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Autore: Gremilde    27/10/2015    4 recensioni
Questa è la prima fanfiction che scrivo e che decido di pubblicare sugli shugo chara. E' una storia che sto scrivendo con l'aiuto delle mie sorelline, anche loro appassionate dell'anime.
Non posso dirvi se all'interno della mia storia ci saranno degli spoiler. Non conosco il manga e dell'anime ho visto solo una parte. Questo racconto, è nato dopo aver visto Ikuto stare male per colpa dell'energia X contenuta nel suo violino. Non ho ancora visto cosa accadrà da lì in poi... Questo è ciò che immagino io...
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La quiete prima della tempesta


Sakura, concentrandosi sulla propria respirazione, osservò Takuumi prendersi cura di Amu e con un sorriso pensò che sarebbe diventato un ottimo padre.
Il giovane uomo, tornò da lei dopo aver baciato con dolcezza la Jolly sulla fronte, e le portò un succo di frutta per aiutarla a riprendere forza.
- Perché sorridi? – le domandò Takuumi.
- Sarai un ottimo padre. – rispose sottovoce, le faceva male la gola.
- Hm… - arrossì – Spero meglio del mio. – ammise.
- Non sei tuo padre, amore. Lui ti avrebbe amato, sono convinta che a modo suo ti ha amato.
- Forse hai ragione. – la baciò – Ma adesso purifichiamo l’ambiente. Ne ha bisogno.
- Mh mh… - annuì finendo di bere il succo – Aya, - chiamò – mi aiuti?
- Con immenso piacere, Sakura.
- Sicura di volerti trasformare? – le chiese preoccupato Takuumi – Non sarai ancora troppo debole?
- Mi sento in forza. – annuì la Custode alzandosi in piedi – Questi allenamenti, la preghiera e la meditazione, hanno fatto aumentare la mia energia.
- Non scordare il sesso. – le strizzò l’occhio Takuumi mettendola in imbarazzo.
- Cretino! – gli urlò contro tirandogli il contenitore del succo vuoto. Takuumi scoppiò a ridere, coinvolgendola.
- A proposito di sesso… - continuò osservando i fondi del suo bicchiere – Ho avuto una visione.
- Che visione? – domandò la giovane donna.
- Amu… - arrossì lui – Ed Ikuto che… - e distolse lo sguardo, imbarazzato.
Sakura lo guardò per alcuni minuti con la bocca spalancata, anche gli shugo chara presenti restarono senza parole: Takuumi aveva visto la Chiave ed il Lucchetto fare l’amore.
- Ehm… - balbettò Sakura – Certo, capisco perché sei un po’… scombussolato… - gli sorrise.
- Scombussolato è dire poco! – sorrise sarcastico – Ma, adesso, non è il momento di preoccuparci delle mie visioni. Va ciò che devi amore.
- Sì… - annuì Sakura che, portandosi le mani sul petto, disse - E adesso cuore mio… Schiuditi! – il medaglione che portava al collo brillò dei colori dell’aurora, Aya raggiunse il suo uovo batik saltellando felice, salutando con la manina ci sparì dentro ed entrò nel cuore della Custode. Alla fine del processo di trasformazione, Sakura e Aya, dissero - Curator of animals.
Takuumi sorrise osservando la chara trasformation di Sakura ed Aya: la giovane donna indossava un paio di pantaloni color cachi aderenti, una camicia bianca ed un camice lilla da medico.
- Dottoressa. – le porse la mano – E’ un piacere rivederti.
- Adulatore… - sorrise Sakura arrossendo – Mi sento piena di energia… - fece una giravolta su se stessa, sprizzando scintille tutt’attorno.
- Si vede! – ridacchiò lui – Ti lascio campo libero…
- Hm… - annuì – Grazie… - Sakura si portò al centro della palestra evocando il bastone di Asclepio, il Dio della Salute dell’antico Pantheon Greco. Il bastone che, generalmente, si illumina nelle insegne delle farmacie o si trova negli ambulatori medici e veterinari.
La giovane donna si guardò attorno; grazie a quella trasformazione riusciva a sentire l’energia di tutti gli esseri viventi e ad individuare l’energia negativa rimasta intrappolata nella palestra.
Roteando il bastone di Asclepio sopra la testa, tracciò alcuni simboli e scariche di energia positiva si propagarono da esso quando la giovane donna disse:
- Cura e pulizia di tutte le ferite… - la palestra crepitò, facendo strani rumori simili a lamenti di dolore; la Custode aumentò l’intensità dell’energia positiva lasciandola propagare ovunque, ripulendo l’ambiente saturo di energia X.
Alla fine, nella palestra era tornata l’armonia e Sakura sorrise soddisfatta.
- Wow Custode… - le strizzò l’occhio Takuumi – I tuoi poteri sono molto aumentati.
- Grazie Oracolo… - si girò a guardarlo e lo circondò con un lazo di energia che aveva evocato con un gesto della mano – Mi piace la trasformazione con Aya… - disse – Con lei sento la forza vitale di tutti gli esseri viventi…
- Tu ed Aya brillate molto… - Takuumi chiuse gli occhi, mettendo in contatto il suo chackra del cuore con quello di Sakura, dove stava Aya.
- Ti amo Takuumi. – gli disse prima di sciogliere la chara trasformation.
- Anch’io vi amo. – l’abbracciò il giovane uomo prima di baciarla.
- Hmm… - sorrise Aya – La prossima volta, lo voglio anch’io un bacio Oracolo!
Takuumi e Sakura scoppiarono a ridere, coinvolgendo i presenti. La purificazione dell’ambiente, aveva alleggerito anche i loro cuori dalla tristezza generata dall’energia X.
Amu, con quel rumore, si svegliò. Si guardò attorno non capendo dove si trovasse e perché; poi tutto le tornò alla mente e si alzò stirandosi.
- Sakura. – chiamò – E’ andato tutto bene?
- Jolly… - le sorrise – Sì, è andato tutto bene.
La ragazzina si alzò dal suo futon, si stirò e raggiunse Custode ed Oracolo guardandosi intorno.
- Il mondo è tornato a colori? – le chiese dolcemente Takuumi.
- Hm? – sobbalzò impressionata dall’intuizione di lui – Sì…- annuì.
- Era colpa del seme nero, Amu. – le spiegò Sakura – Adesso ti abbiamo purificata e potrai salvare il tuo Ikuto.
- Non sono ancora abbastanza forte.
- Lo sarai. – annuì l’uomo – Hai sentito Otsune, Ikuto è in fase di disintossicazione.
- Spero che quella donna sia sincera. – borbottò tormentandosi le mani la Jolly – Ho paura. – ammise.
- Anche noi. – la strinse Sakura – Ma siete forti.
- Oggi ci alleneremo sensei? – domandò.
- No. Oggi festa. – sorrise Takuumi.
- Allora potrei andare a casa? – li guardò – Ho bisogno del mio letto… - ammise.
- Ma certo tesoro! – annuì la giovane donna – Io e Takuumi andremo a vedere come procedono i lavori al Royal Garden e poi passeremo da casa nostra.
- Andrete a vivere insieme senza sposarvi? – sgranò gli occhi lei.
- Certo che sì. – rise Takuumi – Piccina… Non ti sconvolgere più di tanto.
- È che… ecco…
- Noi siamo cresciuti lontano dalle tradizioni del nostro paese d’origine. – le sorrise – Per noi non è così sconvolgente convivere, oppure fare l’amore…
Amu diventò scarlatta, quella conversazione la metteva terribilmente in imbarazzo: sia per il discorso dell’andare a convivere sia per l’aver saputo che i suoi sensei facevano l’amore.
- Non sono affari che mi riguardano. – balbettò allontanandosi.
- Abbiamo messo in imbarazzo la nostra Jolly. – rise Takuumi abbracciandola.
- È una bambina ancora. – si girò a baciarlo – E sono felice di averla aiutata.
- Hai ancora molto da lavorare con lei. – annuì.
- Lo so, ma non voglio pensarci ora. – sorrise – Oggi voglio pensare a noi, a casa nostra.
- Casa nostra… - la baciò sulla punta del naso – Perché non andiamo a vedere a che punto sono i lavori del giardino dei Guardiani? Sai che Tsukasa ha ingaggiato lo staff per aggiustare casa dei tuoi nonni?
- Non ne sapevo niente. – scosse la testa.
- Opsh. – rise – Forse voleva dirtelo lui. Gli ho detto che abbiamo intenzioni serie, Sakura.
La giovane donna sorrise, gli occhi da Takuumi erano scuri di promesse e tormento, temeva di aver detto qualcosa di sbagliato.
- Ti amo ragazzaccio. – sorrise.
- Sakura Miraboshi. – disse serio – Quando questa storia sarà finita, mi vuoi sposare?
- Takuumi… - arrossì lei – Sì, voglio sposarti. – mormorò a bassa voce, emozionata.
Senza aggiungere altro, l’Oracolo la strinse contro il proprio petto e la baciò, lasciando che le sue lacrime di gioia si mescolassero a quelle di lei.
Aveva visto in una visione quella scena, ma l’Universo non dava mai una sola versione di ciò che poteva accadere e non tutti i finali di quella conversazione terminavano con un “sì” ed un bacio.
Quando si separarono, ormai senza fiato, Takuumi estrasse dallo scollo del suo maglione un ciondolo a forma di fiore di ciliegio.
Sakura lo guardava sorridendo, si sentiva completa ed immensamente felice. Finalmente era insieme all’uomo della sua vita, al suo primo ed unico amore.
- Amore… - la guardò Takuumi trovandola bellissima con quell’aurea rossa che la incorniciava – Questo ciondolo ce l’ho da quando eravamo adolescenti. – sorrise – Doveva essere il mio pegno d’amore per te, ti amo dalla prima volta che ti ho vista. Da quando mi hai sconfitto sui tatami a Judo. – un singhiozzo di Sakura lo fece sobbalzare, la ragazza stava piangendo emozionata – L’ho portato sul cuore per tutti questi anni. – le mise il ciondolo al collo – E’ pieno d’amore per te.
- Ti amo… - lo abbracciò, troppo emozionata per aggiungere altro.
Amu, che aveva assistito alla scena, lasciò la palestra sorridendo Custode ed Oracolo formavano una bellissima coppia, era felice per loro.

Camminando leggera per le vie della città, Amu raggiunse il vecchio parco giochi dove trovò Yoru con la compagnia dei suoi amici gatti randagi.
- Yoru. – lo chiamò – Cosa ci fai qua?
- A… Amu… - sobbalzò, i gatti si voltarono soffiando – Calma… state calmi amici… lei è buona… - randagi si calmarono, accettando la presenza della ragazzina.
- Va tutto bene, Yoru? – chiese mettendosi seduta sulla staccionata.
- Mi manca Ikuto. – mormorò svolazzando in circolo – Ho chiesto ai miei amici se conoscevano Otsune, ma non sono stato molto fortunato.
- Credo che sia normale. – sospirò la ragazzina – La dottoressa ha abitato per molti anni all’estero. Forse nessuno di loro la conosce per nome.
- È che nessuno di noi l’ha mai vista. – rifletté Miki svolazzando sopra i gatti.
- Già… - un brontolio dello stomaco di Ran interruppe i loro discorsi.
- Piccola Ran… - rise Amu – Ho fame anch’io. – guardò i gatti – Yoru, mi aspettate qui che vado a prendere qualcosa da mangiare?!
- Grazie Amu. – miagolò lo shugo chara facendo le fusa con i suoi amici a quattro zampe.
Con un sorriso, la ragazzina si allontanò dal luogo di ritrovo dei gatti randagi e accompagnata dai suoi spiriti guardiani, andò a comprare del cibo per tutti.
Le ci volle un po’ per trovare cosa portare ai randagi del quartiere, alla fine optò per alcuni sacchetti di cibo secco per gatti e per lei e gli shugo chara dei dolcetti appena sfornati.
- Eccomi Yoru! – si annunciò con il fiatone – Scusate l’attesa.
- Amu… Miaaaooowww… - la accolse lo spirito – Il mio amico laggiù ha trovato il mio Ikuto.
Amu guardò il gatto appena arrivato, sembrava stremato come se avesse corso e lottato duramente.
- Sembra ferito. – mormorò – E molto stanco… - guardò Yoru – Dici che posso avvicinarmi?
- Sa che sei dalla nostra parte, Amu. – annuì lo spirito gatto – Io non so come aiutarlo…
Amu si avvicinò al gatto lentamente, lui la guardava con i suoi grandi occhi azzurri; sembrava spaventato e dolorante.
- Bel micino… - gli sorrise inginocchiandosi – Tranquillo… - allungò una mano e il gatto si lasciò toccare.
- Amu, - parlò Suu – sembra molto debole.
- Hai ragione Suu, ma io non so cosa fare.
- Ci vorrebbe Aya. – disse Ran accarezzando il pelo setoso del gatto.
- Giusto. – annuì Yoru – Perché non ci ho pensato. – borbottò battendosi la zampina sulla testa – Non siamo lontano dalla palestra, se vado a chiamarla dite che ci aiuterà?
- È un veterinario. – rispose Miki – Una dottoressa degli animali, verrò con te Yoru. Andiamo a chiamarla.
- Gra… Grazie Miki… - sorrise lo spirito di Ikuto felice.
Mentre i due shugo chara volavano veloci verso la palestra, Amu aprì le confezioni di cibo e lo distribuì ai gatti che la circondarono miagolando grati.
La ragazzina sorrise, anche il gatto ferito mangiava di gusto. Di tanto in tanto la guardava, come a volerle dire qualcosa, peccato non capire il linguaggio dell’animale.
Aya arrivò nel giro di pochi minuti, non era stato un problema lasciare la palestra anzi, quando Sakura aveva saputo del gattino ferito avrebbe voluto seguirla.
- Ciao bel micio… - lo salutò la shugo veterinaria – Sei veramente un gatto affascinante.
Il gatto miagolò in risposta e ad Amu sembrò che ridesse divertito.
Aya appoggiò la sua borsa da medico vicino al gatto e lo visitò accuratamente. Alla fine della visita, disse:
- Ho bisogno di Sakura, io sono troppo piccola per guarirlo.
- Non posso aiutarti io? – domandò Amu – Se preferisci, possiamo chara trasformarci.
- Sei un tesoro Amu, ma sarà sufficiente il chara change. – le sorrise – Non mi sembra niente di grave, ma vorrei toccarlo con mani più… grandi…
- Sicura che il chara change ti basti? – le domandò osservandola, Aya guardò il gatto e poi Amu, alla fine scuotendo la testa, rispose:
- Forse è meglio la chara trasformation, Amu.
- Ma certo… - annuì lei che, alzandosi, posizionò le mani davanti al lucchetto dicendo – E adesso, cuore mio, schiuditi…
Aya sorridendo, si chiuse dentro il suo uovo e si insinuò dolcemente nel cuore di Amu grazie al lucchetto magico.
La ragazzina, dopo la trasformazione, si ritrovò con indosso un paio di pantaloni aderenti color caramello; un maglioncino avorio con disegnati degli animali ed un camice lilla.
I capelli confetto di Amu diventarono castano scuri e furono legati in una treccia impreziosita da piccole piume colorate.
- Chara Trasformation… Animal friendly…
Amu, trasformata con Aya, si avvicinò al gatto ferito e controllò le sue funzioni vitali.
Il gatto puntò i suoi occhi azzurri in quelli miele di lei, ed aprì la bocca per lamentarsi.
- Fa piano… - le disse telepaticamente – Mi hanno dato un calcio…
- Oddio! – squittì Amu – Tu… Tu… I… Io ti capisco…
- Animal Friendly, - rispose il gatto dentro la sua testa – è questo il potere di Aya.
- Amu, non abbiamo tempo per conversare. – le disse Aya dall’uovo – Dobbiamo capire cos’ha che non va.
- Sc… Scusa Aya… - Amu si concentrò, e lasciò fluire il potere dello shugo chara attraverso il suo corpo.
Al gatto, avevano incrinato un paio di costole; ma non aveva né emorragie né era in pericolo di vita.
Aya sciolse la chara trasformation con Amu, volò dal gatto e lo grattò dietro le orecchie.
- Sei stato bravissimo Kuroi (nero), ti prego vieni con me non puoi stare per strada.
- Miaaaaoooowww… - rispose il gatto facendo un segno affermativo ad Aya.
- Kuroi ti ringrazia. – tradusse Yoru – E’ molto grave?
- No Yoru, ma deve ristabilirsi prima di tutto. – guardò Amu – Lo puoi portare in braccio? È debole.
- Sì, l’ho capito mentre lo stavi visitando. Lo porteremo da Sakura.
- Lei ama gli animali. – brillò Aya – Andiamo via da qui.
Amu sistemò il cibo per gli altri gatti e, facendosi aiutare da Suu, creò per loro dei rifugi per la notte caldi e sicuri.
I gatti ringraziarono la ragazza per la gentilezza, poi ripresero a mangiare in tranquillità, lontano dalla strada e dalle auto.

La ragazzina prese dolcemente in braccio il gatto, lui si sistemò tra le sue braccia ed iniziò a fare le fusa piano, dolcemente.
- Mi piacerebbe parlare ancora con te. – lo accarezzò sotto al mento – Mi ricordi molto Ikuto.
- Fffffffrrrrrrrrrr… - rispose il gatto, Yoru intervenne dicendo:
- Ha visto Ikuto.
- Nel tuo “fffrr”, volevi dire questo Kuroi?
- Ffffrrr… Miaaaooowww… - sembrò annuire.
- Amu, e se questo gatto fosse stato mandato dalla Easter? – chiese preoccupata Miki, sembrava tutto troppo semplice.
- Kuroi è un animale intelligente. – ammise la Jolly – Forse è un gatto da laboratorio. Ma ha davvero le costole incrinate, muoviamoci a rientrare.
In silenzio, Amu e gli shugo chara in sua compagnia tornarono a casa di Nagihiko dove trovarono Custode e Oracolo in giardino intenti ad allenarsi.
Aspettarono pazientemente che il loro allenamento fosse finito, poi Aya volò verso di loro annunciando l’arrivo di un ospite felino.
- Amu, Aya… - si asciugò la fronte Sakura – Cosa succede? Siete preoccupate.
- Ho chiesto aiuto ai miei amici mici, sensei. – parlò Yoru – Lui ha trovato delle tracce del mio Ikuto; ma è stato ferito.
- Ooh… - Sakura schiuse le labbra a cuore e guardò per la prima volta il nuovo arrivato, il gatto fissò i suoi occhi azzurri in quelli della giovane donna e sentì di essere al sicuro – Ciao Kuroi. – lo salutò, nessuno le aveva detto il suo nome – Sei vero e non solo il frutto delle mie fantasie.
Takuumi le fu accanto e le sorrise, da qualche tempo Sakura aveva delle strane visioni, dove le appariva un gatto che scappava da un luogo tutto bianco, un laboratorio, dove c’erano strane macchine e troppe voci.
- Così sei tu che disturbi le meditazioni della mia signora. – lo grattò dietro le orecchie con dolcezza l’uomo, il gatto fece le fusa, ma si fermò subito miagolando di dolore.
- Povero Kuroi… - lo prese dalle braccia di Amu – Vieni qua coraggioso gattino. – lo baciò sulla nuca e il gatto si accoccolò contro il suo collo, quasi in posizione fetale – Lui è mio, Takuumi e verrà a casa con me.
- Lui è nostro. – annuì con un sorriso – E non potrei immaginare di non averlo a casa con noi.
Sakura rubò un bacio a Takuumi, poi invocò una preghiera di guarigione ed una luce rossa avvolse il corpo del gattino.
Il tutto durò solo alcuni minuti, alla fine dei quali il gatto dormiva beato, senza più segni di sofferenza sul muso elegante.
- Yoru ed Aya si prenderanno cura di lui. – annunciò perentoria la giovane donna – Kuroi può portarci dal nemico, ma è debole ed è stato usato come cavia. – lo accarezzò – Amu, tu hai stabilito un contatto con lui. Ti farò vedere come aiutarlo a buttare fuori l’energia X dal suo corpo usando il tuo Lucchetto.
- Sì, Sakura. – annuì, quel gattino le aveva toccato il cuore. I suoi occhi gli ricordavano quelli del suo amato gatto perverso, che le mancava sempre di più.
Kuroi dormì serenamente per tutto il resto della giornata, Amu si occupò di lui e dei suoi bisogni, aiutata dagli altri Guardiani che si lasciarono conquistare dalla piccola mascotte che per tutti somigliava ad Ikuto.
Kuroi si ristabilì in fretta grazie alle cure di Amu ed Aya. La ragazzina, istruita da Sakura aveva imparato ad interagire con il suo Lucchetto ed a sprigionare piccole scintille di energia positiva molto potenti che aiutavano il gatto ad eliminare gli ultimi residui di energia X.
Durante la disintossicazione di Kuroi, non subirono attacchi da parte della Easter; ma Takuumi non lasciò che i Guardiani si rilassassero: era importante che continuassero ad allenarsi per far crescere i loro poteri in continua evoluzione.
Gli allenamenti davano ottimi risultati: tutti avevano scoperto e sbloccato poteri nuovi, che li aveva resi ancora più forti.

I lavori al Royal Garden erano terminati e le riunioni dei Guardiani erano tornate alla normalità: tutti insieme attorno al tavolo rotondo, con la merenda al centro, immersi di scartoffie e progetti da seguire e portare a termine.
Alla fine della settimana, anche i lavori di restauro della casa di Sakura e Takuumi giunsero al termine e i due, decisero di inaugurarla con un bella festa.
Non dovevano abbassare la guardia, ma non avrebbero permesso alla Easter di far vivere loro stessi e i loro nuovi amici nella paura e nell’odio.
Il giorno della festa di inaugurazione, Amu e la sua famiglia furono tra i primi ad arrivare.
La ragazzina era molto felice per i suoi sensei, erano una bella coppia ed andare a vivere insieme avrebbe aumentato il loro amore ed i loro poteri. Lo sentiva, era una sensazione che le trasmetteva il Lucchetto Magico.
Sorridendo, Amu curiosò nel salotto della casa e, fermandosi ad osservare delle vecchie foto, sobbalzò quando si sentì toccare da una zampa vellutata.
- Oodio Kuroi! – si portò una mano sul cuore – Mi hai fatto paura! – lo accarezzò – Diventi sempre più bello!
Il gatto iniziò a fare le fusa forte, godendosi le carezze di quella strana ragazza dai capelli rosa che l’aveva salvato. Era in debito con lei ed era arrivato il momento di pagarlo.
- Amu… Amu! – la chiamò Yoru – Kuroi mi ha detto che è pronto. Andiamo alla Easter? Andiamo da Ikuto?
- Yoru. – sobbalzò Amu lasciando una coccola a metà – Io… e te?
- Certo! – annuì lo shugo chara – Io, te ed i tuoi shugo chara.
- Le mie. – lo corresse Amu sbuffando – Sono quattro splendide guardiane.
- Sì sì… - annuì distratto Yoru più interessato ad ascoltare Kuroi che gli spiegava come arrivare alla Easter – Il gatto conosce la strada, ma forse tu sei troppo imbranata per fare le scorciatoie da gatti.
- Farò la chara change con Ran. – rispose Amu annuendo – Lei mi darà l’agilità che non ho.
- Perfetto! – rise Ran felice di essere utile – Allora andiamo, magari con una scusa credibile e prima che arrivino gli altri.
- Giusto! – Amu corse da sua madre e le disse che aveva bisogno di tornare a casa, perché si era dimenticata un libro per Rima molto importante per l’interrogazione del giorno successivo.
La donna baciò la figlia sulla fronte e le sussurrò di stare attenta e di tornare presto, poi tornò alle proprie faccende, sicura che era tutto a posto.

Amu, con il cuore pesante per l’ennesima bugia, corse dietro a Kuroi per le vie della città. Finché riuscì, evitò di fare il chara change con Ran, voleva dimostrare a se stessa di essere diventata più forte grazie ai duri allenamenti fatti con Custode ed Oracolo.
- Kuroi ha detto che c’è da camminare lungo quel cornicione. – spiegò Yoru dopo un consulto con il gatto – E’ la via più breve, altrimenti impiegheremo il doppio.
- Nessun problema. – annuì Amu, la sua voce tremava ma lei non voleva arrendersi.
- Sei coraggiosa. – le sorrise lo spirito gatto – Grazie…
- Lo faccio perché amo Ikuto. – ammise per la prima volta a voce alta, diventando di tutte le sfumature del Cielo quando il Sole cala all’orizzonte.
- È un ragazzo fortunato. – la baciò sulla guancia Suu – Noi siamo con te, Amu.
- Grazie… - gli occhi della Jolly si riempirono di lacrime, che lei ricacciò indietro.
- Pronta Amu? – rise Ran muovendo i suoi pon-pon rosa; ma non aspettò una risposta e fece la chara change con la sua portatrice aiutandola ad oltrepassare l’ostacolo.
Quando giunsero al passaggio nascosto per entrare nella Easter, il cuore di Amu batteva forte contro le costole: aveva paura di essere catturata ed uccisa; ma non si sarebbe fermata per niente al mondo.
- Stai tranquilla. – le fece coraggio Miki – Ci siamo noi qui con te.
- Ricorda sempre che hai un diamante nel cuore. – la incoraggio Dia – Noi siamo il frutto della tua luce. Non devi mai dubitare di te e di noi.
- Ed hai anche me al tuo fianco. – le svolazzò attorno Yoru – Sei la mia famiglia, Amu.
La ragazza annuì era troppo emozionata per parlare, poi seguì Kuroi lungo quel labirinto di corridoi scuri. Respirava affannosamente sentiva l’aria bruciare mentre le entrava nei polmoni ma non voleva arrendersi né lasciarsi vincere dalla paura.
Il gatto, grazie alla sua capacità di vedere al buio, si muoveva sicuro lungo quella strada tortuosa ed aiutò la ragazzina a evitare le trappole e le guardie.
- Kuroi, - lo chiamò piano Amu, la fronte imperlinata di sudore – ti prego fa più piano… Non sono veloce come te che hai quattro zampe. – gli sorrise.
Il gatto la guardò muovendo la coda con rabbia a destra e sinistra, strinse gli occhi e mandò le orecchie indietro ascoltando attentamente i rumori che venivano da un corridoio vicino; erano vicini ad una curva a gomito e, prima di svoltare in un nuovo corridoio, Kuroi si fermò soffiando e gonfiando il pelo.
Sembrava nervoso e guardava Amu e gli shugo chara come a voler dire loro qualcosa; Yoru, che aveva sentito delle voci grazie al suo udito, spiegò che stavano per arrivare delle guardie e che dovevano sbrigarsi ad andare a nascondersi.
Amu sgranò gli occhi, guardò lo shugo chara e poi il gatto; la sua mente era affollata da molti pensieri, alcuni non molto lusinghieri sul fatto che Kuori l’avesse appena venduta al loro più acerrimo nemico.
Ma si sbagliava, perché il gatto lì condusse fino ad un nascondiglio sicuro, in attesa che le guardie andassero via da quella zona che non veniva mai controllata.

I passi si fecero sempre più vicini e più pesanti, Amu Kuori e gli shugo chara si nascosero nel buio del loro nascondiglio respirando appena.
- Che palle. – parlò uno degli uomini armati – Il Capo sta diventando ancora più paranoico.
- Già. – annuì l’altro accendendosi una sigaretta – Come se qualcuno volesse mettere piede in questo posto.
- Beh, - rise il primo – qui non ci sono telecamere. – rispose guardandosi intorno -  Forse è per questo che il nostro capo ci ha chiesto di tenere sotto controllo questa zona. Forse teme che qualcuno tenti di far scappare il suo soldato.
- Oppure perché teme che la bella dottoressina abbia una tresca con qualcuno. – rise sguaiata una terza voce – Comunque, beato chi se la scopa! Io ci ho provato per mesi e mi ha sempre dato buca.
- Mah, mi sembra una frigida. – la quarta voce parlò, con voce nasale.
Amu, Kuroi e gli shugo chara, ascoltavano i discorsi delle guardie armate nascosti in un condotto dell’aereazione; la ragazzina sarebbe voluta uscire per proseguire la ricerca di Ikuto ma, anche se si fosse chara trasformata con uno dei suoi spiriti, difficilmente sarebbe riuscita a sconfiggere i proiettili di quei quattro uomini. Era meglio restare lì, in silenzio cercando di muoversi il meno possibile.
Kuroi sembrava impaziente quanto Amu, osservava nervoso gli uomini che l’avevo quasi ucciso di botte, sarebbe voluto andare a vendicarsi ma aveva una missione e non avrebbe sprecato quell’occasione per il suo stupido orgoglio.
Quando le guardie ripreso a camminare, ridendo e spettegolando come delle comari al mercato, il gatto non uscì dal condotto di areazione ma li invitò a seguirli lungo quel percorso non agevole: là dentro nessuno li avrebbe spiati con le telecamere a circuito chiuso.
“Bravo Kuroi” pensò Amu capendo il suo ragionamento da felino superiore alla norma, quel gatto metteva paura: dopo anni di esperimenti, era diventato fin troppo intelligente.
Un sospetto incupì gli occhi di Amu: e se fosse stata una trappola? Troppo tardi ormai per tornare indietro. Era vicino ad Ikuto e avrebbe fatto tutto il possibile per salvarlo.

Procedendo a gattoni, la Jolly seguì Kuroi lungo i cunicoli dell’aria condizionata. D’un tratto il gatto si fermò e la invitò a guardare nella grata: avevano raggiunto la stanza sterile dove tenevano Ikuto.
Amu trattenne un singhiozzo. Il suo gatto nero preferito era lì, immobile in un letto troppo grande e troppo bianco per contenerlo.
Trovando una forza che ignorava di avere, la ragazzina riuscì a forzare la grata e scendere nella stanza.
Muovendosi quatta, raggiunse il letto e lo chiamò:
- Ikuto… Ikuto svegliati…
- Confettino… - mormorò con voce stanca senza aprire gli occhi – Sono stanco dei vostri trucchi. Ora anche la sua voce mi fate sentire. – e si girò dall’altra parte, stanco di combattere.
- No. – Amu gli posò la mano sul braccio, era troppo magro – Sono io, Ikuto.
- Tu? – il ragazzo si girò ed aprì gli occhi a fatica – Sei vera? – le chiese.
- In carne ed ossa. – gli sorrise sentendo le lacrime pungerle gli occhi – Kuroi mi ha portata da te.
- Quel gatto nero. – sorrise – E’ in gamba.
- Dobbiamo muoverci, Ikuto. – lo spronò – Nessuno sa che sono qui.
- Sbagliato cara. – la corresse una voce di donna entrando – Adesso qualcuno lo sa. Kuroi bravo micio.
Il gatto fissò i suoi freddi occhi in quelli della donna appena entrata, ma continuò a pulirsi il pelo come se non fosse entrato nessuno.
- Sapevo che avresti fatto bene il tuo lavoro. Stai tranquilla ragazzina, non mi interessa riprenderlo.  – gli lanciò un’occhiata rapida, continuando - Non sei più utile alla Easter e non voglio che ti uccidano. – si strinse nelle spalle la donna che, girandosi verso Amu, continuò – Tu devi essere la ragazza che il nostro Ikuto ama tanto. – la Jolly non rispose – Io sono la dottoressa Otsune.
- Tu! – gli occhi di Amu si incupirono di rabbia e piccoli vortici di energia azzurrina iniziarono a muoversi attorno a lei.
- Gli allenamenti con Sakura e Takuumi stanno dando frutti. – le sorrise – Ascolta, non sono una nemica. – davanti all’occhiata scettica di Amu continuò con un sospiro – Ho mandato Kuori a cercarvi, dicendogli di portarvi qua. Ho ammesso i miei errori del passato, non posso più fare niente per riportare in vita gli amici che ho perso; come vedi sto cercando di fare di tutto per salvare la vita a questo ragazzino. Ho fatto il possibile per Ikuto, ho mentito per avere più tempo. Ma il capo non vuole che faccia di più. – lo indicò con la testa – Sta lasciandosi andare e non sopporterebbe un’altra dose di energia X. Purtroppo ha dei semi neri nel cuore. Ed io non ho nessun potere per purificarlo.
- Allora verrà via con me. – disse risoluta Amu – E tu mi aiuterai.
- Lo farò. – annuì Otsune – Ma per farlo muovere dovrai condividere con lui la tua energia. Lui non ne ha.
- Io… - Amu si morse il labbro impacciata – Io… Non so come si fa…
- Davvero? – sorrise la dottoressa, ma non c’era cattiveria nella sua voce o nel suo sorriso – Beata innocenza… - scosse il capo.
- Non è complicato Amu. – spiegò Yoru volandole davanti agli occhi – Otsune sta suggerendo di dargli un bacio.
- Bravo gattino! – squittì la dottoressa – Tu sei lo shugo chara di Ikuto, vero? Sei proprio un bel micetto.
Amu che ormai non ascoltava più la conversazione della dottoressa con gli shugo chara presenti, avvampò all’idea di doverlo baciare, era passato un bel po’ dal suo primo bacio ed aveva paura di fare una figuraccia.
- Nessuno giudicherà il tuo bacio, ragazzina. – rise la dottoressa – Concentra la tua energia sulle labbra. Quei vortici azzurrini di prima, e poi bacialo. Come se gli facessi l’elettro shock.
Amu annuì, chiuse gli occhi e lasciò che la sua energia vitale fluisse libera all’interno del suo corpo. Chiese aiuto ai suoi spiriti guardiani e, ben presto, tutto il suo corpo fu avvolto da un fascio di luce azzurra.

La ragazzina, concentrando l’energia sulle labbra, raggiunse il letto dove dormiva Ikuto si piegò su di lui e lo baciò. All’inizio, il ragazzo si tese e rifiutò il bacio; ma lei non si arrese mescolando lacrime d’amore al bacio, facendogli capire che era Amu e non un trucco del nemico per renderlo un succube.
Ben presto, l’energia azzurra di Amu attivò l’energia vitale di Ikuto di un viola intenso come i suoi occhi. Otsune annuì soddisfatta: per il momento il giovane era fuori pericolo.
Senza fiato, Amu si staccò dalle labbra di Ikuto per incontrare i suoi occhi ametista finalmente aperti e pieni di vita.
- Confettino! Smettila di guardarmi così che mi consumi! – la derise mettendosi un braccio sugli occhi, quella luce gli feriva lo sguardo.
- Stupido gatto randagio! – pianse lei singhiozzando – Ben svegliato.
- Ragazzi, so che siete emozionati ma vorrei ricordarvi che qui non siete al sicuro. – li zittì Otsune – Dovete sbrigarvi ad andare via, le guardie stanno sorvegliando i passaggi senza videosorveglianza. – Spiegò staccando i cavi ad Ikuto, le macchine iniziarono a suonare e lei non esitò ad applicarsi addosso gli elettrodi dicendo – Ikuto, colpiscimi e fammi svenire.
- Io… Per tutto il male che mi hai fatto lo farei. Ma non riesco. -  ammise il ragazzo molto debole.
- Lo farò io. – si offrì Amu con un sorriso.
- Per Sakura e Takuumi. – mormorò Otsune finendo di sistemarsi i cavi addosso.
- Brava. – annuì Amu – Non avrei saputo dirlo meglio. – poi la colpì in pieno viso, la mano sprigionò della luce azzurra ed Otsune cadde a terra, svenuta.
- Confettino combattente. – ridacchiò Ikuto alzandosi – Wow.
- Andiamo Ikuto. – gli sorrise – Abbiamo molta strada da fare.
- Sei vera? – le chiese spaventato, Amu gli prese una mano e gliela fece mettere sul cuore.
- Vera. – annuì emozionata.
- Amu io… - iniziò lui, ma lei lo interruppe.
- Non adesso. – scosse la testa – Forza… andiamo… Kuroi, portaci fuori!

Aiutando Ikuto ad entrare nello stretto passaggio dell’aria condizionata, Amu pregò i Kami di riuscire ad uscire viva dalla Easter; forse, dopo, l’avrebbe uccisa Sakura ma a quello non voleva pensare non in quel momento.
- Amu… - la chiamò Yoru – La grata…
- Bravo Yoru! – annuì lei lentamente mettendo a posto la grata – Forza… Ikuto… Come va?
- Mi gira la testa confettino. – ammise – Sono stato steso per tutto questo tempo.
- Non possiamo fermarci. – lo avviso Suu guardandolo con affetto – Siamo in pericolo.
- Lo so. Voi andate.
- Non se ne parla. – lo rimproverò Amu – Ti ho perso una volta, adesso tu gattoni davanti a me.
- Così puoi goderti la vista del mio sedere, eh? Buongustaia! – ridacchiò facendola arrossire.
- Oooh Ikuto! – gemette lei – Sei impossibile!
- Ma ti amo! – le disse mozzandole il fiato in gola – Non potevo aspettare a dirtelo. – le sorrise gattonando dietro alla coda di Kuroi.
- Ti amo anch’io. – mormorò lei trattenendo a stento le lacrime.
Impiegarono molto tempo a fare la strada a ritroso, si fermarono a riposare spesso per dare il tempo ad Ikuto di riprendere fiato, il ragazzo si stancava facilmente ma avere la sua Amu accanto in quell’occasione gli dava molta forza.
Raggiunto il corridoio dove prima avevano intercettato le guardie, Kuroi sgusciò fuori dal loro nascondiglio fece una veloce perlustrazione e poi tornò indietro a chiamarli.
L’uscita era vicina, potevano sentire l’aria fresca raggiungere la loro pelle accaldata.
- Ultimo sforzo Ikuto. – gli mormorò Amu stringendogli la mano.
- Ci sto. – annuì lui – Poi mi porterai qualcosa da mangiare perchè sono affamato.
- Tutto quello che vuoi. – promise mentre correvano verso l’uscita.
- Tutto? – rise lui facendola arrossire – Anche te?
- Scemo! – gli fece la linguaccia, strappandogli un sorriso sincero, il primo da quando l’aveva ritrovato.
Sentendo dei passi avvicinarsi, affrettarono i loro movimenti, l’uscita era a pochi passi non potevano arrendersi adesso. Ikuto scivolò, facendo perdere l’equilibrio anche ad Amu.
- Sono un peso morto. – scosse la testa lui – Lasciami.
- Mai! – bofonchiò alzandosi – Non adesso, non dopo aver rischiato tutto per salvarti. – lo baciò brevemente sulle labbra, Ikuto si sentì vibrare di energia e riuscì a fare gli ultimi passi verso il varco dal quale erano entrati Amu e gli altri, quando la luce del sole colpì il suo viso, svenne.
Amu cadde sotto il peso del suo corpo e, guardandosi attorno disperata, scoppiò a piangere vedendo Takuumi e Sakura che erano corsi a salvarli.
- Ragazzina… - la abbracciò Sakura mentre Takuumi prendeva in braccio il nipote – Mi vuoi far morire di crepacuore.
- Sakura io… - singhiozzò, ma la giovane donna scosse la testa dicendo:
- Non dire niente, Tsukasa aveva letto i tarocchi. Sapevamo già tutto. La Chiave e il Lucchetto. Ma non pensavamo a niente di così… avventuroso.
- Merito di Kuroi. – sorrise tra le lacrime – Quel gatto è speciale.
- È il gatto di Otsune. – disse Takuumi capendo tutto – E’ per questo che è corso da noi.
- Adesso è il nostro gatto. – disse Sakura risoluta, erano in macchina e stavano fuggendo dalla Easter – Non può tornare da chi l’ha quasi ucciso. – il gatto miagolò, riconoscente.
Raggiunsero casa Miraboshi senza trovare ostacoli, ancora il codice rosso della fuga di Ikuto non era scattato alla Easter grazie all’idea di Otsune di farsi colpire dopo essersi messa addosso gli elettrodi.

Ikuto dormì per alcuni giorni, Takuumi lo alimentava tramite flebo e controllava costantemente le sue condizioni; non voleva portarlo in Ospedale ma nemmeno farlo morire.
Verso il quinto, sesto giorno di libertà, il ragazzino aprì gli occhi trovandosi davanti Sakura.
- Ben svegliato, Ikuto. – gli sorrise lei, lo stava pulendo con una spugna calda – Hai dormito per giorni. Come stai?
- Meglio. – borbottò – Dov… Dove sono?
- Non sei in un’illusione. – spiegò – Sei a casa mia e di tuo zio Takuumi.
- Zio? – sorrise alzandosi a sedere – Non sapevo che mio padre avesse un fratello.
- Nemmeno lui. – rise l’uomo entrando – Andiamo ragazzino, la cena è pronta e Amu muore dalla voglia di vederti.
- Amu? – balbettò Ikuto, un lieve rossore gli colorò le guance ricordando la potenza dei baci che si erano scambiati.
Sakura si alzò lentamente, era stanca perché aveva condiviso molta della sua energia con il ragazzo, per liberarlo dai semi neri che aveva nel cuore avevano molto lavoro da fare.
- Esci amore. – la baciò Takuumi – Aiuto io il giovane a vestirsi.
- Certo… - ridacchiò Sakura scendendo al piano di sotto, in cucina c’era Amu che aspettava l’arrivo di Ikuto emozionata.
- Come sta? – domandò.
- Meglio piccola. – la baciò sulla tempia – Adesso lo vedrai coi tuoi occhi…
Sakura non terminò di dire la frase che Ikuto e Takuumi iniziarono a scendere lentamente le scale.
Ikuto era ancora troppo magro, ma Amu lo trovò bellissimo.
Quando scese l’ultimo gradino, lei gli si strinse contro piangendo disperatamente.
- Ehi, confettino… - mormorò lui imbarazzato.
- Ikuto! Ikuto! Ikuto! – balbettava Amu incapace di aggiungere altro.
Lui, traendo forza dall’amore che sentiva scorrergli dentro, la strinse con vigore contro il suo petto, lasciandola piangere, lasciando che le lacrime del suo adorato confettino gli zuppassero la maglietta; mescolandosi alle sue che, dispettose, avevano iniziato a scendere dagli occhi e lungo le sue guance.
Takuumi e Sakura li osservavano con tenerezza dalla sala, avrebbero voluto parlare con Ikuto, spiegargli il percorso che dovevano fare per completare la fase di salvataggio che ancora poteva essere manovrato dalla Easter; ma… vedendoli così felici di essersi trovati… non vollero rovinare il loro momento magico… Per lavorare con Amu ed Ikuto, avrebbero avuto tempo domani…


Angolo dell’Autrice:

Non ho parole per giustificare questo imperdonabile ritardo.
Ho riscritto e cancellato questo capitolo troppe volte. C’era sempre qualcosa che non mi piaceva o convinceva.

Blue_Passion… Bebe… mi prostro ai vostri piedi… Perdonate la vostra autrice ritardataria…
Tra compiti… Interrogazioni… Sport e… Corvi… I giorni sono volati ed io ho accumulato tutto questo ritardo. Grazie a chi, nonostante tutto, continua a seguirmi e leggermi…

GRAZIE, soprattutto a:
A Blue_Passion e Bebe che adoro e che mi aiutano a trovare l’ispirazione quando mi sento arida.
Ed al mio The_Black_Crow per essere entrato di soppiatto nella mia vita ed averla scossa così…

Al prossimo capitolo…
Un bacio sul cuore,
Gremilde

   
 
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