Serie TV > The Originals
Segui la storia  |       
Autore: Robigna88    22/10/2015    2 recensioni
SEQUEL DI THE FAMILY BUSINESS
Elijah ed Allison stanno insieme da poco quando John Constantine, che di solito preferisce lavorare da solo, chiede aiuto alla cacciatrice. Lei è l'unica di cui, a parte Chas e Zed, si fida a sufficienza. E' una persona che come lui conosce le atrocità di quella vita e che nonostante tutto combatte ancora. Una persona che ha molti amici e molti nemici, che ha stabilito alleanze e ha una grande abilità nel cacciare. I loro cammini si sono incrociati diverse volte per piccoli casi risolti velocemente. Stavolta però si tratterà di lavorare fianco a fianco per lungo tempo, dare vita a nuove collaborazioni e combattere nuovi e oscuri nemici. Questa collaborazione quanto minerà gli equilibri della appena nata relazione tra l'Originale elegante e la bella cacciatrice?
IL CROSSOVER COMPRENDE, OLTRE A CONSTANTINE, ANCHE SPN E TVD.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elijah, Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The family Business'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NDA: Chi pensa che Elijah sia uno st.... in questo capitolo? Pazientate Allijah (Allison/Elijah) fans... e ricordate che l'amore non è bello se non è litigarello.

TFBC

2.

 

 

 

 

 

L’iniziale piano di Allison di rimanere a New Orleans solo per un weekend era andato a farsi benedire dopo la prima luna piena; quando Hayley era tornata umana e lei si era resa conto che Elijah era praticamente andato fuori di testa.

Covava rabbia, rancore, dispiacere… Si teneva tutto dentro e questo avrebbe finito per distruggerlo o per spingerlo a distruggere qualcosa, o peggio ancora qualcuno.

E così quei tre giorni si erano trasformati in un mese e complice l’assenza per un lungo viaggio di Papa Midnite, John non si era lamentato quando gli aveva detto che sarebbe rimasta a New Orleans ancora per un po’. Questo l’aveva fatta riflettere su quanto importante dovesse essere quella dannata pietra che cercava e anche se non glielo aveva detto, la cosa l’aveva un po’ turbata.

Ma quel giorno aveva messo da parte il pensiero perché aveva qualcosa di più importante di cui occuparsi e per una volta non si trattava di nulla di soprannaturale.

Strinse l’invito che aveva ricevuto via mail tra le mani e sospirò leggendo; quella cena di beneficienza, o meglio quella “premiazione” era arrivata giusto in tempo, in tempo per permetterle di staccare un po’ la spina.

Anche il ristorante la aiutava a non pensare, ma quella fastidiosa sensazione che sentiva nel petto non la lasciava tranquilla mai… neppure durante la notte. Si svegliava spesso in preda ad un’ansia a cui non era abituata, una confusione che non le permetteva di mettere in ordine pensieri ed emozioni, semplicemente la spiazzava.

Anche la notte prima le era successo, ma quando aveva spalancato gli occhi Elijah non c’era; l’aveva trovato vicino alla finestra a guardare fuori, in attesa dell’alba, in attesa di poter iniziare una nuova giornata alla ricerca della cura per Hayley e il suo branco.

Hey.”

La voce dell’Originale  la fece sobbalzare, trascinandola fuori dai suoi pensieri. “Hey non ti avevo sentito.”

Lui fece un grosso respiro e le si avvicinò avvolgendola con le braccia, baciandole dolcemente il collo per poi affondare il viso tra i suoi capelli sciolti. “Ti sei alzata presto questa mattina.”

“Io mi alzo presto ogni mattina” Allison si abbandonò contro di lui e fece un grosso respiro. “Ma questa notte non riuscivo a dormire e così mi sono alzata prima del solito; ho già fatto la mia corsetta e la doccia.”

“Sono solo le sette del mattino.” Elijah si spostò per esserle di fronte e le spostò i capelli dal viso, bloccandoli dietro le orecchie. La guardò a lungo, perso in quegli occhi nocciola dolci che in quel momento erano colmi di tristezza. “Cosa c’è?” le chiese.

“Che vuoi dire?”

“Ti conosco Ally” con dolcezza le baciò la punta del naso. “Qualcosa ti turba.”

Allison respirò fondo, poi si alzò sulla punta dei piedi per baciargli le labbra, stringendosi a lui quanto più poteva.

Elijah sorrise contro quella bocca morbida, respirando quel profumo dolce e sensuale. “Sono felice che tu sia rimasta” le disse prendendole il viso tra le mani e rompendo quel bacio.

“Sono felice di sentirtelo dire, anche perché devo chiederti una cosa.”

“Qualunque cosa.”

“Ho ricevuto un invito per una serata di beneficienza che si terrà a Baton Rouge” gli disse allontanandosi poco da lui. “Mi consegneranno un premio dedicato alla memoria di mio padre. Vorrei che tu venissi con me.”

L’Originale elegante sorrise. “È magnifico” le disse. “E certo che verrò, quando si terrà?”

“È stasera” disse lei. “E prima di ricordarmi che stasera c’è la luna piena e quindi devi portare Hope da Hayley, sappi che ho già parlato con Freya e mi ha detto che si occuperà di tutto lei e…”

“Hai già parlato con Freya?”

“Sì” Allison annuì. “Elijah… ho bisogno di passare del tempo con te, senza pensieri. E so che sei preoccupato per Hayley e che sei arrabbiato con Klaus, ma credo che staccare un po’ la spina ti farà bene.”

Lui scosse il capo muovendosi nervosamente per la stanza. “Non posso staccare, ho promesso ad Hayley che mi sarei occupato di tutto, ed è quello che intendo fare, almeno fin quando questo dannata maledizione non verrà spezzata. È importante.”

“Anche questo è importante, per me.”

“Non per me. Non quanto lo è aiutare il branco!” urlò Elijah, preso da uno di quegli scatti di ira che Allison aveva notato da un po’. “Ci sono delle priorità Allison, e di certo aiutare Hayley e gli altri lupi viene prima di uno stupido premio commemorativo per il tuo defunto padre.”

La donna piegò il capo, indietreggiando appena per riflesso. Guardò il vampiro cambiare espressione, una maschera di pentimento impossessarsi del suo viso. Ingoiò le lacrime perché nessuno le meritava, neppure l’uomo che amava.

Pensò che forse lui aveva ragione, anche per lei era ora di rivedere le proprie priorità e a questo punto non sapeva in che posto sarebbe andata a finire la loro relazione.

Allison” mormorò lui avanzando verso di lei. “Non intendevo dire questo. È venuto fuori male, tutta questa conversazione è venuta fuori male.”

“Sul serio?” chiese lei sentendo che gli occhi le si stavano riempiendo di lacrime, tentando vanamente di respingerle. “Perché onestamente da quando sono qui, questa mi sembra la conversazione più vera che abbiamo avuto.”

Elijah deglutì a vuoto, mise le mani nelle tasche e sospirò. Avrebbe voluto dirle qualcosa, ma non lo fece.

“Fai ciò che devi” continuò lei afferrando le chiavi della sua auto. “Io farò altrettanto” concluse uscendo.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

La cacciatrice sospirò osservando la gente che entrava e usciva dal ristorante, fece un grosso respiro e sorrise a Will Kinney, il nuovo detective della polizia di New Orleans.

Rivederlo, due settimane prima, le aveva quasi fatto prendere un colpo, ma soprattutto a farle prendere un colpo erano state le circostanze in cui si erano rivisti.

 

 

 

 

DUE SETTIMANE PRIMA

 

Camille raggiunse Allison e si passò le mani sui jeans tradendo un’inquietudine che comunque le si leggeva benissimo negli occhi. Quando l’aveva chiamata in preda al panico l’aveva raggiunta di corsa, anche se una volta arrivata si era chiesta cosa esattamente avrebbe dovuto fare, soprattutto considerata la presenza della polizia con cui lei non aveva un buon rapporto da… beh da quando a causa della caccia era finita nei guai più spesso di quanto desiderasse.

“Grazie di essere venuta” le disse la bionda facendo vagare lo sguardo. “Non sapevo chi altro chiamare.”

Allison annuì e si guardò intorno. “Non c’è problema, che succede?”

Camille la inviò a seguirla “Ho detto che sei una consulente che collabora spesso con la polizia di Los Angeles.”

“Che cosa? Perché?”

“Perché altrimenti non ti avrebbero fatto passare… non sanno ancora chi sia stato a fare questo.”

“Questo cosa? Camille…” il resto della frase le morì in bocca mentre davanti ai suoi occhi si apriva uno spettacolo terribile. Un cadavere, in piedi contro il muro, tenuto in posizione da alcune corde, il viso tagliato da parte a parte all’altezza della bocca, come un gigantesco ed inquietante sorriso.

“Porca puttana!” esclamò e subito si portò una mano alla bocca, sorpresa dalla sua stessa veemenza. Aveva visto di tutto nella sua vita, ma quella visione le metteva agitazione, per un qualche strano motivo che ancora non aveva ben chiaro. O forse era perché sembrava la scellerata opera di un serial killer, di uno umano… e la malvagità dell’umanità la turbava più di quella soprannaturale.

“Sì, è quello che ho pensato anche io” ammise Camille individuando Vincent che poco distante parlava con il detective. “Vado a chiamare il detective Kinney.”

Allison annuì senza guardarla, si avvicinò al corpo mentre l’altra si allontanava e lo osservò senza toccarlo, stando ben attenta a non sfiorarlo neppure. C’era qualcosa di particolare in quel cadavere, qualcosa che non riusciva ad inquadrare bene.

Allison” si sentì chiamare. “Lui è il detective Kinney.”

“Non ci sono segni sui polsi, e non sembra morto da molto. È quasi come se non avesse neppure provato a ribellarsi, come se si fosse fatto legare di sua spontanea volontà.”

“E tutto questo che significa?”

La cacciatrice si immobilizzò, mentre quella voce le accarezzava le orecchie ripensò al momento in cui l’aveva sentita l’ultima volta. Si voltò lentamente, per essere faccia a faccia con chi aveva parlato e chiuse gli occhi per un attimo.

“Questo deve essere uno scherzo,” mormorò l’uomo abbassando lo sguardo e scuotendo il capo. “Allison Morgan.”

Lei mise le mani in tasca e si inumidì le labbra. “Will Kinney.”

“Polizia di Los Angeles un corno!” esclamò lui “Allontanati dalla mia scena del crimine. Ora.”

“Oh andiamo…” mormorò Allison. “Ti ho appena dato qualcosa su cui riflettere.”

“Voi due vi conoscete?” chiese sorpresa Camille. “Come?”

Allison la guardò. “È una lunga storia.”

“Che non vale la pena di raccontare,” aggiunse Will. “E ora, grazie dell’aiuto, ma lascia la mia scena del crimine.”

La donna diede uno sguardo rapido a Vincent e Camille, poi si incamminò verso l’uscita del vicolo. Will aveva ragione ad avercela con lei ma se la sua idea riguardo a quel caso era giusta, che lui avesse voluto o no si sarebbero trovati a dover collaborare presto o tardi.

 

 

 

“Will” lo salutò grata che in quelle due settimane i loro rapporti fossero diventati quanto meno civili. “Posso portarti qualcosa?”

L’uomo si mise a sedere al bancone e vi incrociò sopra le mani guardando l’assortimento di bottiglie di fronte a sé. “Sono qui per parlare con Camille del caso a dire il vero, ma non mi dispiacerebbe un caffè.”

“Arriva subito” rispose lei. E quando fu pronto glielo porse e si fermò a guardarlo per un attimo prima di parlare. “Come va col caso?”

“Siamo ad un punto morto,” Will bevve un sorso. “Cami è di grande aiuto, ma mi servirebbe qualcuno con più esperienza. È anche per questo che sono qui; ho sentito parlare di qualcuno che potrebbe davvero aiutarmi, e volevo chiedere a Camille se per caso aveva qualche contatto con lui.”

“Detective” la bionda arrivò in quel momento dalla cucina e si accigliò puntando lo sguardo sull’uomo. “Come posso aiutarla?”

“Mi chiedevo se per caso conoscessi il dottor Joseph Harrison” chiese lui. “Ho sentito che stasera sarà a Baton Rouge per una serata di beneficienza in cui daranno un premio post-mortem ad un certo dottor” Will guardò lo schermo del suo cellulare “C. Morgan. Pensavo che potrei andare a fargli qualche domanda.”

La barista scosse il capo e si mise a sistemare alcuni cucchiaini. “Il dottor Joseph Harrison è una specie di leggenda. Mi piacerebbe conoscerlo, ma purtroppo non è così, quindi non posso aiutarla.”

“Io posso” si intromise Allison.

Il detective sollevò un sopracciglio. “Tu?”

Lei annuì. “Sì, ho un invito per quella serata di beneficienza. Potresti essere mio ospite.”

Will abbozzò un sorriso guardandola per un lungo istante, poi lanciò un’occhiata a Camille prima di guardare di nuovo Allison. Sembrava seria, anche troppo. “Perché dovresti avere un invito per questa serata di beneficienza piena di medici?”

“Perché C. Morgan sta per Cristopher Morgan, ed era mio padre” spiegò lei. “Allora, vuoi venire o no?” domandò quando vide lo sguardo confuso del detective fisso su di lei.

 

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Originals / Vai alla pagina dell'autore: Robigna88