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Autore: anicos89_    25/10/2015    1 recensioni
L'amore a volte nasce per caso: da un incontro, da uno sguardo, da una parola.
E veloce il cuore quando s'innamora. È veloce scorre il tempo quando ci si vuole incontrare.
Ma a volte l'amore è strano, e riserva qualcosa di diverso da quello che vorremmo davvero accadesse.
Questo è Aki's Bike! Un racconto che avevo concluso da tempo, e che finalmente ho ripreso per pubblicarlo e revisionarlo.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 5 - USCIRE [ALLO SCOPERTO]

Keiko non riuscì ad ignorare quel bacio che Atsuko volle trasmetterle. Pensò che forse aveva frainteso quel gesto. Che forse non aveva chiaro ciò che Atsuko davvero voleva. Ma non aveva altri modi per conoscere la verità se non quella di affrontarla.  
La sera seguente, Keiko decise di aspettare, pazientemente, fuori dal locale in cui lavorava Atsuko. Non riusciva a liberarsi delle sensazioni che quella ragazza riusciva a farle provare: erano così calde da avvolgerla quando sentiva freddo; inebrianti da farle annusare il suo profumo lì dove essa non c'era; elettriche da percorrerle il corpo al suo pensiero.
Keiko si poggiò con la schiena di fronte al muro adiacente alla porta del Café. 
Aveva la mani scoperte e infreddolite; se le portava a guscio davanti alla bocca cercando di riscaldarle col respiro.
La sciarpa a quadri grigi e bianco cenere le copriva il collo. Le sue gambe tremavano e il busto era leggermente piegato in avanti dal freddo gelido. Il cielo diventava sempre più cupo e nuvoloso. Ma l'idea di vedere Atsuko, mosse nella ragazza una costanza tale che neanche una tempesta avrebbe potuto smuovere.
Quasi due quarti d’ora passarono prima che Atsuko uscisse: «Ehi! Che ci fai qui fuori? Si gela!» -Quando la vide, le andò subito incontro.
«Io... non volevo disturbarti a lavoro.» Il naso di Keiko era rosso come quello di un ubriaco. Aveva il fiato corto per il freddo: «Domani non ho lezione. Ti va di andare a cena?»Ma il suo volto infreddolito venne riscaldato da un caloroso sorriso.
Atsuko rimase rapita di fronte a quella persona che non aveva rinunciato benché il freddo tagliente. Atsuko le passò di fianco e la lasciò mezzo metro indietro; poi si voltò e le disse ammiccante: «Che fai, non vieni?» 
Keiko la guardò, le sorrise rallegrata, e le fece un cenno d’intesa.

Attraversarono quasi tutto il quartiere. Qualche negozio era ancora aperto, gli altri avevano già abbassato le serrande. Parlarono per tutto il tragitto sino al posto in cui avrebbero cenato.
«Siamo arrivate!» Keiko indicò un'insegna con su scritto in italiano umoristico: Da Giggino: le migliori Pizze ve le diamo solo noi!
Era un locale abbastanza isolato, eppure la clientela non mancava. 
Le pareti erano di un azzurro acceso. I paesaggi del Sud Italia erano ammirevolmente dipinti su lucide mattonelle bianche che occupavano tutta una parete. 
Si respirava un travolgente profumo di pizza. Il fuoco ardeva scoppiettante e riscaldava il salone. 
La farina aleggiava intorno al robusto pizzaiolo vestito di bianco, che da dietro ad un vetro spianava l’impasto cullandolo con canti di musica tradizionale.
Atsuko guardava tutto attorno come fosse entrata in un mondo che mai aveva visto. Un sorriso gioioso e un'espressione piacevolmente sorpresa illuminarono il suo viso. 
Quel locale emanava la stessa atmosfera delle accoglienti mura di una casa. I clienti sorridevano felici. Sembrava che tutti i problemi fossero stati lasciati fuori da quella piccola porta in ferro. Tutti sembravano essere un'unica famiglia.
Vennero fatte accomodare ad un tavolo rotondo in granito basalto con un’unica gamba, a forma di colonna, a sorreggerlo. 
«Ti piace?» Keiko guardava il volto della ragazza e non poteva fare a meno di sorridere insieme a lei.
«Mi piace? È incredibile!»Rispose con un sorriso a denti stretti. 
Una cameriera si accostò al tavolo con in mano un menù.
«Kei!?» Esclamò basita la ragazza.
«Sabrina!»Keiko sembrava conoscerla, anche perché quella ragazza aveva abbreviato il suo nome in modo confidenziale.
Le due iniziarono a parlare, mentre Atsuko fu messa da parte dalla loro conversazione. 
Quella Sabrina era una ragazza dalla femminilità di donna. Aveva un aspetto cinematografico: un viso tondeggiante e senza imperfezioni; occhi verde smeraldo; labbra carnose rese ancora più da baciare da un rossetto rosso tenue; un neo sotto al labbro sinistro che le dava un’aria da diva; i capelli lunghi tirati all’insù dalle sfumature del legno; un seno procace e dei fianchi provocanti. Ogni centimetro di quella ragazza emanava sensualità. Ed era solo a lavoro.
«Oh! Lei è Atsuko! Una mia amica. Questa è Sabrina, una mia… amica.»Keiko si rese conto che c’era anche Atsuko al tavolo con lei.  
«Piacere!»Atsuko chinò il capo contro voglia.
Sabrina le fece un'espressione che avrebbe fatto sbocciare un fiore e la salutò con un comune: «Ciao!» 
Messe di fianco, la ragazza aveva la bellezza di una farfalla dai colori vivaci, mentre Atsuko era più simile a un bruco.  
Keiko strinse un angolo del menù che Sabrina le stava passando, ma la ragazza continuava a tenerlo saldo dall’altra parte. Entrambe si guardavano profondamente. Atsuko fu seccata da quella scenetta: si alzò leggermente dalla sedia e strappò il menù dalle loro mani: «Appena siamo pronte ti chiamiamo noi!»Disse con un sorriso sprezzante.
La ragazza salutò Keiko e ritornò al suo lavoro.
Atsuko si sentiva infastidita senza sapere bene il perché. 
Teneva gli occhi fissi sul menù senza considerare la persona che aveva di fronte. Keiko non riusciva a spiegarsi cosa fosse successo. Cercava di attirare l’attenzione di Atsuko con lunghi sospiri, ma invano: la ragazza continuava a non darle retta. Disorientata, Keiko guardava in giro cercando di capire se ci fosse stato qualcosa che l'avesse disturbata.
«Atsuko? Ehi!»Keiko picchiettava con il dito sul menù che la ragazza aveva messo di fronte alla sua faccia. 
La ragazza abbassò un poco il menù e rispose stizzita: «È da molto che vi conoscete?»  
«Con Sabrina?»Chiese Keiko.
«Sì!»Il suo atteggiamento era ancora distaccato: portò di nuovo il menù davanti alla sua faccia come fosse un paravento.
Keiko sbuffò e sbuffò ancora. Con l’indice abbassò il menù e rivelò: «Stavamo insieme!» 
Atsuko strizzò gli occhi, ma non disse una parola. 
«Ti da fastidio… che io sia stata con una ragazza?» 
Atsuko richiuse il menù con forza. «Ordiniamo?»Disse con un sorriso forzato.
Keiko annuì, con la speranza che quel malumore fosse dato dalla fame e che sarebbe scomparso con una buona cena.
Fu un cameriere a servire le ragazze con due pizze margherita dal profumo e dall’aspetto incredibili. Mordendo un singolo spicchio di pizza si riusciva ad assaporare tutta la genuinità del pomodoro; la mozzarella a rondelle si era sciolta su quel colore rosso intenso; il basilico emanava il suo aroma inconfondibile di fresco.
Nessuna delle due ragazze parlò molto. Tra un boccone e l’altro si limitavano a fare apprezzamenti su quella bontà.
Quando finirono di mangiare, Keiko andò a pagare il conto e salutò la sua amica da lontano, giusto con un cenno della mano, mentre Atsuko aspettava vicino alla porta.
Le temperature si erano abbassate e prese a nevicare.
«Nevica!»Esclamò Keiko grattandosi la testa e guardando in alto.
«Ma  va?» Rispose beffarda Atsuko.
Keiko la prese per il bicipite: «Che succede? È da tutta la serata che mi tratti con superbia!»Non lo dimostrava, ma certi atteggiamenti nei sui confronti riuscivano a ferirla. 
«Lasciami!»Atsuko disarcionò la presa della ragazza, che rimase pietrificata da quella reazione.
Atsuko uscì dal locale e, sotto quella neve incessante, iniziò a camminare a passo veloce. 
«Ehi! Aspettami!»Keiko si alzò il colletto della giacca e la seguì.
Atsuko non rallentò. Le gambe di Keiko erano più alte delle sue, così la raggiunse subito e fermò la sua corsa. Questa volta la bloccò per il polso: «Ti ho detto di aspettare!» 
Atsuko venne costretta a voltarsi: «Ero gelosa, ok?!» Rispose ad alta voce stringendo gli occhi. La neve scioltasi sui capelli le percorreva il volto, le spalle, tutto quel corpo che fremeva. La voce titubante, ma schietta e sincera usciva da quelle labbra vibranti.
«Gelosa?»Keiko lasciò la presa quasi come se le fossero mancate le forze d’innanzi a quelle parole che come frecce scoccarono fino a conficcarsi nel suo cuore.
Atsuko teneva gli occhi chiusi e tirò fuori tutto quanto: «Non mi ero mai sentita così. Ma quando hai parlato con quella ragazza... ho avuto una morsa allo stomaco. Ho capito che il mio volerti rivedere nasconde qualcosa di più profondo! E tutto questo mi fa pau-»Keiko la interruppe stringendola contro il suo petto. Le sue mani erano intrecciate con i capelli bagnati della ragazza. 
Atsuko le strinse forte la giacca di pelle sui fianchi.
«Anche per me è lo stesso.» Parlava Keiko mentre la neve le si posava sulla bocca e sulle sue parole.
Atsuko alzò la testa e poggiò il mento sullo sterno della ragazza. Keiko tirò all’indietro i capelli bagnati che la ragazza aveva davanti agli occhi. 
I loro sguardi erano trepidanti. Lo volevano entrambe. Si volevano entrambe.
 

 



 
 

  
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