Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: ludo22    17/10/2015    2 recensioni
La mia storia è ambientata subito dopo che Silas ha fatto la sua comparsa nel mondo dei vivi e Kol, nel presente di Caroline, nel nostro presente (oh santo cielo mi impiccio da sola e non avete ancora iniziato a leggere il capitolo) è già morto. Questa premessa mi è necessaria perché è proprio il minore dei fratelli Mikaelson il mio punto focale.
Bene, se non vi ho scoraggiato e volete proseguire nella lettura mi fa piacere, sennò pace, amore e fantasia.
Personaggi: Klaus\Caroline, Kol, Elijah, Rebekah Mikealson
Genere: Romantico, Avventura, Azione
Avvertimenti: Lemon, AU
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline\Klaus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

In Time 

 

Non appena scesero le scale, furono accolti da un'ovazione che durò secoli, o così parve a Caroline, che, nel più completo imbarazzo, si inchinò leggermente.
<< Splendida festa, mia signora! >> si complimentò un bell'uomo sulla cinquantina, camminando su gambe malferme.
<< Caroline, conosci il governatore di New Orleans? >> Klaus le sorrise, incoraggiante.
<< Credo di si. All'Opera. >> ammise la vampira, arrossendo furiosamente.
Quella sera sembrava non saper fare altro.
La cosa a metterla più in imbarazzo, ovviamente, non erano i complimenti che le rivolsero, piano piano, tutte le più importanti cariche di quella città, quanto gli occhi di Klaus.
Non la lasciavano.
Mai! 
Nemmeno quando si volle togliere il pesante soprabito.
Come diavolo avrebbe fatto a lasciarlo andare, se lui la continuava a guardare in quel modo che le faceva tremare le gambe e le faceva saltare diversi battiti del cuore? 
Era una domanda senza risposta.
La prima delle molte, probabilmente.
E dove diamine si era andata a cacciare Clara?
La festa era a tema: La Divina Commedia.
Caroline doveva averci pensato a lungo e scrupolosamente era giunto alla conclusione Klaus, quando quello stesso pomeriggio il sarto gli aveva fatto vedere la sua creazione per lui.
Un lungo mantello nero, con una maschera che gli copriva tutto il volto, anch'essa nera, ma con qualche screziatura rossa all'interno.
Caroline, invece, era un angelo. 
Un angelo sceso sulla Terra per dannarlo.
Con i lunghi capelli biondi e gli occhi celesti non si era nemmeno resa conto di quanto fosse bella.
Ovviamente, stava facendo di tutto per allontanarla da sé, ma si rese conto che era impossibile.
E non era per il rimorso che provava nei confronti del fratello.
Era qualcosa di più radicato dentro di sé.
Se fino a quel momento aveva sempre evitato di pensare a lei in quel modo, ora, non poté esimersi dal farlo.
Lui l'aveva lasciata entrare nel suo cuore.
E dannazione!
Lui non poteva permetterlo! 
Era Niklaus Mikaelson, terrore del mondo sovrannaturale, per Dio!  
'L'amore è una debolezza, l'amore è una debolezza, l'amore è una debole…' 
Poi lei si girò a guardarlo.
Aveva negli occhi quella luce, così indiscutibilmente sua, loro, così da Caroline, che si dovette fermare per qualche istante.
E capì che aveva già fatto una scelta.
L'aveva tenuta con sé nonostante non sapesse quasi nulla di lei… 

 

Decise di partire con una domanda di riscaldamento, nonostante sapesse che non aveva verbena in circolo.
-Come ti chiami?-
-Caroline Forbes-
-Da dove vieni, Caroline?-
-Mystic Falls, Virginia.- rispose lei, l'espressione vacua.
Il vampiro aggrottò le sopracciglia.
-Come fai a conoscere Mikael?-
-Non lo conosco di persona, ma ho sentito molto parlare di lui.- aveva risposto lei.
-Se non lo conosci di persona, come fai a sapere che morirà?- 
-L'ho visto! Ho visto tu che lo impalettavi e il suo corpo prendere fuoco.-
-Descrivimelo fisicamente.-
-Alto, biondo cenere, occhi azzurri e vestiva elegante.- 
-Basta così!- aveva decretato lui, battendo appena le mani.

 

L'aveva invitata con sé all'opera… 

 

-Allora domani andrete all'Opera?- aveva chiesto lei, innocentemente.
Per qualche secondo aveva addirittura pensato che tutto ciò che Caroline facesse fosse innocente, prima di ricordare…
Lei non era una sua amica.
Avrebbe potuto definirla a stento una minaccia, ma non si poteva mai sapere…  
-Andremo all'Opera. Sei compresa anche tu, Caroline.- l'aveva corretta lui, esibendo un leggero ghigno.
-Cosa? Non sono intenzionata a venire con voi da nessuna parte, tantomeno con Kol o Rebekah. >> aveva risposto lei, fieramente, ma c'era anche qualcos'altro, nella sua voce… Indignazione forse?
E per cosa poi?
Ma se c'era una cosa che Niklaus Mikaelson apprezzava, beh, era il coraggio. 
E quella vampira neonata ne aveva da vendere.
-Bene, ti accompagnerà Elijah >> decise di concederle lui, esibendo un vero ghigno, stavolta. -o odi anche lui, come sembri odiare tutti
noi?-
Caroline arrossì e Klaus sentì il suo cuore battere appena più velocemente.
Nervosismo o collera?
-Perché devo venire anche io?- chiese, al posto di rispondere alla domanda che le aveva posto lui.
Il vampiro si stupì nuovamente di tutto quell'ardimento.
Nessuno, in ottocento cinquanta anni di vita, l'aveva mai sfidato in quel modo.
Fu, quindi, quasi un'esigenza fisica, quella di essere sincero.
-Perché sei bella, forte e luminosa!-
La vide perdersi per qualche istante in qualche oscuro pensiero.
Avrebbe potuto con facilità, entrare nella sua mente e vedere a cosa stesse pensando la vampira, ma ancora una volta, decise di darle il beneficio del dubbio.
-Speravo di farti io da cavaliere, ma se preferisci che sia Elijah a farlo, non mi offenderò di certo.- l'aveva sfidata lui, ghignando sardonico.
Se c'era una cosa che Niklaus era sempre stato bravo a fare era spingere le persone al limite.
-No, no. Accetto volentieri ad essere la tua dama.- aveva sorriso lei, dimostrandosi o più furba o più sciocca di quanto lui credesse.
Bhe era solo una questione di tempo, oramai...

 

Quando aveva ammesso per la prima volta che lei gli piacesse… 

 

Elijah l'aveva presentata a tutte le personalità più illustri ('Illustri? Poteva veramente definire quei quattro topi di fogna illustri?') presenti in quel momento all'Opera, mentre lui era andato al foyer a fare rifornimento di alcool.
Quando, finalmente, erano saliti per l'imponente scala che li avrebbe portati al parco reale, l'aveva vista, per la prima volta, illuminarsi di meraviglia.
-Le poltrone più grandi furono costruite per il Re, la Regina e il primo figlio maschio che la coppia avesse avuto, le sedie invece erano destinate ai servi che, immancabilmente si portavano dietro.- spiegò lui, notando l'evidente disagio che aveva colto la ragazza.
-E se non ci fossero stati il Re o la Regina chi ci si sarebbe messo a sedere?- aveva chiesto lei, meravigliata dalla sua cultura.
-Generalmente nessuno, ma poteva capitare che qualche nobile pagasse per potersi godere la vista.- le aveva chiarito lui, spostando la sedia di mezzo, per poterle permettere di sedersi. 
I suoi occhi si erano illuminati nuovamente guardandolo, ma Klaus non ci aveva fatto troppo caso, perché non appena lei si sedette, la sua sorpresa aumentò ancora.
L'Originale si era limitato a guardarla, sempre più colpito e affascinato.
Quella neonata era capace di risvegliare qualcosa in lui.
Qualcosa a cui non avrebbe saputo dare un nome, ma che c'era.
Qualcosa che premeva dentro di lui, che gli impediva di respirare bene, che gli impediva di focalizzare la sua attenzione per più di qualche minuto su altro che non fosse lei, che gli impediva di...
Nonostante questo, quando lei si era girata per guardarlo, e gli aveva chiesto perché lui la guardasse in quel modo, non aveva potuto fare a meno di risponderle:
-Perché sei bella- fermandosi un istante, come se avesse paura di continuare. -E a me piace guardare le cose belle.-

 

Quando le aveva fatto scegliere l'albero di Natale… 

 

-Allora, quale scegli?- sbuffò l'ibrido, fingendo indifferenza.
Durante il breve viaggio in carrozza che li aveva portati fino ai margini della città non avevano parlato molto, se non un breve accenno alla bellezza di lei quando era finalmente scesa dalle scale della palazzina.
Si erano limitati a guardare fuori dal finestrino e a scambiarsi qualche sguardo imbarazzato quando i loro occhi si incrociavano.
-Ma sono milioni- disse Caroline felice come una bambina il giorno del compleanno.
'E' veramente una creatura unica' pensò Klaus, mentre l'ammirava girovagare su e giù lungo le file di alberi, ma si riscosse dopo qualche secondo, maledicendo mentalmente la sorella. Era colpa sua se adesso vedeva quella ragazza in quel modo o sarebbe successo comunque?
'Sia come sia, è una normale ragazza.'
-Credo di averlo trovato- gli urlò la ragazza dopo qualche ora.
'Era ora' pensò Klaus. Aveva delle cose urgenti da fare in giro per la città e se lo avesse saputo le avrebbe fatte, non sarebbe rimasto ad aspettarla per cinque ore.
-Ma… Ma… E'…- 
-Bellissimo, non trovi?-
-Stavo per dire il più brutto abete che la storia ricordi, tesoro.- commentò Klaus, -Dai guardalo, è orrendo. Ha pochi aghi, è piccolo e storto. Solo tu lo puoi trovare bellissimo.- la prese in giro.
-Tutti meritano un regalo di Natale, e magari salvando questo povero albero l'anima di qualcuno sarà meno nera.- bofonchiò lei, risentita.
-Stai alludendo a qualcuno, amore?- le aveva chiesto lui, ammiccando maliziosamente.
Caroline arrossì e Klaus si stupì di quanto potesse essere ancora più bella con le guance paonazze, ma bofonchiò un qualcosa come:
-So io dove le ficcherei quelle stupide allusioni!-
Al che, lui rise e si convinse.
Se era così certa che sarebbe stata quella la scelta giusta per l'albero di Natale, l'avrebbe assecondata.
Pagò l'albero ed indicò quello che aveva scelto lei. 
Lei, sentendo quelle parole, si girò interdetta e piacevolmente sorpresa, e lui rispose alla sua muta domanda con un:
-Tutti meritano un regalo di Natale, e magari, salvando questo povero albero, l'anima di qualcuno sarà meno nera.-

 

Quando aveva messo da parte il proprio orgoglio, per lei… 

 

-Sapevi chi ero dal primo istante in cui ci siamo incontrati! Sapevi che ero subdolo e cattivo! Anzi, direi che è il caso di iniziare a porre le domande a te, e non a me.- aveva urlato, infuriato con lei, con Elijah, con il mondo, con il destino, che non gli voleva offrire nemmeno quella piccola possibilità, afferrandola per le braccia.
Come in un flashback, si vide passare davanti tutti i momenti che aveva vissuto con la bionda vampira. 
La serata all'Opera, la sua preghiera di chiedergli solo ciò che riguardava Mikael, il loro primo bacio, la sua preghiera di chiedergli solo ciò che riguardava Mikael, l'invito del maggiore, la sua preghiera di chiedergli solo ciò che riguardava Mikael, il momento in cui aveva capito che doveva tramutarsi nella bestia per ricevere un minimo di attenzione, la sua preghiera di chiedergli solo ciò che riguardava Mikael, quando aveva baciato un'altra ragazza, sperando che fosse lei, la sua preghiera di chiedergli solo ciò che riguardava Mikael, le ore che avevano passato insieme, la sua preghiera di chiedergli solo ciò che riguardava Mikael… 
E seppe da dove iniziare a porle le domande.
La verità era che Klaus era debole.
Lo era estremamente.
Nessuno lo guardava come lo guardava Caroline, con un misto di odio e disprezzo. 
Nessuno, dai tempi in cui c'era suo padre a dominare sulla sua famiglia, osava più fargli notare tutte le sue mancanze ed i suoi errori. 
Ed era geloso.
Innaturalmente geloso. 
Di Elijah. 
Di nuovo, il fratello maggiore sembrava essere riuscito a conquistarsi le grazie della donna per cui lui provava qualcosa.
Stava per pronunciare le parole che l'avrebbero fatto odiare per sempre da lei, quando Kol intervenne.
-Nik, basta. Non concluderai mai niente se la soggiogherai ora. Aspetta domattina…-
Ovviamente uno dei due fratelli sarebbe dovuto intervenire, ma Klaus si stupì che fosse stato Kol. 
Kol era da sempre, il menefreghista, quello che si vestiva un giorno si e dieci no, quello che si divertiva a spezzare i cuori delle povere ragazze che finivano, inevitabilmente, per cadere ai suoi piedi… 
-Certo Kol, lasciamole la possibilità di scappare, di nuovo!- aveva ringhiato, voltando appena il viso e interrompendo il gioco di sguardi di puro odio che si stavano lanciando lui e Caroline, stringendola con più forza per gli avambracci, per non farla scappare. -Ho aspettato anche troppo per avere informazioni da lei.- concluse, tornado a girarsi verso la vampira, ma qualcosa cambiò nel suo sguardo, fiero e battagliero, perché Klaus vi fu in grado di leggere un briciolo di paura.
'Finalmente!' fu il suo unico pensiero.
-Niklaus,- Elijah accompagnò il suo nome ad una breve strizzata della spalla, lo fece sussultare. -Ti prego smettila. Stai spaventando lei… e noi.-
Il vampiro si girò, e incontrò prima gli acuti occhi di Kol, che sembravano sorpresi e inorriditi, poi quelli del maggiore.
Gli occhi di Elijah erano da sempre stati, per lui, un terribile promemoria di tutte le cose brutte che aveva fatto, ma mai come in quel momento il vampiro vi colse il terrore e l'apprensione che vi albergavano.
Entrambi i fratelli sapevano che quella sciocca vampira contava qualcosa per lui. 
Entrambi sapevano che se avesse compiuto quel gesto, Caroline non l'avrebbe mai perdonato.
Decise, così, di lasciarla andare, lentamente, mentre sentiva una parte di lui lottare prepotentemente affinché non la lasciasse andare.
-Una notte! E non ti allontanerai dalla villa.- aveva sibilato, soggiogandola e sparendo nelle sue stanze. 

 

Le aveva permesso di decidere la punizione per Genevieve…

 

-Sono viva! Non mi hanno ucciso!- al vampiro venne un po' da ridere, perché era evidente e grazie Caroline!, lo vedo che sei viva e che respiri, e che non hai perso un briciolo del tuo caratteraccio, ma si impose di rimanere serio.
Era lì per dispensare morte e tortura, non per ridere insieme a lei.
-Hanno mancato di rispetto alla mia famiglia, non solo a te Caroline!- optò per dire, mentre si apprestava a sentenziare a morte Genevieve e tutte le streghe della sua congrega.
A Klaus parve quasi di vedere le rotelle girare dentro la testa di Caroline, alla ricerca di un modo… 
-Fammi scegliere la punizione che più mi aggrada per queste sporche streghe, allora!-
Sentì i canini della sua forma vampirica ritrarsi per lo stupore.
Non era assolutamente accettabile che gli chiedesse di sentenziare a morte una persona che aveva insultato ripetutamente la sua famiglia.
-Perché?- chiese, impressionato.
Caroline non era la tipica persona che avrebbe permesso che un'innocente (per quanto quella particolare congrega potesse definirsi innocente) venisse uccisa.
-Perché è a me che sono state inflitte le torture peggiori.- sentenziò Caroline, risoluta. -Liberami,- disse poi. -queste corde alla verbena fanno un male cane.-
Al vampiro non restò che annuire, ringhiando non appena la sua pelle toccò lo spago infetto dall'erba nociva, liberandola dalla costrizione.
-E sia.- mormorò dopo qualche istante, sondando gli occhi limpidi della sua vampira.
-Genevieve, per i crimini da te commessi…- 
Klaus sogghignava soddisfatto.
Aveva sempre amato le donne di potere e Caroline nelle vesti di giudice sarebbe stata perfetta. Con i capelli biondi e nient'altro che cieca furia negli occhi azzurri sarebbe stata perfetta perfino come Regina.
Dopo appena un attimo si stupì del suo stesso pensiero.
Regina? 
No!
Non c'era posto per una Regina nel suo regno.
-…ti condanno…-
Aveva fatto proprio bene a lasciarle decidere la pena per quella strega.
- …all'esilio permanente da New Orleans.- finì sfinita, accasciandosi al suolo.
Come? 
Esilio? 
Aspetta un attimo…
-Non la toccare Klaus. Se vuoi prendertela con qualcuno sono io l'unica responsabile della condanna.- mormorò la vampira prima di svenire dal dolore delle corde e per il fumo, che ancora circolava nei suoi polmoni.   

 

 

Nemmeno volendolo sarebbe più riuscito ad allontanarsi da lei, a smettere di respirarla, a smettere di scherzarci, a smettere di…

 

                            -°°°°-

 

Jaqueline Guerrera sapeva di essere ancora una bella donna, nonostante il passare del tempo.
Nessun uomo, vampiro o lupo o stregone che fosse, aveva mai rifiutato una delle sue avance. 
Non era tanto quello a preoccuparla, quanto il destino del marito.
Sapeva di stare su un cammino impervio, ma nonostante le sue accalorate proteste, Antoine era stato irremovibile.

 

-Chi è il capofamiglia?- le aveva chiesto con tono saputo.
-Tu!- aveva ammesso alla fine, sconfitta.
-Non ti devi preoccupare, amore mio.- aveva cercato di rassicurarla suo marito, abbracciandola stretta, che se non ci avesse fatto attenzione le avrebbe, probabilmente, rotto un paio di costole. -Abbiamo tre Originali dalla nostra. A quanto ci ha detto la ragazza, l'unico rimasto è quel maledetto di un Klaus.-

 

<< Sire >> si inchinò, non appena vide il maestoso profilo del vampiro.
<< Oh, Jaqueline. E' un vero piacere incontrarla qui. >> Klaus le sorrise, un sorriso caldo, che non aveva niente a che fare con tutti i precedenti sorrisi che si erano scambiati negli anni precedenti. << Posso presentarti… >>
<< La vostra nuova conquista? Non c'è n'è bisogno. In città non si parla di altro che non sia lei. >> la donna osservò bene i lineamenti della ragazza che aveva di fronte. 
Banali, fu il primo aggettivo che le venne in mente.
Con quei capelli biondi e gli occhi azzurri, dove credeva di andare?
Di ragazze come lei era pieno il mondo.
Notò che anche la ragazza la stava osservando.
'Mi stai semplificando il lavoro, grazie, tesoro!'
<< Se Vostra Grazia sarebbe così gentile da accompagnarmi al bar… Sa, questi tacchi sono così scomodi… >> disse, evitando la mano che la vampira le porse, con sorprendente nonchalance, come se non se ne fosse minimamente accorta.
<< Ehm… >> Klaus guardò per un paio di istanti il volto della ragazzina che aveva al fianco. 
<< Vai pure, Klaus. Ti aspetteremo qui! >> sorrise quella, adducendo a lei e al bambino che la famiglia Originale aveva adottato, qualche mese prima.
L'umana vide chiaramente il lampo di sfida che intercorse tra lei, la vampira e il bambino. 
Gli occhi del bambino e di quella sembravano dirle come 'Lui è nostro, non ce lo porterai via.'
'Oh, cari, è già troppo tardi, se è a questo che alludete…'

 

                            -°°°°-

 

Mentre Caroline era ancora troppo impegnata a guardare Klaus e quella donna allontanarsi ('E chi mai l'aveva invitata?' rifletté la vampira) Antoine Guerrera le si avvicinò da dietro:
<< Mi concede l'onore di questo ballo, signorina Forbes? O dovrei già chiamarla Regina? >>
Caroline sobbalzò, sentendolo parlare.
Era un maledetto vampiro e non lo aveva sentito arrivare.
<< Ma certo… >> non sapeva come chiamarlo.
Signor Guerrera? Sire? Perché nel 1800 doveva essere tutto così dannatamente complicato?
<< Può chiamarmi Antoine, o signor Guerrera, come preferisci. >> le rispose lui, ghignando sardonico. 
<< E lei può chiamarmi Caroline, o signorina Forbes. >> lo riprese la ragazza, sentendosi, per un secondo, smarrita.
Dov'era Klaus quando serviva?
Ah, certo, con quella maleducata sgualdrina d'alto borgo.
Da lontano li teneva d'occhio e lo vide ridere di gusto ad una battuta della donna.
Come buttava il capo all'indietro, i suoi occhi troppo blu, che si riempivano di piccole rughe agli angoli, il modo che aveva di… 
Antoine Guerrera si schiarì la gola. 
<< Allora, accetta il mio invito, o cosa? >> le chiese, improvvisamente sbrigativo.
Caroline non si era nemmeno accorta che l'orchestra avesse iniziato a suonare.
Dannazione! 
Klaus l'avrebbe uccisa! 

 

-Il primo ballo spetta agli organizzatori della festa!- le aveva ghignato, appena prima di andare a letto.
-Ma io non sono…- era arrossita, dicendo quelle parole, rifugiandosi nel collo del quasi ibrido. 
-Brava?- aveva continuato a ghignare lui. -Lo so. Per questo prenderai lezioni dal meglio sulla piazza.-
-Che sarebbe?- aveva chiesto lei, infastidita, staccandosi definitivamente dal corpo del vampiro, per rifugiarsi nella sua parte del letto. 
Non le piaceva l'idea di mettersi nelle mani di qualcun altro.
Ovviamente a lui non era piaciuta l'improvvisa separazione dei loro corpi, perché la sovrastò a velocità vampirica e quando lei stava per protestare ed alzare gli occhi al cielo, lui le aveva dato un bacio da mozzare il fiato, prima di continuare a parlare:
-Ho pensato che non ti piacesse prendere lezioni da qualcuno che non fosse della famiglia, quindi, in mancanza di El… mio fratello, -si era corretto velocemente Klaus, perdendo per un istante il ghigno che lo contraddistingueva dal fratello nobile. -ho considerato Marcellus.- 

 

<< Sono sicura che il suo… ah 'accompagnatore' non farà troppe storie! >> la rassicurò lui, ma c'era sempre quell'ombra di sarcasmo malcelato quando parlava di Klaus, porgendole il braccio.
<< Non ne sono così sicura! >> asserì la ragazza, accettando l'arto che il licantropo le aveva gentilmente offerto.
<< Avete fatto uno splendido lavoro, Caroline. >> le sussurrò l'uomo all'orecchio, facendole venire i brividi. 
Non brividi di piacere, ma di paura.
<< Grazie! >> disse lei con voce appena tremante.
L'uomo sorrise appena.
<< E poi siete bellissima. Il bianco vi dona particolarmente. >> continuò, suadente.
<< Ehm grazie! Ma sono impegnat… >> perché c'era esitazione nella sua voce?
Era vero, dannazione! 
Lei stava con Klaus. 
Certo, non avevano ancora chiarito cosa fossero, ma ciò non cambiava cosa provava per l'Originale.
<< Vi trovate bene con la famiglia Originale? >> le domandò il licantropo.
<< Si. Sono la mia famiglia. >> rispose, non volendo dare troppa corda all'uomo.
<< Quindi pensate che Klaus vi difenderà sempre e comunque? >> 
Caroline ci pensò per qualche istante… 

 

Era appena scappata da Alaric e si era voltata verso l'aula dove era stata tenuta prigioniera, Elena non l'aveva seguita.
Dove poteva essere, dannazione?
Non era abbastanza forte per fare alcunché, specie se si trattava di combattere con il supremo cacciatore. 
Concentrò tutta la sua attenzione sul suo udito.
Niente. 
Poi si sentì trascinare con una forza impressionante ed una mano a coprirle la bocca.
Tentò di urlare prima di riconoscere l'odore della pelle e il leggero profumo del dopobarba.
Era Klaus. 
Per quanto potesse essere più al sicuro con lui che con Alaric, le parole che le rivolse lui le mandarono brividi caldi lungo tutta la spina dorsale.
-Shhhh, shhhh va tutto bene, va tutto bene, sono io, va tutto bene, sei al sicuro.- aveva mormorato, togliendo delicatamente la mano dalla sua bocca, per lasciarla scivolare poi dolcemente sul suo collo, l'altra le teneva saldamente il braccio. 
In una qualsiasi altra situazione, qualsiasi davvero, Caroline avrebbe attaccato il suo assalitore! 
Sia che fosse stato Klaus o che fosse stato Stefan! 
Ma, in quel momento, la giovane realizzò che non gli voleva fare del male.
Certo se Alaric l'avesse ucciso i suoi problemi sarebbero notevolmente diminuiti, ma non sarebbe mai stata lei quella che gli avrebbe puntato il metaforico coltello alla gola.
E non perché avesse paura di lui! 
Caroline non aveva mai avuto paura di lui.
O meglio ne aveva, ma non era mai in relazione alla sua mente.

Damon l'aveva soggiogata, l'aveva usata, aveva abusato di lei.
Klaus non l'avrebbe mai fatto.
E non perché non potesse farlo, le era stato chiaro da principio.
Lui non voleva soggiogarla
Lui voleva conquistarsi la sua fiducia.
Lui voleva essere degno di essere amato da lei.
Fossero passati anche mille anni, Klaus non si sarebbe mai piegato al vile desiderio di vederla inerme, come una bambola di pezza.   
-Salveremo Elena, tu vai a casa e rimani dentro. Hai capito?- aveva continuato a sussurrare lui con la sua voce accentata che quando era in ansia rimarcava ancora di più.
-Mi hai capito?- aveva detto poi a voce leggermente più alta, perché non aveva risposto, voltandola.
Si sentiva imbambolata come un pupazzo, mentre lui sondava i suoi occhi chiari, alla ricerca di tutto il dolore che doveva aver passato in quelle poche ore. 
Se c'era una cosa di cui Caroline era sempre stata certa era che Klaus non era il tipo d'uomo che lasciava andare le cose.
Specie se qualcuno provava a rivolgergli un qualunque affronto.
Le venne voglia di provare a dirgli di non fare del male a Ric, che non era colpa sua, che era inutile e che il dolore era passato, ma non c'era abbastanza tempo, non c'era abbastanza tempo, non c'era abbastanza temp… 
Annuì e disse solo: 
-Grazie.-
Klaus aveva scelto di nuovo lei! 
I Salvatore, al posto suo, l'avrebbero interrogata subito sulle condizioni in cui versava la sua migliore amica, lui no.  
Lui la sceglieva, continuamente.
Aveva scelto di salvarla, senza chiedere nulla in cambio, quando Tyler l'aveva morsa. 
Aveva scelto lei al ballo della sua famiglia. 
Aveva scelto di seguirla fuori dal Grill, pur immaginando che lei avesse accettato non perché realmente interessata a farsi conoscere da lui, ma per farle fare, per l'ennesima volta, la piccola distrazione bionda.
Aveva scelto lei anche il giorno prima… 
Non importava a cosa stesse per andare incontro. 
Non importava nemmeno a cosa avrebbe dovuto rinunciare.
Lui continuava a sceglierla. 
'Non morire, fai attenzione, ti prego!' cercò di trasmettergli attraverso gli occhi. 
Lui sembrò capirla perché le rivolse un'occhiata tra il sorpreso, il toccato e il preoccupato, prima di tirare un sospiro leggermente più forte del normale e sparire.

Caroline aveva seguito la figura di quello che le avevano detto essere un mostro (e che non lo era, non con lei, non per lei) finché non aveva voltato l'angolo e si era sentita improvvisamente vuota, dove prima c'erano le braccia di Klaus a sostenerla… 

 

<< Come le ho già detto, siamo una famiglia! Facciamo errori, ma diciamo anche mi dispiace quando serve, ridiamo, ci diamo seconde possibilità, perdoniamo e spesso ci urliamo addosso, ma siamo pazienti. Lo siamo molto. Ci amiam… >> Caroline non finì mai di dire quella parola al Guerrera, non perché non ci credesse, ma perché non era sicura di cosa provasse Klaus per lei.
Certo la perdonava, la viziava, la faceva sentire unica e speciale, ma non le aveva mai detto cosa provava veramente per lei. << Siamo una famiglia, insomma. >> aggiunse arrossendo.
<< Sembrereste essere quella perfetta. >> ammise il licantropo ghignando.
Caroline sentì le guance raggiungere un livello di rosso che difficilmente si era sentita anche da umana, ma non rispose.  
<< Credete nell'anima gemella? >> chiese il licantropo di punto in bianco.
Caroline non seppe cosa rispondere.
Pensò per qualche secondo alla domanda dell'uomo.

Una persona incontra migliaia di persone e nessuna di esse la tocca veramente.
Poi ne incontri una e la tua vita cambia.
Per sempre.

<< Si >> rispose alla fine.
Klaus aveva cambiato la sua vita.
In un modo che lei riteneva impossibile, ma l'aveva fatto.
La sfidava, le faceva mettere tutto in discussione, la stupiva, la costringeva a vedere la realtà con occhi sempre nuovi, la stimolava… 
E lei era abbastanza certa di fare lo stesso per lui… 

 

-Dai, andiamo a caccia!- le aveva sussurrato piano contro la pelle del collo.
-Sono contraria all'uccisione di poveri umani innocenti.- aveva ribattuto lei, decisa e fiera.
Aveva letto nello sguardo di Klaus quella luce che solo a lei riservava quando lo sfidava.
-Intendevo dire caccia di animali. So che non bevi il sangue degli inutili esseri umani!- aveva risposto lui, orgoglioso e già pronto alla battaglia.
-Hai una tecnica tremenda.- le aveva ghignato lui, non appena si era tuffata sulla sua prima preda, un povero ed ignaro cerbiatto. 
La mezz'ora successiva fu un continuo di alzate di occhi, per Caroline, che lo trovò oltremodo irritante e noioso e inutile (non era sua abitudine mangiare animali).
Aveva appreso direttamente dal migliore d'altronde: Stefan.

 

 

Se qualcuno le avesse detto, solo sei mesi prima, che avrebbe dormito nel letto del suo nemico, di colui che aveva ucciso Elena e la mamma di Tyler e Jenna Sommers, che aveva fatto spegnere le emozioni di Stefan, gli avrebbe dato del pazzo e l'avrebbe mandato a quel paese.
Ma ciò era successo!
Ciò era reale!   

<< Io credo nella teoria del singolo proiettile. >> replicò seraficamente l'uomo.
Notando l'occhiata sorpresa della ragazza, elaborò:
<< Beh, ci sono molti tipi di amore nel mondo. Ma c'è un'unico proiettile, con inciso sopra il nome di ciascuno di noi! Se sei così fortunata da essere anche solo sfiorata da quel proiettile, puoi stare certa che quella ferita non guarirà mai più. >> finendo di parlare le fece fare un casqué, che la portò a stringersi più saldamente contro le braccia dell'uomo.
L'uomo ne approfittò per farsi ancora più vicino a lei.
<< Mi lasci, subito! >> sibilò la vampira.
<< Altrimenti? Rischieresti seriamente di mordere il più importante membro della famiglia di licantropi dell'intera Louisiana? >> 
Era tutto calcolato, pensò Caroline.
Fortunatamente, in quel momento, dalle spalle del lupo mannaro, comparve una figura terribilmente familiare.
<< Caroline? >>
<< Klaus? Grazie a Dio! >> disse la ragazza, mentre il Guerrera la riportava lentamente in piedi.
Troppo lentamente! 
Il vampiro ringhiò.
Una minaccia sufficiente a far retrocedere il Guerrera, che si scusò, prima di allontanarsi.
<< Credevo che ti avessero ucciso! Stupido di un vampiro Originale. >> sbuffo lei, mentre Klaus la avvolgeva con le sue forti braccia e la faceva ballare.
<< Dove ti eri andato a cacciare? >> continuò a chiedere Caroline.
Il vampiro scrollò le spalle.
Non ne voleva parlare, messaggio chiaro! 
Le fece fare una lenta giravolta, mentre la giovane era troppo impegnata a pensare a ciò che aveva fatto quello sporco di un licantropo. 
Le parve strano che lui non gli avesse strappato entrambe le braccia, solo per averla toccata, ma Klaus era, da sempre, un uomo pieno di sorprese. 
<< Grazie, per essere sempre il mio personale salvatore. >> sussurrò contro la sua spalla, appoggiandovi la testa.
Lui si limitò ad annuire.
Non fece una delle sue stupide battute sarcastiche sul fatto che, di questo passo, si sarebbe fatto odiare da tutta la comunità sovrannaturale di New Orleans, o sul fatto che lei era per eccellenza la damigella indifesa.
<< Klaus, va tutto ben… >>
Fu in quel momento che le labbra di Klaus scesero sulla sua bocca.
Tutto ciò che successe dopo fu un ammasso confuso di suoni e colori, sovrastato da un ringhio belluino, che Caroline aveva sentito tante volte…

 

 

N/A 

 

Ho dovuto dividere il capitolo in due parti! 
Lo so, sono una cretina, ma che ci posso fare?
Vorrei anche aggiungere che non tutto è sempre quello che sembra e che un'altro personaggio sta per entrare in azione (altri due, e li conoscete entrambi!). 
Ah e anche che il ricordo di Caroline, quello del 'Sei salva', l'ho aggiunto all'ultimo, perché amo immensamente JoMo e la sua pronuncia perfettamente inglese (oltre al significato intrinseco delle sue parole: 'Va tutto bene, va tutto bene, sono io, va tutto bene, sei salva.', per me hanno sempre significato più del momentaneo salvataggio di Caroline. E' quasi come se lui le stesse dicendo, 'Stai tranquilla, stai tranquilla, non permetterò che QUALCUNO ti faccia del male, stai tranquilla, con me sei al sicuro.' e diciamocelo, ragazze, potremo essere tante cose, ma alla voce di JoMo NON si può e non si deve resistere!) 
Chiedo perdono anche per tutti gli eventuali errori di grammatica, di punteggiatura e chi più ne ha più ne metta, ma sto malissimo (il raffreddore sarà la mia condanna definitiva sigh!).
Un bacio 

Ludovica

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: ludo22