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Autore: samy_97_    30/10/2015    2 recensioni
[Emma si risveglia nell'Avengers Tower completamente priva di memoria. Chi è? Come è arrivata in quel posto pieno di mutanti, dei e guerrieri? Perché si sente così spaesata in mezzo a persone che, teoricamente, conosce da tempo? Inizia per la ragazza una lotta contro la sua stessa mente per far affiorare i ricordi che ha perduto, le sue origini e, soprattutto, gli affetti e gli amori che si è lasciata indietro a causa di un nuovo nemico che minaccia la Terra.]
"Un uomo, molto alto e dall’aspetto un tantino trasandato, entrò con foga, spalancando gli occhi non appena la vide. Un sorriso sostituì quasi immediatamente lo stupore ed egli si avvicinò a grandi passi a lei, chiudendosi con un tonfo sordo la porta alle spalle. –Emma!- esclamò, facendo risuonare nella stanza la sua voce, tanto elevata da procurarle dolore alle tempie. –Sei sveglia! Come ti senti, come stai?- le domandò affannosamente, sedendosi a fianco a lei e prendendole le mani che, solo ora se ne rendeva conto, erano piene di graffi. Chiuse gli occhi, ripetendosi nella mente il nome che lo sconosciuto aveva appena pronunciato. Emma, Emma, Emma."
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Amaranth dream

 

 

4.

 

Dopo la sua fuga, Jane probabilmente cercò di correrle dietro perché Emma sentì la sua voce sempre più vicina. Ma lei non si sarebbe fermata finché le gambe non le fossero cedute.

-Lasciami stare!- urlò, cercando di seminare la sorella. Non voleva avere più niente a che fare con nessuno di loro! Maledetta quella volta che li aveva incontrati! Il dolore che provava in quel momento non poteva essere paragonato a nulla, nulla di così doloroso le era mai successo, ne era certa.

Ed ovviamente, si sbagliava. Quel dolore, quella disperazione l’aveva già provata. Riuscì ad arrivare sul terrazzo, prima che il peso del déjà-vu la facesse fermare, facendole afferrare con forza la ringhiera che la separava dal vuoto.

 

-Lasciami stare!- urlo, con le lacrime che scorrono violente sulle guance: ho gli occhi talmente appannati che non riesco quasi a vedere Jane davanti a me. –Lasciami andare!- grido di nuovo, forse a mia sorella, forse a lui, l’unico vero artefice del mio immenso dolore e della mia ancor più grande rabbia.

-Che diavolo stai dicendo, Emma?- mia sorella ha il viso talmente pallido che sono certa stia per svenire. Oh si, questa è la volta buona.

-Non voglio più stare qui!-

-Cosa? Perché?-mi chiede lei, allibita. E’ ovvio che non capisca il motivo di questa mia sfuriata. E come potrebbe?

Scuoto la testa, cercando di asciugarmi il viso. Devo essere uno spettacolo orribile in questo stato, con il viso impiastricciato di lacrime e l’espressione sconvolta. –Questo non è il mio posto, dannazione, Jane! Tu stai tutto il sacrosanto giorno con Thor e se non sei con Thor sei a guardare quelle dannatissime stelle, la notte non so cosa tu faccia, e non lo voglio neanche sapere, ma di certo non rimani nella tua stanza. Io sono qui, sola, senza la possibilità di fare un emerito tubo se non passeggiare in giardino come una mentecatta o, in alternativa, leggere. Non so più che cosa leggere Jane! So a memoria la storia di Asgard, tra poco posso anche dirti in successione tutti i suoi sovrani, e ti posso garantire che non ho mai letto due volte lo stesso libro!-

Per tutti gli dei, quanto sono bugiarda. Mi faccio quasi paura da sola per quanto riesco a mentire bene, in questo frangente.. quando si dice la forza della disperazione.

Jane scuote la testa, incredula. –Non mi hai mai parlato di tutto questo.. hai ragione che sono un po’ assente, però ci sono molte persone con cui ti vedo fare conversazione durante il giorno. Thor stesso mi dice che un paio di volte hai parlato con i suoi amici, in più hai fatto amicizia con Loki e…-

-Puoi vedere quello che ti pare. Ma io mi sono stancata di soffrire così!- grido di nuovo, girandomi e sbattendo la porta della camera. Sento Jane che mi chiama e prendo a correre con tutta l’intenzione di nascondermi da qualche parte e di starmene lì finché tutto questo dolore non sarà passato. Tuttavia, non appena svolto il primo angolo, vado a sbattere contro un corpo muscoloso e perdo per qualche secondo l’equilibrio.

-Dannazione..- borbotto, alzando lo sguardo su Thor, che mi guarda con i suoi occhi azzurri come il cielo. Senza dubbio, mia sorella si è proprio trovata l’uomo più somigliante ai principi delle fiabe di tutto l’universo.

-Emma, tutto bene? Vi ho sentite gridare.- mi chiede, cercando Jane dietro di me.

-Jane è nella mia stanza. Arrivederci.- dico, sperando di scampare alla sua domanda. Ci riesco senza difficoltà: a volte, Thor  non mi sembra troppo furbo. Mi asciugo gli occhi con una manica dell’ingombrante vestito e riprendo a correre, senza la benché minima intenzione di fami raggiungere da mia sorella.

-Aspetta!- mi richiama, ma io mi rifiuto di fermarmi. –Ho visto Loki poco fa, credo ti stesse cercando.-

A quelle parole, il cuore mi si stringe in una morsa. Continuo nella mia corsa, attraversando praticamente tutto il castello e il giardino, in cui avevo imparato a destreggiarmi particolarmente bene. Alla fine, arrivo ad un albero particolarmente alto e particolarmente nascosto e mi siedo ai suoi piedi, stringendomi le ginocchia al petto.

Che castelli in aria mi ero fatta? E’ ovvio che lui preferisca quella tizia, quella.. com’è che si chiama? Sic? Siffa? Ad ogni modo, è una dea. Ed è anche parecchio attraente, con i suoi lunghi capelli scuri e lo sguardo fiero e sicuro di sé.

-Potrei portargli disonore.- borbotto, con ironia. –Disonore su di lui, disonore sui suoi antenati, disonore anche sulla sua mucca!- aggrotto le sopracciglia. –Ci sono le mucche, qui? Boh, di certo se ci sono lui ne ha una a cui portare disonore.-

Sospiro, afflitta, ma grata di essere riuscita a smettere di piangere. Sono stata stupida: in primo luogo, per aver accettato di rimanere in questo posto con Jane; secondo, per essermi permessa di affezionarmi a lui. Dopotutto, non posso pretendere l’impossibile: per definizione, Loki è il Dio degli Inganni.

 

-Oddio, no!- sussurrò Emma tornando in sé, prima di perdere l’equilibrio e finire dall’altra parte della ringhiera, giù verso la strada asfaltata. Sentì vagamente Jane urlare, ma l’unico rumore distinguibile era quello del vento sulle orecchie. Era spacciata, lo sapeva. Quanto tempo ci avrebbe messo a schiantarsi? E sarebbe morta sul colpo?

Spalancò gli occhi quando si rese conto che gli aggeggi che aveva sui polsi e sulle caviglie si erano attivati all’improvviso. Una spinta di propulsione bloccò la sua caduta e la fece schizzare verso l’alto. In pochi secondi superò il terrazzo del palazzo e tutto intorno a lei si fece confuso: la città si allontanava sempre di più e i suoi occhi si riempirono del nero della notte senza stelle.

Emma cercò di assumere una posizione composta e di stabilizzare i reattori: come le aveva ricordato poco prima Tony, era lei che doveva controllare la tecnologia e non viceversa. Dopo parecchi tentativi riuscì a stabilizzarsi ed a fermarsi a mezz’aria e ormai era parecchio sicura di riuscire a tornare a terra. Fece un paio di giri su sé stessa e le balenò in mente l’idea di andarsene. Poteva scappare, il più lontano possibile da lì, senza pensare mai più a tutta quella storia, poteva rincominciare da capo.

Quella era la sua possibilità, probabilmente la sua unica possibilità, di fuggire da tutto quel casino infernale: una realtà troppo pesante, a cui non riusciva a tenere testa. Vendicatori super muscolosi, mutaforma, geni ed addirittura déi; nemici da altri pianeti e da altre dimensioni; la sua memoria perduta e le scioccanti rivelazioni che ricordava di tanto in tanto. Poteva mettere fine a tutto quello.

Poi ricordò il déjà-vu di qualche minuto prima: stava incominciando a ricordare il suo passato, i suoi affetti e le sue emozioni. Ed era la compagna di Loki. Un attacco di panico le fece accelerare i battiti del cuore.

Ecco perché le era sembrato così preoccupato al suo risveglio, ecco perché era così irato quando aveva scoperto la sua amnesia, ecco perché Jane cercava sempre di sottolineare quanto fosse cambiato, sebbene avesse fatto azioni di dubbia discutibilità morale.

Ma lei non ricordava nulla, tranne quella disperazione che aveva provato chissà quanto tempo prima ad Asgard, dopo chissà quale cosa che lui aveva fatto con chissà quale dea.

Doveva recuperare i suoi ricordi, tutti e al più presto. Doveva recuperarli e ricordare sua sorella, qualsiasi cosa fosse successa con Loki e tutta la sua vita. Doveva farlo per sé stessa e per Jane.

-Direi che hai già preso la tua decisione.- sussurrò a sé stessa, iniziando a scendere verso il terrazzo, pronta a dare la possibilità a sua sorella di spiegarsi. D’altronde non avrebbe dovuto essere lei a raccontarle la sua storia?

Fu più o meno quando Iron Man le sfrecciò davanti che si rese conto, incredibilmente, di star volando per davvero.

-Fiorellino, vedo che hai imparato.- le disse Tony Stark, liberando il viso dall’armatura. –E’ stato più facile del previsto, no?-

Emma ridacchiò. –Sto volando!-

-Sei molto intuitiva, vedo.- disse lui, ricambiando il sorriso. –Ma ora forse è meglio se torniamo con i piedi per terra.-

La ragazza abbassò lo sguardo verso il terrazzo del quartier generale degli Avengers e non si soprese nello scorgere parecchie figure in più del previsto: Jane era abbracciata a Thor, mentre Steve guardava contrariato verso l’alto, probabilmente chiedendosi cosa facessero ancora lì, infine Loki aveva semplicemente un’espressione indifferente ed Emma non poté fare a meno di aggrottare le sopracciglia.

-Si, forse hai ragione.- sussurrò, prima di spegnere i reattori e farsi cadere nuovamente nel vuoto. Nuovamente, sentì Jane urlare, ma la risata di Tony si aggiunse alla sua, mentre precipitava giù, verso il suolo. La velocità le faceva venire i brividi di terrore, ma la libertà che provava in quel momento era indicibile: continuò a ridere finché non capì di essere troppo vicina alla strada. Allora accese gli aggeggi e cambiò la sua direzione, puntando di nuovo verso il cielo scuro.

Sentì vagamente Jane chiamarla –era uno “stupida sorella”, quello che aveva sentito?- ma lei la ignorò e fece un paio di giri del grattacielo. –Quanto veloce posso andare?- urlò ad Iron Man, che la seguiva pochi metri più indietro.

-Oh, molto più di così, ma credimi che non sarebbe saggio. Sono perfezionati sull’armatura e tu non hai nulla che ti possa proteggere dagli eventuali ostacoli.- le rispose, ed Emma trovando le sue parole veritiere, rallentò.

-Costruiscimene una.- esclamò, affiancandolo. –Non come la tua, meno elaborata, ma tale che possa volare senza farmi del male.-

Tony alzò un sopracciglio e si bloccò a mezz’aria. Emma fu costretta a fermarsi a sua volta e a tornare indietro per affiancarlo. –La ritieni una richiesta così sciocca?-

Lui scosse la testa. –Non starai mica pensando di partecipare alle future battaglie al fianco degli Avengers, spero. Ci sarebbero molte persone lì dentro decisamente contrarie.- disse, inarcando un sopracciglio e indicando con un cenno della testa il gruppetto raccolto sul terrazzo.

-Tu saresti uno di quelli?- tastò il terreno Emma.

-Ufficialmente, si.- disse lui, incrociando le braccia. Emma sentì lo sconforto pervaderla. –Tuttavia, ritengo che un’armatura sarebbe veramente utile: hai perso la memoria perché una di quelle stronze ti ha sorpresa indifesa e sei caduta dal terzo piano di un palazzo.-

Emma rabbrividì. Altro che amnesia, era fortunata ad essere viva.

-Inoltre, ti sei rivelata una risorsa molto utile. E conosco un dio che ci ucciderebbe tutti se dovessi farti un altro graffio.- aggiunse, rivolgendole un sorrisetto malizioso.

La ragazza arrossì, ma sorrise all’amico soddisfatta: togliendo le sue reali intenzioni, aveva perfettamente ragione riguardo alla sua sicurezza e, in tutto questo, Tony Stark era un ottimo alleato.

-Nessuno ucciderà nessuno, Tony.- le disse lei, ridacchiando.

-Oh, credimi, ragazzina. Quello stronzo di Loki ha distrutto mezza New York, voleva conquistare il mondo e ha fatto messo chissà quanti popoli uno contro l’altro. Era un ricercato a livello universale, un criminale. Tutti noi lo odiavamo, io per primo: aveva minacciato di uccidermi non so quante volte e in modo ben poco carino.- disse, diventando serio tutto d’un tratto. –Ora, invece, lo abbiamo accolto tra di noi. Credimi se ti dico che è cambiato radicalmente.-

La ragazza annuì, incredula. Si fidava del giudizio degli Avengers, per quanto strani e svitati che fossero: sapeva che non avevano nessun interesse nel mentirle, Tony più di tutti, e quest’ultimo glielo aveva fatto ben capire rivelandole il suo legame con Loki. Forse in un modo un po’ brusco, ma almeno era stata sincero.

-Accidenti a te!- esclamò Jane, non appena Emma si decise a mettere i piedi a terra. –Avevo dimenticato la tua immensa impulsività!-

La ragazza spalancò gli occhi nel vedere la sorella andarle in contro con un’espressione omicida sul suo bel viso. Pestava rabbiosa i piedi per terra e lei si rese conto che anche Thor aveva gli occhi spalancati e la guardava titubante.

 Eddai Jane, volevo solamente…-

-…provare l’ebbrezza di cadere?- gridò lei, mentre le lacrime presero a solcarle il viso. –Non ti sono bastate due volte?!? Ho rischiato di perderti due dannatissime volte e tu ti comporti da irresponsabile ugualmente! Non mi interessa minimamente cosa volevi fare, hai capito? Rimani un’irresponsabile e io mi sono stancata di dovermi preoccupare per te ogni tre per due!- prese un sospiro, ma era chiaro che la sua sfuriata non fosse ancora finita. –Ero totalmente contraria che tu venissi qua e ti immischiassi in questa specie di bolgia infernale, ma no Jane, cosa vuoi che sia? Sono grande, autosufficiente, sono pure sposata, meglio di così! E quegli altri due, idioti: ma si Jane, la proteggiamo noi, che siamo grandi, grossi, machi e addirittura déi! E qual è stato il risultato di questa ricola scenata? Hai perso la memoria, cadendo dal terzo piano di un palazzo! Poi mi sono detta: beh raccontiamole la verità, potrà mai sconvolgerla così tanto? E tutti, no Jane, non diciamole niente! Sapere tranquillamente tutta la verità su sé stessa potrebbe traumatizzarla, aspettiamo che lo scopra da sola! E qual è stato il risultato? Sei caduta dal fottutissimo trentesimo piano di un grattacielo!-

Ci fu qualche minuto di silenzio, durante il quale Emma e tutti gli altri Avenges guardarono scioccati la donna ansimare dopo lo sforzo. Emma notò che Thor e Steve avevano fatto un paio di passi indietro, mentre Loki –con i  suoi incredibili occhi verdi- la fissava allibito, con le braccia abbandonate lungo i fianchi: a quanto pareva, nessuno di loro aveva mai visto Jane arrabbiata in quel modo.

Tony, ad un certo punto, emise un fischio, incrociando le braccia. –Fratello,- disse rivolgendosi a Thor. –se la tua ragazza è così focosa anche a letto, sei un uomo fortunato.-

A quel punto, Jane abbandonò la sua posizione tesa e arrossì vergognosamente, mentre Mjolnir compì una parabola nell’aria e si andò ad abbattere addosso all’Uomo di Metallo.

-Ehi, machoman, ho fatto un complimento alla tua fidanzata!- esclamò quello, attivando con un ghigno i reattori della sua armatura. –Vuoi fare a botte?-

-Non rivolgerti a lei con quelle espressioni.- ringhiò Thor e, da bravo principe azzurro, si fiondò verso Tony per difendere il buon nome della sua amata.

Le due sorelle si guardarono, leggermente imbarazzate e ignorando i due che se le davano di santa ragione, e si sorrisero, quasi timidamente.

-Scusami, Jane.- disse Emma. –Non credevo di averti fatta preoccupare così tanto.-

Jane annuì e con un paio di passi coprì la distanza che le separava, avvolgendola in un caldo abbraccio. Era quello il suo posto, tra le braccia della sorella: si sarebbe impegnata a recuperare i suoi ricordi e la loro vita insieme. Era convinta che il legame che le univa fosse davvero molto, molto forte. Lo sentiva sotto la pelle, nella carne e nel cuore e anche se non ricordava tutti i particolari perfettamente, sapeva che era così.

Dal giorno dopo, decise, si sarebbe impegnata attivamente per migliorare la situazione, in tutti i modi umanamente e divinamente possibili.

-Accidenti, voi due! Volete darci un taglio?- urlò ad un certo punto Steve, -Loki, dammi una mano a staccarli, distruggeranno qualcosa!-

-Fossi matto. Spero invece che sia la volta buona che uno dei due ci rimetta la pelle.-

Emma non poté fare a meno di ridacchiare: l’espressione imbronciata da primadonna di Loki  era qualcosa di terribilmente esilarante.

 

 

 

Angolino dell’autrice: Buonasera a tutti, Avengers! Finalmente, dopo molte peripezie, sono riuscita a pubblicare un nuovo capitolo. Devo ammettere che, questa volta, è stato più difficile del solito da scrivere, per cui spero sia venuta fuori una cosettina decente, anche se non sono propriamente soddisfatta.

Ho voluto dare spazio sia al passato di Emma, sia al suo rapporto con Jane e Tony; nel prossimo, prometto, verrà approfondita anche la situazione con il nostro Loki, che in questo capitolo ha ricoperto un ruolo abbastanza marginale. Ma ve lo assicuro: Jane non è stata l’unica a prendersi una paura del diavolo!

Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e invito i lettori silenziosi a lasciare una recensione:  mi aiutano immensamente a capire come migliorare il mio stile e la mia scrittura!

Grazie di essere passati, un abbraccio,

Sami

 

  
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