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Autore: Genio95    18/02/2009    5 recensioni
Questa storia comincia all'inizio della storia di Naruto, nei primi capitoli sembrerà uguale al manga, ma andando avanti nella lettura vi accorgerete che questa non è una storia come le altre. Perchè Naruto non passerà da solo la sua infanzia, ma Minato e Kushina moriranno lo stesso...
Genere: Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Yondaime
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

Era una notte tetra, senza luna. Il fuoco. Fiamma alte circa trenta metri e colonne di fumo nero circondavano un villaggio. Le grida strazianti degli uomini rimbombavano entro le mura. Una battaglia, una sanguinosa battaglia si stava svolgendo all’interno del Paese del Fuoco, precisamente nel Villaggio della Foglia.

Il demone della Volpe a Nove Code stava distruggendo tutto ciò che trovava sul suo cammino. Un cammino fatto di distruzione, di odio e di rancore verso gli uomini che l’avevano imprigionata. Kyubi, il demone, stava radendo al suolo ogni edificio, albero o montagna che intralciava la sua strada, le bastava muovere una delle sue nove code per provocare terremoti e inondazioni : il paesaggio era una landa desolata, dove al posto dell’erba regnavano sovrane le fiamme, il fumo e la distruzione.

 

Un uomo correva  verso uno spiazzo dove fino a pochi minuti prima c’era un edificio, ora solo un cumulo di macerie polverose. Per un attimo rimase paralizzato di fronte ad immagini che non si sarebbe mai aspettato di vedere e poi lentamente si avvicinò alle macerie. Nonostante tutto fosse andato in mille pezzi, l’Hokage riconobbe il luogo dove si trovava, e osservò con stupore ciò che rimaneva della casa in cui aveva vissuto per tanto tempo con sua moglie Kushina Uzumaki.

Le macerie fumanti erano testimoni del fatto che, qualunque cosa fosse avvenuta in quel luogo, doveva essere stato solo qualche attimo prima che lui arrivasse lì. Improvvisamente Minato ( il quarto Hokage) si fermò, poiché qualcosa, tra le macerie, aveva attirato la sua attenzione. Tra suppellettili e mobili distrutti, l’Hokage vide stagliarsi il chiaramente il bianco spettrale di una mano inerte, aperta con il palmo rivolto verso il cielo. Non impiegò molto per comprendere di chi si trattasse e mentre si rendeva conto di ciò, sentì materializzarsi alle proprie spalle l’aura familiare del guerriero con cui aveva combattuto contro la Volpe fino a poco prima. L’arrivo di Jiraia ( uno dei tre ninja leggendari, considerati da tutti i più forti dopo l’Hokage) fu accompagnato dallo squarcio rumoroso delle nubi nere che affollavano il cielo  offuscandolo e un’intensa pioggia iniziò a scrosciare su quel cumulo di macerie e sulle membra stanche dei due ninja.

-Mi dispiace!- sussurrò Jiraia all’amico.

Ma Minato non si accorse del tuono, né della pioggia, che scorreva sulla sua pelle lavando via il sangue, e nemmeno della presenza dell’altro ninja. Il dolore fisico che fino a quel momento prima gli aveva quasi impedito di reggersi bene in piedi scomparve improvvisamente, o forse la sua mente non era semplicemente in grado di percepirlo, ora che era concentrata su un altro dolore incommensurabilmente più forte. I suoi occhi spalancati si stringevano cercando di mettere bene a fuoco l’immagine, ma erano coperti da un velo di lacrime trattenute a stento non potevano fare di meglio.

-Minato- la voce di Jiraia giunse ovattata alle sue orecchie, come proveniente da molto lontano, un mormorio privo di qualsiasi significato, né più né meno del rumore della pioggia. Minato non riusciva a fermare la frenesia dei pensieri che febbrilmente si facevano strada dentro di lui. La sua casa, il luogo in cui aveva trascorso tanti momenti felici, forse gli unici ricordi davvero belli che avesse dalla vita, era ridotta a un cumulo di macerie fumanti. Improvvisamente balzò in avanti e corse verso quei miseri resti, sui quali si chinò. Jiraia ebbe appena il tempo di scostarsi per lasciarlo passare, quindi rimase immobile ad osservare i suoi movimenti che si susseguivano senza alcun filo logico. Non ricordava di averlo mai visto tanto sconvolto. In passato lo aveva visto affrontare i pericoli più aspri a sangue freddo e i nemici più terribili, con una sicurezza e una calma talmente radicate in lui da farlo apparire freddo, e adesso sembrava aver completamente perso il controllo. Rovistava tra quelle macerie con una furia incredibile, con una forza che non avrebbe dovuto avere, considerato tutte le ferite che aveva riportato durante il precedente scontro con la Volpe. Ad un tratto Minato si fermò, lasciandosi cadere dalle mani ciò che aveva appena spostato, cadde in ginocchio sul freddo terreno bagnato dalla pioggia. Il fango schizzò sui suoi vestiti e sul suo volto e Jiraia lo vide sollevare una mano che attirò la sua attenzione. Lentamente, con una cieca speranza che brillava nei suoi occhi quasi a voler rifiutare di prendere sul serio una realtà tanto crudele, Minato si portò quella mano alle labbra e sussultò stupito nel percepirla gelida come il ghiaccio. Estrasse completamente il corpo di Kushina dalle macerie. Si chinò sul suo volto, cercandone il respiro, il battito del cuore, qualunque cenno di vita in quel corpo immoto e freddo che avesse potuto alimentare le sue false speranze. Ma nulla venne in suo soccorso, nessuna forza consolatrice placò le urla strazianti del suo cuore e Minato sentì di non aver provato qualcosa di tanto forte in tutta la sua vita. Il suo animo urlava disperato, mentre il suo corpo era completamente immobile e immerso nel più assoluto silenzio. Gli occhi continuavano a fissare le palpebre chiuse della moglie e delle lacrime che fino a poco prima sembravano trattenute con difficoltà con c’era alcuna traccia, Minato era talmente concentrato sull’immagine davanti a se che aveva totalmente perso la consapevolezza di se stesso e anche piangere era impossibile. Era come se l’anima si fosse staccata dal suo corpo, che non aveva più alcuna reazione, come un guscio vuoto e abbandonato.

Jiraia si avvicinò a lui lentamente, stupendosi della sua stessa cautela, e lo aggirò per poterlo guardare negli occhi. Ma ciò che vide non gli piacque affatto. Lo sguardo del suo compagno era spento e vacuo, privo di qualsiasi espressione, quasi che fosse stato anche lui avvolto nel gelo della morte emanato dal cadavere immobile nel suo grembo. Era sicuramente meglio la furia folle del combattimento avvenuto poco prima a quella gelida immobilità.

Jiraia capì che doveva fare qualcosa per richiamarlo dallo stato di torpore in cui la vista di quel corpo privo di vita lo aveva gettato e lo chiamò per nome ancora una volta. Udire pronunciare il proprio nome da quella distanza ravvicinata sembrò finalmente scuotere Minato, che sollevò leggermente il capo e incontrò lo sguardo di Jiraia. E il repentino cambio di espressione sul suo volto fece istantaneamente capire al ninja leggendario ciò che sarebbe accaduto di li a poco. Una furia omicida e vendicatrice brillava negli occhi azzurro-ghiaccio del quarto Hokage che iniziò a tremare incontrollabilmente.

Talmente immerso nel suo dolore, nella sua sofferenza e nella sua furia omicida che non si accorse di una voce flebile, appena udibile, in quelle urla strazianti del suo cuore. In uno stato di incoscienza Minato seguì quella voce, che poco a poco si trasformò in un pianto, un pianto lieve, di un bambino.

Quasi del tutto sepolto tra le macerie un bambino piangeva e urlava, aspettando qualcuno che lo sentisse. Minato guardò la piccola creatura, da poco venuta al mondo e già testimone di una disgrazia. Il quarto Hokage prese tra le braccia il piccolo fagotto in cui era stato avvolto il bambino e subito notò un’impressionante somiglianza: avevano gli stessi occhi azzurro-ghiaccio e gli stessi capelli ribelli biondo-paglia. Si ricordò improvvisamente che sua moglie era incinta, avrebbe partorito di lì a pochi giorni.

Un grido. Un grido di dolore. Lontano. Fiamme. La Volpe era tornata all’attacco. Prese delicatamente il corpo inerme e senza vita dell’amata moglie e il neonato e li portò con se.

 

-Ti vendicherò Kushina!- con queste parole il quarto Hokage depositò il cadavere della moglie in un luogo sicuro e andò a cercare la Volpe.

 

 

Lo so è molto triste ma non so come ho trovato questa fic seppellita nel mio computer e ho pensato di pubblicarla.

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