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Autore: Kaguya    25/10/2015    1 recensioni
Salve, questa è una raccolta di flash-fic/drabble/oneshot ispirate alla poesia omonima di Fernando Pessoa. I capitoli riprenderanno i temi proposti dalla poesia in questo ordine:
1. Interruzione / Nuovo cammino
2. Caduta / Passo di danza
3. Paura / Scala
4. Sogno / Ponte
5. Bisogno / Incontro
Pairing: RuHana
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Restano Tre Cose
4. Sogno / Ponte



Erano sulla terrazza.
Il sole di mezzogiorno gli aveva inondato il viso appena aveva aperto la porta e, accecato, ci aveva messo un attimo in più a individuare l'altro.
Avevano un appuntamento ed erano stati entrambi di parola. Hanamichi non ne era sorpreso.
Teneva le mani in tasca e le labbra atteggiate in una smorfia che voleva essere indolente e che invece assomigliava tremendamente a un broncio, mentre si avvicinava per fronteggiare il moro.

“Parla Kitsune...”

Aveva ingiunto in tono duro, per nulla rabbonito dagli occhi blu del rookie che brillavano di una luce strana. Quasi dispiaciuta.

“Ascolta Sakuragi io...”

Aveva accennato, con un atteggiamento remissivo che non riusciva proprio ad associare all'algida Volpe.
Poi la porta del terrazzo si era aperta, mostrando una Haruko trafelata. Il viso arrossato e il respiro pesante lasciavano intuire che doveva aver corso fin lì.

“No! Aspetta Kaede!”

Aveva urlato alla volta del moro, avvicinandoglisi, mentre Hanamichi assisteva basito alla scena.

“E' giusto che sia io a dirglielo, amore mio!”

Prese a cinguettare la ragazza, allacciando le mani attorno a un braccio della Kitsune, lasciando il rosso ancor più di sasso.

“Ma che cavolo...?”

Aveva bisbigliato, alternando lo sguardo fra i due, mentre una sensazione di disagio invadeva ogni sua cellula e qualcosa di pesante e fastidioso si accoccolava nel suo stomaco.

“Stiamo insieme Do'hao!”

La confessione cosi decisa di Rukawa fu il colpo di grazia. Senti la gelosia, ora si che la riconosceva, avvelenargli il sangue lentamente, mentre rielaborava la notizia.
Haruko era rossissima in viso, ma si ritrovò a non pensare affatto che fosse adorabile.
Improvvisamente si rese conto che c'era qualcosa che non andava. Il suo pugno scattò per puro istinto, impattando contro il viso della ragazza.

“Giù le zampe!!!”

Aveva urlato, afferrando Rukawa per un braccio e tirandolo a sé.
Decisamente qualcosa non andava, pensò. Strinse ancora più forte il ragazzo, mentre la porta della terrazza si aprì nuovamente facendo stavolta palesare il Gori, in sella a una bicicletta, che si slanciò verso di loro facendo trillare il campanello, al grido di “Animale! Come ti permetti!!!”
Avrebbe dovuto reagire, ma quel dannato trillo diventava sempre più insistente mentre gli si appannava la vista...

Hanamichi riemerse dalle maglie del sogno sobbalzando, nel rendersi conto che non c'era nessuna bicicletta, nessun Gori e soprattutto nessun Rukawa. Solo la sua sveglia impazzita che gli ricordava che era di nuovo in ritardo per la scuola.
Saltò fuori dal letto imprecando, dandosi mentalmente dell'idiota per quei sogni strani. Possibile fosse cosi agitato solo perchè la Volpe aveva detto che doveva parlargli? Sicuramente lo avrebbe trovato addormentato in terrazza. O forse non si sarebbe presentato affatto.
Sbuffò, rimproverandosi perchè continuava a pensare a quello là e si decise a prepararsi.

La mattinata passò nella solita routine. Arrivò tardi in classe, circondato dalla sua fedele Armata. Fu richiamato almeno sette volte nell'ora di matematica, e un paio in quella di letteratura. Si beccò alcune battutacce dei ragazzi e li ripagò con generose testate.
Ma più si avvicinava l'ora di pranzo più era inquieto. Alla fine, come era inevitabile che fosse, la pausa pranzo arrivò. Si distaccò dall'Armata con una scusa e si diresse verso la terrazza sul tetto come un condannato a morte, le immagini del sogno ben chiare nella mente.
Ma non stava dormendo ora, era ben lucido e sapeva bene da che parte stavano i suoi sentimenti.
Nuovamente baldanzoso, spalancò la porta della terrazza con un calcio.

“Rukawa!”

Chiamò in quello che sembrava un ringhio, vedendo il moro pacificamente addormentato al suolo, come al solito. Tanta aspettativa, addirittura gli incubi, e quello dormiva beato.
Gli si avvicinò a passo di marcia e gli si accovacciò accanto. Il tempo di registrare distrattamente quanto fosse bello col sole sul viso, e poi lo afferrò per la giubba della divisa, strattonandolo.

“Sveglia!!! Volpaccia malefica che non sei altro!”

Un mugugno infastidito fu l'unica risposta che ricevette. Sbuffò, prendendo a scuotere il compagno con maggiore intensità.

“Ascoltami, maledetto! Non permetterò mai che tu stia con Haruko!!! Capito? MAI!!!”

Strepitò, ricordando ancora il sogno, smettendo di shackerare il moro, quando questi spalancò gli occhi, afferrandogli un polso con una mano candida e affusolata.

“Oh! Finalmente!”

Accennò un sorriso, ma gli morì sulle labbra, quando il rookie gli mollò un cazzotto in pieno viso, costringendolo a mollare la presa sulla sua giacca e facendolo sbilanciare all'indietro col sedere sulle dure piastrelle.

“Ehi! Ma che diavolo ti prende...?”

Borbottò, senza però fare in tempo a riprendersi che Rukawa gli fu addosso, colpendolo nuovamente.
Ok che non amava essere svegliato, ma lì si stava davvero esagerando.

“Stupida Volpe! Smettila...ma non dovevamo parlare?”

Protestò, restituendo un pugno al ragazzo che lo fissava apertamente astioso.

“Sta zitto, Do'hao! Hai già parlato abbastanza!”

Lui aveva racimolato il coraggio per invitarlo a parlare, aveva racimolato speranze visto che quella Scimmia non si era tirata indietro, l'aveva aspettato e poi...? Poi quel cretino lo svegliava urlando ai quattro venti il suo interesse per la Babbuina.
Non ne poteva davvero più! Lo colpì di nuovo con cattiveria, per sfogare tutta la frustrazione che provava.
Andarono avanti cosi per un po', scazzottandosi a vicenda, scambiandosi insulti gratuiti. Finchè non caddero esausti a pochi passi di distanza l'uno dall'altro, entrambi ansimanti per lo sforzo.

“Bel modo di parlare Volpe...ti preferisco meno loquace...”

Lo provocò Hanamichi, ricevendo in risposta un monosillabo. Sbuffò esasperato. Che si fosse illuso? Che avesse interpretato male? Lui non aveva alcuna esperienza in quel campo. Perciò aveva chiesto consiglio a Mito...e si era anche lasciato convincere! Avrebbe subito la sua ira anche lui.
Ma prima la Kitsune.

“Si può sapere che ti è preso?”

Chiese di nuovo, sperando l'altro fosse troppo stanco per rispondere di nuovo a calci.
Ci fu un attimo di silenzio di troppo, che lo fece temere che il moro si fosse nuovamente addormentato. Poi la sua voce bassa ruppe il silenzio.

“Sei un Do'hao! Prenditela quella Babbuina, chi la vuole...!”

Aveva perso la calma. Lui, Kaede Rukawa. Doveva essere decisamente provato dalla lotta. O dai mesi di sentimenti repressi, chi può dirlo.
Hanamichi sobbalzò a quella risposta. Represse l'istinto di difendere l'amica da quell'insulto, perchè realizzò si essersi sentito sollevato all'idea che il rookie non fosse interessato alla ragazza. E non perchè la voleva per sé. Ormai gli era chiaro. Negli ultimi tempi aveva faticato parecchio a mettere ordine nei propri pensieri. Ad accettarli soprattutto. Ma lui era un tipo impulsivo, istintivo. Si era dovuto arrendere a se stesso alla fine.

“Non la voglio nemmeno io...”

Bisbigliò allora, voltandosi verso il moro, che fece lo stesso.
Si fissarono, i visi ancora irrigiditi dall'orgoglio e dalle botte date e subite.
Erano sempre stati come due isole in un mare in tempesta. Vicini, ma separati da testardaggine, pregiudizi, paure, incertezze. Incomunicabilità. Soprattutto quella visto che non riuscivano mai ad avere una conversazione civile.
Ma nonostante tutto erano il reciproco punto fermo, per un motivo o per un altro.
E su quel terrazzo Hanamichi pensò che sarebbe bastato lanciare una fune sull'altra sponda, iniziare pian piano a costruire un ponte. Capirsi poi sarebbe stato più semplice.
Cosi tese un braccio, allungando una mano verso il viso del moro, sfiorandolo appena con i polpastrelli.
E Kaede, lo osservò per un attimo, quasi diffidente.
Non era cosi che aveva immaginato quella giornata. Aveva pensato di poter parlare sinceramente, di spiegargli con schiettezza la natura dei suoi sentimenti. Sospirò.
A che servono le parole dopotutto? L'importante era trovare un codice che fosse solo loro. E lo vedeva in quegli occhi nocciola, in quella mano tesa.

“Do'hao...”

Sussurrò, andando a intrecciare le dita con quelle della mano di lui.


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Fiùù...ci ho messo più del previsto ad aggiornare fra un impegno e l'altro...ma ce l'ho fatta!
Innanzitutto dedico il capitolo a Slanif :) un po' per il piacevole stalking XD un po' sperando di non aver deluso la curiosità di vedere cosa sarebbe successo sulla terrazza!
Stranamente wikipedia mi ha dato l'ispirazione...se cercate “ponte” la definizione che salta fuori è: “struttura utilizzata per superare un ostacolo, naturale o artificiale, che si antepone alla continuità di una via di comunicazione”...non è che non sapessi cos'è un ponte, ma mi si è accesa una lampadina. Non facciamoci domande.
Il sogno invece è semidemenziale...E si, nessuno la vuole sta Haruko, povera stella...ma sono problemi suoi...lasciamo sti due a coccolarsi e via *-*
Grazie a tutti (recensori, preferiti, seguiti, lettori..) per essere arrivati fin qui! Alla prossima!!

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