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Autore: Yume18    24/10/2015    1 recensioni
Se quella volta, quando Naruto si è chiesto in che modo sarebbero state diverse le cose, se solo lui si fosse avvicinato di più a Sasuke, nulla di ciò che si immaginava fosse stato esatto? Se la storia dovesse ripetersi, ma qualcosa andasse storto? Cosa o chi si cela dietro tutta questa strana faccenda? Era destino che gli eventi non si ripetessero esattamente uguali per la seconda volta, o c'è qualcuno nascosto nell'ombra che muove i fili del cambiamento?
(ATTENZIONE: la storia rimarrà inconclusa a tempo indeterminato, sono spiacente.)
Genere: Avventura, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kurama, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
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Necessità
 
 
Asuma soffiò via una nuvoletta di fumo, fece un respiro profondo, e con lo sguardo rivolto al cielo infine disse:
-Vieni, non è questo il luogo adatto.-
Shikamaru annuì, e seguì il sensei fino a villa Nara. I due misero su la scacchiera e, in tacito accordo, cominciarono a giocare. Solo dopo che la partita si fu sviluppata, fino ad arrivare ad una situazione che richiedeva la massima concentrazione, il Sarutobi parlò, adagiando la sigaretta su un posacenere e rigirandola per spengerla.
-Prima di tutto, ti dirò che, la scelta di credere o meno alle mie parole, dipende solo da te. Ma che comunque, dato che tu stesso hai voluto che io parlassi quando mi era stato vietato, mi aspetto che tu taccia a chiunque ciò che ti dirò; non una parola deve uscire da queste mura.-
Il ragazzo annuì grave, fattosi improvvisamente più serio e attento dl solito.
-In quanti sanno … ?-
-In quanti sanno la verità, è questo che volevi dire, ma eri indeciso sul termine da usare. Nessuno di noi può sapere quale sia realmente la verità, ma se ci credi, ti basterà convincere te stesso. Poi quando tutto tornerà a posto, potremo vedere coi nostri occhi come stavano davvero le cose.-
-Bene.-
Fece il Nara, e quindi Asuma proseguì rispondendo alla domanda del ragazzo:
-In pochi sappiamo il segreto, io, Kurenai, da quanto so, alcuni membri di altri clan come quello Akimichi e quello Aburame, un tale esaminatore delle selezioni chunin, Hatake Kakashi e l’Hokage. E d’ora in poi anche tu. Capisci che l’importanza della cosa è tale, che in così pochi, e fidati uomini ne sono a conoscenza?-
Non ci fu bisogno che arrivasse una risposta, il sensei, vedendo la faccia di Shikamaru così concentrata proseguì:
-Tu, io, al villaggio conosciamo tutti la storia della volpe a nove code, come sappiamo dello sterminio del clan Uchiha, e solo voi giovani della nuova generazione siete all’oscuro dei particolari di quelle vicende. Perché si credeva che nell’ignoranza i bambini avrebbero saputo far posto nel loro cuore anche a quelli ritenuti diversi.-
-Come quando due giovani di villaggi diversi, che sono in lotta fra loro, diventano amici, non sapendo del cattivo sangue che scorre fra i rispettivi paesi.-
-Esatto.-
Confermò il Sarutobi dopo l’intervento di Shikamaru.
-Ma se prima che potessero conoscersi, ai bambini fosse stato raccontato in termini vaghi, che bisognava evitare gli altri bambini che non fossero del proprio villaggio, da entrambe le parti avrebbe cominciato a formarsi timore, paura, rabbia, a seconda delle idee che si formano in testa ai piccoli. E alla fine i due non si sarebbero mai conosciuti e nemmeno diventati amici. Ora immagina tutta questa storia in un altro contesto, all’interno di Konoha ad esempio. E pensa a chi è sempre stato trattato con riguardo da tutti.-
Il Nara parve illuminarsi, e si fece ancora più attento. Mosse una pedina,e poi puntò i suoi occhi neri su quelli del sensei.
-Vuoi dire, Naruto e Sasuke?-
-Precisamente. Ma prima voglio sapere cosa tu, pensi di loro oltre ogni discorso sul quale stiamo riflettendo.-
Shikamaru parve pensarci un po’, indeciso.
-Bhe, sono tipi noiosi, come tutti, uno imbranato e l’altro un genio. Che fanno dispetti per attirare l’attenzione, che non hanno nulla di strano. Ma a dire il vero, non mi sono mai molto interessato a loro, interessarsi degli altri, specialmente di chi non ti importa niente, è una seccatura, giusto? Ma adesso, credo che i verbi al presente non vadano più bene, visto che dopo l’esame di selezione dei genin, non li ho più visti in giro.-
-Forse fai bene ad usare un tempo verbale passato, perché spesso le persone cambiano, una volta rinchiuse in prigione.-
Il ragazzo sgranò gli occhi, e per un attimo le parole non ne vollero sapere di venir su per la gola. Quindi Asuma fu più svelto:
-Ti starai chiedendo come sia possibile, cosa mai abbiano fatto di così grave. E quello che posso dirti è solo che hanno peccato di ingenuità. Ingannati e incastrati, finalmente si è trovata una scusa per rinchiuderli. Togliersi dai piedi una seccatura come Kyuubi e l’Erede degli Uchiha, credo che per la Radice sia stata una grande vittoria, e motivo d’orgoglio.-
-Naruto con il Kyuubi sigillato dentro di se, e Sasuke, davvero quel Sasuke, il predestinato a diventare un assassino, dopo essere sopravvissuto a tutto il proprio clan. Ma come …?!-
-Com’è possibile che tu ce l’abbia sempre avuti a due passi e non ti sia capitato niente? Come può essere che non ti sia accorto di un fatto di tale importanza? Semplice, loro non erano una seccatura? L’hai detto tu, non li consideravi nemmeno e loro ti sembravano noiosi come tutti gli altri. Mi sembra più che buona come prova della loro innocenza. Ma la gente, e non mi escludo, ragiona per principi e partiti presi. Chi ammetterebbe mai che i due non potrebbero mai fare male a una mosca? Dopotutto nessuno arriva a pensare, che chi abbia di fronte non siano altro che bambini, Naruto, non il Kyuubi ma una persona come le atre. E Sasuke semplicemente qualcuno di anonimo baciato dalla fortuna e scampato ad una tragedia.-
Maestro e allievo abbassarono lo sguardo, come a fare mente locale del passato e dei ricordi legati ai due bambini.
-Nessuno.-
Rispose infine il Nara.
-Nessuno, perché come gli adulti sanno, evitano, temono e ripudiano, nei bambini innocenti viene inculcato quello stesso odio insensato. E così arriva la solitudine. Sasuke e Naruto devono essersi sentito molto tristi e abbandonati, ma soprattutto devono aver provato con ogni mezzo ad abbattere quelle barriere che li tenevano lontani. E si spiegano tutti quegli stupidi scherzi e il fatto che tra tutti, fossero sempre gli ultimi e i più isolati.-
Giunse un sospiro da parte di Asuma.
-E il problema è che, nessuno di noi, ha mai cercato di capire tutto questo. Semplicemente ci limitavamo a gettare sguardi gelidi ai due, perché questa era la strada più ovvia e più facile da percorrere. E alla fine, soli e senza nessuno a sostenerli, sono stati incastrati facilmente, e nessuno li ha difesi.-
Seguì un lungo silenzio.
-Vuole dire, che per tutto questo tempo, Naruto e Sasuke, mentre noi ce la spassavamo con le missioni, sono stati rinchiusi?!  Ma cos’è questa “Radice” che li ha fatti prigionieri?-
Domandò Shikamaru.
-Sì sono sempre stati chiusi in un posto segreto ai margini del villaggio. E la Radice è un’organizzazione che agisce tramite spie e fa la parte sporca dei lavori affidati a Konoha. Come anche liberare il villaggio da un peso come quei due.-
-E … -
-So cosa vuoi dire, e il loro capo è Danzou Shimura, un vecchio del consiglio, che, da come se ne parla, ha la fama di uomo spietato e senza scrupoli.-
Il ragazzo tentò per un attimo di immedesimarsi in uno dei due, e la situazione che gli piombò addosso gli parve talmente critica e nera, che quasi si mise a boccheggiare sovrastato da un’enorme senso di impotenza, rabbia e paura. Ma ora come ora, il Nara sapeva bene che sarebbe stato inutile chiedere in che modo i due riuscivano a tirare avanti. Piuttosto si chiedeva, se Sasuke e Naruto fossero ancora vivi, e quando, se fosse mai accaduto, sarebbero stati liberati. Asuma lesse quello sconcerto e quell’ansia negli occhi dell’allievo, e capì che forse, benché Shikamaru fosse intelligente sopra la media, venire a conoscenza di quei fatti poteva averlo lasciato scioccato e sconcertato. Così Sarutobi poggiò la destra sulla spalla del Nara, sorridendo appena, e poi disse l’ultima cosa che si sarebbe aspettato di sentire il ragazzo.
-Ho mosso, è il tuo turno.-
La cosa strappò un sorriso al ragazzo, che tornò a guardare giù nella scacchiera i suoi pezzi. E alla fine ne prese uno e lo spostò di poco. Con un ghigno il Nara alzò la testa:
-Mi dispiace Asuma-sensei, ma ha perso di nuovo!-
L’uomo borbottò qualcosa, e mise un piccolo broncio, più per dare soddisfazione all’allievo che per altro. Poi si prese un’altra delle sue sigarette e ricominciò a fumare. Quindi Shikamaru rimise dentro i pezzi e chiuse la scatola infilando anche la scacchiera all’interno. E quando tornò in terrazza dal sensei, era di nuovo il solito ragazzo, un po’ più cupo però di quanto fosse sempre.
-Mio padre … Lui capirebbe, potrei … -
-Tranquillo ragazzo, ci penso io a parlare con lui. Mi fido del vecchio Shikaku, come di suo figlio del resto. Altrimenti poco fa ti avrei rispedito a casa a calci pur di non dirti niente.-
Il Nara distolse l sguardo un po’ imbarazzato, ma con un leggero sorriso ad increspargli la bocca.
 
 
 
La situazione era più che critica. Kakashi scosse la testa per capacitarsi di tutto quello che stava avvenendo. E le cose gli parvero, se possibile, ancora più buie di quanto gli apparissero qualche secondo prima. Era sua la responsabilità, come aveva potuto prendere alla leggera la situazione di Shin al punto di arrivare dov’erano adesso, proprio nel bel mezzo di quella missione di vitale importanza?
Shin emise un altro dei suoi gemiti strozzati, e Sakura fu nuovamente su di lui, con le mani stese sul petto del ragazzo, a sprigionare quel minimo potere curativo di cui disponeva la ragazza, già stremata.
-Tieni duro Shin, non mollare! Siamo tutti qui a sostenerti!-
Gridò disperata, con le lacrime agli occhi e la voce fioca. Kakashi imprecò mentalmente maledicendosi per la sua dannata superficialità. Cercò di tornare con la mente alla notte appena trascorsa, quando le cose erano precipitate.
 
 Il ninja copia aveva sentito dei passi felpati, e si era destato dal sonno nel quale era appena caduto. Subito dopo dei fortissimi colpi di tosse avevano rotto nuovamente il silenzio. E poi ancora passi, sta volta che venivano dal corridoio. Passi pesanti e veloci. Si potrebbe dire concitati. E Sakura aveva bussato alla porta con forza, gridando che le fosse permesso di uscire. Solo allora Kakashi si era reso conto che il tossire si era ripetuto più volte e che Sai, alzatosi dal proprio futon, era chino su Shin, con in mano un asciugamano del tutto macchiato di sangue. Il ninja copia era corso ad aprire alla ragazza, che si era precipitata dentro come una furia.
-Kakashi-sensei, ho sentito Shin dall’altra stanza … devo … -
Le erano morte le parole in gola, quando aveva avvistato dall’altra parte della stanza l’albino nella condizioni in cui era. Subito Sakura, si era avvicinata anch’essa al giaciglio di Shin.
-Baka, cosa ti prende!?! Parla!!! E non raccontare balle! È evidente che non è tutto ok come dici tu!!!!-
Nonostante Sai avesse messo da una parte l’asciugamano insanguinato Sakura non aveva potuto non notarlo, e aveva trattenuto a stento un grido.
-Sai! Spiegami cos’è successo!-
Aveva preso in mano la situazione la rosa, con una falsa fermezza nella voce, che invece era ancora debole e sommessa. La ragazza tremava.
-Deve avere una qualche grave malattia …. E ce l’ha tenuto nascosto per tutto questo tempo … per non  compromettere l’esito della missione … Avevo dei sospetti a riguardo ma …. Ma non ho fatto niente. Lo so Sakura, sono un idiota, ma …. E poi poco fa …. Poco fa mi sono svegliato con un brutto presentimento e …. Tossiva sangue … e … e …-
Per la prima volta Sakura aveva visto Sai vacillare, balbettare, essere insicuro su ciò da dirsi e da farsi. Quasi gli era parso un'altra persona, e non il Sai che conosceva: quello spavaldo e scortese. Sempre con pronte le parole giuste per far arrabbiare la gente. Adesso era insicuro e aveva paura. Sicuramente si stava addossando miliardi di colpe per quello che stava succedendo. E per la prima volta era sembrato alla ragazza più umano di quanto gli fosse sempre parso. Anche lui capace di provare sentimenti. E tutto per quello Shin. Un po’ la ragazza si era confortata vedendo la reazione del compagno, ma poi di nuovo un eccesso di tosse dell’albino l’aveva fatta tornare a tremare. Si era maledetta infinitamente per essere così debole. Per poter fare così poco per aiutare Shin. Anzi lei lì in quel momento si era sentita perfettamente inutile. Non aveva la minima idea di come curare Shin, ne tantomeno che malattia lo affliggesse. E si era lambicata il cervello per trovare una soluzione a quel problema.
-Sa-Sakura …. Mi dispiace …. Per colpa mia vi sto rallentando tutti ….-
-Sta zitto!! Non dirlo, neanche per sogno … !! Anzi, non parlare proprio. Devi sforzarti il meno possibile… -
Shin aveva preso il polso destro della ragazza e le aveva allontanato la mano dal suo petto, stringendo forte la presa. Il tremore di Sakura si era affievolito. Poi Shin aveva scosso la testa guardando, con un sorriso amaro e con occhi pieni di tristezza e rassegnazione la ragazza. Sakura aveva perso un battito. Si era voltata di scatto verso Sai in cerca di risposte. Lo aveva visto con gli occhi sbarrati, prossimo al pianto.
-Sakura, credo, che per Shin, non ci sia più …. Molto da fare … -
-No!-
La rosa si era portata le mani alla bocca, per poi spostarle agli occhi, per nascondere le lacrime. Anche se i singhiozzi avevano comunque preso a scuoterla tutta.
-No … no … -
Aveva ripetuto come un disco rotto. Sai non aveva trovato più parole adatte a quella situazione,e non era stato nemmeno sicuro delle emozioni che doveva provare. Ma sicuramente, qualcosa di brutto e spaventosamente devastante, perché si era sentito davvero malissimo. E aveva capito che non era il caso di rimanere indifferente. Quella era una di quelle occasioni in cui bisogna per forza dare luce alle emozioni. Ma lui faticava in questo, avendole sempre tenute segregate dentro di se.
 
 E in tutto questo Kakashi aveva osservato da lontano la scena. Incredulo. Per aver appena appreso che a breve uno dei suoi allievi li avrebbe lasciati. Poco dopo era accorso anche Jiraiya, il quale dormiva in una stanza al piano di sotto, non essendoci stanze libere allo stesso piano degli altri, e nemmeno stanze per quattro. Il ninja copia aveva raccontato il tutto con un fil di voce al sannin. E la notte era passata in bianco, tra le lacrime e le mani di Shin strette da Sakura e Kakashi, che gli erano stati accanto, mentre Sai andava e veniva dal bagno con sempre nuovi asciugamani. Jiraiya si era adoperato a portare altre coperte e la ragazza non aveva smesso un attimo di far agire i suoi jutsu medici, seppur sapesse che fossero inutili.
Alla fine il sannin si era sentito inutile e fuori posto, e per fare qualcosa di concreto per aiutare Shin aveva immediatamente ripreso le ricerche di Tsunade benché fosse notte fonda. Le ricerche non potevano e non dovevano tardare a dare buon frutto …
-Se la trovo … Forse lei saprà cosa fare con Shin … E’ la nostra unica possibilità … -
Kakashi aveva annuito e Jiraya si era dileguato nel buio della notte. Da quel momento solo angoscia e panico per il ninja copia. Non sapeva più a che santo votarsi.
 
 
In quel momento entrò Jiraiya trafelato, con una faccia segnata da profonde occhiaie e una tristezza indicibile dipinta in volto. Sommata allo sconforto. E Kakashi capì al volo. Si sentì sprofondare. Il sannin scosse la testa affranto, ma poi disse, raddrizzando un po’ le spalle sotto il peso della stanchezza:
-Non dobbiamo arrenderci.-
Kakashi sospirò. E annuì. Ma non era sicuro di star dicendo la verità in primo luogo a Jiraiya, né tantomeno a se stesso. Ma una parte di lui non voleva rassegnarsi, neanche dopo un altro mese e mezzo senza che si arrivasse a capo di niente.
I cinque avevano fatto tappa in tutte le città più conosciute per i giri di scommesse e giochi d’azzardo. Avevano visitato ogni singolo locale in cui si ci fossero scommesse e giri di denaro illegali. Ma niente. Più volte era stato indicato loro un posto o un altro in cui si era sentito parlare della Leggendaria Perdente, ma il gruppo arrivava sempre troppo tardi. E Tsunade era sempre a una passo da loro, ma i ninja non riuscivano a trovarla. In nessun posto. In più il fatto che la donna fosse sfuggente e introvabile, a causa dei tanti creditori che esigevano quello che spettava loro da parte della donna, e che cambiasse sempre aspetto per non farsi trovare. Insomma, non c’era verso d’incappare nella sannin. E le aspettative di successo, anche dopo tutto quel tempo dall’inizio della missione, non erano affatto cresciute.
E nessuno di loro, né Sakura, né Sai, né Jiraiya, né tantomeno Kakashi, potevano sapere quanto restasse da vivere a Shin. Quella era diventata una corsa contro il tempo, una disperata gara, forse destinata ad essere persa dai cinque ninja.
-Adesso basta.-
Disse a voce alta Kakashi. Sorprendendo i tre ragazzi e persino il sannin.
-Ora basta piangerci addosso. Dobbiamo mobilitarci tutti il più possibile per dare una mano e aiutare Shin. Se troviamo Tsunade, forse lei guarirà Shin. È la ninja medico più brava che la terra del fuoco abbia mai avuto.-
-Non le pare… che ne suo discorso ci siano un po’ troppi “se”, maestro Kakashi?-
Chiese Sai con gli occhi gonfi e arrossati, ma ancora con quel tono strafottente, solo un po’ più indeciso del solito. In ninja copia scrutò per bene i suoi allievi. E dai loro volti trasse solo espressioni stanche e provate. Infinitamente tristi. Solo Shin sembrava ormai rassegnato. E questo fece sentire Kakashi pieno di uno strano furore. Acceso di speranza, mai come in quel momento. Provava dentro una nuova e strana forza.
-Non importa se ho parlato interamente per possibilità. Non importa se ora non ci sono certezze. Se vogliamo che Shin si salvi, dobbiamo solo crederci. E da subito ci mobiliteremo. Sakura, farai a turno con Sai per rimanere accanto a Shin. Noi altri non ci daremo tregua e cercheremo senza sosta Tsunade. Qui, e ovunque. Non importa quanto lontano si nasconda. La troveremo.-
E i ragazzi sorrisero. Dei piccoli e incerti sorrisi. Ma sorrisero.
-D’accordo.-
Fece Sakura, abbassando nuovamente il capo. E Sai annuì.
-Vengo io per primo. Sakura è la più adatta per stare a controllare Shin, e inoltre deve riposarsi. Poi ci daremo il cambio.-
La rosa non obbiettò. E in tacito accordo i tre partirono. E Sakura, invece di riposarsi come aveva detto, continuò ad usare i jutsu medici sul compagno. Incessantemente. Senza rassegnarsi. E sussurrando parole di conforto all’albino ogni qualvolta questo tossiva violentemente e si scuoteva tutto.
 
 
 
Alla fine Ibiki era stato mandato via. Danzou aveva stabilito che nemmeno lui fosse stato in grado di assolvere al suo compito e lo aveva cacciato, per così dire. Una mossa azzardata, dato che, in un moto d’ira, il capo della Radice non aveva preso in considerazione il fatto che l’interrogatore potesse andare a spifferare in giro tutto ciò che aveva appreso in quei quasi due mesi. Solo più tardi, quando si erano placati i bollenti spiriti, aveva realizzato che in questa evenienza, sarebbe finito nei guai. E quindi aveva mandato alcuni dei suoi ANBU a tenere d’occhio l’uomo. Il quale se ne rese conto troppo tardi …
 
 
A Naruto un po’ dispiacque, non poter più fare le ormai immancabili chiacchierate  con Ibiki. Aveva finito per prenderlo in simpatia. Ma almeno, a compensare il dispiacere, fu la scenata che mise su Danzou, dopo l’ennesima volta in cui l’interrogatore usciva dalla stanzetta a mani vuote.
C’era mancato poco che non si venisse alle mani …
-Si può sapere perché siete tutti così incapaci!?!? Cosa ci vorrà a tirar fuori una maledetta frase dalla bocca di due bambini ?!?! in così tanti vi ho chiamati a svolgere questo prestigioso compito, e tutti fallite miseramente. Razza di incapaci!! Non vi voglio più vedere qui. Tu e tu, Akimichi e Aburame, fate in modo che la prossima volta le cose vadano meglio o me la pagherete …. E tu … Interrogatore da strapazzo … Levati dai piedi se non vuoi finire male. Razza di inetto … -
E così aveva proseguito per svariati minuti, inveendo contro i ninja assorbitori di chakra, l’infermiere e persino le guardie. Che però non erano state minacciate di essere mandate a casa a differenza di tutti gli altri. Ibiki avrebbe voluto tanto disfarsi di quel vecchio odioso. E persino rispondere a tono. Ma si era trattenuto, limitandosi ad andarsene, come gli era stato intimato di fare.
-Ah! –
Era scappata l’esclamazione a Sasuke, il quale, come anche Naruto, aveva assunto un sorrisetto compiaciuto e un’espressione soddisfatta. Erano entrambi tenuti fermi dalle guardie, prima di essere portati in cella.
-Che avete da sghignazzare luridi vermi?! Vi meritereste soltanto di morire nel modo più atroce …. Brutti bastardi che non siete altro …. Me la pagherete, e prima che ve ne accorgiate, la verità sarà nelle mie mani!!-
-Come no! E intendi provare ad ottenerla come hai fatto fin ora? Illuso … -
Si beffò dell’uomo Naruto. Il quale ricevette un sonoro ceffone, che gli lasciò l’impronta delle cinque dita stampate in faccia. E Danzou l’avrebbe anche afferrato per il collo e sbattuto al muro, se non fosse stato per la guardia che era ritta dietro al ragazzo e che sarebbe finita al muro con lui.
-Taci sporco bastardo. Non hai il diritto di parlare. E se voi stupidi mocciosi pensate che io non abbia più carte da giocare, vi sbagliate di grosso. O come vi sbagliate. Vermi che non siete altro. Non capite proprio niente. Avreste fatto meglio a parlare quando ne eravate in tempo. Perché adesso non avrete più nemmeno la possibilità di scelta. E il luogo dove avete nascosto quello stramaledetto rotolo mi sarà finalmente noto. E potrò fare di voi ciò che voglio.-
Il capo della Radice sorrise. Un qualcosa che di umano aveva ben poco. Entrambi i ragazzi si sentirono gelare il sangue nelle vene, sapendo di cosa era capace l’uomo e immaginando soltanto cosa avrebbe potuto avere ancora in serbo per loro. Ma non lo diedero a vedere. E rimasero impassibili. Con quei sorrisetti ancora in volto. Naruto era quasi compiaciuto di se per aver fatto arrivare il vecchio da un tale punto di perdita del controllo di se stesso. Quindi i due furono condotti senza tante cerimonie fino in cella.
 
-Voglio qui gli Yamanaka! Subito, o il prima possibile quanto meno. I migliori che trovate.-
Ordinò il capo della Radice e tutti gli ANBU presenti partirono velocissimi, avendo capito in che stato era il loro capo. E il tono autoritario da quest’ultimo non ammetteva assolutamente repliche.
 
 
Jiraiya si fermò di colpo. Non poteva essersi sbagliato. Tese un po’ l’orecchio per tentare di ascoltare il resto di quella conversazione, in mezzo a tanta folla e al brusio di mille altre voci. Alla fine poté constatare di non essersi affatto sbagliato, e preso da un’improvvisa euforia, si fermò, appostandosi dietro il muro di un edificio.
-… Da non credere … -
-Già! E chi se lo sarebbe mai aspettato …. –
-Dannazione ci ha proprio spennati … e noi che avevamo puntato tutto … -
-Ma non era lei quella … La leggendaria perdente? Come ….?-
Jiraiya irruppe in mezzo agli uomini, intromettendosi in modo pacato e fingendo di essere passato lì per caso ed aver sentito la conversazione. Parlò come se altro non  fosse che un pettegolo affamato di novità, ma in realtà dentro di se fremeva dall’eccitazione. E a dire il vero avrebbe preferito agire con la forza e costringere quegli uomini a parlare il prima possibile piuttosto che scegliere la via più lunga. Adesso erano tutti davanti ad un locale per il gioco d’azzardo.
-State parlando di quella Tsunade? La Leggendaria Perdente? Non mi direte che ha vinto una scommessa!-
Quelli, troppo assorti nelle loro conversazioni, non fecero troppo caso all’uomo appena intervenuto. Anzi, lo videro come un altro su cui sfogare il loro sconcerto, e senza volerlo cominciarono a parlare più ad alta voce rivolti anche verso di lui.
-Sì sì, proprio lei!-
Fece uno grassottello e con la zucca pelata.
-Maledetta, scommetto che ha sempre finto di essere scarsa per poi fregare a noi o a chi avrebbe puntato tutto quello che aveva, convinto di avere già la vittoria in tasca!-
Sbottò un secondo uomo con la faccia allungata e i denti da castoro. Un terzo barbuto e con i capelli unticci s’intromise:
-Ma che vai dicendo! Come potrebbe aver mai fatto una cosa del genere …. Comunque, adesso siamo al verde ….. –
E così via. Uno dopo l’altro, e spesso tutti insieme aggiungevano particolari alla descrizione di quella donna che li aveva battuti tutti in un colpo solo. E finalmente, in un momento di silenzio, Jiraiya poté fare una domande che non apparisse troppo sospetta in quelle circostanze:
-Magari potreste … Non so, seguirla e sfidarla nuovamente riprendendovi i vostri soldi … Per caso sapete dove si sia diretta?-
Gli uomini s’illuminarono.
-Lei ha avuto un ottima idea buon uomo, perché vede, questo lo sappiamo …. –
Si avvicinò al sannin un tipo basso e con l’aria di chi trama sempre qualcosa alle spalle degli altri.
-Sì … Proprio stamani , prima ancora di proporci la sfida, si è presentata con tono da superiore e un’aria di sufficienza dicendo che non aveva tempo da perdere con noi e che aveva da fare tappa nella grande città qua vicino, dove avrebbe trovato avversari migliori …. –
-Dannata! Maledetta … con che tono poi! ….-
Si lamentò un tizio con dei lunghi e affilati baffetti e i capelli lunghi e sporchi sparati in tutte le direzioni. E ricominciarono gli insulti a non finire. Tutti inveivano contro Tsunade. Ma Jiraiya non prese parte a quella nuova e più accanita conversazione. Si limitò ad indietreggiare piano, e a scomparire tra la folla.
 Nessuno degli uomini si accorse che il loro misterioso interlocutore era sparito, oppure semplicemente non ci fecero caso.
 
Intanto Jiraiya, pieno di una rinnovata forza, si mise a correre veloce, spintonando la folla che ingombrava il passaggio e chiedendo scusa quando ormai era troppo lontano perché lo si potesse sentire. Non c’era tempo da perdere. Si tolse di tasca un fischietto e lo portò alla bocca. Soffiò e questo non produsse alcun suono. O meglio, alcun suono udibile all’orecchio umano. Quindi il sannin si fermò all’entrata del villaggio e si mise in attesa. In pochi minuti giunse anche Pakkun, il cane ninja evocato da Kakashi, seguito da una Sakura pressoché stanca morta, Ma che appena vide il sorriso raggiante sul volto dell’uomo, si tirò un po’ su, assumendo un’espressione più decisa e ferma. Dentro di lei sperava con tutto il cuore che ci fossero buone notizie. Il ninja parve alla ragazza animato di una insolita fretta:
-Presto Sakura, vai alla città e avverti Sai …. Tu Pakkun, cerca Kakashi,  poi segui il mio odore e conducilo dove sarò diretto io. Svelti non c’e tempo da perdere!!-
La ninja, non se la sentì di obbiettare, ma prima di partire domandò incerta:
-Cosa … Cosa devo dire a Sai? –
-Che Tsunade è qua vicino! Sta volta è quella buona! La troveremo! La troveremo! Non lasciare che Shin perda la speranza! E non permettere a Sai di seguirci, voi due dovete dare sostegno al vostro compagno. E in più non reggereste un’altra strapazzata.-
E così dicendo il sannin partì nuovamente di corsa, sparendo tra i rami del bosco appena fuori del villaggio. Dimenticando la fatica e tutte le notti passate insonni per proseguire le ricerche.
 
Sakura vide Jiraiya allontanarsi sempre di più, fino a diventare un puntino minuscolo, e Pakkun tornare nel trambusto della città, seguendo una scia odorosa. Rimase sola. Immobile. Rianalizzò bene le parole del sannin, e solo dopo averle finalmente concepite, sorrise. Cominciò a tremare dall’eccitazione, e se non si fosse sentita così stanca avrebbe saltato alla contentezza. Dimenticò per un attimo la fatica e la spossatezza. E anche lei partì alla svelta. Non vedeva l’ora di arrivare e riferire la buona nuova.
 
 
Pakkun, appena ebbe rintracciato e cominciato a seguire la pista che lo avrebbe condotto dal proprio padrone, ululò forte. Quello era il segnale scelto da Kakashi che avrebbe fatto radunare tutti i cani ninja nel luogo dove lui si trovava, non appena qualcuno dei segugi avesse trovato qualcosa di rilevante, o anche solo una piccola insignificante traccia sbiadita di odore. Il ninja copia aveva deciso di mobilitare i suoi cani per procedere più alla svelta e perlustrare le città senza doverci rimanere necessariamente troppo tempo. Ed era stata una decisione saggia, che adesso finalmente dava buon frutto.
In breve Pakkun raggiunse la periferia, e individuato il padrone gli corse incontro. Il ninja era impaziente di sapere cosa aveva scoperto il fedele Pakkun, ma attese ugualmente con pazienza che anche gli altri cani li raggiungessero. Quando Kakashi ne fu circondato disse:
-Parla allora, Pakkun.-
-Non c’e tempo per lunghe spiegazioni. Jiraiya ha scoperto che Tsunade si trova nella grande città non troppo distante da qua. Notizie attendibili, pare che proprio stamattina se ne sia andata.-
Gli altri cani fecero commenti riguardo al fatto che anche loro avevano sentito subito che in quel posto c’era stata la donna, e si sorpresero di trovarsi tutti d’accordo sui luoghi e i tempi di quando risalivano le tracce.
-E allora perché non mi avete detto niente?-
Domandò Kakashi, non troppo arrabbiato.
-Probabilmente ognuno di noi ha fatto lo stesso ragionamento, e cioè che una piccola traccia non stava significare niente. Magari sarebbe stato come le altre volte che si erano rivelate tutte falsi allarmi. E quindi nessuno ha avvertito prima di avere certezze, nè ci siamo consultati tra di noi.-
Spiegò un piccolo cane dal pelo marroncino chiaro e un kanji disegnato in fronte. Gli altri cani annuirono. Kakashi sospirò:
-Non fa niente … Per sta volta …. Ma voglio che quest’errore non si ripeta. Che sia chiaro, ogni cosa, purchè piccola e insignificante che sia, la dovete riferire a me. ora dimmi, Pakkun, dove si trova Jiraiya?-
Il cane volse la testa verso il padrone e parlò:
-Già diretto verso la città, mi ha detto di condurti da lui nel minor tempo possibile.-
-Bene.-
Rispose il ninja copia.
-Grazie di tutto. Potete andare.-
I cani ninja annuirono e si dissolsero con delle nuvolette di fumo. Tranne Pakkun, che era già partito all’inseguimento di Jiraiya, con Kakashi alle calcagna.
 
Sakura aprì velocissimamente la porta scorrevole della camera, producendo un tonfo sordo e facendo sobbalzare Sai mezzo addormentato.
-Sai!!!!!!-
Gridò questa entrando e richiudendo la porta subito dietro di se. Era bagnata fradicia di sudore e ansimava da far paura. Era anche tutta rossa e sembrava allo stesso tempo ad un passo dallo svenire, o in procinto di esplodere dalla gioia. Un misto decisamente strano.
-Cosa succede?-
Domandò leggermente allarmato Sai, chino su Shin che si era assopito.
-Jiraiya, Tsunade ….. Anf ….. Pakkun, Kakashi … Anf anf …. Tu …. Anf …. Shin … anf anf ….. speranza!!!! –
Inutile dire che Sai non aveva capito niente del discorso della ragazza. Quindi le andò incontro porgendole un bicchiere d’acqua, e poi la invitò a sedersi accanto a lui di fronte ad un tavolino. Quindi attese che la rosa si riprendesse, e infine si predispose ad ascoltare quello che sperava fosse questa volta un discorso di senso compiuto.
-Scusa per quell’entrata un po’ …. Da pazza … -
Sorrise imbarazzata.
-Ma il fatto è che ero super eccitata: vedi, Jiraiya, non so in che modo, deve aver trovato informazioni sulla posizione di Tsunade. Dice che potrebbe trovarsi qui vicino, e quindi è partito, ordinando a Pakkun di condurre Kakashi nello stesso luogo. E per quanto riguarda me, mi ha detto che dovevo darti la buona notizia e tenerti qui buono buono. Noi dobbiamo occuparci di Shin e non fargli perdere la speranza!-
Sai parve rasserenarsi un po’, ma quando fece per alzarsi Sakura lo trattenne per un braccio:
-Ti ho detto di no! Non ti azzardare ad andartene o ti lego e ti chiudo in bagno.-
Sai impallidì al pensiero di quel trattamento, ma effettivamente, andarsene per correre in aiuto di Kakashi e Jiraiya era stato il suo primo pensiero. E la ragazza lo aveva capito immediatamente. Quindi il ragazzo sospirò e andò a stendersi sul proprio futon, esausto dopo aver passato una notte in bianco. L’ennesima. Si dispose Sakura quindi, nei pressi del letto dell’albino. E il silenzio regnò fintanto che Sai, che la ragazza credeva già addormentato, disse:
-Secondo te, da quanto è che siamo in questa situazione … ? Io ho perso il conto … E ho paura che invece sarebbe stato bene tener il conto dei giorni … -
Prima che potesse finire la frase Sakura rispose:
-Diciotto giorni. Un medico sa sempre da quanto il suo paziente è ricoverato … peccato che qui non siamo in una clinica …. Peccato, che nessuno di noi possa sapere quanto ancora resta da vivere a Shin …. –
Sai non diede segno di assenso, ne di diniego. Rimase immobile, anche se si sorprese del fatto che fosse passato già così tanto tempo. Poi alla fine, disse una cosa di cui lui stesso si stupì:
-Ma credo che sia merito della sua forte vitalità e della nostra tenacia che lui avverte nell’aria, che non si arrende e resiste. E dobbiamo continuare a credere che lo rivedremo come lo Shin di sempre, solo così potremo salvarlo.-
La rosa non commentò. E quindi di nuovo silenzio. Ma dentro di se Sakura ringraziò infinitamente Sai, che quasi non si rese conto di aver compiuto un gesto tanto gentile quanto pieno di speranza.


Salveeee! Ho fatto un capitolo lunghissimo per farmi perdonare per il ritardo. Davvero, non so quando potrò aggiornare ancora, e spero che non mi abbandoniate per questo. 
Alla prossima, Yume 18
   
 
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