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Autore: mentaverde    22/10/2015    3 recensioni
Dovrei fare una lista di tutte le mie pessime scelte.
Probabilmente mi servirebbero molte pagine e molto inchiostro, perché in vent'anni di esistenza il mio tempismo era sempre stato pessimo.
(cap. 2)
Com’è possibile che ovunque io vada me lo ritrovi davanti? E per di più con quel suo sorrisino da trentenne sfigato che vorrei cancellargli con una sberla. [...] Vorrei dirti grazie, ma non lo faccio perché tu sei uno stronzo da vaffanculo più che da ringraziamenti. (cap. 3)
“E qui la gente la mandi a quel paese?”.
“Se se lo merita sì”.
“Quindi io me lo sono meritato?”.
(cap. 4)
Non lo vedi, signor Cooper?
Sono sbagliata.
Sono sbagliata come la neve ad agosto, come un’insufficienza a ginnastica, come il sole di notte.
Io sono fondamentalmente sbagliata. Sia nel tuo che nel mio mondo.
(cap. 5)
Io mi perdo.
Mi perdo nel tuo respiro.
Mi perdo nella tua voce.
Mi perdo nella tua mano che accarezza la mia schiena.
E poi mi perdo nelle tue labbra.
(cap. 10)
E allora lo faccio: ti bacio. (cap. 16)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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 L'eterna domanda.





L’eterna domanda.
Ho aperto la porta ad un incubo e ne è entrato un diavolo.
Insomma, Kim, io e te non abbiamo mai avuto quel tipo di rapporto che dovrebbe esserci fra due sorelle.
Non ci siamo mai davvero sopportate, a dir la verità.
Tu sei arrogante e sicura di sé, io sono scorbutica e in conflitto col mondo.
Io l’ortica, tu il germoglio.
“Perché sei qui?”, ti chiedo e tu mi rivolgi una delle tue occhiate annoiate.
“Fammi un caffè”.
“Dimmi perché sei…”.
Ed esplodi, “Oliver! Sono qui per Oliver! Ora fammi un caffè!”.
Ecco la Kim che conosco, dispotica e autoritaria come sempre.
O si fa come dici tu o non esiste altra soluzione.
“Oliver?”, ti chiedo facendo il caffè.
“Io e te abbiamo in comune tre cose: il sangue, Oliver e un buon gusto per gli uomini”, dici così, con un po’ di cattiveria e un po’ di rassegnazione.
So che avere qualcosa in comune con me ti inorridisce. Lo so perché me l’hai sempre detto e nessuna delle due ha mai provato a fare qualcosa per smentirlo.
Se mi sarebbe piaciuto avere un bel rapporto con mia sorella?
Sì certo. Ma io ho avuto te e io tu hai avuto me e nessuna delle due si è mai impegnata a coltivare un rapporto.
Abbiamo litigato così tanto inizialmente, che perfino i nostri genitori si erano stancati. E alla fine eravamo arrivate a fregarcene una dell’altra.
La nostra vita andava avanti anche senza un rapporto tra sorelle normale.
Ora, però, sei qui.
Sei qui nel mio appartamento alle tre del mattino con i tuoi capelli in perfetto ordine e lo sguardo stanco.
“Sul sangue, beh, mi sono dovuta abituare e questo vale anche per te. Devo dirti, con estrema sincerità, che non ho ancora capito come i nostri genitori siano riusciti a mettere al mondo due figlie così diverse”.
Mai parole furono più vere.
Io e te dovremmo essere studiate Kim, perché anche Oliver è nato in un mondo tutto suo ma solo lui sembra pienamente figlio dei nostri genitori. Io e te potremmo benissimo essere adottate se non fosse che noi due e la mamma siamo praticamente dello gocce d’acqua.
“Oliver, invece, è tutto. Sia per me che per te. E mai lo tradiremmo”, sospiri guardando l’orologio. “Poi c’è la nostra più grande pecca: gli uomini”.
Nostra?
Cosa abbiamo in comune io e te?
“Ovviamente commetti degli sbagli… come l’insignificante lì fuori”.
“Vogliamo parlare di Dean?”, ti chiedo e vedo che abbozzi ad un sorriso.
Sai sorridere, Kim?
Probabilmente è il sonno che ti addolcisce.
“Okay, li commetto anch’io, ma questo non toglie che Joe Cooper sia un gran figo. E se Oliver sapesse che io ti ho detto così mi decapiterebbe”.
Conosci Cooper?
In quanti conosco Joseph Cooper in questo mondo?
L’eterna domanda.
“Cosa sei venuta a fare qui?”.
Alzi le spalle e sospiri stanca e un po’ infastidita. “Me l’ha chiesto Oliver. Sai che preferirei essere a casa mia che qui”.
Devi sempre puntualizzare quanto mi odi, Kim? Non perdi mai occasione, vero?
Non c’è mai una volta che mi sorridi e mi fai capire che ti aggrada passare del tempo con me.
“Starai qui fino a domani?”.
“Sì, Alexis”.
“E tu conosci Cooper?”.
“Era amico di Ollie… e abbiamo bei gusti ricordi?”.
Spalanco la bocca, probabilmente assumendo un’espressione da rincoglionita.
“Un po’ di eleganza, Alexis”, ti lamenti e chiudo la bocca, “Quand’è che sei andata a sistemarti i capelli l’ultima volta? Alla tua cresima?”.
Sbuffo spazientita. Non dico che devo andarci a genio da un momento all’altro, ma un po’ di delicatezza non ti farebbe male, Kim.
Miseria… non lo vedi? Siamo perennemente in conflitto, una contro l’altra da sempre, da quando sono nata. Ma perché?
Perché non possiamo avere un rapporto normale?
Per carità, non voglio sapere cosa stavi facendo quando tu e Dean siete stati scoperti dalla polizia, perché ‘atti osceni in luogo pubblico’ dice già molto, ma magari potremmo parlare, sai, come delle sorelle normali.
Non sempre sul piede di guerra, non sempre all’attacco, non sempre così diverse!
“Perché poi Joe Cooper si sia interessato a te, devo ancora capirlo”, spari fuori dai denti e vorrei prenderti per i capelli e iniziare ad urlare, ma non ne ho il coraggio perché non lo so neanch’io.
È la domanda che più mi frulla nella testa, che abbatte ogni volta le mie certezze e mi distrugge.
Se sei una cattiva persona? Probabilmente sì, ma non ora. Perché sento che la tua domanda non era per cattiveria, lo sento dal tuo tono e lo vedo dal tuo sguardo. È solo una costatazione dei fatti.
Hai semplicemente detto ad alta voce quello che io non sono mai riuscita a dire.
Perché lui dovrebbe volere me?
L’eterna domanda.
“A te piaceva”, dico e non è una domanda.
“A chi non piace?”, rispondi bevendo il caffè.
E anche quella è una bella domanda: a tutti piace Joseph Cooper.
“Non mi ha mai voluta. Neanche mi guardava”, dici con un mezzo sorriso in ricordo dei tuoi anni al college.
Mia sorella Kim che non veniva guardata?
Quand’era successo l’ultima volta? Quando avevi dodici anni, un sorriso metallico e le trecce?
Kim, tu sei sempre stata la figlia bella a casa, ma arrogante.
Sì, tu gli uomini li fai scappare, corrono via.
Non sei bella come Ali, ma hai quel qualcosa che attira tutti gli sguardi dei ragazzi di ogni età. Quel tuo portamento, i tuoi capelli sempre in ordine, il trucco perfetto e il fatto che quando cammini con tacco dodici sembra che tu sia più aggraziata di un angelo.
Ma Joseph Cooper non ti ha mai guardata?
E allora perché dovrebbe guardare me?
“Ho provato in tutti i modi a farmi guardare da lui, l’unico che non mi guardava. Mio dio… poi ha iniziato ad uscire con la mia compagna di stanza, Sienna”, alzi lo sguardo e diventi seria, “Sienna è malefica, Alexis. È subdola. Se scoprirà qualcosa ti rovinerà”.
Tu che definisci qualcuno ‘subdolo’?
“Cosa vorresti dire?”, te lo chiedo perché mi sto veramente spaventando.
“Il male voluto non è mai abbastanza. Ti sei messa contro qualcosa più grande di te… e poi fare l’amante, Alexis”, ecco il tuo tono infastidito e altezzoso tornare in prima linea.
Inizi a parlare e a parlare.
Essere un’amante è una cosa deplorevole, schifosa, quasi maschilista perché la donna si riduce ad un oggetto del piacere.
Sai che usi parole più grandi di te, Kim?
Sai quante notti ho passato in bianco sentendomi uno schifo e con la paura di essere usata?
No, non lo sai.
Perché a te non è mai interessato e mai ti interesserà.
Non ti sei neanche posta la domanda di cosa mi abbia spinta a fare tutto questo?
No. Intanto a te non interessa, vero?
Devi criticare, criticare e criticare.
Non sono la persona peggiore di questo mondo, anche perché le cose si fanno in due, soprattutto se si tratta di iniziare una relazione o no.
Lui mi ha baciata. Lui mi ha invitata fuori. Lui mi ha seguita e trovata. Lui si è presentato sotto casa.
Non che io sia una santa, ma non ho tutta la colpa.
Eppure me ne sto in silenzio. Perché ho già paura di rimanere con il cuore a pezzi.
Chi sceglierebbe me?
“Dopo che Ollie mi ha raccontato tutto, mi sono chiesta chi sceglierebbe mia sorella Alexis quando sta con Sienna”, ecco e lo dici, come se fosse un pensiero normale, come se la tua riflessione non alimentasse le mie paranoie.
“Nessuno”, aggiungi guardandomi negli occhi, “Tranne Joe”.
“Non ha scelto ancora un bel niente”, dico in un sussurro e mi guardi sfoderando mezzo sorriso come se tu già sapessi tutto ma te ne stai in perfetto silenzio per un lasso di tempo così lungo che sembra passata una vita quando inizi a parlare di nuovo.
“Samuel mi ha chiesto di sposarlo”.
“Devi dirgli di sì”, ti dico e anche tu capisci che è la risposta più logica.
“Non troverei nessun altro in grado di sopportarmi, vero?”.
“No. Decisamente no”.
“Fumi ancora, Alexis?”.
Oh oh.
Ti chiedo come fai a saperlo e tu sollevi le spalle, “Puzzavi come una ciminiera”.
“Dammi una sigaretta”, dici e inizi a fumare come se lo facessi da sempre.
Mi sa che tu nascondi più cose di quel che fai sembrare.
Ammettilo, Kim. Qui fra le due la figlia ‘tranquilla’ sono io.
Okay, ora magari non esagero visto che sono stata l’unica a distruggere la macchina nuova di papà e che non ha il coraggio di farsi vedere a fumare.
“Tu non vuoi sposare Samuel”, mi esce così perché lo intuisco dal tuo sguardo.
Samuel è una bella persona. Cioè, è uno stronzo ma lo sei anche tu.
Insieme siete una bella coppia, vi equilibrate.
Tu stronza, lui stronzo. Il gioco è fatto.
Semplice come bere un bicchiere d’acqua.
Dean invece, beh, lui e la sua moto hanno conciliato di sicuro lo schiarimento improvviso dei capelli di papà.
E quei tatuaggi sulle braccia, il piercing al sopracciglio o il fatto che diceva costantemente ‘bella lì’ ‘bella là’ ‘figo tu’ ed altre esclamazioni degne di un cavernicolo, beh, non sembrava proprio una scelta sicura per una come te, tutta composta e perfettina.
Samuel invece è normale.
Ha una macchina grigia, è una potenza al lavoro, proprio perché è un bastardo e non guarda in faccia nessuno.
Mentre Dean che lavoro faceva?
Oh, sì, la guardia giurata, vero?
Deve essere stato un figo in divisa con quei muscoli sulle braccia.
Oh mio dio.
Oh mio dio.
Prima quando ti ho parlato di Dean hai sorriso.
Hai sorriso.
E tu non sorridi.
Neanche quando parliamo di Samuel.
E poi… il discorso abbiamo gli stessi gusti in fatto di uomini.
Abbiamo la tendenza a sceglierci gli uomini sbagliati! Impegnati o pazzi che siano!
Oddio, Kim!
Papà muore definitivamente se viene a scoprire tutto questo. Mamma inizierà ad urlare con un tono troppo alto per essere anche lontanamente udibile dalle nostre orecchie e Oliver, beh, penso che vorrà da me la mia mazza da baseball per uccidere qualcuno.
Tu sei qui perché capisci.
Tu sei qui perché in fondo sei sbagliata come me.
Tu tutta perfetta e truccata, con i capelli perennemente in ordine, sbagli.
Non conta che io sia pura confusione dentro e fuori, che indossi un pigiama sgualcito e i capelli raccolti in qualche maniera.
Non conta se tu hai il rossetto alle tre del mattino.
Non conta chi sei. Tutti sbagliano.
Compresa te.
Perché, dai, Samuel sarebbe il marito perfetto per te.
Io lo getterei sotto ad un autobus impazzito e gli farei fare anche retro per essere sicura che sia morto.
Ma per te è perfetto.
Da quanto state insieme? Quattro anni?
E convivete, avrete parlato dei vostri stronzi-figli-perfetti e di come non vorresti mai che assomigliassero a me, tua sorella. Lui avrà detto che frequenteranno solo scuole private, perché dovranno distinguersi dalla massa. Avrete già pensato ai loro nomi discutendo se Dixon e Stephanie sono nomi da avvocato o da dottore.
Ma tu sei impazzita, per chi, per Dean?
“L’ho visto fuori dal lavoro”.
Diciamo che lui ti ha scritto e che gli sei corsa contro.
“Sam è noioso, Alexis”.
“Ma è più serio, è più sicuro…”, non sapevo neanche come spiegarmi.
Io e te non abbiamo mai parlato di questo!
“Vuoi dirmi che Joe Cooper non è un terno al lotto?”.
Mmm.
Mmm.
Ma perché lo chiamate tutti Joe adesso?
Sa da ragazzino. Lui è Joseph Cooper per chi lo conosce e il signor Cooper per tutti gli altri.
Ma ora non stiamo più parlando di me.
Stiamo parlando di te Kim.
Non hai la tua amica-stronza con cui parlare? Quella con cui sparlavi di me davanti a me? Come si chiamava? Elsa? No, Elsa è un nome figo per quella stronza.
Sa tanto da Crudelia.
Qualcosa così.
Ma Crudelia parla male anche di te. È una di quelle persone che parla male di tutti per far sembrare la sua vita migliore, vero?
Sì. D’altronde l’ho chiamata Crudelia non per niente, quella del cartone voleva scuoiare dei cuccioli. 101 per la precisione: una carneficina.
“Scusami ma quand’è l’ultima volta che hai pulito?”, mi domandi guardando il bordo del bancone.
Ti sbuffo in faccia perché in realtà l’avevo pulito in un momento in follia post Joseph Cooper.
Ognuno ha la sua follia nel momento dell’ansia, c’è chi mangia, chi diventa assassino di acari, chi una ciminiera, chi narcolettico, chi invece inizia a ridere istericamente o a piangere.
O chi come me che le ha tutte.
Rido istericamente fra le lacrime mentre una mia mano regge l’aspirapolvere e l’altra la fonte della mia cellulite.
“Quand’è che hai iniziato a fumare?”, ti chiedo e tu accenni ad un sorriso.
Un altro?
Due sorrisi in una sera?
Quand’è stata l’ultima volta che ti ho vista così?
Semplice: mai.
“È fidanzato”, spari così.
“La sfiga è di famiglia”, dico e inizio a ridere divertita.
Perché dai, la sfiga è più stronza di mia sorella!
Anche lei?
“Una bella merda”, aggiungo e mi guardi sconvolta.
Sto aspettando la ramanzina ma scuoti la testa sorridendo. “Una bella merda, Alexis, proprio una bella merda”.
 
Dean Miller.
Trentadue anni.
Guardia giurata.
“Ha ancora la moto?”.
“Sì”.
Motociclista.
Tatuato.
“A quanti tatuaggi è arrivato?”.
Numero di tatuaggi incognito.
“Ricordati di contarli”.
Fidanzata sconosciuta.
“È bionda?”.
“Sì”.
“Noi odiamo le bionde”, ti dico.
Evviva le more e le rosse.
 
Joseph Cooper.
Trent’anni giusti giusti.
Consulente finanziario.
Scarpe laccate.
“L’unico tatuaggio che possa avere uno come lui è…”.
“Sai quello di Oliver?”, mi chiedi, “La spada? L’hanno fatto insieme”.
UNA SPADA?
Ma stiamo scherzando?
Sì. Stiamo decisamente scherzando.
E dove poi?
Beh, è meglio non sapere ogni cosa.
Ha una ragazza, Sienna, bionda e professoressa. Ottimo curriculum, ottimo viso, ottima reputazione da stronza.
“Noi odiamo le bionde”, dici sorridendo ancora.
Dean Miller ti ha cambiato, Kim!
 
L’eterna domanda.
Bene, abbiamo stilato la lista dei nostri due uomini-non-ancora-nostri.
“Uno bello schifo”, dico sospirando.
“Già”.
Siamo nella situazione per la prima volta, cara sorella, e per la prima volta mi sento così vicina a te.
“Non sei male”, mi dici guardandomi negli occhi, “Sei strana e mi fissi in continuazione con gli occhi sbarrati, ma non sei male”.
Fisso con gli occhi sbarrati?
Ma… oddio, io fisso tutti.
“Che ore sono?”.
“Quasi le cinque”.
Quasi le cinque e non mi ha chiamata.
Significa che dorme ancora a casa sua con lei. Magari nello stesso letto, magari hanno fatto l’amore.
Mi vedi che sono triste e ripeti che tutto è un bello schifo e non posso fare altro che darti ragione.
Joseph Cooper non mi ha chiamata e questo implica che non le abbia detto niente. Lui ha scelto e non ha scelto me.
“Sai che fra circa tre ore devo essere in ufficio?”.
“E io a lezione”.
Un bello schifo.
Ma non faccio in tempo a pensarlo perché il campanello suona e io ci guardiamo negli occhi. Chi può essere alle cinque del mattino a suonare al mio campanello?
Ali ubriaca marcia.
Ali triste e depressa.
Ali in lacrime.
Joseph Cooper.
Ed eccoti lì, Joseph Cooper, ti vedo dalla telecamera del citofono. Da quando sei così cupo?
“Sono io. Posso salire?”.
L’eterna domanda.
E lo chiedi?
Kim si alza e mi guarda.
“Io e te avremmo un pessimo gusto in uomini, ma loro hanno un ottimo gusto in donne”.
Sono un ottimo gusto?
In fondo sono l’ortica, sono quella sbagliata, sono quella con le converse. Sono tante cose ma non penso di essere un ottimo gusto.
Insomma… sono io no?
Sono una persona normale, un po’ problematica ma normale.
Kim è Kim e per quanto io non l’abbia sopportata, per quanto sia fredda, anche lei ha qualcosa: è bella, elegante e sa cosa vuole.
Sì, lo so. Dean o Samuel. L’eterno domanda: bene o il male, l’angelo o il diavolo, routine o avventura.
Vuoi essere sicura di avere una vita normale o vuoi l’incertezza di una vita di avventure?
L’eterna domanda.
Sempre quella che segue anche me: un ragazzo della mia età, discorsi di università o lavoro, lacca su capelli di seta, converse rovinate e risvoltini alti oppure scarpe laccate, trentenne, ex fidanzata e il rischio di sembrare un’avventura.
Certo, con Joseph Cooper potrei sembrare l’avventura di un momento di crisi, ma con Billy? Una ventenne stupida, la solita appartenente alla generazione che si basa sull’aspetto fisico, sulle chat e le mode.
In fondo dobbiamo capire chi siamo, o sbaglio Kim?
Cosa vogliamo noi?
Una sicurezza o un’avventura?
L’eterno discorso.
Magari fosse come in quei telefilm dove tutto si semplifica da sé. Dove ci sono i Team Billy e i Team Joseph Cooper.
Sarebbero altri a dirti i pro e i contro.
Io non sarei in grado di iniziare neanche una lista.
Insomma… sono le cinque del mattino!
Ed eccolo che arriva.
Signor Cooper fai gli scalini a due a due? Con delle scarpe sportive e un borsone sulla spalla.
Aspetta. Un borsone sulla spalla?
Tu mi guardi e io ti guardo.
Cosa devo dirti?
Devo essere felice o triste?
Devo saltarti al collo o chiederti spiegazioni?
Per fortuna – probabilmente sarà la prima e ultima volta che lo penserò – ci sei tu Kim.
“Joe Cooper”, lo saluti sorridendo e lui stacca gli occhi da me un attimo, giusto per la sua educazione esagerata. “Oliver ti ucciderà”.
Ed ecco che guardi me di nuovo.
Non noti il mio pigiama leopardato?
La maglietta stropicciata?
Non noti che sono sbagliata?
No. Tu mi vedi.
Mi hai sempre vista, vero?
“Lo so”, dici semplicemente alzando le spalle e queste parole insieme a quel borsone assumono sempre più significato.
Sei qui per stare con me?
“Molto bene”, Kim si avvicina all’ascensore, “Ti mando il numero dell’agenzia di pulizie che viene a casa mia, Alexis, così magari sistemano un po’”, e te ne vai.
Devi fare la dura, eh?
In fondo ti voglio bene.
Ma adesso Joseph Cooper mi sta guardando e sinceramente non vedo altro che lui.
“Me ne sono andato”.
“Hai scelto”.
“Sì. Te”.
Buona scelta.
“Vuoi entrare?”.
E ti blocchi.
Che c’è?
Perché tutto diventa così difficile?
Parlare con Kim è così dannatamente facile, signor Cooper. E si tratta di Kim!
Invece con te è un’impresa. Ogni parola deve essere misurata perché ha sempre così tanti significati che mi spaventano.
“Dormo da un mio amico. Non voglio… non voglio essere invadente o andare troppo di fretta, Alexis”.
Oh, signor Cooper, sei così incredibilmente indescrivibile.
Sei tenero e deciso, sei sicuro e insicuro. Sei tutto.
Ti sorrido e tu ti illumini.
Nessuno si è mai illuminato così.
“Tranquillo, ho gli ormoni sotto controllo. Puoi entrare”, ti dico e mi sorridi anche tu.
L’eterna storia.
Probabilmente questa volta sceglierò l’avventura.
E poi chi se ne frega di quello che penseranno gli altri, basta che siamo io e te, no?






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Ecco il capitolo più lungo che abbia mai scritto su questa storia...
So che in molte di voi mi odieranno perché Joseph Cooper appare sono alla fine incredibilmente attesa! Non me ne vogliate!
Ho presentato il personaggio di Kim, la sorella di Alexis, un po' st***za ma pur sempre una persona come tante che si trova davanti ad una scelta difficile. 
Il bene o il male?
La guardia giurata tatuata e con la moto o il ragazzo perfetto, con un lavoro sicuro ma tremendamente noioso?
Appunto per questo abbiamo l'ETERNA DOMANDA!
E voi? 
Voi cosa mi dite a riguardo?

Colgo l'occasione per ringraziare:
  • chi recensisce sempre
  • chi recensisce qualche volta ma sempre incredibilmente gradita
  • chi ha aggiunta la storia tra le preferite
  • chi ha aggiunto la storia tra le seguite
  • chi ha iniziato a leggere Quando l'amore ha dieci anni in più da poco e chi la legge da sempre
​Grazie di cuore a tutte voi, e mi raccomando, fatemi sapere la vostra.... il bene o il male?
  
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