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Autore: Emma_38    25/10/2015    0 recensioni
"Prima avrei voluto fare l'amore con te" continuai a guardarlo in ogni suo minimo dettaglio, aveva gli occhi chiusi, e sentivo il suo respiro sul mio collo. Lo baciai e lui sorrise.
E così sorrisi anche io. Mi ero persa nelle sue parole e successivamente nel suo sorriso, il più bello che abbia mai visto. Continuavo a stringerlo a me,ad accarezzargli il volto. Se lo amavo? Non lo so dire, so solo che lui, aveva qualcosa in più. Non ho mai amato nella mia vita, non so precisamente cosa si provi, ma lo penso in continuazione. In questa situazione mi ci sono messa sa sola. Ma preferisco essere tormentata dal suo pensiero, che da quello di chiunque altro.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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15 Settembre 2015 Primo giorno di scuola, solita routine,solita vita, soliti maglioni larghi per coprire ciò che si è realmente. Torna tutto alla “normalità”, si ricomincia a svegliarsi ogni giorno all’alba,a sentire la solita sveglia con la solita canzoncina che a metà anno si inzia ad odiare, allora cambi melodia, ma dopo poche settimane inizi ad odiare anche quella. Così non ti resta che aspettare;aspettare che arrivino le vacanze e disattivi quella maledetta sveglia, ma puntualmente alle 5 la senti rintronare nella tua mente e,snervata, ti svegli. Era successo tutto questo il primo e fatidico giorno di scuola. Ero al bagno,presa a dipingermi le labbra di un colore scuro e deciso. Indossavo un paio di pantaloni neri a vita alta,una maglietta corta bianca, un felpone nero che mi copriva il sedere e le stan smith. Ero pronta,esausta, ma pronta. Invidiavo i miei genitori che alle 7 di mattina erano ancora al caldo,ignari di tutto quello che la loro figlia aveva passato prima di alzarsi dal letto. Non potevo farcela,eppure alle 8 precise ero davanti al cancello di scuola, pronta per un nuovo ed emozionante primo giorno… Fa sempre piacere rivedere i propri compagni di classe, ma sinceramente l’unico mio pensiero era quello di uscire da quella maledetta aula. È così snervante, pensavo. “Emma,vuoi parlarci di cosa hai fatto questa estate?” lo sapevo,prima o poi questa domanda sarebbe arrivata anche a me. Feci un respiro profondo. “ Prof, secondo lei, cosa si fa di solito in estate?” risposi in modo un po’ saccente, ma non mi importava. “ Si va al mare, si esce, si studia, ci si diverte…” la professoressa mi guardava, sperando di ricevere una risposta educata e rispettosa, ma non le diedi il tempo di sperare troppo. “ Se già sa cosa ho fatto, perché cazzo me lo chiede...?!” tra i miei compagni di classe si sentì una lieve risata. La professoressa annuì e perse ogni speranza, continuava a guardami e lo stesso facevo io. Ad interrompere i nostri sguardi di fuoco fu la campanella d’uscita. Salutai i miei compagni e scesi le scale di corsa. Ad aspettarmi fuori c’erano due miei amici, Mattia ed Elena. “Emmina,tutto apposto?” annuì velocemente e come tre soldatini tirammo fuori dalla tasca una sigaretta. L’accesi e mi sentì immediatamente più rilassata. “Andiamo alla stazione? Ho voglia di sedermi da qualche parte.” Ero stanca, come sempre. “ Si, potete aspettare le 13.00 con me,perfavore…devo aspettare un mio amico” Mattia fece la sua proposta, io ed Elena lo guardammo inorridite,ma era come un fratello e dove andava lui, andavo io. “va bene, Red” Io e Mattia ci conoscevamo dall’asilo, era sempre stato un mio grandissimo amico. Aveva gli occhi verdi,qualche lentiggine sul naso e aveva i capelli rossi, per questo gli amici più stretti delle volte lo chiamavano “Red”. Elena invece era stata una scoperta,girava sempre con Mattia e così ci siamo conosciute. Appena arrivammo in stazione ci sedemmo sulle scale inziando a parlare del più e del meno. Dopo poco iniziai a sentire un rumore fastidioso; ovviamente erano quelle macchinette che quando le accendi sembrano delle motoseghe arrugginite. Quel giorno, almeno per me, era fastidiosa qualsiasi cosa. Nella macchinetta c’era un ragazzo di cui io conoscevo solo il nome e che consideravo sparito dalla faccia della terra. Il mio primo pensiero a voce alta fu: “ Ma ancora è vivo questo?” Elena soffocò una risatina e Mattia mi lanciò uno sguardo che voleva dire “Sempre delicata Emma, mi raccomando”. Il ragazzo della macchinetta si chiamava Marco, e appena uscì da quel catorcio notai subito la sua straordinaria bellezza. Era alto, davvero molto, biondo,aveva gli occhi coperti da un paio di occhiali, ma ero sicura fossero verdi. Dopo di lui uscì un altro ragazzo, Ivan. Conoscevo Ivan dal 14 giugno del 2013. Appena lo vidi corsi ad abbracciarlo, senza degnare di uno sguardo Marco, ma potevo sentire i suoi occhi su di me. Tornai sulle scale, continuai a parlare con Elena lanciando qualche sguardo a Marco, sperando che lui non mi vedesse. Continuava a portare gli occhiali e non capivo dove guardasse. Marco e Ivan poco dopo tornarono in macchinetta,lasciando solo il rumore che mi infastidiva tanto. Ormai si erano fatte le 13 e finalmente anche noi potevamo tornare a casa. Quel giorno il viaggio in autobus sembrava durare un eternità. I minuti non passavano più, volevo arrivare a casa il prima possibile. Mi misi a contare le fermate che mi mancavano,erano tre, e al pensiero sospirai. “Emma, sei quasi arrivata, tranquilla” Elena mi rassicurò, come se mi avesse letto nel pensiero. Mi conosceva troppo bene. Le sorrisi e continuai a contare. Penultima fermata. Ultima fermata. Ero arrivata. Scesi dal pullman, salutai tutti e ringraziai l’autista. Fortunatamente dalla fermata a casa mia erano pochi metri. Aprii il cancello e successivamente la porta. Entrai. Vidi mia madre intenta a preparare il pranzo, mi guardò e mi mandò un bacio. “ Come è andata?”mi chiese sorridente. “Mamma, è stato traumatico!” senza aspettarmi alcuna riposta andai in camera, salutai mio padre, e mi buttai di peso sul letto. Non feci in tempo a godermi il momento che il mio telefono inziò a ricevere notifiche in continuazione. Allungai il braccio per arrivare al telefono, lo sbloccai e vidi che erano tutte notifiche di Ask.fm. Aprii l’applicazione e il nome che lessi subito dopo mi fece spalancare la bocca…
   
 
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