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Autore: Scarl_Bloom 94    17/10/2015    4 recensioni
Una bambina viene trovata a Bosco Atro da Legolas e da suo padre Thranduil. Le viene dato il nome di Lùthien e successivamente portata a Reame Boscoso. Lùthien cresce insieme al figlio del sovrano e col tempo il loro legame si rafforzerà. Quello che ha sempre visto come un fratello maggiore si rivelerà essere qualcosa di più.
Nessuno però conosce la sua vera identità. Passo dopo passo tutti i segreti verranno svelati.
In questa Fan Fiction ripercorreremo i fatti narrati ne "Lo Hobbit" e ne "Il Signore degli Anelli", dal punto di vista degli Elfi.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Light into Darkness'
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La Figlia della Foresta

 

13. Chi non ha mai amato non ha mai vissuto

 

Lùthien rimase aggrappata saldamente al suo Elfo per tutta la durata del viaggio. Non poteva fare a meno di ripensare alle parole di Smaug, erano diventate un tormento. Per quanto si sforzasse di credere il contrario, sapeva bene che quel Drago aveva ragione. Per anni e anni si era chiesta quale fosse il suo vero destino, a quale razza appartenesse, e perché era stata abbandonata. Forse, era giunto il momento, per lei, di venire a capo di tutta la sua storia. Poteva sapere chi era in realtà, e a quale scopo era stata creata. Tuttavia, la paura di poter far del male a tutti quelli cui voleva del bene, non le dava pace. In cuor suo, sentiva che, presto o tardi, qualcosa in lei si sarebbe scatenato, qualcosa di malvagio, e la cosa che più la premeva era di tenere Legolas alla larga, per evitargli del dolore di qualsiasi genere. Perché fare del male a lui, equivaleva a fare del male a sé stessa.

 

« Non giudicare tuo padre » gli disse, rompendo quel lungo silenzio « tutto quello che ha fatto, lo ha fatto per te. »

« Sei troppo buona con lui » la riprese l’Elfo « dimentichi tutto il male che ha causato ad entrambi? Come posso perdonarlo? »

« Perché ti ama, Legolas. Ha solo cercato di proteggerti » proseguì « Sire Thranduil ha sempre saputo che dentro di me si nascondesse qualcosa di oscuro e malvagio. E’ stata la paura che avrebbe potuto succederti qualcosa a spingerlo ad allontanarmi da te. E come biasimarlo? »

« Mi ha fatto del male! » tuonò Legolas « per secoli ho vissuto nella rabbia e nell’odio. Un genitore non dovrebbe fare questo. »

« A volte, pensando di fare la cosa giusta, commettiamo degli errori » lo corresse Lùthien « ma ciò non toglie che tuo padre ha agito solo per il tuo bene. E se ha sbagliato a dividerci, questo non lo so, forse, sarebbe stato meglio se non ci fossimo mai rincontrati. »

« Perché dici questo? » le chiese lui, fermando il cavallo.

Lei si aggrappò ancor di più al suo corpo, premendo le labbra sulla schiena dell’Elfo « ho paura che tuo padre abbia avuto ragione ad allontanarci. »

« No! » esclamò l’altro « smettila, sei solo spaventata. Non sai quel che dici. Dimentica le parole del malvagio. »

« E come posso dimenticarle? Per tutta la vita non ho fatto altro che chiedermi chi sono! Nella mia testa, a volte, sento una voce, oscura e cattiva. E questa voce mi chiama. Pronuncia “Tinuviel”. »

« Scopriremo chi è che ti chiama » le promise Legolas, mentendo. Egli sapeva chi era, in realtà, l’Oscuro Signore di cui parlava Smaug.

« Sono stata creata dal Male » continuò lei.

 

L’Elfo non sapeva più cosa dire per tranquillizzarla. Qualunque fosse la sua vera natura a lui non importava, il suo unico obbiettivo era quello di non perderla, per nessun motivo al mondo. Anche il suo animo era turbato, vederla soffrire lo faceva sentire impotente. Non poteva far nulla per convincerla del contrario di quello che pensava, in quel momento. Tutta colpa di quel Drago, pensò. Se fosse rimasto con la bocca chiusa, a quell’ora, Lùthien non avrebbe avuto cattivi pensieri a tormentarla. E il tormento di lei era anche il tormento di lui. Anche se sapeva che, sicuramente, Smaug aveva detto la verità, non poteva credere che Lùthien fosse il frutto del Male, e si ostinava a pensare che, dietro tutta quella faccenda, si nascondesse qualcos’altro, e che ci fosse un grosso sbaglio. Comunque sarebbe andata quella storia, avrebbe fatto di tutto per proteggerla, persino sacrificare la sua stessa vita. Non avrebbe esitato un solo attimo a sacrificarsi per lei.

Durante la cavalcata, d un tratto, Lùthien chiese all’Elfo di fermarsi. Lui lo fece subito, ma un istante dopo la ragazza scivolò dal cavallo e cadde a terra. Legolas accorse immediatamente in suo soccorso, spaventato e confuso. Lùthien si teneva la testa tra le mani, ed era chiaro dal suo volto sofferente che stava impazzendo dal dolore.

« Tre anelli  ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende … » udì queste esatte parole, provenienti dalla stessa oscura voce.

« Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra … » proseguì l’Oscuro Signore.

« Nove agli Uomini Mortali che la morte attende … » continuò un’altra voce, che a Lùthien parve tanto di una donna.

 

E pian piano alle voci si unì l’intera visione di quello che stava accadendo. Vide Gandalf, ferito, tra le braccia di una Dama, e quest’ultima circondata da alcuni cavalieri neri. Lùthien sentiva il cuore esploderle.

« Basta! » urlò al culmine della disperazione.

Legolas l’avvolse tra le sue braccia, non sapendo come poter agire per alleviare le sue sofferenze.

« Non puoi combattere l’ombra … » parlò di nuovo l’Oscuro « una luce … da sola, nelle tenebre. »

 

L’Elfo sentì il corpo di Lùthien bruciare e, nel timore di perderla, poggiò le labbra sulla sua fronte, come se con quel semplice gesto potesse far scomparire ogni ombra. Tuttavia, successe qualcosa di impensabile. Ben presto, anche Legolas divenne spettatore di quello che stava accadendo, e riconobbe all’istante Dama Galadriel. Si irrigidì  per il pericolo che la donna stava correndo.

« Ma io non sono sola » rispose la Dama.

 

Dalle tenebre spuntò un cavaliere, il quale impugnò la spada, pronto per la battaglia. L’Elfo in questione altri non era che Sire Elrond, di Gran Burrone. Ma non fu il solo ad arrivare in aiuto di Dama Galadriel, infatti, dalle altre tenebre arrivò uno stregone: Saruman il bianco.

« Necessiti di assistenza, mia Signora? » domandò il Mago.

E a quella domanda seguì una vera e propria lotta, tra la luce e le tenebre.

« Saresti dovuto restare morto » esclamò Elrond, un attimo prima di scendere in battaglia.

Sia Saruman che Elrond affrontarono senza alcuna difficoltà i servi del Male, distruggendoli uno ad uno.

Dama Galadriel, invece, era molto preoccupata per le sorti di Gandalf.

 

« Mithrandir » pronunciò il suo nome accarezzandogli il viso, colmo di ferite « ritorna » sospirò chinandosi per baciargli la fronte.

Lo stregone riaprì gli occhi, con uno scatto improvviso. « E’ … è qui » cercò di dire.

«» annuì la Dama « l’Oscurità è tornata. »

 

In quel momento, nel bel mezzo della battaglia, arrivò, trainato dai suoi conigli, Radagast il Bruno. « Gandalf! » lo chiamò quello « salta su! »

« E’ debole » lo informò Galadriel « non può restare qui, gli sta prosciugando la vita.»

Tuttavia, Gandalf, afferrò la mano della Dama, esprimendo con quel gesto il chiaro desiderio di non volersi separare da lei. « Vieni con me, mia Signora. »

Lei si addolcì, e lo guardò con una strana luce negli occhi. Tuttavia non poteva andarsene, doveva rimanere lì ed affrontare l’Oscurità. Staccò la mano dello Stregone, e ordinò a Radagast di portarlo via. Quest’ultimo obbedì immediatamente.

Nel frattempo, Sire Elrond e Saruman erano riusciti a sconfiggere tutti i loro nemici. Il Signore di Gran Burrone si affrettò a correre in aiuto di Dama Galadriel, ormai a terra priva di forze. Ma la battaglia non era finita lì. Nell’Ombra apparve proprio lui: l’Oscuro Signore, avvolto dalle fiamme.

« Sta avendo inizio » li informò « L’Est cadrà. Così il Regno di Angmar s’innalzerà » proseguì « Il tempo degli Elfi è finito. L’Era degli Orchi ha inizio. »

E a quelle parole, Lùthien urlò con tutta la forza che aveva in corpo. Legolas percepì l’intensità del suo dolore, e la strinse ancora di più a sé, come nel voler trattenerlo.

 

« Tinuviel si unirà a me » continuò « Regneremo insieme, e semineremo tenebre e fiamme per tutta la Terra di Mezzo. »

 

Lùthien smise di urlare, e Legolas, stupito, aprì gli occhi. Quelli della Figlia della Foresta erano spalancati, avvolti nell’Oscurità, e vuoti.

Tuttavia, tutto ciò durò solo alcuni istanti, Dama Galadriel si rimise in piedi, avvolta da una strana luce, e alzò una mano contro l’Oscuro Signore.

« Tu non hai alcun potere, qui, servo di Mordor » pronunciò avanzando « tu sei senza Nome, senza Volto, senza Forma, ritorna nel vuoto da cui sei venuto! »

La Dama scacciò via L’Oscuro Signore, costringendolo a fuggire. Un attimo dopo, però, senza forze, si lasciò cadere a terra. Re Elrond corse subito in suo soccorso, prendendola tra le sue braccia, così da evitarle l’impatto con il terreno.

 

« Siamo stati ingannati » rifletté.

« Lo Spirito di Sauron ha resistito » rivelò Dama Galadriel.

« Ed è stato bandito » aggiunse Saruman.

« Fuggirà verso Est » proseguì la Dama.

« Gondor deve essere avvertita » suggerì Elrond « devono mettere guardie sulle mura di Mordor. »

« No » lo fermò lo Stregone bianco « bada a Lady Galadriel. Ha consumato molto del suo potere, le sue forze vengono meno » constatò « portala a Lotlhorièn. »

« Mio Signore Saruman, occorre dargli la caccia e distruggerlo, una volta per tutte » insistette l’Elfo.

« Senza l’Anello del Potere, Sauron non potrà più osare il dominio sulla Terra di Mezzo » gli ricordò quello « andate, ora. Lasciate Sauron a me. »

 

Lùthien tornò in sé, e i suoi occhi ripresero pian piano il loro colore di sempre. Legolas tirò un sospiro di sollievo vedendola ritornare come prima, e l’attirò a sé per tenerla ancora tra le sue braccia.

 

« Dobbiamo proseguire » disse lei, regolarizzando il respiro.

« Tu non stai bene » la riprese l’Elfo « devi riprenderti. »

Lùthien lo scansò e si rimise in piedi « sto bene, è questo il problema. »

Legolas la osservò, senza capire il significato di quelle sue parole. Pensò che fosse inutile continuare a persuaderla nel rimanere, perciò ripresero subito la cavalcata verso Nord. E durante il tragitto non parlarono di quello che era accaduto poco prima, e di quello che entrambi avevano visto e sentito. Soprattutto Legolas non riusciva a spiegarsi il perché, toccandola, fosse riuscito a sentire il suo stesso dolore. E, tra tutta quella confusione, non pensò che, forse, più che a Nord c’era urgenza di andare verso Est.

 

Quando arrivarono a destinazione, entrambi scesero da cavallo e proseguirono a piedi, fino a nascondersi dietro ad alcune rocce, intenti a guardare il panorama che si presentava davanti ai loro occhi.

 

« Gundabad » commentò Lùthien « che cosa c’è dall’altra parte? »

« Un vecchio Nemico » rispose l’Elfo « l’antico Regno di Angmar. Questa fortezza, una volta, era la sua roccaforte. E’ dove tenevano le loro grandi armerie. Dove forgiavano le armi da guerra. »

« Una luce! » esclamò lei « ho visto del movimento. »

« Attendiamo la copertura della notte » consigliò L’Elfo.

Lei lo guardò fidandosi ciecamente. Lui le si avvicinò sfiorandole le labbra con le proprie.

« E’ un luogo letale, Lùthien » l’avvertì « in un’altra Era la mia gente ha mosso guerra a quelle Terre » si fermò, come scosso da un terribile ricordo « mia madre è morta lì. »

Lùthien si sentì morire. Alzò una mano per toccare il viso dell’Elfo, e quest’ultimo si lasciò andare chiudendo gli occhi. « Mio padre non ne parla, c’è una tomba … ma è vuota. Non ho alcun ricordo di lei. Nulla. »

« Sarebbe stata orgogliosa di te » sussurrò Lùthien trattenendo a stento le lacrime « così come lo è tuo padre. »

Legolas le si avvicinò e prese a baciarla dolcemente. E quel bacio delicato, ben presto, si trasformò in un tripudio di passione e desiderio. Si baciarono così a lungo che, entrambi, non si resero conto del tempo che trascorreva inesorabile.

A un certo punto, però, Lùthien si staccò dalla bocca dell’Elfo « non possiamo stare qui, dobbiamo darci una mossa. »

In quel preciso istante, dalla fortezza uscì uno sciame di pipistrelli, cogliendoli di sorpresa.

« Quei pipistrelli sono stati allevati per un solo scopo » commentò Legolas.

« Per quale scopo? » domandò lei.

«  La guerra. »

E, mentre lo sciame di pipistrelli si dirigeva verso Est, dalla fortezza apparve un esercito di Orchi, pronti per l’imminente guerra, guidati da Bolg.

« Dobbiamo avvertire gli altri! » esclamò Lùthien.

« Sempre che non sia troppo tardi » le disse Legolas, afferrando la sua mano e correndo insieme verso il cavallo « presto! »

 

Presero a cavalcare a grande velocità, colmi di timore. Lùthien era in pena per i propri amici, temeva che non li avrebbe mai più rivisti. Inoltre c’erano ancora tantissime domande a cui cercava delle risposte. Sapeva che l’Oscuro Signore aveva bisogno di lei, ma molte cose le erano ancora sconosciute.

« Promettimi una cosa » le disse Legolas d un tratto.

« Cosa? » domandò.

« Che succeda quel che succeda, non permetteremo a nessun altro di separarci di nuovo. »

Lùthien non parlò, rimase in silenzio, come se quella promessa fosse troppo grande per lei.

« Promettimelo » insistette l’Elfo.

« Legolas » lo richiamò « ne parleremo in seguito. »

« Se pensi che ti lasci andare di nuovo, ti sbagli di grosso » l’avvertì « ti seguirò fin in capo al mondo. »

« Che Elfo stupido » commentò lei sorridendo.

 

Dopo ore e ore di cavalcata, finalmente, giunsero ai piedi della Montagna Solitaria. Qui, si ritrovarono nel pieno di una battaglia, nella quale erano coinvolti ben quattro eserciti. Entrambi videro Gandalf, e furono felici di saperlo vivo.

 

« Oh! » esclamò lo Stregone « L’incantatrice e il Verdefoglia. Di nuovo insieme. »

« Risparmia le tue battute fuori luogo per un altro momento » lo consigliò Lùthien, un istante prima di abbracciarlo « mi sei mancato tanto, stregone da strapazzo. »

« Anche tu, mia piccola Figlia della Foresta » ricambiò.

« C’è una seconda armata » li informò, nel frattempo, Legolas « Bolg guida una forza di Orchi di Gundabad, sono quasi su di noi. »

« Gundabad » ripeté lo stregone « era il loro piano sin dall’inizio » rifletté « Azog impegna le nostre forze, e poi Bolg sopraggiunge da Nord. »

« Dal Nord! » esclamò qualcun altro, spuntando da dietro Gandalf « dov’è il Nord esattamente? »

Era il piccolo Hobbit, Bilbo Baggins.

« Colle Corvo » fu la risposta dello stregone.

« Colle Corvo? » chiese lo Hobbit « ma c’è Thorin lassù! E Fili, e Kili! »

Lùthien guardò verso quella direzione, e così fecero anche tutti gli altri. I suoi amici erano in serio pericolo, doveva far qualcosa per salvarli.

Si mise a correre, come una furia, quando, all’improvviso, il suono del corno degli Elfi di Reame Boscoso la interruppe. Si ritrovò davanti ben che meno che Sire Thranduil. Voleva ritirarsi dalla battaglia e, così facendo, lasciare i Nani al loro destino, come già aveva fatto in passato.

« Tu non andrai da nessuna parte » affermò Lùthien, bloccandogli il cammino « non questa volta. »

« Togliti di mezzo, ho già perso mio figlio a causa tua! » tuonò il Re.

« I Nani saranno massacrati » insistette lei.

« Sì, moriranno. Oggi, domani, fra un anno, tra cento anni da ora, che differenza fa? Sono mortali. »

Quelle parole erano state dette per far del male a Lùthien. Il Re era a conoscenza del legame che la univa alla compagnia dei Nani, e in particolare a uno di loro.

« Tu credi che la tua vita valga più della loro? » domandò Lùthien, puntandogli l’arco contro « quando in essa non c’è amore. Hai fatto del male a tuo figlio, sangue del tuo sangue. Non c’è amore in te. »

Thranduil perse il controllo, e con un abile gesto, tagliò in due l’arco di Lùthien. « Che ne sai tu dell’amore? » chiese, con aria minacciosa puntandole contro la spada « niente! Quello che provi per mio figlio non è reale. Tu credi sia amore? Sei pronta a morire per lui? »

Quelle parole l’avevano pietrificata completamente. Come osava? Dopo tutte le sofferenze che lei e Legolas avevano patito in quei secoli per causa sua, come poteva dire questo?

All’improvviso, un’altra spada s’interpose a quella del Re.

« Se le fai del male, dovrai uccidermi » lo minacciò suo figlio, lasciando il sovrano di Reame Boscoso a bocca aperta.

E quelle brevi parole riuscirono a disarmare Re Thranduil.

« Vengo con te » le disse l’Elfo, un istante dopo.

Entrambi si misero a correre, per andare in soccorso dei Nani. Percorsero il ponte che li separava dalla Torretta di Colle Corvo, sulla quale stavano combattendo Thorin e gli altri. Intanto era giunto anche lo sciame dei pipistrelli che entrambi avevano visto a Gundabad. Legolas afferrò la mano di Lùthien, facendole capire di fare presto. La ragazza intravide Kili alle prese con Bolg e, subito, staccò la sua mano da quella dell’Elfo per andare in soccorso dell’amico. Legolas rimase disarmato dinnanzi a quel gesto, e per un istante perse di vista l’obbiettivo della battaglia.

Lùthien tirò fuori la sua spada, ma, proprio in quel momento, l’Orco infilzò il piccolo Nano con la sua ascia.

« Kili! » urlò in preda al panico.

Il Nano volse l’ultimo sguardo verso di lei, per poi chiudere gli occhi per sempre. Lùthien si scagliò contro il Mostro, accecata dalla rabbia. Tuttavia Bolg riuscì a colpirla sbattendola contro la parete.

« Tinuviel » disse l’Orco « non posso ucciderti. »

Lei si alzò subito e provò di nuovo a colpirlo. L’odio verso il Nemico le impediva di combattere a mente lucida. Il Mostro la afferrò dai capelli sollevandola da terra.

« Il mio Signore ti vuole » proseguì « il Regno delle Tenebre ti attende, Tinuviel. »

« Lasciami! » urlava lei, nel frattempo « io non servirò mai il Male! »

Lui rise « Presto il Male, l’Oscurità, e le Tenebre si risveglieranno in te. Non puoi controllarli. La tua vera natura verrà fuori, senza che tu possa fermarla. Diventerai ciò che sei nata per essere. »

« Preferire morire piuttosto! »

D un tratto, Lùthien si ritrovò a terra, e solo dopo alcuni istanti si rese conto che qualcuno aveva colpito l’Orco. Quel qualcuno era esattamente Legolas.

« Noi due abbiamo un conto in sospeso, mi sembra » ringhiò l’Elfo « stavolta non potrai scappare, Bolg. »

Il Mostro si arrabbiò tremendamente. Legolas tirò fuori la spada e iniziò la sua battaglia contro Bolg. Nel frattempo, Lùthien, corse verso il corpo senza vita di Kili. Pianse stringendo a sé il piccolo Nano, e si maledisse per non averlo salvato. Poi, iniziò a pensare che fosse tutta colpa sua, e rifletté con paura alle parole di Bolg. Presto, le Tenebre avrebbero preso il sopravvento su di lei, non c’era niente che avrebbe potuto impedirlo. Si guardò intorno, persa e disperata, e non vide altro che distruzione. Gli occhi le si riempirono di lacrime, e si sentì tremendamente impotente e colpevole, come se la causa di tutto quel Male fosse proprio lei. Si alzò e andò alla ricerca di Legolas. L’Elfo e L’Orco stavano ancora combattendo, e né l’uno né l’altro avevano intenzione di arrendersi. Lùthien alzò di poco lo sguardo e intravide Thorin alle prese con Azog. Il Nano sembrava avere la peggio, ma Legolas decise di accorrere in suo aiuto, avendo momentaneamente messo Bolg al tappeto. Tuttavia Lùthien gli andò incontro, con la testa in fiamme e il corpo tremante, e, quando vide l’Orco spuntare alle spalle dell’Elfo con l’ascia tra le mani, si mise a correre come mai aveva fatto in vita sua. Si parò davanti all’Elfo, nel medesimo istante in cui quest’ultimo, percepita la presenza del Nemico alle spalle, si era voltato per difendersi.

L’ascia del Nemico andò a segno, il suo obbiettivo no, perché l’arma trafisse non l’Elfo, ma Lùthien.

Lo sguardo di Legolas si trasformò in puro terrore. Lùthien cadde tra le sue braccia morente, mentre Bolg rimase immobile, quasi tremante per lo sbaglio che aveva commesso.

L’Elfo poggiò delicatamente il corpo della ragazza a terra e, con uno scatto improvviso, saltò addosso al Mostro tirando, infine, fuori la spada e decapitandolo. Scivolò via dal corpo del Nemico e si chinò per prendere Lùthien tra le sue braccia e portarla lontano da lì.

Dopo aver fatto una decina di metri correndo, l’Elfo s’imbatté esattamente in suo Padre.

« Aiutami! » lo supplicò « salvala! »

Thranduil scosse il capo « non posso fare niente per lei, mi dispiace. »

Vedendo che Lùthien cercava di parlare, Legolas la poggiò a terra, pur continuando a tenerla tra le sue braccia.

« Gra … grazie » disse lei con un sorriso « ti … ti … a … amo, Le … Leg …go … »

Non riuscì nemmeno a terminare di pronunciare il suo nome, chiuse gli occhi, e smise di parlare, per sempre. Legolas urlò per la rabbia di non averla salvata e per il dolore per averla persa una seconda volta.

« No, non andare dove io non posso seguirti! Non può andare così! » urlò con le lacrime agli occhi « ho aspettato secoli per vederla morire? Non è giusto! »

Suo Padre gli andò vicino, ma non sapeva, in realtà, come comportarsi. In un certo senso, si sentiva anche lui colpevole per il dolore che stava provando suo figlio, in quel momento.

« So cosa stai provando, figlio mio » disse il Re « non c’è sofferenza peggiore che … perdere il proprio amore per sempre. »

L’Elfo si lasciò andare alle lacrime « perché fa così male?! »

« Perché era reale » rispose Sire Thranduil.

Legolas si chinò per baciare, un ultima volta, le labbra della sua amata. Improvvisamente, il corpo di Lùthien venne avvolto da una strana e intensa luce. Legolas e suo padre rimasero incantati a guardarla, quando, d un tratto, il corpo scomparve, dissolvendosi completamente in quella luce speciale.

« Non era di questo mondo » fu pronto a dire Thranduil « il suo corpo non era altro che Luce. »

Il Re aiutò il Principe a rimettersi in piedi « trova la forza, figlio mio. La tua vita deve proseguire, sei destinato a grandi cose. »

« Io … non posso tornare » lo informò l’Elfo asciugandosi gli occhi.

« Dove andrai? » chiese suo padre.

« Non lo so » fu la risposta del figlio.

« Va a Nord, trova i Dunedain, c’è un giovane Ramingo tra loro, dovresti incontrarlo, o forse l’hai già incontrato, solo che non sapevi che era figlio di un uomo di nome Arathorn. Potrebbe crescere e diventare un grande. »

« Come si chiama? »

« Nelle Terre Selvagge lo chiamano Grampasso, il suo vero nome lo devi scoprire tu stesso. »

Legolas annuì e diede le spalle a suo padre, per proseguire lungo il suo nuovo viaggio.

« Legolas » lo fermò il Re « tua madre ti amava. Più di chiunque altro, più della vita.»

L’Elfo si voltò di poco verso suo Padre, e gli tese un braccio, come per dimostrargli che nutriva ancora dell’affetto nei suoi confronti.

Infine si congedò e partì, in solitudine, e con il cuore e l’anima a pezzi. Non avrebbe più amato, non avrebbe più vissuto.

 

In quella battaglia perirono grandi combattenti. Ma il loro sacrificio non fu vano, il bene riuscì ad averla vinta sul Male. Forse, per il momento …

 

ALCUNI MESI DOPO …

 

Di ritorno alla Contea, Bilbo Baggins non faceva altro che canticchiare lungo quel breve tratto che lo separava da casa sua. Aveva salutato Gandalf, poco prima e, ora, a pochi passi dalla sua Contea, era più felice che mai.

Tuttavia un suono, molto simile a un lamento, mise fine alla canzone che stava intonando.

« E questo? » si domandò lo Hobbit.

Seguì quel suono e, presto, si rese conto che si trattava del pianto di un bambino. Proseguì incuriosito e, dietro un cespuglio, vi trovò, poggiato a terra, esattamente un neonato.

« E tu chi saresti? » chiese prendendo il piccolo in braccio « Ah, ma sei una bambina. Come mai sei qui? Tutta sola? Mm, mi sa tanto che qualcuno si è dimenticato di te, eh » lo Hobbit sorrise « facciamo che ti porto a casa mia, finché non si fanno vivi i tuoi genitori, come ti sembra l’idea? »

 

E così, Bilbo, non tornò alla Contea solo soletto.

Aveva con sé due cose, all’apparenza innocue: un Anello, e una bambina.

 

 

TO BE CONTINUED

 

 

*Spazio Autrice*

 

Salve!!!

Finalmente mi sono decisa a concludere questa storia.

“Concluderla” per il momento.

Non so quando scriverò il seguito, comunque è nei miei progetti xD

Grazie a chi ha messo la storia nelle preferite, seguite e ricordate. :)

E grazie a chi ha detto la sua ^^

Beh, vi saluto.

Alla prossima!

Baci

Scarl.

 

 

 

 

   
 
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