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Autore: Sinnheim    29/10/2015    3 recensioni
Versione 2.0, modificata ed arricchita.
Primo volume della serie "A Dance of Light and Shadow".
Seguendo il consiglio della preside Faragonda, una Bloom adulta e segnata dagli eventi, decide di scrivere un diario sui fatti accaduti cinque anni prima, una tragedia che l'ha cambiata per sempre. La Bloom allegra e spensierata di una volta ormai non c'è più ma, attraverso la scrittura, riuscirà a trovare un po' di pace.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bloom, Daphne
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Dance of Light and Shadow'
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CAPITOLO 1: CHIAMATA ALLE ARMI

 

 

 

Non so davvero perché io lo stia facendo, non mi sembra una buona idea.

Comunque. Anche se la mia riluttanza e la mia perplessità mi spingono a lasciare perdere e mandare tutto a quel paese, beh, eccomi qui, con il naso chino su questo diario pronta a scoperchiare il vaso di Pandora.

Sono una professoressa di Alfea da molto tempo ormai ma, nonostante il clamore che quell'evento portò in tutto l'Universo Magico, molte delle mie allieve non conoscono la storia o, almeno, non nel dettaglio. Io, francamente parlando, ne sono molto contenta: non conoscendo nulla di questa faccenda nessuno fa domande e, qualche volta, mi dimentico perfino che quella tragedia sia avvenuta davvero. Spiegandolo in altri termini, è come quando ti svegli da un lungo sonno e non distingui più la realtà dal sogno che stavi facendo, ti chiedi 'ma è successo davvero?'.

La preside Faragonda, però, è di tutt'altro avviso: lei pensa fortemente che mi farebbe molto bene scrivere dell'accaduto su un diario e far conoscere la mia storia alle allieve, sia per liberare il dolore che ho nel cuore, sia perché questa è una storia che deve essere raccontata per il bene futuro.

Lo trovo un tantino esagerato ma, considerato lo stato fisico e mentale in cui mi trovo in questo momento e considerate le azioni che ho compiuto, sono l’ultima persona nell’Universo che può dire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Inizialmente non volli nemmeno parlarne, era impensabile per me scrivere su qualcosa di così orribile e oscuro, qualcosa che dovrebbe essere sepolto per sempre e dimenticato.

Con il senno di poi, ho capito che, forse, potrei almeno provare a fare questa follia, dopotutto mi fido ciecamente della preside, non mi consiglierebbe mai di fare qualcosa che possa farmi del male… non dopo quella volta, almeno.

Quindi... va bene. Però, ci tengo a dire che non prometto nulla a chi leggerà questa storia: questo scritto non è pensato per essere accurato o perfetto dal punto di vista tecnico, seguirò unicamente i miei pensieri. Credo che, alla fine, sia questo l'obiettivo, no? Aprirmi e far fluire il dolore attraverso le parole.

Anche se è passato tanto tempo, l'orrore è sempre lì, in agguato nel mio cuore: mi tende imboscate, mi dà la caccia continuamente avvelenando la mia mente, non lasciandomi mai tregua.

Devo trovare una via di fuga da tutto questo, devo riuscire a scappare. Sono spezzata fuori e dentro senza possibilità di guarigione, non posso certo pretendere di trovare la pace che tanto desidero, ma... beh, questo è un inizio per costruire qualcosa. Spero di farcela, davvero.

 

 
Questo inferno, solo così posso definirlo, accadde ormai cinque anni fa. Così pochi, eppure sembra un'altra vita. A pensarci bene, effettivamente, lo era: un altro mondo, un'altra me stessa. Comunque, era una giornata come tante altre su Domino, calda e soleggiata.

Io, Daphne e le Winx tornammo sui nostri pianeti per le vacanze estive, il nostro lavoro di insegnanti era momentaneamente finito. I giorni passavano sereni, e io avevo finalmente la possibilità di approfondire la conoscenza di mia sorella; non era passato poi molto tempo da quando spezzammo la sua maledizione permettendole di riottenere un corpo fisico, con tutti gli impegni ad Alfea, poi, e con la vicenda degli animali magici, non abbiamo avuto modo di stare insieme.

Adoravo e adoro tutt’ora condividere la mia vita con lei: essendo cresciuta come figlia unica a Gardenia, non avevo mai potuto sperimentare cosa si provasse a vivere con qualcuno che possedeva il tuo stesso sangue, magari anche il tuo stesso carattere e i tuoi stessi tratti somatici. Certo, non siamo sorelle proprio identiche, io ho i capelli rossi e gli occhi azzurri mentre lei è bionda con gli occhi castani, ma il nostro viso, le nostre espressioni, i nostri sguardi... siamo due gocce d'acqua, l'immagine speculare dello stesso drago.

Le ragazze del Winx Club sono senza dubbio come sorelle per me e, in parte, mi hanno fatto percepire le stesse cose, ma con Daphne è diverso in un modo che non so descrivere. Sacrificò la sua vita per salvarmi, fu l'ultimo baluardo di difesa di Domino e non ci pensò due volte ad affrontare le Streghe Antenate pur sapendo che stava combattendo una battaglia persa. È grazie al suo coraggio se io, oggi, sono qui, ma a che prezzo.

Onestamente, penso di non aver mai vissuto un periodo di pace più spensierato di quello: i nostri genitori riuscivano sempre a trovare il tempo per stare con noi nonostante i loro impegni, Sky e Thoren venivano a trovarci ogni volta che potevano. Stavo vivendo il mio sogno, avevo ottenuto tutto ciò che desideravo, con sudore e lacrime.

Quel giorno, io e Daphne stavamo passeggiando nel parco del castello; tutte le piante erano in fiore, profumi dolci impregnavano l'aria rendendola quasi di miele mentre, davanti a noi, una distesa di colori sgargianti ci donava l'illusione di camminare su di un arcobaleno brillante.

Eravamo tornate a casa da circa una settimana; io e mia sorella non avevamo fatto altro che parlare delle cose più banali, per ore e ore, senza stancarci mai l'una dell'altra, mentre i nostri genitori, invece, trascorrevano molto tempo nella sala riunioni del castello: pensavamo che stessero lavorando su questioni diplomatiche importanti, anche perché non possono per legge far trapelare ad esterni le decisioni interne del regno, neanche a noi che siamo le principesse. Le precauzioni per evitare fughe di notizie sono molto rigide qui su Domino.

Consce di tutto ciò, rimanemmo perplesse quando una delle guardie reali si avvicinò per comunicarci che il re ci aspettava in quel salone, così misterioso e off limits; se ci stavano permettendo di entrare lì dentro, forse era successo qualcosa di anomalo dallo standard, mettendomi parecchia ansia. Daphne, forse presa dagli stessi pensieri, intuì subito il mio stato d'animo e cercò di rassicurarmi con parole dolci e stringendomi la mano.

«Vedrai che non è niente, forse vogliono solo un confronto».

«Sarà… sono diventata sospettosa in tutti questi anni» le risposi amara, lei sghignazzò complice.

«Come darti torto, sorellina».

Camminammo titubanti fino al castello. La struttura è del tutto simile a quelli medievali della Terra, segno che, più o meno, tutti i mondi dell’Universo conosciuto avevano attraversato periodi storici simili. Certo, la forma e i materiali sono piuttosto eccentrici rispetto a quelli che ho studiato sui libri a Gardenia, ma il mondo magico è bello perché vario, suppongo.

Fu un lungo tragitto, viste le dimensioni complessive sia del castello, sia del giardino che lo circonda, ma raggiungemmo relativamente presto quel portone massiccio decorato con draghi dorati; spingemmo con forza ed entrammo, trattenendo il respiro.

Quella che si presentò davanti a noi fu una scena per niente rassicurante. L'interno era un macello, c'erano carte e documenti ovunque sul lunghissimo tavolo al centro della stanza, persone che andavano e venivano: sembrava un campo di battaglia nonostante il prezioso arredamento e i drappi ricamati alle pareti. Daphne rimase congelata sul posto, con le mani dietro la schiena e la faccia di una che aveva appena visto qualcuno correre nudo per strada, io non sapevo nemmeno dove guardare.

«Ma che...» esclamai guardando mia sorella con aria smarrita. Lei non si mosse di un millimetro.

«Non chiederlo a me».

In mezzo a quel casino, scovammo nostro padre chino sul gigantesco tavolo lungo al centro della stanza, intento a scarabocchiare cose su delle cartine, non si era nemmeno accorto che eravamo entrate.

«Scusat-» provò a dire Daphne, ma la confusione era assordante, nessuno ci degnava di uno sguardo.

«Per il Sacro Drago. Ehi, scusate!» urlò allora, così forte da spaccarmi un timpano.

Tutti si fermarono di colpo, spaventati, mio padre sobbalzò letteralmente sulla sedia.

«Ci hanno detto di venire qui, che diavolo sta succedendo?» chiesi a mio padre, stizzita.

Lui aveva l'aria di non dormire da giorni: delle grosse occhiaie cerchiavano gli occhi color nocciola, mentre la barba poco curata copriva la sua smorfia di tensione. Si passò una mano tra i capelli castani e si gettò a peso morto sul prezioso mobilio.

«Sì, eccovi qua. Avrei preferito che ci fosse stata anche vostra madre, ma è in missione diplomatica. Quindi... beh, sedetevi».

Ci fece portare due sedie e ordinò ai suoi collaboratori di prendersi una pausa, lasciandoci soli. Sentivo il cuore martellare, era tutto troppo sbagliato in quella stanza.

«Papà, tutto questo mi sta mettendo ansia, ci dobbiamo preoccupare?» chiese dolcemente Daphne, ma lui abbassò lo sguardo.

«Andrò dritto al punto, girarci intorno è inutile. Forse siamo nei guai».

Mi misi a giocherellare nervosamente con le mani, cercando inutilmente di mantenere una calma che non ho mai avuto in vita mia.

«Che genere di guai? Io ormai sono una specialista del settore» feci per sdrammatizzare, lui abbozzò un sorriso ma tornò immediatamente serio.

«È stato un anno complicato. Mentre voi vi dedicavate all'insegnamento, sono accaduti degli eventi sospetti. Non abbiamo ritenuto necessario il vostro intervento, anche perché non avevamo nemmeno la certezza che il problema fosse reale. Domino, Eraklyon e la preside Griffin hanno quindi iniziato a fare ricerche in gran segreto per un anno intero, fino ad oggi. Detesto ammetterlo, ma la conclusione a cui siamo arrivati è che la minaccia è autentica».

Daphne sospirò forte, inarcò la testa all'indietro e chiuse gli occhi, cercando di calmarsi. Io, al contrario, sentivo il fuoco nel sangue: paura, ansia, terrore di perdere tutto, veleni così micidiali per la mente da impedire al cervello di trovare una qualsiasi soluzione. Mia sorella si massaggiò le tempie, chissà a quante cose stava pensando contemporaneamente. È sempre stata un'attenta pensatrice, mentre io, beh, sono più un tipo d’azione.

«...ok. Di cosa stiamo parlando, quindi?»

La voce di Daphne era un misto di freddezza e nervosismo, mi fece rabbrividire. Papà prese un profondo respiro e iniziò ad esporre la situazione.

«Da un anno a questa parte, molte streghe hanno iniziato a percepire masse energetiche oscure estremamente elevate, sparpagliate un po’ ovunque nell’Universo. Prima piccole, poi sempre più grandi, sembravano espandersi. Abbiamo mantenuto la questione nel massimo riserbo possibile per non creare allarmismi ma, diavolo, questa ‘cosa’ non fa che aumentare giorno dopo giorno».

A quel punto, iniziai a sudare freddo come raramente era successo: era il mio stesso cervello che si rifiutava di accettarlo.

«La Griffin che dice?» chiesi con voce rauca. Doveva esserci per forza una soluzione, doveva…

«Sta tracciando queste fonti una dopo l'altra per poterne studiare la natura, lavora praticamente giorno e notte. Lei pensa che... insomma...» rantolò torturandosi le mani, sembrava sul punto di crollare da un momento all'altro, «queste tracce energetiche siano molto simili a quelle delle Tre Antenate. La Griffin non può ancora averne la certezza assoluta, ma-»

«Le Trix sono libere» sentenziai come una condanna. Il loro nome echeggiò nella sala vuota come una bestemmia contro le divinità.

«È possibile, ma non avevano mai ottenuto un potere così grande e primordiale. Stiamo parlando di potenze che appartengono a qualcosa di antico, come la Fiamma del Drago».

Daphne rimase in silenzio per un po' con lo sguardo fisso sul tavolo, riflettendo attentamente sul da farsi; dopo qualche minuto scosse la testa, come per accantonare un’idea che si era fatta.

«Non importa cos'è, importa fermarlo. Se si tratta delle Trix, dobbiamo scoprire come hanno fatto a liberarsi da quel luogo maledetto in cui le abbiamo gettate e poi rispedirle al mittente.»

C'era una furia glaciale nelle sue parole, non avevo idea di questo suo lato così oscuro. Suppongo sia normale, dopo tutto quello che ha dovuto subire per colpa loro.

«Sì, è esattamente quello che vogliamo fare. Stavolta non vi lasceremo sole a combattere. Voglio spazzarle via una volta per tutte, per questo motivo sto radunando tutte le forze di cui dispongo. Eraklyon, i Paladini, la Compagnia della Luce, voi Winx, gli Specialisti, tutti. Nei prossimi giorni ci raduneremo qui con tutte le informazioni di cui disponiamo, prepareremo un piano d’azione e distruggeremo questa cosa, qualunque essa sia. Voglio un attacco congiunto, spietato, questa volta non avranno la meglio».

Strinsi forte la mano di mia sorella, mi resi conto solo dopo di quanto fosse sudata. Non avevo certo paura di combattere di nuovo, questo mai, ma in tutti quegli anni qualcosa era cambiato eccome: avevo ottenuto faticosamente tutto ciò che avevo desiderato e, questo, mi avrebbe penalizzata tantissimo in battaglia. Se c'era una cosa che sapevo per certo, era che le Trix avrebbero distrutto tutto ciò che amavo pur di ferirmi e indebolirmi, e… non dovevo assolutamente permetterlo.

Passarono due giorni di tensione. Potevo percepire il nervosismo liberarsi nell'aria, l'atmosfera diventò pesante e fredda. La compagnia delle ragazze e dei ragazzi sciolse un poco la paura che serpeggiava tra di noi: in qualche modo, l'agitazione pre-guerra diventò un fastidioso prurito sulla pelle. Nonostante ciò, ero perfettamente consapevole che gli animi erano infuocati, il timore del conflitto si sentiva nitidamente in ognuno di loro, e come biasimarli.

Domino era improvvisamente diventata la casa degli esseri più potenti dell'Universo Magico. Devo ammetterlo, il tutto aveva un che di epico, quasi era eccitante il brio del combattimento imminente.

Il terzo giorno arrivarono anche i presidi di Torrenuvola, Alfea e Fonterossa: finalmente, lo schieramento era completo. Ci sistemammo nella sala del trono e iniziammo a fare il punto della situazione; in quattro ore di discussione si è ipotizzato di magia nera, dell'uso di artefatti magici, di rune, di magie proibite e un'altra infinità di cose.

«Non arriveremo mai a niente così» sbuffò Flora alle altre, le quali concordarono pienamente.

Dal canto mio, stavo davvero iniziando ad innervosirmi, e questo Daphne lo notò.

«Sorellina, vedi di stare calma o qui finisce male. Abbi pazienza».

Oh, sì. Certo. Lo sanno anche i sassi che Bloom e pazienza non possono essere messe insieme nella stessa frase. Nel frastuono del chiacchiericcio, la preside Griffin iniziò a sentirsi poco bene, diventò molto pallida, cioè, più del solito, almeno. Tutti fermarono il loro vociare, con enorme sollievo delle mie orecchie.

Ricordo la sua espressione come se fosse ieri: il terrore puro, di chi aveva visto la morte in faccia e non poteva far niente per evitarla. Con voce flebile disse solo una cosa, una sola frase che ci congelò tutti sul posto.

«È qui. La massa di energia oscura... è qui».

 

  
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