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Autore: giambo    24/10/2015    4 recensioni
Proseguimento di "Il figlio del Re"
Sono passati più di due anni da quando l'Armata Rivoluzionaria e la Marina si sono scontrate nell'East Blue, in una battaglia ferocissima terminata in un sanguinoso pareggio. Boa D. Kinji, insieme al fido Kuroc ed alla ribelle Kita, ha ormai raggiunto la Grand Line. Qui è riuscito a farsi un nome, radunando attorno a se una ciurma di tutto rispetto e raggiungendo in pochi mesi l'arcipelago Sabaody, la porta d'ingresso del Nuovo Mondo.
Qui però, Kinji e la sua ciurma dovranno affrontare numerosi misteri: Perché un ammiraglio da loro la caccia? Chi è veramente Kita Hirati? E perché sembra avere un legame con i terribili e crudeli abitanti di Marijoa, i Draghi Celesti?
Dubbi e domande che mineranno lo spirito di gruppo dell'equipaggio, ponendoli di fronte ad una sfida terribilmente ardua. Kinji tuttavia, è deciso a non farsi portare via neanche uno dei suoi amici. E per questo è anche disposto a sfidare coloro che si definiscono dei, muovendo guerra alla sacra terra di Marijoa, in una sfida titanica, tra nuovi alleati e pericolosi nemici, che diventerà ben presto leggenda.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jinbe, Nami, Nuovo personaggio, Sanji, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'OPNG: One Piece New Generation'
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Capitolo 6

 

 

Arcipelago Sabaody, Grove 21

 

 

Kinji ed i suoi compagni osservavano, incuriositi, l'edificio davanti a loro. Era una grossa rimessa per navi, costruita con legno scuro, che dava una forte idea di robustezza. Il portone d'ingresso, fatto interamente in acciaio, era socchiuso, e sopra di esso c'era una grossa e scolorita targa, dove era rappresentata una citta costruita attorno a dei canali, con affianco la scritta 'Z&S, rivestitori e carpentieri di prima scelta'.

“Dunque Nami non aveva mentito.” osservò Kuroc.

“Già.” confermò Erza, accendendosi una nuova sigaretta. “A quanto pare, questo Santoli è un tipo che con le navi ci sa fare.”

“Ci servirebbe proprio un carpentierie in squadra...sarebbe un bel colpo magari ingaggiarlo!” propose Milo.

“Frena gli entusiasmi, cervellone!” replicò la cecchina. “Non sappiamo ancora niente di questo tizio, e parli già di farlo entrare nella ciurma? E poi, non credo che un uomo che fa il carpentiere, brami di diventare un pirata.”

“Basta chiacchiere!” ordinò Kinji, gli occhi fissi sull'insegna, ed un sorriso birbante in faccia. “Entriamo e scopriamo che tipo è!”

Prima che i pirati potessero mettere piede nel locale, da dentro si udì una violenta esplosione, con conseguente fuoriuscita di fumo nero e grigio, ed un forte odore di bruciato. Temendo per la vita del proprietario, Kinji corse dentro con la delicatezza di un uragano, mettendosi ad urlare in mezzo al fumo che lo circondava a mo' di nebbia.

“Rivestitore!!!” urlò ripetutamente. “Ehi, rivestitore!!!! Dove sei?! Stai bene?!”

Alla fine, il fumo si dissolse, permettendo a Kinji, ed agli altri componenti della ciurma, che nel frattempo erano entrati, di osservare un locale piccolo, ed arredato in modo spartano: una scrivania ed una sedia erano presenti in fondo alla stanza, con affianco due grandi porte in ferro, da cui presumibilmente si accedeva alle rimesse. Il resto delle pareti era spoglio, ad eccezione di qualche quadro che ritraeva sempre la citta costruita sui canali che si vedeva sull'insegna.

Da una delle due porte uscì un uomo, dalla carnagione olivastra, sui trent'anni, sbattendosi le mani per pulirsi dalla polvere. Era di media altezza, magro, ma con un fisico atletico. Aveva i capelli rosso scuro, rasati ai lati della testa e più lunghi al centro. Un paio di folti baffi a spazzola dello stesso colore gli incorniciavano il labbro superiore, mentre il resto del viso era accuratamente rasato. I suoi occhi verde chiaro erano animati da una luce divertita. Indossava un paio di jeans grigi e larghi, con numerose tasche laterali, un cinturone da cui pendevano numerosi utensili tra cui un martello di medie dimensioni dalla testa nera, ed una felpa con la zip, senza cappuccio, di colore rosso, con inciso, in filigrana d'argento, sul petto la stessa sigla presente sull'insegna del negozio. Sulla fronte portava un paio di occhiali da pilota, ed ai piedi indossava degli scarponi neri, dalla suola rialzata, mentre le mani erano protette da robusti guanti da lavoro grigi. Tra le labbra gli pendeva un fiammifero, dalla capocchia rosso fuoco.

“Però!” esclamò il nuovo arrivato, apparentemente ignaro di avere visitatori, mentre si spazzolava la polvere dai calzoni. “Quella sì che era un'esplosione come si deve! Devo ricordarmi che candelotti di dinamite, ammollo nella nitroglicerina, non sono una combinazione innocua...”

“Ehilà!” esclamò Kinji, salutandolo allegramente con la mano. “Allora sei vivo! Sai, temevamo il peggio, vista che razza di esplosione c'è stata un attimo fa!”

“Eh, cosa?” solo in quell'istante, il rosso, si accorse dei nuovi arrivati. “E voi chi sareste?” chiese. Aveva una voce strascicata e leggermente nasale, e dava l'idea di un uomo pacifico e tranquillo, con quell'espressione perennemente rilassata che aveva in faccia.

“Noi stiamo cercando un uomo di nome Santoli.” dichiarò Kita, aprendo bocca per la prima volta da quando avevano lasciato il locale di Nami.

L'uomo si portò una mano ad accarezzarsi i folti baffi, mentre l'altra la portò dietro la schiena.

“E così state cercando Santoli, eh? Beh, se voi lo state cercando, significa che avete bisogno di una riparazione, oppure di un rivestimento...non ci sono molte altre spiegazioni...”

“Taglia corto, tricheco!” borbottò la Full Metal Bitch. “E dicci dove lo possiamo trovare.”

“Rilassatevi, signorina. La vostra ricerca è finita, dato che il nome di Santoli corrisponde alla mia personalissima persona.” replicò il rivestitore, abbozzando un piccolo inchino. “In che cosa posso esservi utile?”

“Dobbiamo rivestire la nostra nave.” spiegò Milo. “E ci servirebbe il prima possibile...abbiamo fretta.”

“Una rivestitura...” Santoli, continuando ad accarezzarsi i baffi, rimase impassibile anche quando si udì una nuova esplosione dal retro.

“Oh, non preoccupatevi...” dichiarò mentre vedeva i pirati osservare le pareti tremare. “Deve essere stato quel gatto randagio che amava giocare con i miei candelotti di dinamite...non credo che ne sia rimasto molto però...”

“Quanto tempo ci impiegherà?” chiese Erza, preferendo non pensare a cosa potesse essere rimasto del povero animale.

“Difficile dirlo...prima dovrò ispezionare la nave.” spiegò l'uomo. “Seguitemi, prego.” chiese ai pirati, mentre ritornava dietro alla porta da cui era uscito.

Il retro era decisamente più ampio. Un'enorme stanza, illuminata da varie lampade in alto, piena di scaffali, alti fino al soffitto, contenenti ogni tipo di attrezzo necessario ad un carpentiere od un rivestitore di tutto rispetto. Era presente però anche un'enorme quantità di polvere da sparo, granate, esplosivi, dinamite, nitroglicerina, tutte pericolosamente mescolate alla rinfusa. In fondo allo stanzone, alla fine degli scaffali, era presente un bacino di carenaggio, collegato con l'oceano, in quel momento vuoto.

“Dunque...che modello di nave possedete?” chiese il rivestitore, cominciando a rovistare tra gli attrezzi, lanciando in giro esplosivi come se niente fosse, per il terrore dei pirati. Milo poi ebbe un colpo al cuore quando vide una granata puntare dritto verso di lui. Con un salto degno di un gatto, il navigatore si rifugiò sulle spalle di una seccatissima Kita, mentre il punto dove era presente un attimo prima veniva incenerito.

“Milo! Vuoi staccarti dalle mie spalle, razza di pagliaccio?!” ringhiò la bionda.

“N-n-n-non mi p-p-piace questo posto...” balbetto il moro. “Proviamo d-da un'altra parte.”

“Sciocchezze! Lui andrà benissimo!” replicò Kinji, ridacchiando ogni volta che vedeva un'esplosione attorno a sé.

“Mi sembra di capire che hai una passione per le cose che scoppiano.” osservò Kuroc.

“Cosa? Ah sì, mi piace gingillarmi con la polvere da sparo quando non lavoro. Lo trovo rilassante...”

“Dunque...” continuò dopo, uscendo dal groviglio di attrezzi con in mano un foglio di carta ed una penna. “Che tipo di nave avete, modello, dimensioni e tutto il resto?”

Tra i pirati cadde un'imbarazzante silenzio. Tutti si guardarono in faccia, consapevoli di non averne la più pallida idea.

“Una caravella ad un albero?” azzardò infine Milo con fare titubante.

“Una caravella...” Santoli annotò un segno sul foglio di carta, per poi grattarsi la nuca con la penna. “Non mi basta...se non sapete darmi le informazioni che mi servono, dovrò ispezionare la nave, ma porterà via del tempo. Dove l'avete ormeggiata?”

“Al Grove 43.” rispose il navigatore.

“Bene...passerò nel pomeriggio, e domani comincerò la rivestitura. Non preoccupatevi: massimo tre giorni, e la vostra nave sarà pronta.”

“Tre giorni?! Non si può proprio fare prima?!” chiese Kinji, deluso dal dover aspettare tutto quel tempo.

“Temo di no...se volete un lavoro fatto bene, tre giorni è il minimo.”

“E quanto ci verrà a costare?” domandò Kita, riuscendo finalmente a togliersi di dosso Milo.

“Mmm...” Santoli fece un paio di rapidi calcoli con la penna prima di rispondere. “E' difficile dirlo con certezza, prima devo vedere la nave, ma comunque siamo attorno ai cinque milioni di berry.”

“Cinque milioni di berry?! È un furto!” sbottò Erza.

“Smettila di urlare, barbie buzzurra!” replicò Kuroc. “Non siamo così straccioni...”

“Senti stronzetto...mi stai dando della tirchia?!” ringhiò subito la bionda, già pronta alla rissa.

“Precisamente.” sillabò lo spadaccino.

Subito dopo, i due diedero via ad una lotta violenta, senza esclusione di colpi, che si interruppe soltanto quando Kita prese a colpire tutto ciò che incontrava in mezzo alla polvere.

“Spero che vi basti di lezione.” borbottò il primo ufficiale, mentre osservava i volti tumefatti del vice-capitano e della cecchina annuire lentamente.

“Comunque...” proseguì la Full Metal Bitch. “Non puoi farci uno sconto? Nami ha detto che i tuoi prezzi sono buoni.”

“Nami? Nami della locanda al Grove 25?” chiese Santoli sbattendo le palpebre.

“Sì, è stata lei a mandarci da te.” spiegò Milo.

“Beh...allora le cose cambiano. Per voi il lavoro sarà gratuito.” dichiarò il carpentiere, con la solita flemma.

“Cosa?! Come mai questo cambio repentino?” chiese Erza.

“Mangio sempre a scrocco da lei...” spiegò sottovoce il rosso.

“Davvero ci farai il lavoro gratis? Evviva! Grazie baffetto!” esclamò Kinji, facendo una piroetta in aria.

“Dimmi una cosa, Santoli.” chiese Kuroc all'improvviso, mentre gli altri suoi compagni festeggiavano per quell''incredibile colpo di fortuna. “Cosa sta a significare la città che è rappresentata sull'insegna? E quella zeta?”

Santoli piantò i propri occhi verdi in quelli scuri dello spadaccino per circa dieci secondi prima di rispondere.

“Quella città è Water Seven, il luogo dove sono nato.” spiegò infine, mentre si toglieva il fiammifero di bocca, e lo accendeva con un'abile gioco di mano. “In quanto alla zeta...essa è l'iniziale del nome di mio padre. Aprimmo insieme questo posto, circa quindici anni fa.”

“E lui ora dov'è?” lo sguardo del vice-capitano divenne più corrucciato quando osservò il corpo del carpentiere irrigidirsi.

“E' morto...ormai dieci anni fa.” sibilò, mentre il fiammifero si spegneva con un'ultimo sfavilliò tra le sue dita. “Ci vediamo al Grove 43 questo pomeriggio.” concluse freddamente, mentre prendeva una scatola di fiammiferi da una delle tasche laterali dei suoi calzoni, e se ne metteva uno tra le labbra.

I pirati, comprendendo che quello era un congedo, se ne andarono senza proferire ulteriore parola.

“Perché non gli hai chiesto il nome del padre?” domandò Milo, una volta fuori, mentre si incamminavano verso la nave. “Visto che eri lì potevi anche farlo.”

“Non l'ho fatto perché mi ha dato una sensazione per niente piacevole quell'uomo.” rispose lo spadaccino, lo sguardo accigliato. “Era come se...fosse una bestia feroce, pronta a scatenarsi alla minima provocazione. Ero convinto che, se gli avessi fatto un'altra domanda su suo padre, mi avrebbe attaccato senza pensarci due volte.”

“Non è un tipo tranquillo come gli piace apparire.” asserì Erza, mentre si accendeva l'ennesima sigaretta. “Anzi, l'ho trovato estremamente pericoloso...come se dentro di lui covasse tanta rabbia.”

“Rabbia verso cosa?” chiese il navigatore.

“Non è ho idea.” rispose la cecchina, gli occhi verdi coperti dalle lenti scure che brillavano di una macabra curiosità. “Ma qualsiasi cosa sia, credo che sia meglio per essa se sta a parecchia distanza da quell'uomo.”

 

 

Il sergente Hora accese il lumacofono, sentendo la voce di Furamingo lievemente tesa.

“Novità?” chiese l'ammiraglio

“Ho individuato la nave dei pirati. È ancorata al Grove 43.” rispose la bionda. “E sono arrivati i rinforzi da Marineford.”

“Quante navi?”

“Esattamente quante ne avevi richieste: nove navi da guerra, equipaggiate perfettamente, con a capo tre viceammiragli provenienti dal Comando Generale del Nuovo Mondo. Ora in totale abbiamo dieci corazzate pronte a muoversi ad un tuo comando.”

“D'accordo.” il tono di Furamingo sembrava quasi rassegnato. “Sai cosa fare Hora. Assicurati che il lavoro sia veloce e senza intoppi.”

“Proprio il genere di cose che prediligo.” ribatte sogghignando la ragazza. “Tu invece? Hai individuato i pirati?”

“Sì, si stanno dirigendo verso la loro imbarcazione. Hanno cercato di non dare nell'occhio, ma non è stato così difficile.”

“Sei sicuro di volerlo fare?” gli chiese Hora, questa volta seriamente preoccupata per il suo superiore. “Sai bene che, una volta entrato in gioco, non potrai più tirarti indietro. Non possiamo scherzare con i nobili mondiali.”

“Lo so.” la voce dell'ammiraglio stavolta risuonò decisa. “Ma stai tranquilla: ho fatto la mia scelta, e non tornerò indietro. Ora muoviamoci! Abbiamo una missione da portare a termine.”

“Agli ordini, signore!” replicò il sergente, chiudendo la comunicazione con un ghigno stampato sul volto.

Era ora di agire.

 

 

Seitaro lanciò uno sbadiglio, mentre si grattava un orecchio, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Joruri.

“La vuoi smettere di sbadigliare?!” ringhiò la mora. “Sei irritante!”

“Sono annoiato!” replicò Seitaro. Era un ragazzo giovane, sulla ventina, magro e con lunghi capelli neri, raccolti in una coda, occhi altrettanto scuri, ed un viso bello ed abbronzato. Indossava una lunga tonaca da samurai bianca, con sandali tradizionali ai piedi. Al fianco gli pendeva il fodero scuro di una katana, mentre sul lobo destro luccicava un lungo orecchino d'oro. “Potevo passare la mattinata nei casinò dell'arcipelago, invece di perdere tempo girando a caso con voi!”

“Se per una volta non ti ubriachi, e soprattutto non butti via soldi, non sarà un dramma!” Joruri era più bassa e minuta del compagno, che non era comunque altissimo, ma di media statura. Aveva i capelli neri raccolti in una corta coda, tranne che per un piccolo ciuffo che gli ricadeva davanti alla fronte, occhi dello stesso colore, ed un volto dai lineamenti piacevoli, seppure induriti dalla vita da pirata. Indossava dei jeans scuri, una maglietta nera con le maniche corte, ed ai piedi calzava dei sandali con il tacco, rossi. Aveva un leggero trucco sotto gli occhi, sempre nero, unghie dei piedi e delle mani smaltate di scuro, e numerosi bracciali d'oro lungo i polsi. Sulla caviglia sinistra portava un monile d'argento.

Lo spadaccino sbuffò. “Come se fossero tuoi i soldi...è la mia paga, avrò diritto a spenderla come voglio?”

“No, perché poi mi infastidisci per settimane per avere qualche spicciolo.” replicò la mora.

“Io ci rinuncio!” dichiarò Seitaro, scuotendo la testa. “Per favore Mae, la prossima volta lasciamola andare da sola!”

“Ordini del capitano.” si limitò a controbattere la donna chiamata Mae. Era più alta, ed anche più vecchia dei due compagni di circa un paio d'anni. Era magra, e portava i capelli rossi a caschetto, che incorniciavano un volto piacevole, seppure rovinato da una brutta cicatrice sullo zigomo sinistro, dove spiccavano i suoi brillanti occhi scuri. Indossava una camicia da donna scura, leggermente sbottonata a causa del seno prosperoso, pantaloni blu dal taglio altrettanto raffinato, e mocassini di pelle chiara ai piedi. Attorno al collo era presente una collana in oro, a forma di serpenti attorcigliati tra di loro, che culminavano in un piccolo zaffiro.

“Sempre di grande aiuto, eh?” osservò con sarcasmo lo spadaccino. “Ma perchè poi il capitano ha voluto che venissi anch'io. Insomma, a cosa servivo?”

“Che non ti ubriacassi.” rispose Joruri. “Se le cose precipitano, potremmo essere costretti a passare all'azione prima di quanto pensiamo.”

“Furamingo è già sbarcato sull'arcipelago.” osservò Mae, mentre non staccava i propri occhi dai passanti che li circondavano. “Ormai è questione di ore, se non di minuti, prima che si muova assieme alle sue forze.”

“Sono sbarcate anche loro?” chiese Seitaro.

“No, loro stanno per attaccare la nave dei pirati del Drago.” rispose la rossa. “Sono guidati da Hora, la vice di Furamingo.”

“Dobbiamo muoverci.” ordinò Joruri, accelerando il passo. “Immagino che dopo si dirigeranno verso la locanda della donna chiamata Nami.”

“Probabilmente sì.” asserì Mae.

“Allora non c'è proprio tempo da perdere.” concluse lo spadaccino.

“Finalmente ci sei arrivato, eh?” osservò la mora. “Meglio tardi che mai!”

Quando infine, pochi minuti dopo, arrivarono al luogo dell'incontro, trovarono soltanto un giovane uomo, seduto per terra, che faceva un solitario di carte. Aveva circa venticinque anni. Era alto, magro ma di fisico atletico. Aveva i capelli di un blu elettrico, tirati all'indietro, un volto dai tratti felini, ed occhi di un verde cupo. Indossava dei pantaloni attillati, di colore rosso, che lasciavano scoperte le caviglie, un gillet senza maniche bianco, che lasciava vedere il fisico asciutto e muscoloso, mentre ai piedi calzava delle scarpe di tela, sempre bianche, con la punta affilata.

“Capitano, abbiamo individuato la ciurma di Kinji il Dragone.” esordì Joruri, non appena gli furono vicini.

“Davvero?” Harusa sollevò gli occhi dal proprio solitario. Aveva una voce calda e suadente, ma allo stesso tempo pericolosa. Era come un crotalo che tintinnava allegramente i propri campanelli per distrarre le prede, mentre si preparava ad usare le zanne velenose per finirle. “E l'ammiraglio Furamingo?”

“Sta dando loro la caccia. Crediamo che presto anche la loro nave verrà attaccata.”

“D'accordo.” riportando gli occhi sul proprio gioco, il pirata pescò una carta, ma la tenne con il disegno verso il basso, in modo da non vederla. “Joruri, raduna gli altri. Sai già cosa fare.”

“D'accordo.” annuì la ragazza.

“Io proprio non capisco, Harusa.” borbottò Seitaro. “Che senso ha cacciarci in un simile guaio? Dopotutto, noi non abbiamo nulla da spartire con quella ciurma.”

“Non conosci Kinji il Dragone.” rispose il capitano, abbozzando un sorriso dalle labbra sottili. “Quel ragazzo farà esattamente quello che ho previsto, ed io non ho nessuna intenzione di perdermi il divertimento.”

“Non lo puoi sapere con certezza...” obbiettò lo spadaccino.

“E' vero.” ammise Harusa. “Ma lo sai anche tu che raramente mi sbaglio. Mettiamola così: sarà un interessante riscaldamento in vista del Nuovo Mondo...” l'uomo ridacchiò.

Seitaro stava per parlare, quando udì una forte esplosione in lontananza.

“Proviene da dove era ancorata la nave del Dragone.” osservò Mae.

“Ci siamo.” con un'abile movimento, Harusa raccolse le proprie carte, girando solo in quell'istante la carta pescata prima. Sorrise quando vide il ghigno spettrale che il joker gli rivolgeva.

“E' tempo di salvare una ciurma.”

 

 

Kinji non capiva proprio da dove quel tipo fosse sbucato. Un attimo prima stava camminando tranquillo, in direzione della sua nave assieme ai suoi nakama, mentre un secondo dopo, davanti a lui, era comparso quell'ufficiale della Marina, dalla divisa impeccabile e dagli arruffati capelli rosa.

“E tu chi saresti?” chiese il pirata.

Furamingo non rispose. Con espressione impassibile, l'ammiraglio richiamò l'haki sul proprio pugno destro. Poi, con uno scatto troppo veloce per essere notato dai pirati, colpì sul volto Kinji, mandandolo a schiantarsi contro la mangrovia dietro di lui, il tutto in meno di un secondo.

“Ma cosa diavolo è successo?!” esclamò Kita, mentre cercava di scrollarsi di dosso un terrorizzato Milo.

“Quel tipo ha scaraventato via Kinji ad una velocità mostruosa...” osservò Erza, sudando freddo. “Mai visto un uomo muoversi tanto velocemente.”

“Ahia!” con un urlo di dolore, il giovane capitano sbucò fuori dal fumo dell'esplosione, massaggiandosi il naso dolorante. “Ma si può sapere tu chi diavolo sei?! E perché c'è l'hai con me?!”

Solo allora Furamingo sorrise, ma il suo fu un sorriso freddo, privo di alcuna gioia.

“Il mio nome è Kobi.” dichiarò. “Sono un ammiraglio della Marina, ed ho ricevuto l'incarico di arrestare te, e tutta la tua ciurma, Kinji il Dragone.”

“E' l'ammiraglio Furamingo!” urlò Kita, sbiancando quando comprese chi aveva di fronte.

“Dunque è lui il bastardo che ci sta dando il tormento da settimane.” osservò Kuroc, mettendo mano alla sua katana.

“Sta fermo!” ordinò la Full Metal Bitch. “Contro di lui non hai nessuna speranza. Nessun uomo, in questo oceano, è capace di tenergli testa. Alcuni dicono che sia addirittura più forte di Smoker, il Grandammiraglio. È una leggenda vivente.”

Milo sembrò sul punto di svenire, e dovette appoggiarsi alla schiena di Kuroc per non farlo.

“Sei troppo gentile, Kita Hirati.” osservò Kobi, alias Furamingo, mentre osservava Kinji avvicinarsi a lui con passo lento. “Cerco solo di fare del mio meglio per proteggere il mondo da criminali come voi.”

“Proteggere...” sibilò la bionda, mettendosi in posizione di guardia. “Evita di prendermi per il culo. So bene come la Marina 'protegge' i civili.” nonostante la sua espressione sicura, le sue gambe tremavano impercettibilmente. Aveva una fottuta paura, ed era in difficoltà a gestirla.

Ci sono solo due possibilità perché un pezzo grosso come lui ci dia la caccia: Hanno scoperto l'identità del padre di Kinji, oppure...

Una goccia di sudore scese lentamente dalla sua fronte, mentre metteva mano al suo spadone.

Beh...sembra che ormai siamo arrivati alla resa dei conti...nonostante tutto, la Full Metal Bitch riuscì a sfoderare un sorriso nervoso, mentre anche gli altri suoi compagni si preparavano al combattimento, ognuno sfoderando la propria arma.

“State fermi!” ruggì Kinji, mentre continuava ad avanzare verso l'ammiraglio. “Che nessuno di voi lo attacchi.”

I quattro si girarono a fissarlo. Kinji aveva un'espressione di fredda rabbia in volto. Mise mano alla sua spada, Eiji, sguainandola lentamente.

“Di lui mi occupo io.” spiegò con voce glaciale. “Voi andate alla nave, ed aspettatemi laggiù con gli altri.”

“Sei diventato pazzo?!” esclamò Milo “Non hai visto con che velocità ti ha colpito?!”

“Non andremo da nessuna parte.” dichiarò Erza, mentre toglieva la sicura alle sue pistole. “Daremo il nostro contributo anche noi.”

“Il mio era un ordine!” urlò furibondo il capitano. “E voi dovete eseguirlo!! Subito!!”

Kuroc e gli altri, sorpresi da quel tono duro e freddo, abbassarono lentamente le armi, mentre Kinji proseguiva, fino ad arrivare di fronte a Furamingo, molto più alto di lui.

“Questo è uno scontro tra noi due.” dichiarò il pirata, la voce sempre fredda. “Lasciali andare.”

Kobi sorrise freddamente.

“Hai la mia parola.” promise.

Kinjì annuì.

“Ora muovetevi!” ordinò ai suoi compagni. “Andate alla nave...subito!”

Senza dire altro, i quattro pirati si diressero di corsa verso l'imbarcazione, mentre Kinji sembrava trattenere a stento la propria rabbia.

“Perché non mi attacchi?” gli chiese Furamingo. “Ormai i tuoi amici sono distanti.”

“Sei stato tu...” lingue bianche di fuoco cominciarono ad uscire dal corpo del giovane pirata, quasi stesse facendo fatica a trattenersi. “Sei stato tu...a far affondare la nostra nave?”

L'ammiraglio annuì freddamente, facendo esplodere definitivamente il moro.

“Preparati, bastardo!” urlò, i denti contratti. “Perché ti farò a pezzi!”

 

 

Sulla nave dei pirati del Drago, la mattina stava scivolando lentamente via. Loock era andato a rifornire la cambusa in vista del viaggio verso l'isola degli uomini-pesce, Kalì era indaffarata a creare nuovi medicinali con le erbe acquistate la sera prima, mentre Hysperia si godeva la giornata di sole sul ponte della nave, con affianco Shun, che si crogiolava sotto il calore dell'astro.

Tuttavia, pochi minuti dopo il ritorno di Loock, l'assassina aprì gli occhi all'improvviso, udendo i passi veloci di alcune persone in direzione della nave. Senza compiere il minimo rumore, la mora si alzò, portando una mano ad una delle sue spade.

“Tieniti pronto, Shun...” sussurrò. “Stiamo ricevendo visite...”

Il boa non si degno neanche di aprire un occhio. Dopotutto, non era suo compito proteggere la nave. Tutto quello che il rettile fece, fu di arrotolare meglio le sue spire, facendo uscire la lingua biforcuta con aria soddisfatta. Sbuffando, Hysperia lasciò stare, comprendendo che da Shun avrebbe ricevuto ben poco aiuto.

“Ehi! Ehi!” poco dopo, l'assassina potè udire la voce affannata di Milo. “Voi della nave! Ci siete?!”

“Che cosa sta succedendo?” borbottò Loock, uscendo dalla cambusa. “Che diavolo ha da strillare Milo?”

“Non ne ho idea.” rispose Hysperia, mentre estraeva una delle sue spade. “Ma immagino che non sia così di fretta per caso. Deve essere successo qualcosa.”

“Ehi! C'è nessuno sulla nave?!” la voce di Milo risuonò ancora, ed stavolta i due compagni poterono vedere il navigatore, in compagnia di Kita, Erza e Kuroc, correre trafelati verso l'imbarcazione.

“Perché diavolo hanno così tanta fretta?” chiese il cuoco, grattandosi la nuca.

Gli splendidi occhi viola di Hysperia si contrassero appena.

“Dov'è Kinji?” chiese.

Quando ormai vide i suoi compagni a pochi metri dalla nave, l'assassina percepì un sibilo inquietante nell'aria.

“Ma che diav...” fece per girarsi, ma fu troppo tardi.

Dalla terraferma, Milo e gli altri videro con orrore la loro nave, ed i loro amici, venire bombardati da una granucola infernale di palle di cannone.

 

 

Hora alzò la mano destra, tenendo il palmo aperto, facendo successivamente ricadere il braccio.

“Fuoco!” ordinò ad alta voce.

Il suo ordine si trasferì in modo concitato e veloce attraverso tutte le corazzate, e pochi secondi dopo, la ragazza potè vedere una pioggia infernale portare morte e distruzione sui pirati del Drago.

Sorrise. Era in quei momenti che adorava il proprio lavoro. Aveva calibrato e calcolato i cannoni delle corazzate in modo tale che non servisse nessun tiro preliminare, impedendo così di dare tempo ai pirati di contrattacare.

“Adoro l'odore della polvere da sparo la mattina.” mormorò, mentre si accendeva una sigaretta.

“Signore, il ponte della nave nemica ha preso fuoco.” la informò un giovane capitano.

“L'ho vedo anch'io.” borbottò, mentre si sistemava gli occhiali da sole. Nonostante fosse solo un sergente, la sua autorità proveniva dall'ammiraglio Furamingo in persona. Pertanto nessuno, neppure i viceammiragli del Quartier Generale, avrebbero osato mettere in dubbio il suo comando. “Proseguite con il bombardamento fino a quando quella bagnarola non sarà colata a picco.”

“Sissignore.”

Mentre assisteva all'inabissamento della caravella, Hora rimase impassibile. Sapeva che sulla terraferma erano presenti dei membri della ciurma, ma non se ne curò. Il suo obiettivo era tagliare qualsiasi fuga ai pirati, poi ci avrebbe pensato Kobi a catturarli.

“Così termina il vostro viaggio. Qui...alle pendici della Terra Santa...” borbottò infine, quando vide che della nave nemica non era rimasto che qualche asse galleggiante.

Poi diede ordine alla flotta di ritirarsi al punto convenuto precedentemente con Furamingo.

Ora tocca a te, vecchio mio...forse dovrai sudare un po' di più del previsto.

Al sergente, infatti, non era sfuggito un dettaglio: alcuni istanti prima che le prime palle di cannone colpissero la nave, qualcuno aveva creato una barriera d'acqua.

 

 

Kalì sputò acqua dalla bocca, mentre si riempiva i polmoni di fredda aria.

“Cosa...diavolo è accaduto?” ansimò, con le gambe tremanti, mentre Shun al suo fianco sibilava furioso per essere stato interrotto durante la sua pennichella mattutina.

“Un bombardamento della Marina.” spiegò Hysperia, mentre si rigenerava dalle pozzanghere che si erano formate attorno a Kalì, Loock e Shun. “Non ho potuto fare altro che smembrarmi, rallentando le palle di cannone da un parte, e trasportandovi tutti a riva dall'altra.”

“Sei stata fenomenale, Hysperia!” dichiarò l'amazzone sorridendo, mentre si strizzava i capelli dall'acqua. “Anche se non avevo in orario un bagno.”

“Ringrazia di essere viva!” borbottò Loock, osservando in cagnesco le navi della Marina ritirarsi. “Quei bastardi meritano una lezione! A quanto pare, non li è bastata la distruzione della loro cara base militare.”

“Ehi!” in quel momento, Milo e gli altri sopraggiunsero di corsa, osservando con orrore ciò che era rimasto della loro nave. “State bene? Siete feriti?!”

“Nulla di che...grazie ad Hysperia.” sintetizzò il cuoco, mentre raccoglieva il proprio martello. “Adesso però abbiamo una decina di navi della Marina da fare a pezzi, venite anche voi?”

“Non c'è tempo per certe cose!” esclamò Erza. “Kinji è nei guai fino al collo, e dobbiamo subito andare ad aiutarlo!”

“Che tipo di guai?” chiese Kalì.

“Di quelli grossi...” rispose cupa la cecchina. “Ha iniziato uno scontro contro un ammiraglio della Marina.”

Loock e Kalì spalancarono i loro occhi, mentre Hysperia si limitò a contrarre i suoi occhi viola.

“Siamo nella merda fino al collo...” si limitò a sussurrare.

“Già, ormai è chiaro che la Marina ci ha teso un'imboscata.” osservò Kuroc, aiutando l'amazzone ad alzarsi. “Ora come ora non c'è tempo per pensare ad un piano di fuga o cose di questo genere. Prima di tutto dobbiamo andare ad aiutare Kinji.”

Gli altri annuirono.

“D'accordo, guidateci ragazzi!” ruggì Loock.

 

 

Kinji ansimò lentamente a terra, mentre percepiva ogni suo singolo muscolo impazzire dal dolore.

Quanto diavolo è forte questo tizio?!

Cercò di alzarsi, ma scivolo nella pozza vermiglia sotto i suoi piedi, composta dal suo sangue.

Alla fine, usando la lama Eiji come sostegno, riuscì a rialzarsi, osservando il proprio avversario che, al contrario di lui, non aveva riportato nessun tipo di lesione.

Digrigò i denti. Quell'ammiraglio era veloce, forte e potente, incredibilmente potente. Non aveva ancora usato nessun potere particolare, quindi credeva che non possedesse un frutto del diavolo, ma anche così era veramente di un livello superiore.

“Di nuovo in piedi?” domandò Kobi, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni. “Credevo che ormai avessi capito la differenza che esiste tra noi due...ma nella tua famiglia siete sempre stati testardi.”

“Cosa sai...della mia famiglia?” domandò il pirata mentre scattava di nuovo all'attacco. Ricoprendo di haki la lama della propria spada, il moro tentò di penetrare il petto del marine, ma Kobi, con un movimento inumano del piede sinistro, lo disarmò con una facilità irrisoria.

“So più di quanto tu possa pensare...Boa D. Kinji.” mormorò, mentre usava l'altro piede, senza ricorrere all'haki, per colpire sul mento il ragazzo. Kinji accusò il colpo, e barcollò per un istante, un tempo sufficiente perché l'ammiraglio usasse il ginocchio destro per colpirlo al petto. Un colpo dalla potenza devastante, da cui il moro non riuscì a riprendersi.

Sempre tenendo le mani in tasca, Furamingo si avvicinò lentamente al giovane pirata, ormai sull'orlo dell'incoscienza. Tuttavia, quando era ormai a pochi passi, fu costretto a fermarsi, sentendo due fredde lame a contatto con la sua gola.

“Io starei fermo, se fossi in te...” borbottò Kuroc, tenendo la propria katana ben appoggiata sulla gola di Kobi.

“Concordo.” ringhiò Kita, anche il suo spadone pronto a tranciare la trachea del marine. “Un solo passo, e potrai fischiettare dalla gola, stronzo.”

Furamingo si limitò ad inarcare un sopracciglio quando vide anche gli altri membri della ciurma pronti a combattere.

“Dunque è lui il bastardo che ci sta dando la caccia.” osservò Loock, roteando lentamente il martello per scaldarsi.

“Già...anche se questa volta dobbiamo tutto ad Hysperia se siamo ancora vivi!” aggiunse Kalì, incoccando una freccia nel suo arco, composto dal boa Shun. L'assassina non rispose, limitandosi a caricare le sue balestre con un dardo d'acqua, la solita sigaretta piantata tra le labbra.

“Sei in inferiorità numerica! Quindi ti diano l'ultima possibilità per arrenderti, ammiraglio!” esclamò Milo, mentre si metteva in posizione di guardia, tremarella alle gambe a parte.

“Dubito che accetterà la tua generosa offerta...” osservò Erza, rigirandosi la sigaretta tra le labbra, e togliendo la sicura alle sue pistole.

“Dunque...avete scelto di combattere tutti?” chiese Kobi, rilassato come sempre.

Gli altri lo fissarono con feroce determinazione.

“Certo!” esclamarono all'unisono. “Kinji non si tocca!”

“I-idioti...” balbettò quest'ultimo, prima di perdere i sensi.

Furamingo invece, una volta udite quelle parole, scoppiò a ridere. Facendo irritare ancora di più i componenti dell'equipaggio.

“Si può sapere per quale motivo stai ridendo?!” chiese Milo, indietreggiando di due passi nel frattempo. “Bada a non provocarmi, altrimenti potrei arrabbiarmi!”

“Sto ridendo...” spiegò l'ammiraglio, mentre la sua risata si tramutava in un ghigno feroce. “Perchè siete degli stupidi incoscienti...esattamente come i suoi nakama!”

Poi, prima che i pirati potessero muovere un muscolo, Kobi fece la sua mossa. E non ci fu difesa che resse.

 

 

Poch minuti dopo, Hora udì il proprio lumacofono suonare. Quando aprì la comunicazione, essa sentì la voce, rilassata e tranquilla come sempre, del suo superiore.

“Hora, ho appena finito.”

“Dunque hai catturato l'intera ciurma?” chiese il sergente.

Kobi esitò per una frazione di secondo.

“No...purtroppo mi sono scappati. Sono riuscito a catturare solamente Kita Hirati.”

La bionda strinse con forza la ricetrasmittente.

“Kobi...” la sua voce era cupa. “Sei sicuro che i pirati ti siano sfuggiti?!”

“Ti mentirei mai?”

“Sì, specie se parliamo di tu sai chi!”

“Erano bravi a lavorare di gambe.” fu la secca replica dell'ammiraglio.

Hora sospirò, portandosi una mano alla tempia.

“Questo non piacerà ai Draghi Celesti, lo sai vero?”

“Se ne faranno una ragione. In fondo, non torniamo a casa a mani vuote.”

“D'accordo d'accordo.” la ragazza decise di lasciare perdere. “Tanto lo sapevo che sarebbe finita così. Vieni alla nave, partiamo subito per Marijoa.”

La ragazza potè vedere il marine sorridere, attraverso la radio snail.

“Arrivo subito.”

 

 

Una volta riagganciato, Kobi si guardo attorno, osservando i corpi svenuti dei membri della ciurma del Drago attorno a lui. Con espressione impassibile, l'ammiraglio si avvicinò al corpo di Kinji, dove affianco era situato anche quello di Kita, ultima ad arrendersi di tutto l'equipaggio.

“Ho ricevuto l'ordine di catturare te e la tua ciurma, e portarvi tutti ad Impel Down.” mormorò, osservando il corpo privo di sensi del figlio del suo eroe. “Ma non posso farlo, non dopo tutto quello che tuo padre e suo nonno hanno fatto per me.”

Strinse i pugni. Nonostante quello che aveva appena detto ad Hora, era veramente combattuto. Da una parte sapeva quale era il suo dovere, ma dall'altra non poteva ignorare l'immenso debito che aveva nei confronti di quel ragazzo, o meglio, del sangue che scorreva nelle vene del giovane pirata.

Forse non ero la persona più adatta per questa missione...

Il marine indugiò ancora per circa un minuto. Infine, con una mossa fulminea, afferrò il corpo della Full Metal Bitch, se lo caricò in spalla, e si diresse verso la sua nave.

“Ti do un'occasione per redimerti Kinji...” borbottò allontanandosi velocemente. “Mi auguro che tu possa coglierla.”

Rufy...pensò, alzando la testa al cielo. Di più non posso fare.

I suoi passi, se possibile, divennero ancora più veloci.

Mi dispiace...

 

 

CONTINUA

 

 

Bene bene, ed ecco che, dopo un mese di silenzio, pubblico la bellezza di ben due capitoli in meno di una settimana: devo essermi ammalato o qualcosa del genere.

Posso annunciare che, con questo capitolo, termina ufficialmente la parte introduttiva di questa storia. Da qui in avanti si farà sul serio (nel senso che non dovreste annoiarmi od almeno quella è l'intenzione).

Come sempre, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e sappiate che recensioni di qualsiasi tipo (positive e negative) sono ben accette.

Un saluto!

Giambo

  
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