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Autore: Veronica_Rosazza    20/10/2015    3 recensioni
Non lasciare che la magia finisca: scopri momenti mai visti della storia di Harry Potter, con nuovi personaggi e nuove avventure!
Cassandra ha vissuto una vita quasi normale per dieci lunghi anni; ora, qualcosa sta per cambiare. Ecco il primo libro della mia serie!
'Tremante e con il respiro corto, Cassandra varcò la porta del Paiolo Magico, un locale buio e malandato, al cui interno si trovavano strane persone con indosso strani vestiti.'
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro, personaggio, Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Una qualunque persona che si fosse trovata a passeggiare per Charing Cross Road, il 2 agosto alle ore 10 del mattino, avrebbe con difficoltà notato la ragazzina che sostava con aria terrorizzata su di un lato della strada. Con la stessa difficoltà avrebbero notato cosa stava fissando: ciò che insistentemente catturava la sua attenzione si trovava tra una grossa libreria ed un fornito negozio di dischi.
Tremante e con il respiro corto, Cassandra varcò la porta del Paiolo Magico, un locale buio e malandato, al cui interno si trovavano strane persone con indosso strani vestiti. Tutto ciò che doveva fare era seguire le istruzioni che le erano state date: mostrare al proprietario la strana lettera e farsi accompagnare sul retro. Cassandra aveva 11 anni ed era spaventata. Cassandra aveva 11 anni e nessuna voglia di rimanere in quel posto.
« Hai bisogno, ragazzina? » chiese l’uomo dietro il bancone. Lei non riusciva a parlare; non trovava le parole. Lentamente, si avvicinò, controllandosi intorno, e chiese di poter parlare con il proprietario. Quando si sentì rispondere che era proprio la persona con cui stava parlando, Cassandra pensò a quello che stava per fare: avrebbe dovuto chiedere ad uno sconosciuto di accompagnarla in un posto che non esiste, a comprare improbabili cose. Per qualche istante si convinse che sarebbe stato meglio uscire, correre dall’altra parte della strada e tornare a casa. Questo fino a che non si ricordò che dall’altra parte della strada c’era suo zio ad aspettarla ed il pensiero fu sufficiente a convincerla.
« Ehm… Ecco, io ho questa » disse al barista porgendogli una piccola busta che già era stata aperta. « Dovrei andare a… A Diagon Alley »: si era scritta il nome sulla mano, per non rischiare di fare brutta figura.
« Sei da sola? »
« Si » rispose.
« Sei figlia di babbani? » chiese l’uomo. « I figli di babbani di solito vengono accompagnati da degli addetti… » obiettò.
« Non so cosa siano… » replicò la ragazza, ma notando lo sguardo perplesso ed indagatore dell’uomo con cui stava parlando decise di approfondire: « Mio zio non può accompagnarmi e così mi ha detto di chiedere a lei »
« Chi è tuo zio? » chiese in tono sempre più inquisitorio.
« Non credo lo conosca », rispose Cassandra, cercando di rispettare le istruzioni datele.
« È un mago, tuo zio? » insistette il barista.
La ragazza cominciò a ripensare a come tutta quella conversazione fosse assurda. A dir il vero, tutte le conversazioni fatte da un mese a quella parte avevano mancato di significato. Al principio pensò si trattasse di un enorme scherzo; successivamente, sentite le fantasiose spiegazioni fatte da suo zio, si convinse che fosse impazzito. Arrivata a questo punto, cominciò a temere si trattasse di un gigantesco complotto, di qualcosa di pericoloso o illegale, qualcosa di così segreto da necessitare di parole in codice.
Alla fine rispose nel modo migliore che le venne in mente: disse « così dice ».
« Suvvia, suvvia! Tom! Non vedi che è spaventata? Lasciala in pace e portala di là! ». Era stata una signora a parlare: una bella donna, dai capelli biondi e dai lucenti occhi verdi, vestita nello stesso modo stravagante di tutti coloro che si trovavano nel locale. « Non sapevi di essere una strega, tesoro? »
Cassandra scosse la testa. Rispose che no, non lo sapeva, che gliel’aveva detto suo zio quando era arrivata la lettera. La donna che le parlava sembrava gentile, non la spaventava come facevano gli altri: certo, era strana, ma aveva un fare amichevole che la fece sentire meglio.
« Vedi?? La stavi solo spaventando! È ovvio che sia una giovane strega! Di cosa avevi paura eh? » disse rivolgendosi al barista.
« Allora perché non ci pensi tu? Portala tu di là, io qui ho da fare. Non so chi sia suo zio ma io non sono qui per fare da balia a nessuno ».
« Tom, Tom… quando capirai che questo è senz’altro il modo giusto di allontanare tutti i clienti? Devi essere più gentile… e disponibile. Guarda questo posto! È praticamente vuoto! » disse la donna ponendo un braccio intorno alle spalle di Cassandra e conducendola via.
« Vuoto?? Ti devo ricordare che faccio questo lavoro da prima che tu comprassi la tua prima bacchetta?? », urlò il barista.
« Il tuo successo è dato solo dal fatto che la gente passa di qui per andare a Diagon Alley… Il mio è dato dalla bravura ». Le due non fecero in tempo a sentire quale fu la risposta; allontanandosi, sentirono solo confusi borbotti. Passato un breve corridoio, aprirono una porta e si ritrovarono in un piccolo cortile circondato da un muro. Gli si avvicinarono e la donna, così gentile, fece una cosa ancora più strana di tutte quelle che aveva visto e sentito Cassandra fino ad allora: tirò fuori dalla larga manica della giacca un bastoncino.
« Tre verticali, due orizzontali » disse. Non stava parlando con Cassandra; era più un ragionamento fatto a promemoria. Con uno strano sorrisino di soddisfazione, tocco un mattoncino con il bastone che aveva preso prima e, d’un tratto, i mattoni del muro presero a muoversi. Cassandra non poteva credere ai suoi occhi: I mattoni si spostavano, seguivano il primo mattone e si accavallavano per creare un buco, sempre più grande, nel muro del cortiletto. Il buco divenne tanto grande da permettere ad entrambe di passare senza problemi, e dall’altra parte… Dall’altra parte c’erano centinaia di persone. Persone vestite in modo strano, un gran frastuono di parole e tanti negozi. Tantissimi negozi!
« Andiamo tesoro. Vediamo di capire cosa dobbiamo fare ». Cominciarono ad avanzare lungo la folla, lungo un enorme viale affollato. Stranamente, tutto ciò a cui riusciva a pensare Cassandra era come fosse possibile che di là dal muro, quando ancora si trovavano nel cortile del locale, non si sentissero tutte quelle voci. Subito dopo si mise a riflettere sul come non avesse mai notato quel luogo: tante volte era passata per Charing Cross Road, per Shaftesbury Ave, senza notare quel luogo.
« …una lista, o qualcosa del genere… » finì di dire la simpatica signora al suo fianco. Era talmente presa dai suoi ragionamenti che non si accorse che stava parlando; i suoi pensieri andarono così alla parte di discorso, magari molto importante, che non avrebbe mai sentito, a causa della sua sciocca distrazione.
« Adesso sai che facciamo? Troviamo qualcuno che ti aiuti! » disse la donna.
L’idea di cercare qualche altro sconosciuto per essere aiutata non entusiasmava Cassandra, che da quel momento si obbligo a stare attenta, a prestare attenzione a tutto e a tutti, annotandosi mentalmente le cose su cui più tardi avrebbe potuto riflettere o chiedere allo zio.
« Trovato! » esclamò la sua compagna, che la prese per un braccio e la trascinò di fretta contro la folla.
« Arthur! Menomale! Ho bisogno di chiederti un favore!! » disse la donna, con il fiatone per la corsa e gli urti presi dalla gente.
« Rosmerta! Che ci fai qui? Hai lasciato il locale incustodito? » chiese l’uomo con il quale si fermarono a parlare. Cassandra era frastornata, non sapeva più cosa pensare, ma tenne fede alla promessa che si era fatta e si obbligò a seguire tutto con attenzione. L’umo era magro, sulla quarantina d’anni, stempiato ma con i capelli rosso fuoco.
« Mi serve un favore! Sei qui con la famiglia? Fate le compere per la scuola? »
« Oh, si, si… quest’anno nessun nuovo Weasley ad Hogwarts… Ma c’è sempre qualcosa da acquistare, no? » disse l’uomo sorridendo. « Che favore ti serve? Spero niente che centri con il ministero… »
« No, no, no… Non ti preoccupare. Ho incontrato questa ragazzina, ha bisogno di aiuto con… Beh, con tutto! Non sapeva di essere una strega! » disse Madame Rosmerta in modo sbrigativo.
« Ah… Capisco… Figlia di babbani? » disse rivolgendosi a Cassandra. « Per i figli di babbani dovrebbero esserci dei maghi che assistono la famiglia… »
Cassandra, seppur spaventata, decise di prendere in mano la situazione: dopo tutto, non poteva permettersi di non intervenire. « Non so cosa siano i babbani, ma mio zio è mago ». Cominciava a prenderci gusto: non conosceva e non capiva le cose di cui parlavano quelle strane ma gentili persone, eppure, in un certo senso, la situazione la divertiva.
« Oh cielo! Dobbiamo cominciare da capo allora! » esclamò il signor Weasley. « Dunque, i babbani sono le persone che non possono praticare la magia: non sono maghi o streghe… ma solo “babbani” ».
Non convinta della spiegazione, Cassandra annuì comunque.
« Dov’è tuo zio? Perché non ti ha accompagnato lui ? » le domandò.
« Non poteva… aveva un impegno », ripose. La sua mente, però, in quel momento, fu di nuovo catturata da una stranezza: per la strada, dietro al signor Weasley, e quindi proprio di fronte a lei, camminava, in quella che sembrava essere una buffa corsa, un piccolo omino: un uomo molto piccolo, con il naso adunco e pochi capelli, ben vestito.
Mentre si perdeva in queste osservazioni, Cassandra smise nuovamente di ascoltare ciò che Madame Rosmerta e il signor Weasley stavano dicendo, il che è un bene: stavano infatti criticano quell’uomo che nasconde la magia alla nipote per anni ed infine la manda da sola nel mondo magico.
« Non c’è problema. Molly ed i ragazzi sono qui intorno, la accompagneremo noi a comprare ciò che le serve. » concluse il signor Weasley.
« Bene! Allora, tesoro, ce li hai dei soldi? Dopo devi tornare al Paiolo? Tuo zio passa a prenderti lì? » domandò Rosmerta.
Tornata a quella che avrebbe dovuto essere la realtà, Cassandra rispose di si ad entrambe le domande: lo zio le aveva dato delle strane monete, che, aveva detto, sarebbero bastate per tutto. Decisero dunque che, finiti gli acquisti, il signor Weasley l’avrebbe riaccompagnata al pub e, da lì, sarebbe tornata da suo zio.
Salutarono Madame Rosmerta e si incamminarono lungo le strane vie di quello strano luogo.
 
« George! Fred! Smettetela immediatamente!! O ve le sequestro tute! A vita! », strillò una signora per la strada. Sembrava molto arrabbiata e il suo volto era rosso almeno quanto lo erano i suoi capelli. Cassandra si preoccupò non poco, quando vide che era proprio nella direzione di quella donna che si stavano dirigendo.
« Non ci posso crede! Dove sei stato? Mentre tu eri via, i tuoi figli hanno pensato bene di lanciare caccabombe a caso! Per la strada! Hanno spaventato un goblin! Sai come sono i goblin! Un giorno o l’altro finiranno male qui due! Te lo dico io!! ».
« Oh… Arrivati a casa, li sgriderò, cara. Non preoccuparti ». la faccia della signora dai capelli rossi divenne ancora più rossa e la sua espressione ancora più arrabbiata; solo allora si accorse che suo marito non era solo.
« Oh ciao, cara! Scusami, non volevo spaventarti » disse in tono amabile.
« Molly, questa è… ». Il signor Weasley si fermò a riflettere. Non conosceva il noma della ragazzina che stava aiutando.
« Cassandra » lo anticipò lei. « Mi chiamo Cassandra »
« Bene, bene. Vedi Molly, mi sono offerto di aiutarla a fare i suoi acquisti per la scuola. Andrai ad Hogwarts, giusto? »
Cassandra annuì e mostrò loro la lettera che le aveva dato lo zio.
« Perfetto allora! Anche i nostri figli vanno lì! Sono sicura che farete subito amicizia! » disse la signora Weasley, e subito fischiò così forte che a Cassandra sembrò di perdere un timpano. A quel bislacco richiamo, un ragazzino si avvinò ai tre: era alto, per la sua età, con i capelli rossi e il naso lungo e sottile. Di seguito, un altro ragazzo alto, più grande di lei, con i capelli ricci e rossi; due ragazzi totalmente identici, anche loro alti e con i capelli rossi; infine, un ragazzo, che sembrava essere più grande di tutti loro, che teneva in braccio una bambina: entrambi avevano i capelli rossi.
« Bene ragazzi! Basta sciocchezze! Sbrighiamo le faccende e poi a casa! » disse la signora Weasley; « Lei è Cassandra », disse indicandola, « la accompagneremo a fare spese. In marcia! »
In tutta la sua vita, Cassandra non aveva mai pensato che si sarebbe mai potuta sentire in un tale imbarazzo: desiderava così ardentemente di andarsene, tornare a casa, alla sua normale vita.
La prima tappa della famiglia fu un negozio di libri, Il Ghirigoro. Lì non avevano molto da spendere: a quanto le era parso di capire, i fratelli si tramandavano ogni cosa, dai vestiti ai libri, e solo i due gemelli avevano un nuovo libro da acquistare nell’elenco.
« Tu cosa devi comprare? » disse uno dei due, strappando il foglio con l’elenco dei testi dalle mani di Cassandra.
« Ridammelo!! » gridò lei, cercando di riprendersi quanto le apparteneva. « Sei troppo bassa. Non ci arrivi ». Fece una breve pausa e riprese: « Sempre i soliti vecchi libri. Te li prendiamo noi! »
« Non ne ho bisogno! Me li prendo da sola! » disse lei in tono stizzito.
Per tutta risposta, si sentì ribadire che era troppo bassa, e dunque non era in grado di prendersi i libri che stavano sugli scaffali alti. A questa scortese affermazione seguì un sorriso, che fece arrabbiare ancora di più Cassandra, non abituata a simili atteggiamenti, men che meno da parte di perfetti sconosciuti. Rimase zitta, nella sua espressione imbronciata, convinta che ribattere sarebbe stato troppo scortese, nei confronti della famiglia che la stava aiutando, senza neanche conoscerla.
« Non te la sarai mica presa? » disse una voce alle sue spalle. « Loro sono fatti così: sono dispettosi. Io mi chiamo Ron »
« Piacere » disse, cercando di essere più gentile possibile. « Io sono Cassandra »
« Lo so. Ce l’ha detto prima la mamma. I miei fratelli sono Percy, quello noioso, Charlie, il più grande, Ginny, è l’unica femmina. E loro sono Freg e George. Fred è quello che ti ha preso l’elenco». Mentre parlava, Ron stava mangiando delle caramelle: ne aveva così tante in bocca che a stento si capiva cosa stesse dicendo. « Abbiamo un altro fratello, Bill, ma lui è grande; non va più a scuola ».
« Smettila Ron, la metti in imbarazzo », disse la bambina.
Senza volerlo, Ginny aveva colto nel segno. Ed il suo imbarazzo non poté che aumentare quando i gemelli tornarono con un’enorme pila di libri, pretendendo una ricompensa per il lavoro svolto.
La seconda tappa fu la sartoria di Madama Malkin, dove entrarono solo la signora Weasley, Cassandra e la piccola Ginny; lì comprarono l’uniforme di Hogwarts. Quando uscirono andarono a cercare gli altri, e li trovarono di fronte ad un negozio che vendeva oggetti come scope, uniformi e strani tipi di palloni.
« Ti piace il quidditch? » le chiese Ginny. A questa domanda non giunse risposta: un po’ perché Cassandra aveva, in quel momento, molta poca voglia di parlare ed era ormai poco interessata alla possibilità di sembrare scortese, un po’ perché vennero nuovamente interrotte da uno dei gemelli.
« Come fa se non sa niente di magia?? », intervenne uno.
« Il quidditch è lo sport più bello del mondo! », esclamò l’altro. « Noi quest’anno parteciperemo alle selezioni per i battitori della nostra casa! » disse, simulando un colpo sferzato in aria, come se tenesse in mano una mazza.
Quando intervenne la signora Weasley, la situazione tornò alla “normalità”, e tutti poterono tornare alle loro spese: seguendo la lista degli oggetti da comprare contenuta nella lettera, comprarono ancora un calderone in peltro, misura standard 2, un gattone grasso, nero e bianco dagli occhi verdi, un set di provette di vetro, una bilancia, un calamaio, delle pergamene, delle piume e un telescopio. Per ultimo, tutti i ragazzi, ad eccezione dei due più grandi e del signor Weasley, vollero andare con Cassandra a comprare la sua bacchetta.
« Usate anche le bacchette magiche?? Come nei film? » chiese stupita Cassandra.
« Cosa sarebbero? I film? » chiese la signora Weasley. « Dovresti parlare un po’ con mio marito! Lui lavora al ministero della magia ed è appassionato di manufatti babbani; potresti essergli molto utile, sai? », aggiunse in tono cortese.
La spiegazione all’interesse mostrato per il nuovo acquisto fu portata da Ron: « La scelta della bacchetta è sempre interessante… E poi noi ce le passiamo. Cioè, io ancora non ce l’ho… Ma Fred ha quella di Bill, e George una che apparteneva al nonno ». L’imbarazzo di Cassandra aumentò notevolmente dopo questa scoperta, insieme alla sua paura: cosa c’era di speciale nella scelta della bacchetta? Quel bastoncino che aveva Madama Rosmerta era una bacchetta, dunque?
Entrano da Olivander, un negozio buio e polveroso, con scaffali che ricoprivano tutte le pareti e centinaia, migliaia di scatoline poggiate sopra. La signora Weasley salutò e si fece aventi un uomo anziano, dai capelli grigi e i grandi occhi lucenti.
«Oh bene, bene. Molly Weasley! Che piacere? Per quale figlio siamo qui? »
« Oh, no, no… Non per un figlio. Per lei, signor Olivander » disse Molly Weasley con un gran sorriso cordiale, spingendo avanti Cassandra.
« Bene » disse il proprietario del negozio; « cominciamo ». Detto questo, volteggiando in aria, tre metri da sarto si avvicinarono, a Cassandra che, terrorizzata, tentò di indietreggiare ma fu subito fermata da uno dei gemelli, che la rispinse avanti.
« Nata babbana? » chiese Olivander.
« No ma non conosce la magia », rispose la signora Weasley, sempre molto cortese.
Il signor Olivander, come non avesse sentito la risposta, o come se non gli fosse importato, si diresse verso una scala a pioli e vi ci si arrampicò, per raggiungere un alto scaffale. La signora Weasley, quindi, spiegò a Cassandra che servivano le sue misure per determinare il tipo di bacchetta e che quei metri da sarto erano stati incantati: non doveva avere paura.
Rassegnata, Cassandra si fece prendere le misure. Quando il signor Olivander ridiscese dalla scala, portava con sé una decina di scatole, lunghe e strette; le poggiò sul tavolo che c’era lì e le aprì una ad una.
Mise in mano a Cassandra una prima bacchetta; lei non disse nulla: pensava di dover scegliere quella che le piaceva di più ma non fece in tempo ad avvicinarla per vederla meglio che le venne portata via. Al suo posto, gliene diede un’altra, più corta della prima. Allo stesso modo, anche questa le fu tolta, e così le successive 16 bacchette, che il signor Olivander continuava a far fluttuare in giro per il negozio, giù dagli scaffali e di nuovo al loro posto. Cassandra non capiva cosa dovesse fare o cosa stesse succedendo, e quando lo chiese alla signora Weasley la risposta le fu data dal proprietario del negozio.
« Sono le bacchette che scelgono il mago o la strega, mia cara signorina. Non importa quanto tempo ci vorrà: lei uscirà da qui con la sua bacchetta »
« Come mai non si trova? » chiese Ron.
« Alcune persone sono più complicate di altre, e così le loro bacchette. Hanno gusti difficili… ». Si zittì e si fermò improvvisamente. Subito dopo, corse alla sua bacchetta e fece discendere dal più alto scaffale una scatola uguale alle altre, ma più rovinata e polverosa; sembrava quasi vecchia.
« Ecco » disse estraendola dalla sua custodia e porgendola a Cassandra. Lei la afferrò con la mano destra e subito fasci di luce gialla fuoriuscirono dalla sua punta, formando disegni nell’aria, come stelle filanti, illuminando tutta la stanza.
Aveva trovato la sua bacchetta.
« Biancospino. 11 pollici e tre quarti. Contiene un nucleo di piuma di fenice. Indeformabile. È molto raro come accoppiamento, signorina Cassandra. Deve andarne fiera »
« Che bello, cara! » disse la signora Weasley. « Sei contenta, si? Coraggio. Andiamo! Sei via da ore, ormai; tuo zio ti starà aspettando!»
Pagarono ed uscirono dal negozio; uno dei gemelli accompagnò la signora Weasley e Cassandra al passaggio nel muro che si apriva nel cortile del Paiolo Magico. Molly Weasley riaprì il passaggio e la salutò con un forte abbraccio, augurandosi di rivederla presto.
« Ecco qua » disse il ragazzo, ridando a Cassandra gli acquisti che le aveva portato. « Ci vediamo il primo settembre sull’Hogwarts Express! E ricordati che io sono George… Fred è mio fratello! » Così si salutarono.
 
Cassandra era forse più imbarazzata ora ad entrare nello stesso strano locale in cui era entrata quella mattina: portava in braccio moltissimi strani oggetti e quasi non riusciva a vedere dove stava andando. Con tutto il coraggio che riuscì a trovare, varcò la porta sul retro del pub, attraversò di nuovo il corridoio che portava alla sala principale, salutò il barista Tom, che rideva a crepapelle nel vederla così. Uscendo dal locale, ripensò a quanto non le piacesse quell’uomo, a quanto fosse strana tutta quella storia, a quanto fossero stati gentili i Weasley e Madama Rosmerta e, intanto, si ripassava mentalmente tutte le domande che avrebbe dovuto fare a suo zio, che, in tutto quel tempo, l’aveva aspettata di là dalla strada.



Note dell'autore:
Ciò di cui parlo in questa storia è una mia invenzione e non rispecchia in alcun modo la volontà dell'autrice J. K. Rowling. 

IMPORTANTE: il piano è quello di scrivere una serie del tutto parallela e contemporanea all'originale; per questo motivo, ciò che avete appena letto è solo l'inizio. Ne vado abbastanza/molto fiera e spero davvero che piaccia anche a voi! fatemi sapere cosa ve ne pare con una recensione, per piacere! ^^
   
 
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