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Autore: dreams23    21/02/2009    1 recensioni
Ho sempre amato la pioggia. Ho sempre pensato che i lampi ed i tuoni fossero affascinanti. Il loro rimbombo era come l’eco della mia anima...Non averi mai pensato che l’amore che provavo per le tempeste si trasformasse in paura, dolore e ricordi che non potò mai cancellare. La tempesta ora è il mio peggior incubo... Non avevo più il coraggio di uscire da quella stanza ne di respirare. Non avevo il coraggio di accennare un sorriso o di guardare negli occhi i tuoi genitori. D’altronde avevo ucciso il loro figlio...
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3° Capitolo

 

Sentì un peso scontrarsi con me e con forza trascinarmi via.

La mia testa andò a sbattere sull’asfalto e la vista mi si appannò.

-no!- gridai

E mentre cercavo di rialzarmi cercavo di riprendere la visibilità delle immagini.

Un camion era fermo pochi metri più in la aveva frenato prima di andare diritto a schiantarsi su un muro nel tentativo di schivarmi ritrovandosi di traverso.

Mi toccai la testa che pulsava e mi guardai il palmo della mano era completamente rosso.

Scossi la testa involontariamente e questa cominciò a martellare.

Strinsi i denti e con le mani riuscì ad alzarmi con il busto, in quel momento vidi cosa mi aveva trascinato fuori dalla strada e protetto.

Il peso che si era buttato su di me era rivolto su un fianco e non si muoveva.

Urlai il tuo nome. Nessuno rispose.

Mi avvicinai barcollando, la testa martellava sempre di più.

Arrivai fino a te, aveva ricominciato a piovere.

Un uomo mi si avvicinò e si scusò, mi disse che aveva appena chiamato l’ambulanza – arriveranno a minuti- disse scusandosi di nuovo

Poi non lo ascoltai.. ero pietrificata.

La tua mano non reagiva.

Presi il cellulare con la mano ancora sporca di sangue e chiamai il primo nome che mi venne in mente in quell’istante.

L’unica persona che ora poteva raggiungerci in tempo.

-Ed…- non riuscivo a pronunciare il suo nome – Ethan è.. ti prego..vieni in piazza è urgente ti prego Ed…- dissi con voce strozzata poi mi cadde il telefono di mano; non riuscivo a tenere la mano salda.

Voci confuse di gente attorno a me, voci lontane…

Girai la testa e ti vidi muoverti appena verso di me e ti abbracciai

-ti prego Ethan resisti…tra poco Ed sarà qui…resisti fallo per me, per tuo fratello- piangevo e pregavo tremante

-hey ste…- sentì la tua voce debole, alzai la testa e vidi che riuscivi a malapena a respirare, le parole ti morivano in gola, un colpo di tosse e la tua mano si riempi di sangue, i tuoi occhi verde smeraldo erano lucidi e  deboli.

-shhh..non parlare- dissi disperata piangendo e ti abbracciai, grazie alla pioggia il nostro sangue si mescolava.

-t-tu perdi sangue..la testa..- balbettavi

Sorrisi sarcasticamente – non m’importa..posso resistere…dobbiamo pensare a te ora-

Solo adesso mi rendo conto che quella frase era una di quelle che una sorella maggiore diceva al fratello minore quando stava male…o forse lo pensavo solo in quel momento perché non sapevo più cosa mi legasse a te e cosa provassi o cosa dovessi provare per te in quel momento.

L’uomo si avvicinò e ti spostò dalla strada con l’aiuto di altri 2 uomini    

-fate piano- mormorai, feci per seguirli ma caddi a terra, la testa mi girava, 4 braccia mi aiutarono ad alzarmi, portandomi lontano da te.

-no! Non voglio! Devo stargli vicina è colpa mia…portatemi da lui- dissi disperata e inginocchiandomi vicino a te tentavo di stringerti la mano.

-mio fratello ..- cominciasti

-Ethan andrà tutto bene vedrai…mi dispiace sono una stupida mi dispiace…- mi stringesti debolmente  la mano e ti sforzasti di sorridere

-ti voglio bene…- mi disse in un soffio, la tua voce era stanca

-anch’io ..- gli dissi piangendo mentre sentivo una parte di me mentirti.

Forse io non intendevo più la stessa cosa, forse avevo sottovalutato la mia capacità di affezionarmi alle persone.

Forse stavo cercando solamente una scusa per proteggermi da quella che ero veramente.

Il solo fatto di pensare che io avevo desiderato la mia stessa morte e che questa si fosse ritorta contro di te mi lacerava l’anima.

Ti prego non morie…era questo che pregavo ogni secondo in cui attendevo inerme che i tuoi polmoni si sforzassero per farti respirare.

-lo so..però Edward..- non completò la frase -..io non potrò mai essere lui…- continuò ma io ero scombussolata, che cosa stava succedendo?

-cosa stai dicendo?!..vedrai Ed tra poco sarà qui..- dissi sperando che qualcuno arrivasse

-fratellino..cos’è successo?- disse Ed con preoccupazione, finalmente era arrivato.

Era la prima volta che lo sentivo dire “fratellino” la sua voce era sempre stata fredda e misurata.

-sono scivolata..il camion mi stava venendo addosso…Ethan mi ha spinto via..però..- sussultai quando Ed mi appoggiò una mano sulla spalla.

-Ethan.. grazie  fratellino... tra poco dovrebbe arrivare mamma- disse stringendogli la mia stessa mano tu sorridesti lieve

-sai…sono felice…adesso ho capito che…sei tu non io…sono contento per te…solo proteggila al posto mio…ti prego…- frasi a metà delle quali io capì solo queste poche parole poi chiudesti gli occhi e non lì riapristi più.

Smise di respirare e rilassò i muscoli, le tue labbra si dischiusero.

Pronunciammo  insieme il tuo nome ma nulla.

Mi accasciai sul tuo copro inerme e piansi, il suono dell’ambulanza, le sirene – NO!- gridai più volte

-ti prego no!- implorai non volevo lasciarti li da solo.

Non potevo sopportare l’idea che tu mi avessi abbandonato…ed era tutta colpa mia

Due braccia mi staccarono dal  tuo corpo, io mi aggrappai con forza a te.

-ti prego- dissi disperata –ETHAN!!!-

Poi mi lasciai andare e le mie mani scivolarono via dai tuoi vestiti fradici.

Stavo per cadere, tremavo ma le braccia di Ed mi tennero in equilibrio.

Tenevo gli occhi spalancati..non volevo chiuderli, chiudendoli avrebbe significato non rivedere più il tuo sorriso.

Mi girai verso Ed e vidi i miei stessi occhi la mia disperazione, la sua rassegnazione, il nostro rimpianto, era il mio stesso dolore.

Non riuscivo più a piangere i suoi occhi mi impedirono di parlare o piangere ancora. Restai immobile  tra le sue braccia che mi avvolgevano.

In seguito ci fu confusione e molte domande inutili e dannatamente false.

Io volevo solo che tu riaprissi gli occhi.

Non volevo chiedere l’impossibile volevo solo un’altra opportunità.

Volevo soltanto essere io al tuo posto…non era giusto…tu avevi ancora così tanto da vivere…

Non potevo fare a meno di pensare al tuo viso così innocente e angelico, il tuo sorriso non ci sarebbe più stato.

Restavo sempre aggrappata in quell’abbraccio di Ed.

La polizia volle interrogarmi da sola ma io mi opposi debolmente con poche parole atone.

Lui stava per spostarsi ma io gli strinsi la maglia e lui restò con me stringendomi.

Eravamo sostenuti a vicenda l’uno dall’altro e se uno di noi si fosse staccato, sentivo che io sarei crollata.

 Era come stare in un limbo tutto in torno c’era fuoco, in quel punto c’era il vuoto.

Nessun’emozione. Nessun rumore. Solo il silenzio, ecco cos’era rimasto…il nostro silenzio.

Il suo braccio destro intensificò la sua presa sul mio addome e la sua mano destra stringeva la mia spalla forte impedendomi di scappare e di cadere a terra mentre soffocavo un urlo con il braccio.

Stavano avvolgendo Ethan in un telo, sentivo la presa di Ed sicura e forte, almeno lui riusciva a essere forte io, invece, non potevo fare altro che tenere il conto di quanti secondi passassero.

Mi accarezzava i capelli sporcandosi la mano di sangue e mi sussurrò – ti fa male?-

Io scossi la testa  provocandomi una fitta ma continuai a guardarti inerme in un corpo vuoto.

-ti prego sta calma...ti prego lo so che fa male…- disse con voce dolce, una voce strana, non lo avevo mai sentito parlare così, non lo avevo mai sentito sprecare parole dolci per me.

Mi calmai e restai immobile a guardare il tuo corpo semicoperto mentre lui mi accarezzava la testa.

I tuoi genitori arrivarono di li a poco, li aveva chiamati Ed prima, quando ci videro abbracciati e sconvolti i loro visi impallidirono e tua madre scoppiò a piangere, tuo padre si limitò ad abbracciarci per poi venire da te con la testa bassa.

Poi chiusero il telo e ti portarono via.

Tua madre si accorse che la mia testa sanguinava ancora avvertì l’ambulanza e mi costrinse ad andare da loro. Mi medicarono la ferita, tenevo la mano di Ed stretta alla mia che ancora tremava.

Solo 7 miseri punti con una commozione celebrare di cui poco mi importava e alcuni graffi irrilevanti mentre tu eri…morto. Odiavo me stessa.

Mi vollero portare in pronto soccorso ma mi rifiutai, dopo non so quanto tempo di attesa andai a casa con loro, in macchina nessuno parlava, tua madre piangeva ancora.

Tuo fratello si offrì di guidare al posto di tuo padre perché era ancora sconvolto ma tu padre mi guardò e scosse la testa.

Così noi due salimmo sui sedili posteriori. Il silenzio era interrotto solo dallo scrosciare della pioggia e da alcuni singhiozzi soffocati.

Sentivo gli occhi ricominciare a bruciare peggio del bruciore che sentivo alla testa.

Scesi dalla macchina, Ed mi prese per mano e mi trascinò su per le scale li mi fermai lasciando la sua mano. La porta della tua stanza aveva ancora la finestra aperta e il computer acceso, dovevi essere uscito di corsa.

Sentì due braccia avvolgermi di nuovo, avevo ricominciato piangere ed ero rannicchiata a terra.

Mi prese in braccio e mi trascinò nella sua stanza distendendomi sul letto.

Si sdraiò anche lui e mi abbracciò di nuovo da dietro.

Io mi girai e notai che il suo viso era coperto da lacrime silenziose.

Restai scossa da quell’immagine. Lui non era mai stato quello che voleva essere. Ti voleva un bene dell’anima, solo adesso me ne rendevo conto. Lo avevo accusato ingiustamente.

Affondò la sua testa nel mio collo e io istintivamente lo strinsi a me.

Ero così impacciata che mi misi a piangere anch’io con lui in silenzio.

Io che ero sempre stata un totale disastro con i ragazzi, avevo paura di fare qualsiasi cosa,

 lo abbracciai istintivamente, proprio lui.

Lui che mi aveva ferito molteplici volte con le sue battute e scherzi fin troppo pesanti e umilianti.

Lui che detestavo perché mi faceva star male. In quel momento tutto cambiò.

L’odio si era dissolto e c’era solo confusione nella mai testa.

Ancora adesso non riesco a capire perché i sentimenti di noi uomini possano cambiare così rapidamente e mutare d’intensità oppure sparire.

Come possiamo trovare conforto in persone che fino a qualche ora fa odiavamo?

Semplicemente.. non si può. Io non lo avrei mai potuto credere.

Ma quando tutto ciò in cui credevi finisce, devi pur trovare un compromesso.

Una volta io non l’avrei mai accettato, ma una volta ero più forte.

Una volta non mi sarei mai innamorata di te Ethan, non me lo sarei mai perdonata.

Eppure…le cose cambiano in continuazione…e ora?

 Nella mia mente era ancora nitida la tua immagine, come se quando avessi potuto riaprire gli occhi ti avrei rivisto accanto a me… ma non lo potevo fare.

Avevo paura di essere così fragile in quel momento da percepire la tua voce tra una lacrima e l’altra.

Avevo paura della verità che la tua scelta mi aveva lasciato.

Non poteva accadere…non poteva essere già successo.

Non poteva già essere così tardi.

Dovevo essere io non tu. Ethan perché…?

Se fosse successo a me nessuno mi avrebbe rimpianto, nessuno avrebbe sentito la mia mancanza.

Nemmeno tu…perché il dolore a volte passa, si attenua.

E  questo mi spaventava. Ma per te sarebbe stato diverso.

Tu saresti andato avanti comunque…perché tu avevi quella forza ma io no.

Tu lo sapevi e allora perché? Come avrei potuto vivere con questo rimpianto?

 

Ma a quel tempo io non averi mai potuto sapere né sperare che tu mi avevi già lasciato la risposta  e questa si trovava esattamente accanto a me…

 

 

 

 

P.S. -

Ringrazio Balenotta e marghepepe per le vostre recensioni.

Mi fa piacere che la storia vi piaccia e spero che continuiate a leggerla.

Grazie a tutti quelli che hanno letto la storia.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto a presto…

  
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