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Autore: anicos89_    29/10/2015    1 recensioni
L'amore a volte nasce per caso: da un incontro, da uno sguardo, da una parola.
E veloce il cuore quando s'innamora. È veloce scorre il tempo quando ci si vuole incontrare.
Ma a volte l'amore è strano, e riserva qualcosa di diverso da quello che vorremmo davvero accadesse.
Questo è Aki's Bike! Un racconto che avevo concluso da tempo, e che finalmente ho ripreso per pubblicarlo e revisionarlo.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 6 - INSIEME

Insieme sotto l’incessante neve che dal cielo cadeva in tormenta.
Con l'attesa nella voce, Keiko le chiese se le andasse di seguirla nel suo appartamento, che si trovava poco distante. Atsuko non riuscì a rifiutare, pur sapendo cosa sarebbe potuto succedere.  
Quando arrivarono, la mano di Keiko tremava, mentre cercava di inserire la chiave nella serratura.
«D’Elia… Chi è?»-Le domandò Atsuko dopo aver letto il nome inciso sulla targhetta.
«Il mio cognome!» -Rispose Keiko dopo aver aperto a fatica la pesante porta- «Non avendo un cognome, presi quello di Suor Marianne.» -Continuò mentre digitava la temperatura del riscaldamento sul display.
Non sapeva come, ma Atsuko riusciva a notare il cambiamento del tono nella sua voce quando parlava della sua infanzia: l’abbracciò da dietro mentre era di spalle, quasi a confortarla. 
La ragazza rimase per un attimo spiazzata, ma non oppose nessuna resistenza a quella dolce presa.
Atsuko cinse il cursore dorato della giacca di pelle e lo fece scendere fino ad aprire la cerniera. La giacca finì a terra producendo un acuto metallico provocato dalla cerniera che aveva raschiato sul pavimento. 
Keiko si voltò verso di lei e fece lo stesso: aprì la cerniera; poggiò le mani sotto al giubbotto, sopra le spalle, e glielo sfilò facendolo cadere delicatamente dalle sue braccia fino al suolo.
Non riuscivano a dire nulla. Si consumavano con gli occhi. Keiko fu la prima a distogliere lo sguardo. Si chinò e raccolse gli indumenti che erano a terra, per poi sistemarli sull'attaccapanni. Atsuko sbuffò tenendo la bocca chiusa, per non far accorgere a Keiko il suo disappunto per quella interruzione. 
Keiko si sedette su una sedia per potersi togliere più comodamente gli stivali.
Guardando lo stupore della ragazza che si guardava in giro, le disse: «Sono in affitto!»
Atsuko le rispose ironica: «Quindi non sei ricca? Che peccato!»
Inaspettatamente, Atsuko le si mise di fronte e la tentava con occhi ammaliatori. Ma proprio mentre stava per toccarla, sentì qualcosa di caldo e peloso strofinarsi contro le sue caviglie. Per lo spavento si gettò sulle gambe di Keiko.
«Che succede?!» -Esclamò perplessa.
«Qualcosa mi ha sfiorata!» -Disse raccapricciata Atsuko.
«Oh, ma quello è il mio gatto Potato!»-Gli fece notare Keiko.
«Potato?»  -Domandò con un’espressione incredula.
«Sì, guardalo! Il suo musetto assomiglia a una patata.» 
Keiko rideva pensando all’esagerata reazione della ragazza. Era davvero splendida. Atsuko era rapita da quel viso ancora bagnato e dai capelli che lo coprivano senza intaccarne la bellezza.
Le accarezzò l’incavo del collo. Keiko smise di ridere sotto quel esitante tocco. Le fermò la mano che stava per avanzare: «Atsuko, vorrei fare una doccia!»-La sua espressione divenne autorevole.
La ragazza rimase confusa da quella richiesta, ma si alzò dalle sue gambe.
«Io vado in bagno. Fa’ come se fossi a casa tua!»  -Keiko le fece un sorriso spezzato e si diresse verso il bagno.
Atsuko rimase in piedi, immobile. Non fu capace di fare come se fosse a casa sua.
Scrutava quella casa che sembrava uscita da una rivista.
Il pavimento in cotto. Le mura color gessato e pitturate in stile stucco veneziano.
Sulla destra era posta la cucina murata in legno ciliegio e la tavola da pranzo con quattro posti. Sulla sinistra c’erano il divano e la poltrona in cuoio beige; un tavolino di legno con delle riviste; una libreria stracolma di libri; e una lettiera per gatti in un angolo. Un enorme finestrone in alto affacciava direttamente sul cielo. 
Era tutto in ordine, se non per quanto riguardava i libri che erano sparsi un po’ da ogni parte e su ogni ripiano ancora disponibile. 
In fondo, dietro la tavola da pranzo, c’era una porta che conduceva a due stanze ai lati delle pareti: il bagno e la camera da letto.

Atsuko cercava da qualche parte uno straccio, anche un tovagliolo di carta, per asciugarsi i capelli e il viso.
Non riuscendo a trovare nulla, decise di entrare furtivamente in bagno per arraffare un asciugamano. Fece scorrere la porta a scrigno di legno senza far rumore, ma non si rese conto che Keiko: «Che stai facendo?» -Chiese mentre agitava i capelli con una mano.
«Ce-Cercavo un asciugamano.» -Atsuko guardava altrove con imbarazzo, come se Keiko non avesse avuto indosso l'asciugamano a coprirle quel corpo sinuoso.
Il cuore le batteva forte. Il suo respiro aveva fame d’aria. Il solo immaginare le faceva tremare le gambe.
Keiko allungò la mano facendo passare il braccio vicino al volto di Atsuko e prese l’asciugamano che si trovava dietro la ragazza. Poi glielo tese e con accento giocoso disse: «Prego!» 
Atsuko lo strappò dalle sue mani e scappò via come un fulmine a ciel sereno senza dire nulla.
Dopo poco, Keiko uscì dal bagno con indosso una tuta grigia e delle pantofole blu. 
«Il bagno è libe-» -Atsuko scappò in bagno a testa bassa senza guardarla e senza aprir bocca.
Keiko si avvicinò alla porta e bussò: «Ti ho preparato qualche vestito sul mobiletto.»  
«Mhm-hm!» -Mugugnò con voce strozzata Atsuko.
Nella doccia, Atsuko riusciva a sentire distintamente il profumo della ragazza. Si morse le labbra dal nervoso e sbatte il palmo contro le mattonelle per distogliere la sua attenzione da quel forte desiderio.

Per ingannare l'attesa. Keiko si sedette sul divano a leggere un libro. Le parole che stava leggendo scorrevano veloci. Atsuko rimase quasi mezz’ora in bagno, ma la ragazza non se ne accorse.
Uscita dal bagno, Atsuko si sedette a peso morto sul divano accanto a lei. Il libro che la ragazza stava leggendo ondeggiò.
«Rilassante la doccia?»-Domandò tenendo lo sguardo sul libro.
«Sì, molto! Ma perché porti gli occhiali?»  -Le chiese Atsuko indicandole il volto.
Keiko si abbassò la montatura a forma tondeggiante: «Di solito uso le lentine, ma in casa metto gli occhiali.» 
Dopo quella risposta, Atsuko prese uno dei tanti libri posti sul tavolo: «Kei, cosa leggi?»
Keiko, che nel frattempo aveva ripreso la lettura, le rispose a stento: -Leggo… Piccole Donne.»
Atsuko guardò la copertina del libro che aveva in mano: Orgoglio e Pregiudizio. 
Non era una gran lettrice -non aveva abbastanza pazienza, ma decise di aprirlo e leggere almeno la prefazione. 
Si intrattenerono sedute sul divano a leggere. Non troppo vicine, non troppo distanti. Il condizionatore aveva riscaldato il salone con una tiepida calura.
Così, passarono i minuti, prima che Atsuko decidesse di prendere dalle mani di Keiko il libro che la ragazza stava leggendo con tanto trasporto: «Ehi, ma che fai? No, non chiuderlo!!» -Scongiurò senza essere ascoltata- «Ecco! Adesso ho perso il segno.»
Atsuko lanciò il libro sul tavolino. Il suo sguardo era risoluto.
«Kei, posso baciarti?» -Le chiese senza incertezza.
La ragazza rimase disorientata: «Perché me lo chiedi?»
«Te lo sto chiedendo perché sembra che tu voglia evitarlo. Io…» -Atsuko abbassò qualche istante la testa prima di rialzarla con decisione: «..voglio sapere se anche tu lo vuoi!»-La guardò penetrante.
A quelle parole, Keiko si avvicinò a lei e si poggiò con il mento sulla spalla della ragazza. «Atsuko…» -Sussurrò sensualmente- «Lo voglio!» -Le spostò i capelli ancora umidi dietro l’orecchio e le disse ancora: «Ti voglio!»
A quell’ultima parola sussurrata con tanta delicatezza Atsuko trattenette a stento un lamento.
Keiko si alzò in piedi e si diresse verso la camera la letto, ma prima si voltò e chiese smaliziata: «Che fai, non vieni?»
Atsuko sorrise entusiasta; si sollevò dal divano e la seguì bramosamente. 

Insieme di fronte al letto si baciavano appassionatamente. Si attraevano come due poli. Tocchi irrefrenabili sui loro corpi. Nel loro addome vibrava la calda voglia. 
Non riuscivano a smettere di toccarsi, stringersi, baciarsi. Erano calde. Persino il loro sudore lo era. Keiko le sollevò le braccia e le tolse la maglietta. Le accarezzò i suoi piccoli seni privati del regiseno. 
Poi fu Atsuko a toglierle la parte superiore. e scoprire quel seno corposo metà privato dal reggiseno nero in pizzo. 
Entrambe erano belle come un arcobaleno dopo la tempesta, ma anche impaurite come tartarughe appena uscite dal loro guscio pronte a sperimentare il mondo. 
Si baciarono ancora e ancora. Atsuko camminava pericolosamente all'indietro sino ad arrivare a toccare con la fossa poplitea l'inferiorità del letto senza pediera. Saliva pericolosamente trascinandosi sui gomiti. Keiko la braccava da sopra con atteggiamento felino. Sensibilmente le baciò l'addome; il petto; il collo; il mento; le labbra; il naso; la fronte; i capelli. Avrebbe baciato tutto quel corpo accaldato. Stuzzicava con il suo naso quello di Atsuko. Le baciò il labbro superiore, poi quello inferiore, prima di darle un bacio vorace. Le loro lingue si possedevano l'una con l'altra senza darsi pace. Le loro mani si insinuavano curiose e smaniose. Non riuscivano a stare ferme. Accarezzavano i loro corpi in ogni modo.
Di colpo, Atsuko le chiese di fermarsi. Finalmente poterono riprendere fiato. 
Il volto della ragazza era intimidito e avvampato. «Ferma! Aspetta!» -La fermò mettendole una mano sul ventre.
Keiko frenò quel desiderio carnale. 
Atsuko, vistosamente ansimanete, si coprì gli occhi con i palmi delle mani.
«Il mio cuore batte forte.» -Respirava docilmente. Le mani nascondevano i suoi occhi. Le sue guance avevano il colore del frutto della melagrana.
Keiko le prese il polso e adagiò la mano di Atsuko sul proprio petto: «Com'è?» -Domandò riferendosi ai battiti del cuore. 
«Veloce!» -Rispose la ragazza. 
«È così da quando mi hai chiesto se potevi baciarmi.» -La guardò teneramente come se si stesse per sciogliere.
«Perché i tuoi occhi sembrano piangere quando li guardo?» -Atsuko le accarezzò una guancia.
«Perché sono guardati da ciò che stavano cercando da tanto tempo.» -Negli occhi di Keiko trasparivano le profonde ferite di cui il suo cuore portava le cicatrici della solitudine.
«E cosa cercavano?» -In cuor suo, Atsuko voleva un’unica risposta.
Keiko si insinuò nel cuore della ragazza e gliela rubò per poi donargliela: «Te!» 
A quelle parole Atsuko sorrise malinconica e le chiese teneramente: «Dove sei stata tutto questo tempo?» Keiko indicò il cuore della ragazza con l'indice. Allorché, Atsuko le richiese: «E io dov'ero?» -Questa volta, Keiko prese l’indice di Atsuko e indicò il suo cuore.
«Perché ci abbiamo messo tanto a trovarci?» -Chiese Atsuko aspramente.
Keiko le rispose in modo sereno: «Ora siamo insieme.»
Atsuko le accarezzò la nuca con entrambe le mani. Poi spinse il viso della ragazza verso il suo e lo baciò con trascinante passione. 
Gli argini dei loro sentimenti esitanti avevano ceduto alla straripante passione. 
Erano un tutt'uno come la vastità del cielo che si specchia nell'immensità del mare. 
Il suono del loro amore ruppe il timpano dell'etichetta dal nome pregiudizio. Fecero risuonare una melodia che solo loro udivano.
La notte trascorse inebriata da ciò di cui era stata testimone.

La mattina seguente, Atsuko si svegliò da sola in quel tiepido letto che odorava ancora  di quella ripetitiva notte di passione. 
Spettinata e assonnata si alzò dal letto avvolta nel plaid. Camminò sino ad arrivare nel salone. Notò che sul tavolo c'era un biglietto: Ben svegliata. Sono uscita presto per una riunione improvvisa. Buona giornata! p.s: Apri il forno. A quel post scriptum Atsuko inarcò il sopracciglio. 
Andò ad aprire il forno e venne avvolta dal dolce profumo inebriante sprigionato da un piatto contenente muffin dall'aspetto invitante.
Dopo aver preso due muffin, richiuse il forno. Si accomodò sul divano per mangiare, curandosi di non far cadere briciole tra i cuscini.
Finito di mangiare,  con un movimento della mano si spostò con sensualità i capelli all'indietro. Si guardava attorno sorridendo beata e ripensando accaldata a quello che era successo. Ma la felicità e l'amore sono complici doppiogiochisti: la prima è un arma a doppio taglio pronta a colpire appena il cuore gli da' il via libera.

  
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