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Autore: FigliadiDurin    15/11/2015    0 recensioni
Taluyan era immenso, una gigantesca sfera ghiacciata che dominava un angolo della galassia di Efestix. Una leggenda narrava che fosse costituito da solo ghiaccio anche nelle profondità. Ghiaccio e neve che non si scioglievano mai.
Taluyan appariva dai sistemi audio-visivi della Lady Black come un pianeta tranquillo ricoperto da un candido manto di neve, ma quando la nave atterrò si mostrò com'era realmente.
Il pianeta però era giunto al termine del suo ciclo evolutivo. Sarebbe esploso per alcuni, altri pensavano che un grande terremoto lo avrebbe spazzato via per sempre.
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Comandate, che cosa accadrà se non basterà il tempo?
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Quarta classificata al contest "Verso l'infinito e oltre!" di Najara87 sul forum di Efp
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il soldato Collins aveva trovato, scavato tra la neve ed incorniciato da un arco di ghiaccio, un sentiero. Le tracce di orme sul terreno sottolineavano la presenza di qualche forma di vita. Sospinta da questa evidenza, la squadra si accinse a percorrerlo, avanzando fra appuntiti rami di ghiaccio, fino a giungere all'imboccatura di un profondo antro buio e maleodorante dove stalattiti e stalagmiti si intersecavano per dare vita ad un intricato intreccio che non rendeva possibile una chiara visuale dell'ambiente. Munita di torcia, la dottoressa Turner avanzò per prima. Per quanto la sua vista fosse eccellente, non riuscì a vedere il fondo della caverna né tantomeno a scorgere presenza di vita o anche solo ad udire rumori insoliti, eccetto un leggero ticchettio meccanico di cui non riusciva a capire la provenienza. Collins andò in perlustrazione verso il lato est, ma anche da quella parte non si vedeva altro che buio. Inciampò più volte nel ghiaccio appuntito che spuntava dalla superficie tagliandosi; imprecò e la sua voce si amplificò nella caverna. La stanza perciò aveva una fine e, seppur con qualche difficoltà, la squadra arrivò nel fondo. Sulla parete opposta all'imboccatura della caverna, rinvennero, come intagliata nello strato di ghiaccio di cui sembrava composto il resto del muro, una porta priva di maniglia, imponente alla vista ed apparentemente impossibile da aprire.
Il ticchettio meccanico si fece più pungente e secco, il battito accelerò in una sequenza non più regolare. La squadra si scambiò uno sguardo intimorito e allarmato quando la porta di ghiaccio cigolò. Collins sfoderò la pistola e la puntò dritta su di essa. La porta si aprì lentamente ma assai più facilmente di quanto si potesse immaginare; sembrava estremamente leggera sotto quel tocco delicato ed elegante. La dottoressa si sedette sui talloni, sorpresa ed nello stesso tempo spaventata. Non poteva negare d'essere impaziente di stabilire un primo reale contatto con il nuovo popolo, dimostrando così senza ombra di dubbio la veridicità di leggende e miti; pur tuttavia, nel profondo del suo animo permaneva una silenziosa sensazione di timore per questo evento.
<< È un bambino dottoressa! >> esclamò emozionato l'assistente Martin. C'era un bambino ai piedi della porta, una mano ferma sullo spigolo ghiacciato e l'altra tra le pieghe del misero vestito di stracci che portava. Gli occhi erano grandi come quelli descritti nelle leggende, ma erano rossi, di un rosso cresimi luminoso e brillante ed era con espressione mesta e impaurita che guardavano a malapena gli umani di fronte. Aveva delle labbra sottili e rosa sotto un piccolo naso all'insù. Contro ogni leggenda i loro capelli erano la cosa più vicina alla bellezza che la dottoressa Turner avesse mai visto, erano una cascata di sottili fili bianchi quasi argentei, non acconciati bensì lasciati liberi sulle scarne spalle che donavano al bambino un aspetto selvaggio.
<< Vieni, vieni qui >>. La dottoressa protese le braccia in avanti, il bambino era piccolo ma la statura e la postura incerta lo facevano sembrare più piccolo di quando in realtà fosse. Shona si chiese se tutti i Taluyani fossero belli come lui.
Il ticchettio aumentò di intensità ed ancora una volta la squadra non sembrò badarci molto; il bambino si ritrasse improvvisamente e prima che qualcuno se ne potesse accorgere, al suo posto si piazzò un uomo più grande con un arma in mano. Sparò un colpo e la dottoressa ebbe la prontezza di scansarsi appena in tempo evitando d'essere colpita, mentre Collins sparò di rimando nascondendosi dietro una colonna di ghiaccio, ma i proiettili della sua pistola vennero subito intercettati dall'arma che, attraverso raggi verdi e rossi, li respinse abilmente. Sotto i colpi alcune stalattiti di ghiaccio cedettero frantumandosi al suolo.
<< Via, andiamo via! Ritirata! >> urlò disperata Shona aggrappandosi all'assistente.
I pezzi di ghiaccio ostruivano il percorso e l'imboccatura della caverna, celata dall'oscurità, non era visibile. Dietro di loro, Collins cercava di parare i colpi per permettere ai compagni di guadagnare l'uscita indenni, mentre i raggi mortali fendevano l'aria come fulmini distruggendo ogni cosa incrociasse il loro percorso. Riconobbe la tecnologia locale e quindi sconosciusta nell'arma dell'avversario. Deviò verso sinistra nella speranza di poter attaccare in nemico da un punto più favorevole; ma la mancanza di un riparo sicuro da cui colpire lo rendeva estremamente vulnerabile. A differenza, il Taluyano avanzava con sicurezza e senza alcun indugio, conscio del proprio vantaggio.
<< Soldato Collins si ritiri, glielo ordino! >> strillò ancora la dottoressa all'ingresso della caverna, attenta a puntare le torce all'interno per far luce al soldato. Collins obbedì correndo verso la luce e saltando gli ostacoli di ghiaccio. Continuò a sparare, nonostante non vedesse bene dove stesse sparando e si abbassò quando un raggio verde gli sfiorò la testa andando invece a colpire il muro provocando un foro fumante.
Era vicino alla caverna, una mano protesa verso la dottoressa quando uno sparo lo colpì alla spalla destra; emise un urlo lancinante e cadde a terra privo di sensi. L'assistente corse ad afferrarlo e riuscì a trascinarlo fuori dalla caverna, il ticchettio cessò di colpo e seppur i tre provarono a scappare l'avversario rimase inspiegabilmente immobile dentro la caverna.
<< Il battito cardiaco è lento, dobbiamo portarlo subito alla nave >> indicò la dottoressa misurando il polso di Collins, dopodiché tagliò la tuta nel punto in cui il raggio l'aveva colpito e quello che vide la impressionò: la pelle attorno alla ferita era diventata viola con qualche sfumatura di verde, il colpo aveva inoltre provocato un buco poco profondo da cui usciva sangue fumante. Con un groppo in gola sollecitò l'assistente a trasportare il soldato all'astronave. Si diede un colpo alle ginocchia con le mani obbligandosi di rimanere impassibile e composta.
<< Dottoressa, la missione, dobbiamo portare a termine la missione! >> Martin era incerto e visibilmente spaventato, non credeva realmente nelle parole che aveva appena pronunciato, ma non voleva che la dottoressa fosse nuovamente rimproverata dal comandante.
<< Ritorniamo alla nave, ora! L'ha visto che armi hanno questi Taluyani: noi non abbiamo nessuna speranza. Sulla nave ci sono altre armi, ritorneremo qui ben equipaggiati >>.


~

Il comandante Simmons infilò una mano senza guanto nella buca appena scavata e sorrise compiaciuto quando le dita strinsero qualcosa di freddo. Con cautela cercò di estrarre il corpo dal terreno, facendo attenzione a non farlo urtare contro le pareti della piccola fossa.
<< Ingegnere, questa sarà la nostra salvezza. Questa sarà la nostra vittoria >> esultò, indicando lo strano oggetto che aveva tra le mani. Si trattava di un ottaedro metallico di scarse dimensioni, ben levigato e molto lucente. Simmons, come ipnotizzato, lo girò meglio tra le mani per poterlo ammirare meglio. Lo pulì con il fiato e la neve ogni volta che lasciava l'impronta con i polpastrelli, accarezzò lievemente il vertice ed gli spigoli smussati dell'oggetto senza notare la presenza di graffi sul metallo. Di fronte a lui, l'ingegnere spostava lo sguardo dall'ottaedro al comandate, curioso e ignaro circa la natura del misterioso oggetto. Notò che Simmons, stringendo gli occhi, cercava qualcosa al centro dell'oggetto; lo girò ancora finché su un vertice più arrotondato degli altri trovò un bottoncino nero e circolare, montato su un incisione nel metallo.
Williams stava ancora fissando il comandante quando l'ottaedro si aprì in due liberando un fascio di luce rosso vivo che colpì gli occhi ora radiosi di Simmons ed in quell'istante parve che ogni lineamento del suo volto acquisisse una nuova forma, più distesa mentre l'ombra di un sorriso andava ad increspare le sue labbra. Era evidente il compiacimento del suo superiore per quel ritrovamento.
<< Ingegnere prenda le gabbie e me ne porti una. >> c'era qualcosa nella voce del comandante che spinse Alfie ad obbedire subito, era come rotta dall'emozione ed una forte trepidazione sembrava crescere in lui.
<< Tenga comandante, posso vedere? >> e Alfie si accorse di essere in trepidazione e curioso alla stessa maniera. Simmons lo squadrò prima con il suo caratteristico cipiglio severo e solo dopo acconsentì a mostrargli il tesoro.
Era leggero e ancora più freddo di quando si immaginasse. Al centro dall'ottaedro, protetto da cuscini di neve, vi era un cristallo cilindrico perfettamente tagliato, di color cremisi avente la capacità di emettere luce della stessa tonalità, scintillante e sfolgorante. L'ingegnere lo prese cautamente tra le mani, tanto fragile appariva al tatto. Fece scorrere le dita sui piani e notò che nessuna imperfezione interrompeva la tempesta cresimi del cristallo.
Il comandante aveva sistemato nel frattempo sul fondo e nei lati della gabbia una pezza per coprire le maglie larghe della gabbia.
<< Cristalli di Rustafio, raro su Taluyan introvabile sulla Terra. Di una superba bellezza, ancora non è stato valutato ufficialmente dalla Congrega galattica; il suo valore e prezzo perciò rimangono ignoti, ma la purezza e durezza sono celebrati in ogni angolo dell'universo. È stato utilizzato a lungo come gioiello la cui luce emessa illuminava e restituiva alle donne che lo portavano un'incantevole bellezza; è stato utilizzato nell'edilizia, nelle costruzioni idrauliche, nell'ottica e persino nella costruzione di armi da fuoco e di particolari binocoli. Si narra che il Rustafio abbia sorprendenti capacità terapeutiche e curative. Purtroppo, è stato sfruttato troppo intensamente ed oggi i giacimenti sono tutti esauriti; rimangono solo questi cilindri tagliati e conservati dai Taluyani stessi e, si spera, qualche gioiello nascosto >>.
Alfie annuì spaesato e, con la stessa attenzione usata qualche istante prima, ripose il cilindretto nell'ottaedro per poi chiuderlo con un click. Appena la luce emessa dal Rustafio fu intrappolata tra le pareti metalliche dell'ottaedro, l'ingegnere sembrò capire quello che il comandante aveva detto.
Si prese un altro po' di tempo per sé perché non voleva apparire debole e sciocco davanti al comandante.
<< A noi perché cosa serve, comandante? >>
<< Glielo ho già detto, ma si vede che lei non ha prestato molta attenzione. Ingegnere, questa sarà la nostra vittoria >> asserì trionfante Simmons. I due continuando a scavare tra la neve, scoprirono altri diciannove ottaedri di ugual dimensione che depositarono all'interno della gabbia con cura.
<< Come sarebbe a dire "la nostra vittoria"? >> chiese l'ingegnere, impaziente ed ormai infastidito dall'ostinato velo di mistero con cui il comandante seguitava ad ammantare la reale ragione della missione.
<< Mi mette in una posizione scomoda ingegnere, sa? Io che non voglio proprio raccontare i miei segreti agli sconosciuti >> Simmons stava ridendo di gusto mentre guardava negli occhi l'ingegnere ed un sorriso malizioso fece capolino sul suo viso una volta che l'iralità della scena lo aveva abbandonato. Alfie lo guardava sentendosi, ancora una volta, preso in giro e, stanco del suo comportamento, decise quindi di giocare al suo stesso gioco comportandosi come lui.
<< Ma noi non siamo più degli sconosciuti, non è vero amico? >> il volto del comandante si incupì, digrignò i denti e solo dopo sorrise di nuovo con la stessa spavalderia di prima.
<< Tu sei furbo, come hai detto di chiamarti? Williams? >> osservò Simmons, dandogli del tu per la prima volta. << Sei davvero furbo, ma non troppo per fortuna. >> continuò, guardando in giù, verso la neve e massaggiandosi il polso. Non aveva mai voluto fraternizzare con l'equipaggio perché affezionarsi portava a responsabilità che il più delle volte conducevano alla sofferenza, tuttavia, il suo egocentrismo aveva abilmente mascherato il motivo del suo chiudersi in se stesso fino ad isolarsi.
<< Il Rustafio è anche un ottimo carburante, se non il migliore nell'universo. Un solo cilindro a contatto con l'aria ha la capacità di alimentare un automobile terrestre durando circa due giorni. Nella nave abbiamo delle macchine che devono necessariamente prendere vita e questo cristallo sembra l'unico mezzo con cui poterlo fare >>.
<< Che tipo di macchine? >> l'ingegnere era rimasto sconcertato e domandandosi con una certa apprensione quante altre informazioni erano state nascoste all'equipaggio e cosa era davvero celato dietro l'ufficiale missione di salvataggio.
<< Andiamo alla nave e le vedrai con i tuoi occhi. >>
   
 
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