Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: FigliadiDurin    21/10/2015    0 recensioni
Taluyan era immenso, una gigantesca sfera ghiacciata che dominava un angolo della galassia di Efestix. Una leggenda narrava che fosse costituito da solo ghiaccio anche nelle profondità. Ghiaccio e neve che non si scioglievano mai.
Taluyan appariva dai sistemi audio-visivi della Lady Black come un pianeta tranquillo ricoperto da un candido manto di neve, ma quando la nave atterrò si mostrò com'era realmente.
Il pianeta però era giunto al termine del suo ciclo evolutivo. Sarebbe esploso per alcuni, altri pensavano che un grande terremoto lo avrebbe spazzato via per sempre.
~
Comandate, che cosa accadrà se non basterà il tempo?
___
Quarta classificata al contest "Verso l'infinito e oltre!" di Najara87 sul forum di Efp
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Taluyan era immenso, una gigantesca sfera ghiacciata che dominava un angolo della galassia di Efestix. Una leggenda narrava che fosse costituita da solo ghiaccio anche nelle profondità. Ghiaccio e neve che non si scioglievano mai. Fatto curioso vista la vicinanza del pianeta alla stella intorno a cui orbitava.
Taluyan appariva dai sistemi audio-visivi della Lady Black come un pianeta tranquillo ricoperto da un candido manto di neve, ma quando la nave atterrò si mostrò com'era realmente.
Il comandante Simmons riconobbe l'inganno e sorrise sotto i baffi, la tranquillità con cui appariva aveva nascosto il suo lato minaccioso e studiato ad arte.
La dottoressa Turner, trasse un sospiro di sollievo una volta messo un piede sulla superficie; per quanto apparisse spaventoso quel singolare pianeta, il peggio era passato. Il soldato Collins invece era rimasto a bocca aperta, con una fotocamera digitale tra le mani si premurò a mandare alla base ogni dettaglio del pianeta, fotografando la superficie non lineare ricoperta di neve, gli spuntoni di ghiaccio appuntiti che uscivano dal terreno andando a disegnare ponti sottili e taglienti e rozze scalinate. Si accorse, ancora stupefatto, della temperatura più fredda sotto i ripari delle montagne di ghiaccio ed infreddolito si strinse nelle spalle, mandando i dati alla base.
<< Ventisei Aprile; ora terrestre: 15:45; temperatura sull'emisfero settentrionale pari a 25° C, ma nelle zone d'ombra si riscontra una temperatura di 7°C. La missione ha finalmente inizio >> Simmons controllò l'orologio per calcolare il tempo rimanente. << Rimangono novanta minuti per portare a termine la missione, allo scadere dei quali evacueremo il pianeta >>.
<< Comandante per ora non si registrano problemi, l'ultimo boato è stato sentito più di una settimana fa; perciò, io direi di azzardare e completare la missione nonostante lo scadere del tempo>> intervenne il soldato Solo. Tarchiato e corpulento, era il più anziano dell'equipaggio e si poteva pensare fosse il più prudente e saggio, ma Simmons dovette ricredersi.
<< Allo scadere del tempo evacueremo il pianeta >> rispose gelido e perentorio John guardandolo negli occhi con un'espressione che non ammetteva repliche.
<< Comandante, ci sono delle vite qui! >> s’intromise la dottoressa << stanno morendo e se non facciamo qualcosa, saremo stati noi a condannarli. Lei non vuole rischiare, ma non le permetterò che una specie si estingua solo perché lei ha paura >>.
Simmons parve ignorare il monito della dottoressa ed impartì gli ordini, stabilendo la divisione in squadre di ricognizione ed il trasposto di manette e due gabbie per ogni gruppo.
Lui stesso sarebbe partito con l'ingegnere Williams e Solo, mentre la dottoressa, Collins e l'assistente, di cui non si era preoccupato nemmeno di ricordare il nome, avrebbero composto l'altra squadra. Allo scadere dei novanta minuti ordinò il ritorno alla nave.
Collins bisbigliò un buona fortuna che nessuno udì. La dottoressa Turner girò sui tacchi con rabbia decidendo che sarebbe stata il capo della sua squadra; gli altri due la seguirono pensando che avrebbero sentito presto il cattivo sproloquio della Turner sul comandante. L'altra squadra andò nella direzione opposta in silenzio e con ordine.
<< E signorina Turner, non si permetta mai più di rivolgersi a me con quel tono >> fece Simmons voltandosi indietro.
<< Dottoressa, prego >> replicò stizzita Shona.

I Taluyani si erano guadagnati la nomea di popolo quasi leggendario. Nessuno li aveva mai visti, nessuno aveva mai cercato di conoscerli; si era negata perfino la loro esistenza fino a quando le loro voci unite in un angelico e incantevole canto si erano fatte udire in un messaggio intergalattico.
In esso, manifestando modi altezzosi ed intolleranti, vietavano ogni atterraggio su Taluyan, escludendo così il loro pianeta dalla congregazione galattica e, di fatto, negando sia la possibilità di erigere sul loro territorio una stazione d'emergenza sia di avere contatti con gli altri pianeti.
Erano stati i terrestri e i Papuiani ad accrescere la sfera del mito intorno a loro descrivendoli come creature meravigliose dai corpi piccoli ed esili, con dei grandi occhi viola dall'espressione mesta su un viso scarno e stanco, caratterizzato da lineamenti delicati e mento poco sporgente. I lunghi capelli neri erano folti e lisci ma sporchi così come le poche vesti con cui si ricoprivano. I Taluyani venivano immaginati come un'antica bellezza ormai sfiorita, affascinanti e graziosi, eleganti e umili.
Se davvero esistevano quelle magiche creature la loro vita era ormai destinata a finire. Colpevole il loro pianeta giunto al termine del suo ciclo evolutivo. Quelle che in un primo momento erano state avvertire come leggere scosse si erano trasformate in un breve lasso di tempo in terribili terremoti, enormi boati scandivano le giornate ed incessanti tempeste avevano cambiato l'assetto morfologico del pianeta. Il pianeta stava per morire. Sarebbe esploso per alcuni, altri invece pensavano che un grande terremoto lo avrebbe spazzato via per sempre; ma quello che rimaneva certo era che la fine di Taluyan era vicina, troppo vicina.

~


<< Dottoressa Turner, i ripari sotto gli spuntoni di ghiaccio sono il posto migliore in cui nascondersi, dato l'intricato gioco di ghiaccio credo che abbiano edificato le loro case proprio là sotto >>.
<< Infatti, Collins, cercheremo proprio lì >> rispose la dottoressa distrattamente, mentre rimuginava su qualcosa. << Il Presidente Dahl mi ha preparato per mesi per questa missione, sono stata incaricata dal Presidente della Congrega in persona a salvare i Taluyani. Non mi ha detto quanti salvarne o fin a quando farlo, ma solo di salvare tutti quelli che potevo ed è questo quello che io intendo fare >> aggiunse ostinata poco dopo.
Il soldato Collins e l'assistente annuirono mentre procedevano sulla superficie impervia. La squadra cercò una scorciatoia nel labirinto di ghiaccio ma fu proprio lo stesso ghiaccio che graffiò il viso dell'assistente. Quel pianeta, pensò Shona, possedeva tutte le armi per difendersi.

Il comandante Simmons stava perlustrando la zona in cui si erano fermati. Aveva tra le mani uno strano dispositivo che avvicinava più volte alla superficie per poi sentire un beep breve e ritirarlo. Il soldato Solo aveva poggiato le gabbie a terra pensando contrariato che i Taluyani non erano degli animali da rinchiudere in una di esse; tuttavia, preferì non dire nulla.
<< Solo, se ci dividiamo ancora porteremo a compimento il lavoro in minor tempo. Le suggerisco di rimanere in zona, mentre io e l'ingegnere ci sposteremo più a nord. Si tenga le manette, ma le gabbie le portiamo con noi >> Simmons era ancora chino a terra quando suggerì - o meglio - ordinò quella mossa.
<< Ma comandante, se mi lascia da solo non avrò come difendermi se questi Taluyani non si dimostrassero pacifici come immaginiamo. Mi scusi se la contraddico, ma questa non è una buona idea >> asserì turbato il soldato. Non era solito contraddire un ordine, ma in quel caso dovette mettere da parte il suo naturale istinto ad eseguire senza porre domande.
<< Lei ha avuto un'istruzione militare, come la difenderebbero un vecchio comandante e un ingegnere? >> esclamò di rimando il comandante con una chiara nota di derisione nella voce. Solo pensò che Simmons si stesse realmente divertendo.
<< Comandante quello che voglio dire è che l'unione fa la forza e...>>
<< E bla bla bla. Solo, ci risparmi queste frasette e segua i miei ordini. La prego di non protestare più>>.
Simmons sentì uno sbuffo e un calcio alla neve. Rise ancora sotto i baffi alla vista dell'impacciato soldato; forse si era fatto un altro nemico, ma non ci badò più di tanto. Con la coda dell'occhio squadrò l'ingegnere, immobile e silenzioso dietro di lui, ed un tale mutismo iniziò a disturbarlo.
<< Ingegnere, mi ricordi il suo nome >> disse Simmons voltandosi a guardarlo. Che non si dicesse in giro che non guardava negli occhi quelli che sfidava. Quelli che davvero sfidava.
<< Williams, Alfie Williams. Comandante, qual è la vera missione? >>
Simmons scoppiò a ridere. L'ingegnere non lo imitò, ma continuò imperterrito a guardarlo negli occhi e per un attimo si sentì preso in giro, poi pensò, vedendo meglio il viso del comandante, di aver colto nel segno.
<< Secondo lei, perché ho scelto di portare lei con me? >> Simmons non era spaventato, sapeva che l'ingegnere era un attento osservatore, intelligente e meno incline al sentimentalismo; sapeva che si stava interrogando sullo scopo della missione e sapeva che presto lo avrebbe scoperto o almeno continuava a sperarci, visto che sarebbe stato un po' scomodo spiegarglielo lui stesso.
<< Non so, forse perché non aveva altra scelta? >> fu Williams a sghignazzare quella volta. Aveva paura, doveva ammetterlo, ma si disse che in quel momento valeva la pena rischiare. Mai aveva osato rivolgersi con quel tono ad un ufficiale e mai aveva osato parlare di qualcosa che non conosceva veramente. Notò che l'espressione sul viso del comandante cambiò, diventò improvvisamente più seria e questo fece accrescere ancora il suo timore.
<< Oh no, non creda di essere così speciale Williams. Forse tra tutti quelli della squadra lei é il meno peggio, ma è lontano dall'essere indispensabile per me! >> Simmons aspettò che le sue parole fossero ben comprese dall'interlocutore, ci teneva molto ad essere capito. Sorrise e si girò di scatto dandogli le spalle e procedendo nel cammino. Controllò l'orologio e notò che era rimasto troppo poco tempo.
<< Ingegnere, si affretti. Se vuole sapere il vero scopo della missione, mi segua >>.
Il comandante tirò fuori di nuovo il dispositivo per appoggiarlo sotto un'acuminata sporgenza di ghiaccio e quella volta l'apparecchio produsse un acuto e prolungato beep. Simmons sorrise soddisfatto.
Nella stessa squadra a non tutti venivano dette le stesse cose, era la regola ed era sempre più sicuro lasciare qualcosa in segreto prima che questo potesse portare a punti di non ritorno. Di solito il lavoro sporco era lasciato ai veterani dal sangue freddo o agli ambiziosi pronti a fare qualunque cosa per una promozione. La Congrega professava la pace nella galassia e supportava l'ordine e l'uguaglianza tra i popoli, ma segretamente i suoi scopi erano molto diversi. Tutto quello per cui lottava era una sola cosa: il potere.
La sede della Congrega sulla terra era fallita decenni prima e in quel momento sul pianeta regnava un despota spregiudicato, avido di ricchezze e desideroso di sottolineare ad ogni pianeta appartenente alla Congrega e non la supremazia della Terra e dei terrestri. Il comandante John Simmons si era ritrovato a favore di ogni punto sottolineato dal Presidente e con orgoglio aveva accettato la missione.
<< Ingegnere si rimbocchi le maniche, abbiamo del lavoro da fare! >> Simmons, accovacciato sulla neve, invitò l'ingegnere ad imitarlo, poi estrasse dalla tasca della tuta due palette pieghevoli porgendone una a Williams.
<< Secondo i segnali qui sotto ci deve essere qualcosa e se siamo abbastanza fortunati credo proprio che sia quello che stiamo cercando >> continuò il comandante spiegando la paletta e puntandola verso la superficie dove subito dopo, con un po' di pressione, iniziò a scavare.
<< Cosa stiamo cercando comandante? La smetta di fare il misterioso >> chiese irritato l'ingegnere sistemandosi una ciocca dei lunghi capelli neri dietro l'orecchio.
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: FigliadiDurin