ed usare le mani, aveva scritto delle lettere. Una ogni giorno. E Poppy gli aveva promesso che le avrebbe spedite. Ma non c’era stata alcuna risposta. Neanche una.

Poppy aveva cercato di rassicurarlo dicendogli che Remus poteva non rispondere per almeno una dozzina di ragioni, ma Sirius non aveva voluto pensare cosa significasse quell’assenza di risposta. Ed ora, sentire che Remus stava bene—almeno bene abbastanza da avere in uscita il suo terzo libro…

Sirius provò ad essere sollevato del fatto che Remus stava bene, ma il suo petto stringeva troppo per sentire qualcosa.

"Ci sono davvero draghi arancioni?"

Sirius si raddrizzò e spinse via il sordo dolore quando trovò i brillanti occhi verdi del suo figlioccio. Sorridendo, camminò verso Harry e si sedette su una poltroncina simile alla sua. "Ci sono anche draghi rossi" affermò, abbassando la voce e sporgendosi verso di lui come se stesse dicendo un grande segreto.

"Davvero?"

"Davvero. Anche d’oro. Vuoi che te lo legga io?"

Harry esitò, ma alla fine fece scivolare il libro verso Sirius.

"Vuoi sederti qui?" chiese Sirius, dandosi dei colpetti sul ginocchio. "Così puoi vedere meglio le immagini?"

Ad Harry ci volle un po’ a scendere dalla poltrona, ma erano soltanto alla terza pagina quando si appoggiò contro il petto di Sirius, come se lo facesse da sempre.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: notevenhere