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Autore: ChelseaH    27/10/2015    2 recensioni
Dove Harry e Louis pensano di non poter essere più incompatibili di così, finché Louis non riesce a trascinare Harry nei proprio guai.
“Non rispondere. Dimenticati dell’erba. Aspetta, ho un’idea... ricominciamo da capo.”
Così dicendo uscì dal negozio, lasciò passare due minuti esatti di orologio e rientrò.
“Buongiorno, sono Louis Tomlinson, sono qui per un colloquio,” disse allungando una mano verso Harry dall’altra parte del bancone.
“Tu sei pazzo,” disse Harry guardandolo come se fosse un alieno. “E comunque da dove vieni con quell’accento così marcato?”
“Donny.”
Harry lo fissò interrogativo.
“Doncaster,” ripeté usando il nome completo della cittadina dalla quale veniva. “Non l’hai letto sul mio curriculum? Sono abbastanza sicuro di averci scritto ‘Doncaster, patria dei gloriosi Rovers’.”

[Harry/Louis]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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DANCE INSIDE

What makes the one to shake you down?
Each touch belongs to each new sound
Say now you want to shake me too
Move down to me, slip into you

In cui Louis e Harry litigano ma fanno anche pace           
Harry aprì controvoglia gli occhi al suono della sveglia.
Si girò cercando il corpo di Louis, ma di fianco a lui trovò solo un groviglio di lenzuola e coperte vuote. Dal bagno arrivava il rumore del getto dell’acqua della doccia e gli sembrava così strano che Louis si fosse alzato prima che la sveglia suonasse, che prese il cellulare dal comodino per controllare l’ora. Il display segnava le otto e trentadue minuti, ovvero mezzora dopo rispetto all’ora in cui Harry aveva puntato la sveglia, il che significava che Louis si era alzato e gliel’aveva modificata per lasciarlo dormire un altro po’ mentre occupava lui la doccia.
Sorrise, arrotolandosi nelle coperte e finendo con la testa sul cuscino di Louis.
Gli ultimi giorni erano stati deliranti, Zayn aveva preso il loro salotto come base per preparare la festa a Niall – e Harry non voleva nemmeno sapere come avrebbe trasportato da lì a casa di Niall tutte le decorazioni che aveva preparato – Liam andava e veniva come un cagnolino bastonato e si era fermato a dormire già due volte e la sera prima – ovvero la prima sera che lui e Louis passavano completamente soli da quando Niall aveva traslocato - i due avevano finito con l’addormentarsi sul divano, reduci com’erano da ben tre feste di compleanno a cui avevano presenziato in un solo pomeriggio - e ancora si chiedeva come avesse fatto Liam a incastrare i tre impegni in maniera così impeccabile. A un’ora non meglio definita Louis si era svegliato e in qualche maniera era riuscito a trascinarlo a letto – l’ex letto di Niall, che avevano colonizzato da quando l’amico se n’era andato – ma Harry se lo ricordava molto vagamente, probabilmente aveva ripreso sonno nell’esatto istante in cui la sua testa aveva toccato il cuscino.
Sbadigliò sonoramente e capì che se non si fosse alzato avrebbe finito con l’addormentarsi di nuovo e da lì a poco più di un’ora si sarebbero dovuti incontrare con Liam per lavoro, così si costrinse ad uscire da sotto le coperte e si trascinò in bagno. Si lavò distrattamente i denti e mentre si asciugava la faccia, lo specchio di fronte a lui gli fece notare che i suoi capelli avevano decisamente bisogno di una lavata - e magari lui di una doccia veloce, già che c’era. Peccato che la doccia fosse ancora impegnata – Louis non si era nemmeno accorto della sua presenza, fra lo scrosciare dell’acqua, il vetro che li separava e il fatto che stava canticchiando una canzone che aveva le vaghe sembianze di Teenage Dirtbag dei Wheatus – e che... Improvvisamente Harry arrossì fino alla punta delle orecchie, in maniera così palese che riuscì proprio a vedere attraverso lo specchio il rossore salirgli dal collo e inondargli il viso. Harry scosse la testa con violenza come a voler negare tutti i pensieri che l’avevano appena investito, ma l’unica cosa che ottenne fu di riuscire ad auto frustarsi le guance con i capelli.
I pensieri erano ancora lì.
Louis era sotto la doccia.
Louis era a mezzo metro di distanza da lui completamente nudo.
Ed erano soli in casa.
E l’amico che viveva nei suoi boxer – l’unica cosa che indossava – improvvisamente aveva capito che era mattina e che era ora di svegliarsi.
Harry non era abituato ad agire d’istinto, a fare la prima cosa che gli passava per la testa senza fermarsi un attimo a rifletterci sopra, eppure si accorse di aver lasciato cadere l’asciugamano, di aver fatto scorrere il vetro che separava il vano doccia dal resto del bagno e di essere entrato nella doccia solo quando un getto di acqua bollente gli arrivò dritto sul petto, facendolo sobbalzare.
Anche Louis sobbalzò, girandosi di scatto verso di lui e mettendosi a ridere quando lo vide.
“Sei solo tu, mi hai fatto spaventare Harry!”
Già, era solo lui.
Sotto alla doccia con Louis.
Con solo i boxer addosso.
Louis non aveva nemmeno quelli.
E dio, se era bello, perché era così bello?
E non si sentiva imbarazzato da quell’incursione?
“Ti sei accorto di essere mezzo vestito, vero?” Louis indicò con un cenno i suoi boxer e cavoli, quello era il suo problema? Il fatto che Harry si stesse bagnando i boxer?
Le loro labbra si toccarono.
Louis finì con la schiena contro al muro e si aggrappò con le mani ai fianchi di Harry attirandolo a sé.
Harry non sapeva bene come, ma si era liberato dei boxer, una mano di Louis ora gli stava accarezzando i capelli impedendogli allo stesso tempo di interrompere quel bacio infinito anche se aveva bisogno di aria, e l’altra mano... con le dita stava tracciando i contorni dei suoi fianchi ed era così vicina, così pericolosamente vicina alla sua erezione che Harry soppresse un urlo sulle labbra di Louis, premendogli ancor di più contro le proprie. Louis cercò di scostarsi per prendere aria e stavolta fu il turno di Harry di impedirglielo.
Harry si appoggiò con una mano al muro dietro Louis, urtando il rubinetto e facendo intensificare il getto d’acqua su di loro. Fece scivolare l’altra mano sull’erezione di Louis e finalmente concesse a entrambi un po’ di aria staccando le labbra da quelle dell’altro e facendole scorrere sul suo collo, e poi nell’incavo della spalla per poi fermarsi lì a lasciarsi riempire le orecchie dai gemiti di Louis, che ora gli stava stringendo con forza una ciocca di capelli mentre con l’altra mano rompeva a sua volta gli indugi.
“Alla buon’ora, Styles,” gli disse Louis poco dopo, il respiro ancora accelerato, mentre si staccavano l’uno dall’altro. “Stavo iniziando a pensare che mi avresti fatto aspettare fino al matrimonio anche solo per vederti completamente nudo,” aggiunse alzandosi sulle punte per baciarlo di nuovo.
“Senti chi parla,” mormorò Harry attirandolo a sé fino a che a separarli rimasero solo le goccioline d’acqua che scorrevano sulle loro pelli.
E poi ricominciarono tutto da capo.
 
“Liam ci ucciderà,” disse Harry saltellando su una gamba sola mentre cercava di infilarsi i jeans il più velocemente possibile.
“Che si fotta Liam, non siamo mica al suo servizio.”
Louis era davanti all’armadio con solo i boxer addosso, e stava contemplando i suoi vestiti da almeno dieci minuti indeciso su cosa mettersi. Peccato che se c’era una cosa che Harry aveva imparato in quei mesi, era proprio che a Louis tendenzialmente non importava nulla di come uscisse di casa, quindi era abbastanza sicuro che lo stesse facendo solo per fargli contemplare il suo corpo mezzo nudo, che per inciso Harry trovava assolutamente meraviglioso e irresistibile.
“Tecnicamente siamo al suo servizio,” gli fece notare cercando di pensare ad altro. Come ad esempio al fatto che, sempre tecnicamente, Liam poteva licenziarli e che senza Niall sarebbe stato un enorme problema se fossero rimasti nuovamente entrambi senza lavoro.
“Payno è un bravo ragazzo, quando gli spiegheremo il motivo del ritardo vedrai che capirà.”
“Non ho nessuna intenzione di spiegare a nessuno proprio niente,” così dicendo Harry si infilò le scarpe, afferrò la prima maglia che vide abbandonata sul pavimento e la fece indossare con la forza a Louis.
E poi si ritrovò con le spalle premute contro l’armadio e le mani di Louis che gli si infilavano di prepotenza sotto alla camicia e le labbra di Louis premute contro le proprie e sì, in fondo che si fottesse Liam.
 
***
 
Louis si appoggiò con i gomiti alla ringhiera del terrazzo di Niall – perché Niall aveva perfino un terrazzino nel suo nuovo appartamento – e si accese una sigaretta. Era la quarta, o forse addirittura la quinta, della serata e sapeva che avrebbe fatto meglio a darci un taglio ma era più forte di lui, quando era nervoso fumare era l’unica cosa che lo calmava. Innanzitutto era irritato perché erano tre giorni che Liam apriva bocca solo per sgridarlo – o per meglio dire, insultarlo – perché quella mattina di qualche giorno prima lui e Harry si erano presentati al lavoro con quasi tre quarti d’ora di ritardo e quando lui aveva tentato di accampare qualche scusa su un guasto alla metropolitana, Liam aveva iniziato a indicare il succhiotto vistoso che Louis non si era nemmeno accorto di avere poco sopra la linea della clavicola, mettendo in imbarazzo Harry e continuando a farlo per i tre giorni a seguire. Secondariamente era irritato perché a quella festicciola che doveva essere in onore della nuova sistemazione di Niall e di Niall, Zayn aveva invitato praticamente tutti quelli che conosceva e ora l’appartamento era così pieno di gente che si riusciva a malapena a muoversi. Questo però era niente, la cosa peggiore di tutte era che nel passaparola di Zayn erano finiti anche Calvin e Oliver, ovvero i suoi due ex coinquilini nonché ex amici, che non ci avevano pensato due volte a sbatterlo fuori casa quando era stato licenziato dal suo precedente impiego. Col senno di poi, quello era stato l’evento che aveva messo in moto tutti quelli successivi che l’avevano portato a conoscere Harry e quindi andava bene così, questo comunque non significava che fosse propenso a mettersi a socializzare con quei due come se nulla fosse accaduto.
“Non dovresti fumare così tanto,” Harry era comparso al suo fianco, gli aveva sfilato la sigaretta dalla bocca e l’aveva lanciata oltre la ringhiera. Sorrise suo malgrado, era buffo come Harry avesse preso un sacco di abitudini che lui aveva – come quella di lanciare in giro mozziconi di sigaretta.
“Possiamo tornarcene a casa?” lo supplicò.
“Ma se eri così entusiasta di questa festa...”
“Sì, questo era prima di scoprire che Zayn aveva invitato praticamente tutti. La cosa più triste è che sono abbastanza sicuro che Niall non conosca nessuno a parte me, te, Liam e quel cretino.”
“La cosa più triste è che io Niall non l’ho nemmeno visto, ho beccato solo Zayn... che mi ha presentato il famoso cugino Jawaad.”
A quelle parole Louis si mise sull’attenti.
Non aveva mai pensato all’eventualità che Harry potesse conoscere Jawaad, il che era stato piuttosto stupido da parte sua, visto che il ragazzo era il cugino di Zayn e Zayn uno dei suoi migliori amici, e questo poteva essere potenzialmente un problema perché a differenza di Zayn, Jawaad non era molto bravo a distinguere le informazioni da divulgare al pubblico da quelle che era meglio si tenesse per sé.
Ecco, ora era ancora più agitato di prima e aveva un disperato bisogno di una sigaretta, peccato che Harry avesse lanciato giù dal terrazzo l’ultima che gli era rimasta.
Poteva andare a elemosinarne una a Zayn, oppure a Liam – anche se avrebbe significato sorbirsi un’altra ramanzina – ma non poteva lasciare Harry da solo e rischiare che si mettesse a parlare con Jawaad. Magari poteva lasciar perdere la sigaretta e raccontare lui a Harry quello che non voleva scoprisse da Jawaad.
“Potrei aver avuto un periodo da spacciatore. Non uno spacciatore serio, diciamo che rivendevo la mia roba a un prezzo leggermente più alto, il tutto per riuscire a mantenere me stesso e quei due deficienti che non so come sono finiti a questa festa. Sai, i miei ex coinquilini, quelli che reputavo miei amici da quando avevamo tipo due anni?” sputò d’un fiato. Harry sgranò gli occhi. “Roba leggera, niente di che... era solo erba, dai lo sai che me ne passava un sacco fra le mani... mica potevo fumarmela tutta! Per quel paio di canne che mi faccio una volta ogni tanto-“
“Fumi ancora erba?!”
Merda, pensò Louis. Perché Harry era così esageratamente ingenuo? Ovvio che ogni tanto con Zayn si lasciasse un po’ andare, cosa c’era di male? Era solo una bravata come un’altra fra amici e... no, dallo sguardo di Harry comprese che per lui non era solo una bravata come un’altra fra amici, se poi ci si aggiungeva la confessione di quella sorta di spaccio che faceva... Merda.
“Pensavo che... Niente, forse dovrei smettere di pensare,” sospirò Harry distogliendo lo sguardo da lui. Sembrava indeciso sul da farsi, come se stesse ponderando se stare lì con lui o prendere e andarsene il più lontano possibile. “Sai, penso che Niall non sia nemmeno qui. Me ne torno a casa, sono stanco.”
Ecco, aveva ponderato e aveva ponderato per il prendere e andarsene.
Louis avrebbe voluto mettersi a urlare.
“Mi hai chiesto di non far più entrare erba in casa e l’ho fatto, ora che problemi hai?” sbottò e avrebbe voluto rimangiarsi ogni singola parola nell’esatto istante in cui vide un’espressione ferita comparire sul volto di Harry. Perché era patologicamente non in grado di tenere la bocca chiusa?
“Non ho nessun problema. Tu in compenso sembri averne molti e io me ne vado a casa perché sono stanco.”
E se ne andò.
Gli voltò le spalle e sparì senza aggiungere altro e meno di mezzo minuto più tardi Louis lo vide sul marciapiede sotto di lui con il cellulare all’orecchio. Cinque minuti dopo spuntò un taxi, e Harry ci salì ancor prima che fosse completamente fermo. Era così impaziente di allontanarsi da lui che aveva perfino chiamato un taxi per tornare a casa.
Louis diede un calcio alla ringhiera e poi andò a cercare Zayn.
Non voleva rimanere a quella stupida festa nemmeno un secondo di più, ma non poteva nemmeno seguire Harry e tornare a casa.
 
“Sei inquietante.”
“Non dirlo.”
“È la verità.”
Zayn era seduto a gambe incrociate su una poltrona del suo immenso salotto e stava fissando Louis che invece era sdraiato sul divano.
“Anche Harry lo dice sempre, che sono inquietante quando sto zitto.”
“Ripeto, è la verità. Parli perfino nel sonno, sei insopportabile.”
“Non me lo dirà mai più,” mugugnò girandosi e affondando la testa nel cuscino dello schienale.
“Perché avete sempre queste reazioni esagerate nei confronti l’uno dell’altro? Litigate senza litigare veramente e poi quello che ti deve sopportare sono io.”
“Non era mai successo da quando ci siamo messi insieme,” Louis si mise seduto e guardò l’amico tirando su con il naso, era a tanto così dal mettersi a piangere e non gli capitava di aver voglia di piangere da anni.
“Andiamo fuori, hai bisogno di fumare qualcosa di forte.”
“Seriamente, Zayn? Harry mi ha lasciato per colpa di una stupida canna e tu mi proponi di andare a fumare per dimenticare?”
“Harry non ti ha lasciato,” cercò di farlo ragionare Zayn.
“Mi ha perfino sbattuto fuori casa, come lo chiami tu questo?”
“Non ti ha sbattuto fuori casa e anzi, sarà perfino preoccupato per te conoscendolo.”
Louis sospirò.
Era abbastanza sicuro che Harry l’avesse sbattuto fuori casa, se no che senso aveva il fatto che fosse da Zayn? Soprattutto considerando che al momento anche Liam viveva lì, e che era tornato a casa giusto mezzora prima e aveva messo in chiaro che lui non aveva nessuna intenzione di dividere la stanza o il letto o qualunque cosa con Louis, non fino al momento in cui si fosse deciso ad ammettere che quell’ormai famosa mattina aveva sbagliato a presentarsi in ritardo al lavoro e si fosse scusato. E comunque anche Harry era arrivato in ritardo, perché con Harry non ce l’aveva così tanto? Sembrava quasi che il mondo stesse cospirando per rendere Louis Tomlinson un povero disadattato emarginato, e in realtà disadattato lo era già, come gli aveva fatto notare Harry più volte agli inizi della loro conoscenza.
Sentì il cellulare vibrare ma pensò che non valesse neanche la pena di alzarsi a controllare, probabilmente era solo Liam che gli ricordava che non voleva dividere la stanza con lui.
Fu Zayn ad alzarsi a recuperare il telefono che aveva appoggiato sul tavolo.
“Cosa ti avevo detto?” chiese con aria trionfante lanciandogli il cellulare sul divano.
Louis lo prese e lesse il messaggio.
Sono le due meno un quarto. Di notte.
Era Harry.
Harry che non usava mai una cavolo di emoticon nemmeno a puntargli una pistola alla testa, perché evidentemente ad Holmes Chapel non le avevano ancora inventate, un po’ come la metropolitana.
Era un sono le due di notte torna a casa ti prego?
Oppure un sono le due di notte, spero che tu sia morendo di overdose in un vicolo buio e pieno di immondizia? Perché probabilmente nella testa di Harry si poteva morire di overdose per un po’ di erba fumata una volta ogni tanto.
Quindi? gli rispose dopo un attimo.
Quindi DOVE SEI? la risposta gli arrivò quasi istantaneamente.
Ah, quindi prima lo lasciava, gli ingiungeva di fare le valige e andarsene e poi si preoccupava?
Okay, forse Zayn aveva ragione, forse Harry non aveva fatto nessuna di quelle cose, ma era sicuro che avesse avuto una reazione esagerata.
“Anche tu hai avuto una reazione esagerata. Fammi la cortesia di tornartene a casa, fate sesso riparatore e smettetela di comportarvi da bambini dell’asilo.”
Ecco, Zayn che gli leggeva nella mente meglio di un telepate, quello sì che era inquietante.
“Non siamo ancora arrivati a quel livello,” borbottò Louis, giusto per dire qualcosa.
“Be’, allora vai a fargli un pompino riparatore o qualunque altra cosa facciate, ma vattene e non farti più vedere fino a quando non avrete fatto pace.”
Stava per replicare al tono esasperato di Zayn quando il cellulare gli vibrò nuovamente fra le mani.
:(
Harry Styles aveva appena usato un’emoticon.
Questo era anche più inquietante del proprio silenzio o della telepatia di Zayn.
“Dammi i soldi per il taxi,” disse alzandosi e Zayn roteò gli occhi.
“Devi proprio essere bravo con i pompini se quel povero martire non ti ha ancora defenestrato.”
 
Louis non era ancora arrivato in cima alle scale che la porta dell’appartamento si aprì e ne sbucò la massa di ricci di Harry, seguita dal suo proprietario che scrutava il pianerottolo con espressione preoccupata.
“LOUIS!” urlò quando lo vide e gli corse incontro fiondandosi fra le sue braccia.
“Zitto, sveglierai tutto il palazzo,” gli sussurrò Louis accarezzandogli i capelli e sorridendo di come Harry riusciva a farsi piccolo piccolo per stare fra le sue braccia.
“STRONZO,” urlò poi divincolandosi dal suo abbraccio, come se non fosse stato lui a buttarglisi addosso.
Louis gli afferrò la mano e lo trascinò all’interno dell’appartamento, ci mancava solo di finire quella nottata infinita con una denuncia per schiamazzi.
“Sentiamo, ora perché sarei uno stronzo?” gli chiese chiudendosi la porta alle spalle.
“Non mi hai più risposto.”
Vero, dopo la faccina triste Louis si era fatto prendere dall’ansia di tornare a casa a rassicurare Harry – anche se in realtà sarebbe dovuto essere Harry a rassicurare lui, visto che era stato lui a prendere e andarsene mollandolo da solo alla festa – e non gli aveva più risposto. Notò che Harry era vestito di tutto punto ma in maniera diversa rispetto a qualche ora prima, segno che quando era tornato a casa si era messo comodo e poi invece si era rivestito per uscire. Magari a cercare lui. Louis si sentì improvvisamente in colpa.
“Be’, sono qui no?” tentò di minimizzare.
“Nemmeno Niall mi risponde. Non era alla festa e non mi risponde ai messaggi.”
“Quindi ora sono sullo stesso piano di Niall?”
Louis voleva solo scherzare ma Harry prese a fissarlo con la massima serietà.
“È che... non voglio più litigare con te Lou.”
Louis gli si avvicinò, gli afferrò la camicia e lo attirò a sé.
“Litigheremo ancora... e continueremo ad avere reazioni esagerate... ma come dice Zayn, sono così bravo a fare pompini che non mi lascerai mai,” gli sussurrò a fior di labbra.
Harry scoppiò a ridere, prima di colmare quel poco di distanza che c’era fra loro e baciarlo.
“In realtà non lo so mica quanto tu sia bravo,” gli disse quando si staccarono.
“Mi stai sfidando Styles?” gli chiese, ma non gli lasciò il tempo di rispondere. Lo spinse contro il muro e ricominciò a baciarlo mentre con le mani gli sbottonava i jeans e glieli faceva scivolare via a fatica – dannata la sua mania dei jeans stretti. Era un territorio del tutto nuovo e inesplorato per Louis, ma l’unica cosa che voleva in quel momento era sentire Harry gemere di piacere come qualche mattina prima nella doccia, stavolta senza il rumore dell’acqua di mezzo, voleva sentire solo Harry, voleva vivere per un po’ in un mondo in cui esistevano solo lui e Harry, in cui Harry gli passava una mano fra i capelli stringendoglieli forte mentre lui si abbassava, in cui Harry appoggiava la testa contro al muro mordendosi un labbro tentando di sopprimere un gemito più forte degli altri senza riuscirci, in cui Harry poi si avventava sulle sue labbra come se da quel contatto ne dipendesse la sua stessa vita, leccandogli via i residui del suo stesso sapore e sorridendogli teneramente come se non fosse mai successo nulla di brutto, come se non avessero mai litigato.
In cui Harry si staccava dalle sue labbra solo per avvicinarsi al suo orecchio e sussurrarci dentro, non hai idea di quanto ti amo.
 
***
 
Harry si svegliò quando un brivido di freddo gli percorse il corpo.
Aprì gli occhi al suono della voce di Louis che imprecava mentre tentava di riavvolgere loro intorno la coperta di pile che era scivolata via.
Si rese conto che dovevano essersi addormentati sul divano la notte prima - perché erano ancora lì, accoccolati uno vicino all’altro, completamente nudi e con solo quella coperta a proteggerli dal freddo di dicembre - e si sentiva addosso una stanchezza opprimente, come se non avesse dormito più di un paio d’ore.
“Ringrazia il tuo amico Horan,” bofonchiò Louis facendo riemergere da sotto la coperta una mano, nella quale teneva il cellulare di Harry che doveva aver recuperato dalla tasca dei suoi pantaloni che erano buttati per terra da qualche parte.
Harry sbatté un paio di volte le palpebre prima di riuscire a mettere a fuoco ciò che Louis gli stava mostrando.
Sei chiamate non risposte e quattordici messaggi, tutti da Niall, il primo dei quali sembrava essere arrivato alle cinque e quaranta, ovvero... poco più di venti minuti prima? Ecco perché si sentiva così stanco, perché aveva letteralmente due ore di sonno sulle spalle.
Avrebbe voluto prendere il cellulare e scorrere i messaggi, ma questo avrebbe significato abbandonare per un istante la sua posizione accucciato sul petto di Louis e non era sicuro di volerlo fare, nemmeno per sei chiamate e quattordici messaggi di Niall a quell’ora del mattino. Fortunatamente non ci fu bisogno di farlo, perché Louis aprì la cartella dei messaggi e si mise a leggerglieli ad alta voce imitando l’accento irlandese dell’amico.
SOS.
Sono a Victoria.
Seduto sul marciapiede, dalla parte di Starbucks.
HARRY!
HARRY S-O-S!
Cazzo, ti vuoi svegliare?
Non farmi venire fino a lì, ti prego :(
Harry ho DAVVERO bisogno di te.
Sono a pezzi...
HARRY SVEGLIATI!
HARRY SOS :’(
HARRY SOS :’(
HARRY SOS :’(
HARRY SOS :’(
“Immagino questi significhi che abbiamo finito di dormire,” sospirò Louis ma Harry non voleva assolutamente uscire da sotto a quella coperta e allontanarsi dall’altro, nonostante la preoccupazione avesse iniziato a farsi prepotentemente strada in lui già al primo SOS.
“Non può venire lui qui?” mugugnò strusciando la guancia sul petto di Louis.
“Immagino di no, tesoro,” gli rispose l’altro teneramente e Harry no, non voleva proprio alzarsi. Poi oltre alla preoccupazione, si fece largo in lui anche il senso di colpa, visto che un buon amico sarebbe saltato in piedi solo a vedere il numero di chiamate non risposte e così si decise a staccarsi da Louis.
Fuori diluviava e impiegarono mezzora buona ad arrivare a Victoria e quando finalmente furono lì, il cuore di Harry quasi si spezzò alla vista dell’amico. Niall era seduto sul marciapiede a gambe incrociate, bagnato fradicio e incurante della pioggia, con sul volto aveva dei chiari segni di rissa, come se avesse fatto a botte con qualcuno. Corse da lui lasciando il riparo dell’ombrello che teneva Louis e gli si inginocchiò di fianco stringendolo forte. Non appena Niall sentì le braccia di Harry che lo avvolgevano affondò il viso nel suo cappotto e iniziò a singhiozzare. A un tratto la gocce di pioggia smisero di scivolare loro addosso e Harry vide che Louis gli si era avvicinato e li stava proteggendo entrambi con l’ombrello, bagnandosi lui al loro posto. Strinse ancora più forte Niall, non l’aveva mai visto così vulnerabile, così scosso e così distrutto e i segni che aveva sul viso lo facevano preoccupare ancora di più ma l’amico sembrava incapace di smettere di singhiozzare e Harry decise che il momento delle spiegazioni poteva aspettare.
Quando Niall si calmò lo fece alzare e piano piano si avviarono verso casa, tutti e tre insieme.
In metropolitana nessuno aprì bocca, ma Niall non lasciò la mano di Harry nemmeno per un secondo, la stringeva forte quasi avesse paura che l’amico potesse svanire nel nulla da un momento all’altro e Harry stringeva forte la mano di Louis perché era terribilmente preoccupato per Niall. Chissà che bel quadretto dovevano formare visti da fuori, seduti uno di fianco all’altro tenendosi mano nella mano, bagnati fradici ed esausti come se stessero tornando da una notte brava fatta di alcol e allucinogeni. Quando arrivarono a casa Louis costrinse tutti a cambiarsi e a infilarsi qualcosa di asciutto addosso e Harry non sapeva cosa lo facesse sorridere di più fra Niall avvolto in una delle tute di Louis, e Louis che in tempi di crisi era sempre quello che si prendeva cura di tutti con tutto l’affetto di cui fosse capace. Aveva anche preparato cioccolata calda per tutti e ora erano seduti sul divano a scaldarsi con Louis che gli massaggiava i capelli con un asciugamano nel tentativo di asciugarglieli.
“Grazie,” mormorò Niall portandosi la tazza alla bocca. “Non pensavo mi sarei mai ritrovato a ringraziare Tomlinson,” sorrise timidamente.
“Horan, spero tu abbia un buon motivo per averci buttato giù dal letto,” replicò Louis simulando irritazione e Niall stavolta rise, anche se debolmente.
“Non pensavo nemmeno che avrei potuto combinare un guaio più grosso di quelli che combini tu.”
“Finalmente qualcuno che ammette che non sono il male peggiore del mondo, inizi quasi a starmi simpatico Nialler.”
Harry rise dell’espressione tronfia di Louis, che stava riuscendo a far parlare Niall senza fargli il terzo grado e senza pressarlo in alcuna maniera. Sapeva che quei pensieri erano del tutto fuori luogo in una circostanza simile, ma Harry si sentiva così pieno di amore nei confronti del ragazzo che non riuscì a fare a meno di passargli una mano dietro la schiena stringendogli poi il fianco.
“Non sono sicuro di poter parlare in presenza del tuo ragazzo,” gli disse Niall.
“Mi rimangio quello che ho appena detto,” bofonchiò Louis abbandonando l’asciugamano sui capelli di Harry e appoggiando il mento alla sua spalla, cingendogli a sua volta il fianco.
“Scusa, ma sei il miglior amico di Zayn e forse è meglio che Zayn non ne sappia niente.”
Il clima si fece di nuovo serio e Niall prese la coperta che c’era abbandonata sul bracciolo del divano e se la strinse addosso.
“Louis non dirà niente a Zayn se non vuoi, puoi fidarti di lui... vero Lou?”
Louis annuì e Niall li fissò entrambi per qualche istante, continuando a sorseggiare la cioccolata. Poi si decise a parlare.
“Presente Juliet? Ecco... diciamo che non... giuro che non volevo tenertelo nascosto Harry, è solo che non so, pensavo che se stavolta me lo fossi tenuto per me, allora sarebbe rimasto un segreto per chiunque.”
“Hai ripreso a vederti con lei?!” Harry sospirò, in fondo i suoi dubbi si stavano rivelando fondati e iniziava a capire l’origine dei segni sulla faccia dell’amico.
“Non ho mai smesso a dire il vero... solo che ieri Mark l’ha scoperto. L’ha scoperto di nuovo intendo... ci ha proprio trovati insieme, non ho idea di come abbia fatto, eravamo al Belgrave Hotel a mangiare pizza in camera, non ho proprio idea di come abbia fatto a scoprirlo o a trovarci o... non lo so, credo l’abbia fatta seguire. Immaginate da soli come mi sono procurato i lividi sul viso.”
Harry si staccò da Louis e andò ad accoccolarsi vicino a Niall che posò la testa sulla sua spalla e si lasciò abbracciare.
“Non capisco cosa c’entri Zayn in tutto questo,” si intromise Louis.
“Mark ha scoperto dove lavoro, penso fosse da un po’ che la faceva seguire... o che faceva seguire me... Credo che quando andrà ad aprire stamattina, lo zio di Zayn si troverà un paio di vetrine in frantumi...” le ultime parole si persero in un singhiozzo perché il ragazzo aveva ricominciato a piangere.
“E poi dicono che io sia un pessimo soggetto,” commentò Louis avvicinandosi a loro, dando a Niall un’affettuosa pacca sulla testa. “La famiglia Malik è piena di soldi da fare schifo, non ne hai idea, riparare due stupidi vetri per loro è meno impegnativo che per noi andare a fare colazione da Starbucks. E non c’è bisogno che qualcuno a parte i presenti sappia perché qualche psicopatico abbia deciso di spaccare proprio quel vetro fra i mille di Londra.”
Niall alzò lo sguardo speranzoso verso Louis, e anche Harry si voltò verso di lui, con lo sguardo adorante. Louis, Louis che era stato la sua ancora dal giorno in cui si erano incontrati ora si prendeva cura anche dei suoi amici.
“Però devi chiudere questa storia, chiuderla per davvero, Horan.”
A quelle parole di Louis, Niall spostò lo sguardo su Harry tirando sonoramente su con il naso.
“E se la amassi?” mugugnò aggrappandosi ancora di più a lui.
E Harry si rese conto che in quel caso avrebbero avuto proprio un bel problema.

NOTE.

Nella mia testa questo, come alcuni dei capitoli precedenti, doveva essere pieno di angst e di tristezza e di cose brutte MA come vi ho già raccontato qualche nota fa, alla fine mi è uscito tutto fluff, tutto rose, arcobaleni e unicorni (poor Niall btw xD).
Volevo ringraziare di cuore tutti voi che state seguendo questa storia, la state seguendo/mettendo nei preferiti/commentando, mi procurate sempre tanta gioia <3
E mancano due capitoli + l'epilogo alla fine!
   
 
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