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Autore: Broken_Wings    25/10/2015    1 recensioni
"Un paio di gambe snelle avvolte da dei jeans alquanto stretti mi si pararono davanti al naso. Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo piuttosto alto che mi guardava tra il curioso e il divertito.
La prima cosa che notai furono le sue braccia interamente ricoperte di tatuaggi, erano davvero magnifici. Pensai di averli già visti da qualche parte ma in quel momento la mia mente era decisamente offuscata."
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passò una settimana da quando vidi Oliver Sykes varcare le porte del negozio in cui lavoravo.
Dentro di me avevo provato un briciolo di speranza lo ammetto, non volevo darlo a vedere perché diciamocelo, era parecchio stupido sperarlo, però quell’incontro\scontro aveva portato una sorta di ventata di aria fresca nella mia vita e non volevo rinunciarci così a priori, ma ormai dovevo entrare nell’ottica che non sarebbe successo nulla.
Ero seduta dietro la cassa facendo finta di ascoltare uno dei tanti monologhi di Phil quando la solita campanella posta sulla porta suonò.
Mi girai di scatto e sentii il sangue gelarmi nelle vene: Lui era qua.
Deglutii rumorosamente sgranando gli occhi mentre vidi Oliver avanzare verso di me sorridendo. Evidentemente dovevo avere un aspetto piuttosto buffo per farlo ridere così.
“Hey” disse appoggiandosi alla cassa.
“Ciao” balbettai abbassando lo sguardo sulle mie mani. Phil notando il mio disagio ne approfittò come sue solito “Kama se hai bisogno di parlare con il tuo amico va pure fuori, ti concedo una piccola pausa, ci penso io qua”
Lanciai al mio capo un’occhiataccia per poi afferrare il pacchetto di sigarette che tenevo in borsa. Oliver restò in silenzio a fissami con quei suoi occhi vispi color del miele. Dio quanto erano belli.
Andammo sul retro del negozio. Avevo aspettato una settimana questo momento, ma era una di quelle rare occasioni nelle quali andavo completamente nel panico, ma non volevo darglielo a vedere.
“Allora..” fu Oliver a spezzare il silenzio. Si sedette vicino  a me che nel frattempo stavo accendendo una sigaretta per poi continuare “Sorpresa del mio arrivo eh?”
“Gà” sentenziai prima di tornare ad inspirare.
Oliver mi guardava in silenzio, era come se cercasse di leggermi dentro, o almeno come se ci provasse. Sapevo di essere una persona difficile, introversa, e lui mi rendeva più nervosa del dovuto.
“Carini i tuoi tatuaggi” esordì guardando la mia mano destra e il braccio sinistro.
“Grazie, ne ho in programma un terzo” risposi con un flebile sorriso.
Sykes ricambiò, rivelando uno dei sorrisi più belli e sinceri che avessi mai visto. “Fra quanto stacchi?” continuò mentre guardava la strada.
“Tra circa una mezz’oretta…perché?” chiesi incuriosita.
“Mmh.. voglio portarti in un posto” disse infine guardandomi dritto negli occhi. Annuii in silenzio per poi rialzarmi.
“Scusa ora devo rientrare” feci segno verso la porta dalla quale eravamo usciti poco prima.
“Certo, allora ti passo a prendere dopo” disse per poi sparire dall’altro capo della strada.
Entrai nel negozio e trovai subito Phil ad accogliermi con una delle sue tante mansioni.
Passai l’ultima mezz’ora a sistemare e fare ordini  per i nuovi arrivi e quando finalmente  finii il mio turno trovai Oliver fuori appoggiato ad una Merchedes nera.
“In carrozza signorina” disse ridendo aprendo la portiera. Fui piacevolmente sorpresa da tutto ciò, anche se non riuscivo a spiegarmene la ragione, quindi esclamai senza troppi giri di parole “ Perché fai tutto questo?”
Mi guardò per un attimo sconcertato “Cioè?”
“essere cosi carino con me, insomma portarmi in giro e cose cosi” ribattei fredda, non volevo soffrire ulteriormente,Oliver era la persona che mi aveva aiutato a passare i momenti più merdosi della mia vita attraverso la sua musica e ora  non volevo che mi distruggesse.
“Mi sembri  una persona interessante e voglio conoscerti, tutto qua” rispose con gli occhi fissi sul volante.
Non risposi e guardai verso il finestrino.
Il tragitto in macchina durò quasi un’ora. Finimmo nella periferia di Shieffield, non conoscevo bene la zona.
Scendemmo dal veicolo mentre mi guardavo intorno incuriosita. “Sykes dove accidenti mi hai portata?”
“E’ una sorpresa” bisbigliò…”Su seguimi”.
Ci inoltrammo in questo piccolo boschetto lussureggiante, disseminato di alcune rocce qua e la. Oliver prese una stradina sterrata nascosta tra le vegetazione. Non capivo proprio cosa stesse organizzando. Alla fine arrivammo in un piccolo spiazzo, con alcuni alberi sui quali ci stavano attaccate delle altalene piuttosto rudimentali.
“wow” fu l’unica cosa che riuscii a dire.
“Ti piace? Scoprii per caso questo posto un paio di anni fa, a volte ci vengo anche con i ragazzi per cazzeggiare un po’” disse per poi andare a sedersi  su una delle altalene.
Lo raggiunsi appoggiandomi al filo di questa  “Avevi  intenzione di ammazzarmi e nascondere la mia salma qua da qualche parte?” dissi ridendo
Rise anche lui, per poi tornare subito serio “Non è un posto che mostro a tutti, lo conoscono solo gli altri membri del gruppo.. nemmeno  la ragazza che stavo frequentando, Hannah, conosce questo posto.” Rispose mentre si dondolava sull’altalena.
Già, Hannah.
Come potevo averlo dimenticato, aveva la ragazza. Cercai di cacciare in dentro le lacrime, tirai su col naso fingendo poi un colpo di tosse per poi dire “Allora perché hai deciso di portare proprio me?”
Stavolta lo fissai dritto negli occhi. Oliver sospirò appena, si alzò dell’altalena e si mise di fonte a me.
Posò la sua mano sulla mia guancia carezzandola appena , un lungo brivido mi precosse  dalla testa ai piedi.
“Perché tu ..sei diversa  Karma, non lo so  ma sento che con te posso essere me stesso senza essere giudicato.
Ultimamente anche le cose con Hannah non vanno bene, lei è dolcissima ma sento di non poterle dare quello che cerca, è frustante tutto questo” i suoi occhi erano vitrei, freddi.
Non potevo credere che  mi avesse detto queste cose, infondo nemmeno ci conoscevamo, a quanto pare gli ispiravo davvero fiducia.
L’istinto mi disse cosa fare in quel momento. Lo abbracciai stretto a me, non sapevo se era la cosa migliore da fare ma non mi importava.
Oliver in un primo momento apparve rigido ma poi si lasciò andare a mi strinse a sua volta.
Mi sentivo protetta tra le sue braccia. In qualche modo ci stavamo aiutando a vicenda.
“Andrà tutto bene Oli, vedrai” sussurrai con la testa ancora contro il suo petto.
Quando ci staccammo Oliver mi sorrise per poi aggiungere “Forse è meglio andare, il sole sta iniziando a tramontare”
Annuii e ci dirigemmo sulla via del ritorno.
Adesso mi sentivo molto più rilassata, talmente tanto da inciampare su una cazzo di radice facendomi male alla caviglia.
“Ma porca merda!” esclamai cercando di alzarmi ma ad ogni minimo movimento la caviglia mi faceva un male cane, fanculo.
Oliver corse verso di me con un’espressione piuttosto impanicata. “Cazzo Karma ma vedi si stare più attenta! Dove ti fa male?”
Indicai la caviglia che stava iniziando a gonfiarsi. “Devo metterci del ghiaccio.. dannazione!”  Imprecai .
Oliver si abbassò e sentii le sue mani avvolgermi per poi sollevarmi. Non ci potevo credere, mi aveva presso in braccio.
“No dai Oli, mettimi giù, ce la posso fare da sola” dissi cercando di disvincolarmi dalla sua presa.
“Te lo scordi, prima che cadi un’altra volta. E poi dobbiamo sbrigarci ,guarda quanto cazzo si sta gonfiando”
Non aveva tutti i torti, decisi quindi di non ribattere più.
Arrivati alla macchina Oliver mi adagiò lentamente sul sedile passeggero per poi accelerare verso casa mia…almeno cosi credevo.
“Aspetta dove stiamo andando?” chiesi notando una nuova strada mai vista.
“A casa mia, così posso controllare meglio il danno che ti sei fatta”
Sgranai gli occhi incredula “Cosa?! Ma no dai, sarà solo una slogatura..e poi magari che so, Hannah non sarà nemmeno d’accordo..non voglio disturbare”
Oliver mi guardò in cagnesco “Hannah non ha voce in capitolo, è casa mia e poi tra l’altro nemmeno vive più da me.”
Notando di essere stato piuttosto rude si ricompose “Scusami Karma.. son solo preoccupato, ho una bella cassetta del pronto soccorso da me, permettimi  di aiutarti come posso” disse infine sorridendo.
Da una parte ero lieta di tutta questa sua premura, anche perché ormai la caviglia mi faceva anche  piuttosto male e da sola avrei combinato ancora più casini, quindi mi fidai  del cantante tatuato.
  
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