Amaranth dream
4.
Dopo la sua fuga, Jane probabilmente cercò di
correrle dietro perché Emma sentì la sua voce sempre più vicina. Ma lei non si
sarebbe fermata finché le gambe non le fossero cedute.
-Lasciami stare!- urlò, cercando di seminare la
sorella. Non voleva avere più niente a che fare con nessuno di loro! Maledetta
quella volta che li aveva incontrati! Il dolore che provava in quel momento non
poteva essere paragonato a nulla, nulla di così doloroso le era mai successo,
ne era certa.
Ed ovviamente, si sbagliava. Quel dolore, quella
disperazione l’aveva già provata. Riuscì ad arrivare sul terrazzo, prima che il
peso del déjà-vu la facesse fermare, facendole afferrare con forza la ringhiera
che la separava dal vuoto.
-Lasciami
stare!- urlo, con le lacrime che scorrono violente sulle guance: ho gli occhi
talmente appannati che non riesco quasi a vedere Jane davanti a me. –Lasciami
andare!- grido di nuovo, forse a mia sorella, forse a lui, l’unico vero artefice
del mio immenso dolore e della mia ancor più grande rabbia.
-Che diavolo
stai dicendo, Emma?- mia sorella ha il viso talmente pallido che sono certa
stia per svenire. Oh si, questa è la volta buona.
-Non voglio
più stare qui!-
-Cosa? Perché?-mi
chiede lei, allibita. E’ ovvio che non capisca il motivo di questa mia
sfuriata. E come potrebbe?
Scuoto la
testa, cercando di asciugarmi il viso. Devo essere uno spettacolo orribile in
questo stato, con il viso impiastricciato di lacrime e l’espressione sconvolta.
–Questo non è il mio posto, dannazione, Jane! Tu stai tutto il sacrosanto
giorno con Thor e se non sei con Thor sei a guardare quelle dannatissime
stelle, la notte non so cosa tu faccia, e non lo voglio neanche sapere, ma di
certo non rimani nella tua stanza. Io sono qui, sola, senza la possibilità di
fare un emerito tubo se non passeggiare in giardino come una mentecatta o, in
alternativa, leggere. Non so più che cosa leggere Jane! So a memoria la storia
di Asgard, tra poco posso anche dirti in successione tutti i suoi sovrani, e ti
posso garantire che non ho mai letto due volte lo stesso libro!-
Per tutti
gli dei, quanto sono bugiarda. Mi faccio quasi paura da sola per quanto riesco
a mentire bene, in questo frangente.. quando si dice la forza della
disperazione.
Jane scuote
la testa, incredula. –Non mi hai mai parlato di tutto questo.. hai ragione che
sono un po’ assente, però ci sono molte persone con cui ti vedo fare
conversazione durante il giorno. Thor stesso mi dice che un paio di volte hai
parlato con i suoi amici, in più hai fatto amicizia con Loki e…-
-Puoi vedere
quello che ti pare. Ma io mi sono stancata di soffrire così!- grido di nuovo,
girandomi e sbattendo la porta della camera. Sento Jane che mi chiama e prendo
a correre con tutta l’intenzione di nascondermi da qualche parte e di starmene
lì finché tutto questo dolore non sarà passato. Tuttavia, non appena svolto il
primo angolo, vado a sbattere contro un corpo muscoloso e perdo per qualche
secondo l’equilibrio.
-Dannazione..-
borbotto, alzando lo sguardo su Thor, che mi guarda con i suoi occhi azzurri
come il cielo. Senza dubbio, mia sorella si è proprio trovata l’uomo più
somigliante ai principi delle fiabe di tutto l’universo.
-Emma, tutto
bene? Vi ho sentite gridare.- mi chiede, cercando Jane dietro di me.
-Jane è
nella mia stanza. Arrivederci.- dico, sperando di scampare alla sua domanda. Ci
riesco senza difficoltà: a volte, Thor
non mi sembra troppo furbo. Mi asciugo gli occhi con una manica
dell’ingombrante vestito e riprendo a correre, senza la benché minima
intenzione di fami raggiungere da mia sorella.
-Aspetta!-
mi richiama, ma io mi rifiuto di fermarmi. –Ho visto Loki poco fa, credo ti
stesse cercando.-
A quelle
parole, il cuore mi si stringe in una morsa. Continuo nella mia corsa,
attraversando praticamente tutto il castello e il giardino, in cui avevo
imparato a destreggiarmi particolarmente bene. Alla fine, arrivo ad un albero
particolarmente alto e particolarmente nascosto e mi siedo ai suoi piedi,
stringendomi le ginocchia al petto.
Che castelli
in aria mi ero fatta? E’ ovvio che lui preferisca quella tizia, quella.. com’è
che si chiama? Sic? Siffa? Ad ogni modo, è una dea.
Ed è anche parecchio attraente, con i suoi lunghi capelli scuri e lo sguardo
fiero e sicuro di sé.
-Potrei
portargli disonore.- borbotto, con ironia. –Disonore su di lui, disonore sui
suoi antenati, disonore anche sulla sua mucca!- aggrotto le sopracciglia. –Ci
sono le mucche, qui? Boh, di certo se ci sono lui ne ha una a cui portare
disonore.-
Sospiro,
afflitta, ma grata di essere riuscita a smettere di piangere. Sono stata
stupida: in primo luogo, per aver accettato di rimanere in questo posto con
Jane; secondo, per essermi permessa di affezionarmi a lui. Dopotutto, non posso
pretendere l’impossibile: per definizione, Loki è il Dio degli Inganni.
-Oddio, no!- sussurrò Emma tornando in sé, prima
di perdere l’equilibrio e finire dall’altra parte della ringhiera, giù verso la
strada asfaltata. Sentì vagamente Jane urlare, ma l’unico rumore distinguibile
era quello del vento sulle orecchie. Era spacciata, lo sapeva. Quanto tempo ci
avrebbe messo a schiantarsi? E sarebbe morta sul colpo?
Spalancò gli occhi quando si rese conto che gli
aggeggi che aveva sui polsi e sulle caviglie si erano attivati all’improvviso.
Una spinta di propulsione bloccò la sua caduta e la fece schizzare verso
l’alto. In pochi secondi superò il terrazzo del palazzo e tutto intorno a lei
si fece confuso: la città si allontanava sempre di più e i suoi occhi si
riempirono del nero della notte senza stelle.
Emma cercò di assumere una posizione composta e di
stabilizzare i reattori: come le aveva ricordato poco prima Tony, era lei che
doveva controllare la tecnologia e non viceversa. Dopo parecchi tentativi
riuscì a stabilizzarsi ed a fermarsi a mezz’aria e ormai era parecchio sicura
di riuscire a tornare a terra. Fece un paio di giri su sé stessa e le balenò in
mente l’idea di andarsene. Poteva scappare, il più lontano possibile da lì,
senza pensare mai più a tutta quella storia, poteva rincominciare da capo.
Quella era la sua possibilità, probabilmente la
sua unica possibilità, di fuggire da tutto quel casino infernale: una realtà
troppo pesante, a cui non riusciva a tenere testa. Vendicatori super muscolosi,
mutaforma, geni ed addirittura déi; nemici da altri
pianeti e da altre dimensioni; la sua memoria perduta e le scioccanti
rivelazioni che ricordava di tanto in tanto. Poteva mettere fine a tutto
quello.
Poi ricordò il déjà-vu di qualche minuto prima:
stava incominciando a ricordare il suo passato, i suoi affetti e le sue
emozioni. Ed era la compagna di Loki.
Un attacco di panico le fece accelerare i battiti del cuore.
Ecco perché le era sembrato così preoccupato al
suo risveglio, ecco perché era così irato quando aveva scoperto la sua amnesia,
ecco perché Jane cercava sempre di sottolineare quanto fosse cambiato, sebbene
avesse fatto azioni di dubbia discutibilità morale.
Ma lei non ricordava nulla, tranne quella
disperazione che aveva provato chissà quanto tempo prima ad Asgard, dopo chissà
quale cosa che lui aveva fatto con chissà quale dea.
Doveva recuperare i suoi ricordi, tutti e al più
presto. Doveva recuperarli e ricordare sua sorella, qualsiasi cosa fosse
successa con Loki e tutta la sua vita. Doveva farlo per sé stessa e per Jane.
-Direi che hai già preso la tua decisione.-
sussurrò a sé stessa, iniziando a scendere verso il terrazzo, pronta a dare la
possibilità a sua sorella di spiegarsi. D’altronde non avrebbe dovuto essere
lei a raccontarle la sua storia?
Fu più o meno quando Iron
Man le sfrecciò davanti che si rese conto, incredibilmente, di star volando per
davvero.
-Fiorellino, vedo che hai imparato.- le disse Tony
Stark, liberando il viso dall’armatura. –E’ stato più facile del previsto, no?-
Emma ridacchiò. –Sto volando!-
-Sei molto intuitiva, vedo.- disse lui,
ricambiando il sorriso. –Ma ora forse è meglio se torniamo con i piedi per
terra.-
La ragazza abbassò lo sguardo verso il terrazzo
del quartier generale degli Avengers e non si soprese nello scorgere parecchie
figure in più del previsto: Jane era abbracciata a Thor, mentre Steve guardava
contrariato verso l’alto, probabilmente chiedendosi cosa facessero ancora lì,
infine Loki aveva semplicemente un’espressione indifferente ed Emma non poté
fare a meno di aggrottare le sopracciglia.
-Si, forse hai ragione.- sussurrò, prima di
spegnere i reattori e farsi cadere nuovamente nel vuoto. Nuovamente, sentì Jane
urlare, ma la risata di Tony si aggiunse alla sua, mentre precipitava giù, verso
il suolo. La velocità le faceva venire i brividi di terrore, ma la libertà che
provava in quel momento era indicibile: continuò a ridere finché non capì di
essere troppo vicina alla strada. Allora accese gli aggeggi e cambiò la sua
direzione, puntando di nuovo verso il cielo scuro.
Sentì vagamente Jane chiamarla –era uno “stupida
sorella”, quello che aveva sentito?- ma lei la ignorò e fece un paio di giri
del grattacielo. –Quanto veloce posso andare?- urlò ad Iron
Man, che la seguiva pochi metri più indietro.
-Oh, molto più di così, ma credimi che non sarebbe
saggio. Sono perfezionati sull’armatura e tu non hai nulla che ti possa
proteggere dagli eventuali ostacoli.- le rispose, ed Emma trovando le sue
parole veritiere, rallentò.
-Costruiscimene una.- esclamò, affiancandolo. –Non
come la tua, meno elaborata, ma tale che possa volare senza farmi del male.-
Tony alzò un sopracciglio e si bloccò a mezz’aria.
Emma fu costretta a fermarsi a sua volta e a tornare indietro per affiancarlo.
–La ritieni una richiesta così sciocca?-
Lui scosse la testa. –Non starai mica pensando di
partecipare alle future battaglie al fianco degli Avengers, spero. Ci sarebbero
molte persone lì dentro decisamente contrarie.- disse, inarcando un
sopracciglio e indicando con un cenno della testa il gruppetto raccolto sul
terrazzo.
-Tu saresti uno di quelli?- tastò il terreno Emma.
-Ufficialmente, si.- disse lui, incrociando le
braccia. Emma sentì lo sconforto pervaderla. –Tuttavia, ritengo che un’armatura
sarebbe veramente utile: hai perso la memoria perché una di quelle stronze ti
ha sorpresa indifesa e sei caduta dal terzo piano di un palazzo.-
Emma rabbrividì. Altro che amnesia, era fortunata
ad essere viva.
-Inoltre, ti sei rivelata una risorsa molto utile.
E conosco un dio che ci ucciderebbe tutti se dovessi farti un altro graffio.-
aggiunse, rivolgendole un sorrisetto malizioso.
La ragazza arrossì, ma sorrise all’amico
soddisfatta: togliendo le sue reali intenzioni, aveva perfettamente ragione
riguardo alla sua sicurezza e, in tutto questo, Tony Stark era un ottimo
alleato.
-Nessuno ucciderà nessuno, Tony.- le disse lei,
ridacchiando.
-Oh, credimi, ragazzina. Quello stronzo di Loki ha
distrutto mezza New York, voleva conquistare il mondo e ha fatto messo chissà
quanti popoli uno contro l’altro. Era un ricercato a livello universale, un
criminale. Tutti noi lo odiavamo, io per primo: aveva minacciato di uccidermi
non so quante volte e in modo ben poco carino.- disse, diventando serio tutto
d’un tratto. –Ora, invece, lo abbiamo accolto tra di noi. Credimi se ti dico
che è cambiato radicalmente.-
La ragazza annuì, incredula. Si fidava del
giudizio degli Avengers, per quanto strani e svitati che fossero: sapeva che
non avevano nessun interesse nel mentirle, Tony più di tutti, e quest’ultimo
glielo aveva fatto ben capire rivelandole il suo legame con Loki. Forse in un
modo un po’ brusco, ma almeno era stata sincero.
-Accidenti a te!- esclamò Jane, non appena Emma si
decise a mettere i piedi a terra. –Avevo dimenticato la tua immensa
impulsività!-
La ragazza spalancò gli occhi nel vedere la
sorella andarle in contro con un’espressione omicida sul suo bel viso. Pestava
rabbiosa i piedi per terra e lei si rese conto che anche Thor aveva gli occhi
spalancati e la guardava titubante.
–Eddai Jane, volevo solamente…-
-…provare l’ebbrezza di cadere?- gridò lei, mentre
le lacrime presero a solcarle il viso. –Non ti sono bastate due volte?!? Ho
rischiato di perderti due dannatissime volte e tu ti comporti da irresponsabile
ugualmente! Non mi interessa minimamente cosa volevi fare, hai capito? Rimani
un’irresponsabile e io mi sono stancata di dovermi preoccupare per te ogni tre
per due!- prese un sospiro, ma era chiaro che la sua sfuriata non fosse ancora
finita. –Ero totalmente contraria che tu venissi qua e ti immischiassi in
questa specie di bolgia infernale, ma no Jane, cosa vuoi che sia? Sono grande,
autosufficiente, sono pure sposata, meglio di così! E quegli altri due, idioti: ma si Jane, la proteggiamo noi,
che siamo grandi, grossi, machi e addirittura
déi! E qual è stato il risultato di questa ricola scenata? Hai perso la memoria, cadendo dal terzo
piano di un palazzo! Poi mi sono detta: beh raccontiamole la verità, potrà
mai sconvolgerla così tanto? E tutti, no Jane, non diciamole niente! Sapere
tranquillamente tutta la verità su sé stessa potrebbe traumatizzarla, aspettiamo che lo scopra da sola! E qual
è stato il risultato? Sei caduta dal
fottutissimo trentesimo piano di un grattacielo!-
Ci fu qualche minuto di silenzio, durante il quale
Emma e tutti gli altri Avenges guardarono scioccati
la donna ansimare dopo lo sforzo. Emma notò che Thor e Steve avevano fatto un
paio di passi indietro, mentre Loki –con
i suoi incredibili occhi verdi- la
fissava allibito, con le braccia abbandonate lungo i fianchi: a quanto pareva,
nessuno di loro aveva mai visto Jane arrabbiata in quel modo.
Tony, ad un certo punto, emise un fischio,
incrociando le braccia. –Fratello,- disse rivolgendosi a Thor. –se la tua
ragazza è così focosa anche a letto, sei un uomo fortunato.-
A quel punto, Jane abbandonò la sua posizione tesa
e arrossì vergognosamente, mentre Mjolnir compì una parabola nell’aria e si
andò ad abbattere addosso all’Uomo di Metallo.
-Ehi, machoman, ho fatto
un complimento alla tua fidanzata!- esclamò quello, attivando con un ghigno i
reattori della sua armatura. –Vuoi fare a botte?-
-Non rivolgerti a lei con quelle espressioni.-
ringhiò Thor e, da bravo principe azzurro, si fiondò verso Tony per difendere
il buon nome della sua amata.
Le due sorelle si guardarono, leggermente
imbarazzate e ignorando i due che se le davano di santa ragione, e si
sorrisero, quasi timidamente.
-Scusami, Jane.- disse Emma. –Non credevo di
averti fatta preoccupare così tanto.-
Jane annuì e con un paio di passi coprì la
distanza che le separava, avvolgendola in un caldo abbraccio. Era quello il suo
posto, tra le braccia della sorella: si sarebbe impegnata a recuperare i suoi
ricordi e la loro vita insieme. Era convinta che il legame che le univa fosse
davvero molto, molto forte. Lo sentiva sotto la pelle, nella carne e nel cuore
e anche se non ricordava tutti i particolari perfettamente, sapeva che era
così.
Dal giorno dopo, decise, si sarebbe impegnata
attivamente per migliorare la situazione, in tutti i modi umanamente e divinamente possibili.
-Accidenti, voi due! Volete darci un taglio?- urlò
ad un certo punto Steve, -Loki, dammi una mano a staccarli, distruggeranno
qualcosa!-
-Fossi matto. Spero invece che sia la volta buona
che uno dei due ci rimetta la pelle.-
Emma non poté fare a meno di ridacchiare: l’espressione imbronciata da primadonna di Loki era qualcosa di terribilmente esilarante.
Angolino dell’autrice: Buonasera a tutti, Avengers! Finalmente, dopo molte peripezie, sono riuscita a pubblicare un nuovo capitolo. Devo ammettere che, questa volta, è stato più difficile del solito da scrivere, per cui spero sia venuta fuori una cosettina decente, anche se non sono propriamente soddisfatta.
Ho voluto dare spazio sia al passato di Emma, sia al suo rapporto con Jane e Tony; nel prossimo, prometto, verrà approfondita anche la situazione con il nostro Loki, che in questo capitolo ha ricoperto un ruolo abbastanza marginale. Ma ve lo assicuro: Jane non è stata l’unica a prendersi una paura del diavolo!
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e invito i lettori silenziosi a lasciare una recensione: mi aiutano immensamente a capire come migliorare il mio stile e la mia scrittura!
Grazie di essere passati, un abbraccio,
Sami