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Autore: _Lally_chan_    21/02/2009    1 recensioni
camminavo tranquillamente per una via del centro quando.....un' incontro inaspettato ha unito i nostri destini.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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[ ] Frasi in tedesco e, ove segnato, in inglese

(Cap.20 - Nella notte)

Passarono dieci minuti prima che Laura entrasse nuovamente in casa. La sua mente era affollata da miriadi di pensieri; la cui gran parte finivano nella direzione di Tom Kaulitz.
Non capiva ancora il senso delle parole di Andreas: sapeva che il rasta era un inguaribile marpione che approfittava ogni volta che poteva, della benevolenza delle fans più "aperte" ad approfondire la sua conoscenza, e quello le era sempre bastato per immaginare che certo non potesse essere quel principe azzurro di cui lei si sarebbe potuta innamorare. Quel posto spettava a Bill, era sempre stato così; ma adesso tutto sembrava un "forse" grosso come una casa.
Che si fosse innamorata del gemello sbagliato? Che avesse sempre interpretato male tutto quello che il suo cuore e la sua mente le avevano detto?
< [Ahhhh, se ribecco quell' idiota di Andreas lo faccio fuori!] > strepitò la giovane nell' anticamera.
< [Ehi, stai imparando a parlare da sola?] >
Tom si affacciò dal salone e guardò l' amica con uno sguardo curioso e divertito.
< [Allora, cosa stai combinando li fuori, sono ore che ti aspettiamo...] >
< [Scusatemi.] > disse ricomponendosi la giovane. < [Ho voluto parlare un po' con Andy...] >
< [Ah, capisco.] > sibilò con tono leggermente increspato dal disappunto, il rasta.
< [Cos'è, ti dispiace?] > chiese Laura accorgendosi del suo cambiamento di umore.
< [No, figurati.] > negò subito il chitarrista. < [E' quel idiota dice solo un sacco di cavolate; non vorrei che ti avesse raccontato delle cazzate...] >
< [Tranquillo, le cazzate sono le prima cose che scovo...] > gli sorrise la ragazza, quasi a volerlo rincuorare di qualcosa.
< [Beh, volevo solo informarti.] > tagliò corto Tom, tornando subito in salotto.
< [Ehi, aspetta!] > gli corse dietro Laura.
< [Eccoti!] > sorrise allegro Bill dal divano su cui era seduto. < [Ci hai messo una vita a tornare...] > si lamentò pure lui mentre il gemello lo raggiungeva per riposizionarsi al suo posto.
< [Cosa guardate?] > chiese la giovane ignorando deliberatamente la domanda dell' altro.
< [Nulla di che...] > sospirò il moro annoiato, cambiando distrattamente i canali della tv che gli stava davanti.
< [Vostra madre sta cucinando?] >
< [Penso di si, ma avrà già finito ormai...] >
Laura parve pensarci su qualche minuto, poi si rigirò puntando verso la cucina.
< [Vado a vedere se ha bisogno di aiuto...] >
< [Uhm, ok.] >
La ragazza entrò nella stanza davanti a sé e vide la signora Kaulitz tutta intenta a lavorare ai fornelli. Le si avvicinò lentamente e subito le chiese se avesse bisogno di lei.
< [Oh, Laura.] > salutò con un sorriso la donna mentre mescolava il sugo che stava faccendo soffriggere. < [Se vuoi puoi pure pesare la pasta e metterla nell' acqua...] >
La giovane annuì sorridente e si mise subito al lavoro. Non le era mai piaciuto molto cucinare o aiutare a preparare i pasti, ma in quel frangente la trovava un' idea stupenda! Pensare che Bill e Tom potessero mangiare qualcosa fatto dalla sue mani le faceva scoppiare il petto dalla gioia.
< [Bene, qui posso finire io, tu puoi pure tornare di la...] >
< [E il tavolo per la cena?] >
< [L' hanno apparecchiato i miei piccoli prima...] >
< [Ah, ok.] > assentì subito Laura leggermente dispiaciuta, mentre la sua mente vagava su una domanda che aveva il timore di chiedere. < [...scusi signora Kaulitz...] > cominciò titubante la ragazza mordendosi i labbro inferiore.
< [Si cara?] >
< [...ecco io...] > cercò di continuare la giovane con sempre meno convinzione.
< [Su, non essere così tesa, cosa mai vorrai chiedermi?] > cercò di darle coraggio la donna.
< [...avrei bisogno di chiamare a casa...vorrei rassicurare mia madre...] >
< [Ah, ma certo!!!] > annuì vivace Simone. < [Se era solo questo.] >
< [E' che non volevo disturbare più di quanto non stia già facendo...] >
< [Ma cosa dici?!] > quasi la rimproverò la signora Kaulitz. < [Per così poco...e poi è colpa di quei due figli degeneri di la se tu sei qui, per cui...] >
< [Grazie infinite.] > ringraziò cortese e alquanto felice la giovane.
< [Il telefono è sul comò dell' anticamera. E' un cordles, per cui se hai bisogno di un po' di privacy puoi andare nel mio studio a chiamare.] >
< [Si.] >
Laura uscì di fretta dalla cucina e si diresse subito al comò indicatole dalla donna; si sporse verso il salotto e vide i due gemelli che erano intenti a guardare la tv. Sorrise compiaciuta e prese in mano il telefono prima di scappare furtiva al piano superiore, chiudendosi velocemente al porta ala spalle con una mandata di chiave per essere sicura di non dover essere disturbata.
Si avviò verso il piccolo divano che si trovava dalla parte opposta della scrivania utilizzata quella mattina per chattare con Eleonora, e vi si sedette sprofondando nella morbida pelle scura. Sospirò qualche istante, poi guardò il cordles e compose lentamente il numero di casa. Avvicinò la cortetta all' orecchio e cominciò ad ascoltare i  molti "Bip" che antecedettero la risposta di qualcuno dall' altra parte del telefono.
< Pronto? >
< Ciao mamma... >
< Laura! Alla buon' ora! > la rimproverò subito la madre con tono severo. < Dove sei? Quando torni? >
< Mamma, calma! Lasciami spiegare... >
< Uhm...ok. > sembrò calmarsi la donna.
< Allora, per prima cosa volevo assicurarti di essere in un posto sicuro; sono tra amici, tutti bravi e straordinariamente gentili. Ho conosciuto la loro famiglia, e i loro amici. Non sai quanto mi stia divertendo... >
< Sono contenta per te piccola mia, ma non dovresti farmi preoccupare così tanto... >
< Lo so mamma, ma ti giuro che non avevo idea che le cose sarebbero finite così... >
< Va bene; ormai tanto non si può tornare indietro... > sbuffò finalmente resa all' evidenza la donna.
< Comunque domani io e i miei amici partiamo per Amburgo. Li vedrò quale è il primo per tornare a casa... >
La madre non rispose; ma rimase per qulalche istante muta.
< Non capisco perché, invece di farti degli amici qui in Italia, hai scelto persone così...lontane... >
< Sarebbe troppo difficile da spiegare ora; ma forse un giorno potremmo parlarne con calma. >
< Te lo ricorderò quando sarà il momento... > scherzò la donna ormai completamente tranquillizzata.
< Ok. Adesso vado, se no farò spendere un patrimonio ai miei amici. >
< Oh, è vero. >
< Ti chiamerò domani appena arrivo in città. >
< Perfetto, a domani. >
< A domani mamma, e grazie. Sei la migliore. >
< Lo so cara, cosa credi. > sghignazzò lei. < Magari per farti perdonare potresti portarmi un bel souvenir... >
< Consideralo fatto. >
Laura chiuse la chiamata e sospirò felice di aver messo, almeno con la madre, le cose a posto. Chiuse gli occhi, stanca di quella giornata così pesante e cercò di rilassarsi almeno un po' prima di dover scendere a cena. Si sentiva stanca, ma particolarmente felice per tutto quello che era accaduto in quelle poche ore. Era davvero straordinario come certe cose potessero accadere.
< [Laura sei qui?] >
Qualcuno bussò alla porta, riscquotendo la giovane dal suo stato di torpore.
< [Si, cosa c' è?] >
< [La cena è pronta.] > disse Bill piatto.
< [Ok. Arrivo subito.] >
La ragazza sentì i passi del moro che si allontanavano, e allora decise di raggiungere il resto della combricola al piano di sotto.
Appena entrò in sala non poté fare a meno di stupirsi nel vedere quella normalissima famigliola, seduta attorno al tavolo, intenta in cose così normali come mangiare e parlare tranquillamente.
Era tutto strano e in qualche modo improprio: tutti, compresa Laura, vedevano quei due fratelli solo come le star che cantavano e suonavano sui palchi di tutto il mondo; non certo come persone normali con vite normali.
In quel a fare quei pensieri la giovane si sentiva così sciocca, un po' per i suoi preconcetti ed un po' per non aver mai pensato a loro come "esseri umani."
< [Ehi, ti sei imbambolata?] >
Bill apparve come per magia davanti alla ragazza che quasi saltò indietro per la sorpresa.
< [Oh, scusa, ti ho spaventato?] >
< [No, sono io che mi sono fermata a pensare...] >
< [Di cosa?] >
< [Di voi.] > rispose sincera Laura, senza quasi pensarci.
Il moro la guardò spiazzato ma decise di non continuare quella conversazione tornando al tavolo accompagnato dall' amica.
Tutti mangiarono tranquillamente le portate cucinate dalla signora Kaulitz e parlarono del più e del meno. Simone costrinse la giovane a farsi raccontare quelcosa su di lei, e la ragazza decise di lasciarsi un po' andare divagando più che altro sulla sua vita attuale.
Passarono le ore, e così la notte sostituì il pomeriggio. Laura si sentiva ormai stanca e spossata da quella lunga giornata che sembrava non volesse finire più. Sentiva gli occhi pesati e non vedeva l' ora di stendersi su qualsiasi superfice piatta per poter riposarsi, anche se quel pensiero la infastidiva perché avrebbe accorciato il suo tempo con i ragazzi.
< [Cara, ti vedo a pezzi; è meglio che sali di sopra a dormire.] >
< [Si, grazie.] > annuì Laura alzandosi dalla sua sedia per dirigersi al piano superiore. < [Buona notte a tutti.] >
< ['Notte.] >
La giovane salì lentamente la rampa di scale e stancamente si trascinò fino alla sua stanza. Aprì la porta con un gesto veloce e secco e si portò fino al letto cadendoci sopra come un sacco di patate.
< [...sei proprio stanca, eh?] >
La ragazza scattò in piedi e vide Tom che la osservava divertito dallo stipite della porta.
< [Infatti, per cui vorrei dormire.] >
< [Non vuoi il "bacio" della buona notte?] >
Laura sentì i capelli rizzarglisi in testa.
< [No grazie; voglio solo stare sola.] > sibilò stanca ristendendosi sul suo letto ancora fatto. < [Non hai tuo fratello a cui romprere?] > continuò chiudendo gli occhi per cercare di prendere sonno.
< [No.] > rispose piatto il chitarrista. < [E' andato a lavarsi...] >
La ragazza a quelle parole avvampò e cercò di non pensare che aveva l' uomo più bello dell' intero globo, nudo solo a quattro passi da lei. Ma perché era così stanca da non sentirsi la forza per fare ciò che ogni fan con un po' di cervello avrebbe fatto. Perché Tom doveva essere li a dirgli quelle cose, che l' avrebbero tormentata nel suo futuro per non averne approfittato?
< [Ehi, cosa...] >
Laura riaprì gli occhi appena sentì un peso poggiarsi accanto a lei sul materasso.
< [Perché ti sei steso vicino a me?] > chiese stranamente curiosa.
< [Così...] >
I due rimasero in silenzio; un silenzio agonizzante per entrambi, ma forse peggio per la giovane.
< [Sai, non ti avrei immaginato così neanche se me lo avessero raccontato.] >
< [Come?] > domandò il rasta confuso.
< [Te lo dissi anche un po' di tempo fa...sei diverso da come cerchi di apparire...] >
< [Ti sbagli.] >
< [No. Mi dispiace per te, ma so capire le persone molto bene.] >
< [Ah si?] > la sfidò Tom curioso della sua risposta.
< [Già.] > annuì pensierosa la ragazza. < [Sei molto buono, e anche se lo nascondi sotto quella maschera da "bad boy", sei gentile e generoso; proprio una brava persona. In questi giorni mi sono chiesta più volte perchè tu non voglia far vedere agli altri chi sei veramente...ho l' impressione che neanche con tuo fratello tu voglia essere totalmente sincero.] >
< [Sembra facile a dirsi, ma ti assicuro che non è così.] > tagliò corto il rasta punto sul vivo.
< [Non mi sembra una gran risposta...] > commentò acida Laura. < [Non è che hai paura di rivelarmi i tuoi segreti? Tranquillo che non andrei certo in giro a raccontarli...] >
< [Ma tu non avevi sonno?] > cercò allora di cambiare discorso il chitarrista.
< [Umh...con la tua presenza mi è praticamente passato.] >
< [Lo prenderò come un complimento.] >
< [Come ti pare.] >
< [Perchè non mi racconti qualcosa tu, di te stessa?] >
< [Non mi sembra che ci sia tanto da raccontare ormai...a cena ho dovuto subire l' interrogatorio da tua madre...] >
< [Non lo fa con tutti.] > volle precisare Tom. < [E' perché gli stai simpatica.] >
< [Oh, questo mi rende felice.] >
< [Stai simpatica a tutti qui; penso che nessuno, me compreso possa capire cosa ci attragga così tanto di te.] >
< [Forse la mia spontaneità?] > provò la giovane. < [Forse la mia intelligenza, o la mia maturità, o fin' anco la mia bellezza...] >
< [Ehi, non ti montare troppo la testa.] > la bloccò subito l' altro rialzandosi a sedere. < [Sei passabile...] >
< [Eh?!] > sbottò ferita nell' orgoglio la ragazza portandosi allo stesso livello visivo del rasta. < [Non mi sembrava così quando hai cercato di violentarmi mesi fa o quando mi hai baciata l' altro giorno, o quando hai voluto dormire con me...] >
Laura si morse la lingua per la troppa foga e poca cortezza con cui aveva deciso di ricordare tutta una serie di eventi che sarebbe stato meglio non tirare fuori proprio davanti al suo fautore.
E difatti Tom cominciò a sorridere compiaciuto e assai malizioso, iniziando a fissare la giovane davanti a lui.
< [Non ho mai detto che non desidero ragazze "Passabili"...] > sibilò suadente facendo tremare tutto il corpo dell' amica.
< [Ah Beh, allora è tutto a posto.] > rispose poco sicura l'altra. < [Direi che per stasera possiamo chiudereb la nostra sessione di dialogo, e andare a dormire...] > cercò di dire mentre guardava quasi supplichevole il rasta, desiderando contro ogni logica che decidesse per conto suo di andarsene.
< [Perché sei così frettolosa adesso?] > provocò lui.
< [Nulla, è che mi è tornarto il sonno.] >
< [Se vuoi te lo faccio passare io...] > si propose sporgendo il busto in avanti per avvicinarsi al viso della ragazza.
< [No!] > quasi urlò Laura pietrificata da imbarazzo e paura. < [...non...non serve. ho solo bisogno di dormire...] >
< [Ma come, prima mi sembravi molto sicura di te e addirittura spavalda, cosa ti succede?] > tornò a rincarare sapendo perfettamente in che stato d' animo fosse la ragazza.
< [Non prendermi per il culo.] > sibilò lei riacquistando un po' del suo coraggio.
< [Io, e quando mai?] >
< [Tom, non ti conviene farmi arrabbiare...] > cominciò ad alterarsi Laura non capendo ancora di essere caduta nella trappola del rasta.
< [Perchè se no che fai, mi picchi?] >
< [Si, e poi ti fotografo ridotto ad un colabrodo e mando le foto alla prima rivista che mi viene in mente...] >
< [Non lo faresti mai...] > stette al gioco il chitarrista fingendo preoccupazione.
< [Ti piacerebbe che ti dicessi di no...] >
< [E allora fallo.] > provocò infine lui.
Laura non se lo fece ripetere, e subito alzò una mano per dare il primo colpo al ragazzo.
Tom colse subito l' occasione e con velocità quasi sovrumana fermò il suo gesto bloccandole un polso con la sua mano destra. La ragazza cercò di liberarsi da quella stretta, ma appena avvicinò l' altro braccio, anche quello venne bloccato senza sforzo.
< [Mollami subito.] > impose seria la giovane.
< [Non posso.] >
< [Ho detto: "Mollami"!] >
< [Non penso di poterti accontentare...] > sibilò malizioso Tom annulando in un secondo la poca distanza che divideva la coppia. Laura non poté neanche riflettere sul opporsi o meno all' ennesimo tentativo del rasta di fare ciò che gli andava, perché il suo cervello decise di punto in bianco di scollegarsi, lasciandola in completa balia del chitarrista.
Le calde labbra del giovane bramarono e cercarono vogliose quelle dell' altra, non con violenza; ma sicuramente con molta passione e un certo impeto. Le trovarono li, quasi ad aspettarlo; sembrava tutto perfetto e calcolato, giusto e impossibile da fermare.
Laura gemette al contatto con la lingua calda e confortevole del rasta e pian piano si lasciò trasportare da quel gesto. Si rilassò sotto quei tocchi e lentamente si sciolse fino ad esserne completamente succube. Sembrava che neanche l' ossigeno le servisse più per vivere; solo quelle calde labbra contro le sue. Era tutto così...non esisteva in quel momento un aggettivo adatto per descrivere quelle sensazioni, non nella testa della giovane. La sua mente era, in quegli istanti, stipata  da troppi pensieri che viaggiavano nella testa come un turbine che andava alla stessa velocità del suo cuore.
Dopo infiniti secondi, che per ai due sembrarono secoli, la coppia si separò da quel contatto e si guardò intensamente come a voler carpire i sentimenti dell' altro: Tom lasciò i polsi della ragazza e lei finalmente libera si avvicinò a lui, poggiandosi, con lo stupore del chitarrista, sul suo petto.
< [Grazie...] > farfugliò a mezza voce la giovane accoccolandosi tra le braccia del rasta.
< [Eh?] > chiese a conferma  l' altro cercando il suo volto. < [Laura...] >
Il ragazzo osservò il viso ormai addormentato dell' amica e sorrise tra sé e sé, sconfortato da quella situazione. Sospirò ormai arreso all' evidenza e con delicatezza si mosse dal letto per alzarsi. Appena in piedi prese una leggera coperta di cotone che stava a bordo-letto e la poggiò sopra alla giovane, rimanendo a vegliare qualche secondo ancora su di lei prima di andarsene.
Si fermò un istante sulla porta e si rigirò come se si fosse dimenticato di fare ancora qualcosa.
< [Buona notte.] > disse solo prima di sorpassare l' uscio e lasciare Laura sola coi suoi sogni.
 
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