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Autore: HabbyandTsukiakari    22/10/2015    2 recensioni
[Autrice: Tsukiakari] [Fantasy/Avventura/Romantico] [Pairing a sorpresa] [Sleeping Beauty!AU con variazioni] [Presenza del Nyo!Magic Trio]
Tratto dal Capitolo Terzo:
"Fu presa improvvisamente da una struggente curiosità, e poggiò una mano sul portone, che inaspettatamente cedette con un gemito sotto il suo lieve tocco. Entrò impaziente – perché era così impaziente? – e quello che vide la fece sussultare: migliaia e migliaia di strani oggetti formati da una specie di scodella bassa e un manico sottile erano ammassati in grossi cumuli, che riempivano gli angoli dell’immensa stanza. Solo uno di quegli strani oggetti era separato dagli altri, Lettore. Era in mezzo alla stanza, proprio davanti ai piedi della principessa. Non sembrava un oggetto prezioso né interessante in alcun modo: era di rame, polveroso e leggermente bruciacchiato sul retro… ma Erzsébet lo desiderava, con tutte le sue forze, sentiva che doveva averlo! Si lasciò cadere vicino all’ oggetto, con gli occhi che le brillavano di una strana luce e le dita che si protendevano verso di esso, tremanti per l’impazienza. E poi successe, Lettore."
Buona Lettura!
Tsukiakari
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 2P!Nyotalia, Altri, Austria/Roderich Edelstein, Bad Friends Trio, Nyotalia, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo Settimo



 

Con un lieve schiocco, Roderich separò le sue labbra da quelle della principessa. Sbatté le palpebre. Fissò insistentemente gli occhi di lei dolcemente chiusi, aspettando che si aprissero per dare vita al verde gentile che tanto ammirava.

Liv era in piedi dietro di loro, immobile ed eterea.
Avvertendo il suo sguardo gelido puntato sulla sua nuca, il nobile si voltò lentamente per rivolgerle uno sguardo ansioso dal basso.
Lei non diede segno d’impazienza.
Il silenzio era tale che gli unici suoni che si avvertivano erano il cozzare delle spade gemelle e i respiri pesanti di Gilbert, oltre al pigolio incessante emesso da Gilbird.


 

Fu in quel momento che Roderich mandò al diavolo la sua usuale compostezza.
–Non è possibile- sbottò, battendo un pugno a terra.
–Non è possibile. Ci ha ingannati. Ci ha ingannati tutti.-.

Liv delle Terre Norrene annuì, molto lentamente.

–Erzsébet non si sveglierà.-.
La sua voce s’incrinò.
–Mio cugino Ludwig non si sveglierà. Vash, la piccola Lili, Caterina, Felicia. Tutta la corte. Nessuno di loro tornerà a vivere.-.
Liv non rispose, e mantenne lo sguardo. Roderich continuò, l’ombra di un singhiozzo nella sua voce ormai rotta.
–Francis e Antonio non torneranno indietro. E se per miracolo le fate riuscissero a riportarli qui, be’, non so… non so se Antonio riuscirebbe a vivere ancora senza Caterina né Erzsébet. Non so se Francis sopporterebbe la rovina completa dei suoi amici. Non so nemmeno se Gilbert accetterebbe questo fallimento, e la perdita di Erzsébet. Se solo lei si fosse resa conto…-
Liv sbatté le palpebre. –Vuoi dire- iniziò, senza smettere di fissarlo –vuoi dire che Gilbert l’amava?-
-Non era ovvio?- disse Roderich, esasperato.
–Ah, ma certo che no. Tanto l’amore è galanteria, è sdolcinatezza, è falsità. Sia io che Gilbert amavamo Erzsébet. Ma lui, ecco, non è mai stato bravo in queste cose. E sapete che vi dico, Liv? Aveva ragione lui. Lui è sempre rimasto se stesso. Lui meritava l’amore e l’attenzione di Erzsébet.-.
Sbatté di nuovo il pugno a terra, rabbiosamente.
Si alzò, lanciando un ultimo sguardo alla principessa dormiente. –E dato che non è stato così, e dato che quella strega ci ha ingannati, vado ad aiutarlo. Perché è mio cugino, e gli voglio bene.-.
Aprì l’enorme portone di quell’orrenda stanza.
Fece per uscire, quando gli giunse la voce atona di Liv.
–Roderich. L’Impavido sei tu.


 

Gilbert era allo stremo delle forze. Tutto il suo corpo era svuotato di ogni singola goccia d’energia, e avvertiva un dolore acuto, stridente, in ogni suo arto.
Gli sembrava che la spalla sinistra stesse andando a fuoco. Il fatto che fosse costretto a combattere con la mano destra non gli era certo d’aiuto.
Schivò a fatica l’ennesimo affondo della guardia, che al contrario sembrava ancora in forze e sorrideva più che mai, la follia aleggiava sul suo volto.
Gilbert cercò di impegnarle la spada per disarmarla, senza successo. La furia della guardia era instancabile. Stava per accasciarsi a terra e rassegnarsi al suo destino, ormai sfinito, quando la voce del cugino lo ridestò.
–Gilbert!- urlò Roderich correndo verso di lui, seguito a ruota da Liv.
Lo sguardo scarlatto dell’albino s’illuminò, speranzoso.
–Erzsébet è sveglia?- chiese ansiosamente, mentre la guardia aveva smesso all’improvviso di attaccare, tremante di rabbia e terrore.
Roderich scosse la testa.
–Corri, Gilbert.-
-Cosa? Dove?- gracchiò il cugino confuso.
–Da Erzsébet! Corri!- gridò Roderich, schivando un improvviso fendente della guardia.
Gilbert gli passò frettolosamente la spada e corse verso il portone, senza nemmeno preoccuparsi di infilarsi il mantello: la donna sembrava avere occhi solo per Roderich, e sembrava più infuriata che mai.
Gilbert li guardò con la coda dell’occhio, e Roderich sembrava avere decisamente la peggio.
Si bloccò di colpo e fece per tornare indietro, ma la fata lo fermò, mettendogli una mano sulla spalla. Aveva una presa spaventosamente ferrea e gelida.
–Prima Erzsébet. La guardia smetterà di darci problemi non appena l’incantesimo sarà spezzato.-.
Gilbert lanciò un’ultima occhiata al cugino, che arrancava sotto i colpi dell’avversaria e per il peso della spada. Poi annuì, e corse verso il portone, seguito dalla fata.


 

La sensazione di Gilbert in quel momento era indescrivibile. Un dolore mescolato a sordità, incredulità. Un dolore ovattato, addolcito dai lineamenti rilassati della bellissima principessa. Guardava Erzsébet e il suo cuore sussultava, ed era in tormento, e la preoccupazione lo assaliva. E se non si fosse svegliata? E se davvero quella donna avesse ingannato tutti?

-Non c’è tempo- disse Liv, con voce insopportabilmente piatta. –Così mi aiutate proprio- borbottò Gilbert, stringendo i denti. Si accasciò vicino alla principessa, e le scostò i capelli lievemente ondulati dal viso.
Strinse istintivamente le palpebre mentre si abbassava, quasi a temere una reazione da parte di lei.
E poi la baciò.


 

La lama della guardia cozzava in modo assordante su quella di Roderich, che la respingeva pesantemente e con fatica. La donna rideva, e per il nobile austriaco era tutto come un incubo. Udiva a malapena i colpi secchi e metallici delle lame, e nella sua mente turbinavano i pensieri più distaccati.

Stava pensando a Vati.
 

Quando era bambino, egli aveva addestrato lui e i suoi cugini nel combattimento. Era incredibile l’abilità di spadaccini dei due fratelli della corte Germanica. Ludwig eccelleva anche nel corpo a corpo, sebbene quella forma di sfida non fosse quasi più in uso, mentre Gilbert manipolava qualsiasi tipo di lama, fosse anche un coltellino, con destrezza e velocità, tanto da meritarsi – essendo anche il maggiore, del resto – la preziosa spada di Vati.

Che lui stava stringendo in quel momento.

Vash si era dimostrato piuttosto bravo con qualsiasi tipo di arma. Era versatile, ed ombroso. Di certo sarebbe diventato un temibile guerriero.

E poi c’era lui.

Che era fragile, slanciato, che non vedeva bene. Ricordò ancora quando Vati gli mise sul naso il suo primo paio di occhiali, con un’espressione che lui aveva interpretato come disprezzo. Si era sentito crollare il mondo addosso, e non avrebbe mai scoperto che il grande re in realtà era soltanto enormemente preoccupato perché si facesse male. Fatto sta che Roderich tentò di ripagare quell’insoddisfazione, come se fosse stata colpa sua. Si impegnò moltissimo, arrivando a raggiungere un ottimo livello con lo spadino, ma non reggeva le armi pesanti; Vati gli accarezzava orgogliosamente i capelli scuri – così diversi da quelli di tutti gli altri – e diceva che alcuni nobili sono nati per tenere una spada, altri per tenere la mano di una fanciulla. E infatti era stato così. Si dedicò alla musica e allo studio, affascinò decine e decine di dame inconsapevolmente.

E poi era arrivata Erzsébet.

Sin dal primo momento era rimasto colpito dalla sua bellezza. I lunghi capelli ondulati, i grandi occhi verde erba dal taglio unico e le ciglia lunghe, i lineamenti aggraziati, la pelle chiara e il fisico slanciato. Ma non era stato solo l'aspetto a colpirlo e affascinarlo. Il carattere della principessa era forse la cosa che più gli piaceva. Era così decisa, così forte. Testarda ma incredibilmente dolce al momento giusto.

E lei sembrò interessarsi a lui, di un interesse tenero e sincero.

 

Un colpo particolarmente violento fece sprizzare alcune scintille dalla lama.

 

Ma c'era un problema: Gilbert. Era palese che l'albino provasse qualcosa per la bella principessa. Ed all'apparenza, non era ricambiato.

 

All'apparenza.

 

Roderich si sentì stringere il cuore, mentre le stoccate lo spingevano verso l'umido muro del corridoio abbandonato e l'insana risata della donna rimbombava.

 

All'apparenza.

 

E se Erzsébet in realtà si fosse nascosta dietro uno scudo di insopportazione per rinnegare i propri sentimenti?

E se...

 

Toccò la parete con la schiena e una sola lacrima scivolò pesantemente lungo i suoi raffinati lineamenti.

 

Non aveva importanza.

 

Schivò un affondo.

 

Non aveva importanza.

 

Erzsébet si sarebbe svegliata.

 

Un altro affondo.

 

Lento.

 

Un'altra lacrima, stavolta di gioia amara, gli rigò la guancia.

Fece in tempo a staccarsi mollemente dal suo mento per andare a mescolarsi col sangue ed un fievole gemito, che contrastava con l'immensità del dolore.

Cercò di impedire al buio di sopraffare i suoi occhi. Percepì un urlo soffocato e la figura della donna che si sgretolava. Erano occhi verdi quelli pieni di lacrime che lo stavano fissando?

Che stanchezza.

Basta, basta così.


 

 

 

Angolo dei pomodori lunatici

OH MIO DIO SI'. GRAZIE AL CIELO.

CE L'HO FATTA!!

Da quant'è che non aggiorno? Oddio, perdonatemi! Credetemi, la scuola è un incubo! T^T Devo ancora recensire un sacco di splendide storie che ho ingiustamente accantonato. Ci tenevo a farvi sapere che ero ancora viva ;-;

E be', pare che dovrete perdonarmi anche per qualcos'altro.

...è stato difficile e qualche lacrimuccia ce l'ho messa pure io :''

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate gradito gli armadi! Devo correre via, sorry ;-; risponderò di certo alle vostre recensioni e spero di essermi fatta perdonare!

Per quanto riguarda il prossimo aggiornamento, uhm, be'... spero di riuscire a scrivere un po' questi giorni. Ho già tutto in mente, giusto un paio di punti da sistemare ^w^

¡Adiós, churros y abrazos!

Tsukiakari :3

   
 
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