Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: ___Page    31/10/2015    3 recensioni
"-E tu Perona?!- le chiese Kobi, sporgendosi verso di lei.
-Io?!- domandò, sgranando gli occhioni neri, prima di scrollare le spalle -Oh beh io ci penserò quest’anno! Magari trovo qualcosa di motivante!- disse, con un sorriso che era tutto un programma, girandosi verso le amiche che sapevano bene di cosa stesse parlando.
Senza che nessuno lo sapesse, Perona era già diventata qualcosa alla Raftel High School. Da mesi ormai il suo blog andava alla grande e sempre più studenti chiedevano aiuto alla misteriosa quanto famosa Miss Puck, senza restare quasi mai delusi nelle proprie attese.
Ma non aveva bisogno di vantarsi, le andava bene così. Finché avesse avuto Miss Puck, non sentiva il bisogno di essere nessun altro, a parte se stessa."
A grande richiesta, il seguito di Miss Puck, dieci anni dopo.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul, Mihawk, Perona, Portuguese, D., Ace, Trafalgar, Law/Margaret | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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La casa era decorata a regola d’arte, con ragnatele finte e zucche contenenti candele elettriche disseminate in ogni dove, a rischiarare la penombra in cui si trovavano immersi, illuminata a intermittenza dalle luci dello strobo.
Ci avevano lavorato per due giorni Ace, Perona, Kobi, Sugar, Sabo e Koala, con la partecipazione speciale di Izo solo il pomeriggio precedente, allo scopo di rendere casa Donquijote il più spaventosa possibile. Si erano mossi con un certo anticipo, consapevoli che il giorno della festa sarebbero stati troppo presi a preparare se stessi per preoccuparsi dell’arredamento, con grande divertimento di Dofla che trovava affascinanti quelle retine elettrostatiche in cui avevano incastrato qua e là dei ragni finti. Croco, invece, aveva espresso il proprio disappunto con il suo solito tono monocorde.
-Zio Dofla e zio Croco sono stati davvero gentili a lasciarci casa!- considerò Sabo, guardandosi intorno ed esaminando i pochi invitati che erano già arrivati, ovviamente dopo di loro, prima di accigliarsi appena -Mi spiace che casa nostra sia troppo piccola, papà l’avrebbe messa a disposizione volentieri- proseguì, attirando l’attenzione della cugina.
-Non preoccuparti Sabo, sono loro ad avere una casa esageratamente grande eh!- gli fece notare, alzando entrambe le sopracciglia e strappandogli un sorriso.
-Continuo a sostenere che si poteva benissimo evitare di spolverare per due mesi e l’effetto sarebbe stato identico!- affermò Ace, perso nelle sue riflessioni e del tutto ignaro dello scambio di battute appena intercorso al suo fianco.
Perona e Sabo si girarono a guardarlo, trovandolo in attento esame delle ragnatele finte, con tanto di sopracciglia corrugate e braccia incrociate al petto.
-Ma poi ci sarebbe voluti due mesi per pulire bene- gli fece notare atona Perona, già consapevole che l’amico non si sarebbe arreso facilmente.
Erano due settimane che andava avanti con quella storia!
-Sì ma si sarebbe risparmiata un sacco di energia! Non ci saremmo stancati a decorare, e negli ultimi due mesi nessuno si sarebbe stancato a pulire!- ribatté convinto e ragionevole, lasciandoli senza parole.
-Una logica inoppugnabile- argomentò una voca sarcastica, facendo voltare tutti e tre a sinistra.
-E tu da dove sei saltato fuori?!- domandò Sabo, squadrando attentamente il ragazzo moro che si era silenziosamente aggregato a loro, appoggiandosi al tavolo di schiena, e che gli lanciò un’occhiata di striscio.
-E da cosa sei vestito soprattutto?!- s’intromise Ace, sporgendosi verso Izo.
-Indovina!- lo invitò divertito, indicando l’abito scuro come il mantello portato con classe sulle spalle, la spada al fianco e il trucco perlaceo sul volto.
-Uhmmmmm…- mugugnò il moro, senza sapere cosa dire.
Perona sospirò mandando gli occhi al cielo.                    
-Da cavaliere fantasma!- intervenne prima di stirare la schiena all’indietro, per poter guardare l’amico oltre la schiena di Sabo -Bellissima idea tra l’altro!- gli disse, ottenendo un sorriso di ringraziamento.
-Come fai a riconoscere tutti i costumi così?!- chiese accigliandosi Ace, beccandosi un’occhiata mezzo omicida dalla rosa.
-Non è quello Ace! Sei tu che vai insieme se si esce dalla zona sicura di vampiro, licantropo, zombie o mummia!- gli fece presente, indignandolo.
-Non è vero!!!-
-Ah no?! E allora da cosa è vestita Lindow?!- gli domandò, sollevando il sopracciglio, guardandolo studiare con attenzione la mora che indossava un abito bianco senza spalline, gonna a pieghe e una faccia sorridente disegnata sul corpino.
Ace assottigliò lo sguardo, nel silenzio generale, riflettendo febbrile e illuminandosi nel trovare la risposta.
-Da fantasma!!!- esclamò trionfale, girandosi poi con un’espressione soddisfatta verso gli amici che ora avevano assunto tutti la stessa espressione di Perona.
-Ace è un teru teru bozu- mormorò Sabo con un filo di voce, quasi non volesse farsi sentire.
-Oh eccoli che arrivano!- li interruppe Izo, salvando l’amico da quell’imbarazzante situazione, mentre Perona posava una carezza sui capelli scuri di Ace, sistemati con il gel per l’occasione, aprendosi in un affettuoso sorriso.
-Ehi ragazzi!- si sbracciò Sugar, avvicinandosi insieme a Koala e Kobi, che camminava in mezzo alle due ragazze con un’andatura e, probabilmente, un’espressione rassegnata dietro le bende.
-Come state?!- domandò la castana appena li raggiunsero, affrettandosi a salutare tutti con un bacio, facendo ondeggiare la gonna crema dell’abito rattoppato e bordato di tulle rosso e i capelli spettinati a regola d’arte.
-Ehi, stasera devo chiamare te Voodoo allora!- affermò Ace, sorridendole radioso e facendo voltare di scatto Perona con uno strana stretta allo stomaco -Stai proprio bene!- proseguì, invitandola a fare un giro su se stessa -E non solo tu- concluse con voce più roca, puntando uno strano sguardo su Sugar, che si era spostata accanto alla rosa per salutarla, e sul suo costume da vampira, costituito da un corto abito viola, stivali al ginocchio e un mantello nero con la fodera porpora e il colletto ampio.
Uno strano lampo attraversò le iridi scure di Ace nel posarsi sulla verdina, lampo che non sfuggì agli occhi attenti di Perona, la quale sorrise furba nella penombra.
-Ma che genere di mummia sei?!- stava intanto chiedendo Sabo a Kobi, osservando con attenzione le bende visibili al di sotto della camicia bianca aperta sul torace e i pantaloni blu dell’amico.
-Veramente ero venuto in borghese ma queste due mi hanno obbligato a fare la mummia, però mi sono rifiutato di andare in giro vestito solo di bende che sembrano carta igienica, così ho rimesso i miei vestiti sopra!-
-Non hai caldo?!- si preoccupò il biondo, studiando il bendaggio che gli avvolgeva il volto, lasciando liberi solo gli occhi, la punta del naso e la bocca, oltre a qualche ciocca rosa che serpeggiava fuori ribelle.
-Lascia stare! Mi sto sciogliendo!-
-Se tu non avessi fatto il noioso e avessi scelto un costume…- cominciò Sugar, incrociando le braccia sotto al seno.
-Ma avevo la maschera da assassino e il coltello!- protestò.
-Ma era un costume minimal! Così sei molto meglio! Sembri un uomo d’affari mummificato!- sostenne convinta Koala, facendo annuire tutti quanti con sincero divertimento. Kobi scosse la testa senza riuscire a non sorridere.
-E va bene! Va bene!- concesse, alzando le mani in segno di resa e rilassandosi insieme agli amici.
Lanciarono tutti un’occhiata al salotto che si stava ormai gremendo a vista d’occhio.
-Si riempie in fretta eh?!- considerò il rosa prima di cercare con gli occhi i ragazzi del gruppo -Andiamo a sistemare le casse per la musica?- propose, facendo annuire Ace, Izo e Sabo.
-Io ho portato il pc con un po’ di play list! Vado a prenderlo in macchina!- disse Ace.
-Ti accompagno- lo avvisò Kobi, desideroso di una boccata d’aria fresca.
-Io e Izo cominciamo a sistemare l’impianto allora- decise Sabo.
Koala, Perona e Sugar li studiarono allontanarsi in direzioni diverse, godendosi per qualche istante la calma, il chiacchiericcio sommesso, l’atmosfera e la loro compagnia reciproca.
-Sarà una bella serata!- affermò poi la castana, facendo annuire le amiche.
-Andiamo a tirare fuori i cocktail?!- buttò lì Sugar dopo un attimo, ottenendo a sua vola cenni d’assenso.
In un frusciare di abiti le tre ragazze si mossero verso la cucina e solo Perona si fermò ancora un istante, girandosi verso la sala decorata, impaziente. Non vedeva l’ora che la festa entrasse nel vivo. Sarebbe stata una serata speciale, se lo sentiva.
 

 
***

 
-Allora buona serata ragazzi e grazie ancora per averla portata in giro per il quartiere- li ringraziò Makino, sulla porta di casa Mihawk, con un’addormentata ma soddisfatta Lamy tra le braccia.
-Figurati zia, è stato un piacere!- affermò sincero Law, sporgendosi a darle un bacio sulla guancia e posando un’ultima paterna carezza sul capo biondo della cuginetta.
Uno scroscio di risa proveniente dal salotto li raggiunse mentre Makino richiudeva cauta la porta con un ultimo silenzioso saluto.
Che Law stravedesse per Lamy e che la cosa fosse reciproca lo sapevano tutti i componenti della famiglia, ragion per cui Margaret non si era stupita quando il moro le aveva buttato lì l’idea di accompagnare la piccola a fare “dolcetto o scherzetto” prima di andare alla festa organizzata nel futuro ristorante, ancora vuoto ma già riscaldato, di Sanji. A colpirla davvero era stato vederlo così paterno e affettuoso, non perché Margaret non sapesse o dubitasse che ne fosse capace, ma perché quello che le aveva scatenato dentro la stava facendo sentire strana in quel momento.
Era certa che non fosse solo quel particolare, che fosse un insieme di cose. Anche il costume faceva la sua parte, era rimasta senza fiato tanto era bello vestito così. Fatto sta che dopo settimane di angoscia per quella che sembrava un momento di freno nella loro da sempre intensa vita sessuale, ora Margaret sentiva un insistente e pulsante calore riempirle le vene e la pelle pizzicare, e non per l’aria fresca di fine Ottobre.
Salì in macchina, dalla parte del passeggero, smuovendo le spalle e stringendo le cosce tra loro, mentre anche Law faceva altrettanto, chiudendo la portiera con un tonfo. Si girò a guardarla, accarezzandola sul volto e ghignandole prima di mettere in moto, mandandola ancora più in tilt.
Di solito non aveva problemi a controllarsi, Margaret, era abituata a comunicare con lui silenziosamente e con lo sguardo, era una delle cose che più le piaceva del loro rapporto, così come le piaceva quando si perdevano in lunghe chiacchierate su tutto e su niente, soprattutto dopo aver fatto l’amore. Ed era anche abituata al suo sguardo innamorato, alla delicatezza con cui la toccava, quasi avesse paura di romperla, al ghigno carico di voglia che le rivolgeva sempre, sebbene ogni volta si scoprisse incredula di essere proprio lei il fortunato oggetto di quelle attenzioni.
Ma in quel momento, mentre Law faceva retromarcia per raggiungere l’”All Blue”, concentrato sulla strada e illuminato solo dalle luci dei lampioni, che rendevano ancor più netto il suo profilo, la giovane erpetologa si sentiva scoppiare.
Prese un profondo respiro, girò il capo dalla parte opposta e cercò di concentrarsi sul panorama sfocato che le viaggiava rapidamente accanto, senza successo. Era peggio di una calamita, non poteva resistere nemmeno un minuto senza cercarlo, per contemplarlo e riempirsi gli occhi di lui. Sovrappensiero, portò una mano sulla leva del cambio, sfiorandone l’apice con i polpastrelli, rendendosi conto solo dopo pochi istanti che in realtà stava solleticando le nocche di Law, il quale le lanciò una rapida occhiata prima di accarezzarle l’arto con il pollice.
-Tutto bene?!- le chiese, facendola annuire.
-È stato adorabile portare Lamy per il quartiere!- affermò ritrovando un po’ della sua verve.
-Un bel tuffo nel passato- confermò il moro, senza staccare gli occhi dalla carreggiata.
Margaret si morse il labbro, chiedendosi cosa le prendesse. Normalmente non avrebbe avuto problemi a prenderlo un po’ in giro, chiamandolo “aspirante papà”, con un velo della sua immancabile malizia ma, per un qualche motivo, in quel momento non ci riusciva. Era troppo sopraffatta dalla voglia che le stava incendiando il sangue e mandando i battiti cardiaci alle stelle.
Si girò a guardarlo di nuovo, provando una scarica lungo la colonna vertebrale.
Era quel costume, maledizione! Lo trovava dannatamente eccitante, non poteva negarlo!
Deglutì a vuoto chiudendo un istante gli occhi, prima di decidersi a parlare.
-Law?!-
-Mh?!-
-A che ore iniziava la festa?!- domandò con tono vago.
Il moro lanciò un’occhiata all’orologio a cristalli liquidi, le cui cifre azzurre spandevano un lieve alone sul cruscotto.
-Ora in pratica- la informò, accigliandosi -Perché me lo…- fece per domandarle, girandosi a guardarla.
E tanto gli bastò, un fugace sguardo, per sentirsi le parole morirgli in gola e qualcosa tornare molto vivo, riscaldandolo in tutto il corpo, nel cogliere l’espressione e la luce inequivocabile che illuminava gli occhi della sua donna.
-Sarebbe molto grave se arrivassimo un attimo in ritardo?- gli domandò in un soffio, facendolo deglutire rumorosamente.
Prese un profondo respiro mentre il suo corpo prendeva a pulsare, impazzito.
-No per niente- mormorò in risposta, sterzando per accostare la macchina in una zona riparata e in ombra, lontano dalla strada principale.
 

 
§

 
Allungò il collo, spingendo sulle punte dei piedi nel tentativo di vedere oltre le teste degli invitati che, in un attimo, avevano gremito la casa. La musica riecheggiava già tra le pareti della villa ma Ace e gli altri non si vedevano, sicuramente ancora alle prese con l’impianto.
-Che staranno combinando?- chiese Perona, accigliandosi e parlando più con se stessa che con le amiche.
-Lo sai come diventano quando si parla di computer!- le fece presente Sugar, sorseggiando il suo cocktail.
-E di musica!- le fece notare Koala, strappando un risolino alla rosa.
-Izo starà meditando il suicidio- considerò, facendo ghignare anche le altre due.
-Forse dovresti andare a rapirlo e metterti a sparlare del look degli invitati e della loro spaventosa incapacità a truccarsi! Di sicuro lo tireresti su!- considerò Koala, perdendo lo sguardo tra la folla.
-Scusate la domanda…- cominciò Sugar, attirando l’attenzione delle altre due e corrugando le sopracciglia –Ma perché stiamo qua in mezzo?!- domandò ragionevole, obbligando le altre due ad analizzare la situazione.
In effetti non aveva senso stare in mezzo alla gente intenta a scatenarsi come se non ci fosse un domani, immobili per non urtare nessuno, a chiacchierare con i cocktail in mano.
Perona si scansò appena in tempo, senza riuscire a mettere a fuoco il ragazzo che le era quasi finito addosso, pogando.
-Non lo so nemmeno io Sugar!- rispose alla cugina, alzando appena la voce per sovrastare il volume della musica che stava aumentando esponenzialmente -Forse dovrem…-
-Perona-senpai!!!-
Fu un attimo, un braccio si avvinghiò al collo della rosa e un altro scattò accanto al suo volto colpendo in pieno naso Barto, facendolo scivolare a terra stordito. A occhi sgranati, Perona e Sugar osservarono il verde incastrato nel pavimento balbettare frasi incomprensibili, prima di girarsi verso Koala, con la stessa attonita espressione. La castana le osservò, il respiro lievemente affannato, il braccio ancora teso e la mano ancora chiusa in uno dei suoi micidiali pugni.
-Io… io… Mi spiace, non l’ho riconosciuto e… mi è venuto istintivo!- si giustificò, dispiaciuta.
Un mugugno inarticolato, su quanto fosse fantastico e un onore essere alla stessa festa della sorella del grande Zoro-senpai le raggiunse, tranquillizzandole sulle condizioni dell’amico che però continuava a sanguinare copiosamente dalla cavità nasale.
-Forse è meglio medicarlo un po’, che dite?!- propose Sugar, trattenendosi a stento dal ridere per il suo mugolare senza senso e per la posizione assurda in cui si trovava.
-Ti accompagno!- si offrì subito Koala, desiderosa di farsi perdonare.
-Io aspetto i ragazzi, se no non li recuperiamo più! Resto qui in zona, vicino al tavolo dei cocktail!- le avvisò Perona, mentre cugina e migliore amica si chinavano per caricarsi Barto sulle spalle per trascinarlo via con Koala che continuava a chiedergli scusa e lui che continuava a studiare da vicino il colore dei capelli di Sugar, chiamandola “Zoro-senpai”.
Perona scosse la testa, sbuffando una risata che le sollevò la frangetta rosa, muovendosi poi per spostarsi, domandandosi quanto ci stava mettendo Ace a trovare la play list per la serata e farla partire. Sapeva di potersi fidare ciecamente dei gusti del proprio migliore amico e che quella che stava risuonando era solo musica jolly, utile per qualsiasi festa.
Ace aveva di sicuro fatto un ottimo lavoro nel selezionare le canzoni per quella serata. Ne era certa, sapeva quanto fosse importante per lei e mai una sola volta il moro l’aveva delusa.
Sospirando, portò due dita a posarsi all’incrocio delle clavicole, sentendosi per un attimo nuda per la mancanza del ciondolo satinato rosa a forma di fantasmino che Ace le aveva regalato ad aprile, per il suo sedicesimo compleanno e che aveva dovuto togliere per non rovinarlo con il cerone che aveva applicato anche su tutto il decolleté. Scosse le spalle, ridendo di se stessa per sentirsi malinconica per una cosa tanto sciocca, e si mosse per uscire dalla crocchia di gente che ballava in gruppetti. Fece in tempo a fare due passi prima che un strano brivido la attraversasse, obbligandola a girarsi mentre la musica cambiava.
 
[Together – The XX]
 
Assottigliò lo sguardo mentre tornava a voltarsi completamente, con la sensazione di essere osservata. Eppure non c’era nessuno che le stesse prestando attenzione, erano tutti impegnati a cambiare il ritmo della propria danza, per adattarlo alla nuova canzone, che aveva un che di nostalgico e inquietante, da far venire i brividi lungo la schiena e il batticuore.
Perfetta, secondo Perona. Così perfetta da attirarla come una calamita, trattenendola lì sulla pista senza un realmente valido motivo.
Prese un profondo respiro, portando una mano a sistemarsi nervosamente i capelli, accorgendosi in ritardo di una figura che avanzava dritta tra la folla, apparentemente verso di lei, facendo frusciare il mantello scuro.
E il batticuore la colse per davvero quando si accorse che i suoi occhi, penetranti nonostante la maschera del Fantasma  dell’Opera che indossava, coprendogli tutto il viso tranne naso e labbra, erano puntati su di lei.
 
I know to be there
When and where, I'll be there
You know what's to be said
We said out loud, we never said
My premonition of the world comes to me
A sun in your hands from the middle life
Says I'm alright
 
Un lieve tremito la scosse, i piedi incollati al pavimento e gli occhi a lui, con il dubbio che non fosse affatto reale. Non sapeva perché stesse reagendo così, non riusciva nemmeno a identificarlo nella penombra, tutto ciò che riusciva a cogliere era che era moro e che i suoi occhi erano di un denso color cioccolato fondente. Ma tutto, la canzone, l’atmosfera, il modo in cui si sentiva trapassata da quello sguardo, il suo modo di camminare, sicuro e deciso, tutto la stava mandando in tilt.
Trattenne il fiato quando lui si fermò a pochi passi, guardandola qualche istante, prima di sollevare una mano a scostarle una ciocca dal viso, per poi portarla sul suo fianco e avvicinarsela con delicatezza, facendola appoggiare al proprio petto con i palmi. Senza staccare lo sguardo da lui, la rosa lo lasciò fare, seguendolo ipnotizzata, mentre cominciava a ondeggiare a ritmo di musica, muovendosi insieme a lui. Non cercò di identificare qualcosa di lui, del suo viso o del suo odore.
A dire il vero, il fatto di essersi ritrovata a ballare con un perfetto sconosciuto la eccitava anche di più, era un qualcosa di inquietante e magico al tempo stesso. E non aveva paura, Perona, non perché fossero in mezzo a chissà quanta gente.
In realtà era come se tutti e tutto intorno a loro fosse scomparso, isolandoli in quel trascinante ballo dell’oltretomba. Ma tra le braccia di quel ragazzo che le stava incendiando la pelle con un semplice tocco, facendogliela ribollire come pastella nell’olio, si sentiva al sicuro, come se avesse trovato il proprio posto, la sua perfetta custodia. Inspirò a pieni polmoni, lasciandosi andare, profondamente rilassata, mentre volteggiavano tra le luci dello strobo.
 
You said you don't have to speak
I can hear you
I can feel all the things you've ever felt before
I said it's been a long time
Since someone looked at me that way
It's like you knew me
And all the things I couldn't say
 
Era come comunicare con il corpo, la musica a fare da interprete. Sentì il sangue defluire alla testa e le gambe farsi molli, senza rallentare la loro perfettamente sincronizzata danza. Le sembrava di veleggiare a qualche centimetro da terra, le mani appena tremanti, le vertigini che rendevano tutto ancora più piacevole perché tanto c’era lui a sostenerla.
Si sentiva vittima di un incantesimo, un incantesimo che non voleva spezzare. Desiderava con tutta se stessa continuare a respirare il suo odore e godersi il suo calore, anche se non era razionale e neppure maturo.
Però era bello ed eccitante e magico e Perona non avrebbe desiderato niente di meglio per sugellare quella notte.
Erano i suoi occhi a tenerla così agganciata, occhi che non si erano staccati da lei neppure un istante, neppure quando l’aveva fatta girare sotto il proprio braccio trascinandosela subito di nuovo addosso, occhi che la guardavano come nessuno aveva mai fatto.
 
Together to be
 
Facendola sentire così bella.
Così desiderabile.
Così unica.
 
Together and be
 
Si sentiva speciale tra le braccia di quel ragazzo, insieme a lui.
 
Together to be
 
Sapeva che sarebbe tutto finito con la canzone ma non le importava. Non cercava un principe azzurro, Perona. Voleva solo viversi il momento, sentirsi la sposa cadavere per davvero e non avrebbe chiesto né di più né di meglio.
 
Together and be
 
E non poteva credere che stesse succedendo per davvero.
 
Together to be
Together and be
 
No, non riusciva a crederci, Margaret, a quello che stavano facendo. Gettò la testa all’indietro, conficcando le unghie nelle sue spalle, marchiandolo mentre Law la stringeva a sé.
 
Together to be
Together and be
 
Non riusciva a credere di stare facendo l’amore sul sedile posteriore della loro macchina, come due ragazzini, con la stessa incoscienza dei loro vent’anni, ma anche con la stessa passione.
Gemette quasi con disperazione quando le labbra sottili di Law si posarono in mezzo ai suoi seni, liberi dal corpetto che il moro le aveva abbassato fino a sotto l’ombelico, sollevandole la gonna, senza spogliarla del mantello, così come lei gli aveva slacciato i pantaloni e tolto il cappello, senza sfilargli la giacca, continuando ad accarezzargli la porzione di petto e spalle che riusciva a raggiungere.
Gli passò una mano tra i capelli spettinati, stringendo le cosce e sentendolo mugugnare mentre spingeva raggiungendo il fondo del suo anfratto, aumentando il ritmo, nascosti dai vetri ormai condensati della macchina.
La accarezzò lungo il costato e il braccio, bloccandole i polsi sopra la testa e scendendo a ridisegnare con il dorso della mano libera il lato del suo volto, guardandola così profondamente da penetrarla con gli occhi più a fondo di quando non stesse facendo con il suo corpo. Avevano perso completamente la cognizione di spazio e tempo, dimentichi della festa e di tutto ciò che non fossero loro due in quella macchina.
Non sapevano se fosse per le molte settimane trascorse con la paura di non rappresentare più lo stesso l’uno per l’altra, per i costumi o per aver soddisfatto l’improvvisa voglia senza rimandare a più tardi ma, qualunque cosa fosse, era uno degli amplessi più meravigliosi, sensuali e paradisiaci che avessero sperimentato.
 
Together to be
Together and be
 
Margaret si morse il labbro inferiore, inarcando la schiena e imponendosi di sollevare la testa, troppo bisognosa di baciarlo e sentirlo completamente suo, sentendo l’orgasmo sempre più vicino.
 
Together to be
Together and be
 
Unì decisa le loro bocche, assaggiandolo, imprimendosi il suo sapore sul palato, memorizzando per l’ennesima volta la forma delle sue labbra, mentre lui affondava le dita nelle sue burrose cosce, ansimando sempre più affannosamente, perdendo il controllo, ormai al limite.
 
Together to be
Together and be
 
Era bellissimo, meraviglioso, paradisiaco sentirsi una sola cosa con Margaret.
E, come ogni volta che facevano l’amore, non riusciva a credere che stesse succedendo per davvero.
 
Together to be
 
No, non riusciva a crederci.
Non riusciva a credere, Perona, di stare baciando quello sconosciuto e nemmeno sapeva com’era successo.
 
Together and be
 
Sapeva solo che a un certo punto il Fantasma dell’Opera le aveva preso il mento tra pollice e indice e si era abbassato per cercare la sua bocca con la propria, ed era bastato un tocco delle sue labbra umide per perdere il controllo e chiudere gli occhi, abbandonandosi a lui.
Non le interessava in realtà, non lo avrebbe incontrato di nuovo e andava bene così, ma sapeva che, dopo quel bacio, avrebbe riconosciuto quel sapore tra mille.
Strinse i baveri della camicia bianca, avvertendo il mantello scuro solleticarle le spalle e portò la mano ad accarezzargli la nuca mora, sollevandosi sulle punte per approfondire il bacio, la pelle intorno alla bocca che pizzicava per via della peluria che aveva sul mento.
Non si rese conto di essere a corto di ossigeno finché non fu lui a separarsi da lei, con la stessa naturalezza con cui l’aveva baciata, risvegliandola e facendole sgranare gli occhi. Lo guardò con le labbra schiuse, gonfie e umide, rosse e formicolanti, prendendo profondi respiri, senza riuscire a muoversi né a parlare. Era stordita per il troppo sangue che il suo cuore aveva pompato in quei minuti, anche se ora i battiti stavano tornando regolari. Tremava appena, lì ferma di fronte a lui, per l’eccitazione che ancora la pervadeva.
Il Fantasma le sorrise da sotto la maschera, ridisegnando un’ultima volta il suo profilo, prima di voltarsi in un turbinio di stoffa scura, tornando da dov’era venuto, incedendo tra la folla sulle ultime vibranti note della canzone. Mentre tutto riprendeva forma e concretezza intorno a lei, Perona sollevò due dita a sfiorarsi la bocca, ancora impregnata del sapore pungente dello sconosciuto. Immobile in mezzo alla pista, la rosa continuò a osservarlo finché non scomparve, inghiottito dalla penombra. 
















Angolo di Piper: 
Buon Halloween a tutti!!!! 
Okay troppo entusiasmo lo so ma sono felice di essere qui ad aggiornare! 
Vorrei ringraziare tutti voi che seguite e leggete qeusta storia e Sarah per la recensione allo scorso capitolo! 
Felice che ti abbia fatto ridere e che per me fai un'eccezione (anche perchè io sono malata di AcexPerona)! 
Un bacio a tutti! 
Piper.

 
  
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