3° Capitolo
Sentì un peso scontrarsi con me
e con forza trascinarmi via.
La mia testa andò a sbattere
sull’asfalto e la vista mi si appannò.
-no!- gridai
E mentre cercavo di rialzarmi
cercavo di riprendere la visibilità delle immagini.
Un camion era fermo pochi metri
più in la aveva frenato prima di andare diritto a schiantarsi su un muro nel
tentativo di schivarmi ritrovandosi di traverso.
Mi toccai la testa che pulsava e
mi guardai il palmo della mano era completamente rosso.
Scossi la testa
involontariamente e questa cominciò a martellare.
Strinsi i denti e con le mani
riuscì ad alzarmi con il busto, in quel momento vidi cosa mi aveva trascinato
fuori dalla strada e protetto.
Il peso che si era buttato su di
me era rivolto su un fianco e non si muoveva.
Urlai il tuo nome. Nessuno
rispose.
Mi avvicinai barcollando, la
testa martellava sempre di più.
Arrivai fino a te, aveva
ricominciato a piovere.
Un uomo mi si avvicinò e si
scusò, mi disse che aveva appena chiamato l’ambulanza – arriveranno a minuti-
disse scusandosi di nuovo
Poi non lo ascoltai.. ero
pietrificata.
La tua mano non reagiva.
Presi il cellulare con la mano
ancora sporca di sangue e chiamai il primo nome che mi venne in mente in
quell’istante.
L’unica persona che ora poteva
raggiungerci in tempo.
-Ed…- non riuscivo a pronunciare
il suo nome – Ethan è.. ti prego..vieni in piazza è urgente ti prego Ed…- dissi
con voce strozzata poi mi cadde il telefono di mano; non riuscivo a tenere la
mano salda.
Voci confuse di gente attorno a
me, voci lontane…
Girai la testa e ti vidi
muoverti appena verso di me e ti abbracciai
-ti prego Ethan resisti…tra poco
Ed sarà qui…resisti fallo per me, per tuo fratello- piangevo e pregavo tremante
-hey ste…-
sentì la tua voce debole, alzai la testa e vidi che riuscivi a malapena a
respirare, le parole ti morivano in gola, un colpo di tosse e la tua mano si
riempi di sangue, i tuoi occhi verde smeraldo erano lucidi e deboli.
-shhh..non parlare- dissi disperata
piangendo e ti abbracciai, grazie alla pioggia il nostro sangue si mescolava.
-t-tu perdi sangue..la testa..-
balbettavi
Sorrisi sarcasticamente – non
m’importa..posso resistere…dobbiamo pensare a te ora-
Solo adesso mi rendo conto che
quella frase era una di quelle che una sorella maggiore diceva al fratello
minore quando stava male…o forse lo pensavo solo in quel momento perché non
sapevo più cosa mi legasse a te e cosa provassi o cosa dovessi provare per te
in quel momento.
L’uomo si
avvicinò e ti spostò dalla strada con l’aiuto di altri 2 uomini
-fate piano- mormorai, feci per
seguirli ma caddi a terra, la testa mi girava, 4 braccia mi aiutarono ad
alzarmi, portandomi lontano da te.
-no! Non voglio! Devo stargli
vicina è colpa mia…portatemi da lui- dissi disperata e inginocchiandomi vicino a
te tentavo di stringerti la mano.
-mio fratello ..- cominciasti
-Ethan andrà tutto bene vedrai…mi
dispiace sono una stupida mi dispiace…- mi stringesti debolmente la mano e ti sforzasti di sorridere
-ti voglio bene…- mi disse in un
soffio, la tua voce era stanca
-anch’io ..- gli dissi piangendo
mentre sentivo una parte di me mentirti.
Forse io non intendevo più la
stessa cosa, forse avevo sottovalutato la mia capacità di affezionarmi alle
persone.
Forse stavo cercando solamente
una scusa per proteggermi da quella che ero veramente.
Il solo fatto di pensare che io
avevo desiderato la mia stessa morte e che questa si fosse ritorta contro di te
mi lacerava l’anima.
Ti
prego non morie…era
questo che pregavo ogni secondo in cui attendevo inerme che i tuoi polmoni si
sforzassero per farti respirare.
-lo so..però Edward..- non
completò la frase -..io non potrò mai essere lui…- continuò ma io ero
scombussolata, che cosa stava succedendo?
-cosa stai dicendo?!..vedrai Ed
tra poco sarà qui..- dissi sperando che qualcuno arrivasse
-fratellino..cos’è successo?-
disse Ed con preoccupazione, finalmente era arrivato.
Era la prima volta che lo
sentivo dire “fratellino” la sua voce era sempre stata fredda e misurata.
-sono scivolata..il camion mi
stava venendo addosso…Ethan mi ha spinto via..però..- sussultai quando Ed mi
appoggiò una mano sulla spalla.
-Ethan.. grazie fratellino... tra
poco dovrebbe arrivare mamma- disse stringendogli la mia stessa mano tu
sorridesti lieve
-sai…sono felice…adesso ho
capito che…sei tu non io…sono contento per te…solo proteggila al posto mio…ti
prego…- frasi a metà delle quali io capì solo queste poche parole poi chiudesti
gli occhi e non lì riapristi più.
Smise di respirare e rilassò i
muscoli, le tue labbra si dischiusero.
Pronunciammo insieme il tuo nome ma nulla.
Mi accasciai sul tuo copro
inerme e piansi, il suono dell’ambulanza, le sirene – NO!- gridai più volte
-ti prego no!- implorai non
volevo lasciarti li da solo.
Non potevo sopportare l’idea che
tu mi avessi abbandonato…ed era tutta colpa mia
Due braccia mi staccarono
dal tuo corpo, io mi aggrappai con forza
a te.
-ti prego- dissi disperata
–ETHAN!!!-
Poi mi lasciai andare e le mie
mani scivolarono via dai tuoi vestiti fradici.
Stavo per cadere, tremavo ma le
braccia di Ed mi tennero in equilibrio.
Tenevo gli occhi spalancati..non
volevo chiuderli, chiudendoli avrebbe significato non rivedere più il tuo
sorriso.
Mi girai verso Ed e vidi i miei
stessi occhi la mia disperazione, la sua rassegnazione, il nostro rimpianto,
era il mio stesso dolore.
Non riuscivo più a piangere i
suoi occhi mi impedirono di parlare o piangere ancora. Restai immobile tra le sue braccia che mi avvolgevano.
In seguito ci fu confusione e molte
domande inutili e dannatamente false.
Io volevo solo che tu riaprissi
gli occhi.
Non volevo chiedere
l’impossibile volevo solo un’altra opportunità.
Volevo soltanto essere io al tuo
posto…non era giusto…tu avevi ancora così tanto da vivere…
Non potevo fare a meno di
pensare al tuo viso così innocente e angelico, il tuo sorriso non ci sarebbe
più stato.
Restavo sempre aggrappata in
quell’abbraccio di Ed.
La polizia volle interrogarmi da
sola ma io mi opposi debolmente con poche parole atone.
Lui stava per spostarsi ma io
gli strinsi la maglia e lui restò con me stringendomi.
Eravamo sostenuti a vicenda
l’uno dall’altro e se uno di noi si fosse staccato, sentivo che io sarei
crollata.
Era come stare in un limbo tutto in torno
c’era fuoco, in quel punto c’era il vuoto.
Nessun’emozione. Nessun rumore.
Solo il silenzio, ecco cos’era rimasto…il nostro silenzio.
Il suo braccio destro
intensificò la sua presa sul mio addome e la sua mano destra stringeva la mia
spalla forte impedendomi di scappare e di cadere a terra mentre soffocavo un
urlo con il braccio.
Stavano avvolgendo Ethan in un
telo, sentivo la presa di Ed sicura e forte, almeno lui riusciva a essere forte
io, invece, non potevo fare altro che tenere il conto di quanti secondi
passassero.
Mi accarezzava i capelli
sporcandosi la mano di sangue e mi sussurrò – ti fa male?-
Io scossi la testa provocandomi una fitta ma continuai a
guardarti inerme in un corpo vuoto.
-ti prego sta calma...ti prego
lo so che fa male…- disse con voce dolce, una voce strana, non lo avevo mai
sentito parlare così, non lo avevo mai sentito sprecare parole dolci per me.
Mi calmai e restai immobile a
guardare il tuo corpo semicoperto mentre lui mi accarezzava la testa.
I tuoi genitori arrivarono di li
a poco, li aveva chiamati Ed prima, quando ci videro abbracciati e sconvolti i
loro visi impallidirono e tua madre scoppiò a piangere, tuo padre si limitò ad
abbracciarci per poi venire da te con la testa bassa.
Poi chiusero il telo e ti
portarono via.
Tua madre si accorse che la mia
testa sanguinava ancora avvertì l’ambulanza e mi costrinse ad andare da loro.
Mi medicarono la ferita, tenevo la mano di Ed stretta alla mia che ancora
tremava.
Solo 7 miseri punti con una
commozione celebrare di cui poco mi importava e alcuni graffi irrilevanti
mentre tu eri…morto. Odiavo me stessa.
Mi vollero portare in pronto
soccorso ma mi rifiutai, dopo non so quanto tempo di attesa andai a casa con
loro, in macchina nessuno parlava, tua madre piangeva ancora.
Tuo fratello si offrì di guidare
al posto di tuo padre perché era ancora sconvolto ma tu padre mi guardò e
scosse la testa.
Così noi due salimmo sui sedili
posteriori. Il silenzio era interrotto solo dallo scrosciare della pioggia e da
alcuni singhiozzi soffocati.
Sentivo gli occhi ricominciare a
bruciare peggio del bruciore che sentivo alla testa.
Scesi dalla macchina, Ed mi
prese per mano e mi trascinò su per le scale li mi fermai lasciando la sua
mano. La porta della tua stanza aveva ancora la finestra aperta e il computer
acceso, dovevi essere uscito di corsa.
Sentì due braccia avvolgermi di
nuovo, avevo ricominciato piangere ed ero rannicchiata a terra.
Mi prese in braccio e mi
trascinò nella sua stanza distendendomi sul letto.
Si sdraiò anche lui e mi
abbracciò di nuovo da dietro.
Io mi girai e notai che il suo
viso era coperto da lacrime silenziose.
Restai scossa da quell’immagine.
Lui non era mai stato quello che voleva essere. Ti voleva un bene dell’anima,
solo adesso me ne rendevo conto. Lo avevo accusato ingiustamente.
Affondò la sua testa nel mio
collo e io istintivamente lo strinsi a me.
Ero così impacciata che mi misi
a piangere anch’io con lui in silenzio.
Io che ero sempre stata un
totale disastro con i ragazzi, avevo paura di fare qualsiasi cosa,
lo abbracciai istintivamente, proprio lui.
Lui che mi aveva ferito
molteplici volte con le sue battute e scherzi fin troppo pesanti e umilianti.
Lui che detestavo perché mi
faceva star male. In quel momento tutto cambiò.
L’odio si era dissolto e c’era
solo confusione nella mai testa.
Ancora adesso non riesco a
capire perché i sentimenti di noi uomini possano cambiare così rapidamente e
mutare d’intensità oppure sparire.
Come possiamo trovare conforto
in persone che fino a qualche ora fa odiavamo?
Semplicemente.. non si può. Io
non lo avrei mai potuto credere.
Ma quando tutto ciò in cui
credevi finisce, devi pur trovare un compromesso.
Una volta io non l’avrei mai
accettato, ma una volta ero più forte.
Una volta non mi sarei mai
innamorata di te Ethan, non me lo sarei mai perdonata.
Eppure…le cose cambiano in
continuazione…e ora?
Nella mia mente era ancora nitida la tua
immagine, come se quando avessi potuto riaprire gli occhi ti avrei rivisto
accanto a me… ma non lo potevo fare.
Avevo paura di essere così
fragile in quel momento da percepire la tua voce tra una lacrima e l’altra.
Avevo paura della verità che la
tua scelta mi aveva lasciato.
Non poteva accadere…non poteva
essere già successo.
Non poteva già essere così
tardi.
Dovevo essere io non tu. Ethan
perché…?
Se fosse successo a me nessuno
mi avrebbe rimpianto, nessuno avrebbe sentito la mia mancanza.
Nemmeno tu…perché il dolore a
volte passa, si attenua.
E questo mi spaventava. Ma per te sarebbe stato
diverso.
Tu saresti andato avanti
comunque…perché tu avevi quella forza ma io no.
Tu lo sapevi e allora perché?
Come avrei potuto vivere con questo rimpianto?
Ma
a quel tempo io non averi mai potuto sapere né sperare che tu mi avevi già
lasciato la risposta e questa si trovava
esattamente accanto a me…
P.S. -
Ringrazio Balenotta e marghepepe
per le vostre recensioni.
Mi fa piacere che la storia vi piaccia e spero che
continuiate a leggerla.
Grazie a tutti quelli che hanno letto la storia.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto a presto…