[ ] Frasi in tedesco e, ove segnato, in inglese
(Cap.20 - Nella notte)
Passarono dieci minuti prima che Laura entrasse nuovamente in
casa. La sua mente era affollata da miriadi di pensieri; la cui gran parte
finivano nella direzione di Tom Kaulitz.
Non capiva ancora il senso delle
parole di Andreas: sapeva che il rasta era un inguaribile marpione che
approfittava ogni volta che poteva, della benevolenza delle fans più "aperte" ad
approfondire la sua conoscenza, e quello le era sempre bastato per immaginare
che certo non potesse essere quel principe azzurro di cui lei si sarebbe potuta
innamorare. Quel posto spettava a Bill, era sempre stato così; ma adesso tutto
sembrava un "forse" grosso come una casa.
Che si fosse innamorata del
gemello sbagliato? Che avesse sempre interpretato male tutto quello che il suo
cuore e la sua mente le avevano detto?
< [Ahhhh, se ribecco quell' idiota
di Andreas lo faccio fuori!] > strepitò la giovane nell' anticamera.
<
[Ehi, stai imparando a parlare da sola?] >
Tom si affacciò dal salone e
guardò l' amica con uno sguardo curioso e divertito.
< [Allora, cosa stai
combinando li fuori, sono ore che ti aspettiamo...] >
< [Scusatemi.]
> disse ricomponendosi la giovane. < [Ho voluto parlare un po' con
Andy...] >
< [Ah, capisco.] > sibilò con tono leggermente increspato
dal disappunto, il rasta.
< [Cos'è, ti dispiace?] > chiese Laura
accorgendosi del suo cambiamento di umore.
< [No, figurati.] > negò
subito il chitarrista. < [E' quel idiota dice solo un sacco di cavolate; non
vorrei che ti avesse raccontato delle cazzate...] >
< [Tranquillo, le
cazzate sono le prima cose che scovo...] > gli sorrise la ragazza, quasi a
volerlo rincuorare di qualcosa.
< [Beh, volevo solo informarti.] >
tagliò corto Tom, tornando subito in salotto.
< [Ehi, aspetta!] > gli
corse dietro Laura.
< [Eccoti!] > sorrise allegro Bill dal divano su
cui era seduto. < [Ci hai messo una vita a tornare...] > si lamentò pure
lui mentre il gemello lo raggiungeva per riposizionarsi al suo posto.
<
[Cosa guardate?] > chiese la giovane ignorando deliberatamente la domanda
dell' altro.
< [Nulla di che...] > sospirò il moro annoiato, cambiando
distrattamente i canali della tv che gli stava davanti.
< [Vostra madre
sta cucinando?] >
< [Penso di si, ma avrà già finito ormai...]
>
Laura parve pensarci su qualche minuto, poi si rigirò puntando verso la
cucina.
< [Vado a vedere se ha bisogno di aiuto...] >
< [Uhm,
ok.] >
La ragazza entrò nella stanza davanti a sé e vide la signora
Kaulitz tutta intenta a lavorare ai fornelli. Le si avvicinò lentamente e subito
le chiese se avesse bisogno di lei.
< [Oh, Laura.] > salutò con un
sorriso la donna mentre mescolava il sugo che stava faccendo soffriggere. <
[Se vuoi puoi pure pesare la pasta e metterla nell' acqua...] >
La giovane
annuì sorridente e si mise subito al lavoro. Non le era mai piaciuto molto
cucinare o aiutare a preparare i pasti, ma in quel frangente la trovava un' idea
stupenda! Pensare che Bill e Tom potessero mangiare qualcosa fatto dalla sue
mani le faceva scoppiare il petto dalla gioia.
< [Bene, qui posso finire
io, tu puoi pure tornare di la...] >
< [E il tavolo per la cena?]
>
< [L' hanno apparecchiato i miei piccoli prima...] >
< [Ah,
ok.] > assentì subito Laura leggermente dispiaciuta, mentre la sua mente
vagava su una domanda che aveva il timore di chiedere. < [...scusi signora
Kaulitz...] > cominciò titubante la ragazza mordendosi i labbro inferiore.
< [Si cara?] >
< [...ecco io...] > cercò di continuare la
giovane con sempre meno convinzione.
< [Su, non essere così tesa, cosa mai
vorrai chiedermi?] > cercò di darle coraggio la donna.
< [...avrei
bisogno di chiamare a casa...vorrei rassicurare mia madre...] >
< [Ah,
ma certo!!!] > annuì vivace Simone. < [Se era solo questo.] >
<
[E' che non volevo disturbare più di quanto non stia già facendo...]
>
< [Ma cosa dici?!] > quasi la rimproverò la signora Kaulitz. <
[Per così poco...e poi è colpa di quei due figli degeneri di la se tu sei qui,
per cui...] >
< [Grazie infinite.] > ringraziò cortese e alquanto
felice la giovane.
< [Il telefono è sul comò dell' anticamera. E' un
cordles, per cui se hai bisogno di un po' di privacy puoi andare nel mio studio
a chiamare.] >
< [Si.] >
Laura uscì di fretta dalla cucina e si
diresse subito al comò indicatole dalla donna; si sporse verso il salotto e vide
i due gemelli che erano intenti a guardare la tv. Sorrise compiaciuta e prese in
mano il telefono prima di scappare furtiva al piano superiore, chiudendosi
velocemente al porta ala spalle con una mandata di chiave per essere sicura di
non dover essere disturbata.
Si avviò verso il piccolo divano che si trovava
dalla parte opposta della scrivania utilizzata quella mattina per chattare con
Eleonora, e vi si sedette sprofondando nella morbida pelle scura. Sospirò
qualche istante, poi guardò il cordles e compose lentamente il numero di casa.
Avvicinò la cortetta all' orecchio e cominciò ad ascoltare i molti "Bip"
che antecedettero la risposta di qualcuno dall' altra parte del
telefono.
< Pronto? >
< Ciao mamma... >
< Laura! Alla
buon' ora! > la rimproverò subito la madre con tono severo. < Dove sei?
Quando torni? >
< Mamma, calma! Lasciami spiegare... >
<
Uhm...ok. > sembrò calmarsi la donna.
< Allora, per prima cosa volevo
assicurarti di essere in un posto sicuro; sono tra amici, tutti bravi e
straordinariamente gentili. Ho conosciuto la loro famiglia, e i loro amici. Non
sai quanto mi stia divertendo... >
< Sono contenta per te piccola mia,
ma non dovresti farmi preoccupare così tanto... >
< Lo so mamma, ma ti
giuro che non avevo idea che le cose sarebbero finite così... >
< Va
bene; ormai tanto non si può tornare indietro... > sbuffò finalmente resa
all' evidenza la donna.
< Comunque domani io e i miei amici partiamo per
Amburgo. Li vedrò quale è il primo per tornare a casa... >
La madre non
rispose; ma rimase per qulalche istante muta.
< Non capisco perché, invece
di farti degli amici qui in Italia, hai scelto persone così...lontane...
>
< Sarebbe troppo difficile da spiegare ora; ma forse un giorno
potremmo parlarne con calma. >
< Te lo ricorderò quando sarà il
momento... > scherzò la donna ormai completamente tranquillizzata.
<
Ok. Adesso vado, se no farò spendere un patrimonio ai miei amici. >
<
Oh, è vero. >
< Ti chiamerò domani appena arrivo in città. >
<
Perfetto, a domani. >
< A domani mamma, e grazie. Sei la migliore.
>
< Lo so cara, cosa credi. > sghignazzò lei. < Magari per farti
perdonare potresti portarmi un bel souvenir... >
< Consideralo fatto.
>
Laura chiuse la chiamata e sospirò felice di aver messo, almeno con la
madre, le cose a posto. Chiuse gli occhi, stanca di quella giornata così pesante
e cercò di rilassarsi almeno un po' prima di dover scendere a cena. Si sentiva
stanca, ma particolarmente felice per tutto quello che era accaduto in quelle
poche ore. Era davvero straordinario come certe cose potessero accadere.
<
[Laura sei qui?] >
Qualcuno bussò alla porta, riscquotendo la giovane dal
suo stato di torpore.
< [Si, cosa c' è?] >
< [La cena è pronta.]
> disse Bill piatto.
< [Ok. Arrivo subito.] >
La ragazza sentì i
passi del moro che si allontanavano, e allora decise di raggiungere il resto
della combricola al piano di sotto.
Appena entrò in sala non poté fare a meno
di stupirsi nel vedere quella normalissima famigliola, seduta attorno al tavolo,
intenta in cose così normali come mangiare e parlare tranquillamente.
Era
tutto strano e in qualche modo improprio: tutti, compresa Laura, vedevano quei
due fratelli solo come le star che cantavano e suonavano sui palchi di tutto il
mondo; non certo come persone normali con vite normali.
In quel a fare quei
pensieri la giovane si sentiva così sciocca, un po' per i suoi preconcetti ed un
po' per non aver mai pensato a loro come "esseri umani."
< [Ehi, ti sei
imbambolata?] >
Bill apparve come per magia davanti alla ragazza che quasi
saltò indietro per la sorpresa.
< [Oh, scusa, ti ho spaventato?]
>
< [No, sono io che mi sono fermata a pensare...] >
< [Di
cosa?] >
< [Di voi.] > rispose sincera Laura, senza quasi
pensarci.
Il moro la guardò spiazzato ma decise di non continuare quella
conversazione tornando al tavolo accompagnato dall' amica.
Tutti mangiarono
tranquillamente le portate cucinate dalla signora Kaulitz e parlarono del più e
del meno. Simone costrinse la giovane a farsi raccontare quelcosa su di lei, e
la ragazza decise di lasciarsi un po' andare divagando più che altro sulla sua
vita attuale.
Passarono le ore, e così la notte sostituì il pomeriggio. Laura
si sentiva ormai stanca e spossata da quella lunga giornata che sembrava non
volesse finire più. Sentiva gli occhi pesati e non vedeva l' ora di stendersi su
qualsiasi superfice piatta per poter riposarsi, anche se quel pensiero la
infastidiva perché avrebbe accorciato il suo tempo con i ragazzi.
< [Cara,
ti vedo a pezzi; è meglio che sali di sopra a dormire.] >
< [Si,
grazie.] > annuì Laura alzandosi dalla sua sedia per dirigersi al piano
superiore. < [Buona notte a tutti.] >
< ['Notte.] >
La giovane
salì lentamente la rampa di scale e stancamente si trascinò fino alla sua
stanza. Aprì la porta con un gesto veloce e secco e si portò fino al letto
cadendoci sopra come un sacco di patate.
< [...sei proprio stanca, eh?]
>
La ragazza scattò in piedi e vide Tom che la osservava divertito dallo
stipite della porta.
< [Infatti, per cui vorrei dormire.] >
<
[Non vuoi il "bacio" della buona notte?] >
Laura sentì i capelli
rizzarglisi in testa.
< [No grazie; voglio solo stare sola.] > sibilò
stanca ristendendosi sul suo letto ancora fatto. < [Non hai tuo fratello a
cui romprere?] > continuò chiudendo gli occhi per cercare di prendere
sonno.
< [No.] > rispose piatto il chitarrista. < [E' andato a
lavarsi...] >
La ragazza a quelle parole avvampò e cercò di non pensare
che aveva l' uomo più bello dell' intero globo, nudo solo a quattro passi da
lei. Ma perché era così stanca da non sentirsi la forza per fare ciò che ogni
fan con un po' di cervello avrebbe fatto. Perché Tom doveva essere li a dirgli
quelle cose, che l' avrebbero tormentata nel suo futuro per non averne
approfittato?
< [Ehi, cosa...] >
Laura riaprì gli occhi appena
sentì un peso poggiarsi accanto a lei sul materasso.
< [Perché ti sei
steso vicino a me?] > chiese stranamente curiosa.
< [Così...] >
I
due rimasero in silenzio; un silenzio agonizzante per entrambi, ma forse peggio
per la giovane.
< [Sai, non ti avrei immaginato così neanche se me lo
avessero raccontato.] >
< [Come?] > domandò il rasta
confuso.
< [Te lo dissi anche un po' di tempo fa...sei diverso da come
cerchi di apparire...] >
< [Ti sbagli.] >
< [No. Mi dispiace
per te, ma so capire le persone molto bene.] >
< [Ah si?] > la sfidò
Tom curioso della sua risposta.
< [Già.] > annuì pensierosa la ragazza.
< [Sei molto buono, e anche se lo nascondi sotto quella maschera da "bad
boy", sei gentile e generoso; proprio una brava persona. In questi giorni mi
sono chiesta più volte perchè tu non voglia far vedere agli altri chi sei
veramente...ho l' impressione che neanche con tuo fratello tu voglia essere
totalmente sincero.] >
< [Sembra facile a dirsi, ma ti assicuro che non
è così.] > tagliò corto il rasta punto sul vivo.
< [Non mi sembra una
gran risposta...] > commentò acida Laura. < [Non è che hai paura di
rivelarmi i tuoi segreti? Tranquillo che non andrei certo in giro a
raccontarli...] >
< [Ma tu non avevi sonno?] > cercò allora di
cambiare discorso il chitarrista.
< [Umh...con la tua presenza mi è
praticamente passato.] >
< [Lo prenderò come un complimento.]
>
< [Come ti pare.] >
< [Perchè non mi racconti qualcosa tu,
di te stessa?] >
< [Non mi sembra che ci sia tanto da raccontare
ormai...a cena ho dovuto subire l' interrogatorio da tua madre...] >
<
[Non lo fa con tutti.] > volle precisare Tom. < [E' perché gli stai
simpatica.] >
< [Oh, questo mi rende felice.] >
< [Stai
simpatica a tutti qui; penso che nessuno, me compreso possa capire cosa ci
attragga così tanto di te.] >
< [Forse la mia spontaneità?] > provò
la giovane. < [Forse la mia intelligenza, o la mia maturità, o fin' anco la
mia bellezza...] >
< [Ehi, non ti montare troppo la testa.] > la
bloccò subito l' altro rialzandosi a sedere. < [Sei passabile...]
>
< [Eh?!] > sbottò ferita nell' orgoglio la ragazza portandosi allo
stesso livello visivo del rasta. < [Non mi sembrava così quando hai cercato
di violentarmi mesi fa o quando mi hai baciata l' altro giorno, o quando hai
voluto dormire con me...] >
Laura si morse la lingua per la troppa foga e
poca cortezza con cui aveva deciso di ricordare tutta una serie di eventi che
sarebbe stato meglio non tirare fuori proprio davanti al suo fautore.
E
difatti Tom cominciò a sorridere compiaciuto e assai malizioso, iniziando a
fissare la giovane davanti a lui.
< [Non ho mai detto che non desidero
ragazze "Passabili"...] > sibilò suadente facendo tremare tutto il corpo
dell' amica.
< [Ah Beh, allora è tutto a posto.] > rispose poco sicura
l'altra. < [Direi che per stasera possiamo chiudereb la nostra sessione di
dialogo, e andare a dormire...] > cercò di dire mentre guardava quasi
supplichevole il rasta, desiderando contro ogni logica che decidesse per conto
suo di andarsene.
< [Perché sei così frettolosa adesso?] > provocò
lui.
< [Nulla, è che mi è tornarto il sonno.] >
< [Se vuoi te lo
faccio passare io...] > si propose sporgendo il busto in avanti per
avvicinarsi al viso della ragazza.
< [No!] > quasi urlò Laura
pietrificata da imbarazzo e paura. < [...non...non serve. ho solo bisogno di
dormire...] >
< [Ma come, prima mi sembravi molto sicura di te e
addirittura spavalda, cosa ti succede?] > tornò a rincarare sapendo
perfettamente in che stato d' animo fosse la ragazza.
< [Non prendermi per
il culo.] > sibilò lei riacquistando un po' del suo coraggio.
< [Io, e
quando mai?] >
< [Tom, non ti conviene farmi arrabbiare...] >
cominciò ad alterarsi Laura non capendo ancora di essere caduta nella trappola
del rasta.
< [Perchè se no che fai, mi picchi?] >
< [Si, e poi ti
fotografo ridotto ad un colabrodo e mando le foto alla prima rivista che mi
viene in mente...] >
< [Non lo faresti mai...] > stette al gioco il
chitarrista fingendo preoccupazione.
< [Ti piacerebbe che ti dicessi di
no...] >
< [E allora fallo.] > provocò infine lui.
Laura non se
lo fece ripetere, e subito alzò una mano per dare il primo colpo al
ragazzo.
Tom colse subito l' occasione e con velocità quasi sovrumana fermò
il suo gesto bloccandole un polso con la sua mano destra. La ragazza cercò di
liberarsi da quella stretta, ma appena avvicinò l' altro braccio, anche quello
venne bloccato senza sforzo.
< [Mollami subito.] > impose seria la
giovane.
< [Non posso.] >
< [Ho detto: "Mollami"!] >
<
[Non penso di poterti accontentare...] > sibilò malizioso Tom annulando in un
secondo la poca distanza che divideva la coppia. Laura non poté neanche
riflettere sul opporsi o meno all' ennesimo tentativo del rasta di fare ciò che
gli andava, perché il suo cervello decise di punto in bianco di scollegarsi,
lasciandola in completa balia del chitarrista.
Le calde labbra del giovane
bramarono e cercarono vogliose quelle dell' altra, non con violenza; ma
sicuramente con molta passione e un certo impeto. Le trovarono li, quasi ad
aspettarlo; sembrava tutto perfetto e calcolato, giusto e impossibile da
fermare.
Laura gemette al contatto con la lingua calda e confortevole del
rasta e pian piano si lasciò trasportare da quel gesto. Si rilassò sotto quei
tocchi e lentamente si sciolse fino ad esserne completamente succube. Sembrava
che neanche l' ossigeno le servisse più per vivere; solo quelle calde labbra
contro le sue. Era tutto così...non esisteva in quel momento un aggettivo adatto
per descrivere quelle sensazioni, non nella testa della giovane. La sua mente
era, in quegli istanti, stipata da troppi pensieri che viaggiavano nella
testa come un turbine che andava alla stessa velocità del suo cuore.
Dopo
infiniti secondi, che per ai due sembrarono secoli, la coppia si separò da quel
contatto e si guardò intensamente come a voler carpire i sentimenti dell' altro:
Tom lasciò i polsi della ragazza e lei finalmente libera si avvicinò a lui,
poggiandosi, con lo stupore del chitarrista, sul suo petto.
< [Grazie...]
> farfugliò a mezza voce la giovane accoccolandosi tra le braccia del
rasta.
< [Eh?] > chiese a conferma l' altro cercando il suo
volto. < [Laura...] >
Il ragazzo osservò il viso ormai addormentato
dell' amica e sorrise tra sé e sé, sconfortato da quella situazione. Sospirò
ormai arreso all' evidenza e con delicatezza si mosse dal letto per alzarsi.
Appena in piedi prese una leggera coperta di cotone che stava a bordo-letto e la
poggiò sopra alla giovane, rimanendo a vegliare qualche secondo ancora su di lei
prima di andarsene.
Si fermò un istante sulla porta e si rigirò come se si
fosse dimenticato di fare ancora qualcosa.
< [Buona notte.] > disse
solo prima di sorpassare l' uscio e lasciare Laura sola coi suoi
sogni.
********