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Autore: Soe Mame    24/10/2015    1 recensioni
Se solo non avessi seguito lui...
Se solo non mi fossi ostinata a voler oltrepassare quella porta...
Se solo fossi tornata indietro quando ne ho avuta l'occasione...
...
... nah.
Genere: Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Miku Hatsune | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incest, Incompiuta
Capitoli:
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

~
Non posso più muovermi
E' come se fossi in una fiaba
~



Piccole tanto da poterle toccare con la punta del medio la testa e con il polso i piedi, una sui toni del celeste, una sui toni del viola, sospese nell'aria senza bisogno di ali.
Miku sentì una punta di disappunto: "Speravo che le fate avessero delle ali... da farfalla, tipo!".
La fatina celeste era quella gentile, con la voce di zucchero: celeste era la gonna vaporosa, e quella che sembrava una sciarpa, e le rifiniture del suo vestito bianco, e la luce che sembrava irradiare lei stessa; in un primo momento, pensò avesse i capelli corti - di un adorabile azzurro che sfumava nel viola -, salvo accorgersi delle lunghe codine alle sue spalle.
La fatina viola era quella che non sembrava farsi troppi problemi ad essere diretta: in realtà, di viola aveva solo la parte superiore del vestito a strisce e la luce che sembrava irradiare; i capelli erano lunghi e lisci, una versione più scura di quelli dell'altra fata, e indossava dei pantaloncini neri.
Ma, soprattutto, entrambe avevano per fermacapelli una grossa patacca.
Miku si avvicinò: la patacca della fatina celeste era un cerchietto con pseudodiamante azzurro, quella della fatina viola una sorta di fiore fucsia puntuto.
- Siamo Aoki Lapis e Merli Aoki! - sorrise la fatina gentile.
- O Merli Aoki e Aoki Lapis, per dirlo al contrario. - aggiunse l'altra fatina.
- Fate! - Miku giunse le mani: - Siete fate, vero? -
- Esatto! - trillò la fatina azzurra, che non aveva ben capito a quale dei due nomi rispondesse.
- Non hai sbagliato. - la fatina viola sbadigliò, coprendosi la bocca.
- Come siete belle... - si avvicinò ancora di più, le mani al petto: - ... è la prima volta che vedo delle fate vere... -
- Ah... sì...? - la fatina celeste si portò i palmi inguantati alle guance, la luce andò sfumando nel rosso: - Ti ringrazio... -
- Non hai mai visto fate vere? - la fatina viola gonfiò le guance, i pugni ai fianchi - e la luce di un rosso acceso.
A guardarla bene, non era un effetto delle luci diverse: la fata viola aveva la pelle scura, quella celeste la pelle chiara; entrambe, però, avevano dei grandi occhi azzurri.
- Merli, per favore... - quella che doveva dunque essere Aoki Lapis si avvicinò a quella che doveva dunque essere Merli Aoki: - Evidentemente, viene da un paese molto lontano... - abbozzò un sorriso di scuse, come se si sentisse in colpa.
- Che paese orrendo può essere un paese dove le fate non possono andarsene dove vogliono? - Merli Aoki mise le braccia conserte, un broncio.
- Merli! -
- E' che c'è molto ferro. - si ricordò Miku: - Forse è per questo che non- -
- Ferro? - l'espressione di Merli Aoki era puro disgusto, la luce attorno a lei sfumò in un cupo verde: - Che paese schifoso! -
- Merli! - stavolta, fu Aoki Lapis a gonfiare le guance: - Smettila di essere così antipatica con un'ospite! Non si offendono le terre altrui! - con un gesto fluido, volò davanti a Miku, la luce di nuovo di un celeste brillante, sul volto di nuovo un sorriso di scuse: - Hai ragione. Noi non amiamo molto il ferro. -
"Allora è vero..." sorrise, portò istintivamente le mani avanti, a coppa. Forse sperava che Aoki Lapis le si posasse sui palmi, come un uccellino.
Quando se ne rese conto, arrossì.
Invece, la fatina celeste atterrò effettivamente sulle sue mani.
Non aveva il minimo peso.
- Grazie! - trillò lei.
- Prego! - sentì il sorriso farsi più ampio: - Dunque ti chiami Aoki Lapis? -
- Lapis va benissimo. - Lapis fece un cenno con la testa: - Lei è Merli, mia sorella maggiore. -
"... sorella?"
- Scusala. - un piccolo inchino: - Non è cattiva. Ha solo la lingua troppo lunga. -
- Lapis! - Merli, rimasta su, era di nuovo una lampadina rossa.
A Miku sfuggì una risata leggera.
"Fate! Delle fate vere!" osservò Lapis, tra le sue mani: "Sto tenendo in mano una fata! Una fata! Una fata!" si sarebbe anche messa a saltare, ma forse non era il caso: "Potrei farlo dopo, però...".
- Tsk! - con poco garbo, Merli planò tra le sue mani, spingendo Lapis di lato: - Fammi posto! -
- C'è abbastanza spazio... -
- Solo se ti metti di lato! -
- E se non ti metti al centro... -
- Su, su... - Miku mosse appena le mani, a richiamare la loro attenzione: - Non litigate! -
- Non stiamo litigando! - Merli le lanciò un'occhiataccia: - Cosa ti fa credere che stiamo litigando? -
- Al contrario, stiamo conversando civilmente. - Lapis annuì, tranquillissima.
- Oh. - "I modi di fare delle fate sono davvero diversi da quelli degli umani..." ci ripensò: "... o di chiunque.".
A ripensarci bene, le tornò in mente un particolare: - Ah, a proposito! -
- Sì? - un coro, toni diversi.
- Da come parlavate prima, mi sembrava foste alla mia ricerca... - "O di qualcuno che mi somiglia."
Non appena lo disse, quasi si morse la lingua: "Ah! E se fossero spie della Regina...?" rabbrividì.
- Credo di sì. - disse Lapis, la fronte aggrottata.
- Per dirlo al contrario, potresti non essere tu la persona che cerchiamo. - aggiunse Merli, le braccia di nuovo conserte.
- Chi cercate? - "Meglio essere caute." rimpianse di non esserlo stata un istante prima.
Fu Lapis a rispondere: - Cerchiamo una ragazza dalle fattezze umane, con lunghi capelli verde acqua, un vestito bianco e verde, l'aria spaesata e incuriosita da qualsiasi cosa la circondi e che risponde al nome di "Michelyne Alice Lydia Fairsound". -
"Ugh." deglutì: "Se sono davvero spie della Regina-"
- Ragazza con fattezze umane? C'è! - Merli schioccò le dita: - Lunghi capelli verde acqua? Ci sono! - un altro schiocco: - Vestito bianco e verde? C'è! - terzo schiocco: - Aria spaesata e incuriosita? - alzò lo sguardo ai suoi occhi: - ... direi che posso considerarlo come tale. -
- Merli, ti prego! -
Un altro schiocco: - Rimane solo una cosa. -
- Ti chiami Michelyne Alice Lydia Fairsound? -
- ... - si morse un labbro: - Ecco... esattamente, giusto per chiedere... - sforzò un sorriso: - ... perché cercate Michelyne? -
- Questo lo diremo a Michelyne Alice Lydia Fairsound. - Lapis fece di sì con la testa.
- Per dirlo al contrario, non te lo diremo a meno che tu non sia Michelyne Alice Lydia Fairsound. - Merli alzò le spalle.
"..." - Allora io non vi dirò se sono Michelyne Alice Lydia Fairsound. - decise.
- Non ci resta che chiedere a tutte le persone che corrispondono alla descrizione. - sospirò Lapis.
- Per dirlo al contrario, sarà ovvio che Michelyne Alice Lydia Fairsound sia tu nel caso chiunque ci risponda di non esserlo. - disse Merli.
"..." - Non l'avete mai incontrata... -
- Evidentemente... - la fatina viola sembrava irritata.
- Quindi vi manda qualcuno. -
- Questo potremmo dirglielo? - la fatina celeste si portò una manina alla guancia, indecisa.
- Certo che no, stupida! - sibilò Merli: - Se lo sapesse la Regina, Ia potrebbe finire nei guai! -
"Ia?" - Aspettate! - avvicinò le mani al viso, le due fatine quasi caddero all'indietro: - Avete detto "Ia"? La Finta Tartaruga? -
- Eh? - la fatina viola si schiaffò una mano sulla bocca e scosse la testa: - Non ho detto niente! - e si voltò.
Lapis guardava la sorella con occhi a mezz'asta.
- Conosco Ia! - disse subito Miku: - E' stata lei a mandarvi? -
- Non possiamo dirtelo, a meno che tu non sia la persona che stiamo cercando. - Lapis chinò la testa.
"..." - Se vi ha mandato Ia... - disse, esitante: - ... allora sono Michelyne Alice Lydia Fairsound. -.
La fatina celeste sgranò gli occhi: - Oh... allora sei tu! - tornò a guardare la fatina viola: - L'abbiamo trovata! -
- Come fai a fidarti così? - Merli si voltò, in un roteare dei suoi lunghi capelli scuri: - Chi ci garantisce che non sia una spia della Regina? -
"... oh."
Una risata leggera. Non era riuscita a trattenerla.
Entrambe le fatine la guardarono, perplesse.
- Era il mio stesso dubbio. - sentiva il cuore grandissimo, leggerissimo: - Temevo foste spie della Regina! -
- Noi? Spie della Regina? - Lapis s'indicò, sinceramente stupita.
- Non siamo spie della Regina! - mise in chiaro Merli, le mani di nuovo ai fianchi, l'espressione decisa.
- Meno male... - sorrise: - Potete chiamarmi solo Miku, comunque. -
- Bene, Miku... - Lapis si fece avanti, la luce più intensa: - Sì, siamo state mandate da Ia, la Finta Tartaruga. Ci ha chiesto di cercarti e vedere in che condizioni fossi. -
- Per dirlo al contrario... - intervenne Merli, senza muoversi: - ... voleva assicurarsi che tu non fossi stata sbranata dal Jabberwock. -
Miku rabbrividì: "Di nuovo il Jabberwock... vorrei proprio sapere com'è." senza incontrarlo, possibilmente: "Oh... in effetti..."
- Scusatemi, ma... -
- Sì? -
- ... esattamente, cos'è il Jabberwock? -
Lapis e Merli si scambiarono un'occhiata nervosa. Pessimo segno.
Poi Lapis tornò a guardarla: - Il Jabberwock è una creatura invincibile. -
- Sfida la Regina e vedrai il suo bellissimo sorriso. - Merli rimise le braccia conserte, lo sguardo altrove, serio.
- Non ha pietà per niente e per nessuno. Nessuno può sconfiggerlo. E' l'arma più potente della Regina. -
- Ma... - sentiva salire l'inquietudine, cercò di frenarla: - ... è un essere vivente? -
- Certo. -
- Fin troppo. -
- E mangia. -
- Fin troppo. -
Non voleva sapere cosa mangiasse. Non voleva, davvero.
- Per questo Ia era preoccupata. - sospirò Lapis.
- Quando ha saputo cos'è successo al processo della Principessa, era davvero poco tranquilla. - specificò Merli.
- Ha saputo? - "Forse...": - Come l'ha saputo? Cos'è successo nel Paese dello Specchio? Cos'è successo alle persone che erano al processo? -
- Calma! Calma! - Lapis portò le mani avanti, fece un passo indietro: - Una cosa per volta! -
- Non tutto insieme! - replicò Merli.
- Vi prego, ditemi tutto! -
- Lo faremo, ma con calma. - la fatina celeste si sistemò la gonna e si mise seduta sulle sue mani. L'altra vi si lasciò semplicemente cadere.
Miku decise di sedersi a sua volta, nell'erba. S'impose di stare calma. Stare calma. Stare calma. Stare calma. Stare calmissima. Calmissima. Assolutamente calmissima.
- Ce l'ha detto Ia. - esordì Lapis.
- A cui l'ha detto la signorina Mayu. - s'intromise Merli.
Lapis annuì: - La Regina, una volta recuperato ciò che doveva recuperare- -
"Qualsiasi cosa fossero quegli anellini..."
- -ha cercato di seguirti, ma non era nelle condizioni di muoversi agevolmente, quindi ci ha rinunciato. -
- E poi la Principessa era stata rapita, quindi non c'era nessuno a cui far scontare la pena. -
- Il Duca del Paese del Viola e la Duchessa di Rossovetro non mi sembravano troppo dispiaciuti. -
- Nessuno sembrava troppo dispiaciuto, in realtà. -
Le sfuggì un sorriso: "Allora stanno tutti bene..."
- Però sono fuggiti tutti quando la Regina ha minacciato di far scontare la pena a chiunque fosse lì presente. -
"Cosa?"
- Almeno quelle erano ciance al vento. - Merli sventolò una mano.
- Sono, tipo... - cercò la parola più adatta: - ... ricercata? -
- Nah. - fu Lapis a sventolare una mano.
- Tuttavia, se la Regina dovesse sapere dove sei, verrebbe da te e ti darebbe in pasto al Jabberwock. - le parole di Merli erano davvero rincuoranti.
- ... nessuno sconterà nulla, vero? - il suo timore più grande.
Le due fatine scossero la testa. Trattenne un sospiro di sollievo.
- Però è meglio se non ti fai vedere per un po' nel Paese dello Specchio. - le consigliò Lapis.
"... ma Rin..." sapeva che sarebbe stato estremamente stupido tornare prima del dovuto. Ma non riusciva a non pensarci.
- Povera Miku... - pigolò la fatina celeste. La vide guardare sua sorella: - Sembra così triste... -
- Già... - Merli annuì, il tono esitante: - Dovremmo fare qualcosa per tirarla su di morale...? -
- Potremmo raccontarle qualcosa di bello! - Lapis unì i palmi, l'espressione allegra.
- Qualcosa che la tenga impegnata abbastanza... - mormorò Merli.
"... oh..." non sapeva come sentirsi: "Stanno davvero cercando di tirarmi su di morale...?" quanto doveva essere stata triste la sua espressione, un momento prima?
- "Ring&Lui" è la più lunga! - parve ricordarsi la più piccola.
L'altra annuì: - Vada per quella. -.
Entrambe si voltarono verso di lei: Lapis sorrideva, Merli guardava altrove.
- Ehi, Miku! -
- Sì? -
- Ti va di ascoltare una storia? -
- Oh... uhm... volentieri...? - "Davvero credono che io non le senta, quando parlano tra di loro...?" trattenne un sorriso divertito: "Ma è davvero carino, da parte loro.".
Decise che Lapis e Merli le stavano simpatiche. Anche Merli. Aveva capito che era solo terribilmente tsundere.
Le due fatine si alzarono; Lapis mise le mani dietro la schiena dritta, Merli fece un passo avanti, le braccia aperte.
Fu lei ad iniziare: - C'era una volta, tanto tempo fa, una spiaggia. Su questa spiaggia, il sole splendeva, splendeva, splendeva, splendeva con tutta la sua forza, non hai proprio idea di quanto splendesse! -
"Doveva splendere proprio tanto..."
- Perché erano su una spiaggia, quindi non c'era nulla che rischiasse di seccarsi. La cosa più incredibile, però, era che fosse notte. -
- Ah...? - si era già persa.
- Ovviamente, la luna non aveva preso molto bene questa intromissione. - Merli annuì con fare sapiente, Lapis scosse la testa.
- I-immagino... - balbettò Miku, confusa.
- Il mare era bagnato, la sabbia era sabbiosa ma, alzando lo sguardo, non si poteva vedere alcuna nuvola. -
- Perché? -
L'espressione di Merli si fece seria: - Perché non c'era alcuna nuvola. -
"..." - Giustamente... -
- E, nel cielo, non si poteva vedere alcun uccello volare. -
- Perché non c'era alcun uccello a volare? -
- Esattamente. - Merli sventolò le mani: - Ma a noi non interessa il paesaggio. -
"E allora perché-"
- Tanto tempo fa, su questa spiaggia, Ring e Lui passeggiavano. Cerca di capirli... - sospirò: - ... dovevano pur impiegare la loro attesa! -
"Attesa...?"
- Fu così che Ring disse... -
- "Guarda quanta sabbia, Lui!" - Lapis parlò per la prima volta, il tono stupito: - "Secondo te, potrebbe essere un buon posto per trovare nuova gente?" -
Merli alzò spalle e mani.
- "Hai ragione..." - mormorò Lapis, pensierosa: - "... potremmo scavare e vedere se troviamo qualcuno sepolto sotto la sabbia!" -
Merli sollevò un pugno, l'espressione di trionfo.
- Tuttavia... - la fatina viola tornò a rivolgersi a Miku: - ... proprio mentre stavano per mettersi a scavare, notarono qualcosa in lontananza... -
- "Ehi! Guarda, Lui!" -
Merli si portò una mano alla fronte, gli occhi ridotti a fessure.
- "Nuova gente! E sembra proprio che stia aspettando di andarsene!" - Lapis le rivolse un gran sorriso: - "Potremmo andare a parlare con loro!" -
Merli annuì.
- Fu così che Ring e Lui andarono da quelle persone... -
- "Ragazzi! Ragazzi!" - Lapis giunse i palmi: - "Venite a passeggiare con noi! Facciamo una bella passeggiata qui su questa spiaggia!" - un indice alla guancia: - "Magari possiamo trovare insieme un modo per andare via prima!" -
- Il Grande Al, tra tutte quelle genti, guardò i due giovani, ma non disse una parola. Si limitò a scuotere la testa, a dire che, no, lui non si sarebbe mosso e sarebbe rimasto lì ad aspettare. Quattro dei più giovani, invece, si affrettarono a seguire Ring e Lui, così carini e così allegri. Se ne aggiunsero altri quattro, e poi altri quattro, e altri quattro ancora. E passeggiavano tutti felicemente su quella spiaggia. Camminarono per almeno un miglio, prima di fermarsi a riposare su uno scoglio. -
- "Adesso è giunto il momento di parlare di tante cose!" - trillò Lapis: - "Di trial, di demo e di download, di cavoli e di re, del perché gli Engloids non hanno pubblicità e se apparirà mai qualcuno con cento Append." -
- "Aspettate, però!", dissero gli altri: "Dobbiamo riposarci, non siamo allenati a vagare chissà dove in attesa di andarcene!" -
- "Nessun problema, aspetteremo!" -
- Gli altri ringraziarono molto Ring. E, mentre Lui stava preparando qualcosa... -
- "Fette di pane, e un po' di vino e di pepe e di catene, è questo che ci serve!" - Lapis sorrise: - "Che ne dite di fare merenda?" -
- "Speriamo che non intendiate mangiare noi!" -
- "Oh, no! Assolutamente! Perché dovremmo mangiare voi?" - il sorriso si fece più ampio: - "Facciamo merenda tutti insieme e, poi, proviamo questi nuovi bracciali di ferro!" -
Merli annuì con energia.
- "Visto? Lo dice anche Lui! Garantiamo sulla bontà del cibo e sull'ultima moda!" -
Merli si portò una mano alla bocca, gli occhi spalancati.
- "Come dici, Lui? Non avresti voluto condurli fin qui?" -
Merli scosse la testa, un broncio, e indicò qualcosa a terra.
- "Oh, ti infastidiscono i loro lamenti?" -
Merli mise le braccia conserte.
- "Oh, come ti capisco, come ti capisco!" - Lapis sorrise: - "Ma quest'oggi è stata una gran giornata! Chissà se troveremo così tante nuove genti, la prossima volta!" -
- Nessuna delle genti a terra fece caso alle parole di Ring: erano tutti troppo sconvolti dall'aver mangiato Cibo Eterno ed essersi autocondannati a rimanere in quel limbo. -
Merli e Lapis s'inchinarono: - Fine! -.
- ... oh. Ehm. Carina. - Miku sbattè le palpebre: - ... però mi sta più simpatico Lui. Mi è sembrato meno manipolatore di Ring! -
- Ring ha parlato molto, ma è stato Lui a preparare il cibo e a far ingozzare i presenti. - disse Merli.
- Allora preferisco Ring! -
- Ma Ring è stata quella che ha fatto la prima mossa e che era più compiaciuta. - fece notare Lapis.
- ... sono entrambi esseri inquietanti. - concluse Miku.
Merli alzò le spalle: - La solitudine porta a fare cose bizzarre. -
- A buon modo, è meglio non fidarsi sempre e comunque. - annuì Lapis.
"Io ero rimasta a Cappuccetto Rosso..." avevano favole strane, lì: "... sempre che questa sia una favola." non si sarebbe affatto stupita del contrario.
- Ti sembra stia meglio? -
Miku finse di non aver sentito il sussurro di Lapis: "Meglio lasciarglielo credere..."
- Ha di nuovo quella faccia da tonta. -
Anche se era difficile ignorare certe parole. Si trattenne dall'assumere una qualsiasi espressione.
- Merli! -
- E' vero! -
- Allora credo che ora sia tutto a posto! - Lapis tornò a guardarla, con un gran sorriso: - Hai qualcosa da fare, Miku? -
- No, stavo passeggiando a caso. -
- Allora faresti bene ad andartene da questo postaccio. - le parve Merli fosse rabbrividita: - Gira gente strana, qui. -
- Ah... sì...? - "Luka. Dove mi hai portata. Perché. Non di nuovo.".
- Tipo quel... - sì, era un brivido, l'aveva scossa tutta: - ... quell'orrendo corvaccio! -
- Non voglio rivedere il corvo! - piagnucolò Lapis, la luce andò ad ingrigirsi.
- Il corvo? -
- Sssssssh! -
Miku tirò la testa indietro, entrambe le fatine a pochi centimetri dal suo naso, le minuscole dita alle labbra: - Non pronunciare il suo nome! -
"Ma allora voi-"
- Potrebbe averti sentito, stupida! - sussultò Merli.
- Brutto posto, questo, brutto posto! - Lapis si guardò intorno, agitata, i pugni al petto.
- Mi... mi ci ha condotto chi mi ha ospitata nel Paese dello Specchio. - si azzardò a dire Miku: - Forse la conoscete. E' il Gatto del Cheshire. -
Lapis e Merli si scambiarono un'occhiata. Entrambe avevano gli occhi a mezz'asta. Tornarono a guardarla.
Fu la maggiore a parlare per tutte e due: - Oh. Sì. Lei. -
"... d'accordo, direi che la conoscono.".
- Perché l'avrà portata qui? - chiese Lapis, e Miku finse di non sentire.
- Non credo il corvaccio c'entri granché... - rimuginò Merli.
La più piccola sgranò gli occhi: - Aspetta, forse...? -
Si scambiarono un'altra occhiata.
- ... dobbiamo allontanarla da qui. - decise Merli, e il tono con cui l'aveva detto non piacque affatto a Miku.
- Non poteva portarcela di giorno? - pigolò Lapis.
- Quella gattaccia. - la fata viola fece schioccare la lingua.
Per qualche oscura ragione, Miku sentì una puntina di fastidio e una di soddisfazione. Era strano.
Poi le due tornarono a guardarla.
- E' meglio uscire dal bosco. - sorrise Lapis, gentile.
- Per dirlo al contrario, stare nel bosco porterebbe solo grane. - Merli rimise le braccia conserte.
- Seguici! Seguici! - la fata celeste volò più in alto: - Qual è il posto più vicino? Produria? -
- Credo di sì... - Miku si alzò, Merli raggiunse la sorella.
- Allora andiamo! Non perderci di vista! -
- Per dirlo al contrario, cerca di rimanere con lo sguardo alle nostre luci. - una specie di risata poco simpatica: - Sempre che tu ci riesca. -
- Merli! -
- Ci riuscirò! - le venne da ridere, nonostante tutto.
"Luka mi ha portata qui per un motivo preciso, lo so." serrò le labbra, mentre seguiva le due fate: "E sembra che, qualunque sia questo motivo, ci sia l'altissima possibilità che sia poco carino." lasciò andare un sospiro esasperato: "Luka proprio non ce la fa a non farmi finire in situazioni del genere, eh...?".

In effetti, seguire Merli e Lapis non era affatto facile.
Non che fossero veloci come lo Shota Usamimi sui rettilinei, ma erano tre volte più veloci di lei mentre correva. E stavano solo volando.
- A-aspettate! - appoggiò una mano al tronco più vicino, l'altra allo stomaco, la bocca aperta a riprendere aria.
Due lucine si avvicinarono.
- Voi umani siete tutti così lenti? -
- Miku... - la voce di Lapis sembrava profondamente dispiaciuta: - ... so di chiederti molto, ma dovresti evitare di fermarti... -
- Al contrario, dovresti darti una mossa. -
Miku alzò lo sguardo in tempo per vedere Merli ruotare su se stessa, guardandosi intorno, nervosa.
- Sie-siete preoccupate per il co- l'uccello? - inspirò a fondo e si raddrizzò: "Forse devo solo correre più piano..."
Lapis scosse la testa: - C'è anche altra gente, in questo bosco. -
- Gente che è meglio evitare, di notte. - rincarò Merli.
"... magari me lo diranno dopo." si stiracchiò e annuì: - D'accordo, andiamo. - sentì la voce farsi lamentosa: - Andate più piano, però... -
La fatina viola sbuffò: - Umani... -
- Faremo del nostro meglio... -.
Si rimisero in cammino, ad una velocità più accettabile.
"Magari, mentre aspetto che si calmi tutto nel Paese dello Specchio, potrei trovare un lavoretto qui..." non distolse lo sguardo dalle due fate: "... per guadagnare qualcosa per permettermi una stanza da qualche parte. Anche se..." ci pensò: "... in teoria, non basterebbe presentarmi come la salvatrice della Principessa per ottenere una stanza gratis in un albergo a cinque stelle?" le guance andarono a fuoco: "... non voglio. Non ho fatto nulla di così eroico." anzi: "... però, insomma, magari anche un posticino su un divano... su una poltrona... su una panca... nel sottoscala... sul pavimento... nella stalla..." sospirò: "La Cuoca non ha una succursale nel Paese delle Meraviglie, vero...?".
Bisbiglii.
Alzò lo sguardo: Lapis e Merli si stavano dicendo qualcosa - e, stavolta, lontane com'erano, non riusciva effettivamente a sentirle.
La cosa peggiore era che Lapis avesse un'espressione disperata e Merli la stesse spingendo con aria furiosa.
- Che succede? - aumentò un po' la velocità e ridusse la distanza.
Le due fate rallentarono fino a passo d'uomo, per poi voltarsi verso di lei.
- E-ecco... - la fatina celeste abbassò lo sguardo. Aveva le mani giunte, le braccia rigide.
- Sì? - si accorse di una cosa: - Uhm, ma... - si guardò intorno: alberi. E alberi. E alberi: - ... Produria non mi era parsa così distante. -
- Ecco! - Merli spinse di nuovo Lapis, il tono irato: - L'avevo detto che era una pessima idea! Pessima! Pessima! -
- Ma-ma... - la più piccola sembrava sul punto di piangere: - ... era troppo rischioso passare per di là! -
- Ma era la via più breve! -
- Ma era pericolosa! -
- Ma, a quest'ora, saremmo già arrivate! -
- Non è detto! Saremmo potute- -
- Scusate... - un orrido presentimento: - ... dove siamo? -
Silenzio.
Gli occhi azzurri di Lapis si riempirono di lacrime e Miku si sentì una persona orribile: - Ah, no, non- -
- Bella domanda! - sbottò Merli: - Proprio una bella domanda! - si voltò verso la sorella: - Dove siamo, Lapis? Tu lo sai? -
- Ma... ma... se avessimo preso l'altra strada... se... noi, ora... - le tremavano le labbra, la luce che emanava virava pericolosamente su un grigio scuro.
Miku deglutì: - Su, su, va tutto bene. - portò le mani avanti, a coppa, un invito a sedervisi. La fatina comprese e obbedì, le manine agli occhi.
- No che non va tutto bene! - Merli schizzò davanti a lei, la luce di un cupo rosso scuro: - L'avevo detto che prendere una strada più lunga ma più sicura sarebbe stata una pessima idea! Le cose vanno fatte subito! Diretta! - fendette l'aria con una mano.
Lapis stava singhiozzando.
"Bene. Ci siamo perse." si morse un labbro: - Beh, può capitare. - abbozzò un sorriso: - Tu non hai fatto nulla di male, Lapis! -
Due occhi lucidi da dietro le minuscole dita: - Ma- -
- Anch'io avrei fatto la stessa cosa! - "Preferisco arrampicarmi su una montagna piuttosto che passare sul sentiero su cui dorme il Jabberwock." qualsiasi cosa fosse.
Il cuore sussultò. Un dubbio: - Ah, ma... -
- Sì...? - pigolò Lapis.
- ... non è che la cosa pericolosa che si aggira qui intorno è il Jabberwock? -
- No, per fortuna! - sbuffò Merli: - E poi, credimi, è impossibile non notare la sua presenza. -
Si calmò un poco: - Mh... -.
"Rimane il fatto che ci siamo perse in un brutto momento."
Un ricordo, di colpo.
"... che stupida." - Aspettate! Ma voi potete volare! -
- Ma dai? - la fatina di nuovo viola - seppur ancora sfumata di rosso scuro - ridusse gli occhi a fessure.
- Vi basta andare più in alto possibile e cercare l'Albero Kurousa! -
Le due sorelle si scambiarono un'occhiata. Sembravano stupite.
- ... oh. Giusto. - Lapis si librò di nuovo in aria, le mani inguantate ad asciugarsi le guance.
- Oh. Sì. - Merli si ravviò i capelli, una mano al fianco: - Bene, Miku! Non sei tonta come pensavo! Hai superato la prova in fretta, vedo! -
"Ma quale prova?"
- Bene bene, la risposta esatta era proprio questa! - gonfiò il petto: - Ora, con permesso, andiamo a- -
- Ehi, Merli! Cosa fai ancora laggiù? -
La luce si fece rosso vivo: - Cosa? Aspettami, tu! - schizzò in aria: - Non stavi piangendo fino ad un secondo fa? -
"..." si coprì la bocca con una mano, lasciò andare una risata leggera: "Va tutto bene. Sul serio.". Trasse un profondo respiro. L'aria era davvero fresca: "Non resta che aspettare il loro ritorno." alzando lo sguardo, poteva vedere le loro luci farsi sempre più piccole: "Gli alberi sono proprio alti, qui...".
Tic Tac Tic Tac
Portò le mani dietro la schiena, si guardò intorno: - Ehi, Luka. - sapeva benissimo che poteva sentirla: - Potresti anche dirmeli, i tuoi piani. Non mi offendo, sai? - ridacchiò: - Solo, vorrei che evitassi di coinvolgere altre persone. Lapis e Merli sono spaventate... - sospirò.
Le avevano detto di andarsene.
Che c'era qualcosa di poco carino, lì, in quel momento.
Ma non aveva paura.
Davvero.
"... mi ci ha portata Luka." il cuore trasalì: "Qualsiasi cosa sarà, probabilmente non sarà bella. Ma so che non mi farà del male." sbattè le palpebre: "... o almeno, che non riuscirà a farmi del male.".
Era conscia della stupidità di quel pensiero, ma non riusciva a non averlo in testa, né ad avere paura.
Inspirò di nuovo: "... sto davvero impazzendo, eh?".
- L'abbiamo visto! -
- E' proprio qui accanto! -
- Qui! Qui! -
- Ce la fai a correre, Miku? -
Due lucine bianche entrarono nel suo campo visivo, le vocine di Lapis e Merli le perforarono le orecchie.
- Eh? Oh! - annuì: - Sì... sì, posso provarci! -
- Devi riuscirci. - sibilò Merli.
Miku annuì.
E la corsa ricominciò.
"Certo, a Produria dove dovrei dormir-"
Una morsa alla caviglia.
Portò il piede libero in avanti, la braccia spalancate, il grido infranse le labbra.
- MIKU! -
Abbassò lo sguardo: una catena.
Una catena nera.
"Ma cosa-" qualcosa di freddo all'altro piede. Lo guardò: un'altra catena.
- SCAPPA, MIKU! SCAPPA! -
La luce grigia delle fate illuminò le catene, le due che volavano intorno, qualche scintilla, ma le catene restavano lì.
Anzi, le sembrava quasi che-
"Si stanno stringendo?" diede uno strattone.
Boccheggiò, quasi cadde in ginocchio per il dolore.
La catena che aveva strattonato stringeva fino a far male.
- Cerca di liberarti, stupida! - Merli era nel panico.
- Come? - "Lo farei molto volentieri se solo..."
- Non funziona! - gemette Lapis, una cascata di scintille su una catena andò a spegnersi un istante dopo.
- Cosa diamine ci fanno delle catene qui? - cercò con lo sguardo il punto da cui spuntassero. Sussultò quando si accorse che erano uscite dal terreno.
- E' una trappola! - singhiozzò Lapis.
- Dannazione! Dannazione! - Merli assestò un calcio ad una catena, salvo poi urlare un'imprecazione che Miku non si sarebbe mai aspettata da una graziosa fatina.
- D-dobbiamo stare calme! - era tranquilla.
Ma la voce le tremava.
Andò con le mani alle catene: "Se le allento, piano, piano..." era tranquilla.
Ma le dita tremavano.
Qualcosa a gran velocità contro di lei.
- AH! -
Si rialzò di scatto, qualcosa di freddo le afferrò i polsi. E strinse.
- Cosa... - alzò le mani, inorridì: altre catene. E facevano male.
- D-dobbiamo chiamare aiuto! -
- Dove? Chi? -
- Non lo so! -
- Tu cerca di liberarti! -
"Se ci provo, stringono di più..." le parole non arrivarono alla bocca. Si fermarono da qualche parte nella gola.
"No. Devo stare calma." da qualche parte nella gola, dove si era incastrato anche il cuore impazzito. Forse era quello ad otturare la via. Deglutì, ma non si sentì affatto meglio.
"Va tutto bene. Non mi succederà niente di male." inspirò: "Lo so. Non succederà nulla di male.".
Due grida.
Rialzò lo sguardo - neanche si era accorta di averlo abbassato - e incontrò gli occhi terrorizzati delle due fate.
- SCAPPA, MIKU! SCAPPA! -
- SCAPPA! SCAPPA! -
"Va tutto bene, lo so..." tremò: "... ma ho paura lo stesso, Luka.".
Lapis e Merli non stavano guardando lei.
Poi, due mani. Guanti dorati.
E le due fate scomparvero alla vista.
"... le ha... lanciate via...?" sentiva le labbra tirare. Sentiva la risata isterica pronta ad uscire: "Crudele...".
Le mani sulle spalle.
Gelo.
Eppure sentiva gli occhi bruciare.
Un sussurro, all'orecchio.
- Presa. -.




Un brivido. Come una goccia gelida che scivolava lungo la schiena, dal collo alla vita, in un istante.
I polsi e le caviglie pulsavano.
Quelle dita si strinsero sulle spalle.
"Lasciami." non arrivò alle labbra.
"Lasciami! Lasciami!" nessun suono.
Quelle mani la stavano scuotendo.
No, non la stavano scuotendo.
Eppure sentiva il corpo tremare.
Ah, era il suo corpo a stare tremando.
Il freddo era colpa della notte?
Doveva essere così.
C'era qualcuno, dietro di lei, ma non sentiva alcun calore.
Dietro di lei.
Si sentì soffocare.
Chiuse gli occhi.
Ma le palpebre non risposero, e gli occhi rimasero aperti, troppo aperti.
- E' un bene- -
Trasalì.
- -che tu abbia smesso di agitarti. -
Una di quelle mani scese lungo la spalla, lungo il braccio, fino a fermarsi sulle catene.
- Non puoi rompere queste catene. Né fuggire lontano. -
Doveva girarsi.
Doveva almeno abbassare lo sguardo, vedere quel guanto dorato.
- Più cerchi di liberarti, più queste catene si stringono. -
- AH! -
Almeno un suono era riuscita a farlo uscire. Ma non era stato volontario.
Quelle dita serratesi di colpo sul suo polso.
Non avevano fatto male. Le catene facevano male, quelle sì.
- Hai paura? -
- Sì. - un suono roco. Era uscito dalle sue labbra. Forse poteva finalmente parlare: - Anche se... so che non mi farai del male. -
"O che ci proverai ma non ci riuscirai." forse aveva parlato troppo. Pessimo utilizzo dell'appena ritrovato uso della parola.
- Non voglio farti del male. - la voce si era fatta diversa.
Gentile.
Familiare.
Il cuore sobbalzò.
Miku si voltò.
Il corpo le aveva finalmente risposto.
Se non li avesse già avuti spalancati, avrebbe sgranato gli occhi.
"Cosa...?".




- Stai ferma. - la presa sul polso si fece più debole: - Così le catene cadranno. - un sorriso: - Non pensavo funzionassero davvero. -.
C'erano troppe domande che voleva porre. Lasciò che la più urgente uscisse da sola: - Cosa ci fai qui? -
Kaito piegò appena la testa di lato, senza perdere il suo sorriso: - Ti ho seguita. -
- Qu-quando? - sentiva la morsa delle catene farsi sempre meno forte, rimase immobile: - E perché? Come? Dov'eri? - riuscì a bloccare il fiume delle domande prima che quelle di troppo arrivassero alla bocca.
"Perché Lapis e Merli hanno paura di te?"
Kaito riportò la testa dritta, continuò a sorridere: - Ti sei ricordata del cono. -
- S-sì... -
- Quando sei diventata così grande, sono saltato sulla tua gonna. - alzò le mani: - Riesco a reggermi. -
- Non ne dubito... - aggrottò la fronte: - Ma... dov'eri? Non ti ho visto... -
- Ero così piccolo da risultarti minuscolo anche in questa tua grandezza. - abbassò le mani: - Sono un bruco, no? -
- ... - "... quindi è un bruco letteralmente...?"
- Certo... - un accenno risata: - ... poi ti sei rimpicciolita troppo velocemente e io sono caduto. -
"Oh!" - Mi dispiace. - era sincera: - Avresti potuto avvertirmi, però... -
- Non ce n'era bisogno. - alzò le spalle: - Per fortuna, sono finito abbastanza vicino alla mia casa qui. -
- ... hai una casa qui? - sbattè le palpebre, confusa.
Kaito annuì: - Quelli del Paese delle Meraviglie sono sempre stati gentili, con me. E, dato che questo posto mi piace, mi hanno permesso di costruirci una casetta. A patto che non ci porti mai Meiko. -
"Chissà come mai." - Ma... - azzardò una delle altre domande: - ... non dovresti essere con la Regina, ora...? - sentì il sangue tornare a circolare lungo le gambe, sollievo sulle caviglie. Rimase comunque immobile: - E' in un momento difficile... -
- Meglio lasciarla sola. - e non aggiunse altro.
Continuava a sorridere, a parlare con voce gentile.
Ma lei continuava a sentirsi inquieta.
Quello era Kaito, senza dubbio. Ma...
- Tu, piuttosto... - il tono si era fatto incuriosito: - ... non hai nessun ricambio, dietro? -
- ... eh? - le parve di tornare di colpo alla realtà.
- E' da quando ti ho incontrata che indossi sempre lo stesso vestito. -
Caldo sulle guance: - Temo di sì. -
- Temi? -
"Oh, no." - Sì. Perché non mi dispiacerebbe cambiarmi. - "In effetti, potrei anche farmi un bagno. Tipo.".
- Povera Miku. - un sospiro: - Purtroppo io non posso aiutarti. Non ho abiti da donna della tua taglia. -
- Tranquillo, rimedierò in qualche modo. -
Si era pure cambiato d'abito. Ne aveva davvero approfittato, di quella tappa a casa sua.
Nel complesso, non era cambiato granché: giacca blu con rifiniture dorate, panciotto azzurro, jabot bianco, pantaloni blu, stivaloni bianchi. Aveva solo messo dei guanti dorati. E delle cinghie bianche alla gamba destra.
Però... - Ci stai bene, così! -
- Grazie! -
- Ma non hai risposto ad una delle mie domande. - gli ricordò.
- Già. -
"Ah. Quindi l'ha fatto apposta." - ... perché mi hai seguita? - ripetè.
- Ritieni così necessario che ci sia una motivazione per fare qualcosa. - non era una domanda: - Io non ne ho avuta nessuna. Ho solo voluto seguirti. -.
"..." sollievo ai polsi. Miku abbassò lo sguardo: era libera.
Si affrettò a fare qualche passo indietro: - Perché c'erano quelle cose? -
- Per evitare che qualcuno venga a disturbarmi. - fu la candida risposta di Kaito: - La mia casa è qui vicino. Di notte capita ci sia qualcuno che venga a schiamazzare qui intorno, quindi ho preso provvedimenti. - sbattè le palpebre: - Ma è la prima volta che qualcuno ci cade! -
- ... - "Lieta di saperlo."
- Ma questa non è la prima volta che cadi, giusto? -
"Eh?" scosse la testa, piano.
- Hai inseguito il Bianconiglio e sei caduta in un buco profondo. -
Si era avvicinato.
Sorrideva.
Era Kaito, sì. Era lui.
- Guarda! -
Ma l'inquietudine non se ne voleva andare.
- Non puoi tornare indietro! -
"..." - ... cosa? - un passo indietro.
Kaito fece un passo avanti: - Ti sei addentrata troppo, Miku. Hai perso la strada. Non puoi tornare indietro. -
"No!" scosse la testa: - Conosco benissimo la strada! - "Devo andare lì dove ci sono le entrate ai due Paesi. E prendere la strada che non va in nessuno dei due!" certo, riarrampicarsi sarebbe stato difficile, ma non poteva essere impossibile. Magari c'era anche una strada vera e propria. Come facevano tutti gli altri visitatori, altrimenti?
- Conosci la strada. - lui mosse un altro passo, le andò accanto: - Ma non puoi percorrerla. -
- Certo che posso! - serrò i pugni.
- Credi di poterlo fare. - le stava girando intorno: - Ma non puoi. -
- Cosa me lo vieta? - inspirò: - Tu? -
- No. - si fermò d'innanzi a lei: - Sei tu ad impedirtelo. -
- ... eh? - "Cosa...?": - Cosa stai dicendo? -
- Finché ti costringerai a rimanere, non potrai andartene. - il sorriso si spense: - E tu non hai intenzione di smettere di costringerti. -
"..." un altro passo indietro.
Un altro.
Un altro.
"Mi costringo a rimanere...?" trasse un profondo respiro: - Io... - la voce uscì più ferma di quanto avesse sperato: - ... voglio aiutare Rin. -
- Lo so. -
"Eh?"
Quello sguardo cadde su una mano inguantata: - L'orologio d'oro ha fermato il suo ticchettio. - le labbra si curvarono appena: - Va bene così. -
- No che non va bene! - un passo avanti.
- Berremo del the, piano piano. Per sempre. -
- ... eh? -
Il freddo era per la notte. Senz'altro.
Quello era Kaito. Ne era sicura.
- Finché i secondi non riprenderanno a scoccare, tu continuerai a costringerti a rimanere. - si avvicinò. Le mani sulle spalle. Si chinò verso di lei: - Ma quel ticchettio non risuonerà mai più. Finirà per essere dimenticato da chiunque. E tu non potrai mai tornare a casa. -
"... la Regina vuole che tutti si dimentichino di Rin...?" le sfuggì un singhiozzo, si premette la mano sulla bocca: "... ha condannato Rin ad un eterno ripetersi dello stesso giorno? Senza possibilità di salvarla?"
Il freddo era per la notte. Il freddo era per la notte.
Quelli erano gli occhi di Kaito.
Il freddo che sentiva era per la notte. Non per quegli occhi. Non per quelle parole. Per la notte, era per la notte.
- Forse i tuoi genitori ti stanno cercando. -
Una pugnalata.
"I miei..."
Se n'era completamente dimenticata.
"Dovevo... dovevo tornare ieri mattina..." le mani andarono alle orecchie: "Ora... ora non posso andare da nessuna parte... Non posso tornare, ora! Se tornassi a casa, potrei non riuscire a tornare qui!" qualcosa di bagnato lungo le guance: "Ma... se solo potessi... se solo potessi avvisarli, io... se solo potessi avvisarli..." deglutì: "Sono via da troppo tempo! Si... si staranno preoccupando, ora!"
- Eppure vuoi continuare a rimanere qui. -
- Non posso abbandonare Rin! - l'aveva urlato. Non voleva, ma l'aveva fatto. Il cuore batteva troppo forte.
- Rin... - un sussurro, quello sguardo cambiò appena, sembrava quasi...: - ... ti è così cara? -
- Eh? - abbassò le mani, piano: - Rin, per me...? -
Kaito si scostò. La sua espressione sembrava amareggiata: - Non c'è bisogno che tu risponda, se non vuoi. -
- ... - inspirò: - ... l'hai detto tu, no? - serrò i pugni, alzò la testa: - Devo avere un motivo, per fare qualcosa? Non basta che io lo voglia? -
- Tanto da rinunciare a tornare. - mormorava, la guardava negli occhi: - Tanto da lasciare indietro le persone a te davvero care. -
- No! - si avvicinò a lui: - Troverò un modo per dire ai miei genitori che sto bene! Salverò Rin! E tornerò indietro! -
"Lo farò. Sì. Posso farcela!"
Non aveva idea del perché lo stesse facendo.
Rin non era niente, per lei. L'aveva incontrata la notte precedente.
Forse lo stava facendo per egoismo. Probabilmente era così.
Ma voleva farlo.
- Rimarrai con noi, Miku. - Kaito aprì un braccio, il tono pacato: - Finché tu stessa lo vorrai davvero. -
- Certo. -
- Ma passerà molto tempo prima che tu lo voglia davvero. - abbassò il braccio: - Molto, molto tempo. -
"..." giunse le mani, si torse le dita. Chiuse gli occhi.
- Non trovi che questo sia un posto meraviglioso? -
Li riaprì, confusa: - Prego? -
- Una foresta di tetri aceri... - Kaito guardava un qualche punto indefinito, tra gli alberi - aceri?: - ... dove il rombo sembra un applauso. -
Si fermò ad ascoltare. Non sentiva nessun suono particolare.
Il fruscìo dell'erba, dei vestiti.
- La calma delle tenebre ha un che di meraviglioso. - non l'aveva detto a lei. Sembrava più stesse parlando da solo.
Qualsiasi punto indefinito stesse vedendo, in realtà non lo stava affatto guardando.
- Scarlatta... fluttua e poi scompare. -
La voce talmente bassa da perdersi nel suono delle foglie.
- Addio, si sboccia nel presente, e si scompare come rugiada. -
Mosse i passi verso qualche luogo.
Le passò accanto, il canto basso.
- L'infinito. Gli Specchi. Aggirarsi. Una serie di ombre. -
Miku si voltò, lo seguì con lo sguardo: "Dove sta andando?".
- Un sonno lugubre. I fili attorcigliati della solitudine. Vagare e perdersi. Un cuore di ottone. -
Lo seguì anche con i piedi.
Camminava, piano. Rimaneva qualche passo dietro di lui.
- Una luccicante cappa d'oscurità, in un sogno nero come l'ebano... -
Gli alberi si facevano meno fitti. Stavano uscendo dal bosco.
- Risvegliarsi da un sonno durato mille anni, si sente un suono chiaro come di campane... -
La fine del bosco. Un prato in salita.
Forse era la cima di una collina.
- Un magnifico mare di velluto sparisce in un antro malvagio, tremando vacillante al suono del battito cardiaco. -
C'era un leggero vento, lì.
Non era un vento freddo.
Non sentiva più il freddo di prima, ma continuava a sentire freddo.
- Una profusione di fiori dentati. Temendone la chiusura, mi addentro, rinunciando a questo suono squisito. -
I colori più scuri, alla luce della luna.
Le nuvole erano poche, piccole, più scure del cielo notturno.
- Abisso. Gola. Il Piacere. Venire divorati. -
Giunse le mani. Si torse le dita.
- Dare. Accecarmi. Riprodurre. Il suono della rovina. -
Lui aprì le braccia.
- Si raccoglie. Si accumula. Si intreccia. L'ultima canzone. -
Dita dorate strette a pugno.
- Lasciala suonare. Canta. E dice: "Torna indietro.". -
Lui alzò la testa.
- "Torna indietro." -
Un urlo.
Quelle ultime parole continuarono a ripetersi e ripetersi nell'aria, sempre più lontane, sempre più deboli.
"..."
Miku fece un passo avanti.
Continuava a sentire quelle parole nelle orecchie. E non perché riecheggiavano.
"..." un altro passo avanti: - ... sei triste. -
Kaito si voltò.
Sorrideva. E aveva gli occhi lucidi.
- Mi hai seguito. -
Miku annuì, come se non fosse stato ovvio.
"... mi è parso un po' troppo coinvolto." - Kaito... - mormorò: - ... cosa sta succedendo? Perché Lapis e Merli avevano così paura di te? Perché le hai scacciate in quel modo? - parlava piano: - Perché non fai nulla per Rin? - scosse la testa: - Tu non sei una persona cattiva. Lo so. Non saresti in grado di sopportare che qualcuno passi una cosa del genere. E lei è tua amica. -
Lui non aveva minimamente cambiato espressione.
- Sono il Re. - un semplice sussurro.
- ... capisco. - si portò un pugno al petto: "... quindi, temono che lui sia come...?"
- E loro erano di troppo. Volevo parlare con te. -
"Anch'io volevo parlare con te."
- Ma non temere, non si sono fatte niente. -
"Speriamo..." cercò di stare tranquilla, almeno riguardo loro.
Quel sorriso si fece appena più luminoso, salvo spegnersi una volta raggiunti gli occhi: - E, sì... Rin è mia amica. Le voglio bene. -
- E all- -
- Anche se è stata così crudele, nei miei confronti. -
- ... eh? - sbattè le palpebre: - Crudele con te? - era confusa: - Mi era parso di capire che tu fossi l'ultima persona al mondo a- -
- A causa mia, una ragazza innocente ha perso la vita. -
Il sangue si gelò.
"... è vero..."
Lui abbassò lo sguardo: - So benissimo che non è colpa mia. Che non sono stato io. Tuttavia... - un sospiro: - ... mi chiedo sempre cosa sarebbe successo se avessi accettato di danzare con la Regina e basta. Se non avessi mai invitato quella ragazza. Ho continuato a domandarmelo per tanto tempo. "E se". Mi sono chiesto se sarebbe ancora viva. Se tutto quello che è successo sarebbe successo comunque. - la voce si spezzava, lentamente, sempre di più.
"..."
Miku si avvicinò, gli posò una mano sulla schiena, l'altra sulla spalla. Lo guardò negli occhi: - Sono sicura... - deglutì: - ... sono sicura che quella ragazza è stata davvero felice, quella sera. -
Lo ricordava benissimo. Quella sensazione così bella era il ricordo più vivido che aveva di quel sogno.
- Sono sicura che tu l'abbia resa più felice di quanto tu creda. -
Quegli occhi si sgranarono.
- Sono sicura... - lo sapeva. L'aveva sentito, così forte: - ... che lei non ti odii. E che... - parlò, prima che lui potesse interromperla: - ... se anche avesse saputo la verità, non sarebbe mai stata capace di odiarti. - ridacchiò: - Sono sicura che ti avrebbe dato una pacca sulla schiena... - battè la mano: - ... ti avrebbe guardato negli occhi e ti avrebbe detto... - sorrise: - ... grazie. -.
Silenzio.
Il fruscìo delle foglie era lontano.
Kaito sorrise. Gli occhi si stavano arrossando.
La abbracciò.
Un profumo dolce, intenso.
- La conoscevi davvero bene. -
- ... sì. Diciamo di sì. - ricambiò l'abbraccio.
Aveva sognato la vita di quella ragazza. Aveva percepito le sue emozioni. Aveva sentito i suoi pensieri.
Era sicura. Era sicura che lei avrebbe detto esattamente quelle parole.
E...
"... una persona malvagia non potrebbe mai accusarsi per una cosa del genere." gli accarezzò i capelli: "... né potrebbe sentirsi sollevato da parole dette da una sconosciuta." chiuse gli occhi: "In fondo, tutti loro li ho incontrati solo l'altroieri. O ieri.".
Kaito si scostò. Lo vide asciugarsi gli occhi, anche se non aveva pianto. Però qualche lacrima era caduta.
- ... perché permetti che la Regina faccia tutto quello che fa? - domandò Miku: - Tu che hai sofferto per una tiranna permetti che una tiranna faccia ciò che vuole? - esitò, alla fine decise di dirlo: - Soprattutto se questa tiranna è la tua fidanzata? -
- Meiko non è la mia fidanzata. -
- ... eh? - sbattè le palpebre, stordita: - C-cosa- -
- E' mia moglie. -
- Ah. Ecco. - ritrovò la stabilità emotiva. All'incirca.
L'altro non sembrava voler aggiungere altro.
- ... come puoi tu, che provi rimorso per colpe che non hai, stare vicino ad una persona del genere e non fare niente di più che mitigare i danni? - lo incalzò.
Lui abbassò lo sguardo. Non disse nulla.
Miku inspirò: - Come può qualcuno come te essere innamorato di un mostro? -
Kaito rialzò lo sguardo.
Sorrise.
E una lacrima cadde.
Lui si affrettò ad asciugarla: - Per tanto tempo mi sono chiesto cosa sarebbe successo se non avessi danzato con quella ragazza. Se lei sarebbe stata ancora viva. Se nulla di tutto ciò che è successo sarebbe mai successo. - ripetè: - Forse lei sarebbe ancora viva. Forse Rin sarebbe ancora la Regina. Forse Meiko ed io ce ne saremmo semplicemente andati dal Paese del Giallo e avremmo continuato a vivere per contro nostro. - si asciugò un'altra lacrima: - Così tante persone sono finite in mezzo per colpa di un mio gesto, mi dicevo. Una ragazza innocente ha perso la vita. Una Regina troppo giovane ha perso la libertà. E io ho perso mia moglie. -
Il cuore sobbalzò: - ... eh? -
- Quella che si fa chiamare "Regina di Cuori" non è la mia Meiko. Non ha niente a che vedere con lei. - abbassò il braccio, aveva chiuso gli occhi.
- ... uno scambio di persona? - azzardò Miku.
Kaito riaprì gli occhi, scosse la testa: - E' lei. Ma non è lei. -
- ... cos'è successo? - "Avevo ragione. E' successo qualcosa.".
- E' una storia lunga. -
- Raccontamela. - si sedette a terra. Battè una mano al suo fianco, sull'erba: - Abbiamo tutta la notte, e anche di più. -
"Spero che Lapis e Merli stiano davvero bene..." In fondo, non era stato un colpo forte...
Sentì una risata leggera, e qualcosa di caldo nel petto. Finalmente. Qualcosa di caldo.
E Kaito si sedette vicino a lei.
- Ci sono delle cose che non sai, di Meiko. -
- Io non so niente della Regina. -
- Di Meiko. -
- Di Meiko. - si affrettò ad annuire. In qualche modo, era strano pronunciare il nome della "Regina". Di quella donna.
Un sospiro.
- Né Meiko né io siamo originari del Paese del Giallo. - esordì Kaito: - Siamo sempre stati nomadi. Fin da quando ci siamo incontrati. -
"..."
Lui la guardò.
E dovette capire: - Vuoi che ti racconti come ci siamo incontrati? -
Miku annuì: "Come hanno fatto due del genere a...?"
- ... beh, direi che raccontarti quello ti chiarirebbe tante cose. - un sorriso.
- Eh? -
- E' successo molti anni fa. - il suo sorriso si accentuò: - E tutto perché decisi di andare nel Paese del Rosso. -.






Note:
* "Non posso più muovermi / E' come se fossi in una fiaba": Cendrillon.
* "Presa.": Cantarella.
* "Non puoi rompere queste catene. Né fuggire lontano.": Pseudocitazione sempre da Cantarella.
* Il vestito di Kaito è quello di Hai wa Hai ni / Ashes to Ashes.
* "Hai inseguito il Bianconiglio e sei caduta in un buco profondo. / Guarda! / Non puoi tornare indietro!"
"L'orologio d'oro ha fermato il suo ticchettio. / Va bene così. / Berremo del the, piano piano. Per sempre.": Alice in Dreamland [ Traduzione (inglese) ]
* Hai wa Hai ni / Ashes to Ashes è anche la canzone che canta/parafrasa Kaito (da "foresta di tetri aceri") [ Traduzione ]




Ovviamente, le due graziose fatine altri non potevano essere se non Lapis e Merli. *O*
Sì, so che Merli non fa di cognome "Aoki" - ma, come (spero) si sarà intuito, ricoprono i ruoli di Tweedledee e Tweedledum, quindi serviva qualcosa che le accomunasse onomasticamente. U.U (...?)
Merli è una delle Vocaloidesse che preferisco - sia di voce che di design -, ma si trova così poco su di lei... ç___ç
Lapis, invece, mi piace di design - tranne il cerchietto con pataccone. - ma non molto di voce. ^^"
Tra l'altro, avrei voluto mettere come titolo una canzone con loro due, ma... *c'è POCHISSIMA roba.*
E, sì, Merli è canonicamente descritta come tsundere - forse intendono una tsundere più "tranquilla" di come appare qui, ma l'ho volutamente resa così per dare il più possibile il contrasto con Lapis. Spero siano venute bene. °^°

Graziose fatine a cui piace raccontare storielle pseudohorror (?). Ma lo facevano anche Tweedledee e Tweedledum, quindi...
Storielle pseudohorror che hanno come protagonisti Ring e Lui, la Leggenda del fandom Vocaloid.
Per chi non li conoscesse: furono i primissimi Vocaloid ad essere cancellati dopo essere stati annunciati. In molti, ancora oggi, sperano che il loro progetto venga in qualche modo ripreso.
Ring aveva delle demo, per Lui non era neppure stato scelto il voice provider: per questo è muto, e a parlare è soltanto lei.
Il "luogo" in cui si trovano è un "limbo" dove aspettano tutti i Vocaloid in attesa di essere rilasciati - perché, ovviamente, svariati progetti sono stati cancellati ancor prima di essere rivelati, quindi chissà quanti potenziali Vocaloid sono stati scartati... U.U" - e Ring e Lui sono lì a "tentare" poveri innocenti per farli rimanere lì, nel limbo dei Vocaloid. (?)
Il Grande Al è ovviamente Big Al; lui fu il primo Vocaloid ad essere rinviato e rinviato - per tanto tempo. -, salvo poi uscire: per questo lui si trova lì ma non accetta di seguire Ring e Lui, salvandosi così dalla possibilità di non essere mai rilasciato. (?)
Il fatto che la gente attirata da Ring e Lui rimanga bloccata in quel posto dopo aver mangiato cibo locale è un riferimento a svariate culture secondo cui mangiare cibo di un luogo "magico" costringa a rimanere lì - vedasi, ad esempio, il mito di Persefone.
(Giusto per la cronaca: non penso che Ring e Lui siano cattivi. U_U)
Come avrà notato chi ha letto Attraverso lo Specchio, la parte del racconto è solo 50% farina del mio sacco. U__U *Il restante è tutto dal testo originario, il famoso Il Tricheco e il Carpentiere.*

Pooooi.
Confesso che la parte del "- Presa. -" era prevista come conclusione di capitolo.
E invece no.
Evvabbè.

Kaito che sarebbe dovuto risultare un po' inquietante, e invece è uscito puccio. (?)
E tutto questo soltanto perché volevo fargli mettere il vestito che ha in Hai wa Hai ni, che è una cosa bella nonché il terzo suo abito che preferisco.
*Il primo è quello di Cantarella - che sia del famoso PV fanmade di Meshi o, ancor meglio, quello della Grace di Ittomaru - e il secondo quello che ha in Lovelessxxx. So che smaniavate dalla voglia di saperlo.*
Insomma, cose importanti.

Nel mentre, Miku si è ricordata di avere dei genitori. O meglio, le hanno ricordato di avere dei genitori. U__U

Infine, Kaito inizia il racconto del suo primo incontro con Meiko.
Alias, un'altra saga si prende tutto lo spazio, si cambia POV e un capitolo intero sarà occupato da un flashback. Sempre che non finisca come con la Saga del Male e non si scinda in due. Sempre che non finisca come il flashback di un'altra mia fanfiction e non si scinda in otto.
Quale sarà la misteriosissima saga?
Quale che sia la risposta, come già detto, sarà quasi praticamente solo a livello di ambientazione e abbigliamento. (!)

Ooooooooooora.
Sabato prossimo è Halloween! *A* ... ed è alquanto improbabile che io aggiorni. >___> Anche perché il prossimo capitolo non l'ho ancora iniziato.
Ecco... non sono solita spammarmi, ma è una buona occasione, è a tema e- insomma, l'anno scorso scrissi (ad Agosto.) una fanfiction a tema Halloweeniano.
S'intitola Bláthanna puimcín ed è una LenxRin di tre capitoli basata sulla strafAiga Sadistic Pumpkin e sulla leggenda di Jack O'Lantern; il rating arancione è dovuto alle tematiche delicate. *Se conoscete la canzone, sarà chiaro il perché.*
Se vi può interessare, ecco qui.
Okay, ora basta autopubblicità.
Tornando qui. U___U

Spero che questo capitolo vi sia stato di gradimento. ^^
Se ci sono critiche o consigli, dite pure. ^^
  
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