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Autore: notevenhere    25/10/2015    2 recensioni
Harry è stato abbandonato sull’uscio di una porta, Sirius è stato spedito ad Azkaban e Remus ha perso le uniche persone che abbia mai amato. Quando il vero traditore viene catturato tre anni dopo, Sirius si prepara a rimettere a posto le cose per le due persone che ama di più. SB/RL
Genere: Angst, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Grimmauld Place, 24 Dicembre 1985

Sirius osservò con un sorriso mentre il suo figlioccio sollevava un’altra decorazione dal suo nido di pergamena delicata. Harry esaminò la sfera di vetro soffiato che teneva nel palmo, i suoi occhi tracciarono i motivi dorati che vorticavano sulla sua superficie.

"Adorabile, vero?"

La faccia di Harry si sciolse in un sorriso mentre annuiva. Gliela porse silenziosamente, così come aveva fatto con le altre decorazioni.

"Sicuro di non volerla appendere tu?" gli domandò Sirius. Harry scosse il capo. "Non la romperai." Ma Harry continuò a tendergliela, quindi la prese e la appese su uno dei rami più bassi. L’oro brillò mentre i motivi continuavano ad avvolgersi attorno al vetro.

"Tua mamma mi ha insegnato quell’incantesimo" disse Sirius. Harry guardò in su verso di lui. "Era molto intelligente."

Il sorriso si allargò un po’ ed Harry tornò a guardare la decorazione. "È bella" dichiarò silenziosamente, studiandola per un po’, prima di infilare di nuovo la mano nella scatola.

"Wow." fiatò Harry, la sua attenzione ferma su qualsiasi decorazione avesse estratto.

"Cosa hai trovato?" domandò Sirius mentre si sporgeva.

"È un leone!" Harry resse la decorazione dorata per il suo cappio in modo che fosse sottoposta all’ispezione di Sirius. Sirus tirò a sé un respiro sorpreso e subito dolore e gioia lottarono per farsi spazio. Nessuna di loro vinse e Sirius dovette deglutire mentre allungava un dito per accarezzare la liscia criniera.

"Sì, lo è," disse dolcemente; non sapeva che Albus lo avesse incluso nella scatola di decorazioni che gli aveva spedito.

Harry alzò gli occhi. Sirius si schiarì la gola, il dolore si affollava di nuovo lì. Fece scorrere il dorso delle dita lungo la guancia di Harry ed immaginò di poter sentire sia James che Lily in quel piccolo bambino. "Tuo padre lo fece per tua madre.” spiegò.

I verdi occhi di Harry si accesero mentre voltava rapidamente lo sguardo sul leone. "Davvero?"

"Sì," rispose Sirius, "Lavorò settimane per farlo." sorrise mentre ricordava l’enorme sorriso di Lily quando gliel’aveva consegnato. "Lo amava.”

Harry stava mantenendo la decorazione con entrambe le mani ora, tirandolo vicino al petto. Guardò rapidamente verso la punta dell’albero e poi si morse il labbro mentre tornava a guardare il leone.

"Alla tua mamma è sempre piaciuto metterlo sulla punta."

Harry diede una sbirciata verso Sirius, il labbro inferiore tra i denti.

"Non sono sicuro di essere in grado di arrivare fin lassù," aggiunse. "Ma..." guardò in su verso l’albero, fingendo di pensarci. "Scommetto che… se ti sollevassi..."

"Potrei arrivarci?" disse Harry d’impulso, così veloce nella sua eccitazione che Sirius quasi non lo capì. Annuì, però, trattenendo la risata per il momento.

"Vuoi provarci?"

Harry annuì e Sirius lo prese in braccio. Harry cullò la decorazione mentre Sirius lo issava. "Ora?" domandò incerto.

"Riesci a raggiungere il ramo lì su?"

Harry si concentrò, i suoi occhi brillavano mentre allungava la mano, il filo schiacciato tra il pollice e l’indice. "Ci riesco!" lanciò un gridolino.

Sirius fece un gran sorriso. "Pensavo ne saresti stato in grado!"

Harry sorrise raggiante mentre il leone oscillò dal suo alto trespolo. E poi i suoi occhi si spalancarono quando il leone aprì la bocca dorata ed emise un piccolo ruggito. "Ha… ha ruggito!"

Sirius ridacchiò mentre Harry si aggrappava con le braccia al suo collo e posava la testa contro la sua spalla per fissare il leone; Sirius gli baciò la guancia. "Tuo padre lo aveva incantato per farlo una volta appeso."

Il leone ruggì ancora e Harry rise, un suono che riscaldò il cuore di Sirius mentre ringraziava silenziosamente Albus per quel regalo.

~*~

"Non voglio andare a casa," mormorò Harry assonnato quando Sirius lo spostò contro la sua spalla. "... non… stanco..."

"Leggeremo un po’ dei tuoi nuovi libri prima di andare a letto," lo rassicurò con un sorriso. Harry mormorò qualcosa che sembrava un consenso.

"Di’ buonanotte, Ronnie," Molly esortò il proprio assonnato bambino mentre lo guidava verso le scale.

"’Notte, Harry," borbottò Ron, stropicciandosi gli occhi. "Buon Natale..."

"Buon Natale," echeggiò Harry attraverso uno sbadiglio.

"Grazie per la meravigliosa serata," disse Sirius sommessamente a Molly, che era riuscita a portare Ron su per gli scalini.

"Oh, siamo stati davvero felici di avere te ed Harry qui, Sirius" rispose, dando alla sua mano una lieve stretta. "Siete sempre i benvenuti."

"Grazie, Molly," disse.

Molly sorrise prima di scomparire su per le scale.

"Andiamo amico" mormorò mentre entravano nel camino; emersero nella loro cucina poco dopo e Harry sospirò assonnato. Non servirono sforzi eccessivi per sfilare le scarpe del suo figlioccio una volta messo a letto. Gli rimboccò le coperte, mentre Harry si accucciò su un lato con un sorriso —sembrava stesse già sognando.

Quando Sirius si piegò a dare un bacio sul sopracciglio di Harry, le sue dita spostarono via la frangia dagli occhi e, poi, passò un po’ di minuti in silenzio a godersi il suo quieto bambino.

Sentendosi piuttosto solo—più di quanto si sentisse solitamente, ci volle un po’ prima che Sirius lasciasse Harry al suo riposo, fermandosi poi nella propria camera per togliersi la cravatta prima di scendere le scale a passo felpato ed andare nel salotto.

Le foto sulla mensola del camino sembravano prenderlo in giro quella sera.

Il dolore che gli aveva fatto compagnia tutto il giorno stava cominciando a creare un enorme vuoto nel suo stomaco—avrebbero dovuto esserci loro lì, non lui.

Prese una foto dalla mensola. James e Lily gli sorrisero, il piccolo Harry stava ridendo tra le braccia di James mentre lui lo faceva rimbalzare leggermente.

Sirius aveva passato gli ultimi quattro anni sentendo la mancanza di Lily e James, certo, ma ora sembrava fosse peggiorata. Ora capiva davvero cosa si stavano perdendo. Aveva amato intensamente Harry quando era solo un neonato, ma quei sentimenti non erano nulla in confronto a ciò che stava provando ora.

Con un sospiro, Sirius rimise a posto la foto; i suoi occhi vagarono sull’altra—c’erano lui e Remus con i Potter; era stata scattata in quello stesso giorno cinque anni prima.

Sirius —che cullava Harry con un braccio, l’altro intorno alla vita di Remus, mentre Lily rideva al brindisi di James… Remus stava sorridendo, i suoi occhi marroni che si spiegazzavano come sempre quando era particolarmente felice.

Sirius deglutì a fatica; mise giù la foto e diede le spalle alla mensola.

Desiderando di non aver fatto sparire l’intera fornitura di liquore di sua madre, andò in cucina e mise il bollitore sul fuoco. Forse avrebbe potuto scovare della menta piperita per il té...

Il fuoco nel camino divampò mentre stava frugava nella credenza. Grato per la distrazione, chiunque fosse, Sirius si voltò.

Il sorriso gli si gelò a metà sulle labbra. Fece un passo in avanti e poi si fermò, meravigliato. "Remus…"

Remus, i suoi capelli biondo rossiccio arruffati e la faccia pallida come un cadavere, lo fissò di rimando. "È vero, dunque" sussurrò in tono roco.

"Remus?" la voce di Sirius si spezzò. Si schiarì la gola e scosse il capo lentamente, cercando di far credere al proprio cervello ciò che stava vedendo.

Remus alzò la mano; nel suo pugno era stretto un quotidiano. "Io…" la sua voce tremò mentre continuava. "… l’ho visto in una pila di vecchi giornali… Non ci credevo…" strinse il margine di una delle sedie con la mano libera. "Harry…?"

Sirius potè solo annuire. "Tu non-" cominciò infine, ma poi dovette premere tra loro le labbra mentre il nodo alla gola minacciò di travolgerlo. C’erano accuse sulla punta della sua lingua e suppliche disperate verso Remus per chiedergli di perdonarlo per ogni errore che aveva fatto quattro anni prima.

Le labbra di Remus tremarono mentre faceva un passo avanti. "Sapevo che non avresti potuto farlo… ho provato a dirglielo…"

Le lacrime oscurarono la visione di Sirius mentre le parole di Remus si conficcavano nel suo petto. "Allora perché non sei venuto?" la domanda gli graffiò la gola e gracchiò attraverso le sue labbra. Aveva aspettato ogni giorno in quella cella—volendo Remus più disperatamente di quanto avesse mai desiderato qualcosa.

"Non me l’hanno permesso…"

Gli occhi di Remus brillarono con le proprie lacrime, ora, e Sirius sentì i propri piedi muoversi in avanti, volendo confortarlo anche se il dolore gli rendeva difficile respirare.

"Ti ho mandato delle lettere…" disse, "… dozzine da quando mi hanno liberato."

"Ho vissuto in Francia… nascosto tra i Babbani… inaccessibile perfino ai gufi…"

Sirius fu vicino abbastanza da sentire il calore delle labbra di Remus; stavano tremando. Il respiro divenne pesante mentre Sirius accarezzava la cicatrice sbiadita che gli attraversava lo zigomo, il movimento familiare per entrambi. "Mi sei mancato" fiatò Sirius.

"Sarei venuto…"

Sirius non poteva distogliere lo sguardo; gli occhi marroni di Remus non avevano perso affatto il loro calore. "Mi dispiace" sussurrò, dicendo finalmente le parole che non avrebbe mai potuto dire ad Harry, mentre le sue dita di fermarono sulla guancia dell’altro. "Non sarei dovuto andare dietro Peter-"

"Non sapevi cosa sarebbe successo" rispose Remus dolcemente. "È finita ora."

"Io-" scosse il capo in modo incerto mentre Remus lo guardava. "Lo capisco se… intendo, ho sempre saputo che avresti trovato qualcuno…" deglutì. "Lo meritavi."

Remus si chinò e strofinò le labbra contro quelle di Sirius e quest’ultimo dimenticò come si respira. "Ci sei sempre stato solo tu."

Il sollievo inondò Sirius e non gli importò se non aveva alcun diritto di sentirsi in quel modo. Con un suono a metà tra una risata e un singhiozzo tirò a sé Remus e lo baciò finché entrambi furono senza fiato.

"Non hai idea di quanto tu mi sia mancato" disse mentre le sue labbra cercavano ogni pezzo libero di pelle sulla faccia e sul collo di Remus.

"Credo di essermene fatta qualcuna" mormorò l’altro contro il suo orecchio; Sirius fece un gran sorriso. Il suo corpo rispose prevedibilmente a quell’affermazione, ma ci sarebbe stato abbastanza tempo per quello più tardi. Per sempre, per quanto gli riguardava. Strinse le braccia e premette le labbra contro la guancia di Remus.

"Vuoi vederlo?" domandò silenziosamente. Remus tirò indietro il capo, i suoi occhi brillavano. "Sta dormendo di sopra."

"Non lo sveglieremo?"

"Dorme come un sasso, quel bambino" lo rassicurò. Strofinò il naso contro la guancia di Remus per un secondo in più e poi lasciò cadere le proprie braccia e prese la mano dell’altro. "Dai. Ora assomiglia molto di più a James… ha preso il temperamento da sua madre, però…"

Remus sorrise. "Anche prima lo aveva."

Salirono le scale insieme. Sirius sorrise allo sguardo sorpreso di Remus quando colse gli ambienti decorati di recente. "Non pensavo potesse sembrare così…"

"Normale?" domandò con una bassa risata. "Harry ha aiutato con le decorazioni… ha scelto la maggior parte dei quadri lui stesso."

Si fermarono alla sommità delle scale e Sirius si portò un dito alle labbra, ma Remus era già in silenzio. Con passi felpati, andarono insieme nella camera di Harry. Un leggero bagliore illuminava le pareti; Harry detestava l’oscurità quasi quanto detestava una porta chiusa.

Si fermarono giusto di fronte al letto di Harry; era rannicchiato nella sua consueta palla, le ginocchia quasi toccavano il petto. Automaticamente, Sirius tirò le lenzuola su intorno alle spalle del suo figlioccio. "Bellissimo, vero?"

Remus aveva allungato una mano verso il bambino addormentato, ma la tirò indietro prima che potesse toccarlo; scosse il capo lentamente. "Ho detestato Albus per quello che ha fatto…"

Sirius annuì, capendo perfettamente.

"Sta bene?" domandò Remus in modo burbero.

"Ora sì."

Remus deglutì, gli occhi ancora fissi sul viso tranquillo di Harry. Sirius osservò Remus per un momento e poi gli prese la mano; le loro dita si intrecciarono in un groviglio familiare. Remus guardò su e il suo cipiglio preoccupato si sciolse in un sorriso.

Sirius diede una strattonata gentile alla sua mano.

Non si fermò una volta raggiunto il salotto, continuando ad andare verso la libreria, ma Remus non protestò. Lasciando Remus al centro della stanza, Sirius chiuse la porta dietro di loro per intessere intorno a quella un incantesimo che gli permettesse di sentire Harry nel caso si fosse svegliato. In seguito, mandò un incantesimo al camino, illuminando la stanza con un improvviso, accogliente calore. Quando si voltò, Remus lo stava osservando intensamente, il suo respiro corto; la sua faccia piena di dolore.

Sirius fu di fronte a lui in due rapidi passi e senza dire una parola, avvolse le braccia intorno all’altro. Il suo cuore produsse un tonfo mentre ammortizzava i tremiti che percorrevano il corpo di Remus. "Va tutto bene" sussurrò Sirius.

"Credevo non ti avrei più rivisto…"

"Lo so…"

Le braccia di Remus si strinsero intorno a lui e Sirius non credeva sarebbe mai stato in grado di lasciarlo andare. Aveva sognato questo momento; aveva sognato cosa avrebbe provato a stringere ancora quest’uomo. Sentire le mani di Remus premute contro la sua schiena; quelle dita attorcigliate nei suoi capelli.

Sirius si tirò indietro quel tanto che bastava a prendere la faccia di Remus tra le sue mani. I loro occhi s’incrociarono e poi, incapace di stare fermo, Sirius tirò a sé Remus e lo baciò. La sua lingua si fece in avanti, trovando il calore che bramava. Quel sapore che era così familiare; così necessario.

Remus lo baciò con una rara ferocia. Si spinse contro Sirius finché i loro corpi non furono modellati insieme, e Sirius si sentì come se stesse esplodendo in migliaia di piccoli pezzi.

Le sue mani trovarono la fibbia del mantello di Remus, slacciandolo con dita impacciate e spingendo via il tessuto, procedendo poi con i bottoni della camicia. Le mani di Remus erano più abili mentre affrontavano il maglione natalizio di Molly; Sirius chiuse gli occhi quando i palmi di Remus scivolarono lungo il suo petto.

Sirius tirò a sé un respiro incerto mentre le sue mani tracciavano di nuovo un percorso che avevano attraversato così tante volte. Un leggero gemito gli scappò dalle labbra quando le mani di Remus strisciarono giù, il bacio cambiò mentre aumentava la voglia disperata di sentire soltanto pelle. E poi entrambi risero mentre lottavano con i pantaloni e le scarpe finché non rimase nulla tra di loro. Sirius non sapeva chi di loro si fosse mosso prima, ma fece un gran sorriso quando ruzzolarono insieme sul tappeto.

"Sirius!"

La testa di Sirius scattò in su all’urlo agitato proveniente dal piano di sopra; balzò giù da divano, aggiustandosi il maglione mentre si alzava; i suoi occhi erano pesanti per la mancanza di sonno—ma ne era valsa la pena.

Si schiarì la gola e gridò "Sto arrivando, Harry!" A Remus disse a voce bassa "Torniamo subito."

Sirius corse su per le scale, quasi schiantandosi contro Harry arrivato al pianerottolo. Lo stabilizzò mantenendolo sotto le ascelle e lo sollevò facilmente. Harry si strinse subito intorno al suo collo.

"Non riuscivo a trovarti!"

"Davvero?" echeggiò Sirius con finto orrore. "Ma sono qui!"

Harry ridacchiò, ma poi sbirciò curiosamente dietro il suo padrino. "Perché eri giù?"

"Perché" disse Sirius dandogli un bacio sulla guancia, "c’è qualcuno che vorrei che tu incontrassi."

"Sì? Chi è?"

"Il suo nome è Remus Lupin. Hai visto delle sue foto. Era un buon amico di tua mamma e di tuo papà"

"E tuo, giusto?"

Sirius sorrise. "Un buon amico, davvero. Ti piacerebbe incontrarlo?"

Una ruga di preoccupazione apparve tra gli occhi di Harry. "È gentile?"

"Oh, sì," lo rassicurò, facendolo saltellare un po’ e guadagnandosi un sorriso.

"Va bene" rispose Harry incerto.

"Mettiamo delle pantofole su quei piedi, prima" disse, mantenendo il tono eccessivamente allegro. "Accio pantofole di Harry" chiamò, aggiustando Harry maldestramente tra le sue braccia, dato che il suo figlioccio sembrava non voler perdere la sua pertica. "Ecco" disse alla fine Sirius. Con un sorriso incoraggiante, portò Harry al piano di sotto.

Remus era in piedi davanti al divano che li aspettava; tirò a sé un respiro non appena scesero l’ultimo scalino.

Passando le dita attraverso i capelli di Harry, Sirius si fermò davanti a Remus. "Questo è Remus."

"Ciao, Harry," disse quello, la voce molto dolce. Harry si tenne stretto a Sirius, anche se non distolse lo sguardo.

"Puoi dire ciao?" lo spronò Sirius.

"Ciao," sussurrò Harry; le sue dita si chiusero intorno al maglione di Sirius mentre osservava solenne il nuovo arrivato.

"Remus è venuto fin dalla Francia per venirci a trovare" dichiarò Sirius, facendo sembrare la Francia un posto entusiasmante.

"La signora Weasley ci ha mostrato dov’è" rispose Harry, continuando a guardare Remus.

"I Weasley hanno un mappamondo incantato" spiegò Sirius.

"Sai anche dove sono altri Paesi?" domandò Remus.

"Scozia" disse Harry, la sua faccia si illuminò un po’ all’opportunità di condividere il suo sapere. "È lì che sta Hogwarts… vero, Sirius?" domandò con un cipiglio incerto.

"È di certo lì. È bello lì" rispose Remus dopo un cenno incoraggiante da parte di Sirius. "Ti piacerebbe se ti facessi un disegno di Hogwarts? Sirius mi ha detto che ti piace disegnare."

Harry sbirciò Sirius; lui gli sorrise e il bambino annuì. "Sì, per favore, signore."

"Puoi chiamarmi Remus se ti fa piacere" ribatté Remus, la sua faccia e la sua voce erano pieni di tanto aperto calore che Harry finalmente gli donò un vero sorriso. Abbastanza compiaciuto con se stesso, Remus tirò fuori un taccuino dai suoi abiti. Sirius sorriso, un po’ sollevato nel vedere Remus prendere quell’oggetto familiare dalla tasca. Una piuma auto-inchiostrante lo seguì. Sirius si sedette vicino a Remus, Harry sul suo grembo.

Non ci volle molto, comunque, perché Harry si allungasse così da poter vedere i tratti decisi contro la pergamena bianca. Quando Remus finì la sua bozza del castello torreggiante, completo della piovra gigante, Harry stava in ginocchio accanto al tavolino, i capelli sparsi sulla fronte mentre osservava.

Con diversi colpetti ed un po’ di parole sussurrate, la piovra cominciò a danzare lungò la superficie acquosa. Harry rise.

"C’è davvero una piovra?" domandò ad occhi spalancati, dimenticando per il momento di essere nervoso.

"Sì, ed è poco più grande di questa stanza"

"Wow," fiatò Harry.

"Vorresti disegnare qualcosa?" gli chiese Remus, porgendogli la piuma. Harry ridiventò subito timido, premendosi di nuovo contro il ginocchio di Sirius.

Sirius si allungò per passare una mano rassicurante tra i capelli del suo figlioccio. "Puoi disegnare qualche pesce che gioca con la piovra" suggerì. "Magari Remus potrebbe far ballare anche loro, se glielo chiedi"

Harry guardò di nuovo in su verso Remus.

"Ne sarei felice" lo rassicurò quello con un sorriso. Lentamente, Harry si allungò e prese la piuma porta. Lavorò in silenzio per diversi minuti, sporgendosi sul tavolo con la punta della lingua che spuntava tra le labbra mentre si concentrava.

"Disegni benissimo" affermò Remus, piegandosi in avanti in una imitazione di Harry che fece sorridere Sirius; Harry sorrise raggiante mentre aggiungeva gli occhi al più grande dei pesci che aveva disegnato.

"A questo qui piace la piovra" spiegò. "Gli altri ne hanno paura: sono troppo piccoli."

"È un pesciolino davvero coraggioso" disse Remus con una piccola risata. "Io ho un po’ paura della piovra gigante."

"Io no" ribatté Harry, gonfiando il petto. "Anche io sono coraggioso"

"Lo sei" concordò Remus e gli fu donato un altro sorriso. "Vuoi che faccia nuotare i pesci?" Un veloce cenno da parte di Harry e i pesci stavano nuotando con la piovra. Harry li osservò felicemente, e Sirius diede a Remus un gran sorriso.

Bussarono alla porta e Remus e Sirius si voltarono; Harry non prestò attenzione all’intrusione. "Vado a vedere chi è" disse Sirius mentre si alzava. Non riuscì a trattenere l’espressione accigliato mentre apriva la porta.

"Buongiorno, Sirius," salutò Albus con un sorriso. "Come stai in questa bella Domenica natalizia?"

Sirius ritirò il cipiglio e diede al preside un sorriso tirato. "Buongiorno, Albus."

"Ho portato un regalo per il piccolo Harry," dichiarò Albus. Aspettò finché Sirius non si spostò. Albus sorrise piuttosto raggiante quando vide Remus, che ora era in piedi. "Beh, Remus! Questa è una sorpresa."

"Davvero?" domandò Sirius, trattenendosi a stento dallo sputare le parole al mago dai capelli bianchi.

Albus gli riservò un’occhiata prima di concentrarsi su Harry. "Buon Natale, Harry."

"Ciao, Professore" rispose con un piccolo sorriso; Sirius si avvicinò al suo figlioccio e Harry si appoggiò contro la sua gamba; erano passati quasi due mesi dall’ultima volta che aveva visto il preside.

Albus si accovacciò, il sorriso allegro ancora sul viso. "Credo Babbo Natale abbia fatto un errore la notte scorsa ed abbia lasciato uno dei tuoi regali nel mio ufficio."

La bocca di Harry si spalancò; i suoi occhi grandi come piatti. "Davvero?"

Albus frugò nelle tasche e ne estrarre un pacchetto a strisce rosse e oro. "Per Harry Potter," lesse con serietà esagerata. "Credi sia per te?" chiese, i suoi occhi che danzavano. Harry annuì eccitato. Tenne il dono vicino al suo petto, guardando su verso Sirius, Ignorando l’irritazione verso Albus, Sirius si inginocchiò e sorrise al suo figlioccio. "Va’ pure, aprilo" lo incoraggiò con un cenno. Si sporse in avanti per aiutare quando Harry non riuscì a scartarlo.

Harry fece un gran sorriso quando una mandria di statuette di draghi si precipitarono fuori dal pacchetto, Ruggirono, le loro code schioccare e Harry rise di delizia. "Guarda Sirius!"

"Sono dei tipini feroci, vero?" disse quello con un sorriso simile a quello di Harry, Quest’ultimo pungolò il drago arancione, che lo guardò severo.

"È arancione!" strillò Harry "Come quello del mio libro!"

"Ed è anche arrabbiato," disse Sirius con una risata. La storia in questione era intitolata Il Drago più Scontroso e la piccola statuetta somigliava notevolmente al protagonista. Sirius posò una mano sulla testa di Harry, distogliendo lo sguardo del suo figlioccio dai draghi. "Puoi dire grazie al Professor Silente?"

Harry sorrise timidamente ad Albus. "Grazie."

"Di nulla, mio caro ragazzo" rispose quello con un sorriso affettuoso. Diede un buffetto sul capo di Harry, prima di riportare l’attenzione su Sirius. "Gradirei un po’ di té, se ne hai, Sirius."

Sirius studiò il sorriso solare del preside per un momento prima di annuire. "Certo, Albus."

Harry si accertò di poter ancora vedere Sirius prima di tornare ai suoi draghi. Quando Sirius tornò, pochi minuti dopo, era a pancia sotto sul tappeto, che dirigeva i suoi nuovi giocattoli in una feroce battaglia.

"Vorresti dello zucchero?" domandò Sirius, mantenendo la voce neutrale per le piccole orecchie. Diede al preside due zollette quando gliele indicò e poi si sedette accanto a Remus. Quest’ultimo stava fissando il preside, sembrando più agitato di quanto non si sentisse Sirius.

"Hai passato bene le festività con i Weasley ieri?" domandò Albus.

"Le avrei apprezzate di più se avessi saputo che Remus non mi ha ignorato per sette mesi" disse Sirius, piegandosi in avanti con un’intensità che lo avrebbe fatto scattare ormai se Harry non fosse stato nella stanza.

Albus prese un altro ponderato sorso del suo té e poi lo posò sul piattino.

"Perché non gli hai detto dov’ero?" domandò infine Remus, la sua voce soffice e provata.

Albus sospirò. "Semplicemente perché non lo sapevo." alzò una mano rugosa quando Sirius stava per obiettare. "Era un Fidelius modificato; lanciato in modo che perfino io non avrei conosciuto la tua esatta posizione."

"Ma… perché?" esigé Sirius; gli occhi di Harry guizzarono in su con preoccupazione. Notandolo, Sirius rilassò le spalle, sorridendo un po’, e Harry tornò ai suoi giochi.

"Erano tempi estremamente pericolosi" disse Albus; sembrava abbattuto. "Niente è stato mai provato, ovviamente" disse con un piccolo cenno per Remus. "C’erano delle voci, comunque, e non volevo che tu venissi trovato. "

"Ma il Fidelius non ti avrebbe permesso di rivelare la mia posizione," ribatté Remus.

"L’incantesimo non è infallibile-"

"Avresti potuto dirmi che lo avevi spedito via," lo interruppe Sirius, il suo tono calmo smentiva la sua rabbia.

"Se lo avessi fatto, Remus non sarebbe tornato prima" disse Albus, la sua voce calma e razionale, anche se la sua spiegazione non aveva senso. Era Albus, parlava per enigmi come sempre. Sirius scambiò uno sguardo con Remus e vide la rabbia a cui Remus non avrebbe ceduto.

"Avrebbe alleviato le mie preoccupazioni, però" disse Sirius con franchezza.

"Forse."

Albus sospirò ancora quando gli rispose un pesante silenzio. "Grazie per il té" disse, poi si voltò verso Harry. "Divertiti con i tuoi draghi, Harry."

Harry guardò in su e sorrise mentre le sue gambe sforbiciavano distrattamente in aria. "Sì, signore."

"So dov’è la porta" disse Albus mentre si alzava. "Sono davvero felice di vederti qui, Remus. Il tuo tempismo è stato particolarmente di buon auspicio." estrasse sei boccette dalla tasca. "Un regalo da Severus" disse con un piccolo sorriso. "Ha migliorato la formula."

"Da Piton?" echeggiò Sirius mentre fissata le piccole boccette di Pozione Antilupo. Era rimasto senza parole quando Albus gli aveva casualmente annunciato che era stato Piton a catturare Peter. In qualche modo, fornire la Pozione Antilupo a Remus era più scioccante delle precedenti azioni, anche se bisognava tirare a sorte per sapere chi Piton detestava di più… non che non ne avesse ragione.

"Sta lavorando a diversi progetti per me" Albus disse con un cenno. "Sarà molto compiaciuto di sapere che vi siete riuniti."

Remus trovò la voce per primo. "Per favore, porgigli la mia più profonda gratitudine."

Albus abbassò il capo. "Certo" disse. "Anche se non credo la desideri." sorrise ancora e poi con un cenno con la mano ad Harry, se ne andò dalla stessa parte da cui era entrato.

Sirius e Remus lo seguirono con lo sguardo, nessuno dei due sapeva cosa cavare da ciò.

"Cosa vuol dire 'spicio?" domandò Harry dal pavimento, una volta che la porta fu chiusa.

"Auspicio" lo corresse Sirius distrattamente. Scosse leggermente il capo e guardò il suo figlioccio. "E vuol dire fortunato."

Harry piegò di lato il capo. "Chi è fortunato?"

Sirius sorrise. "Noi. Siamo davvero fortunati ad avere Remus qui."

Harry guardò Remus, le sue sopracciglia aggrottate. "Lui resterà per la colazione?" domandò infine, voltandosi verso Sirius.

"Il suo nome è Remus," gli disse con un sorriso. "E sì, Remus resterà per la colazione. Forse ci farà le frittelle. Remus è un cuoco brillante."

Harry si illuminò. "Mi piacciono le frittelle!"

"Sì, lo so" rispose con una risata. Si piegò e tirò Harry sul suo grembo. "Cosa ne pensi, Harry? Ti piacerebbe che Remus ci faccia le frittelle? Sono molto meglio delle mie."

Harry annuì. "A volte Sirius le brucia" informò Remus con un cenno solenne del capo.

"Davvero?"

"Oi!" protestò Sirius. "Doveva restare un segreto."

"L’ho già detto a Ron" ribatté Harry; si appoggiò contro il petto di Sirius. "Anche la signora Weasley. È per questo che ci prepara la cena a volte; ha paura che tu bruci tutto il cibo."

Remus rise, mentre Sirius fissò gli occhi danzanti del suo figlioccio. Non sapeva che fosse quella ragione per cui Molly spingeva abitualmente pasti caldi tra le sue mani, mormorando a Sirius di non protestare. Non che gli desse fastidio: il cibo di Molly era sempre delizioso.

"E pensare che credevo che le tue abilità culinarie sarebbero migliorate" disse Remus. Sirius resistette alla voglia di baciargli via quel sorriso canzonatorio dalla faccia.

"Beh, bene allora; puoi cucinare per noi da ora in poi." disse con un soffio bonario.

Le sopracciglia di Harry si alzarono curiose. "Ci preparerai anche il pranzo?"

Remus colse gli occhi di Sirius da sopra la testa di Harry e Sirius sorrise.

"Se vuoi" disse Remus. Harry premette la guancia contro la spalla di Sirius; quest’ultimo intravide un piccolo sorriso, anche se Harry non rispose.

Sirius si piegò in giù e baciò l’altra guancia di Harry. "Vai di sopra e vestiti, e poi possiamo aiutare Remus a trovare gli ingredienti. E la padella speciale per le frittelle."

"Voglio giocare con i miei draghi" disse Harry, anche se per le orecchie di Sirius la protesta era nella migliore delle ipotesi poco convinta.

"Puoi giocarci dopo la colazione" gli rispose e poi diede un colpetto sulla schiena del suo figlioccio così che Harry scivolasse giù dalle sue ginocchia.

"Ancora un minuto?" domandò speranzoso, ma Sirius scosse il capo.

"No" diede una gomitata giocosa nelle costole di Harry. "Via tu" ordinò. Le guance di Harry si gonfiarono con un’ombra di risata mentre si muoveva fuori portata, e con il suo nuovo amico arancione infilato nel pugno, salì di sopra.

Non appena i piedi di Harry sgombrarono il pianerottolo, Remus si voltò verso Sirius e disse dolcemente "Sei stato bravissimo con lui. Lily e James sarebbero molto fieri di te."

Un rossore scaldò le guance di Sirius a quell’inaspettata lode. "È incredibilmente semplice amarlo"

"E lui molto chiaramente ti ama." Remus stava sorridendo, ma Sirius lo conosceva abbastanza bene da riconoscere il dolore nei suoi occhi—dolore che non aveva alcuna intenzione di far vedere a Sirius.

"Assomiglia a Lily non soltanto negli occhi," disse silenziosamente. Remus deglutì; era stato più vicino a Lily di Sirius; erano diventati amici ben prima che James cominciasse ad uscire con lei. E Lily aveva amato Remus come se fosse stato suo fratello.

"Ti amo, lo sai," disse Sirius, odiando il dolore negli occhi dell’altro.

"Sì, lo so," mormorò quello con un sorriso accennato. Scosse il capo. "Non so come sono riuscito a sopravvivere in questi quattro anni."

Avevano parlato tutta la notte e, anche se Sirius conosceva il suo dolore personalmente,questo non rendeva facile accettarlo. Sirius gli prese la mano. "Non dovrai più sopravvivere, Remus. Ci prenderemo cura di te, ora."

Cercò gli occhi di Remus, cercando di convincerlo che tutto sarebbe andato bene da ora in poi. Non stava mentendo quando aveva detto che Harry assomigliava pienamente a Lily. Aveva una capacità d’amare che Sirius, francamente, non riusciva a comprendere—data la terra desolata d’affetto che era stata la sua esistenza per tre anni e mezzo.

Ma Harry amava già i Weasley; anche il più fastidioso di loro, Percy, si era guadagnato un posto nel suo cuore.

Remus, con un animo gentile quanto quello di Harry, non avrebbe avuto alcuna difficoltà a vincere l’affetto del bambino. Sirius ne era sicuro.

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Note del traduttore: Ora sì, che ci sono tutti :)
   
 
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