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Autore: notevenhere    18/10/2015    3 recensioni
Harry è stato abbandonato sull’uscio di una porta, Sirius è stato spedito ad Azkaban e Remus ha perso le uniche persone che abbia mai amato. Quando il vero traditore viene catturato tre anni dopo, Sirius si prepara a rimettere a posto le cose per le due persone che ama di più. SB/RL
Genere: Angst, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Note del traduttore: Ho notato che l’autrice ha cominciato da un po’ a pubblicare la storia anche su ao3, quindi (visto che linkare la storia in lingua originale non fa mai male) vi lascio anche quel link. Qui su fanfiction.net e qui su ao3

~HP~

Ministero della Magia—Agosto 1985

Harry osservò attentamente mentre la pergamena scompariva con uno scoppio sommesso. "Dov’è andato?"

"Nella Stanza dei Registri" gli disse la strega gentile con un sorriso—la stessa che gli aveva fatto domande su tutte le cose che gli piacevano di Sirius. "In questo modo tutti sapranno che siete una famiglia, ora."

Harry guardò in su verso Sirius, che stava sorridendo con uno di quei gran sorrisi che gli lasciavano intendere quanto fosse compiaciuto. Scompigliò i capelli di Harry e anche quest’ultimo sorrise.

"Grazie mille per il tuo aiuto, Anna" disse Sirius alla signorina; si strinsero le mani e poi Anna si accucciò per poter essere alla stessa altezza di Harry.

"Prenditi cura del tuo padrino, ok, Harry?"

"Lo fa già" affermò Sirius silenziosamente ed un caldo torpore si diffuse nel petto di Harry mentre annuiva. Anna tese la mano ed il bambino la strinse con cautela, imitando il modo in cui Sirius lo aveva fatto.

Anna sorrise e agitò la mano per salutarli, mentre lasciavano l’ufficio, ed Harry strinse forte la mano di Sirius; il grande atrio era pieno di streghe e maghi occupati. Alcuni di loro si fermarono mentre passavano, mentre altri mormoravano tra di loro.

"Prenderemo la Metropolvere per andare dai Weasley, va bene?" domandò Sirius, distogliendo l’attenzione di Harry dalle persone che li guardavano imbambolati. Harry non amava la Metropolvere e non era tanto sicuro di voler incontrare i bambini Weasley, ma Sirius voleva che lo facesse, quindi annuì. Sirius gli strinse la mano ed Harry si sentì meno nervoso riguardo tutta la faccenda.

"Sirius" una voce acuta parlò e gli occhi di Harry seguirono quel suono. Una donna alta dai pallidi capelli si era fermata di fronte a loro; un bambino con i capelli dello stesso colore era fermo accanto a lei. La donna stava osservando Sirius con un’espressione accigliata e gli occhi stretti—occhi che erano poco più chiari di quelli di Sirius, ma che facevano tremare lo stomaco di Harry di disagio.

"Azkaban non è stata gentile con te" disse la donna.

"Ciao, Narcissa." Harry crucciò le sopracciglia, cercando di capire perché Sirius sembrava seccato.

Narcissa, poi, aguzzò gli occhi per guardare Harry. "E questo deve essere il tuo figlioccio."

"Sì" affermò Sirius bruscamente, "questo è Harry."

"Avevi già disertato la tua famiglia quando mio figlio è nato" disse Narcissa. "Saluta, Draco"

"Ciao" il bambino biondo disse obbediente. Era più alto di Harry di un bel po’, ma lui non era accigliato quindi ad Harry non importò.

"Ciao."

Narcissa sorrise. "Questo è Harry Potter, Draco caro" disse, ricordando ad Harry quelle signore del club del libro di Zia Petunia, quelle che sorridevano sempre quando dicevano qualcosa di cattivo.

"Ho sentito parlare di te" disse Draco. "Hai sconfitto Tu-Sai-Chi."

Sirius tirò Harry al suo fianco, il suo braccio si avvolse attorno alle sue spalle. "Abbiamo un appuntamento." Iniziò ad andare via.

"Mio Padre dice che devi essere davvero potente" disse Draco; Harry strizzò gli occhi verso di lui, non era certo di sapere cosa intendesse dire. "Padre è potente; lui e il Ministro sono amici."

"Su, su, Draco caro" Narcissa mormorò "non vogliamo mettere in imbarazzo tuo cugino. Dopotutto, Sirius è un traditore del suo sangue che ha rifiutato il suo retaggio"

Sirius non disse nulla.

Narcissa sorrise ancora. "Accertati di venire a farci visita, va bene Sirius? Credo che a Lucius piacerebbe incontrare il tuo nuovo figlio" gli occhi di Sirius si strinsero e le labbra di Narcissa si distesero in un sottile sorriso. "Come Draco ha detto, Lucius e il Ministro sono amici.”

"Ho una scopa in più" Draco offrì spontaneamente. "Il nostro elfo Dobby mi sta insegnando a cavalcarle."

Prima che Harry poté rispondere, Sirius gli afferrò di nuovo la mano. "Faremo tardi se non ci muoviamo" disse, senza più prestare attenzione al bambino o alla madre. Harry obbedì al leggero strattone sulle sue dita.

Mentre se ne andavano, Harry sentì Draco chiedere "Credi finirà a Serpeverde, Madre?"

"Beh, se lo farà, mio Draco," rispose Narcissa, "Credo il preside sarà di gran lunga contrariato."

"A Padre piacerebbe, vero?"

La risata di Narcissa echeggiò dietro Harry e Sirius mentre entravano nel camino.

Il salotto dei Weasley non somigliava affatto a quello di Grimmauld Place; libri e giocattoli ricoprivano ogni superfice, ammucchiati in pile che sembravano poter crollare da un momento all’altro. Uno spolverino incantato zigzagò nel disordine e un’alta scopa stava spazzando un mucchietto di polvere sotto l’angolo di uno dei tappeti.

Harry si ritrovò a sorridere mentre si guardava in giro; era un tipo felice di stanza.

"Siete qui!" una voce egualmente felice lo accolse ed Harry e Sirius si voltarono.

"Ciao, Molly. Questa è la signora Weasley" disse Sirius, presentando la signora dai capelli rossi. "Sarà la tua insegnante."

La signora Weasley sorrise caldamente mentre si chinava un po’, così che Harry la guardasse in faccia. Cercò di non stringersi troppo contro la gamba di Sirius—non era un bambino piccolo, dopotutto.

"Ciao, Harry," disse la signora Weasley gentilmente. "Gli altri bambini saranno felici di vederti. Ti hanno aspettato tutto il giorno"

Harry annuì, insicuro su come rispondere. "Grazie" mormorò in fine, sperando fosse la cosa giusta da dire. E il sorriso della signora Weasley si allargò di più, quindi Harry suppose di aver detto bene. Lei si raddrizzò e fece un cenno col capo a Sirius.

"Oh, credo starà bene qui, Sirius."

"Ne sono certo" Sirius concordò, dando una lieve stretta alla spalla di Harry.

"Che ne dici di andare fuori ed incontrare gli altri, Harry?" domandò la signora Weasley, parlando a lui invece che a Sirius, il ché differiva da ciò a cui Harry era abituato, ma decise che gli piaceva.

Apparte Sirius, molti grandi si comportavano come se lui non ci fosse.

Harry annuì e la signora Weasley li guidò oltre la porta sul retro. Harry infilò la mano in quella di Sirius, mentre uscivano nel grande giardino. Era pieno di bambini dai capelli rossi, tutti che correvano e urlavano.

Uno di loro, il più basso, guardò verso Harry. Strinse al petto la palla che aveva appena afferrato e gridò "Ehi! È qui!"

Anche il resto dei bambini si voltarono—erano cinque in tutto. Saluti corali furono urlati lungo il giardino, poi tutti conversero su Harry. Quando lo raggiunsero, stava tutti chiacchierando così sonoramente che Harry aveva voglia di coprirsi le orecchie.

"Ora, tutti, calmatevi" intervenne la signora Weasley, sventolando le mani per zittire i chiassosi pel di carota. "Non vogliamo spaventare questo povero bambino"

Harry s’irrigidì. Non aveva paura. Uno dei bambini più alti stava scrutando dall’alto in basso, ricordando ad Harry Zia Petunia con le sue labbra tirate.

"Questo è Percy" gli disse la signora Weasley; Percy dalle labbra tirate. "E i gemelli, Fred e George" Fred e George gli fecero un gran sorriso. "E la mia piccola Ginny-"

"Non sono piccola!" rispose la sola bambina, indignata.

"Certo che no, tesoro" disse la signora Weasley e poi si concentrò sul bambino più basso, i cui occhi non avevano lasciato ancora quelli di Harry.

"Questo è Ronnie."

"Ron," brontolò quello in un basso mormorio, facendo una faccia grottesca in modo che la mamma non lo vedesse: Harry sorrise.

"Ha la tua età" continuò la signora Weasley, ignorando Ron. "Sarete nello stesso anno ad Hogwarts-"

"Se accetteranno Ron" uno dei gemelli disse dando una gomitata all’altro.

"Zitto, George."

"Sono Fred."

"Allora, sta’ zitto Fred."

lui Fred," disse il gemello, indicando il suo doppio.

La signora Weasley lanciò un’occhiataccia a chiunque fosse il gemello giusto. "Basta sciocchezze. Harry ha portato qualcosa da condividere con tutti"

"Che cos’è?" cinque voci impazienti chiesero, i loro occhi puntati su Harry. Quest’ultimo esitò, preoccupato che a loro non potesse piacere, anche se Sirius gli aveva detto il contrario. Cacciò dalla tasca una piccola scatola.

Dieci occhi si illuminarono.

"Quello è un Boccino?" domandò Ron mentre si faceva più vicino per sbirciare l’illustrazione di piuma e inchiostro sul coperchio; Harry annuì. Sirius gliel’aveva dato per il suo compleanno. Il suo primo vero regalo di compleanno.

"Geniale" uno dei due gemelli disse a mezza bocca. "È nuovo?"

"Beh, quasi" disse Harry con un’occhiata a Sirius; quest’ultimo sorrise ed Harry si voltò verso i Weasley sbalorditi. "Io e Sirius ci abbiamo giocato due volte."

"Nostro fratello Charlie ne ha uno" Percy disse con un cenno misurato del capo. "Vuole diventare Cercatore quest’anno, quindi lo ha portato a scuola con lui così può allenarsi"

"Sono costosi" si fece sentire Ginny; Harry non lo sapeva e quindi non disse nulla.

"Proviamolo" disse Ron con un gran sorriso e i suoi fratelli corsero verso il giardino. Harry restò al fianco di Sirius.

"Va’ avanti, Harry," lo incoraggiò Sirius e, quando lui non si mosse, prese tra le mani il retro della testa del suo figlioccio e gli diede una piccola spinta. "Sarò qui" promise.

"Dai, Harry!" urlò Ron, agitando le braccia. Con un ultimo sguardo a Sirius, Harry andò ad unirsi agli altri bambini.

"Ecco" disse uno dei gemelli, spingendo la scatola verso Harry. "Visto che è tuo"

"Fa’ nulla" rispose Harry scrollando le spalle. "È per giocare tutti insieme"

Il gemello lentigginoso fece un gran sorriso. "Dai" disse "Spargetevi in giro e lo lascerò uscire"

Harry osservò gli altri bambini prendere posto per l’ampio prato prima di muoversi un po’ più in là. Rubò uno sguardo verso la casa, sollevato di trovare Sirius ancora lì vicino alla signora Weasley.

Sirius alzò una mano in un piccolo saluto; Harry sorrise prima di tornare a guardare il Boccino.

"Il Boccino è stata una meravigliosa idea" disse Molly mentre suo figlio lo liberava. Quello si librò per un secondo e poi sfrecciò via lungo il giardino. Ginny strillò di gioia e gli corse dietro. I suoi fratelli la imitarono velocemente. Harry restò fermo sulla linea laterale, guardando gli bambini correre e urlare.

"Si unirà a loro quando sarà pronto" Molly aggiunse silenziosamente, la sua voce piena di una sicurezza che Sirius non provava affatto. "Non ha alcuna esperienza con così tanto bambini e i miei sono certamente difficili da gestire" continuò con un sorriso.

Sirius annuì; aveva parlato con Molly ed Arthur per tanto tempo dopo che Harry era andato a dormire una notte un po’ di settimane fa. Nessuno dei due pensava che Harry avrebbe avuto problemi ad integrarsi con i loro figli.

Molly annuì verso Harry, un sorriso le solleticò le labbra. "Vuole giocare. Osserva il modo in cui i suoi muscoli si stanno tendendo, come se stesse per saltare"

Sirius sorrise mentre studiava il suo figlioccio: le piante dei suoi piedi saltellavano leggermente. Sembrava che Harry avesse soltanto bisogno di un piccolo incoraggiamento. E, avendo osservato com’era Harry con un Boccino prima di allora, sapeva esattamente cosa poteva dargli una mano.
Fece scivolare la bacchetta dalla manica e la puntò discretamente verso il Boccino che zigzagava. Il Boccino cambiò direzione all’improvviso e puntò dritto verso Harry. Harry era perfettamente fermo, ma i suoi occhi erano puntati sulla pallina; la sua testa si muoveva avanti e indietro mentre seguiva i suoi movimenti e poi, così velocemente che Sirius non era certo lo avesse fatto per davvero, il braccio di Harry si alzò di soppiatto ed afferrò il Boccino.

"Fantastico!" Ron lanciò un gridolino dall’altra parte del prato.

"Geniale!" urlarono insieme i gemelli e, ancora una volta, cinque bambini dai capelli rossi conversero su Harry.

"Come sei riuscito a farlo, Harry?" esigé Ron. Harry sorrise mentre scrollava le spalle.

"Fallo ancora" ordinò Ginny e Harry, con un’altra occhiata verso Sirius, liberò il Boccino. Quello volò via.

"Va’ a prenderlo, Harry!" lo incoraggiarono i bambini. Sirius trattenne il respiro ed aspettò. Ma dopo un momento, Harry corse dietro alla palla dorata con i bambini Weasley alle calcagna.

Molly strinse il braccio di Sirius; lui fece un gran sorriso.

*

Mentre preparavano la cena, Harry chiacchierò eccitato, mentre raccontava tutte le due ore dai Weasley, anche se Sirius aveva visto tutto con i propri occhi.

"Hai visto quante volte ho preso il Boccino?" Harry domandò per quella che era forse la quarta volta da quando avevano cominciato.

"Certo" rispose Sirius con un sorriso. "Sei un eccellente accalappia-Boccini."

Harry sorrise radiosamente.

Una volta che si furono seduti a tavola, il chiacchiericcio di Harry rallentò.

Non sembrava infelice però, quindi Sirius decise che il suo figlioccio era semplicemente distrutto dopo la giornata impegnata.

"Credo ti divertirai un sacco dai Weasley" disse mentre gli serviva un’altra porzione di carote.

Harry annuì. "Mi piacciono. Specialmente Ron e i gemelli."

"Anche a me"

Harry sorrise. "Credi che quel bambino al Ministero abbia qualcuno con cui giocare?"

"Draco?" Sirius annuì. "Ne sono sicuro." Altri figli di Mangiamorte, molto probabilmente.

Harry restò in silenzio mentre mangiava una delle carote lentamente. Quando smise di masticare guardò in su e chiese "Sei tu il mio papà?" la forchetta di Sirius si fermò a mezz’aria. "La mamma di Draco ha detto che ero tuo figlio."

L’immagine della faccia di James riempì la mente di Sirius mentre appoggiava la forchetta accanto al piatto. Quell’espressione smagliante sul viso del suo migliore amico quando lui e Lily avevano annunciato che lei era incinta.

"Io, un papà!" aveva esclamato. "Riuscite a crederlo?"

Lui e Remus—e Peter, ma Sirius aveva bandito il suo viso dai propri ricordi—avevano sorriso e gli avevano dato un colpo sulla schiena.

Vide il sorriso di James mentre teneva in braccio suo figlio, non appena Sirius era stato presentato al suo figlioccio. James l’aveva tenuto nell’incavo del braccio, sussurrandogli dolcemente "Sono il tuo papà, Harry."

E in seguito, quando Harry aveva iniziato a balbettare, James lo aveva allenato "Su, Harry… di’ 'Papà'. Papà. Puoi dirlo, Harry?"

La gioia sul suo viso quando Harry aveva in fine detto 'Pa-pa'.

Sirius deglutì attraverso il dolore alla gola mentre le immagini scomparivano; Harry lo stava osservando, sul suo viso c’era un’espressione che Sirius non riuscì ad interpretare. Mormorò una scusa silenziosa a James e disse "Ricordi quello che ha detto Anna questa mattina?"

Harry annuì solennemente. "Ha detto che la pergamena ci rendeva una famiglia."

"Sì, è così." Sirius allungò una mano oltre il tavolo e appoggiò le sue dita su quelle di Harry. "Visto che tua mamma e tuo papà non sono qui, sono io che mi prendo cura di te. Loro continuano ad essere tua madre e tuo padre, ma ora anche io sono il tuo papà."

Harry piegò il capo, i suoi occhi erano curiosi dietro le lenti. "Ho due papà?"

"Sì" rispose Sirius una volta che il tremore alla gola si era placato. "Sei un bambino fortunato."

Harry pugnalò una carota con la forchetta e disse in tono neutrale "Ma non ho una mamma."

Sirius sbatté le palpebre diverse volte e con una grande forza di volontà ricacciò le lacrime. "La tua mamma non può essere qui con te, ma sarà sempre la tua mamma."

"Le manco?"

Sirius fissò Harry, ma alla fine annuì. "Davvero tanto, Harry."

Harry sembrò soddisfatto di quella risposta. Sorrise e si portò la carota alla bocca. "Mi piace essere una famiglia" disse intorno al boccone arancione.

Il nodo di tensione nel petto di Sirius si dissolse. Sorrise caldamente al suo figlioccio. "Anche a me."

*

Sirius trasalì quando aprì gli occhi; Harry era in piedi accanto a letto, la sua piccola figura stava tremando.

"Harry?" si tirò su, allungando una mano automaticamente per vedere se aveva la febbre, ma le guance di Harry erano fredde e umide. "Che succede?"

Harry scosse il capo; i suoi denti battevano.

"Stai male?" domandò Sirius, sedendosi bene adesso e allungandosi a prendere la sua bacchetta per compiere un incantesimo diagnostico, ma Harry scosse di nuovo la testa. "Hai fatto un brutto sogno?"

Harry continuò a tremare. Sirius spostò verso il basso le lenzuola dalla parte vuota del letto. "Vuoi dormire qui con me?" domandò dolcemente. "Va bene"

Quando Harry non si mosse, Sirius fece scivolare le mani sotto le sue ascelle e lo sollevò con facilità sul materasso. Appoggiò la testa su un cuscino e spinse le lenzuola in su, fino al petto di Harry.

"Va tutto bene?" mormorò. Fissandolo, Harry annuì. Sirius si stese di nuovo e si girò in modo da trovarsi di fronte al suo figlioccio. "Ricordi cosa riguardava il sogno?"

Harry scosse il capo e, non volendo far pressione su di lui, Sirius annuì semplicemente e passò le dita lungo il sopracciglio di Harry, spostando la frangia dalla fronte mentre lo faceva. Mantenne il ritmo, sperando che facesse riaddormentare il bambino, ma gli occhi di Harry sembravano soltanto diventare più allarmati.

"Qualcuno urlava" mormorò Harry alla fine.

"Nel tuo sogno?"

Lui annuì. "E c’era verde dappertutto—faceva brillare tutto. Credo fosse una donna… potevo sentire un bambino piccolo che piangeva."

Sirius provò a fermare il battito frenetico del proprio cuore. Albus gli aveva detto che Harry avrebbe potuto ricordare.

"Il ricordo è lì, Sirius" gli aveva spiegato giorni prima di andare dai Dursley. "L’ho visto nella sua mente. Non lo capisce, ma è lì."

Sirius deglutì. "Va tutto bene, Harry. È stato solo un sogno." mentì. "Soltanto un sogno e sei al sicuro ora. Sei al sicuro."

Le sue dita continuarono a confortare il sopracciglio di Harry ed eventualmente, gli occhi si chiusero ed il suo respiro si regolarizzò. Sirius restò sveglio a lungo, osservando il suo figlioccio dormire.

   
 
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