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Autore: kamy    19/02/2009    4 recensioni
Un ragazzo di nome Carlo, cresciuto in una vita che potrebbe essere quella di chiunque, si ritroverà catapultato in mondo fatato, abitato da strane creature. Tra pericoli, insidie, nuove amicizie, giovani amori, dovrà salvare dalla distruzione un intero pianeta. E' il mio primo romanzo di questo tipo, perfavore leggetelo.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dedicata a mio cugino Angelo, anche se so che non la leggerà mai. Ringrazio anche solo chi legge.

Cap.8 Una ragazza

Ricard e Donatel sopportavano sempre meno gli spettacoli a Barden. Avrebbero voluto attaccare il loro nemico e mandarlo dove si meritava. Donatel e Ricard parlavano spesso. Ognuno aveva rotto il muro di silenzio dell’altro. Erano diventati molto amici. Stavano per fare un altro spettacolo quando un orrendo mostro entrò sbattendo il portone principale. L’essere disse: <>. Barden fece uscire Ricard e Donatel. Però Donatel aveva lasciato una microspia per sentire.

 

I ragazzi avanzavano depressi. Gli adulti erano peggiorati. Avevano dovuto abbandonare il carro. Il mercante li seguiva perché voleva essere ripagato per il mezzo perso. Come guida il mercante era ottimo. Una sera Miriam si prese di coraggio e chiese i nomi agli uomini. Quelli prima vollero sapere i nomi dei ragazzi e poi risposero. Il pirata fulvo si chiamava Antonio. L’altro pirata: Peppe. Il mercante si chiamava Tex. Erano seduti intorno al fuoco. Un po’ di luce in quell’oscurità perenne. Carlo e gli altri raccontarono la loro storia, omettendo le chiavi, su quel pianeta. Erano felici di essere sul campo di battaglia. Gli adulti dopo aver ascoltato quelle avventure cominciarono a considerali di più. Anche Ricard e Donatel che non avevano mai conosciuto. Arrivati in prossimità della Torre delle nuvole videro una fila di lampioni. A Carlo ricordò un autostrada. La torre era alta e imponente. Sembrava una gigantesca torre di Pisa, ma dritta e nera. Davvero arrivava oltre le nuvole. Cominciarono a salire l’immensa scala. A sera, così pensarono, non era certo in quel luogo, si fermarono a rifocillarsi. Si addormentarono. Carlo sentì qualcuno, ma credette di sognare. Dopo diversi giorni passati a salire arrivarono. C’era la chiave. Aveva dipinte alcune nuvole ed era di diamante brillante. Carlo vide che c’era davvero qualcuno la prima notte. Nella torre c’era un fantasmino che disse: “Prendete la chiave così me ne posso andare, ma c’è una prova da superare”. Infatti non poteva riposare in pace perché doveva proteggere la chiave. C’era però una prova. Lotshar fu felice che la paura gli avesse impedito di teletrasportarsi da solo. Dovevano sconfiggere un mostro, il secondo guardiano. Apparve un piccolo pulcino giallo dal muso di maiale. Miriam si avvicinò alla creatura dolce. L’essere si trasformò in un piccolo mostro con gli occhi rossi e mille denti aguzzi. Era un Gjarg Gjarg: teneri tritatutto (Non mi ricordo dove l’ho visto, ma è rimasto nella mia mente. Se qualcuno riconosce la tenera creaturina e il cartone di provenienza me lo faccia sapere. NdA). Miriam non se ne accorse e continuò ad accarezzarlo. Quello tornando carino comincio a dire: “Cichete[1] Cichete Cichete Cichete”. Miriam lo prese come mascotte. Se però si avvicinava qualcun altro del gruppo tornava assassino. Presero la chiave e a bordo della nuvola scesero velocemente. L’atterraggio non fu dei migliori.

 

Quello che sentirono dalla microspia fu: “Abbiamo il nano senza il pugnale e non troviamo l’elfo che lo ha preso. So che servono per sapere dov’è la pietra cuore. E neanche l’elfo piccolo e il suo ciondolo. Purtroppo non sappiamo neanche dove sono le chiavi. Un maledetto veggente  ha fermato il mostro d’ombra che lei ha creato e pio mandato, fortunatamente non è morto. Purtroppo senza questi oggetti non possiamo esseri sicuri che funzioni l’ arma segreta nascosta nel castello”. L’orco se ne andò e la cimice si autodistrusse per non far scoprire i proprietari

 

Aido e Tre erano nel buio e imprigionati. Aido gli chiese: “Qual è la tua storia, da dove vieni?”. Tre rispose: “Provengo da una dimensione parallela a questa, dove tutti si possono dividere in tanti esseri uguali, ma di carattere diverso. Quelli che si dividono in due, tre, quattro sono i peggiori e devono scappare se nò possono essere decapitati; quelli che si moltiplicano in sei, dieci, undici sono normali e i nobili e migliori sono quelli che riescono trasformarsi fino a cinquanta, sessanta persone. Io purtroppo faccio parte dei primi. Mi nascosi e mi allenai per cambiare questa  ingiustizia. Riuscii nel mio intento diventando un giustiziere. Un giorno arrivò a riposarsi sulla nostra dimensione un gruppo di supereroi. Mi unii a loro. Entrai a far parte dell’armata contro Barden. Ma un traditore mi ha catturato, non so chi era”. Aido disse: “Anch’io sono stato catturato da un traditore che non ho visto”.

 

Carlo e gli altri raggiunsero l’unica montagna della Terra della Luna. Un vulcano spento. I giorni passati a vagare li avevano sfiancati e decisero di fermarsi. Trovarono una piccola città scavata nelle montagne. Sembrava una miniatura di quelle dei nani. Chissà che faceva Aido, pensava Carlo. I suoi due maestri appartenevano a due razze che si odiavano, ma erano amici. La prima cosa che si notava nel villaggio era il dettaglio che erano tutte donne. La seconda che c’era più allegria in un cimitero. Era una città di amazzoni. Decisero di alloggiare in un bangalov che sembrava hawaiano. Il villaggio consisteva in dieci persone. La vecchia regina Rosaria, dai capelli rossi e grande saggezza. Sua figlia Elisabeth, una donna alta, bionda e glaciale. La sacerdotessa Mara, religiosa, maniaca dell’ordine e farmacista-dottoressa. La padrona del bangalov di nome Mariagrazia, una donna un po’ grassottella, alla mano, la tipica oste. La vedetta Federica, una bella ragazza dai capelli color dell’ebano. La guerriera elfa Nairen dai capelli così biondi da sembrare dorati e dolci occhi azzurri. E altre quattro guerriere. Tra Peppe e Mariagrazia fu subito amore. Per lei era un dolce orsacchiotto. Per lui un ottima cuoca, il suo sogno e la donna della sua vita. Mariagrazia per amore guardia: “Andatevene. Qui ogni sera attaccano gli orchi. Appena tramonta il sole cominciano a suonare i loro tamburi di guerra”. Dalla descrizione si trattava dei veri orchi. Ormai si trovavano solo gli incroci tra veri orchi e goblin. I veri orchi venivano fuori da elfi mutilati ed incattiviti, quelli che non si incattivivano venivano chiamati domestici e resi schiavi. Raramente accadeva che il vecchio tipo di orchi diveniva buono. Erano errori. Erano stati fatti terribili esperimenti anche sui nani. Ma i peggiori ai due tipi di folletti. Il primo tipo, come David, divenivano piccoli mostri dispettosi. I folletti, della stessa taglia dei nani, nelle favole simpatici e scherzosi e in realtà antipatici ed attaccati ai soldi, nei gobelin, folletti verdi maligni. Carlo chiese se c’erano Troll. L’oste rispose che una volta c’erano Troll di caverna, di montagna e di prateria, ma li avevano sterminati. I piccoli supereroi, memori del giuramento in cui promettevano di aiutare i deboli, decisero di restare ad aiutarle. Antonio si era innamorato di Mara. Per farsi notare la chiamò bambola con voce da macho. Lei sorridendo dolcemente si avvicinò. Antonio chiuse gli occhi credendo che lo avrebbe baciato. A sorpresa lei gli mollò un pugno in pancia dicendo: “Non chiamarmi più bambola”. La sera arrivò presto. Tamburi sinistri cominciarono a suonare. La battaglia infiammò tutta la notte. Bastoni rotanti e incantesimi non si sprecarono. E i ragazzi si potenziarono. In confronto alla loro evoluzione quegli orchi erano facili da sconfiggere. Peppe usò la sua forza e la sua mole scaraventando lontano gli orchi. I ragazzi capirono perché era soprannominato Buldozer. Elisabeth rimase affascinata dall’agilità, la forza e il sangue freddo di Tex. Mentre Mara, distogliendosi in alcuni momenti dai suoi incantesimi, vide il coraggio del suo spasimante e si innamorò. Federica si innamorò di Michelangelo a cavallo della nuvola. Al mattino era morto un decimo degli orchi, quelli rimasti scapparono. Sarebbero però tornati la notte successiva. L’intero gruppo decise di restare tranne Miriam, Lotshar e Carlo. Al mattino partirono salutati da tutti.

 

Donatel andò da Ricard. Lo trovò profondamente addormentato. La ferita si era riaperta, la maglietta era di nuovo macchiata di sangue. Donatel alzò la maglietta e prese a medicarlo. Ricard non gli aveva mai permesso di alzare la maglietta più di quel tanto, la curiosità lo vinse. Era tutto fasciato. La sconcertante verità si fece spazio nella mente di Donatel. Ricard si svegliò e urlò terrorizzato. Donatel parlando come Lotshar disse: “Sei…un una ragazza”. Donatel aveva creduto che la voce acuta fosse dovuta all’età. I lineamenti erano troppo duri per sembrare una ragazza, doveva aver usato qualche trucco. E i capelli lunghi da duro. Ricard cominciò a spiegare: “Mio padre era terrestre mentre mia madre della Luna di Iego. Veramente mio fratello si chiamava Ricard. Io invece mi chiamo Energy. Quando mio fratello gemello seppe dell’attacco alla Luna venne qui per difenderla. Fu ucciso. Promisi di vendicarlo. Presi la sua identità. E solo quando quel maledetto generale sarà morto rivelerò la mia vera identità”. Dopo che ebbe finito Donatel, Donatel con faccia truce disse: “Tranquilla non rivelerò il tuo segreto”. Si sentiva tradito, imbrogliato. Era stata il suo, anzi la sua migliore amica, e non gli aveva detto niente.

 

Cedro vedeva mutare giorno dopo giorno la Terre del Verde. Da Quando Barden si era visto in vantaggio, aveva puntato la sua attenzione su quella terra. Le piante venivano sradicate l’acqua diveniva palude, l’aria irrespirabile e fabbriche con il loro fumo oscuravano il sole. Gli orchi sfornavano in continuazione armi dalle grandi fucine infuocate. I ribelli resistevano, ma erano troppo pochi. Avevano cercato di convincere altre persone a ribellarsi, ma avevano troppa paura.

 

 

 

Dopo che Tre aveva raccontato la sua storia aveva insistito per conoscere quella di Aido. Che dopo gli ultimi tentativi di dissuaderlo si era lasciato convincere. “La mia era una famiglia di scavatori. Cercatori di argento. Un giorno vidi una ragazza bellissima. Ci fidanzammo. Per lei entrai nei supereroi. La ragazza era Lindar. Il resto lo sai”. Tre rise come non aveva mai fatto. Dicendo: “Hai rischiato tutte queste volte la vita per una ragazza, che ormai una donna, che ti ha consegnato al nemico?”. Aido era stanco di essere deriso per le disavventure che aveva avuto. Sentirono dei passi. Non sapevano chi poteva essere. Erano già stati torturati entrambi. Era un archetto. Tre cambiò espressione. Quando c’era un nemico diventava oscuro e malvagio. L’orchetto disse: “Aido dove si trova il tuo pugnale con la gemma?”. Aido con fare di sfida rispose: “Non ho risposto a domande meno importanti sotto tortura. Cosa vi fa credere che risponderò a questo?”. Guardando quella faccia mostruosa con qualcosa di suino, Aido pensò che se non avesse avuto le mani bloccate avrebbe volentieri strangolato quell’orco.

 

 

Ringraziamenti:

 

olghisch: Passa pure quando vuoi. Se vuoi quando aggiorno qualcosa ti mando un email. Che ne dici? Perché ho paura che scrivertelo quando recensisco le tue storie, possa sembrare che ti recensisco solo per convenienza e non è vero. Mi piacciono molto le tue storie. Spero che a te possa piacere questa. Ciau

 

berry345 Grazie, sono felice che tu capisca la mia vita impegnata, ma sono sempre molto felice di recensirti. Mi piacciono davvero le tue storie. Sono felice che questa storia ti piaccia. Spero continuerà a piacerti. Un salutone

 

Milli lil: Si, la storia si fa sempre più complessa. Nuovi personaggi, divisioni e scoperte. (Dillo così che magari sembra pure interessante Ndte esasperata). Non preoccuparti non sono nessuno dei nuovi personaggi. Comunque in questo chappy c’è un indizione grosso grosso. Fammi sapere se il proseguimento ti soddisfa. A presto

 

P.s. Mi farebbe piacere un tuo commento su un’altra mia storia fantasy: “L’isola d’oro”, sempre che tu voglia. Ciao e mi raccomando aggiorna presto la tua di storia che diventa sempre più interessante.



[1] I verso dei Gjarg Gjarg felici

  
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