Il demone della
Volpe a Nove Code devastava incontrastato il Paese del Fuoco. Nel corso della
grande guerra dei Ninja erano ricercate delle bestie note con il nome di Bijuu. Il nome viene loro affibbiato in base alle code che
posseggono, esistono in totale nove bestie con code appunto da uno a dieci. Chiunque
le voleva per se per acquisire il loro immenso potere, ciò nonostante queste
bestie non possono essere controllate da nessun essere umano.
I demoni rispondevano
ai nomi di: Tanuki, Gatto, Tartaruga, Gallo, Lupo, Donnola, Tasso, Volpe e
Serpente. Erano dispersi per i Paesi ninja distruggendo tutto ciò che
incontravano. Ma Kyubi, possedendo più code, era la più forte, la regina
incontrastata dei demoni, non esisteva metodo o tecnica per fermarla, tranne
una, una tecnica proibita, pericolosissima e con molti
probabilità di fallimento.
Minato Namizake
correva quanto più veloce le sue ferite glielo permettevano, voleva trovare
l’assassino di sua moglie, e lo spietato essere che aveva lasciato suo foglio
senza una madre.
Arrivato in prossimità del luogo dive si trovava Kyubi lo spettacolo
che gli si presentò davanti non fu per niente rassicurante, anzi sembrava che
l’inferno fosse piombato su un meraviglioso paesaggio trasformandolo una landa
desolata, circondata da fuoco e da lei, dalla Volpe che regnava sovrana nel suo
“paradiso” di caos e terrore.
-Come hai potuto
fare questo…per colpire me te la sei presa con lei…- la voce di Minato era
tremante ma minacciosa.
-Ah si? Bè..- ma lui non la lasciò parlare e proseguì a denti stretti,
sollevandosi in piedi e continuando a fissarla con uno sguardo che il demone
non aveva mai visto.
-Ti ho perdonato
tutto…tutte le tue sciocchezze, azioni dettate dall’orgoglio e dalla bramosia
di potere…mi sono illuso che prima o poi saresti cambiata, che ci fosse in te
qualcosa di buono, che meritassi un’altra possibilità…ma mi sono sbagliato,
avrei dovuto lasciare che i miei uomini ti uccidessero fin dalla prima volta
che hai messo piede in questo Villaggio, debole e inerme! Ma adesso…- Minato
urlò e lasciò divampare la propria aura mentre l’odio per la Volpe si
impossessava di lui- adesso rimedierò al mio errore!-
-Gueeeeeee!- il pianto del bambino si perse nel vuoto
e non ricevette alcuna risposta. Il padre era lontano da lì. Il piccolo
invocava a gran voce l’attenzione di qualcuno quando un membro della squadra
speciale AMBU lo vide, e riconoscendo i lineamenti del quarto Hokage decise di
portarlo da lui.
-Questo è tutto ciò che sapresti fare?- la Volpe
schivava con facilità i pugni e i calci sferrati dal proprio avversario e orami
aveva capito che al quarto Hokage non rimanevano ancora molte energie. Lui, dal
canto suo, si scopriva irritato anche in un momento come quello per la
supremazia fisica della Volpe su di lui, nonostante i ripetuti scontri con i
ninja della Foglia. Pur rendendosi conto che la forza dell’avversario derivava
da una collera inimmaginabile verso tutti coloro che l’avevano rinchiusa e
l’avevano costretta a una vita fatti di stenti e
sofferenze, il suo orgoglio continuava a pulsare irrefrenabile nel suo cervello
e non gli permetteva di arrendesi alla superiorità della Volpe. Continuava a
ripetersi ostinatamente che lui non doveva assolutamente rassegnarsi di fronte
a colei che lo aveva privato della presenza e dell’amore della moglie, anzi
solo il pensiero che qualcuno credesse che lui era capace
di un gesto tanto vile lo feriva profondamente. Minato lottava con tutte le
proprie forze ma senza benché minima strategia, colpendo all’impazzata e senza
alcun criterio.
“Questo non è il
suo modo di combattere!” pensò la Volpe, le sembrava quasi che Minato non la
vedesse nemmeno, anche se tentava in tutti i modi di colpirla. E in effetti Minato aveva una sola immagine dinanzi a sé, e
cioè quella della moglie che si stagliava nella notte coi capelli sciolti al vento.
L’ultima volta che l’aveva vista. L’aveva salutata con un semplice gesto della
mano, senza nemmeno toccarla per l’ultima volta, ed era volato via, incurante
di ciò che lei potesse desiderare. Non era stato presente nel momento in cui Kushina aveva più bisogno di lui, anzi aveva permesso alla
Volpe di andarsene del luogo del loro precedente scontro e così le aveva
permesso di farle del male.
Alla fine, pensava
Minato, la sua ingenuità, il suo unico punto debole, aveva ucciso la donna che
amava.
Finalmente un
colpo andò a segno e la Volpe andò a sbattere contro il tronco di un albero.
Minato si avvicinò per colpirla di nuovo, ma Kyubi fu
velocissima e con una delle nove code lo mise al tappeto.
Minato non aveva
scelta, non poteva fare altro che usare la tecnica proibita: il Sigillo del Diavolo
Per suo figlio
avrebbe trovato una soluzione. Ora doveva pensare a salvare il Villaggio. Il
suo Villaggio. Il suo popolo.
Minato aveva
un’abilità particolare: poteva comunicare con il pensiero. Stava cercando di
mettersi in contatto con suo fratello gemello, Yondaime, che si era trasferito
nel paese del vortice quando lui e Kushina si erano
sposati. Voleva che lo sostituisse come padre del il
piccolo bambino. Quando finalmente Minato riuscì a mettersi in contatto con suo
fratello gli chiese di venire subito nel Villaggio della Foglia.
Era troppo tardi
per qualsiasi saluto, qualsiasi addio. La Volpe si era accorta che il quarto
Hokage stava eseguendo la mossa che l’avrebbe portata all’altro mondo. Il demone, digrignò le terribili zanne, affilate e sporche di
sangue. Il sangue dei ninja della Foglia, che avevano dato la vita per
proteggere ciò che amavano. Ma stavano per essere vendicati. La morte di un
uomo e la sofferenza eterna di suo figlio avrebbero permesso alla Foglia di
tornare a splendere.
Minato cominciò a
fare dei movimenti con le mani, i movimenti che gli avrebbero permesso mettere
fine a quell’incubo, i movimenti che avrebbero evocato il Sigillo del Diavolo.
Kyubi non ebbe il
tempo di contrattaccare quando una mano putrida gli afferrò l’anima, tirandola
fuori dal suo corpo. Minato si rese conto che non aveva abbastanza forze per imprigionare il demone il se stesso, e per portarlo con
se all’altro mondo.
Allora decise
compiere un altro sacrificio che avrebbe cambiato per sempre la vita del
villaggio e di suo figlio. La decisione era presa. Non poteva tornare indietro.
Guardò suo figlio, un bambino che non aveva colpa delle sofferenze che avrebbe
patito e che sarebbe stato emarginato da tutti per sempre.
Minato voleva
sigillare lo spirito della Volpe a Nove Code dentro l’ombelico di suo figlio.
- E’ giunta la tua
ora, Kyubi!-
Con l’ultimo gesto
il Sigillo del Diavolo strappo via l’anima alla Volpe sigillandola
nell’ombelico del neonato e portò con se anche quella di Minato che urlò al bambino:
-Naruto, piccolo mio,
abbi cura del tuo villaggio e del tuo popolo!- con queste parole Minato
espresse al mondo la sua volontà: suo figlio doveva essere considerato da tutti
un eroe per aver salvato il Villaggio dalla Volpe, ma non fu così.
Quel 10 ottobre fu
ricordato in eterno come il giorno della scomparsa del quarto Hokage, di sua
moglie Kushina, della Volpe a Nove Code, e l’inizio
della difficile esistenza del piccolo Naruto.
Ringrazio di cuore
Cleo92, franky94 e Neko per aver recensito spero che questo
capitolo vi sia piaciuto, mi raccomando continuate così. Ringrazio anche Cleo92,
lucia lair e Targul per aver inserito questa fic
tra i preferiti.
Al prossimo
capitolo
Genio95