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Autore: Elsira    29/10/2015    2 recensioni
Finalmente la nostra Kin è diventata adolescente!
Diventare ssj è ormai il suo desiderio primario, il pensiero fisso e questo farà esplodere la furia della madre, che si abbatterà su di lei in un modo che nessuno in famiglia si sarebbe mai aspettato. Allo stesso tempo però, riceverà degli aiuti esterni da una persona che diverrà speciale. Il loro affetto avrà ardui avversari e vivaci sostenitori. E voi? Da che parte vi schierate?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Goku, Goten, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue del padre e occhi della madre'
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Elsira #6

Ed eccoci qua!
Allora, stavolta vi scrivo prima del capitolo per un semplice motivo: è diviso in due.
E data la mia creatività estrema, li ho divisi chiamandoli "parte 1" e "parte 2" xD
Che originalità, eh? u.u
Comunque, veniamo a noi: siccome è davvero stroncato a metà, oltre ad essere più lungo del solito come anche il prossimo (sì esatto, di nuovo, okay? Non è colpa mia se non riesco a dividerli meglio u.u), chi volesse leggerselo per bene tutto assieme, ritorni a farmi visita domani. Dico davvero, guardate che non mi offendo u.u Altrimenti non ve lo dicevo xD
Chi invece è curioso o che so io e vuole leggere anche se spezzato, si accomodi pure ^^

P.S. Scusate il ritardo d'aggiornamento: la pioggia ieri ha fatto parecchie vittime, tra cui la mia connessione... (!) >.<
 
Anno 790

«Sveglia, sveglia! Il sole è già alto da un pezzo!» Esclamò Kin, entrando in camera del fratello e avvicinandosi al suo letto.

Il ragazzo aprì svogliato un occhio, con il corpo che sembrava aver fatto a lotta con le lenzuola per tutta la notte, date le condizioni in cui erano quest’ultimi.

Kin sorrise e andò ad aprire le tende per far entrare così tutta la luce della giornata nella stanza, fino a quel momento avvolta nel buio. «Non vorrai restare a poltrire tutta la mattina vero?»

«Non è malvagia come idea...» Biascicò lui, rigirandosi nel letto e tappandosi gli occhi con il lenzuolo.

«Eh no, caro mio! Non provare a riaddormentarti!» Disse la sayan, togliendo con un gesto veloce le coperte dal fratello e buttandole dietro di sé. Gli si avvicinò, assumendo un'espressione da cucciolo che quand'era piccola si era sempre dimostrata infallibile. «Eddai Goten, me lo avevi promesso però...»

Il sayan riaprì lo stesso occhio di prima, alzando il sopracciglio perplesso. Kin, ostinata ad ottenere il mantenimento di quella fantomatica promessa, gli si andò a mettere a cavalcioni sulle gambe e iniziò a scuoterlo per una spalla. «Gooooteeeeeen!»

«Che cosa? Che cosa ti avevo promesso?» Chiese lui arreso, alzandosi a sedere e guardandola tra il perplesso e il disperato. Kin gli rispose con uno dei suoi sorrisi più felici: «Che ci saremmo allenati assieme prima di pranzo.»

Lui si lasciò cadere all'indietro con un verso arreso, incredulo che sua sorella mettesse davvero così tanto impegno per fargli mantenere una promessa del genere.

Lei si accigliò, per nulla arresisi e iniziò a scuoterlo ancora per le spalle, continuando a dire nel modo più pedante e odioso che riuscisse a fare: «Alzati, alzati, alzati, alzati, alzati...»

«E va bene mi alzo!» Gridò lui allo stremo, tirandosi su e facendo cadere Kin a terra. La sayan si alzò in piedi e uscì dalla camera sorridendo soddisfatta.

Goten tirò un sospiro di sollievo, ancora in piedi sul letto, ma dopo pochi secondi il mezzobusto della sorella riapparve sulla porta. «Ah e, non provare a riaddormentarti fratellone!» Esclamò con un sorriso, prima di chiudere l'uscio e fare così in modo che la scarpa che le aveva tirato Goten, preso dall'esasperazione, vi si scontrasse e cadesse sul pavimento.

Il sayan si buttò nuovamente sul materasso, in modo pesante, tanto che per un attimo pensò che le molle non avrebbero retto.

Non aveva voglia di allenarsi, si stava ancora provando a convincere che ciò che aveva fatto a Trunks giorni prima fosse giusto, ma una vocina dentro di lui continuava imperterrita a ribattere contro quest’affermazione, dicendo che era assurda e che avrebbe dovuto essere felice che l’amico e sua sorella si fossero innamorati l’uno dell’altra.

Sospirò, si portò una mano al petto e l’altra tra la testa e il cuscino, guardando il soffitto sempre più confuso, nella speranza di riuscire a trovare una risposta e mettere finalmente pace dentro di sé.

Intanto, il soffitto di un’altra camera era osservato con occhi spenti, a chilometri di distanza da casa Son.

Trunks stava infatti fissando la volta della propria camera, sdraiato sul letto con un braccio sotto la testa e l'altro al cuore. Non aveva chiuso occhio, nemmeno quella notte.

Ormai sotto l'azzurro del cielo che incorniciava le sue pupille, vi erano due occhiaie scure e profonde. Non è che non riuscisse a dormire, il fatto era che non aveva proprio sonno.

La sua porta si aprì ed entrò la madre, a chiamarlo per la colazione per poi uscire subito dopo.

Lui non si mosse, continuò a fissare il soffitto.

Aveva perso la cognizione del tempo, ma era certo di non star parlando ormai da giorni.

Stava male, si sentiva distrutto e non riusciva a darsi pace: in meno di un giorno aveva perso il suo migliore amico e la ragazza che amava.

Si voltò, mettendosi in posizione fetale sul lato sinistro. La sua mente vagava lontano, come non aveva mai fatto prima. In effetti, non gli era mai successa una cosa del genere, prima.

Chiuse gli occhi e riportò a galla le immagini di quel maledetto giorno, per l'ennesima volta. L'arrivo di Kin a casa sua, la sayan in battle suite, l'allenamento con lei, la grotta e il suo tentativo di baciarla. A quel ricordo un brivido gli attraversò la schiena.

Era incredibile, l'aveva ripercorso milioni di volte e ancora lo eccitava come la prima.

Poi però arrivarono le immagini dolorose, quelle dove Kin stava lontana da lui, dove gli impediva di toccarla, dove lo vedeva con un'altra, dove Goten lo picchiava a sangue, giustamente fuori di sé dall'ira.

Gli aveva intimato di non farsi più vedere, né da lui né dalla sorella, ma quella lontananza da loro lo stava distruggendo.

«Trunks…» Il sayan percepì un tocco delicato sulla propria spalla. Si alzò a sedere, guardando la madre senza davvero vederla.

Bulma sorrise al figlio in modo dolce, porgendogli la colazione. Il ragazzo la guardò un istante, poi al richiamo del proprio stomaco prese il piatto contenente il cibo ed il bicchiere con il succo d’arancio, finendo tutto in pochi secondi.

Si passò il polso sulle labbra, quando sentì la mano della madre mettergli dietro l’orecchio i capelli. «Trunks, ascoltami bene e dammi retta, prima che venga tuo padre a farti dare una smossa. Devi andare a chiarire con Goten.»

Il sayan guardò tra l’interrogativo e il sorpreso la madre negli occhi, identici ai suoi, prima che questa potesse rispondere alla sua tacita domanda. «Bra ci ha raccontato quello è successo la settimana scorsa nella Gravity Room. Abbiamo aspettato che tu potessi riprenderti, ma adesso muovi il culo e va ad affrontare il figlio di Goku, prima che sia tuo padre a portartici di forza.» Disse la donna dai capelli turchini, con un sorriso tutto suo, che Trunks non aveva visto fare mai a nessun’altro.

Si alzò dal letto, portando con sé il piatto ed il bicchiere vuoti e dirigendosi alla porta. Sulla soglia, poco prima di chiudersi l’uscio alle spalle, puntò un’ultima volta i propri occhi azzurri in quelli del figlio: «Trunks, se vuoi Kin allora combatti per lei. Non potrai averla senza affrontare Goten e se la ami davvero allora il piccolo Son non dovrebbe farti paura, perché niente fa paura ad un uomo innamorato.» Le labbra di Bulma si distesero in un sorriso. «Tu sei un uomo? Oppure sei ancora un ragazzino?»

Trunks guardò l’immagine della madre scomparire con il chiudersi della porta, restando ad osservare incredulo l’uscio.

Dopo qualche secondo di sconcerto, si guardò serio i palmi delle mani, mentre nella mente si ripeteva la domanda fattagli dalla donna.

Strinse i pugni, serrò la mascella e per la prima volta da giorni le sue labbra si mossero nel pronunciare qualcosa: «Non sono un ragazzino.»

Non sapendo cosa glielo facesse fare, quale parte di lui lo stesse spronando, se l’affetto per Kin o il suo orgoglio ferito, si alzò, indossò la prima cosa che gli capitò tra le mani, ovvero una canotta bianca e un paio di pantaloni di una tuta neri, aprì la finestra e uscì, azzerando l'aurea dopo poco e volando verso il luogo che gli era stato proibito.

Bulma, appena arrivò nella sala da pranzo, strizzò l’occhio al marito. Si mise seduta al tavolo, di fronte a lui e gli chiese con un sorriso soddisfatto sulle labbra, già sapendo la risposta: «Allora?»

Vegeta la guardò appena, per tornare subito dopo ad osservare il pezzo di cielo al quale la finestra della stanza gli dava accesso. Con la mente seguiva i movimenti del figlio, rispondendo alla donna con un piccolo sorriso: «È andato.»

La donna sorrise, evidentemente soddisfatta. «È proprio tuo figlio, ha i tuoi stessi punti deboli. Colpiscilo nell'onore e otterrai esattamente ciò che vuoi da lui.» Si poggiò sui gomiti e si sporse verso il sayan. «Te l’avevo detto che non c’era bisogno di trascinarlo a casa di Goku per i capelli.»

Vegeta fece una smorfia di disapprovazione. «Tsk. Se fosse davvero come dici tu, allora non si sarebbe fatto pestare dal figlio di Kakaroth. E non avrebbe aspettato una settimana e l’incoraggiamento di sua madre per darsi una mossa.»

Bulma si alzò con un sorriso, si avvicinò a lui e gli si mise dietro, chinandosi leggermente in avanti e accarezzando i muscoli del sayan. «Dai, dai… Lascia stare questi piccoli dettagli. Piuttosto, abbiamo la mattinata libera, che ne dici di impiegarla in modo costruttivo?» Gli morse il lobo dell’orecchio, ma lui s’irrigidì.

«Hai ragione, vado ad allenarmi.» Disse secco il Principe, alzandosi e allontanandosi da lei come se niente fosse.

Bulma incrociò le braccia al petto con espressione scocciata, ma d'altronde sapeva a cosa fosse dovuto quel rifiuto: Vegeta non poteva accettare che l’orgoglio fosse definito un punto debole dei sayan, perciò stava solo facendo quell'infantile ripicca. E lei era troppo testarda e, guarda caso, orgogliosa per chiedergli scusa su una cosa del genere, soprattutto dato che aveva perfettamente ragione.

Un sorriso le si dipinse in volto, all'accendersi di un’idea.

«Oh, che peccato… Ieri pomeriggio ero giusto stata a comprare una sorpresina per la camera da letto…» Disse con nonché lance ma a voce abbastanza alta in modo che il Principe potesse sentirla anche dal corridoio, mentre si alzava e si dirigeva al lavandino per posare le stoviglie sporche della colazione di Trunks.

Dopo una pausa tattica, aggiunse con enfasi: «Volevo così tanto fartela vedere…»

Non fece in tempo a girarsi, che si ritrovò le mani del marito accarezzarle sensualmente i fianchi e ne sentì l’erezione chiedere di essere liberata da jeans e boxer. Bulma allungò il collo di lato e Vegeta ne approfittò per lasciarvi dei caldi baci, mentre premeva il bacino della moglie contro il proprio basso ventre. Si staccò un attimo dalla pelle di lei, sussurrando: «Andiamo a vedere il nuovo acquisto, allora.»

Un nuovo sorriso si fece largo sulle labbra della donna: con il passare degli anni, convincere i suoi sayan a fare ciò che desiderava era diventato quasi sin troppo facile.

«Uffa... Quanto ti ci vuole a finire?» Chiese Kin al fratello, con il volto poggiato sulla mano e seduta di fronte a lui, che mangiava voracemente.

Il sayan alzò appena gli occhi, ingoiò il boccone e le chiese, scocciato: «Cos'è, hai fretta per caso?»

La mano della ragazza cadde sul tavolo in contemporanea con lo sguardo assassino che lanciò al ragazzo. «Certo che ho fretta!» Si guardò attorno circospetta, per essere certa che la madre non si trovasse nei paraggi e si sporse verso di lui, poggiando il petto sul legno. «Voglio diventare un super sayan, perciò devo allenarmi, non posso restare qui a guardare te che mangi! Non ho tempo da perdere! Quindi datti una smossa a finire e andiamo a combattere!»

Il sayan posò cupo la forchetta, mentre un'ombra gli attraversava il viso. La sorella non se ne accorse, perché appena finito di parlare si era alzata ed era andata a riempire la caraffa di succo.

Quando la vide riapparire dalla cucina, Goten fece un lungo sospiro, poi le disse con un tono tra il dolce ed il grave: «Kin, c'è una cosa che devi sapere riguardo al super sayan...»

Lei lo guardò interrogativa, mettendosi seduta al proprio posto, accanto a lui. Goten abbassò lo sguardo verso la propria ciotola, riempita di cibo ormai solo per metà. Fece un altro respiro profondo per darsi coraggio e iniziò: «Il fatto è che...» Ad interromperlo bruscamente era stato il percepire un'aura a lui fin troppo familiare, apparsa di punto in bianco.

Kin vide di colpo il volto del fratello sfigurarsi in una smorfia di rabbia e alzarsi dalla sedia, tenendo i polpastrelli appena poggiati sul tavolo. «Eppure mi sembrava di essere stato chiaro.» Ringhiò a denti stretti il ragazzo, guardando verso l’uscita di casa.

Si diresse verso la porta, assieme alla sorella che lo seguiva qualche passo indietro con sguardo interrogativo.

Goten aprì l'uscio rumorosamente e fissò accigliato il possessore di quell'aurea, chiedendogli furioso: «Che ci fai qui? Ti avevo detto di stare alla larga da casa mia.»

Kin si alzò sulle punte dei piedi, per poter vedere oltre la spalla del fratello e spalancò gli occhi sorpresa: era Trunks.

Il cuore le mancò un battito. Non sapeva se essere felice di vederlo o meno, dopo quello che era successo l'ultima volta.

Quand'era volata via da casa, non aveva avuto la forza di andare da suo padre e si era quindi andata a nascondere al lago di quand'era piccola. Poteva sembrare scontato, ma era l'unico luogo che le era venuto in mente.

Non sapeva perché, ma voleva stare da sola. Ne sentiva il bisogno.

Si era seduta sull'argine e si era portata le gambe al petto, racchiudendole poi tra le braccia. Aveva abbassato la testa e chiuso gli occhi, nel tentativo di comprendere cosa fosse quell'angoscia che provava.

Di certo era dovuta ad aver visto il fratello evidentemente impegnato, ma stranamente nei suoi occhi più che l'immagine di Goten era presente quella di Trunks e della bionda.

Quella ragazza... Sentiva di odiarla. Odiava il fatto che avesse osato toccare il sayan e che avesse osato infilare la propria mano tra i capelli di Trunks… Il suo Trunks! E odiava il fatto che lui avesse sorriso come un ebete a quel contatto disgustoso!

D’accordo, è vero, Trunks non era suo… Però se non ricordava male, era stato lui poche ore prima ad aver tentato di baciarla e che cavolo!

Quel pensiero le aveva fatto aprire gli occhi di scatto e alzare la testa, sentendosi arrossire tutto d'un colpo.

Già... Trunks aveva provato a baciarla quella mattina. Se ne era realmente resa conto solo in quel momento.

Si era portata per un’istante l'indice ed il medio a sfiorarsi le labbra, le stesse labbra che erano state così vicine a quelle del sayan che per un’istante le era parso di poter quasi saggiarne la morbidezza. In quel momento si era pentita amaramente di essersi sciolta dalla sua presa.

«Hey, principessa?» La voce di suo padre, giunta all'improvviso, l'aveva fatta ridestare e voltare verso di lui. Il sayan si era chinato sulle gambe e avevo poggiato il proprio sguardo interrogativo su di lei, per poi portarle una mano alla guancia e chiederle preoccupato: «Perché piangi?»

Piangere? Non se n'era nemmeno accorta. Si era scostata, guardando il proprio riflesso nelle acque piatte del lago, per vedere il proprio volto rigato da lacrime che non si era minimamente resa conto di star versando.

Si era portata il braccio al viso e se l'era asciutto, rispondendo alla domanda del padre con un'altra domanda: «Come hai fatto a trovarmi?»

Lui tirò un sorriso. «La tua aurea. È cresciuta parecchio qualche minuto fa e mi ha messo allerta, così ti ho raggiunta.»

Il suo sguardo si era velato, rivelando all'uomo che la figlia si era persa un’istante nei propri pensieri.

La sua aurea... Lei, non sapeva ancora come percepire le presenze delle persone.

Tornata in sé, aveva guardato il padre negli occhi e, nel modo più tranquillo e semplice che esistesse, gli aveva chiesto: «Mi insegni a percepire le auree?»

«Non ho mai detto che avrei accettato. Se tu vuoi interrompere il nostro rapporto posso anche capirlo, ma non puoi chiedermi di stare lontano da tua sorella. Io non posso più stare lontano da Kin, a meno che non sia lei a chiedermelo.»

La voce ferma di Trunks fece ridestare la  sayan, facendola tornare al presente.

La ragazza sorrise e fece per andare verso l’amico, perché si sentiva contenta a rivederlo ma fu bloccata dal braccio teso di Goten. Lo fissò confusa e lui rispose in tono duro, senza degnarla di uno sguardo.

«Kin, torna dentro casa.»

Lei lo guardò accigliata, con ancora le mani poggiate sul suo braccio e impegnate nel farvi pressione, nel vano tentativo di spostarlo. «Te lo scordi! Devo chiarire con Trunks e chiedergli di continuare a insegnarmi, ho bisogno delle sue lezioni!»

Goten si voltò lentamente verso di lei, puntando i propri occhi neri di fuoco, colmi d'ira, nei suoi. Kin fu scossa da un brivido di paura, non aveva mai visto quello sguardo.

«Ho detto che devi rientrare.» Ripeté il sayan, scandendo bene parola per parola.

«Kin.» La voce dolce di Trunks fece voltare la ragazza verso di lui, notandone inevitabilmente il sorriso e lo sguardo amorevoli e rassicuranti. «Tuo fratello ha ragione, torna dentro casa. Non devi assistere a questo scontro.»

La sayan arretrò di qualche passo, oltrepassando così la soglia. Goten le chiuse la porta in faccia, per utilizzare l'istante dopo la super velocità e ritrovarsi ad un millimetro dal volto di Trunks.

Lo guardò negli occhi accigliato, furioso,intimandogli a denti stretti, mentre l'altro non si scompose minimamente: «Non ti azzardare, mai più, a dare ordini a mia sorella.»

Si voltò e lo guardò appena di sottecchi, per dirgli con tono più tranquillo ma comunque teso: «Andiamo?»

Non attese risposta e si alzò in volo, dirigendosi verso il luogo sperduto e desolato, dove aveva intenzione di concludere quella storia una volta per tutte.

Kin, sentendo i due allontanarsi, diede nervosa un pugno alla porta d'ingresso. Atteggiamento più che ragionevole, dato che Goten e Trunks l'avevano lasciata a casa come fosse ancora una bambina, ma l'uscio non resistette al colpo infertogli dalla ragazza e la mano della sayan lo oltrepassò con estrema facilità, creando una voragine nel materiale di cui era composto.

Il rumore dell'impatto riecheggiò per tutta la casa, mentre Kin osservava il buco con gli occhi sgranati e l'espressione timorosa della reazione che avrebbe avuto la madre.

«Che cos'è stato?» Il grido di Chichi le arrivò alle orecchie e lei si voltò di scatto. Vide l'ombra della madre fare capolino dalla porta della cucina, così ché non ci pensò due secondi e uscì in fretta di casa, non curandosi di nulla se non della propria incolumità messa potenzialmente a rischio dall'ira che avrebbe presto invaso la donna.

Si andò a nascondere sopra il grande albero vicino casa, restando appollaiata lì ad osservare la scena con il timore negli occhi.

Chichi spalancò lo sguardo quando, entrando nell'ingresso, vide i frantumi del materiale di cui era composta la porta a terra e un buco che percorreva quasi da lato a lato quest'ultima.

Si rannicchiò un'istante su se stessa mentre il suo corpo veniva invaso da brividi di collera, per poi alzarsi e uscire dalla casa, guardando fuori furiosa, nel tentativo di trovare il responsabile. «Goten! Kin! Chi è stato di voi due?» Gridò a squarciagola la donna, non potendo sospettare del marito in quanto era uscito ore prima per andare ad allenarsi e sapeva sarebbe tornato solo in serata, per cena.

La sayan si tappò le orecchie, guardando con un solo occhio ed espressione colpevole l'immagine della madre aggirarsi per i dintorni della casa sempre più furiosa.

La donna rientrò dopo un tempo che le parve interminabile, sbattendo dietro di sé l'uscio tanto forte che la ragazza credette quasi di veder tremare l'intera casa.

Riaprì entrambi gli occhi e osservò con volto innocente l'abitazione, portandosi le mani tra le gambe incrociate. «Beh, non posso di certo entrare ora... Mamma potrebbe uccidermi...» Sussurrò tra sé e sé, pensando ad alta voce.

Un sorriso furbo le si formò sul volto, arrivandole fin quasi alle orecchie, facendola voltare di lato. «Tanto vale andare a vedere che combinano quei due.»

Annuì a sé stessa, soddisfatta della propria idea. Chiuse gli occhi e si concentrò: non era ancora molto brava a percepire le auree, ma trovò entrambi in fretta perché le avevano ad un livello altissimo.

Riaprì gli occhi, si alzò in piedi e utilizzando il ramo come trmpolino, volò verso di loro.

Goten si fermò quando fu abbastanza distante da casa, su una landa desolata, ricca di più o meno lievi montagne di forma cilindrica che si elevavano dal suolo roccioso.

Si voltò verso il suo avversario, atterrando sulla cima di uno di quei rilievi. Trunks posò i piedi su di un'altra montagna, poco più alta di quella dell'avversario.

Si guardarono per qualche secondo infinito, poi Goten sussurrò: «Sei pronto?»

«Fatti sotto.» Rispose Trunks, trasformandosi in super sayan e flettendo il proprio peso su entrambe le gambe, mettendosi così in posizione di difesa. Goten si trasformò a sua volta, per scaraventarsi l'istante dopo contro l'avversario, caricando un pugno.

Trunks lo evitò spostandosi leggermente di lato e sferrò a sua volta un pugno contro l'avversario, che lo parò intercettandolo con la propria mano serrata.

Parata.

Schivata.

Colpito.

Il loro era diventato uno scontro corpo a corpo che sembrava non avere più fine, mentre si alzavano nel cielo continuando ad attaccarsi, senza che nessuno dei due avesse davvero la meglio.

Ad un certo punto, Trunks iniziò a indietreggiare, per poi separarsi dall'avversario e poggiare i piedi su una parete rocciosa. L'altro gli si era avvicinato, in modo da non perderlo di vista e gli stava andando addosso caricando il pugno. Il più grande attese, schivando l'attacco all'ultimo secondo e nel tempo che la montagna ci mise a frantumarsi, lo colpì agilmente da dietro con un calcio alle spalle, scaraventandolo in avanti, dove fino a pochi istanti prima si trovava il rilievo.

Goten si riprese prima di colpire la roccia di fronte a lui e la utilizzò come rampa per alzarsi in cielo, restando fermo a lievitare a mezz'aria scrutando verso il basso, alla ricerca del super sayan che aveva azzerato la propria aurea per non farsi scoprire troppo facilmente.

Si accorse di lui appena in tempo per evitare lo shuto che altrimenti lo avrebbe colpito al lato del collo, rigirandosi a capo all'ingiù e tentando di colpirlo stendendo la gamba verso il suo volto.

Trunks evitò anche quest'attacco, volando più in alto, per ritrovarsi l'istante dopo il ginocchio di Goten a pochi centimetri dal viso, riuscendo a pararlo con l'avambraccio appena in tempo e ricominciando con lui lo scontro corpo a corpo.

Un pugno del Brief andò a segno, colpendo Goten in faccia e dando il tempo al super sayan di approfittarne e colpirlo con un calcio all'addome. Goten si portò d'istinto le braccia intorno alla vita, sgranando gli occhi per il dolore ma riuscendo a mantenere la propria posizione in volo, cosa che permise a Trunks di unire le mani e colpirlo ulteriormente, con un attacco alla base del collo che mandò il più giovane a creare una voragine sul terreno.

Trunks perse quota, non perdendo d'occhio la nuvola di polvere che si era creata nell'impatto con il suolo nemmeno per un istante, vedendone così uscire il super sayan prima ancora che questa si diradasse. 

Goten posò i piedi sulla vetta di una montagna dalla cima piatta, poco più in basso rispetto a quella dell'avversario. Aveva un poco di affanno, mentre Trunks sul volto aveva un'espressione immutabile e concentrata.

Il super sayan più giovane si passò una mano sulla bocca, per rimuovere il sangue dovuto al labbro spaccato per il pugno di poco prima e osservò truce l'avversario. Digrignò i denti e l'aura dorata lo circondò completamente. L'avversario fece lo stesso e nel medesimo istante, si scagliarono l'uno contro l'altro.

Erano nuovamente faccia a faccia, con le mani l'uno sulle spalle dell'altro. Si guardarono per un breve secondo e videro negli occhi azzurri dell'avversario la decisione di non mollare quello scontro, insieme alla consapevolezza che la vittoria sarebbe stata dura da ottenere per entrambi.

Goten interruppe lo stallo alzando il ginocchio sinistro verso il volto di Trunks, che però resistette bene e riabbassò testardo la testa, per stringere maggiormente la presa sul ragazzo e creare di conseguenza una voragine sotto i loro piedi per l'energia sprigionata.

Improvvisamente, Goten vide la distrazione negli occhi del tuo avversario, il quale si voltò dietro di sé con aria incredula. Il sayan ne approfittò, liberandosi dalla presa sulle sue spalle e muovendosi in un'istante.

Gli circondò con le gambe l'articolazione della spalla destra, stringendo tra le mani il polso e con un grido, che era più per scacciare la propria insicurezza che lo attanagliava da l'inizio di quella storia che per farsi realmente forza, tirò verso l'alto, fermandosi quando percepì il braccio farsi morbido nella propria presa.

Ben presto al grido di Goten, si unì anche quello di puro dolore Trunks, insieme al suono chiaro dell'articolazione della spalla che veniva estratta dal proprio posto, privando così il suo proprietario dell'uso dell'intero braccio.

Goten rimase fermo con le mani serrate sul polso dell'avversario ancora per qualche istante, sentendo una sensazione inquietante dentro di sé. Per scacciarla, si dette una scollata e liberò Trunks dalla propria presa, spedendolo lontano con un calcio che lo colpì sul diaframma, prima di toccare terra con i piedi.

Si portò furioso le mani alla testa, cercando di convincersi che stava andando tutto bene, distraendosi così dallo scontro per qualche istante. Fu in quegli istanti che percepì una terza aurea lì vicino. La riconobbe subito e altrettanto in breve tempo capì cos'era stato a causare la distrazione di Trunks poco prima.

Alzò lo sguardo e vide sua sorella, bianca come un fantasma in volto che lo guardava con occhi sgranati ed ebbe un brivido.

Kin si sentì di colpo privata delle forze, cadendo a terra in ginocchio e guardando la scena senza riconoscere il guerriero biondo ancora piedi.

Chi era quello? Si rifiutava con tutte le proprie forze di credere che fosse Goten.

Quello non poteva essere suo fratello. Suo fratello non avrebbe mai fatto del male a Trunks in quel modo.

Suo fratello adorava Trunks, lo aveva sempre considerato di casa. Erano sempre stati insieme, quei due. Erano fratelli, quei due.

Posò il proprio sguardo tremante sul sayan a terra, vedendo che si stava rialzando a fatica.

Qualcosa, che non aveva idea cosa fosse, la fece alzare in piedi e dirigersi da lui. Per aiutarlo a rialzarsi, per aiutarlo a fare qualsiasi cosa le avrebbe chiesto. Ma il grido di Goten la fece fermare quand'era a qualche passo dall'amico, tornato in forma normale dopo aver subito il colpo. «Sta' lontana da lui!»

Kin posò i propri occhi neri xonfusi in quelli azzurri del fratello. Assunse un'aria che non prometteva nulla di buono.

Stava per rispondergli a tono, quando la voce dolce del sayan dai capelli chiari la interruppe. «Non farlo, ti farai del male...» Sussurrò Trunks mentre si rialzava, tenendosi il braccio ferito.

Con lo sguardo puntato sul super sayan, continuò a rivolgersi dolce a lei: «Kin... Ti ricordi di quella volta, nella grotta? Cosa ti ho detto, mentre fuori imperversava il temporale...»

Kin rifletté, poi rispose senza capire: «Di non aver paura dei tuoni…»

Trunks tirò un sorriso. «Ti ho detto che ti avrei protetta… Ed è così. Non avrò mai paura di farmi del male, ti proteggerò. E proteggerò l'affetto che provo per te, a costo di lasciarci la pelle per conto del mio migliore amico.»

La guardò voltando leggermente il viso, lanciandole un sorriso ed uno sguardo terribilmente sicuri di sé. «Ti dimostrerò che lo farò.»

Tornando serio e concentrato, si voltò verso Goten, si trasformò in super sayan e con uno scatto gli andò contro, iniziando una sfida corpo a corpo, seppur con un solo braccio funzionante.

Kin aveva gli occhi puntati sui due, ma in realtà non li vedeva nemmeno. Le ultime parole di Trunks le risuonavano incessanti nella mente e nel cuore, che avevano colpito in pieno.

L'unica altra persona che le avesse mai detto che l'avrebbe sempre protetta era stato suo padre, ma era stata una situazione completamente differente. Le ragioni per le quali la proteggevano erano due tipi d'affetto completamente diversi: uno era l'amore incondizionato paterno, l'altro era quello di un sayan che lei aveva sempre considerato un fratello maggiore, con il quale era cresciuta, aveva scherzato e litigato. Ma che in realtà non aveva mai fatto parte della sua famiglia sanguigna.

Un gran mal di testa la colse e la costrinse a portarsi le mani al cranio dolorante. Si sentiva completamente confusa, non era certa di cosa fosse l'amore, quello verso un'altra persona con la quale non si ha rapporti di sangue, quello che avevano i suoi genitori tra loro.

Già, i suoi genitori... Li aveva visti litigare, li aveva visti volersi bene e appoggiarsi a vicenda. Aveva visto il marito proteggere la moglie persino contro di lei, aveva avuto l'appoggio del padre quando la madre non ne voleva sapere di darle il suo e viceversa. Li aveva visti collaborare e alle volte remarsi contro, ma alla fine restavano sempre insieme, nonostante ciò che poteva accadere.

La domanda adesso era: lei era certa di voler affrontare tutto questo con Trunks?

Se quello che c'era tra i suoi genitori era amore, allora era completamente differente da quello che aveva provato qualche giorno prima, quando era scappata da casa dopo aver visto con due sconosciute i sayan che stavano lottando in quel momento di fronte a lei.

Eppure, il sentimento di quella volta era così simile a quello che provava in quel momento e che aveva provato quando Trunks le aveva detto quelle cose, nella grotta.

Scosse la testa disperata e cadde a terra in ginocchio. Non sapeva che fare, non sapeva cosa provava.

Ma perché non le era stato insegnato ad amare dai suoi genitori anziché lottare e tenere la casa?

«Basta!» Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, senza nemmeno rendersene conto.

I due super sayan la fissarono interrogativi. Kin alzò lo sguardo con odio, poi si alzò lei stessa, tenendo i pugni chiusi lungo il corpo. Aveva tutti i muscoli in tensione e ciò che fece sorprese persino lei, ma ormai aveva deciso.

Usò la super velocità per mettersi tra i due, con il volto rivolto verso il fratello e quando fu di nuovo visibile, Goten si trovò impegnato a parare il suo calcio alto con il proprio avambraccio.

«Ma che stai facendo?» Gli chiese il giovane, non capendo.

Lei ritirò la gamba e posò i piedi a terra, rivoltagli di profilo e con in volto l'espressione più seria che i due super sayan le avessero mai visto. «Ti sei forse dimenticato? Mi avevi promesso una battaglia d'allenamento prima di pranzo. Bene, fatti sotto fratellone.» Disse Kin, mettendosi in posizione d'attacco.

Lui la guardò interrogativo, così come Trunks dietro di lei, ma non fece in tempo a ribattere che dovette alzare il ginocchio per parare un altro calcio della sorella e iniziare con lei un nuovo scontro corpo a corpo.

 



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