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Autore: Liz    20/02/2009    14 recensioni
Per voi lui non ha tangibilità, è un’esistenza che si fa chiamare Maverick sui forum e nelle chat, e il cui detto è “Sono troppo vecchio per queste stronzate!”.
Vi siete conosciuti per caso, non ne conoscete né l’aspetto né il nome, ma ci parlate da mesi e solo con lui riuscite a sentirvi bene. Suvvia, quella sensazione di totale abbandono, di completa appartenenza e dipendenza… com’era la vita prima di Maverick? Neanche lo ricordate.

Reila odia Evan largamente ricambiata fin dal giorno in cui sono nati; le loro vite persistono così, in questo equilibrio stabile e bilanciato, ormai da anni.
Ma che fare quando si scopre che il proprio amante virtuale, alias “uomo dei sogni”, è proprio Evan?
Ci sono diverse scelte: buttarsi dal balcone, buttare lui già dal balcone, fare finta di nulla o cambiare radicalmente.
Evan sa cosa fare, ma per Reila ognuna di queste opzioni è sbagliata. Che sia il destino a scegliere ancora una volta, quel destino che li ha voluti anche vicini di casa…!
E forse, se ci si impegna, anche nel proprio nemico si può trovare un’occasione per crescere.
>>DAL CAPITOLO 19 [ULTIMO CAPITOLO] "Il cuore di Reila andò a fuoco nel sentire come l’aveva chiamata: “amore”. La bionda alzò il viso raggiante e gli diede un leggero bacio sulla bocca, alzandosi in punta di piedi quanto più poteva per raggiungerlo."
GRAZIE A TUTTI!!
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5-  Alex  

 

N

elle storie d’amore succedono sempre cose belle.

Nelle storie d’amore per quanto un personaggio possa incontrare difficoltà, avrà sempre accanto qualcuno in grado di farlo stare meglio.

Ci sono due persone che si amano incondizionatamente fin dal primo sguardo, che insieme riescono sempre a superare le avversità. E se anche le cose non vanno sempre bene, la dolcezza pervade anche i gesti più abbietti.

Anche i “cattivi” hanno sentimenti e la loro colpa spesso è solo quella di essere impulsivi ed egoisti. Comunque, amano anche loro: anche un loro bacio è dolce e profondo come il mare.

Tutti si rendono conto pienamente dei loro sentimenti e soffrono e fanno di tutto per realizzare i loro desideri, ma c’è sempre umanità nei gesti di ognuno.

Reila era fondamentalmente una sognatrice.

Sapeva che la realtà era ben lontana delle storie narrate al cinema, nei romanzi e nelle canzoni, che quelle frasi splendide e quei gesti di passione da copione erano puramente idealistici.

Ma era convinta che gli uomini innamorati agissero, in un certo senso, tutti così: offrendo verità, corpo, anima e cervello, amore. Solamente amore.

Perché, per quanto un uomo possa essere cattivo, era convinta che l’amore potesse cambiarlo.

Per 26 anni, con due storie infelici alle spalle, era stata convinta di questo.

E ora si trovava accovacciata sul proprio letto, stretta al proprio corpo, incapace anche di piangere.

Si muoveva leggermente e senza sosta ondeggiando, nascondendo la testa tra le braccia, tremando ancora per quella sensazione di impotenza che aveva provato poche ore prima.

Era uscita con Alex, l’aveva portata a cena in un ristorante carino e molto buono: era stato piacevole, avevano riso e parlato a lungo.

Si era offerto di riportarla a casa e lei aveva accettato. Durante il viaggio l’uomo aveva guidato con una mano sola, tenendo l’altra posata sulla coscia di Reila, che non aveva il coraggio di scostarla nonostante le desse fastidio.

Quando si erano fermati sotto casa sua, Alex aveva cominciato a muovere più audacemente quella mano, cominciando a spaventare sinceramente Reila.

Si era avvicinato a lei e le aveva fatto ben intendere che la stava per baciare; Reila aveva cercato di allontanarsi ma lui era stato più forte e veloce e riuscì a vincere.

E fu il bacio più brutto che Reila avesse mai ricevuto nella sua vita: ancora prima che le loro labbra si fossero toccate, Alex aveva tirato fuori la lingua e con violenza aveva trovato quella della ragazza. Mentre lei cercava di chiudere la bocca e di allontanarlo con le mani, sentiva il sapore umido e dolciastro del bacio farle venire la nausea, i denti di Alex che le circondavano le labbra e la sua forza che era troppo superiore.

Si era sentita morire in quel bacio, ma non era la morte dolce e la rinascita che si associano solitamente a questa frase.

Era la morte del cuore, del proprio orgoglio.

Non c’era stata nessuna implicazione in quel gesto, quel bacio era stato vuoto: né amore, né affetto, né sentimenti. Solo foga, prepotenza e… il nulla.

Il vuoto totale nel cuore e negli occhi.

Alex si era allontanato sorridendo «Ora… posso dire che stiamo assieme?» aveva detto, convinto che anche Reila avesse voluto ciò.

Aveva preso il suo silenzio come un sì e le aveva aperto la portiera dell’auto , facendola scendere.

E Reila ora si trovava accovacciata sul proprio letto, stretta al proprio corpo, incapace anche di piangere. Era stato solo un bacio, ma per una romantica come lei valeva più di ogni altra cosa.

Se era stato capace di trattarla così, a cosa sarebbe potuto arrivare?

Non sarebbe mai riuscita a contrastarlo: era troppo forte, e lei era una stupida.

Strinse a sé le ginocchia e l’oppressione che sentiva al petto le fece tremare tutto il corpo: era sola, da quando Maverick se n’era andato.

Era di nuovo sola.

                 Per quanto ancora sarebbe riuscita a regger tutto questo?

Ancora una volta…

~

«Prego signore!» sorrise cordialmente Reila, mentre porgeva il pacchetto a un potenziale ottuagenario magro, bianco e tremante.

«Grazie Reila per aver accettato di aiutarmi!» disse Selene, sprofondando nella poltrona nera dietro la cassa.

«Non devi ringraziarmi, Selly! Lo sai che mi piace aiutarti in negozio!»

Selene aveva una piccola libreria in centro, di quelle con gli scaffali di legno a tutta parete pieni zeppi di libri in parte ordinati, in parte nel caos più assoluto, e con il tipico odore vinilico di carta stampata e rilegata.

A Reila piaceva un mondo aiutare l’amica quando poteva: amava stare a contatto con la gente e l’atmosfera un po’ antiquata ma cordiale che si respirava nel negozio la rilassava.

Appena si sedette di fianco alla mora per riposarsi, la porta si aprì tintinnando; la ragazza si girò sorridendo verso il nuovo cliente «Buongi-» ma non riuscì a finire perché rimase di sasso.

«Mi stai pedinando per caso?» chiese scettica.

«Ma tu che cazzo ci fai qua?!» domandò Evan, ignorando completamente la sua domanda.

«Do una mano a Selene!»

«Selene? Quella Selene?» disse Evan stupito.

Selene si alzò in piedi, anche lei sorpresa di ritrovarsi davanti al suo vecchio compagno di liceo. «Ehi.. quanto tempo…» spiccicò cordiale.

«Eh già» rispose Evan freddo, senza volerlo.

«S-sei qui per un libro?» chiede Reila, tentando di ammorbidire l’atmosfera.

Evan la guardò contrariato «E secondo te per cosa? È una libreria, no?!»

«Eh? Ah, sì. È vero!...» sussurrò lei, con dipinta sul viso un’espressione ebete.

«… comunque. Sto cercando questo libro» disse lui, porgendo un foglietto scritto a mano a Selene che annuì ricordandosi perfettamente dove fosse.

Andò a prenderlo in magazzino, lasciando i due da soli.

«A-allora, come stai?» chiese la bionda, imbarazzata.

«Mh? Bene…» rispose lui gelido, mettendo fine ad ogni tentativo di conversazione.

«Ah…» balbettò Reila, mascherando la delusione con un sorriso stupido «S-senti, quel libro è un regalo per Emy?» riprovò.

«No, è per mio nonno»

«Ah…»

Evan scosse la testa, coprendosi gli occhi con una mano «Scusa, dovrei essere più gentile…»

«Cosa? No no, non è facile, me ne rendo conto, ma non è colpa tua!» esclamò lei tutta d’un fiato.

Evan sorrise con un tono leggermente strafottente.

«Eccolo» disse Selene, tornando con in mano il libro; lo batté sulla cassa e lo porse ad Evan «Grazie mille»

Mentre lui si allontanava, la mora si rivolse scandalizzata verso Reila «E quello cos’era?!»

«Cos’era… cosa?» domandò l’altra confusa.

«Quello!!! Da quando non vi sbranate più…?! Da quando riuscita a parlare civilmente?!»

«…bè… dalla storia di Maverick ed Apple» rispose lei, distratta.

«Cacchio, sembrate quasi amici»

«DAVVERO?» esclamò Reila entusiasta «Davvero sembriamo amici?» chiese alla fine, con gli occhi luccicanti di speranza.

«S-sì…»

Reila sorrise dolcemente, portandosi entrambe le mani al viso «Che bello…»

~

Alex la cinse con un braccio attorno alla vita, fasciata dal vestito rosa, e la avvicinò «Sei bellissima stasera, Reila» le sussurrò dolcemente.

La ragazza si scostò a disagio, ricordando la paura che le aveva messo qualche sera prima.

In realtà lei non avrebbe mai voluto accettare quell’invito a uscire ma Selene, ignara di quello che era successo, aveva insistito per farla andare: l’aveva messa in ghingheri e sbattuta fuori dalla porta con un sorriso incoraggiante.

Reila non aveva avuto il cuore e il coraggio di confidarsi con lei: le sembrava stupido agitarsi e spaventarsi per un bacio costretto e non voleva farla preoccupare inutilmente.

Lei era fondamentalmente una sognatrice. Cercava sempre qualcosa di più in quello che gli altri le offrivano, ma al tempo stesso non voleva mettere loro pressione.

E cosa sarebbe stata disposta a fare pur di non rimanere sola?

         Di nuovo sola, ancora una volta, in quella stanza bianca piena di giocattoli smessi e impolverati.

Alex era un’opportunità.

La violenza di quel bacio era stata un caso. Lui le faceva complimenti e la portava sottobraccio.

Aveva una voce screziata, un po’ rude forse, ma piena di espressività; e gli occhi erano chiari, leggermente spenti. Guardavano avanti a loro con sprezzo, come se niente del mondo fosse alla loro altezza.

Anche su di lei si posavano così, qualche volta, ma per la maggior parte del tempo non la guardavano neanche.

«Dove mi stai portando?» chiese a un certo punto lei, trattenendo i tremori.

«In un locale molto carino! Vedrai…»

Sì, ce l’avrebbe fatta ad apprezzarlo.

Doveva farlo, o sarebbe ritornato tutto come 13 anni prima. Se lo sentiva nelle ossa.

~

Alex e Reila si sedettero al bancone e lui ordinò un Blue Ice per entrambi.

«Ah, Reila. Volevo dirti che tra un’ora devo già andare» buttò lì lui, freddo, disorientando la ragazza.

«Cosa? Ma…»

«Domani mattina alle 4 devo partire per un viaggio di lavoro, non posso stare qui a lungo» ribadì guardandola con ovvietà.

«Ah… ok…» balbettò Reila, sentendosi leggermente delusa.

«Ecco i vostri cocktail…» intervenne il barman, dalla voce che Reila riconobbe subito: si girò di scatto e si trovò davanti ancora una volta Evan.

Lei scoppiò a ridere mentre lui si appoggiava al bancone sconcertato «Dovremmo smettere di incontrarci in questo modo…»

«Già! Non è che mi stai seguendo?» rispose la bionda, senza smettere di ridere.

«Eh? Semmai sei tu quella che pedina!»

Alex tossì, innervosito «Reila, non è che ci presenteresti?» le chiese con una vena di ostilità nella voce.

«Ah! Sì, scusate… Evan, lui è Alex il mio…mmm… ragazzo…?»

«…fidanzato» precisò lui, tendendo la mano.

«S-sì… Alex lui è Evan, un mio… ehm…»

«…amico» la aiutò Evan, rispondendo alla stretta di mano.

Si guardarono in cagnesco per un po’, senza sapere bene il perché, mentre Reila non sapeva che dire: era una situazione parecchio imbarazzante.

«Non devi tornare a servire, Evan?» disse Alex astioso, all’improvviso.

Evan si pulì le mani nel grembiule ed annuì, salutando con un cenno Reila che gli sorrise disperata.

«Come fai a conoscerlo?» le domandò Alex gelido, sorseggiando il cocktail.

«E-ecco, eravamo compagni di scuola… e ci siamo trovati vicini di casa» forse era meglio estromettere il particolare che per un certo periodo sono anche stati amanti inconsapevoli.

Alex annuì e finì di bere in silenzio, mentre Reila dondolava le gambe avanti e indietro senza sapere cosa fare.

«Vado. Ti telefono io» disse lui, alzandosi.

Reila annuì, mentre lui si chinava per baciarla; ma, proprio mentre le sue labbra si premettere su di lei, la bionda si spostò, facendogli baciare la fronte.

Alex esitò un attimo e si allontanò senza dire altro, mentre Reila frenava le lacrime.

«Stai bene?»

Reila si voltò verso Evan, che da dietro il bancone la scrutava serio mentre puliva un bicchiere.

Lei annuì triste e cambiò discorso «E così è questo il tuo locale? Me lo immaginavo proprio così! Ma tu non avevi il turno di giorno…?»

«Sì, ma il sabato sera rimango sempre fino a una certa ora. Tra dieci minuti ho finito, però»

«Ah… e dopo torni a casa?»

«Sì. Vieni con me?»

«S-sì…»

«Va bene. Aspettami qui, torno subito»

Reila annuì, finalmente tranquilla.

Evan si stava visibilmente impegnando per esserle amico e ne era davvero contenta.

Sarebbe tutto più facile se Evan…

~

Camminarono fino a casa in silenzio, con poche parole e sorrisi d’imbarazzo.

«Senti, a casa mia ci sono ancora alcune tue cose» disse Evan quando giunsero sotto i loro appartamenti «Vieni a prenderle ora o passi un altro giorno?»

«Ah… va bene. Le prendo ora» rispose Reila tesa come una corda di violino.

 

«Ecco questa è l’ultima cosa» disse Evan, porgendo a Reila un paio di orecchini rotondi decorati con dei piccoli brillantini.

«G-grazie» balbettò la bionda.

Era tutta colpa di quello stupido pensiero se ora non riusciva a essere naturale con lui.

              Se solo Evan fosse…

Non voleva neanche ricordarlo. Scosse la testa per scacciare quella idea idiota e si avviò verso la porta, quando il cellulare di Evan, appoggiato sul tavolino vicino all’entrata cominciò a vibrare.

Reila lo osservò per un attimo, leggermente sorpresa, mentre sullo schermo lampeggiante si ripeteva la parola “papà”.

Deglutì rumorosamente, ben sapendo a cosa stava per andare incontro.

«Evan» cominciò titubante.

«Sì?» chiese il moro, stupito che la ragazza fosse ancora lì.

«Tuo padre… se n’è andato quando avevi cinque anni giusto?»

SBAM!

Evan batté con violenza la mano sul tavolino di fianco a Reila e prese il cellulare, interrompendo la chiamata.

La guardò con astio, mentre lei cercava le parole giuste per rispondere a una reazione così inaspettata e dura.

«…Perché…? Perché ti stava chiamando? Da quando…» chiese Reila, Conoscendo bene la situazione di Evan.

«Non sono affari tuoi! Non ti interessa!!» le urlò lui irato, facendola indietreggiare «Vattene»

«No!» ribatté lei senza la minima paura, avvicinandosi al ragazzo «Sono testarda e lo sai. Non me ne vado finchè non mi dice che succede»

Evan la osservò pensieroso per qualche istante.

Voleva davvero mostrare a Reila quella sua ferita, che ancora non era guarita?

Lei era pur sempre Reila… chinò la testa e sospirò «Bè...? Sì è mio padre. Vuole riallacciare i rapporti col suo povero e misero figlio. Contenta ora?» disse freddo.

Reila si portò una mano alla bocca, sconvolta «Evan, ma tu…»

Il moro digrignò i denti e sbatté di nuovo la mano, serrata in un pugno «Non ho la minima intenzione di stare a sentire né te né lui. Per cui…»

Si interruppe, notando l’espressione triste dipinta sul volto della bionda: sentì il cuore accartocciarsi su se stesso e represse la voglia stupida che gli era venuta di abbracciarla e…

Reila annuì, capendo che Evan voleva stare solo «Buonanotte, Evan».

Chiuse di corsa la porta e scese con fretta le scale, fino a giungere in strada.

Osservò il cielo invernale stellato e respirò profondamente, mentre una decisione le si delineava prepotente nella mente.

L’avrebbe aiutato.

L’avrebbe salvato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note totalmente inutili

Alex è un bastardo, sisi. Reila non riusciva proprio a reagire contro di lui… e ora ha una paura folle di lui.

Grazie a tutti quelli che leggeranno e non rideranno.

Ah, a chi indovina per primo la canzone da cui sono tratte delle frasi nelle prime righe, dedicherò il prossimo capitolo XD (mamma mia, che regalone).

 

Per il resto non c’è granché da dire. Sono attualmente in fissa con gli Skid Row (Aaaaah… Sebastian Bach, fammi tua ç____________ç). A dire il vero, ero in fissa con loro qualche anno fa, ora li ho riscoperti <3

Non so quanto vi possa fregare ma li ascolto 20 ore su 24 (4 di sonno concedetemele).

Per chi non li conosce (male, perché sono bravini eh è_é E poi Bach vale la pena! Guardate il live di I remember you +__+ io me lo sono sognato di notte! E sì, era un sogno sconcio XD) sentitevi I remember you (e I remember you two) e Monkey Business. Non potete vivere senza aver ascoltato quest’ultima canzone.

Cioè, mi gasa troppo!! Monkey business yeaaaaah!!!!

 

E poi, grazie alle 50 anime pie che hanno preferito e ai 13 che hanno recensito *///* sono così felice!! Sono felice che Alex sia cominciato già a non piacere, vuol dire che sono riuscita dove volevo. E poi… la questione Emy.

Non è che ad Evan non piaccia, però… dai, in fondo anche Evan è un ragazzo e il cervello non sempre ce l’ha nella testa (ma in qualche altra parte XD). Come ci ha fatto notare la mia Black Lolita, è comunque serio da quel punto di vista: odiando le ragazze oche/facili finisce sempre in storie serie.

Sta con Emy, ma quando aveva conosciuto Apple aveva in mente che se la cosa fosse andata in porto, l’avrebbe lasciata. Come ben sapete non è andata esattamente così XD Quindi sta ancora con lei. Non gli piace rimanere a bocca asciutta, direi.

Però non è che ogni buco sia galleria.

Vabbè.

Emy è una poverina. Più avanti darà non pochi problemi ai nostri amici… eh già. ç_ç piango per lei.

Comunque, continuate a farvi sentire così numerosi ed entusiasti *__* è molto appagante e stimolante XD Pensate che addirittura il giorno dopo il precedente capitolo, stavo già scrivendo le prime righe *__*

…oddio, mi tornano in mente momenti poco piacevoli.

Comunque, il succo è: commentate!!!

 

“Ehi Alex… ma quella è Reila?” “Sì.” “Da quando ti tratta così? Era veramente preoccupata” “è… complicato”.

Alla prossima!!

   
 
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