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Autore: tini fray    25/10/2015    2 recensioni
TRATTO DAL 18esimo CAPITOLO
"Alec sorrise in modo beffardo e lo stregone non riuscì a ribattere quando si avvicinò lentamente fronteggiandolo.
Il cervello di Magnus aveva staccato la spina ed era andato alle Hawaii con un volo diretto da Idris.
Alec non sembrava... Alec."
Ambientato alla fine di COLS.
E se nuove persone entrassero a fare parte della vita del cacciatore moro e Magnus, geloso più che mai, non fosse più così sicuro della sua decisione?
Malec/Clace/Sizzy
SPOILER DI TMI E DI TID
*FANFICTION IN REVISIONE DAL PRIMO CAPITOLO*
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Jonathan, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Alec si fermó di fronte alla porta della camera di Sebastian e bussó.
Sentì dei passi sempre più vicini fino a quando la porta non si aprì e vide il volto di Jonathan fare capolino e un sorriso illuminare il suo volto alla vista di Alec.
"Hey" disse Jonathan, uscendo dalla stanza e appoggiandosi allo stipite della porta. "Come mai qui?".
"Ho saputo che tu e mio fratello avete avuto una conversazione molto calma e interessante, suppongo che sia stato un pacifico scambio di idee." Disse Alec con tono allusivo, alzando un sopracciglio con aria beffarda.
Jonathan rise di cuore.
"Oh si, poi abbiamo bevuto il tè giocando con le nostre bambole di pezza" disse il biondo suscitando la risata del moro.
Poi piano piano tornarono seri.
"Perché avete discusso?" Chiese Alec, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi alla colonna dietro di lui.
"Beh, è molto delicato come argomento." Disse Jonathan, il volto di Alec si tese.
"Lui era stizzito perché tu non ti eri presentato questa mattina per gli allenamenti e, sapendo che avevi, senza offesa per Jace, molto di meglio da fare, si è sentito tradito. Da lì abbiamo aperto l'argomento 'miglior parabatai dell'anno' e ho messo il tuo fratellino di fronte all'amara verità, ossia che non si è guadagnato il tuo rispetto".
Jonathan vide Alec tendersi ad ogni parola che pronunciava.
"E lui come ha risposto?" Disse Alec, rendendosi conto di essere finalmente giunto alla resa dei conti con il suo Parabatai.
"Come ovviamente potrai immaginare era furioso, punto nell'orgoglio e in una delle sue poche certezze, ossia tu." Alec arrossì leggermente a quelle parole. "Ha compreso che quella era la verità poiché non si sarebbe mai infuriato in quel modo se avesse capito che lo stavo solamente prendendo in giro per divertimento. Ha compreso che io ero serio e probabilmente se n'è reso conto facendosi probabilmente un esame mentale".
Jonathan vide Alec fissare un punto alla sua destra riflettendo, il biondo cercò di rincuorarlo.
"Probabilmente adesso sarà divorato dai sensi di colpa" disse Jonathan, Alec scosse la testa e dalle sue labbra uscì una risata priva di alcun divertimento.
"Jace non è capace di provare i sensi di colpa, o almeno, lo è con chi vuole." disse Alec, con una leggera sfumatura acida nella voce.
Jonathan lesse dietro quella sfumatura dolore, frustrazione e si chiese se ci fosse anche una traccia di gelosia.
"Tutti abbiamo dei sensi di colpa, Jace non è da meno, ma il suo orgoglio lo nasconde." disse Jonathan, e vedendo il viso di Alec rilassarsi in un sorriso forse tirato speró di essere riuscito a consolarlo.
"Non credo, ma spero sia così." disse Alec staccandosi dal pilastro. "Andrò a parlare con lui". 
Disse allontanandosi non prima di aver pronunciato un "Grazie" rivolto a Jonathan che gli sorrise rientrando in camera.














Alec riuscì a trovare Jace dopo aver girato per tutti i corridoi del palazzo, dopo essere entrato in tutte le stanze e in tutti i saloni.
Lo trovó seduto sotto un albero in giardino, al riparo dal sole cocente.
Si avvicinó piano a lui, per dargli il tempo di accorgersi della sua presenza.
Ma a quanto pare Jace era troppo preso dai suoi pensieri.
"Mi hanno riferito che stamattina a colazione è stato messo in scena uno spettacolino davvero interessante, avrei voluto esserci" disse Alec, notando Jace sobbalzare accorgendosi di lui, per poi irrigidirsi.
Notando che Jace non rispondeva alla sua battuta con il suo solito sarcasmo ma con il silenzio, decise di cambiare tattica.
Si sedette accanto a lui, giocando con un fiore che aveva staccato da un cespuglio lì vicino.
"Me ne vuoi parlare?" Disse Alec, cercando di fare uscire il parabatai dal muro che si era costruito attorno.
Jace continuó a fissare l'erba sotto di lui, ignorandolo.
Alec vide le sue labbra tendersi in una linea ostinata.
"Su, non fate l'altezzosa, principessina" disse Alec con ironia infilando il fiore che aveva nelle mani nei capelli dorati del parabatai.
Jace finalmente si giró a guardarlo con gli occhi sbarrati, notando il fiore che gli aveva messo nei capelli e poi scoppiarono a ridere entrambi, mentre Jace ripeteva una serie di parole che assomigliavano a 'ma non eri tu la principessina?'.
Dopo un po' smisero di ridere e Alec tornò serio.
"Non è stato niente, Sebastian mi ha contraddetto e sai quanto sono irascibile." disse Jace, cercando di mettere l'argomento da parte, in qualche modo, ma Alec non demordeva.
"Che cosa ti ha detto?" Chiese Alec, facendo finta di essere all'oscuro da tutto.
Sembrava che Jace stesse ragionando per cercare un appiglio, una scusa, per chiudere l'argomento, alla fine Alec lo vide scuotere la testa e sospirare.
"Ha messo in dubbio il valore che do al nostro legame Parabatai, e soprattutto a te." disse Jace con voce quasi inespressiva, se non per alcune parole dette in modo tremante.
"Jace..." Iniziò a dire Alec, cercando di mettere fine a quella serie di problemi che andava avanti da quando erano diventati parabatai.
"No, Alec, fammi parlare" disse Jace, schiarendosi la gola.
"Non mi sono mai legato a nessuno come ho fatto con te, e questo ancora prima che diventassimo Parabatai. Riuscivi a capirmi con uno sguardo e a consolarmi con molto meno, non mi hai mai fatto pesare l'assenza dei miei genitori, ne tantomeno che io fossi adottato e che non facessi realmente parte della vostra famiglia...."
"Tu hai sempre fatto parte della nostra famiglia, Jace, è stato così per tutti. 
Per Isabelle, per Max, per mia madre, per mio padre.
Ti adoravano, lo sai" lo interruppe Alec, Jace accennó un sorriso amaro.
"E per questo tu sei stato messo da parte." Confermó Jace, mentre Alec sentiva di stare per aprire un argomento molto doloroso. "So che pensi che Robert abbia sempre e solo venerato me come figlio prediletto, ma non è vero. Tu sei il suo primogenito,  Alec".
"E se non lo fossi stato e se fossi stato adottato cosa avrebbe fatto? Mi avrebbe rispedito indietro sicuramente. Non mi ha mai apprezzato, Jace. E a me sinceramente non ha mai dato fastidio che mio padre prediligesse te a me, o Isabelle a me, o Max a me, non me n'è mai importato. L'unica cosa di cui mi importava era il suo consenso, il suo appoggio, la consapevolezza che dopotutto, anche se sono quello che sono, non valgo meno di te, o di Isabelle.
Speravo solo in questo, ma me l'ha negato, e non incolpo assolutamente te per questo, Jace." Disse Alec, liberandosi finalmente da tutti quei pensieri che aveva tenuto nascosti dentro di sè per così tanto tempo.
Jace lo guardò stupefatto, rendendosi conto di quanto realmente gli fosse stato lontano e non fosse riuscito a capire tutto quello che stava passando.
"Mi dispiace per tutto quello che non ho saputo fare, per non esserti stato vicino quando ne avevi bisogno, come tu hai fatto con me. Per non averti protetto e difeso quando avevi bisogno. Per non aver capito quanto tu soffrissi vedendomi lontano da te, e stamattina credo di aver provato solamente un'infinitesimale parte del dolore che tu hai provato per tutto questo tempo. E non sono riuscito a sopportare il peso di questo dolore così piccolo se paragonato al tuo, e sono scoppiato. Soprattutto quando Sebastian mi ha sbattuto in faccia la realtà. Ho capito che razza di persona sono stato e mi rendo conto che, adesso, se tu me lo permetti, devo rimediare." disse Jace, voltandosi verso Alec ,che lo guardava incerto.
"Prima devo sapere, Jace, se quello che vuoi fare lo farai per noi, per me, oppure per te stesso." Disse Alec seccamente e con un inespressività che spaventò Jace, sentendosi messo sotto esame da quegli occhi così belli che per tanti anni gli avevano ispirato fiducia, lealtà, amicizia.
Jace deglutì sentendo la gola secca.
"Dove andrai tu andró anch'io. Dove morirai tu, moriró anch'io, e vi sarò sepolto. L'Angelo faccia a me questo e anche di peggio..." Disse Jace, declamando a memoria il giuramento Parabatai con gli occhi lucidi. "Non erano parole vuote per me." 
"..Se altra cosa che la morte mi separerà da te." Completó Alec guardandolo e sorridendogli.
Jace gli sorrise incoraggiante stringendo in una morsa ferrea la sua spalla sinistra.
"Non importa quello che gli altri potranno mai pensare" disse Jace, sotto lo sguardo confuso di Alec. "Tu sei e rimarrai sempre Alec."
Alec si irrigidì per un attimo capendo a cosa si riferisse Jace, il parabatai se ne accorse e aumentó la presa sulla spalla.
"Troveremo una soluzione, te lo prometto" disse Jace con sguardo incoraggiante.
Alec stava per ribattere, ma decise di non preoccuparsi per un attimo di tutto quel peso che aveva sulle spalle.
Gli sorrise e si alzó.
"Andiamo? Fa caldo qui fuori." disse Alec porgendo la mano al parabatai, che la afferró tirandosi su.
"Già, il sole è troppo forte" confermó Jace.
"Già..." Disse Alec, con aria trasognata che fece preoccupare un po' il parabatai. "Il sole...".
Jace lo guardó attendendo chiarimenti che, a quanto pareva, il parabatai non sembrava volergli dare.
Vide Alec spalancare gli occhi e correre verso il portone d'entrata, dimenticandosi completamente del parabatai.
"Hey! Alec!" Urló Jace sbracciandosi "che succede?!".
"Ho lasciato una cosa in sospeso." rispose solamente Alec sotto lo sguardo allibito del parabatai.
Jace, esasperato dalla situazione, si limitó a seguirlo senza fiatare.

























Jace si era chiesto più volte se lo sdoppiamento delle anime di Alec non lo stesse facendo impazzire.
In pratica Alec poteva essere classificato come bipolare e, fortunatamente, il secondo lato di Alec, quello di Gideon Blackraven, il principino calcolatore e malvagio dal quale in effetti era un po' intimorito (e ammettiamolo, anche terrorizzato), veniva fuori raramente.
Specialmente in quel periodo. Alec riusciva a controllarlo bene, Jace si era chiesto molte volte come facesse.
Jace lo ammirava molto, Alec riusciva a mantenere in nervi saldi in qualsiasi situazione.
Se fosse stato qualcun'altro al posto suo sarebbe sicuramente impazzito, o entrato in depressione.
Ma quando furono arrivati nel corridoio del palazzo e Alec aveva iniziato a fissare il muro di fronte a sè, le certezze di Jace sulla stabilità mentale di Alec vacillarono.
"Alec..?" Chiese Jace dopo un bel po', dato che il parabatai non sembrava volergli rispondere. "Perché stai fissando un muro?".
Alec si giró lentamente verso Jace e lo guardò come se il parabatai avesse bestemmiato.
"Non sto fissando il muro, sto fissando la porta." Disse Alec seccato, mentre Jace alzava un sopracciglio.
"La... Porta?" Disse Jace, chiedendosi chi fra i due fosse impazzito, Alec che vedeva una porta nel muro di fronte a lui o Jace che non la vedeva.
"Alec, non c'è nessuna porta!".
Il moro sospiró esasperato, cercando probabilmente di non prendere a pugni il parabatai.
Jace vide Alec sporgersi verso il muro e poggiare una mano su di esso.
Ció che ne seguì eliminó i dubbi che Jace aveva fino a poco fa sulla stabilità mentale del parabatai. 
Vide il muro, dal punto in cui Alec aveva poggiato la mano, mutarsi gradualmente in legno scuro, fino a fermarsi dopo aver creato una porta dove fino a poco prima non c'era altro che polvere.
Quando Alec tolse la mano dal legno Jace vide un'incisione sulla porta.
"In memoria di Gideon Blackraven." di lato alla scritta si potevano notare delle incisioni rovinate, ma che assomigliavano a chiavi di violino e note sparse a caso di lato al nome.
Sul viso di Jace si dipinse un'espressione stupita.
"Questa dev'essere stata incisa dopo la sua morte." disse Alec ammirando la porta e tracciando i disegni con la punta delle dita. "Il legno della porta è piu vecchio di quello dell'incisione."
Jace sfiorò la porta con le dita e confermó quello che aveva detto il Parabatai.
Alec abbassò il braccio, tenendolo lungo il fianco.
Guardó il morto di lato a lui e lo vide esitare, incerto su qualcosa.
Aspettò di vedere una sua reazione, fino a quando Alec non allungò la mano sulla maniglia della porta, ma tenendosi comunque lontano dal toccarla, come se scottasse.
Jace si avvicinó ad Alec e gli poggió la mano sulla spalla e gli mandó uno sguardo incoraggiante per infondergli forza.
Alec fece un sorriso tirato a Jace come per ringraziarlo.
Si voltó verso la porta fissandola, cercando di raccimolare il poco coraggio che aveva.
Non sapeva cosa avrebbe trovato al di là di quella porta.
Ma era sicuro che lo avrebbe capito dopo esserci entrato.
Dopo tutto quel tempo, era riuscito a intuire che l'anima di Gideon dentro di lui si manifestava con le emozioni, e i ricordi ritornavano dopo aver rivissuto le emozioni che si erano provate in quel momento.
Per questo Alec aveva "riconosciuto" lentamente Vladimir, prima avrebbe dovuto avvicinarsi a lui e conoscerlo per poter riprovare le stesse emozioni che aveva provato una volta Gideon.
Ma ancora non riusciva a ricordare completamente Vladimir, probabilmente perché Alec si era legato a Tepes in un modo molto diverso da come aveva fatto Gideon.
Probabilmente si erano amati molto. 
Questo pensiero rese Alec leggermente malinconico, facendogli pensare a Magnus.
In un momento di folle lucidità abbassò la maniglia della porta che portava alla stanza misteriosa, troppe emozioni che lo sopraffacevano.
Sentì Jace trattenere il fiato.
Alec spinse leggermente la porta in avanti, scoprendo a tratti quella stanza buia.
Dopo aver spalancato completamente la porta si giró verso Jace lanciandogli uno sguardo dubbioso: all'interno della stanza non si vedeva ad un palmo dal proprio naso.
"Non si vede niente" rese esplicito Jace, Alec lo guardó con sguardo eloquente.
"Evidentemente non ci sono finestre" disse Alec avanzando nella stanza a tentoni.
"Cosa ti aspetti da una stanza che compare dal nulla sul muro del corridoio?" Disse Jace, cercando nella tasca del giubbotto la strega luce.
"Non credo che fosse stata nascosta, credo che Vladimir l'abbia resa segreta dopo la morte di Gideon." Disse Alec avanzando a passi piccoli nella stanza.
All'improvviso le sue mani toccarono una superficie piatta e sorprendentemente liscia e lucida.
La sfioró con le mani passandole sulla superficie a portata di mano.
Non poteva essere un tavolo, era troppo ben levigato per essere un mobile sul quale si poggiano oggetti che lo potrebbero rovinare.
Sembrava più un...
Stava giusto per dire qualcosa quando Jace esclamó un sentito "Trovata." e la luce illuminó parzialmente la stanza.
Alec guardó l'oggetto sotto le sue dita e un esclamazione sorpresa uscì dalla sua bocca senza che riuscisse a fermarla.
"Un piano??" Fece Jace sia stupito che meravigliato.
Un enorme piano bianco a coda.
Alec ancora non riusciva a sollevare le mani dalla superficie lucida del pianoforte, non c'era un briciolo di polvere sullo strumento, eppure quella stanza doveva essere rimasta nascosta tanto a lungo.. Decenni, secoli.
Jace fece la stessa osservazione, la stanza era completamente pulita come se ogni giorno passasse un'inserviente a sistemarla.
"Neanche un briciolo di polvere..." Sussurró meravigliato Jace.
"Un incantesimo di mantenimento." Disse Alec, mentre guardava intorno a lui meravigliato. "Viene usato per evitare che gli oggetti si rovinino. Vladimir deve averlo fatto per permettere al pianoforte e agli altri oggetti della stanza di mantenersi per bene."
Una valanga di emozioni e sensazioni così forti da squarciargli il petto lo investirono e fremette.
Jace se ne accorse e si avvicinó a lui.
"Hey.." Incominció Jace, facendo per appoggiare una mano sulla spalla del parabatai.
"Doveva essere una stanza molto importante per Gideon." Sussurró Alec, poi chiuse gli occhi, sentendo un'energia potente attraversargli il corpo."Riesco a sentirlo."
Alec si scostó dalla mano di Jace, seguendo quello che l'istinto gli diceva di fare.
Jace lo guardò interrogativamente, ma aspettó che si calmasse.
Alec prese qualche respiro profondo, tentando di rilassarsi.
Camminò rasente al pianoforte, non staccando mai le mani da esso.
Jace lo osservó tutto il tempo, chiedendosi cosa stesse facendo, fino a quando non lo vide sedersi sullo sgabello del pianoforte e posare con un movimento innaturalmente fluido per lui le dita sui tasti, sfiorandoli delicatamente come se stesse accarezzando la guancia di un bambino.
"Alec, tutto bene?" Chiese Jace non riuscendo più a trattenersi dal non capire perché Alec fosse così preso.
Era un pianoforte. Era solo un pianoforte.
"Credo di aver appena trovato il bene più prezioso di Gideon Blackraven." Annunció Alec sorridendo, come se avesse scoperto come poter ottenere la felicità eterna.
"Dopo sè stesso, ovviamente." Disse Jace ridacchiando e appoggiandosi al pianoforte leggermente, come se avesse paura che se l'avesse sfiorato sarebbe andato a pezzi.
Jace sentì Alec sospirare profondamente.
"Io.. non mi sono ancora abituato a questa situazione." Disse Alec, Jace lo guardó non capendo a cosa si riferisse. 
"È veramente insostenibile provare emozioni indescrivibili per persone e momenti che per te non valgono nulla. È orribile.. È come.."
'Essere una marionetta nelle mani di qualcun'altro' pensó Alec, ricordando in quel momento le parole di Jonathan, che era l'unica persona che poteva comprendere il suo stato d'animo.
Jace si avvicinó ad Alec e si sedette sullo sgabello di lato a lui.
"Alec io sono qui, lo affronteremo insieme, qualunque cosa succeda." Disse Jace puntando lo sguardo in quello del suo Ex (in un certo senso) Parabatai per riuscire a trasmettergli tutta la speranza e la sicurezza che sembrava non avere in quel momento.
Alec gli sorrise di rimando, confortato.
"Qualunque cosa succeda" ripetè Alec stringendo la mano di Jace.








Angolo delle condannate a morte:
.......
SCUSATE. 
Solo questo, scusate.
Ma davvero ci siamo bloccate come non ci era mai successo.
Questa parte della storia è la più complicata, e non riuscire a trovare tutti gli appunti che avevamo preso per il continuo della storia ci rende ancora più difficile riuscire a continuarla.
Cercheremo in qualche modo di rimanere comunque fedeli alla linea di partenza e di ricordi che avevamo inserito all'inizio della storia ma ci appare molto, molto difficile.
Perciò, scusateci se troverete qualche incongruenza😁❤️
Speriamo che la storia andando avanti non risulti più schifosa o addirittura vomitevole.
Speriamo di riuscire ad aggiornare presto❤️
-Tini e Kiakkiera.
  
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