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Autore: Atra    18/10/2015    3 recensioni
Vi siete mai chiesti come sarebbe andata la storia di Final Fantasy VIII se Seifer avesse avuto una sorella?
Beh, io sì e questo è il risultato:
Il sangue è un vincolo.
E dai vincoli non ci si può liberare.
E non si può nemmeno scegliere senza farsi male.
O senza subire perdite.
Cosa scelsi io? Perché scelsi?
Quando avrei potuto cambiare qualcosa, feci tutto ciò che era in mio potere?
Il sangue è un vincolo.
Lo rimane anche quando è versato.
Potrai perdonarmi adesso, Seifer?

Buona lettura e spero che vi piaccia!
Genere: Azione, Comico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Seifer Almasy, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami'
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Nero. Più nero del mio nome, il mio stato di incoscienza è un vuoto che cammina strisciando dentro e fuori di me, lasciandomi ogni volta più inquieta di prima.
Subire il nulla in cui sono immersa e di cui mi sembra di essere composta mi sembra quasi come le decisioni prese nei sogni: inconsapevoli ma che risvegliano in qualche modo la nostra coscienza nascosta, seppur l'incoscienza sia in netta superiorità.
Non appena ne prende atto, la mia mente si scrolla di dosso questa sensazione e si rende conto del fatto che quello in cui si sta cullando è un sonno dai tratti molto vicini alla normalità; allora percepisco una qualche tensione interiore allentarsi, mentre sento la distanza tra me e la realtà ridursi a un soffio.
Un rumore di sottofondo sembra avvicinarsi sempre di più alle mie orecchie: metallo contro metallo, vento contro vento e...il mio corpo ha un sobbalzo.
Un lamento e il suono di un respiro spezzato a metà proprio sul mio petto.
Mormorii concitati attorno a me, poi un tocco freddo che dalla fronte scivola sulla mia nuca. Sento uno schiocco, poi lo sfregare del vetro sul metallo.
La mia testa viene reclinata verso l'alto e subito l'aria fresca mi frusta sul viso, strappandomi un respiro profondo che mi provoca uno spasmo del petto.
Questo è ciò che basta al mio corpo per tornare.
Quasi senza accorgermene, scatto a sedere e spalanco gli occhi, socchiudendo le labbra per continuare a respirare affannosamente e non perdere il più importante appiglio che mi lega alla realtà.
Mi ritrovo nello scompartimento del treno, seduta su un sedile e con le gambe distese sull'altro; mio fratello è chinato su di me, una ruga verticale di preoccupazione fra gli occhi e dietro di lui Zell è in piedi, un sopracciglio sollevato e fremente e i pugni stretti. Fujin e Raijin, seduti sui sedili di fronte a quelli su cui mi trovo io, hanno lo sguardo fastidiosamente puntato su di me.
-Ehi - il volto di Seifer si rilassa e l'accenno di un sorriso sostituisce la piega amara della bocca - Tutto bene?-.
Lo guardo stranita, prima di mettermi in collegamento con il cervello e accertarmi che non sia fuori uso. Durante i due secondi che impiego, mio fratello riassume la smorfia preoccupata che aveva prima.
Mi porto una mano alla testa, che sento terribilmente ovattata e svuotata:
-Insomma...mi sento una stupida- mormoro in un soffio, sbattendo velocemente gli occhi per svegliarmi un po' dal torpore che non mi ha ancora lasciato.
Oh, adesso capisco come si sente Raijin tutti i giorni. Già avere il cervello spento fa schifo, chissà come si sentirà lui a non averlo proprio.
Alle mie parole, Seifer accenna una risata (ma si risparmia la battutaccia che sicuramente gli avrà attraversato la mente) e poi mi poggia una mano sul torace, facendo leggermente pressione per farmi distendere nuovamente.
-Dormi ancora, Atra. Siamo appena partiti- sussurra, ma io puntello le braccia e lo fermo, scuotendo la testa:
-No, non posso dormire- mormoro, passandomi una mano fra i capelli e attirandomi le gambe al petto per abbracciarmi le ginocchia.
Seifer si lascia sfuggire un sospiro sconsolato, prima di risollevarsi in piedi e sedersi appena dietro di me, dove prima era sdraiato il mio busto.
La pelle del sedile scricchiola e il mio sguardo si perde fra le piccole pieghe dell'usura che si formano sulla pelle, ma mio fratello mi dà un colpetto al mento e mi costringe ad alzare lo sguardo su di lui.
Una presenza familiare penetra improvvisamente nella mia mente e io l'accolgo prima con sorpresa, poi con sollievo.
-Il tuo G.F.- dice semplicemente.
Ciao Leviathan. Buongiorno anche a te, eh.
Gli sfioro una guancia per ridargli Siren e la G.F. scivola via dalla mia mente lasciandomi un vuoto che viene presto colmato dal mio solito Guardian Force. Già che ci sono, mi affretto a scrutare gli occhi di mio fratello: per ora sono normali, brillano solo di sollievo e di una preoccupazione che sta scemando via.
-Cosa c’è che non va? Vuoi parlarne fuori?- mi domanda in un sussurro, incurante degli sguardi ansiosi che ci lancia Zell e di quelli invadenti di Fujin e Raijin.
Parlare...e di cosa? Di ciò che non va? No, perché non c'è niente che non vada.
Se mai, c'è qualcosa che non va in me.
Vogliamo parlare del fatto che sia diventata rimbecillita del tutto e abbia fatto un sogno completamente fuori dal comune che non è affatto da me?
Non credevo nemmeno di avere un'immaginazione così fervida e ben sviluppata!
Non sono mai stata una grande viaggiatrice con la fantasia, sono una tipa abbastanza pragmatica, che detesta lavorare con le parole e che non ricorda quasi mai i sogni che fa di notte. Questo invece me lo ricordo benissimo e non credo c'entri la precisazione che l'ho fatto di giorno.
Sì, ho bisogno di un attimo...ma per stare da sola.
In questo momento il treno fa il suo ingresso nel tunnel sottomarino della ferrovia transcontinentale e nello scompartimento si fa buio pesto, subito compensato dall'accensione automatica delle luci al neon bianche e gialle.
Scuoto la testa lentamente, più per prudenza che per altro: ormai sono abbastanza sveglia per potermi muovere senza problemi, ma è meglio non far preoccupare Seifer, che tra l'altro ha appena mutato espressione:
-No?- mi domanda, deluso di aver per una volta sbagliato diagnosi su di me.
Il problema è che non ha sbagliato, ma io trovo ridicolo dirglielo.
-Ho bisogno di stare un attimo da sola- decido improvvisamente, alzandomi in piedi di scatto e raggiungendo la porta scorrevole dello scompartimento.
Solo Seifer e Zell hanno seguito la mia figura muoversi: Fujin e Raijin hanno lo sguardo fisso sul loro leader.
-E non seguitemi- preciso sollevando il dito indice, prima di far scorrere la porta alle spalle ed espirare tutta l'aria che devo aver trattenuto mentre mi spostavo.
Raggiungo il finestrino proprio di fronte a me e poggio le mani sulla sua cornice in ottone incavata in scanalature su tre livelli, seguendone i bordi con le dita. Fuori il tunnel è completamente buio, illuminato da qualche sporadica luce bianca o dalla macchia azzurra di qualche vetrata panoramica che dà sul mare aperto.
Un altro respiro profondo. Maledizione, comincia a mancarmi l'aria a vedere tutti questi posti chiusi: il treno, il tunnel, il mare...
A proposito di malesseri...come è iniziato tutto questo? Che diavolo è successo a Balamb? Stavo parlando con Zell, ma non mi pare sia così repellente da farmi finire lunga distesa a terra!
Beh, a questo forse una spiegazione abbastanza convincente c'è: forse è stata la stanchezza, forse la tensione prolungata, forse la Medicina dell'Eroe mi ha fatto consumare più energie di quante ne possedessi...forse tutto nell'insieme.
Devo essere rimasta incosciente parecchio, se mi sono svegliata già sul treno e questo sarebbe in linea con la lunghezza estrema del mio sogno.
Che strano, però...è stato come se fossi in qualche modo slegata dal mio tempo e dal mio spazio. Era tutto così vivido: l'ambientazione, le sensazioni, i sentimenti...Zefer. Adele.
Certo che la mia mente è geniale tanto quando si applica per inventarsi un modo per insultare le persone quanto quando si inventa storie che non stanno né in cielo né in terra.
Prima di tutto: Adele era incinta. Le Streghe sono sterili, lo sanno tutti. Altrimenti per loro sarebbe molto più facile trovarsi un erede per i loro poteri.
E io ho cercato addirittura una spiegazione! Come ha detto Adele? O meglio, cosa le ho fatto dire io? Credono tante cose su di noi...una cosa del genere. Bah, certo che potevo sforzarmi un po' di più.
Seconda cosa: Adele era giovane e bella. La storia ci ha insegnato che a dire il vero non si sa nemmeno se fosse un maschio o una femmina, dato che il suo aspetto fisico aveva suscitato, allora come ora, molti dubbi. Non che qualcuno si fosse fermato a scattarle una foto, ma dalle descrizioni sembrava che avesse il busto decisamente mascolino.
A parte questo, nel sogno non ho tralasciato la treccia rossa in cui si racconta fossero raccolti i suoi capelli. Per il resto...ho ovviato abbastanza bene, direi.
Terzo: c'era il suo cavaliere. Zefer...oddio, qui il mio inconscio si è divertito parecchio! Non tanto per la persona a cui si è ispirato, dato che in un sogno è piuttosto normale, ma per il suo nome. Ma da dove diavolo l'ho tirato fuori, se non l'ho mai sentito prima?!
Qui non mi aiuta nemmeno la storia: nessuno conosce il nome del cavaliere che si è sacrificato per Adele né tantomeno la natura del rapporto che intercorreva fra lui e la sua Strega, ma nel mio sogno sembravano decisamente intimi, dato che Zefer doveva essere il padre del bambino, a quanto credo di aver capito.
Quarto: la Strega aveva bisogno di un secondo cavaliere! Questo sì che è davvero assurdo, non si è mai sentito di una Strega con due cavalieri! Si sa solamente che la loro importanza non è solo dovuta al fatto che difendano la loro Strega, ma anche che la aiutino a combattere i tremendi squilibri del suo potere sul suo corpo e sulla sua mente.
Effettivamente Adele nel sogno non sembrava totalmente padrona di sé e a un certo punto è stata sopraffatta dal suo stesso potere. C'entrerà il fatto che le si siano rotte le acque prematuramente?
Ah, mi ci vorrebbe uno strizzacervelli: tutto questo è fuori dal comune, lo ripeto.
A dire la verità è assurdo che io cerchi anche di capire e confrontare con la realtà i contenuti di un sogno che non ha né capo ne coda.
Dovrebbe essere solo un sogno, una visione provocata dall'inconscio che elabora immagini e le lega insieme a nostra insaputa. E' qualcosa di ben lontano da me, che mi affido al massimo all'istinto, ma sicuramente è presente in tutti gli esseri umani e io non sono certo un lombrico.
L'ho già detto che non uso il condizionale per niente, vero?
Dovrebbe essere...eppure continuo a pensarci, come se mi sia sfuggito qualcosa, come se mi rifiutassi di rassegnarmi a dimenticarlo.
E non mi sono ancora posta la domanda fondamentale: perché diavolo ho dovuto sognare Adele, quando il mio obiettivo al massimo è l'altra Strega?
Sarà stato per colpa di quel momento in cui mi sono ricordata della Guerra della Strega, stamattina?
Hyne, di solito non sono così facilmente impressionabile, soprattutto quando si tratta dei sogni. Probabilmente questo è il primo sogno che ricordo vividamente dopo anni anche se...
-Uhm, siamo pensierose, eh?-.
Ho un sussulto e perdo immancabilmente il filo dei miei pensieri, già contorti e complicati per loro natura.
Mi volto per vedere Zell avvicinarmisi, negli occhi uno sguardo prudente:
-Cosa vuoi? Mi sembrava di aver detto di non seguirmi- sospiro scocciata, stringendo le labbra per fingermi tranquilla e imperturbabile come al solito; subito dopo torno con lo sguardo al finestrino, per nascondere il volto tirato in una smorfia inquieta e pensierosa.
Il riflesso trasparente di Zell sul vetro si gratta la testa imbarazzato:
-Devo andare al bagno- mi confessa. Sbuffo:
-Allora vacci e non rompermi le scatole- lo rimbrotto seccamente, puntando lo sguardo su un angolo ricurvo della cornice in ottone per riperdermi nel groviglio dei miei pensieri.
-Mentre eri svenuta...cos'è successo?-.
Zell si è affiancato a me, una mano sul mento e la spalla appoggiata alla parete. Volto la testa dalla parte opposta e socchiudo gli occhi:
-Questo dovresti dirmelo tu. Sono io quella che ha perso i sensi- rispondo con noncuranza, grattando con l'unghia il bordo scheggiato del corrimano che si trova sotto al finestrino. Dietro di me Zell soffia una risata esasperata:
-Sai cosa intendo, Atra- sbuffa in tono allusivo. Scuoto la testa:
-Niente di importante- minimizzo, nascondendo il mio turbamento dietro al solito atteggiamento spavaldo e ostile. Zell schiocca la lingua:
-E allora perché sei così pensierosa?- mi domanda con il tono di chi sa di starti per mettere nel sacco. Uh, nemmeno stamattina gli è andata bene...che fa, ci riprova?
Mi volto di scatto per incontrare il suo sguardo sicuro e fulminarlo con un'occhiata delle mie; tempo due secondi e il gallinaccio sta già guardando altrove. Quindi poso le mani sui fianchi:
-Sto pensando alla prossima mossa da fare, se vuoi proprio saperlo. Tra l'altro, non sai in che cosa ti sei cacciato- sbotto, incrociando le braccia e appoggiando la schiena al corrimano. Zell solleva le sopracciglia e il suo labbro inferiore ha un fremito, prima che lui se lo morda energicamente e si costringa a spiccicare una sola parola:
-Dimmelo, allora-.
Gli racconto in breve le supposizioni di me e Seifer, spiegandogli quale sarebbe il nostro obiettivo e cosa speriamo di ottenere. O meglio, cosa mio fratello spera di ottenere, dato che io credo solo che questa "missione" sarà un completo fallimento. Se la Strega non ci scopre, beninteso. In quel caso...la "missione" sarebbe un disastro.
Zell rimane ad ascoltarmi a bocca aperta, la mano che si gratta pensierosa la guancia e l'altra che tamburella sul muro. Quando ho finito di parlare, lui sospira:
-Ahia. Volete davvero tornare a ficcanasare dalla Strega?-.
Aggrotto le sopracciglia e mi affretto a precisare:
-Seifer vuole tornare da lei. Per conto mio, quella donna potrebbe anche andare all'inferno-.
Il gallinaccio si passa una mano fra i capelli e sfiora prudentemente la sua "meravigliosa" cresta bionda, prima di sorridere con furbizia:
-E allora che cosa ci fai qui?- mi domanda, accennando a me con il mento.
Sollevo l'indice e gli faccio un cenno negativo:
-No, che cosa ci fai tu qui. Seifer è mio fratello. Tu avresti potuto tranquillamente starne fuori- dico seccamente, puntandogli gli occhi addosso.
Zell arrossisce e abbassa velocemente il viso per evitare la domanda che dovrebbe per natura seguire alle mie parole precedenti, ovvero: "perché diavolo ci hai seguiti?".
Ancora condizionale...e io sto diventando troppo conciliante.
Passano alcuni secondi di silenzio prima che Zell trovi il coraggio di riguardarmi in faccia. Rimango impassibile di fronte alla sua espressione confusa, mentre fuori dal finestrino il tunnel si rischiara progressivamente, segno che stiamo arrivando a Timber.
-Orpo, devo ancora andare in bagno...- si lamenta il gallinaccio, riscuotendosi dal suo stato di imbarazzo e staccandosi dal muro.
Mi interessa davvero così tanto sapere il motivo per cui Zell è voluto venire con noi? Sembra aver preso una decisione immediata, dettata solamente dalla sua solita impulsività. Ma una persona sana di mente non seguirebbe i suoi nemici giurati dritto all'inferno.
Mi muovo in avanti per raggiungere la porta dello scompartimento, tagliandogli così la strada:
-Un giorno me lo spiegherai- gli dico freddamente, facendo appena caso all'espressione sorpresa e allarmata sul viso di Zell, mentre poso una mano sulla porta scorrevole dello scompartimento.
Suona come una minaccia, detta così, ma non mi è mai venuto in tasca niente essere gentile con chi non me la racconta giusta. Così come non porta a nulla costringerlo a parlare ora: che faccia un po' quello che vuole, non abbiamo tempo per queste idiozie, anche se mi fanno imbestialire comunque.
In questo momento risuona l'altoparlante:
«Treno in arrivo al capolinea: Timber. Ripeto: treno in arrivo alla stazione di Timber. Si ricorda ai signori e alle signore di non dimenticare i loro bagagli a mano».
Improvvisamente vedo uno strano riflesso sul finestrino che dà sullo scompartimento interno: una figura mi passa furtivamente alle spalle e scivola via, senza togliermi gli occhi di dosso.
-Zell, piantala di...- mi esaspero, voltandomi di scatto per sorprendere il gallinaccio. Ma nel corridoio non c'è nessuno.
La porta dello scompartimento si apre all'improvviso e io faccio un salto indietro.
-Sorellina, ti ha punta un Lesmathor?- mi stuzzica Seifer, sbucando con il viso dalla fessura aperta.
-Ah, sei tu- sbuffo, appoggiandomi allo stipite per riprendermi. Mio fratello solleva le sopracciglia:
-Chi credevi che fossi? La Trepe con il grugno di Raijin?- mi domanda, scoppiando in una risatina, alla quale mi unisco anche io dopo che mi sono immaginata a dovere Raijin che inciampa nella frusta della professoressa.
-Stiamo per arrivare, vedi di non dimenticarti lo zaino- riprende poi lui, prima di voltarsi e dirigersi verso il sedile.
Invece di seguirlo, mi volto nuovamente e per poco non crepo d'infarto.
-Ma sei scemo?!- sbraito a Zell, di cui mi sono trovata il viso a praticamente due centimetri dal mio. Ora il gallinaccio è spiaccicato contro la parete...ehm, colpa mia: credo di avergli dato uno spintone un po' troppo forte.
-Scu...scusa, Atra! - esclama lui, rosso come un pomodoro - Non intendevo spaventarti, ma doveva passare un'altra persona nel corridoio e credevo che saresti entrata subito!- si giustifica, torcendosi nervosamente le mani. Incrocio le braccia al petto:
-Devi smetterla con questi scherzi del cavolo. Anche prima...-.
-Prima?- cade dalle nuvole lui, spalancando gli occhi. Alzo gli occhi al cielo: come se non ne sapesse niente!
-Taci e fila dentro, razza di idiota- lo apostrofo, indicando la porta dello scompartimento per essere più eloquente. Zell non se lo fa ripetere due volte e sgattaiola via davanti a me, accolto subito dalle minacce di una lunga e atroce sofferenza da parte di mio fratello su chi infastidisce troppo sua sorella. Getto ancora un'occhiata tutto intorno: uhm, ora è tutto tranquillo.
Mi passo una mano sulla fronte e mi sfugge un sospiro scocciato: da quando sono diventata così paranoica?!
Non lo so, ma sarà meglio tenere gli occhi aperti - mi ritrovo a rispondermi.


Eccomi qui!
Allora, questo è un capitolo di passaggio, che serviva per ritornare alla realtà dopo il capitolo scorso. Diciamo che serviva a noi e ad Atra, che come vedete è ancora un po' rimbambita dal sonno e dal sogno.
Queste sono tutte le sue domande che lei si pone e a cui, giustamente, non trova nemmeno una risposta, se non che forse è diventata un'emerita idiota.
"Ho sognato di essere un cretino", cit. obbligatoria qui!
E finalmente Zell viene a scoprire in che razza di situazione si è cacciato (senza nemmeno pensarci, perché altrimenti non è Zell), per sua grande gioia ma anche per grande felicità di Atra, che si fa immediatamente due conti e si rende conto che non sa nemmeno perché Zell sia venuto con loro. Noi potremmo anche averlo intuito, eheh.
Occhio al finale: o qui c'è qualcosa che non quadra o Zell sta cominciando a dare il meglio di sé. Ma aspettatevene ancora delle belle, perché si torna a ridere, gente!
Tuttavia, non so quando riuscirò a pubblicare, perché al mio paese è saltata la connessione internet (in questo momento sto pubblicando da casa di mio fratello, ma solo perché ha fatto un'eccezione per questa volta), quindi devono sistemarla e non si sa ancora entro quando. Perdonatemi quindi, ma potrei dover saltare il prossimo aggiornamento...tuttavia, non appena avrò di nuovo i mezzi posterò subito il nuovo capitolo, promesso!
Nel frattempo vi saluto e spero di tornare presto ad aggiornare! Ciaaaao!
   
 
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