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Autore: Gremilde    18/10/2015    3 recensioni
Questa è la prima fanfiction che scrivo e che decido di pubblicare sugli shugo chara. E' una storia che sto scrivendo con l'aiuto delle mie sorelline, anche loro appassionate dell'anime.
Non posso dirvi se all'interno della mia storia ci saranno degli spoiler. Non conosco il manga e dell'anime ho visto solo una parte. Questo racconto, è nato dopo aver visto Ikuto stare male per colpa dell'energia X contenuta nel suo violino. Non ho ancora visto cosa accadrà da lì in poi... Questo è ciò che immagino io...
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Nono:
Lotta contro il seme nero


Al gruppo originario dei Guardiani, compreso Kukai; si aggiunsero dopo un paio di giorni di allenamento Lulù in compagnia della sua shugo chara Nana; l’ex Jack’s Chair Kairi accompagnato dal suo shugo chara Daici; e Utau in compagnia delle shugo chara Iru ed Eru
Il gruppo, ampliato e fortificato dalla presente dei nuovi elementi, con l’Oracolo e la Custode, restò ospite a casa di Nagihiko per circa un mese.
La convivenza in uno spazio ristretto all’inizio non fu affatto facile; soprattutto per Lulu e Utau che, abituate ad essere riverite come principesse, non accettavano il nuovo ruolo di cenerentole. Avevano provato a fare i capricci, non presentandosi agli allentamenti o cercando di interferire con gli insegnamenti sia della Custode sia dell’Oracolo; ma le punizioni esemplari alle quali erano state sottoposte avevano presto fatto cambiare loro idea.

Sakura era molto dura, aveva ricevuto insegnamenti rigidi. Per lei, la disciplina contava molto e mal tollerava che qualcuno, umano o spirito, si prendesse gioco di lei.
Iru, la diavoletta shugo chara di Utau, i primi giorni le aveva tirato degli scherzi di cattivo gusto; Sakura aveva parlato apertamente sia con lo spirito sia con la sua portatrice; ma, in cambio, aveva ricevuto altri scherzi e linguacce, così per la prima volta dopo anni, si era vista costretta ad attingere al potere del il grande libro degli shugo chara, punendo severamente spirito irrispettoso e portatrice.
Per due giorni ad Iru furono tolti i poteri e, per un’intera settimana, Utau rimase senza voce.
La punizione sconvolse profondamente i Guardiani ed i loro shugo chara, non avevamo mai visto Sakura tanto delusa ed arrabbiata.
Utau, infuriata per la punizione che riteneva ingiusta, si chiuse a riccio in se stessa non permettendo a nessuno, nemmeno al suo secondo shugo chara di avvicinarsi troppo.
- Sakura… - le parlò Kukai la terza sera – Io… Sai che non mi piace contraddirti, ma temo che tu abbia esagerato questa volta.
- Non ho esagerato. – gli sorrise – E non dire bugie, contraddirmi è uno dei tuoi sport prediletti ragazzino!
- Aahahah… - ridacchiò arrossendo – In effetti è vero! – annuì – Non credi che Utau in questo modo si allontanerà da te?
- Deve capire da sola il proprio errore, Kukai. Lei ha sempre avuto qualcuno a difenderla. Ha sempre pensato di essere più forte della Easter. Di suo fratello. Di Amu. – sospirò – Lei crede di essere più forte di me. Di potermi battere senza problemi solo usando la sua bella voce. – la guardò con tenerezza – E’ solo una bambina, ed ha un potere immenso. Vorrei tanto che si lasciasse guidare da me, e non solo dai cattivi consigli di quella sfrontata di Iru. – Eru, che stava svolazzando lì vicino provò ad intervenire, ma l’occhiataccia che ricevette da Aya la fece desistere – Grazie Aya, altrimenti avrei punito l’angelo frignone. – sorrise.
- Ascolta Sakura… - Kukai era in imbarazzo – Posso… Che dici… Posso provare a parlare con lei? Magari non servirà a niente, ma tentar non nuoce.
- Prova tranquillamente ragazzo! – annuì dandogli una pacca sulla spalla – Abbiamo tanto lavoro da fare. – sospirò – Anche Lulu sta cercando di integrarsi con noi. Devono capire che non siamo i nemici. E che ciò che proteggiamo è di vitale importanza per la salvezza dell’intera umanità.

Utau aveva ascoltato la conversazione, la Custode e Kukai non avevano fatto caso al suo avvicinamento, la ragazzina non aveva mai visto la cosa sotto il punto di vista della giovane donna. Riteneva quegli allenamenti e quegli stupidi rituali inutili e ripetitivi. Si sbagliava terribilmente: la Custode e l’Oracolo cercavano di trasmettere ai portatori degli shugo chara ciò che avevano appreso durante il loro percorso di crescita spirituale.
Il loro compito, diventato anche suo quando aveva accettato di entrare a far parte di quel gruppo, non era quello di rubare l’Embrione o di strappare Ikuto alle mani della Easter; ma era quello di proteggere l’intera umanità dal pericolo dell’Oscurità Perenne.
Lacrime amare solcarono il viso della giovane idol; lei aveva pensato che la trattassero con freddezza e durezza solo per gelosia o perché non si fidavano di lei abbastanza.
Era tutto il contrario: lei si era costruita un muro tutt’attorno e invece di essere collaborativa era stata distruttiva, facendo il gioco del loro nemico.
Da sola, con i poteri acquisiti dal fratello, non avrebbe mai potuto salvarlo. Non sarebbe riuscita a salvare nessuno, neppure se stessa.
Conscia dell’enormità del suo errore, lasciò che i singhiozzi le squassasero le spalle e, debolmente, mormorò:
- Mi dispiace sensei, sono stata una stupida!
- Utau! – sobbalzò Kukai – Tu parli! – l’aiutò ad alzarsi.
- Certo che può parlare. – le asciugò le lacrime Sakura – La mia punizione era strutturata in modo che...
- Non appena mi fossi resa conto di quanto sono stata cieca, tutto sarebbe tornato come prima.
- Bravissima bambina! – le sorrise con affetto e Utau arrossì deliziosamente – Adesso sei pronta a fare parte di questo gruppo? Abbiamo bisogno del tuo potere.
- Sì, sono pronta e prometto solennemente di collaborare con te e Takuumi, Sakura.
- Sappi che punirò ancora le tue shugo chara se non avranno per noi lo stesso rispetto. – guardò i presenti intensamente – Farò così con tutti i nostri spiriti guardiani.
- Sì sensei! – urlarono i presenti con un’unica voce.
L’aria di distese immediatamente e Takuumi invitò Sakura ed Utau a suonare e cantare qualcosa.
 
Gli allenamenti del pomeriggio furono sostituiti da lunghe sedute di meditazione. Utau aveva molto terreno da recuperare e la sua concentrazione al massimo durava qualche minuto.
Takuumi la seguiva pazientemente, in fin dei conti era la sua nipotina e si sentiva in dovere di aiutarla.
- Tu sei mio zio. – gli disse mentre facevano una breve pausa – Sei così simile al mio fratellone.
- Hai ragione Utau. – annuì – Ma non faccio parte della famiglia. Sono il figlio illegittimo.
- Non m’importa niente. – gli sorrise – Sei mio zio. – lo baciò sulla guancia – E questo mi basta.
- Grazie Utau. – si toccò la guancia arrossendo imbarazzato, poi tornarono al loro allenamento dimenticandosi del resto del mondo.
Sakura osservava gli altri combattere e li correggeva mano a mano che notava i loro errori. Erano diventati tutti molto bravi a fare la chara trasformation; ma erano ancora un po’ impacciati nello scambiarsi gli spiriti.
- Ma perché ci costringi a farlo, sensei! – si lamentò Tadase che aveva fatto la chara trasformation con Pepe diventando un Royal Baby.
- Perché è importante che sappiate gestire ogni situazione. – rispose lei osservando gli shugo chara rimasti liberi, con un sospiro, continuò – Kiseki, mi onori?
- Per me è un onore, Custode! – disse reverente lo shugo chara Re.
- Ottimo… - la Custode sorrise, poi recitò la formula e si trasformò in unaprincipessa guerriera con una gonna di pelle corta sul ginocchio; un corsetto in pelle che metteva in risalto il suo seno florido; tatuaggi blu di draghi su braccia e gambe; capelli racconti in una pesante treccia; corona sulla testa; calzari di cuoio; spada affilata e scudo; alla fine della chara trasformation declamò - Warrior Princess.
Tutti la guardarono a bocca aperta. Amu, che aveva fatto la chara trasformation con Kusukusu smise di giocare con le palline da giocoliere e avvicinandosi alla giovane donna, disse:
- Sensei… metti paura!
- Grazie Amu. – le sorrise appoggiandosi alla spada – Avete capito perché vi obbligo a fare le chara trasformation con gli altri spiriti? – si osservò – Kiseki hai fatto una vera magia! – lo lodò e tutti sentirono lo spirito guardiano racchiuso nel cuore di Sakura ridere felice – Se il vostro guardiano fosse in pericolo, oppure lontano da voi; che fareste?
- Proverei a fare la trasformazione con chi è più vicino a me. – rispose Kairi che aveva fatto la chara trasformation con Chobi diventando uno splendido Maneki Neko.
- Ottima risposta Kairi. – annuì Sakura sciogliendo la trasformazione – Imparate, ragazzi miei, a trasformarvi con tutti gli shugo chara dei vostri amici. Padroneggiatene le armi, gli attacchi. Questo il nostro nemico non se lo aspetta. Lui ci immagina deboli e…
- Prevedibili. – concluse per lei Maki.
- Esatto mia piccola Maki. – annuì la Custode – Sorprendere il proprio nemico è importante in caso di pericolo. – fece un breve inchino a Kiseki – Grazie mio piccolo Re.
- A te per avermi ospitato nel tuo cuore. – rispose all’inchino, poi tornò da Tadase che aveva osservato la scena impressionato.
- Ta… Tadase? – lo chiamò Lulu – Ti dispiace se provo a trasformarmi con Kiseki? Hai visto che meravigliosa guerriera ha creato con Sakura.
- No che non mi dispiace Lulu… - le sorrise lui facendola arrossire – Ed io, posso provare il potere della tua Nana?
- Mais qui… - squittì la shugo chara volandogli incontro.
Il gruppo dei Guardiani continuò ad allenarsi duramente, fino a quando la madre di Nagihiko non si affacciò sulla porta della palestra, annunciando che la cena era pronta.
Sakura e Takuumi ringraziarono la donna, conclusero gli esercizi inizianti con i rispettivi apprendisti poi raggiunsero la stanza da pranzo per mangiare.

Come ogni giorno, prima del pasto serale, Takuumi recitò la preghiera di ringraziamento e, durante la cena che si svolse in assoluto relax, aggiornò tutti sui lavori del Royal Garden.
- La ditta ingaggiata da Tsukasa è veloce e molto brava. – disse – I lavori procedono molto bene. Il Royal Garden tornerà presto il luogo di un tempo. Sto inserendo degli incantesimi di protezione all’interno della struttura; ma non posso esagerare altrimenti rischio di esaurire la mia energia vitale.
- Non dev’essere facile essere l’Oracolo. – disse Kairi sistemandosi gli occhiali sul naso.
- Non è facile essere un adulto in generale. – si strinse nelle spalle Takuumi – Sai molto sull’Oracolo ed il Custode, vero?
- Sì è vero. – annuì – So che raramente sono un maschio ed una femmina. Sakura è la terza Custode di sesso femminile.
- Giusto. – annuì – Fare la Custode è molto impegnativo. Sono stata scelta dal medaglione, anche se io puntavo al Lucchetto. – ammise stringendosi nelle spalle.
- Il Libro, puoi aprirlo solo tu? – chiese Kukai curioso.
- In teoria, potrebbe farlo anche Amu usando il Lucchetto. – spiegò Sakura – Ma non abbiamo provato perché…
- Il seme nero è ancora nel mio cuore. – concluse Amu con una smorfia triste – Toglierlo è più complicato del previsto.
- Non perdere le speranze. – le sorrise Utau – Sono certa che, tutti insieme, ce la faremo.
- U… - sobbalzò Rima – Utau che sorride?
- Ma, - intervenne Yaya – soprattutto, Utau gentile con Amu?
- Non vi siete accorte della cosa più importante: Utau che ha ripreso a parlare. – concluse ridendo Takuumi.
- Zio sei crudele! – arrossì la idol stringendo i pugni sulla gonna.
- Smettetela di prenderla in giro. Io ed Utau abbiamo fatto una lunga chiacchierata ed abbiamo appianato le incomprensioni. – un caldo applauso partì spontaneo dai presenti, lasciando le due piacevolmente stupite.
- Signora Fujisaki, - iniziò Takuumi alla fine dell’applauso – lei è stata gentile e paziente con tutti noi.
- La prego signor Takuumi… - cercò di interromperlo; ma lui non glielo permise.
- È da troppo tempo che siamo vostri ospiti. – continuò sorridendo – Non mi sembra giusto caricarla ancora di un simile peso.
- Ma voi non siete un peso! – parlò Nagihiko posando la ciotola sul tavolo – Noi siamo felici di avervi qua… vero mamma?
- Hai ragione mio caro. – annuì lentamente la donna – Sono felice di potervi ospitare, di potervi dare un luogo sicuro dove riposare e rifocillarvi. – guardò i ragazzi – Ma… Sono una madre e capisco che a tutti voi manchi la vostra famiglia.
Un lieve mormorio si levò dai ragazzi, tutti sentivano la mancanza della mamma e del papà e dei fratelli o sorelle, per chi ne aveva uno.
- Ragazzi. – parlò Sakura – Questi saranno gli ultimi giorni di permanenza a casa Fujisaki; onestamente, non mi sembra giusto approfittare così della gentilezza della famiglia.
- Sono d’accordo con Sakura. – annuì Amu – Anche se la mia famiglia è ai limiti della normalità, sento la mancanza di tutti loro. Soprattutto della mia sorellina Ami.
- Ed io sento la mancanza delle coccole della mia mammina. – tirò su col naso Yaya, anche se era cresciuta molto durante quel duro allenamento la bimba piccola e viziata che sopiva in lei spesso prendeva il sopravvento.
- Allora è deciso. – intervenne Tadase – Da domani ognuno a casa sua?
- Da domani, no. – scosse la testa Sakura – Domani è gran giorno. – annunciò ma non aggiunse altro, perché tutti avevano capito.
- Saremo vostri ospiti fino a fine settimana, signora. – si affrettò a continuare Takuumi – In questi giorni, insegneremo ai ragazzi le ultime tecniche di difesa per aiutarli a conseguire maggior sicurezza.
- È stato bello osservarvi durante le sessioni di allenamento. – arrossì la signora dopo aver bevuto un sorso di sakè – Sentirò la vostra mancanza. – ammise – Senza di voi, questa casa tornerà immensa e silenziosa.
- Sakura, - la guardò Nagi – perché non continuiamo gli allenamenti in questa palestra? Magari non tutti i giorni come abbiamo fatto finora.
- Accetto la proposta. – annuì Sakura – Se tua madre, Nagi, è d’accordo.
- Lo sono! – annuì la donna illuminandosi – Almeno non sarò completamente sola…

Il resto della cena, si svolse in serenità. I ragazzi adesso avevano imparato a stare insieme e sentivano che potevano riuscire a sconfiggere la Easter una volta per tutte.
Amu, vicino alla finestra, girò gli occhi verso il Cielo pieno di stelle e si sentì terribilmente sola. In quella stanza c’erano le persone a cui voleva bene; ma il suo cuore era altrove, ancorato a quello di Ikuto.

 

 

Alla Easter

Dallo scontro con Sakura ed i Guardiani di quasi un mese fa, Ikuto aveva riportato delle gravi lesioni.
Non solo esterne ma anche interne che, a causa di un sovraccarico di energia X, stentavano a guarire.
Otsune, preoccupata per la vita del giovane violinista, chiese un incontro con il capo della Easter decisa ad ottenere un periodo di tempo, abbastanza lungo, per guarirlo al meglio delle sue possibilità.
- Capo. – lo chiamò una delle sue guardie del corpo – Sta arrivando Otsune.
- Lasciala entrare. – bofonchiò l’uomo senza alzare gli occhi dalle carte che stava leggendo.
- Come desidera capo. – annuì l’uomo con la testa completamente pelata.
La dottoressa, arrivata davanti alla porta di mogano, fece un profondo respiro poi bussò.
Il cuore le batteva forte contro le costole, ma non poteva continuare a curare Ikuto a metà: doveva riuscire a salvarlo, il giuramento i Ippocrate glielo imponeva, non tentare il tutto per tutto avrebbe fatto di lei un’ipocrita.
- Dottoressa. – le disse l’uomo armadio aprendo la porta – Il capo la sta aspettando.
- Grazie. – annuì lei fingendo una spavalderia che non possedeva – Avevo avvisato del mio arrivo.
- Da questa parte. – la guidò lui osservandola con attenzione.
- Ok. – si strinse nelle spalle e lo seguì lungo il corridoio fino all’ufficio del capo.
- Signore, - la presentò – la dottoressa Otsune è qua.
- Lasciateci soli. – ordinò l’uomo alzando gli occhi dai documenti.
- Ma… - fece la seconda body guard – E’ sicuro…
- Cosa pensate possa farmi? – rispose con un sorriso crudele mostrando la pistola sul tavolo.
- Niente signore. – borbottarono in coro uscendo.
- Allora, dottoressa… - iniziò accendendosi una sigaretta, la giovane donna si perse a seguire il fumo che saliva verso il soffitto.
- Vorrei interrompere le iniezioni di energia X su Ikuto, signore. – disse dopo un colpo di tosse annoiato di lui.
- Perché? – chiese stringendo gli occhi l’uomo, la guardò per la prima volta trovandola attraente.
- Ikuto è gravemente ferito, capo. – spiegò mostrando la documentazione che si era portata.
- Quanto conta questo inutile ragazzo per te? – domandò lui sbirciando appena i fogli.
- Non capisco il senso della sua domanda, signore. – replicò piccata – Lui è il soggetto più idoneo a contenere l’energia X che abbiamo trovato fino adesso. – spiegò – Forse perché è in possesso di quella strana chiave, ma sta diventando un guerriero potente.
- Se mi dice tutto questo, perché pensa che le dia il permesso di smettere la terapia X? – replicò spegnendo la sigaretta nel posacenere a forma di teschio.
- Perché ha una lesione interna, se non fermo l’emorragia morirà. – si strinse nelle spalle Otsune.
A quella rivelazione il Capo perse completamente ogni interesse sessuale per la giovane donna, la guardò vedendola per la prima volta, sbattendo furioso un pugno sul tavolo urlò:
- Perché nessuno mi aveva messo a conoscenza di questo?
- Lo chieda a suo figlio. – replicò lei incrociando le braccia sul seno – Ho scoperto che quel verme di assistente è figlio suo. Avevo affidato a lui il compito di aggiornarla sulla gravità della vita di Ikuto; ma, forse, ha pensato che fosse una scusa per cercare di disintossicarlo.
- Scommetto che non proverà più a farlo, eh? – sorrise l’uomo passandosi la lingua sulle labbra sottili.
Otsune rabbrividì, ricordando l’umiliante punizione a cui il Capo della Easter l’aveva sottoposta; alla violenza subita ed alle percosse prese per cercare di soddisfare quell’uomo sadico e senza cuore.
- Sono una che impara in fretta. – gli sorrise senza calore – Questa volta, le botte gliele faccia dare sul serio. Se Ikuto morirà, sarà tutta colpa di quel coglione di suo figlio. – concluse con audacia.
Il Capo osservò la determinazione della donna e sorrise, lesse con attenzione i fogli che lei gli aveva posato sulla scrivania e guardò le lastre che aveva allegato.
La situazione del ragazzo era grave, doveva lasciarle fare il suo lavoro, doveva fidarsi di Otsune.
- E sia, dottoressa. – annuì lentamente – Inizi la terapia che ritiene più opportuna, ma cerchi di salvarlo.
- Farò del mio meglio, signore. – Otsune raccolse la documentazione, poi fece un breve inchino e lasciò in tutta fretta quell’ufficio. Lo sguardo dell’uomo la metteva in soggezione.

Raggiunse rapidamente la stanza dov’era Ikuto, tolse le sacche piene di energia X concentrata ed iniziò a curarlo con i medicinali più adatti alla sua situazione precaria.
Era riuscita ad arginare al meglio l’emorragia, il ragazzo aveva bisogno di sangue e plasma fresco. Avvicinandosi al telefono ne ordinò alcune sacche al laboratorio della Easter e urlò frustrata quando le risposero che tutte le sacche erano contaminate con l’energia X.
Spazientita, chiamò il suo ex-fidanzato che lavorava come infermiere in Ospedale e gli chiese di procurarle del sangue e del plasma per un paziente molto grave.
All’inizio lui rifiutò, ma Otsune non si lasciò demoralizzare e lo convinse a farsi aiutare.
- Nurunuru hebi (viscida serpe) – disse rivolgendosi al proprio assistente – Io sto uscendo. Grazie alla tua lingua biforcuta, le sacche di sangue sono inutilizzabili e devo andarle a prendere.
- Meinu (sgualdrina), - bofonchiò Satoshi – è colpa tua se tutte le sacche sono contaminate. Mio padre non si fida più di te.
- Chissà perché… - gli sorrise in modo crudele, controllò per l’ultima volta le funzioni vitali di Ikuto dicendo – Satoshi, se lascerai che questo ragazzo muoia, tuo padre ti userà al suo posto come guerriero X.
Il giovane uomo non replicò, si affrettò al capezzale del ragazzino ed osservò attentamente che tutti i parametri fossero nella norma.
- Tornerò al massimo tra un’ora. – disse la donna uscendo.
Ad aspettarla sulla porta c’era la guardia che era stato medico dell’esercito.
- Ci rivediamo. – gli disse senza nessuna inflessione nella voce.
- A quanto pare. – le sorrise lui – Sappiamo che deve andare a prendere del sangue. La porterò io, signorina.
- Dottoressa, prego. – rispose camminandogli davanti, lui era stato uno dei suoi aguzzini durante i lunghi giorni di prigionia voluti dal Capo.
- Mi dispiace per quello che è successo. – le disse aprendole la porta – Ma sa che…
- Siamo soldati. Eseguiamo ordini. – lo zittì con uno sguardo duro – Ho capito. – si chiuse la giacca – Ikuto sta morendo, non ho tempo per futili chiacchiere.
- Da questa parte dottoressa. – la scortò verso l’auto pronta a partire – Saremo in Ospedale tra breve.
- Ottimo. Grazie. – dopo di che non parlarono più, Otsune era un fascio di nervi e di rabbia, avrebbe voluto prendere a schiaffi quella body guard dagli occhi d’angelo e la faccia da diavolo tentatore. Si era sentita attratta da lui la prima volta che l’aveva visto; ed era ferita dal comportamento che aveva tenuto nei suoi confronti.

Rapidamente raggiunsero l’Ospedale, l’ex-fidanzato di Otsune li stava aspettando vicino all’ingresso del Pronto Soccorso fumandosi una sigaretta.
Ai suoi piedi, c’era il contenitore refrigerato dove aveva sistemato tutto il sangue e il plasma che lei gli aveva chiesto.
- Danjuro. – lo chiamò scendendo dall’auto lei – Quanto tempo! – lo baciò sulle guance mettendolo in imbarazzo – Come stai?
- Non mi lamento Otsune. – sorrise – Tu non sei cambiata di una virgola. Sempre la solita opportunista, eh?
- Così mi offendi. – rise – Ho affinato la tecnica.
- E quello chi è? Il tuo nuovo fidanzato?
- Chi? Godzilla? – lo guardò glaciale – No, è la guardia del corpo del mio capo.
- Oooh giusto! – annuì Danjuro – Lavori per la Easter. – mormorò.
- Sì. Hai avuto problemi a prendere il sangue? – chiese.
- Nessuno in particolare. – fece un mezzo sorriso – La tipa che sta al frigorifero ha un debole per me. Due moine, una cena e…
- Una scopata? – terminò per lui la guardia del corpo.
- Visto il corpo da pin-up che ha, - rise l’uomo – non sarebbe male terminare con una scopata.
- Maschi! – scosse la testa Otsune – Ti ringrazio a nome del mio paziente. – gli tese la mano – Il tuo intervento è stato utile.
- Figurati dottoressa. – le strinse la mano con calore – Corri dal tuo paziente e cerca di fare del tuo meglio per salvarlo.
- Grazie Danjuro. – gli sorrise – Addio… - gli mormorò nell’orecchio dopo averlo baciato sulla guancia – Sii felice.
- Anche tu. – annuì con la strana sensazione che si stessero dicendo “addio per sempre”.
L’infermiere osservò con un peso sul cuore l’auto che spariva all’orizzonte. Sentiva che c’era qualcosa di strano nel comportamento di Otsune; ma non avrebbe saputo che altro fare per aiutarla.
Contro la Easter ne sarebbe uscito morto.

Otsune si sentiva il cuore a pezzi, pensava di aver dimenticato il suo ex-fidanzato; rivederlo aveva aperto vecchie ferite. Sperava di non averlo nei guai, non gli aveva detto niente a parte chiedergli del sangue per un paziente in pericolo.
Aveva dovuto rivelargli che lavorava per la Easter, pensava che fosse stato proprio l’intervento di uno dei tirapiedi del Capo a farlo capitolare, forse avevano minacciato la sua famiglia.
Ricordava vagamente, che lui aveva un paio di sorelle a cui era molto legato.
- Tutto bene, dottoressa? – domandò l’uomo lanciandole una breve occhiata.
- Più o meno. – ammise stringendosi nelle spalle – Mi sono resa conto che sono stata egoista. Ho lasciato tutto per la carriera.
- Ha fatto una scelta. – annuì lentamente – Come facciamo tutti.
- Già. – borbottò guardando fuori dal finestrino – Lei è medico, vero? – chiese d’un tratto.
- Sì. Medico militare, perché?
- Perché mi aiuterà in sala operatoria. – annunciò – Non mi fido del figlio del Capo.
- Secondo me, dopo averli detto che sarà il prossimo guerriero X si guarderà bene di fare cazzate.
- Lei come… - Otsune capì, dopo il suo tentativo di tradimento, avevano messo delle microspie ed ascoltavano tutto ciò che dicevano.
Le guance dell’uomo si imporporarono, aveva appena svelato un segreto che doveva restare tale.
- Ad ogni azione, corrisponde una reazione uguale e contraria. – citò la giovane donna con un sorriso amaro – Mi sta bene.
- Mi dispiace, ho parlato troppo.
- Non le chiederò di uccidersi o di dire al Capo la verità, non mi importa niente. Meglio essere ascoltata che comandata come fa con Ikuto.
- Otsune… io…
- Non mi chiami per nome. – gridò non contenendo la rabbia – Non voglio che il mio nome si appoggi sulle sue luride labbra.
La guardia del corpo non replicò, serrò la bocca in una linea sottile e guidò in silenzio fino alla Easter.

In silenzio, portò le sacche di sangue e plasma fin dentro la sala operatoria poi uscì lasciandola sola.
“Codardo” pensò la donna cambiandosi per l’operazione.
Prima di sterilizzarsi, passò a vedere Ikuto. Le condizioni del giovane erano stabili ed il colore non era più cadaverico come quello di qualche ora prima.
Stava iniziando a smaltire lentamente l’energia X che gli aveva infettato il sangue.
- Sathosi, - chiamò – portalo in sala operatoria. Sono pronta.
- Opererai da sola? – le chiese il traditore alzando un sopracciglio.
- Non vorrei mai mettere a repentaglio la tua vita. – rispose con un sorriso al miele acido.
- Aiuterò io la dottoressa. – parlò entrando la body guard.
- Haru? – scoppiò a ridere Sathosi – Tu cosa vorresti fare?
- Sono un medico militare, ho le competenze per aiutare la dottoressa.
Otsune lo ringraziò con un sorriso sincero, non conosceva il nome dell’uomo e rimase colpita dal fatto che un uomo che svolgeva un lavoro così crudele e spietato per la Easter si chiamasse Haru, primavera.
Haru, senza ascoltare le farneticazioni del figlio del Capo, preparò Ikuto per l’operazione e lo condusse in sala operatoria dove la dottoressa lo stava aspettando.
L’uomo si sterilizzò e la raggiunse dopo alcuni secondi.
- Sono pronto. – disse legandosi la maschera sul viso.
- Ottimo. – annuì lei – Grazie di essere qui, Haru.
- Sono dove dovrei essere. – mormorò distogliendo lo sguardo lui.
In silenzio, si occuparono di Ikuto: lo sedarono e lo collegarono alle macchine per controllare in ogni momento le sue funzioni vitali.
Quando furono certi di non aver scordato nulla, Otsune prese il bisturi ed incise l’addome del ragazzo.
Parlando sottovoce e usando terminologia medica, i due dottori trovarono la lesione interna di Ikuto la bloccarono e cucirono la vena che causava quella grossa fuoriuscita di sangue.
Haru collegò nell’infusore rapido due sacche di plasma ed una di piastrine. Ikuto aveva perso molto sangue, ma le sue funzioni vitali erano ancora stabili.
Otsune annuì e lo ringraziò con un sorriso, che rimase nascosto dalla maschera che indossava. Attenta, aspirò il sangue in eccesso e cauterizzò alcune piccole perdite ematiche, controllò che tutto funzionasse a dovere e iniziò a cucire con attenzione.
Haru controllava i monitor ed il polso di Ikuto, il ragazzo stava reagendo bene anche se nel suo organismo c’era ancora troppa energia X.
- Dottoressa? – la chiamò.
- Sì, dottore? – borbottò senza alzare gli occhi lei.
- È il momento di mettere il sangue. Ha finito?
- Quasi. – approvò – Il grosso è fatto.
- Bene. Ikuto ha bisogno di sangue fresco. Pulito.
- Sono d’accordo. – annuì – Procedi pure Haru.
- Sì, dottoressa.
- Otsune. – lo corresse arrossendo.
Haru annuì emozionato, poi prese la sacca di sangue e la sostituì nell’infusore con quella vuota delle piastrine.
Otsune aveva terminato di ricucire l’addome e stava disinfettando la ferita esterna.
- Ottimo lavoro. – annuì il Capo che aveva seguito tutto tramite schermo LCD.
- Grazie Capo. – risposero in coro entrambi.
- Adesso, datemi una stima, quanto dovrà stare in coma così?
- Almeno un paio di settimane, Capo. – rispose Haru mentendo spudoratamente: in un paio di settimane avrebbe smaltito tutta l’energia X.
- Dottoressa, è d’accordo con il suo collega? – domandò l’uomo storcendo la bocca.
- Sì, signore. – annuì – le avevo detto che le condizioni del giovane erano molto, molto gravi. Se fossi intervenuta in tempo, con due o tre giorni tutto si sarebbe risolto.
- Quando potrà iniziare a fare nuovamente iniezioni di energia X? – chiese dopo aver imprecato tutti i Kami del Paradiso.
- Alla fine del ciclo di terapia. Quando la vena compromessa si sarà saldata. Prima c’è il rischio che tutto il mio lavoro salti, Capo e che Ikuto muoia.
- Dottoressa, mi fido di ciò che mi dice perché Haru è lì al suo fianco. Mio figlio si è rivelato un inetto come membro della Easter e come medico.
- È giovane. – borbottò – Deve imparare.
- Lei è troppo buona. – rise con crudeltà il Capo – Curatelo a dovere.
- Sarà fatto.
- Il paziente, Capo, dovrà stare in camera sterile. – annunciò, la camera sterile era l’unica stanza dove non avevano potuto piazzare microspie.
- E sia Haru. – approvò – Lo voglio vivo. – concluse prima di spengere il collegamento audio video.
- Anch’io signore. – sorrise triste Otsune.
Limitandosi a scambiare poche parole, i due trasferirono Ikuto nella camera sterile.
Prima di entrarvi, gettarono tutti gli abiti che indossavano dentro un grosso contenitore; presero degli abiti usa e getta e li indossarono.
- Grazie. – sorrise lei – Ho capito che l’hai fatto per aiutarmi.
- Non per aiutare te. Ma lui. – disse – E’ un ragazzino.
- Già. – guardò Ikuto – Se la caverà. – annuì.
- Sistemiamolo e prendiamoci cura di lui. – le sorrise – Qua dentro nessuno potrà ascoltarci o vederci. Ma quando siamo fuori, parliamo solo delle sue condizioni vitali usando termini medici.
- Sì. – approvò – Trovo che sia un buon piano. – e, sorprendendo se stessa, prese il bavero della giacca di lui e lo baciò sulle labbra.

 

Residenza Fujisaki

La Custode era soddisfatta dei progressi dei ragazzi, il gruppo era più affiatato di prima; avevano imparato a convivere e sapevano come unire i loro poteri per distruggere l’energia X.
L’unica a destare ancora qualche preoccupazione nel cuore della Custode, era Utau: per certi versi le ricordava Otsune e temeva che, come aveva fatto la dottoressa anni fa, anche la idol potesse tradirli con l’illusione di salvare l’amato fratello.
I ricordi del passato si mescolarono alle immagini del presente: lei e la dottoressa erano innamorate di Takuumi ed avevano combattuto per conquistare il cuore dell’Oracolo a lungo.
Otsune aveva poi tradito passando dalla parte del nemico, lasciandoli soli ad affrontare una dura battaglia. La sua shugo chara, Charity, si era chiusa dentro al suo uovo perdendo completamente i suoi poteri e Takuumi, era quasi morto.
Per fortuna, Sakura era riuscita a fare breccia nel cuore di lui rivelandogli i propri sentimenti ed aveva spezzato la magia nera che gli attanagliava il cuore.
Entrambi erano rimasti feriti dalla magia: Sakura aveva una cicatrice sul seno a forma di quadrifoglio e lui uno sfregio sul viso come segno indelebile del suo mezzo tradimento.
Takuumi aveva odiato Sakura per un lungo periodo, credendola responsabile della sua cicatrice, incolpandola per ciò che era successo.

Ci erano voluti anni e molta meditazione per capire che Sakura non era la carnefice ma una vittima della follia dei nemici che avevano sconfitto. Lei stessa era stata sfregiata durante la battaglia rischiando di perdere la vita visto che era stata colpita direttamente sul cuore.
- Sakura… - il giovane uomo la risvegliò dal torpore nel quale era caduta, sbattendo gli occhi osservò Takuumi con un sorriso – Tutto bene?
- Sì… - annuì esaminando i ragazzi che si allenavano – Mi ero persa nel mio mondo. – lo abbracciò.
- Lo avevo intuito. Ascolta, i ragazzi sono stanchi, perché non concediamo loro una giornata di riposo?
- Trovo che sia una bella idea. – annuì – Ma vorrei lavorare ancora con Amu. Il suo seme nero mi preoccupa molto.
- Va bene. Anch’io resterò in palestra, sento il bisogno di meditare per conto mio.
- Glielo diciamo, sensei? – le sussurrò teneramente all’orecchio Takuumi.
- Che siamo fieri? – si girò a guardarlo.
- Sì. – annuì, Sakura lo baciò dolcemente sulle labbra e, tenendolo per mano, raggiunse il gruppo dei Guardiani.
- Guardiani… Amici… - li chiamò battendo le mani, aveva indossato la sua espressione più severa, ma stava ridendo sotto i baffi seguita dalle sue shugo chara che avevano già capito che era solo uno scherzo – La pausa è finita. Forza.
- Nooooo… - si lamentò Yaya alzandosi – Sensei per oggi basta ti prego! – la guardò con gli occhi pieni di lacrime – Siamo stanchissimi.
- Lo so. – l’espressione di Sakura si addolcì – Sono molto orgogliosa di voi, ragazzi. – li abbracciò tutti con lo sguardo – Da quando vi ho conosciuti ad oggi, avete fatto progressi inaspettati. Molti di voi, mi hanno sorpreso piacevolmente. – Tadase arrossì sentendosi chiamato in causa.
- Per oggi, - continuò Takuumi – siete liberi di tornare alle vostre famiglie.
- O, se preferite, andare al Luna Park per divertirvi e distrarvi.
- Quindi niente più allenamenti massacranti? – domandò Lulu stupita.
- Sì, ma solo per oggi. – annuì l’Oracolo.
- Ma… se preferite restare qui… - fece un ghigno Sakura, i ragazzi si affrettarono a raccogliere le loro cose e scapparono via dalla palestra lasciando solo le loro sagome di fumo.
Takuumi e Sakura scoppiarono a ridere di cuore, Amu era rimasta e stava sistemando con calma i suoi oggetti personali dentro la borsa da viaggio.
- Amu, - la chiamò Sakura – tesoro tu ed io…
- Lo so, sensei. – annuì la ragazzina – Sono pronta! – annuì con coraggio, le sue shugo chara la guardarono mormorando parole di incoraggiamento.
- Bene… Ti lascerò in pace fino a quando il cerchio di contenimento sarà pronto…
- Va bene, Sakura. – fece un sorriso incerto – ho tempo per un bagno?
- Tutto il tempo che ti serve! – le sorrise abbracciandola – Amu, sono orgogliosa di te!
- Io mi vergogno tanto, ma sono felice di avervi al mio fianco. – mormorò nascondendo il viso nel seno di lei, come un bambino fa con sua madre.
Sakura accarezzò i capelli rosa confetto di Amu e lasciò che parte della sua energia positiva confluisse nel corpo della Jolly, per darle la forza di affrontare questa dura prova.
Restarono abbracciate in silenzio per alcuni minuti, poi Amu si staccò e ringraziandola con un sorriso si diresse verso la stanza da bagno.

Sakura e Takuumi prepararono il cerchio di pietre per contenere l’energia della meditazione. Il seme nero era potente, potenziato dall’energia delle uova X e non potevano permettere che tale energia negativa si disperdesse in giro per la città.
- Sei sicura che sia il momento, amore? – le domandò Takuumi preoccupato.
- Mi sento pronta. – annuì la giovane donna – Se aspettiamo ancora, il seme propagherà le sue radici e per Amu…
- Sarà la fine. – concluse Nagihiko portando loro un vassoio con del tea verde.
- Nagi. – gli sorrise Sakura – Qualcosa non va?
- Ho pensato che un tea verde potesse darvi la giusta forza. – rispose.
- Ottima idea! – approvò Takuumi – Sei un bravo ragazzo.
- Ho come la sensazione che sarà un ottimo Custode. – disse Aya volandogli intorno.
- La pensiamo anche noi come te. – annuirono gli altri shugo chara presenti – Sentiamo che di lui ci possiamo fidare.
- Dona serenità. – disse Temari.
- Ma anche forza. – annuì Ritmo.
- Ed è bello. – sospirò Chobi – Il che non guasta per un Custode.
Il ragazzino era rimasto senza parole, era arrossito imbarazzato da quei complimenti inaspettati.
- Avrai tutto il tempo per decidere, Nagi. – gli sorrise Sakura – Il mio cammino non sarà così breve. Se il medaglione ti riterrà degno e tu accetterai tutto ciò che comporta essere un Custode, sarò ben felice di insegnarti ad essere degno del medaglione e del grande libro.
- Le vostre parole mi rendono felice. – parlò a bassa voce Nagihiko – E’ un compito arduo prendere il tuo posto, Custode. Ma se il medaglione, quando sarà il momento, mi riterrà degno di tale compito io accetterò tutto. Senza paura.
- Bravo ragazzo. – gli dette una pacca sulla spalla Takuumi – Oracolo e Custode hanno visto giusto.
- Adesso, per favore, vai Nagi. Qualunque cosa sentirai, ti prego di non tornare indietro.
- Te lo prometto, sensei.
- Sakura, - parlò Temari – vuoi che io e Ritmo restiamo qua?
- La vostra energia mi aiuterebbe, ma non siete obbligati.
- Lo facciamo volentieri. – annuì Ritmo – Give me five! – disse a Sakura facendola ridere.
- Nagi, posso rapire i tuoi spiriti per questo pomeriggio.
- Sono in ottime mani, sensei. – sorrise illuminandosi.
- Grazie. – Sakura lo baciò sulla guancia, poi lo accompagnò alla porta pregandolo di non entrare una volta iniziato il rito, era molto pericoloso.
Nagihiko annuì, tornò verso camera sua e si preparò per uscire con gli amici: avevano deciso di andare al Luna Park per svagarsi un pomeriggio senza l’ombra della Easter a rendere peggiori i loro giorno.

Sakura e Takuumi finirono di sistemare la palestra per il rito di purificazione. Arashi spiegò agli altri shugo chara cosa sarebbe successo da lì a pochi minuti e li fece sistemare in cerchio sopra il cerchio di pietre sacre.
In quel modo, potevano contenere fughe di energia negativa neutralizzandola con la loro aurea positiva.
Amu rientrò in palestra più distesa e meno spaventata. Immaginava che sarebbe stato doloroso e complicato, ma per salvare il suo amato Ikuto, era disposta a provare tutto.
Mentre Sakura spiegava ad Amu cosa avrebbero fatto durante il rito di purificazione, il cellulare di Takuumi squillò.
Sobbalzarono tutti quando la suoneria rimbombò nella stanza, si erano dimenticati dell’esistenza dei cellulari visto che durante gli allenamenti non potevano usarli.
- Scusate! – disse arrossendo – Mi sono dimenticato di togliere la suoneria.
- Rispondi. – gli sorrise Sakura.
- Sakura… - la chiamò – E’ Otsune.
- Rispondi. – disse nuovamente, senza calore questa volta.
Takuumi annuì, prese il cellulare e rispose alla chiamata.
- Pronto?
Ciao Takuumi. – disse la donna all’altro capo del telefono – Pensavo che Sakura non ti permettesse di rispondermi.
- Non è la mia padrona, Uragirimono (traditrice). Cosa vuoi da me, Otsune?
Ancora siete pieni di rabbia nei miei confronti. – constatò la dottoressa con tristezza – Ed io che speravo che il tempo vi avesse fatto diventare meno presuntuosi.
- Quindi è colpa nostra. – mormorò a denti stretti Takuumi – Per colpa nostra hai tradito, vendendo le nostre vite al nemico, vero? Giusto, scusa. Tu sei solo una povera vittima innocente, con le mani sporche del sangue dei Guardiani che hanno perso la vita per causa della tua stupidità.
Smettila Takuumi! – singhiozzò Otsune – Sono una traditrice ed ho le mani sporche del sangue degli amici e degli innocenti che ho tradito. Ne sono consapevole. Non è passato giorno che il nemico mi ripetesse queste cose, anche all’estero ero seguita dagli uomini della Easter. Ricordi, quando eravamo giovani noi aveva un altro nome. Ma sono sempre loro. Cambiano nome ed obbiettivo nel corso dei secoli.
- Questo l’avevamo immaginato. – annuì, aveva messo in vivavoce e Sakura stava ascoltando.
- Cosa vuoi da noi, Otsune? – le domandò la Custode tremando.
Custode! – singhiozzò – Quanto tempo amica mia.
- Non sono amica tua. – la zittì, le sue parole la ferivano – La mia amica è morta nello scontro. – disse freddamente.
Me lo merito. – mormorò la dottoressa – Ma sto cercando di rimediare ai miei errori.
- Hai Ikuto. – disse Sakura, Amu era tesa in ascolto.
Sì. Durante il combattimento con voi è rimasto ferito abbastanza gravemente. – spiegò – Io ho esagerato volutamente la gravità delle sue ferite, ed ho iniziato a fare su di lui delle trasfusioni di sangue pulito, senza energia X.
- Perché fai questo Otsune? – domandò Takuumi.
Perché le mie mani sono sporche di sangue innocente e perché trovo crudele ciò che stanno facendo a questo ragazzo. – disse d’un fiato – Cercherò il modo di farlo scappare non appena sarà lucido abbastanza da comandare il proprio corpo. – continuò – Ma tu, Sakura, dovrai purificarlo e non dovrai permettergli di suonare il violino.
- Purificherò anche il suo violino. – disse la Custode.
Impossibile. – fece un sorriso amaro la donna.
- Niente è impossibile. – disse Maki – Sono passati molti anni, Otsune e siamo più forti.
Maki? – la voce di Otsune si incrinò – Le tue shugo chara sono sempre lì?
- Certo. – annuì Sakura osservandole con amore – Sono i miei spiriti guida, senza di loro sarei persa.
Io ho perso Charity.
- Lo credo bene. – rispose duro Takuumi – Le hai spezzato il cuore con la tua scelta stupida.
- Lo so. – scoppiò a piangere – Adesso devo andare, il mio tempo è scaduto. Vi manderò un messaggio quando il pacco sarà pronto per la consegna.
- Senza scherzi questa volta o ti strapperò il cuore. – promise Sakura.
- Sì, senza scherzi. – mormorò Otsune e riattaccò.

Amu, che aveva ascoltato la conversazione in silenzio, passò lo sguardo dall’uno all’altra in attesa di una spiegazione.
- A quanto pare la Uragirimono, si è resa conto di aver commesso un grosso errore. – mormorò Takuumi.
- Io spero solo che sia sincera. – annuì Sakura che, guardando Amu, continuò – Quella che hai sentito per telefono, è una ex guardiana. Lei rivestiva il ruolo di Yaya. Era un’Ace’s Chair molto dotata, e la sua shugo chara Charity era molto forte. – sorrise – Peccato che fosse anche tremendamente ambiziosa e quando sia il Lucchetto sia il medagliane la rifiutarono come portatrice, il suo animo iniziò ad annerirsi.
- Già, venne conquistata dalle suadenti parole del nostro nemico di allora. E passò al lato oscuro tradendo tutti noi.
- La sua stupidità, ha causato la morte di molti dei nostri amici. Non solo dei Guardiani, ma anche di innocenti che sono rimasti coinvolti nello scontro.
- Senza contare che Tsukasa cercava di allontamarmi da te con ogni mezzo. – le accarezzò i capelli Takuumi.
- E… Ikuto? – domandò Amu mordendosi il labbro inferiore.
- Ikuto è stabile, lei sta lavando il sangue infetto del ragazzo con trasfusioni di sangue pulito.
- Funzionerà?
- Sarà un bell’aiuto. – annuì Takuumi – Poi la nostra Sakura e le sue tre fenomenali shugo chara, penserà al resto.
- Puoi chara trasformarti con tutte e tre insieme? – domandò Amu sgranando gli occhi.
- Sì, - annuì la Custode – è molto stancante. Ma si può fare. – le sorrise – Imparerai anche tu, vedrai. A suo tempo… - la baciò sulla tempia – Forza ragazzina, dobbiamo strappare quel seme nero dal tuo cuore. Altrimenti non potrai aiutarmi a salvare il tuo ragazzo.
- Hm! – annuì determinata – Sono pronta sensei.

Sakura accompagnò Amu all’interno del cerchio di pietre, accese gli incensi che aveva preparato e poi iniziò a recitare una lunga preghiera nell’antica lingua Birmana.
I suoni gutturali uscendo dalle labbra della giovane donna si trasformavano in onde di energia che attraversavano il corpo di Amu purificando le parti della sua anima che erano state infettate dall’energia X.
Takuumi, colpito dalla scelta della preghiera di Sakura, si allontanò dal cerchio di pietre e, respirando lentamente, cadde in trance.
L’Oracolo, ondeggiando sulla forza della preghiera di Sakura, iniziò ad avere una visione.
Era molto nebbiosa e non capiva bene ciò che stava osservando. Decise di avvicinarsi per riuscire a capire meglio e notò che i protagonisti della visione erano un uomo e una donna.
Takuumi sorrise, era una visione di lui e Sakura che stavano facendo l’amore. Non capiva perché vedesse una cosa simile, forse significava che era giunto il momento per la sua amata di concepire un bambino.
Avvicinandosi ancora, riuscì a diradare la nebbia che circondava i due amanti e quasi urlò quando vide che non erano lui e Sakura. I capelli rosa confetto di Amu erano inconfondibili. Erano lei ed Ikuto che stavano facendo l’amore.
Imbarazzato, Takuumi uscì dalla trance. Avrebbe dovuto parlarne con Sakura, ma non capiva perché aveva visto quelle immagini. Forse, Amu era l’ultimo atto purificatore dell’anima di Ikuto.
Sospirando, pieno di domande, posò gli occhi sul Jolly e sulla Custode.

La preghiera recitata da Sakura stava funzionando: dal corpo di Amu stavano uscendo grosse quantità di energia negativa che, a contatto con l’aurea positiva degli shugo chara si purificavano.
Il seme nero contenuto nel cuore della ragazzina era duro a cedere, Amu sentiva molto dolore ma stringeva i denti e cercava di aiutare Sakura al meglio delle sue possibilità.
Notando la difficoltà dell’operazione, Takuumi si unì al cerchio di contenimento ed iniziò a recitare lui stesso la preghiera in Birmano.
Una doppia scarica energetica avvolse il cuore di Amu che, urlando, svenne lasciando libero accesso a Custode e Oracolo al suo cuore.
Continuando a pregare, i due riuscirono a trovare le radici del seme nero estirpandolo dal cuore della Jolly.
Una volta fuori dal suo cuore, il seme nero produsse un’onda di energia negativa molto potente che avrebbe infettato le uova del cuore per chilometri in città; ma il suo intento fallì miseramente bloccato dal cerchio di contenimento e dall’incenso purificatore. Il seme nero svanì crepitando: era stato sconfitto.
Sakura, ringraziò Takuumi per l’aiuto; e si accasciò lentamente a terra: era stata una battaglia molto dura, aveva bisogno di riposare un po’ prima di alzarsi in piedi; ma era felice di averla vinta.
Takuumi prese in braccio Amu e la portò verso il suo futon, il respiro della ragazzina era calmo e regolare. Adesso stava bene e le sue guance non erano più grigie, erano tornate di un sano rosa pallido.
Baciandola sulla fronte, la lasciò dormire, aveva bisogno di riposare.


Angolo dell’Autrice:
E sono ancora qua… Eeeeh già… (citazione triste, lo so… non mi piace nemmeno Vasco Rossi).
Finalmente il nono capitolo è concluso. E’ stato complicato da scrivere. Non sapevo bene come gestirlo.
Nella prima stesura non c’era Ikuto, poi ho pensato ai forconi di Bebe ed ho deciso che… era bene farlo entrare in scena.
Lo so, poverino non è uscito bene. Blue spero mi perdonerai, ma quella strega di Otsune lo sta guarendo.
O, almeno ci prova.

Cosa significherà la strana visione dello zio Takuumi?! *sorrissino malizioso* non faccio spoiler…
Muahahahahahahaha…

*Si inchina reverente*
Grazie a chi continua a leggere la mia FF.
Grazie a chi segue la mia FF e chi l’ha inserita tra i preferiti.
Un grazie di cuore per la pazienza che dimostrate per i miei aggiornamenti incostanti.
Potrei fare di meglio, ma Blue lo sa… non è un periodo sereno per la mia famiglia…

Grazie a Bebe e Blue_Passion, siete uniche e fantastiche.

   
 
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