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Autore: Royce    30/10/2015    3 recensioni
Alessa Northwode racconta la propria carriera nella Confraternita Oscura al suo carceriere: dal reclutamento, ai primi contratti di assassinio, fino ai rocamboleschi eventi che hanno portato al suo arresto.
La storia è ambientata a Cyrodiil, provincia imperiale di Tamriel. I fatti prendono il via circa 200 anni prima gli eventi narrati in Oblivion.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9
Triplo gioco

 

Locanda Vento di Ghiaccio, Città Imperiale. Secondo Seme 19, E3 224

 

Tutto era pronto.
Lesley Rackham sarebbe stato lì da un momento all'altro. Alessa era rannicchiata all'interno di quella vetusta cassettiera: era quasi una tortura per lei, la schiena iniziava a farle davvero male. Ma sopportava in silenzio: non c'erano piani alternativi. O meglio, c'erano. Ma a lei non erano venuti in mente.

La porta si spalancò all'improvviso. Entrò una coppia, mano nella mano. Una Khajiit, all'apparenza molto giovane, ed un Imperiale, vestito con un'armatura della guardia cittadina. Erano loro.
I due, mano nella mano, si sedettero attorno al tavolo rotondo presente all'estremità della stanza ed iniziarono freneticamente a mangiare tutte le prelibatezze che Vigge aveva predisposto. Di tanto in tanto, si fermavano per raccontarsi un paio di aneddoti su come avevano trascorso la giornata. Non sembravano particolarmente felici di vedersi: probabilmente, la routine aveva preso lentamente il sopravvento anche su quella relazione, soffocando gli entusiasmi iniziali. Alessa si sarebbe aspettata un incontro molto più passionale, ma così non fu. E si sentì sollevata da ciò, senza un particolare motivo.

- Mi sembri più taciturna del solito, S'thasa – chiese Lesley, come se avesse appena letto Alessa nel pensiero – Qualcosa non va? -
L'altra lo guardò interdetta, con la bocca ancora piena di pane. Deglutì il boccone, prima di rispondergli.
- S'thasa sta bene. Non ti preoccupare – rispose lei, riferendosi a se stessa in terza persona, come da tradizione per la sua stirpe.
Lesley sospirò, poco convinto. Poi si alzò dal tavolo, per dirigersi verso la cassettiera. Alessa trattenne il respiro, preoccupata. Ma la guardia non sospettava di nulla. A lui interessava solo ciò che vi era appoggiato sopra il mobile: una pregiata bottiglia di vino della famiglia Seranel, importata direttamente da Elsweyr. Era costata metà della sua paga mensile, ma ne sarebbe valsa la pena. Quella sera era speciale, dovevano festeggiare: Lesley era diventato una figura importante della guardia cittadina. Per strada tutti parlavano di lui, della sua brillante carriera e della sua abilità investigativa. La Confraternita Oscura aveva le ore contate.

Presi due boccali, tornò al tavolo. Versò delicatamente il vino in entrambi, poi lo passò alla sua ospite. S'thasa non sembrava particolarmente entusiasta della bevanda ed allontanò il bicchiere.
- Stasera S'thasa non vuole bere – disse lei, passandosi una mano sulla tempia – S'thasa non si sente molto bene. Ha la testa pesante -
Lesley ritirò il bicchiere, sempre più stupito. Chiaramente c'era qualcosa che non andava nel suo atteggiamento: quasi non sembrava lei, faceva fatica a riconoscerla. Ma non doveva agitarsi: era una serata speciale. Per entrambi. Doveva mantenere la calma e godersi il vino, senza troppi pensieri.
- Se avessimo brindato – disse S'thasa – in nome di cosa l'avremmo fatto? -
Lesley si grattò la fronte, perso nei suoi pensieri.
- Avremmo brindato a me, ovviamente – rispose – Ieri ho arrestato un informatore della Confraternita Oscura. Dovevi vederlo, quell'idiota! Si è fatto arrestare come un fesso e adesso è a marcire nelle celle della prigione imperiale. Teme che gli assassini della Confraternita lo eliminino stanotte -
- S'thasa è confusa. In che modo si è fatto arrestare? -
- E' stato semplice – si vantò Lesley, sorseggiando il vino a sua disposizione – Ho intercettato un messaggio, a lui diretto, da parte di un loro fornitore di armi. Mi sono presentato all'appuntamento e l'ho arrestato. Vedi, non è così difficile arrestare questi criminali: in fondo, per quanto gli piaccia farsi avvolgere da un velo di mistero e sacralità, in realtà sono umani come tutti noi. E come tali, commettono errori. Il vero problema è un altro -
Si aspettò che l'altra le chiedesse di procedere con il discorso, ma la Khajiit era completamente assente e lo fissava con uno sguardo perso. Lesley, discretamente irritato, decise di proseguire comunque a parlare.
- Il problema, cara S'thasa, è che la gente ha paura di farsi avanti contro la Confraternita. Temono le ripercussioni. Temono di poter essere accoltellati nella notte, da un giorno all'altro. Ed effettivamente è un rischio, non lo nego -
Posò il bicchiere e si appoggiò con i gomiti al tavolo, guardando direttamente negli occhi la propria interlocutrice.
- Ma è un rischio che qualcuno deve compiere. E' un rischio che io devo compiere. Qualcuno deve cambiare le cose -
Posò delicatamente la propria mano su quella di S'thasa, fissandola.
- E ho bisogno che tu stia con me fino in fondo. Potrò contare sul tuo supporto? -
S'thasa annuì, poco convinta.
A quel punto, Lesley chiuse gli occhi, cercando di baciarla.

Ma S'thasa, con una rapidità fulminea, tirò fuori un pugnale dalla propria cinta e lo conficcò nel costato di Lesley.

L'Imperiale spalancò gli occhi, terrorizzato ed in preda al dolore. Provò ad urlare, ma senza riuscirci. Con le ultime forze, si alzò in piedi, portando entrambe le mani sull'impugnatura dell'arma, in ultimo, disperato tentativo di contenere la copiosa fuoriuscita di sangue.
Nel frattempo, S'thasa lo fissava immobile, priva di espressione. Era completamente ferma e non lasciava trasparire alcuna emozione. Si limitava a guardarlo, mentre lentamente si accasciava al suolo.

Alessa si chiese cosa stesse succedendo, non sapendo se fosse il caso di intervenire o meno. S'thasa era chiaramente pericolosa e non sarebbe stato prudente uscire dal nascondiglio proprio in quell'istante. No, avrebbe dovuto aspettare ancora un po'. Doveva mantenere la calma.
Ma mentre pensava freneticamente sul da farsi, sentì la porta aprirsi di colpo. Entrò con passo deciso una figura oscura, armata di arco e frecce.

Alessa la riconobbe all'istante: era Lucia.
La Silenziante si avvicinò a S'thasa, la quale non ebbe alcuna reazione nei confronti di quanto stesse succedendo. Lucia le passò una mano vicino alla fronte, da cui scaturì all'improvviso una leggera luce azzurra. Pochi istanti dopo, la Khajiit crollò a terra, apparentemente priva di sensi.

A quel punto, Alessa decise di uscire allo scoperto.
Col un calcio deciso, ruppe la parte inferiore della cassettiera e, goffamente, iniziò a strisciarne fuori. Lucia, accortasi di quanto stesse accadendo, si voltò di scatto ed incoccò una freccia, pronta a colpire.
- Sono io! sono io! - disse Alessa, alzandosi in piedi con le mani in alto.
Lucia la fissò per alcuni interminabili istanti, con un'espressione mista di sorpresa e disprezzo. Poi, a malincuore, abbassò l'arma e ripose la freccia al proprio posto.
- Cosa ci facevi lì dentro? - le chiese, inviperita.
- Aspettavo il momento giusto per colpire – rispose Alessa, ripulendosi dalla polvere che nel mentre si era depositata sui suoi vestiti.
- In una cassettiera? - Lucia sbuffò, sorridendo – Quanti anni hai? Dieci? Sei imbarazzante -
Ma la bretone non rispose. Effettivamente, si rese conto di quanto fosse stato ridicolo il proprio piano, sebbene potesse sembrare efficace all'apparenza. Di sicuro non raggiungeva la raffinatezza di quello attuato dalla sua rivale. Di cosa si trattava? Manipolazione mentale? Forse ciò avrebbe spiegato lo strano comportamento di S'thasa nel corso della serata.
- Cosa le hai fatto? - chiese Alessa, indicando S'thasa, ormai priva di sensi.
- Cosa ne puoi capire tu... - rispose Lucia, senza degnarla di uno sguardo: le sue attenzioni erano tutte rivolte all'agonizzante Lesley – E' un incantesimo della scuola di Illusione. Con la giusta potenza, può rendere chiunque un tuo schiavo personale. Per un periodo limitato di tempo, si intende -
Si abbassò per osservare da vicino il volto della sua vittima: Lesley era ancora vivo. I suoi occhi si muovevano da ogni parte, in preda alla più totale disperazione. Aveva più volte cercato di urlare, ma quel pugnale, conficcato alla base della cassa toracica, glielo proibiva.
- E così tu pensavi davvero di poter mettere il naso nei nostri affari senza aspettarsi alcuna conseguenza? - gli chiese Lucia, come se lui le potesse rispondere.
La guardia provò a dire qualcosa, ma dalla sua bocca uscì solo un fiotto di sangue.
La Silenziante si rialzò, caricando nuovamente il proprio arco. Mirò alla testa: fu un colpo preciso, proprio in mezzo agli occhi. Le sofferenze di Lesley Rackham terminarono così.
Alessa notò i dettagli sulla freccia: era decorata con delle incisioni rosse, mentre il legno era completamente nero. Erano i colori della Confraternita. In pochi ci avrebbero fatto caso, ma la guardia cittadina avrebbe colto il collegamento. Ed era proprio ciò che Ambroise voleva: lanciare un messaggio.
- E così ha vinto tu – notò Alessa, rammaricata.
- Sembri sorpresa. Era scontato che finisse così – rispose l'altra, riponendo l'arma – E adesso andiamocene. Non abbiamo tempo da perdere -
Lucia si diresse rapidamente verso la porta, mentre Alessa si fermò un istante a guardare S'thasa. Si chiedeva cosa avrebbe pensato quella poveretta a risvegliarsi così, di fronte al cadavere del suo amante, probabilmente senza neanche ricordarsi perché si trovasse lì con lui in quel momento.
Sarebbe stato orribile.
All'improvviso si sentì tirare da un braccio: era Lucia. La stava letteralmente trascinando fuori da quella stanza. Arrivate nel corridoio, la Silenziante lasciò la presa, non prima di averla spintonata in avanti, facendola quasi cadere.
- Muoviti – le urlò, accelerando il passo.
Alessa si riprese ed iniziò ad incamminarsi verso le scale.

Ma quando scesero al piano di sotto, rimasero sorprese da ciò che le stava aspettando.

Vigge era in piedi, in mezzo alla sala, con le braccia conserte ed una spavalda espressione ad illuminare il suo volto. Dietro di lui vi era una mezza dozzina di guardie della Città Imperiale, equipaggiate con le proprie armature e pronte ad impugnare le rispettive armi. Non vi era nessun altro all'interno del locale.
Alessa e Lucia si fermarono di colpo di fronte a tale spettacolo.
Vigge le stava aspettando: aveva teso loro un'imboscata.

- Oh, Alessa. Davvero credi che io sia così sciocco? - iniziò a parlare l'oste – Davvero credi che, dopo tutto il disastro che hai causato al mio locale due anni fa, ti avrei perdonata così, su due piedi?
Si avvicinò lentamente alle due, forte della protezione che i sei soldati lì presenti potevano offrirgli.
Le passò una mano sulla guancia, guardandola con la stessa rassegnazione di un padre che redarguisce la propria figlia per una bravata. Non aveva perso questa sua convinzione di essere una sorta di figura paterna per lei, la figura paterna che Alessa non aveva mai avuto.
- Ci ho provato in tutti i modi a rimetterti sulla giusta strada, figliola – le disse, quasi in lacrime – Ti ho raccolto io dalla strada. Ti ho vestito. Ti ho dato un lavoro. Ed è così che mi ripaghi? Uccidendo nel mio locale? Diventando un'assassina? -
Alessa non rispose ed indietreggiò, evitando il contatto con la sua mano.

Lucia si voltò verso di lei.
- Cosa vuol dire tutto questo? - urlò – Come fa lui a sapere il tuo nome? -
- Io, io... – balbettò Alessa, ormai in preda al panico. Non era più in grado di formulare un discorso coerente.
- Tu mi hai tradita! - urlò Lucia, puntandole un dito contro – Tutto questo è colpa tua! -
- No, posso spiegarti – cercò di giustificarsi – Non è come credi -
A quel punto Vigge indietreggiò, mentre una delle guardie lo raggiunse.
- Sono tutte tue – disse il proprietario del locale – Io ho fatto la mia parte dell'accordo -
- Ti ringrazio – rispose l'altro – Tu sei un grande esempio di valore cittadino. Tutti gli abitanti della Città Imperiale dovrebbero prendere esempio da te -
Poi si voltò verso le due criminali, con uno sguardo carico di disgusto.
- E voi – riprese – Nessun periodo di prigionia è sufficiente a ripagare tutto il male che avete compiuto. Oggi morirete per mano mia -
Alessa indietreggiò, in preda al panico.
Lucia, invece, fece un passo in avanti con aria decisa. Era pronta allo scontro. Anzi, non aspettava altro.
- E così, avete lasciato morire un vostro collega pur di catturarci – fece notare la Silenziante – Anche questo è un ottimo esempio di “valore cittadino”, immagino -
La guardia si fece più seria, cupa in volto.
- Certe volte la giustizia necessita di sacrifici. Ma l'anima di Lesley è in pace, sapendo che il suo omicidio è servito ad eliminare una volta per tutte la Confraternita Oscura. E adesso, se non vi dispiace, è tempo di mor... -

Lucia lo uccise all'istante, con un netto fendente alla base del collo.

La testa della guardia rotolò per terra, lasciando una copiosa quantità di sangue come scia. La rapidità del colpo fu allucinante, tant'è che persino Alessa scattò all'indietro, spaventata.
A quel punto, le altre guardie sfoderarono le proprie armi: visibilmente intimiditi, i soldati iniziarono confusamente ad urlarsi ordini a vicenda, nel tentativo di circondare le due. Lucia, impassibile, rialzò lo sguardo e si ricompose per un istante. Alessa, dietro di lei, portò rapidamente la mano all'interno del proprio stivale di cuoio, dove era nascosto il suo fedele pugnale. Lo impugnò saldamente e si preparò allo scontro.

Ma, proprio quando i nemici sembravano averle circondate, Lucia decise di giocare d'astuzia: colse le guardie alla sprovvista con un potente incantesimo di Distruzione, un'onda d'urto poderosa che lanciò letteralmente in aria le guardie imperiali, facendo loro impattare contro le pareti ed il mobilio. A quel punto, fu facile per lei sfruttare l'opportunità per fuggire: si diresse senza esitare verso l'uscita, mentre i soldati cercavano confusamente di rialzarsi e recuperare il proprio equipaggiamento.

Alessa la seguì in religioso silenzio, quasi intimorita dalla sua potenza. Ma proprio mentre furono sull'uscio, pronte ad uscire, Lucia si voltò di scatto verso la bretone. La guardò con sorriso abbozzato che non prometteva nulla di buono.
- Che succede? - chiese Alessa, guardandosi attorno: le guardie si stavano rialzando, a momenti sarebbero state pronte all'inseguimento. Non potevano certo permettersi di tergiversare.
- Tu mi hai coinvolta in questo casino – disse Lucia – E adesso ne uscirai per conto tuo -
- Che stai dicen..? -

Alessa non riuscì a terminare la frase: fu colpita all'improvviso dallo stesso incantesimo usato precedentemente contro i soldati. Fu rapido e brutale, non ebbe neanche il tempo di accorgersene. Si sentì solo spingere violentemente all'indietro, senza poter reagire. Andò ad impattare violentemente contro il bancone, cadendo a terra. Prima di accasciarsi al suolo, intravide la figura di Lucia dileguarsi rapidamente, fuori dal locale.

Aveva un dolore lancinante alla testa e sentiva le sue forze svanire. Nel frattempo, le guardie erano di nuovo in piedi e la stavano raggiungendo. Doveva inventarsi qualcosa e subito. Combattendo contro il dolore, si rialzò a fatica, tenendosi al bordo del bancone con entrambe le braccia.
Doveva mantenere la calma e ragionare. Sì, ragionare in maniera fredda e calcolatrice, come solo lei sapeva fare. Anche in una situazione disperata come quella.
- E' finita, criminale – le intimò un soldato – Non hai vie di fuga stavolta -
Alessa si guardò attorno: il pugnale le era sfuggito di mano e adesso era fuori portata. Fuggire per la porta principale sarebbe stato impossibile. Ma forse dal piano superiore avrebbe avuto qualche speranza: con un rapido scatto verso destra avrebbe raggiunto le scale e da lì, le sarebbe bastato salire per poi saltare dalla finestra. Quante volte l'aveva fatto anni fa, per scappare da Vigge quando non aveva voglia di fermarsi a pulire le stanze. Sarebbe stato lo stesso anche questa volta, solo con la sua libertà in palio.
Ma proprio mentre si interrogava sul da farsi, una guardia provò ad aggredirla con un fendente. Alessa si spostò di scatto, evitandolo. Di reazione, afferrò il primo oggetto che trovò sul bancone: una bottiglia di vino. La punto contro il suo avversario come se fosse una spada. L'altro si riprese dal colpo mancato e si preparò a sferrarne un altro. Ma questa volta Alessa non solo lo evitò, ma riuscì anche a colpirlo in pieno volto con l'oggetto contundente appena reperito. La bottiglia si frantumò in una marea di pezzi, mentre la guardia iniziò ad urlare dal dolore.

Quello era il suo varco. O adesso o mai più.

Lasciò cadere il collo della bottiglia rimanente e si lanciò verso le scale, senza guardarsi dietro. Le guardie si fiondarono dietro di lei, anche se visibilmente più lente ed impacciate a cause delle loro pesanti armature. Alessa raggiunse il corridoio, aprì la prima finestra che trovò e diede un'occhiata di sotto: in strada vi era un gruppetto di persone che, udito il fracasso, aveva deciso di indagare. Avere degli spettatori non avrebbe cambiato nulla: quella era ancora la sua unica via di fuga, in qualunque caso. Decise di saltare.
Con un'agile capriola, attutì la caduta. Senza dare alcuna attenzione a ciò che la circondava, iniziò a correre lungo la strada. Dietro di lei, si udivano distintamente le voci delle guardie.
Doveva ricorrere all'unica via di fuga possibile: le fogne. Erano un percorso ideale: buio, insidioso e soprattutto era difficile orientarsi là sotto. Avrebbe seminato i suoi inseguitori facilmente.
Quelle strade non erano cambiate di una virgola in questi due anni ed Alessa sapeva perfettamente dove dirigersi. Dopo aver superato il distretto del mercato, si diresse senza indugi per una strada secondaria. Da lì raggiunse il giardino privato di un'abitazione, dove trovò un pozzo: era la via più rapida per raggiungere le fogne. Non si guardò neanche indietro e, noncurante dei suoi inseguitori, scardinò l'apertura, per poi gettarsi al suo interno.
Lentamente discese nel pozzo, facendo attenzione a non precipitare di sotto. Fortunatamente, era abbastanza stretto da permetterle di scenderlo appoggiando entrambi i piedi ai lati. In poco tempo, fu nelle fogne, accolta da un tanfo insopportabile e da un paio di ratti che la fissarono incerti per un paio di istanti, salvo poi dileguarsi. Alessa ci mise un attimo ad orientarsi e prese immediatamente la strada che l'avrebbe portata al lago Rumare.

 

- Un altro crimine perfetto, insomma. Il bersaglio era eliminato e voi due eravate scappate senza intoppi -
- Non proprio -

- Che successe allora?-
- Diciamo solo che abbiamo avuto una brutta sorpresa, lungo la via di fuga -

- Ci avrei scommesso -
- Quella volta salvai la vita a Lucia. Senza il mio intervento, sarebbe morta -



Alessa e Lucia, circondate dalle Guardie Imperiali

   
 
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