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Autore: notevenhere    21/10/2015    3 recensioni
Harry è stato abbandonato sull’uscio di una porta, Sirius è stato spedito ad Azkaban e Remus ha perso le uniche persone che abbia mai amato. Quando il vero traditore viene catturato tre anni dopo, Sirius si prepara a rimettere a posto le cose per le due persone che ama di più. SB/RL
Genere: Angst, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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La Tana—Ottobre 1985

Sirius uscì dal camino dei Weasley ed entrò in una baraonda. Tutte le lampade del salotto erano capovolte; pagine di libri decoravano la mobilia, le pareti e perfino il soffitto. Due delle sedie erano sottosopra. Prima che potesse andare in panico, Molly entrò.

"Cos’è successo?" domandò; la voce gli uscì più acuta del solito.

"C’è stata una leggera frenesia generale" rispose lei.

"Harry sta-"

"Harry sta benissimo" lo rassicurò. "Ti sta aspettando in cucina." Molly si voltò, così che Sirius potesse vedere dietro di lei. Harry era seduto al lungo tavolo, la testa piegata e le spalle curvate.

"Cosa è successo?" domandò ancora, le sue parole tese da una nuova specie di ansia—la quale non sapeva bene come catalogare.

"Siediti un momento e ti spiegherò" Molly lo invitò e, benché Sirius volesse rifiutare e correre in cucina, si sedette rigidamente sul divano—l’unico mobile che sembrava indenne.

"Ora, non è stata proprio colpa di Harry, Sirius" iniziò con voce calma. "Voglio che questo sia perfettamente chiaro. Non avrebbe dovuto farlo, certo, ma è stata opera dei gemelli"

"Questo lo ha fatto Harry?" Il suo Harry? Il suo figlioccio silenzioso e perbene aveva distrutto il salotto? Perplesso, Sirius osservò il caos. "Ma come lo ha fatto?"

Molly si mosse maldestra. "Fred e George hanno preso uno dei miei libri—ne ho tenuti un bel po’ dai miei giorni ad Hogwarts. Hanno anche rubato la bacchetta del nonno, anche se ho detto dozzine di volte ad Arthur di non tenerla dove i bambini possono prenderla. Volevano provare un incantesimo, uno che hanno creato combinandone diversi..."

Sirius annuì impaziente, senza alcuna idea su cosa ciò avesse a che fare con Harry; i gemelli erano nei pasticci ogni giorno.

"Ma invece di provarlo loro… beh, mi dispiace, Sirius. Hanno provato a convincere Ron a farlo per loro, e Ron li conosce bene abbastanza da dire no, ma Harry no, e loro gli hanno fatto pressione affinché lo facesse… e Ron ha pensato sarebbe stato divertente, quindi non ha detto ad Harry di non farlo."

Sirius la guardò a bocca aperta. "Harry ha fatto questo con una bacchetta?"

Molly annuì. "L’incantesimo non ha funzionato nel modo in cui speravano, ovviamente, ed io in realtà non so esattamente cosa stessero cercando di fare." Agitò le mani impotente. "Ma quando Harry ha provato a farlo, la stanza… è esplosa."

Le guance di Molly erano arrossate e sembrava molto più nervosa di quanto dovesse. Sirius non riusciva a formare un pensiero coerente.

"Sirius, era una cosa estremamente pericolosa da fare per Harry, ma non sono convinta lui sapesse cosa stava facendo. E i gemelli e Ron sono stati scrupolosamente puniti, te lo assicuro, ma credo forse sarebbe meglio non reagire in maniera eccessiva riguardo la parte che Harry ha avuto nella faccenda"

"Reagire eccessivamente?" ripeté Sirius stupidamente.

"Non voglio oltrepassare i limiti, Sirius." disse esitante. "E so che deve essere rimproverato così che capisca che quello che ha fatto era molto pericoloso e che non deve mai più giocare con una bacchetta, ma visto che era colpa della coercizione dei gemelli… e Ron avrebbe dovuto avvisarlo-"

"Molly," Sirius la interruppe e poi scoprì di dover schiarirsi la gola. "Gli parlerò."

Molly annuì, ancora agitata, e Sirius provò a non offendersi per la sua preoccupazione per Harry. Sapeva perfettamente quanto lei e Arthur si fossero affezionati al suo figlioccio. Anche se l’idea che lui potesse reagire eccessivamente a ciò che era successo era assurda. Non aveva neanche detto ad Harry che non poteva avere un biscotto in più dopo cena. Non aveva alcuna idea di cosa doveva fare in una situazione come questa.

Fissò la testa piegata di Harry per un momento—non aveva guardato in su neanche una volta da quando Sirius era arrivato.

"Spero tu non penserai troppo male di noi dopo questo" disse Molly silenziosamente. "Niente del genere succederà in futuro."

Sbigottito, Sirius annuì. "Certo che no, Molly. So che i ragazzi possono essere difficili da gestire." Provò a sorridere ma non gli riuscì bene. "Riparerò i danni."

Molly scosse la testa. “I ragazzi lo faranno; ho già detto loro che è parte della punizione." si alzò con un sospiro. "Mi dispiace tanto per questo, Sirius" Quando Sirius annuì, Molly si voltò di nuovo verso la cucina. "Harry, Sirius è qui" lo chiamò sommessamente.

Harry finalmente guardò in su, ma non sembrava voler scendere dalla sedia.

"Vieni, Harry." lo incoraggiò Molly e, come manovrato da fili, Harry obbedì, guardando il pavimento per tutto il tempo. Molly sorrise un po’ verso Sirius.

Sirius si schiarì la gola per ben due volte mentre guardava la sommità della testa di Harry, ma rinunciò a provare a decidere da dove cominciare. "Credo che dovremmo lasciare che la signora Weasley cominci a preparare il pranzo" mormorò alla fine; se doveva fare la parte del cretino mentre non trovava le parole per parlare con Harry, di sicuro non voleva che Molly guardasse.

Harry annuì in silenzio; camminò verso il camino senza farselo ripetere e, in pochi istanti, lui e Sirius uscirono nella cucina al Numero Dodici.

Sirius si schiarì di nuovo la gola—Harry non si era ancora tirato fuori dalla sua posizione curvata. "Ti piacerebbe aiutarmi a preparare i sandwich?"

La testa di Harry scattò in su, presentandosi a Sirius con occhi spalancati. Innervosito e provando a non mostrarlo, Sirius tirò fuori la sedia di Harry da vicino al tavolo, come faceva ogni giorno quando Harry tornava dai Weasley.

Harry si arrampicò sulla sedia, i suoi occhi incollati su Sirius, osservandolo perfino mentre si lavava le mani nel lavandino e poi mentre prendeva il pane, il roastbeef rimasto e il latte dalla fredda credenza.

"Vuoi una banana o una mela?"

"Banana, per favore" sussurrò Harry; Sirius annuì mentre tornava al tavolo. Porse ad Harry quattro fette di pane, seguite dalla carne; Harry sistemò tutto con cura.

"Vorresti qualche patatina?" gli chiese Sirius dopo che Harry aveva sbucciato la banana e l’aveva appoggiata accanto al sandwich. Harry annuì, sorridendo un po’ mentre Sirius metteva una piccola pila in entrambi i piatti. Portò i piatti a tavola, mentre Sirius versava il latte.

In un giorno qualsiasi, Sirius avrebbe riempito Harry di domande sulla sua mattinata. Oggi però, Sirius lo osservò semplicemente mentre sorseggiava il latte e prendeva piccoli morsi dal sandwich. Harry continuava a lanciargli occhiate di sottecchi.

"Ti sono piaciute le lezioni, oggi?" domandò alla fine. Harry annuì, non aggiungendo nient’altro. "Hai giocato fuori questa mattina?"

Un po’ della tensione intorno alle spalle di Harry scomparve. "Io, Ginny e Ron ci siamo arrampicati tanto in alto sugli alberi. Ginny è andata più in alto" anche se Sirius stava sorridendo, Harry aggiunse "La signora Weasley ha detto che andava bene"

"Mi arrampicavo sugli alberi con tuo padre ad Hogwarts" disse Sirius. Anche con Remus. A volte si sedevano insieme per ore, di solito il giorno dopo la trasformazione di Remus, nessuno dei due diceva molto. Non ne avevano bisogno.

Stava diventando davvero difficile ignorare il vero e reale dolore che sentiva per l’assenza di Remus. E rifiutava di ‘lasciarselo alle spalle’, come gli aveva consigliato benignamente Poppy soltanto il mese scorso mentre visitava Harry. Oltre alle lettere che continuava a scrivere ed una ricerca di Arthur all’Ufficio dei Registri per qualsiasi indizio riguardo la posizione di Remus, non c’era nulla che potesse fare. Nulla, tranne sperare che Remus potesse eventualmente perdonarlo.

Con uno sforzo, Sirius represse il dolore e si concentrò di nuovo su Harry.

"Bevi un po’ di latte" lo incoraggiò, spingendo il bicchiere in avanti. Harry fece diversi sorsi e, non avendo più nessun argomento a fare da cuscinetto, Sirius disse nel modo più casuale che potesse "La signora Weasley ha detto che i gemelli ti hanno chiesto di provare un incantesimo per loro questa mattina."

Harry abbassò immediatamente gli occhi, e le sue mani scivolarono sul proprio grembo.

"Non sono arrabbiato, Harry" disse velocemente. Harry continuò a fissare il tavolo. "Ma usare una bacchetta è pericoloso se non ti è stato insegnato come usarla..."

Le spalle di Harry si stavano incurvando e Sirius smise di parlare. Non voleva fare una ramanzina. Si schiarì la gola.

"Faresti una cosa per me, Harry?" gli domandò a bassa voce. Harry alzò la testa quel tanto che bastava a Sirius per guardare i suoi occhi. "Se Fred e George ti chiedono di fare qualcosa di nuovo, chiederesti prima a me o alla signora Weasley se va bene?"

Non ci fu alcuna esitazione; la testa di Harry andò su e giù in diversi rapidi cenni..

Sollevato di aver gestito così semplicemente la cosa, Sirius si rilassò e bevve un lungo sorso del suo latte troppo caldo. Ma quando Harry non ricominciò a mangiare il pranzo—l’intera pila di patatine intonsa—Sirius spostò di lato il piatto e si spinse in avanti, le sopracciglia accigliate dalla preoccupazione.

"Harry… che succede?"

Le guance del suo figlioccio erano arrossate e sembrava si stesse trattenendo dal piangere, prendendo respiri corti nello sforzo. Panico si fece strada nel petto di Sirius. Harry non aveva pianto nemmeno una volta da quando era lì. Spingendo via la sedia dal tavolo, Sirius allungò le braccia. "Vieni qui"

Il respiro di Harry si fece più profondo e Sirius attese mentre prendeva la decisione. Le gambe della sedia di Harry graffiarono le assi del pavimento e lui si fece avanti, i suoi occhi puntati su Sirius. Sirius lo sollevò gentilmente non appena fu abbastanza vicino, posizionandolo come se stessero per iniziare la storia della buonanotte. Harry appoggiò la guancia sulla sua spalla.

"Non sono arrabbiato, Harry" disse di nuovo mentre appoggiava la mano sul retro della testa di Harry e passava le dita tra i suoi capelli.

Gli occhi di Harry brillarono; stava fissando il colletto di Sirius. "Ho fatto esplodere il salotto della signora Weasley" disse nella maglietta di Sirius.

"Non volevi farlo" lo confortò Sirius, sapendo che non era ciò che un genitore perbene avrebbe dovuto dire, ma pensava che se Harry avesse cominciato a piangere il petto gli sarebbe esploso.

"Non mi lascerà tornare mai più" mormorò Harry.

Ci vollero un po’ di secondi prima che Sirius elaborasse le parole del suo figlioccio. "La signora Weasley?"

Harry annuì miserabilmente.

Sirius allungò il braccio intorno ad Harry e lo strinse a sé. "Certo che lo farà. Neanche lei è arrabbiata con te."

Ma Harry non sembrava convinto. "Ci ha sgridato" borbottò; Sirius piegò il capo per cogliere il resto delle sue parole. "Dopo che la stanza è esplosa, ha urlato davvero tanto."

"Era soltanto preoccupata, Harry," Sirius lo confortò in tono dolce, anche se il suo stomaco si contorse all’idea di Molly che alzava la voce con Harry. "Ti saresti potuto fare male. A volte le persone urlano quando sono preoccupate. Non voleva urlarti contro."

"Non ha sgridato me" disse Harry, stringendosi più vicino a Sirius. "Fred e George. Ed anche Ron. Ha urlato fino al piano di sopra."

"Oh." sollevato per qualche ragione che Harry non fosse stato oggetto delle urla di Molly, disegnò piccoli cerchi sulla schiena di Harry con le punte delle dita. "Era arrabbiata con i gemelli e con Ron, ma non con te."

Harry scosse il capo. Sirius appoggiò la guancia sulla sua testa e continuò con i lenti cerchi. Mentre il corpo di Harry cominciò a sciogliersi contro il suo petto, disse "La signora Weasley vuole che tu torni. Non caccerà neanche i gemelli o Ron. Non importa ciò che fanno, i genitori voglio sempre tenere con sé i propri figli."

Harry non rispose, ma andava bene. Avrebbe parlato con Molly non appena Harry si sarebbe addormentato ed avrebbero risolto la cosa in mattinata.

~*~

La mattina dopo, Molly salutò Harry con lo stesso calore di ogni giorno. Harry le rispondeva solo se necessario e per la maggior parte del tempo evitava il suo sguardo. Imperterrita, Molly continuò semplicemente a parlargli in tono pacato finché non gli strappò un timido sorriso.

E poi, fece entrare i suoi figli a passo deciso nella stanza per scusarsi per aver provato a ingannarlo. Perfino Sirius, così esperto da bambino a fingere rimorso, non riuscì a rilevare alcuna falsità nelle loro scuse. Tutti e tre, specialmente Ron, sembravano infelici.

"Non sapevamo che la stanza sarebbe esplosa" disse George.

"Stavamo solo provando a far danzare tutto" aggiunse Fred.

Ron offrì ad Harry un piccolo sorriso, che Harry ricambiò. "Vuoi aiutarci a disinfestare il giardino dagli gnomi?" domandò speranzoso. "È un sacco divertente."

Harry annuì e, con un mormorio di incoraggiamento da parte di Sirius, seguì Ron e i gemelli fuori.

"Grazie, Molly," le disse sinceramente mentre osservava con lei i bambini che scorrazzavano verso il giardino. "Non mi aspettavo andasse così bene"

"I bambini sono molto flessibili" disse Molly, dandogli dei colpetti leggeri sul braccio. "Ed Harry è così desideroso di compiacere, cosa che ci si dovrebbe aspettare vista la sua situazione."

Sirius annuì, il senso di colpa gli teneva gli occhi incollati sui bambini fuori. Molly rise piano; Harry guardava ad occhi spalancati mentre Fred dimostrava come far girare gli gnomi.

"Resterai scioccato quando comincerà a testarti, credo. So che lo sono sempre stata con i miei."

"Cosa intendi?"

"I bambini hanno un bisogno naturale di sapere quali sono i propri limiti ed Harry, specialmente, vorrà essere certo che è al sicuro con te."

Sirius distolse finalmente gli occhi dal giardino sul retro con un cipiglio. "È al sicuro."

"Certo che lo è, Sirius" gli rispose Molly con un sorriso rassicurante. "ma se Harry era non voluto dai Dursley come dici, probabilmente ancora non ci crede."

Sirius strinse le labbra insieme e si voltò verso la finestra. "Non hanno nemmeno protestato quando lo abbiamo portato via."

"E senza dubbio, Harry lo ha notato"

Sirius osservò Harry attraverso il vetro; non aveva alcuna risposta.

~*~

"Ti va di costruire il puzzle che ti ha dato il Professor Silente?" domandò Sirius durante la cena diverse sere dopo. Il puzzle in questione era in realtà un set di blocchi lisci, incantati per cambiare forma e colore a seconda dell’umore del costruttore; un po’ di sere prima, avevano fatto un uccello e, dopo che avevano finito, Harry si era lanciato nella narrazione della caccia agli uccelli a cui Molly aveva portato tutti i bambini quella mattina.

"Forse possiamo convincere i pezzi ad aiutarci a fare un Boccino."

Harry sorrise ed annuì.

"Mangia, su" disse Sirius, indicando con il mento i fagioli verdi che Harry stava schiacciando con la forchetta.

Harry studiò la pila di fagioli sul piatto, prima di prenderne un boccone. Lo toccò con la lingua e fece una smorfia. Scosse la forchetta finché i fagioli verdi sul piatto e poi tornò al riso.

"Non ti piacciono i fagioli stasera?" domandò Sirius.

Harry scosse la testa.

Domandadosi se avesse aggiunto troppo sale, Sirius chiese “Vuoi qualcos’altro?”

"Gelato"

Sirius sorrise. "Possiamo averne un po’ dopo cena se vuoi. Ma intendevo… vuoi una verdura diversa? Abbiamo delle carote nella-"

"Non mi piacciono le verdure" Harry disse con un’espressione accigliata.

Sirius piegò il capo. "Ti piacciono tutte le verdure-"

"Voglio il gelato" ripeté Harry.

"Va bene" disse Sirius con un cenno del capo. "Ne avremo un po’ non appena finiamo-"

"Lo voglio ora" rispose Harry, con uno sconosciuto cipiglio sul viso. "Non mi piacciono questi fagioli" aggiunse e, con un colpo della forchetta, i fagioli furono sparsi sul tavolo.

Sirius fissò il verde che decorava il legno scuro e poi Harry. Harry lo guardò di rimando, le sue labbra strette in una linea decisa. Ritrovando la voce, Sirius disse in tono teso "Non gettiamo il cibo-"

"Non mi piace" disse Harry fermo.

"Va bene" annuì Sirius, incapace di pensare a cos’altro dire. "Non devono piacerti, ma preferirei non li gettassi." Harry continuava a fissarlo e Sirius si schiarì la gola. "Rimettiamoli nel piatto, va bene?"

Harry raccolse due fagioli e poi si fermò per schiacchiarli di nuovo con il retro della forchetta. In silenzio, Sirius si allungò e pulì il resto della verdura.

"Possiamo avere il gelato adesso?" domandò Harry, mettendo da parte la forchetta, le sue sopracciglia si alzarono, la sua faccia speranzosa.

Brevemente in lotta con se stesso, Sirius annuì. Sospettoso, mise le palline di dessert in due ciotole e porse ad Harry la sua porzione. Harry mangiò senza problemi però e subito dopo stavano tirando fuori i pezzi del puzzle dalla loro scatola di legno intagliato per poi distribuirli sul tavolino basso in salotto.

"Cosa credi sarà?" domandò Sirius, allungandosi per esaminare i pezzi, che erano più scuri del giallo chiaro della scorsa volta.

"Un albero?"

"Troppo grigi per esserlo, credo." Sirius girò un grande pezzo così che Harry potesse vedere i bordi ondulati. "Sembra un po’ una nuvola."

"Una nuvola?" echeggiò Harry dubbioso. E poi quel cipiglio apparve di nuovo sul suo viso. "Non mi piacciono le nuvole."

"La pioggia viene dalle nuvole e a te piace la pioggia." gli fece notare Sirius. "La pioggia fa crescere gli alberi."

Harry annuì, fissando in modo insolente il pezzo del puzzle. "Non funziona" disse stizzito.

"Cos’è che non funziona?"

"Hai detto che questo puzzle fa ciò che voglio" rispose, alzando la testa e dirigendo il suo sguardo torvo verso Sirius questa volta. Sirius tentò di non prestare attenzione a quest’ultimo.

"La sua magia sa a cosa stai pensando -"

"Ma non sto pensando alle nuvole." obiettò. "Voglio che faccia gli alberi. Mi piacciono gli alberi. È divertente arrampicarcisi su."

Sirius non sapeva come spiegare la concezione degli umori di una persona ad un bambino di cinque anni. "Forse la prossima volta farà degli alberi." Raccolse un altro pezzo. "Sembra che questi due si combinino… e, guarda, la foto da copiare sta apparendo sul coperchio." Sorridendo, porse il pezzo ad Harry, ma quest’ultimo scosse il capo.

"Non voglio fare questo puzzle."

Sirius sentì uno sgradito impeto d’impazienza al tono petulante del suo figlioccio; abbassò di nuovo sul tavolo il pezzo che aveva in mano. "Cosa vorresti fare?"

"Il puzzle di un albero." rispose immediatamente Harry. "Come quello grande nel giardino di Ron."

"Non abbiamo quel puzzle," disse Sirius con scuotendo un po’ la testa, "ma questo sarà divertente. Oppure possiamo costruire con le tue costruzioni.”

"Voglio il puzzle di un albero" fece di rimando Harry; la mascella si sporse e a Sirius ricordò sinistramente Lily. Lily aveva quell’aspetto poco prima di fare una feroce ramanzina a uno di loro—più in particolare James.

"Harry," disse, sorridendo e sperando potesse attutire qualsiasi cosa stesse succedendo, come facevano i sorrisi di James con Lily, "non abbiamo un puzzle di un albero. Abbiamo un po’ di ore prima di dover andare a dormire, però, quindi possiamo fare qualcos’altro, va bene?"

"No!"

Il grido di Harry spaventò Sirius abbastanza da fargli cadere il pezzo del puzzle; questo produsse un rumore tonfo in contatto con il tavolo.

"Harry-" mormorò, ma Harry scosse il capo.

"Voglio il puzzle di un albero, Sirius. Non mi piacciono le nuvole!"

"Lo so, Harry-"

Harry diede un colpo con la mano e il pezzo tra le dita di Sirius fu smosso; colpì il muro con un rumore sordo.

"Ehi" disse Sirius, troppo sorpreso per dire altro.

"Voglio un albero!" la faccia di Harry era diventata rossa; la sua voce acuta.

Ci volle più sforzo di quanto Sirius potesse per non guardare male il suo figlioccio. "Per favore non urlare" riuscì a dire con più calma di quanta ne provasse. "E ricorda che ti ho chiesto di non gettare-"

Con un fruscio ed un acciottolìo di legno su legno, i pezzi di puzzle furono scagliati giù da tavolo e sul pavimento.

"Harry," lo rimproverò Sirius, la brusca ammonizione gli scappò da bocca prima che potesse fermarla. Harry si bloccò. Mentre incontrava il suo sguardo verde e cauto, Sirius tirò su un sospiro silenzioso e costrinse i muscoli a rilassarsi. "Non farlo un’altra volta, va bene?"

Harry lo fissò e poi, mantenendo una faccia perfettamente tranquilla, prese la scatola in cui il puzzle era finito e la lanciò dall’altra parte della stanza. Colpì il pavimento; il coperchio si staccò a metà dalle sue cerniere e si sistemò in un mucchio storto.

"Non voglio le nuvole!" strillò. "Non mi piacciono-"

Sirius si mosse quasi senza pensare ed un Harry molto sorpreso si ritrovò tra le sue braccia pochi secondi dopo. Le proteste di Harry si fermarono bruscamente; il silenzio era irritante mentre Sirius saliva le scale. Non era completamente certo di cosa gli fosse preso, tranne il fatto che aveva visto Molly trascinare via Ginny nello stesso modo—Ginny, comunque, aveva urlato fino al piano di sopra, perfino dopo che la porta si era chiusa.

Harry continuò a fissarlo mentre Sirius lo faceva appoggiare con cautela sul letto. Si accovacciò per guardare il suo figlioccio negli occhi. "Non lanciamo i nostri giocattoli" disse, sorpreso di non doversi sforzare per rendere la sua voce ferma. E, anche se Harry non stava più urlando, aggiunse "Voglio che tu stia seduto qui finché non ti sarai calmato. Tornerò tra pochi minuti."

Harry stette fermo ancora una volta e, prima che Sirius potesse convincersi a ripensarci, si alzò e si voltò.

"Nooo!" il pianto era pieno di sofferenza, questa volta, e ci volle tutta la forza che avesse affinché Sirius lasciasse la stanza. Si fermò non appena girata la soglia.

Il pianto si trasformò in un singhiozzo così angosciato che Sirius si lasciò cadere contro il muro. Ascoltò con la testa abbassata, la mano pressata sugli occhi e provò a sforzarzi a non ascoltare quel suono mentre stava lì, accanto alla porta aperta di Harry.

Ma il pianto non si abbattè affatto e, dopo quella che sembrava un’eternità, Sirius tirò un sospirò tremolante e tornò nella camera.

Harry era steso a faccia in giù sul cuscino, le sue piccole spalle si scuotevano per i singhiozzi. Senza curarsi di stare facendo con molta probabilità tutto in modo sbagliato, Sirius prese tra le braccia il suo sconvolto bambino e fece cadere entrambi nella poltrona accanto al letto.

"Shh," sussurò mentre abbassava le labbra sui capelli disordinati di Harry. "Va bene, Harry. Va tutto bene. Sono qui."

Harry si avvinghiò a lui, i suoi piccoli pugni stretti contro la maglietta di Sirius. La mano di quest’ultimo gli confortò la schiena, mentre continuò a mormorare rassicurazioni e finalmente il pianto disperato lasciò strada ai singhiozzi. Ci volle più tempo, però, prima che tirasse soltanto su con il naso. Sirius baciò la sommità della testa di Harry, la cui faccia era nascosta contro la sua spalla.

"Va tutto bene ora?" domandò sommessamente. Harry non rispose, ma Sirius non si aspettava lo facesse. "Sei pronto a mettere a posto il puzzle?" sentì che annuiva contro il suo petto. "Dobbiamo aggiustare la scatola prima che tu possa raccogliere i pezzi. E poi credo sarà ora del bagnetto."

"Posso aiutarti ad aggiustarla?" domandò Harry silenziosamente mentre Sirius si spostava. Quest’ultimo guardò il viso di Harry, le guance ancora bagnate e gonfie; gli occhi pieni di incertezza.

"Certo che puoi. Puoi essere il mio aiutante." Prima che Harry potesse capirlo, Sirius lo sollevò e lo spostò sulla sua schiena. Harry lanciò un gridolino di sorpresa. "Mantieniti" gli disse con una risata. Harry ridacchiò mentre avvolgeva le braccia al proprio posto saldamente.

   
 
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