“Ehi!”
James sentì qualcuno afferrarlo per la giacca e tirarlo all’indietro.
Per poco non cadde all’indietro, voltandosi verso l’uomo alle sue spalle.
Sobbalzò quando incrociò i suoi occhi color azzurro cupo.
“Hai intenzione di fuggire e lasciarmi qui?”
“Troveresti il modo per tornare a casa.”
James tentò di liberarsi dalla sua presa, ma Greg non mollò la presa.
L’aveva afferrato per la giacca e non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare.
“Mi lasceresti?”
“No. Cos’hai?”
“Sei insopportabile. Ecco cos’ho.”
“Lo sai che lo sono. Mi conosci da 11 anni.”
“Troppi.”
Greg tacque, come se qualcuno l’avesse appena schiaffeggiato.
Fissò James allibito.
Cosa voleva dire con “troppi”?
“James…cosa…cosa vuoi dire con “troppi”?”
Gli si formò un groppo alla gola, senza sapere il perché.
James si voltò verso di lui e lo vide basito, immobile.
Aveva persino lasciato andare la presa della sua giacca.
“Io con…Greg! Era per dire, cavolo! Sono dovrei essermi abituato alla tua testardaggine, anche se voglio convincerti a fare qualcosa per il tuo bene. Tutto qui. Non intendevo null’altro. Non avrei mai inteso…finire la nostra…amicizia o relazione, come vuoi chiamarla. Sarebbe assurdo!”
“Non ci avevo pensato, credimi!”
“Sì. Avevi una faccia…”
“Non riuscivo a capire dov’è stessi andando a parare…”
“Sese…”
James ridacchiò.
Aveva uno sguardo stanco e profonde occhiaie.
Attirò a sé Greg senza dargli il tempo di protestare e l’abbracciò.
“Cos’hai?”sussurrò il diagnosta, avvolto nelle sue braccia.
“Sono solo stanco. Tutto qui.”
James appoggiò la testa nell’incavo della spalla dell’amico, stringendolo per un po’, prima di staccarsi.
“Andiamo a casa, su.”
Greg strinse forte il bordo della scrivania per alzarsi.
Tremava forte, perse la presa e cadde sul pavimento del suo ufficio.
Maledisse in mezzo secondo tutti i santi che conosceva, gemendo forte.
Era da solo, i suoi paperotti erano appena andati a fare una sfilza d’analisi alla paziente di turno e James…beh, lui era impegnatissimo con i suoi adorati moribondi…
Gemette, respirando a stento, stringendosi la gamba e posando la fronte sul bordo gelido della scrivania.
Forse non fare la chemio non era stata una buona idea…
La gamba pulsava terribilmente e la nausea l’attanagliava.
Tentò di respirare a fondo, digrignando i denti e riprovò ad alzarsi, per la seconda volta.
La stanza iniziò a vorticare fortissimo e ricadde nuovamente.
“House!”
Il diagnosta tenne gli occhi chiusi e sentì una persona afferrarlo per le braccia e metterlo seduto contro il muro.
“House!”
“L-lo conosco il mio nome. Smettila di…mmm!”
Si premette una mano sulle labbra e gemette.
“Cosa diavolo di prende?”
Era
“Cosa hai? Mi serve un carrell…”
House la bloccò e
Era sconvolta, inginocchiata a terra, accanto a lui.
“N-non chiamare nessuno…ora…ora mi passa…”
Greg serrò gli occhi,
combattendo contro la nausea ed il
dolore che lo attanagliava, mentre
Non riuscì a capire una sola parola, ma sentì la sua presa attorno al suo braccio, lo stringeva forte…
“Non è normale e lo sai! Devi fare quella maledetta chemio!”
Greg sprofondava nella poltrona si fronte la scrivania del Decano di Medicina, ancora molto pallido.
“N-non ho alcuna intenzione di sentirmi uno schifo dopo ogni ciclo. Mi tengo i miei tormenti, grazie tante.”
“Perché ami essere un uomo tormentato e complessato? Perché hai paura di stare bene?”
“Non sto bene con la chemio!”
“Ti può guarire, maledizione! Hai avuto un tumore. Devi farla, c’è il rischio che il tumore ricompaia, che…”
“Me la caverò! E poi con la chemio sto anche peggio…”
“Già perché oggi pomeriggio eri l’immagine della salute! Non riuscivi neanche ad alzarti in piedi. È stato come ritornare agli inizi, quando hai scoperto di avere il tumore.”
“E’ stato solo un momento, accidenti! Non ho intenzione di fare quella maledetta chemio e si azzardi a dire a James di oggi pomeriggio…”
“Che fai? Mi vomiti addosso? House, sei uno straccio!”
“Me la posso cavare.”
“Vuoi cavartela da solo per puro spirito d’indipendenza o perché non vuoi che ci preoccupiamo? Che James si preoccupi?”
“Lascialo fuori. Non c’entra.”
“Hai bisogno della chemio, anche se la detesti. Devi stare bene.”
Greg non si mosse. Poi lentamente scosse la testa.
“Tieni la bocca chiusa con James. È già stressato di suo.”
“Cambiamo discorso, ok?”
“Festa…”
Il diagnosta alzò gli occhi al cielo.
Appena ieri
Inviti che Greg aveva volutamente sbagliato a scrivere perché non gli andava giù questa cosa…
E che
“Per Stacy e
Mark.”fece
Aveva chiamato House nel suo ufficio con un pretesto ed ora la scrivania era inondata di fogli.
“No. Non li voglio in casa mia.”
La festa l’avrebbero fatta lì.
“Non fare il bambino. Non la vedi da anni.”
“Già ed appena la vedrò sarà colpo di fulmine di nuovo. Per lei ovviamente. Vuoi fare questo a James? Coinvolgerlo in una lotta all’ultimo sangue per me?”
Greg prese l’invito e fece
per stracciarlo, ma
“No. Sono amici di James.”
“E vengono a casa mia. No.”
“Hai paura di ciò che potrebbe pensare Stacy se sapesse che tu e James…”
“Se sapesse che si è accampato da me…Già , che gran segreto…”
“Se sapesse che state insieme.”
“Non stiamo insieme. Andiamo solo a letto insieme.”
“Convivete da mesi, siete inseparabili sul lavoro e non, avete una relazione…”
“E’ il mio migliore amico.”
“Compagno.”
“Non mi piacciono le etichette.”
“Lo prendi in giro chiamandolo “tesoro”. Me l’ha raccontato.”
“Sono bravo a scherzare.”
“Perché mi stai aiutando, se non lo ami?”
“Tu faccio un favore e poi ti ricatto quando ho bisogno di qualcosa.”
Aveva già mandato gli inviti ed ora tormentò Greg per sapere tutti i gusti del loro amico.
“E non hai intenzione di pensare all’intrattenimento? Nessuna spogliarellista?”protestò Greg.
“Per te o per lui?”
“Per lui, ovviamente.”
Ghignò.
“Niente spogliarelliste. Non fare guai. Devi solo tenerlo lontano per un po’ di tempo da casa. Dammi le chiavi e chiedo aiuto a Cameron per organizzare tutto.”
“La crocerossina in azione.”
“E’ amica di Wilson, come Chase e Foreman. Sei solo tu che sei incapace di crearti amicizie.”
“Sono un tipo complicato. Alle donne piace.”
“Ed anche a lui.”
“Lui mi ama.”
“E non ne approfittare.”
Greg la guardò.
“No. Affatto.”
Era tremendamente serio.
Greg chiuse gli occhi, steso sul pavimento, le cuffie nelle orecchie.
Si lasciò avvolgere dalla musica, il cielo che si faceva sempre più scuro, mentre il dolore alla gamba l’attanagliava.
La testa era un po’ indolenzita…
Ingoiò una manciata di pillole e serrò gli occhi.
Riuscì ad avvertire che qualcuno era entrato solo quando gli gettò di lato una cartella clinica.
Sobbalzò ed aprì gli occhi.
James era in piedi accanto a lui e lo guardava. Sembrava distrutto.
Greg si tolse le cuffie dalle orecchie.
“Mi serve un consulto.”disse l’oncologo.
“A te serve un letto. Senza me dentro, stavolta. Sembri uno che è appena passato sotto uno schiacciasassi.”
Era stanchissimo e si vedeva moltissimo.
“Lo sembreresti anche tu se avessi fatto 4 ore d’ambulatorio. Sono stanco.”
“Allora riposati.”
“Ho troppe cose da fare, ancora. Dai un’occhiata a quella cartella, per favore?”
James si sedette sul pavimento con lui e lo guardò mentre apriva la cartella e le dava un’occhiata.
“Eclampsia.”mormorò Greg.
“Come pensavo. Grazie.”
James fece per alzarsi, ma Greg lo bloccò, afferrandogli il braccio.
“Che c’è?”
“Devi correre a coccolare la tua paziente?”
“Direi che devo andare a comunicarle la notizia.”
“Sei stanco.”
“Non preoccuparti.”
“Figurati. Ma sei crolli di sonno in macchina…”
“Fidati. Non ti metterei mai in pericolo.”
James si chinò su Greg e lo strinse a sé, forte.
“Stai bene?”sussurrò l’oncologo.
“S-sì. Perché?”
“Sei fragilissimo. Ho paura di stringerti forte.”
Greg lo guardò, stupito.
“Sei poetico, stasera?”
“Sei troppo debole.”
“Sto bene. È tardi, sarò stanco.”
“Non c’entra la stanchezza.”
“Cosa c’entra, allora, oncologo delle meraviglie?”
“La chemio che non fai.”
“Starei peggio.”
“E poi miglioreresti. Così invece non stai facendo che peggiorare.”
Greg tacque.
“So badare a me stesso.”
“Hai avuto bisogno di me.”
“Me la sarei cavata anche senza il tuo aiuto.”sbottò, irritato. “Come ho sempre fatto.”
James lo lasciò andare e si alzò.
Lo fronteggiò.
“Vuoi ricominciare a farlo di nuovo? Basta dirmelo! Posso stare lontano da te. Se servisse a farti stare meglio, non ci penserei due volte.”
Greg s’alzò, barcollando.
“Non ci riusciresti.”ghignò.
Era irritato.
“Ci sono già riuscito.”
“Ora non ce la faresti. Mi ami troppo per ferirmi.”
“Non ti farei assolutamente nulla. Non te n’importerebbe.”
Greg tacque.
Era una bugia.
Combatté contro il suo maledetto orgoglio.
“Sai che tengo a te.”mormorò.
Dire quelle cose così scontate, gli costò moltissimo.
“No. Non lo so. Non so un accidenti!”
“Ma che diavolo stai dicendo?”
“Non so nulla, ok? Non so cosa pensi, cosa fai, cosa provi…assolutamente nulla. Su questa storia, su di me…sei un enigma! E ne sono stufo!
Vorrei solo avere qualche certezza da te, ok? Vorrei solo sapere cosa ti passa per la testa, se mi stai “usando”, se tieni a me, cosa faresti se io dovessi mollare tutto…Solo questo.”
“Questo è tanto.”
James fece per andarsene.
Greg l’agguantò per il braccio e lo spinse contro il muro, ponendosi a pochi centimetri dal suo viso.
Appoggiò le mani ai lati del suo viso, mettendolo in trappola.
“Vuoi delle certezze da me?”
James non riusciva a parlare. Aveva la gola secca.
Si limitò a fare un cenno del capo.
Greg s’avvicinò al suo viso, posando la fronte contro la sua.
“E’ solo sesso.”disse James. “Vero? Solo quello?”
“Quello aiuta, e molto, ma non credo.”
“Quello che mi fa stare più male è che se tutto questo dovesse finire male, ti perderei. Per sempre. Non potremo mai più essere quelli di prima. Mai più migliori amici, lo capisci? Non potremmo dimenticare tutto. Io non ci riuscirei.”ammise.
“E’ questo che temi? Di perdermi?”
“E’ la mia più grande paura, sì.”
Tacquero.
“Siamo rimasti invischiati, Greg.”
“Ed io non voglio liberarmi.”
E lo baciò.
Fu un bacio incredibile, carico di promesse, di speranze, d’amore.
James gli circondò il collo con le braccia e lo strinse a sé.
Mordicchiò le sue labbra, le assaporò, percorso dai brividi.
“Dimmelo. Solo stavolta.”mormorò, contro le sue labbra.
“No.”
“Perché?”
“Tu l’hai detto tante di quelle volte che ha perso importanza ormai. Non voglio dirlo.”
James fece per allontanarsi da lui, ma Greg lo teneva bloccato.
“Stai dicendo che non provo nulla, che non ti am…”
“Solo che lo dici spesso. Non che non mi ami.”
“La differenza?”
“So cosa provi. È inutile ripeterlo.”
“Meglio fatti che parole?”
“Meglio baci che parole.”