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Autore: thembra    01/11/2015    5 recensioni
Che dire, adoro gli x-men e adoro Rogue e Wolwerine assieme e questa sarà una sana Rogan con tanta storia dentro però.... mah, speriamo di far bene ^w^ Ciao!!!
metto spoiler perchè prenderò qualcosa da wolwerine origins U.U
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna Raven/Rogue, Logan/Wolverine
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Ti ho detto che non serve!!”
 
Sbuffando fece per chiudere la porta, lui tutto tranquillo la riaprì uscendo con lei dalla sua stanza seguendola giù fino in cucina.
Erano passati tre giorni dal loro ritorno allo Xavier’s, le ferite di Marie si erano rimarginate completamente e la parte ‘bestiale’ che aveva assorbito da Victor sembrava esser stata debellata.
 
“E io ti dico che non me ne frega un cazzo!”
 
Era molto presto e per i corridoi non girava nessuno, il sole stava sorgendo e fra poco sarebbero suonate parecchie sveglie.
Godendosi la vista del fondoschiena di Marie ondeggiando nell’incedere a tutta velocità nel vano tentativo di guadagnare vantaggio, si infilò le mani in tasca scostando l’attenzione sulla tracolla di tela rigida che le batteva contro un fianco.
La lunga camicia bordeaux scendeva sulle sue forme come glassa sopra un bignè esaltandone i dislivelli in un gioco di ombre color del vino e luccichii lilla.
Era dannatamente sexy e nemmeno se ne rendeva conto.
 
“Logaaan!”
“Non mi incanti bambola, ho detto che vengo e questo farò …”
“Mi farai fare una figuraccia”
 
Con la voce diventata lamento Marie si passò le mani sul viso, che snervo!
Sbuffando mise la tracolla a terra accendendo la caffettiera preparando due tazzine sul bancone spingendo dentro al tostapane un paio di fette che sarebbero state pronte nel tempo che ci metteva a fare il resto, dirigendosi al frigo recuperò poi del burro spalmabile, un fusto di succo d’arancia e delle marmellatine monoporzione sapendo che nel frattempo Logan avrebbe messo sulla penisola le tovagliette e tutta la  ‘mise ‘ per far colazione.
 
“Se questo servirà a tenerti al sicuro sono pronto a correre il rischio … ”
 
Sedendosi addentò una fetta di pan brioche mentre versava il succo in un ampio bicchiere, Marie dall’altra parte della cucina stava finendo di riempire le tazze di caffè.
 
“Che pericolo vuoi che corra al campus? ”
“Non lo so, ma nel caso ce ne fosse qualcuno non sarai sola.”
 
Sbuffando prese posto di fronte a lui incominciando a imburrare una fetta di pane tostato, il caratteristico ‘crunch crunch’ che emetteva nel masticare faceva da sottofondo al piacevole silenzio che si era venuto a creare.
Sorseggiando il suo caffè Logan si prese alcuni attimi per osservarla.
I lunghi capelli leggermente mossi le scendevano lucenti lungo il collo e le spalle,  emanavano un profumo di frutti leggermente acidulo e lui lo adorava, inoltre manteneva la promessa di renderli vaporosi leggeri e brillanti, la camicetta l’avvolgeva come una carezza e pur essendo semplice esaltava la bellezza di Marie intonandosi alla perfezione con i pantacollant color corteccia, ai piedi un paio di stivaletti in cuoio dalla suola spessa e sagomata.
Un look semplice e naturale che su di lui aveva un effetto dannatamente erotico.
Marie vestiva con colori che richiamavano la natura senza sapere cosa questo gli causava. Non amava truccarsi e lo faceva molto raramente e non usava detergenti o profumi troppo forti o artificiali.
Non sapeva se lo facesse per lui perché sapeva che gli davano fastidio o se li detestasse anche lei, fatto sta che le era grato.
Represse un sorriso notando che lei lo stava fissando seccata.
 
“Che c’è? Hai visto un pericolo anche qui?”
 
Levando un sopracciglio lo sfidò a risponderle.
 
“Stavo pensando che ancor prima dei mutanti dovrò preoccuparmi di quelle mezze seghe che frequenteranno l’università con te …”
 
Intuendo la direzione delle sue parole lei arrossì leggermente e gli occhi le si fecero lucidi d’emozione.
 
“Che non ti venga in mente di fare qualche scenata!”
“Non posso prometterti niente…”
“Sigh, mi bolleranno come la matricola che si fa accompagnare dal suo papà iperprotettivo …”
 
Questo parve colpirlo sul vivo, con un’occhiataccia da manuale chiuse li il discorso e alzandosi da tavola si avviò  verso il garage sordo ai richiami di lei che rimase indietro a sparecchiare.
 
Non gliene fregava un cazzo se non le garbava l’idea, sarebbe crepato prima di farla uscire da sola per un’intera giornata e in culo a tutti se l’avrebbero preso per suo padre.
Un pensiero sbifido gli trapassò la mente mentre spalancava la porta interna che dava al garage, a tutto c’era un rimedio.
 
Cacciando una manata alla parete colpì di fretta e col palmo aperto il bottone d’apertura del basculante montando in sella alla sua Harley per mettere in moto mentre questa si alzava.
La sagoma di Marie si stagliò in mezzo all’apertura, le mani sui fianchi  e lo guardo seccato dicevano tutto sul suo umore, ma a lui, come già aveva detto, non gliene poteva fregar di meno, preferiva avere la donna incazzata ma sana che stecchita e felice, punto.
 
“Monti in sella o no?”
 
Glielo disse con tono seccato e lei per un attimo rimase immobile, poi capendo che non lo avrebbe mai fatto desistere sbuffò l’ennesimo respiro dirigendosi verso di lui salendo in sella.
Represse un brivido nel sentir le sue gambe stringersi attorno alla sua vita e non resistette a darle una carezza a mano aperta sulla coscia seguita da un paio di colpetti.
 
Partirono e in quei quaranta minuti che gli ci vollero per raggiungere l’università riuscirono a non punzecchiarsi più di tanto.
 
Appoggiandosi alla schiena di lui Marie chiuse gli occhi lasciando che un bel sorriso le sfiorasse le labbra.
Non era affatto arrabbiata con Logan anzi, adorava le sue premure e la determinazione che aveva nel proteggerla, ma che pericoli avrebbe corso all’università?
A volte esagerava e poi era capace di cavarsela o se non altro di resistere mentre arrivavano i soccorsi.
Se fosse successo qualcosa ovvio che lo chiamava, ma che senso aveva fargli perdere un’intera giornata per nulla? Erano così poche le ore che aveva solo per sé, non voleva che e sprecasse.
Lo strinse sfogando la sua frustrazione in una risata dolceamara mentre lui copriva le sue mani con una delle proprie.
Era grande e calda e ruvida e bastò quel semplice gesto per riportare tutto alla normalità, per farle capire che andava tutto bene.
Si morse il labbro inferiore trattenendo la commozione, Logan era capace di farla sentire protetta in qualsiasi momento.
E lei lo amava alla follia per questo.
 
Scese dalla moto stiracchiandosi le gambe anchilosate.
Un paio di ragazzi incuriositi dalla Harley si avvicinarono ma vedendo il brutto muso di Logan tirarono  diritto dopo averle lanciato un’occhiata.
 
All’entrata c’era una marea di gente, ai classici stand per la richiesta di info c’era una fila enorme e Marie riuscì a farsi dare una mappa del campus col programma solo dopo aver fatto 20’ di coda il tutto sotto la stretta sorveglianza di lui.
Provò a scappargli un paio di volte ma non ci fu verso così alla fine accettò il suo destino cercando di non far caso alla miriade di occhiate delle quali era destinataria.
Si stupì del fatto che erano soprattutto le femmine a guardarla e nei loro occhi leggeva una punta d’invidia, probabilmente le invidiavano il padre figo?
I ragazzi invece sembravano intimoriti e affascinati al contempo, beh dopotutto era normale, Logan aveva un modo di porsi che attirava un sacco di attenzione, anche se non faceva niente lo tiravi subito fuori dal mucchio, ti accorgevi di lui a prescindere. Senza farsi beccare alzò gli occhi dalla conferenza del relatore di storia antica per posarlo su di lui.
Tenendo lo sguardo concentrato sul palco ascoltava attento tutte le attività proposte dall’università.
La posa statica delle mani conserte sul petto e la mascella serrata gli dava un aria seria, la sedia su cui sedeva spostata indietro rispetto alla fila per consentirgli di distendere le gambe accavallandole alle caviglie.
Aveva un profilo netto e unico e non c’era essere umano dentro quella sala capace di eguagliare la sua rude bellezza.
Logan era un pezzo di figo.
Guardandosi intorno notò che molti sguardi erano puntati su di lui.
Un moto di gelosia la investì e per un attimo capì le preoccupazioni di cui le aveva parlato prima di partire, la sola differenza era che di ragazze come lei ce n’erano in giro centinaia … di fusti come lui, nessuno.
 
“Adesso capisci, uh?”
 
Immediatamente lo guardò.
Il suo sopracciglio alzato la diceva lunga e diamine quando le stava sui coglioni la sua capacità di leggerle le emozioni.
Esalando uno sbotto tornò a concentrarsi senza più distrarsi.
 
 
…………
 
 
 
Il sole d’autunno faceva capolino da oltre le rosse cime degli aceri incendiate dai suoi raggi, pallidi fili di luce ghermivano il corto prato inglese simili a corde tese spezzando il colore dell’ombra.
Perle rugiadose ne facevano brillare di bruma il colmo rendendo il giardino un luogo quasi fatato che ben si adattava alle creature che lo vivevano.
 
Mutanti.
 
I suoi occhi seguivano con attenzione la corsa di un paio di ragazzini, fratelli probabilmente vista la somiglianza, apprezzandone l’eleganza.
Avevano gambe lunghe e sottili, troppo per bambini che non avevano più di sette/otto anni eppure e vedere visi e torsi di fanciulli attaccati a gambe degni di maratoneti keniani era strano … grottesco quasi.
Eppure a loro sembrava non importare, correvano perché questo amavano fare e saltavano le basse siepi ridendo di voci frizzanti mentre si chiamavano a vicenda e guadagnavano vantaggio sugli altri marmocchi che, pur essendo consci del fatto che non li avrebbero mai presi si ostinavano a rincorrerli cercando distar loro dietro.
 
Alcuni avevano delle chiazze sulla pelle, altri squame al posto dell’epidermide, altri ancora al posto dei capelli sfoggiavano folta criniera sapientemente intrecciata ma nonostante la loro diversità una cosa saltava subito all’occhio.
Erano bambini.
Ed erano costretti a rimanere lì dentro a causa del loro esser nati mutanti.
 
Il mondo li rifiutava, la gente li riteneva abomini mentre in verità erano creature innocenti e meravigliose.
Ma non essendo simili alla maggioranza venivano scacciati a volte cacciati addirittura solamente perché  potevano correre più veloce grazie alla loro evoluzione, erano chiamati mostri perché assieme alla criniera possedevano iridi color dell’oro in grado di vedere al buio, presi a sassate perché in grado di arrampicarsi sui muri  senza l’ausilio di corde o piccozze, mentre faceva quella constatazione inconsciamente i suoi occhi trovarono Neki, la piccola adorabile Neki lapidata per quasi venti minuti prima che un’anima pia la salvasse dai suoi carnefici portandola da Moira per le cure che tuttavia non riuscirono a salvarle l’occhio destro.
Neki aveva sette anni adesso, era stata trovata e crudelmente torturata quando ne aveva quattro e a nulla erano valse le suppliche di sua madre, presa a sassate pure lei per aver messo al mondo e nascosto una simile oscenità.
Aveva gli occhi leggermente più tondi e lucidi rispetto al normale la pupilla era una scheggia nera che trafiggeva l’iride e la sclera, bianca per tutti gli esseri umani definiti  normali  possedeva striature color del caffè, non aveva altro di diverso, non branchie o squame, non superpoteri o lingua biforcuta … solo un bellissimo paio d’occhi che erano stati la sua condanna.
 
Guardandola giocare e sorridere con tutti gli altri servì a smorzargli un poca della rabbia che aveva dentro e dargli un poca di pace.
Sapeva che non tutti gli umani erano cattivi, che c’erano anime buone e piene di pietà che rischiavano in prima persona per aiutare, quello che non capiva fossa l’assurda proporzione.
Per ogni buono ce n’erano a centinaia di cattivi e a migliaia di indifferenti, che era ancora peggio e spesso si chi glielo facesse fare di sopportare e difendere anziché impazzire e ammazzare tutti.
 
“Sono meravigliosi non trovi?”
 
Scattò al suono di quella voce stringendo un poco gli occhi dal dolore.
Doveva imparare a non scattare come una molla ad ogni singolo rumore.
Annuendo si schiarì la voce.
 
“Buongiorno Moira.”
“Buongiorno a te Remy … va meglio oggi?”
 
Di nuovo asserì col capo lasciando che gli si avvicinasse per controllare le ferite cheancoragli arrossavano il torace.
 
“L’infiammazione sta passando e i punti sembra si siano saldati, tuttavia ti terrei qui ancora un paio di giorni se non hai nulla in contrario, il ciclo antibiotico finisce domani voglio essere sicura prima di dimetterti  … ”
“Non voglio essere un peso, se serve posto posso andarmene in qualsiasi momen-”
 
Le mani alzate della dottoressa gli imposero il silenzio.
 
“Non lo èanzi, i bambini si alzano al mattino solo per aspettare la sera e le tue assurde favole della buonanotte, sei il loro beniamino!”
“Davvero?”
“Nh nh! E comunque dopo che sarai guarito potrai andare allo Xavier’s  Institute, di posto lì ce n’è per tutti.”
“Xavier’s?”
“Marie non te ne ha parlato?”
 
Sembrò svegliarsi completamente solo in quel momento.
Diamine, s’era svegliato dallo stato febbrile in cui era precipitato solamente la sera prima quindi era ancora un po’ rincoglionito ma come cazzo aveva fatto a dimenticarsi dell’origine del problema? Come cazzo aveva potuto scordarsi il problema stesso?
 
“Marie sta bene?!”
“Benissimo, è tornata a casa l’altro ieri, è passata a salutarti ma dormivi così mi ha pregata di tenerla al corrente delle tue condizioni, le ho detto che ti sei sveg-”
 
Si estraniò dal discorso sbottando via la sua preoccupazione, se stava bene non aveva di che temere.
 
“ … oggi aveva da fare all’università, passerà a trovarti domani.”
“Bene … parleremo domani allora …”
 
Anche perché … si grattò al lato del mento leggermente barbuto levandogli occhi al soffitto, aveva qualcosa di importante da dirle … ?
 
……………….
 
 
Erano le tre di pomeriggio quando varcarono la soglia del campus dopo aver partecipato a varie dimostrazioni e relazioni più o meno interessanti.
 
Marie bene o male sapeva già che direzione avrebbero preso i suoi studi, ma quella giornata le era stata davvero utile e poi Logan si era comportato benissimo.
A parte l’episodio alla caffetteria in cui aveva fatto praticamente ‘venire’ l’addetta alla tavola calda con la sua richiesta di salsicce al sugo tutto era filato liscio come l’olio.
 
“Visto? Tutto tranquillo, dici che ci potrò venire da sola la settimana prossima?”
 
Gli punzecchiò la spalla mentre si dirigevano alla moto, lui per nulla infastidito continuò a camminare.
Leggendo negazione in quel comportamento incalzò.
 
“Eddaaaaaaaaai, che poi, non so se l’hai notato ma erano più inclini a sbavare dietro a te piuttosto che a me…”
“….”
“Looooogaaan!?”
“Dipende dai punti di vista cara, per quel che ho visto io la presenza del tuo caro ‘paparino’”  e virgolettò la parola  “Non ha dato i risultati sperati, ti puntavano tutti come cani affamati…”
“Pfft ma che dici…”
 
Fece per dargli un colpetto al petto quando lui le catturò la mano con una mossa flash.
Lo sguardo che aveva in viso non prometteva nulla di buono.
 
“Logan?”
 
Scostò il viso notando che alle loro spalle fra la moltitudine di gente che si faceva i suoi beati cazzi ce n’era altrettanta che seguiva ogni loro mossa.
 
“Chissà, magari se vedessero che non sono il tuo vecchio …”
 
E mentre parlava stava portando la sua mano alle labbra dove le baciò il palmo graffiandoglielo con gli incisivi.
L’altra mano aveva già trovato posto sul suo fondoschiena e una volta lì con un colpo secco l’avvicinò a sé, non si perse l’imbarazzo che le colorò le guancie quando ella capì le sue intenzioni e morì di vita specchiandosi nei suoi bellissimi occhi velati di verde.
 
“Che non ti venga in mente di…”
 
Troppo tardi.
 
La fine della frase le morì fra i denti di lui.
Marie tuttavia trovò quella dimostrazione di possesso elettrizzante, così sciogliendo ogni esitazione si rilassò rispondendo all’ardente bacio di Logan ridendo quando fra un bacio e l’altro le sussurrava che era meglio se partivano altrimenti avrebbe dato vita ad una delle sue di fantasie e l’avrebbe presa addosso a quella moto.
 
 
…….
 
 
 
“Dove diavolo è Carol?”
 
Il nauseabondo fetore di Master Mind entrò nel suo raggio di percezione facendogli storcere in naso persino nel sonno.
Ma perché non lo lasciavano perdere?
 
Grugnì un avvertimento sperando che l’infimo leccapiedi di Magneto se ne andasse.
 
“Parlo con te Creed!”
 
A quanto pare non coglieva il messaggio.
 
“Che vuoi che ne sappia io?”
“Magneto le vuole parlare…”
“Che la cerchi allora…”
“Ma t-”
“Senti!”
 
Alzandosi dal divano su cui aveva vegetato per un paio di giorni in attesa di guarire dalle ferite riportate si avvicinò all’idiota.
 
“A me è stato detto di starle alla larga e questo sto facendo, non sono una cazzo di balia e se Magneto non è capace di tenere i suoi cani al guinzaglio non è un cazzo di problema mio capito?”
“…”
“E adesso lasciami perdere che ho fame!”
 
E con quattro pesanti falcate, dopo averlo spintonato via, raggiunse la porta uscendo dal covo.
La sua capacità rigenerativa era molto veloce ma richiedeva continua alimentazione e visto che era stato immobile per ben due giorni aveva una fame da lupi!
In culo a Magneto e in culo pure a Carol, lei era voluta andare, cazzi suoi se non la trovavano.
 
 
…………….
 
 
Manhattan College of New York
 
Occhi azzurri si schiusero sulla targa appesa alla grande entrata.
Un folto gruppo di ragazzini stava raggruppato dalle parti del parcheggio mormorando qualcosa riguardo un certo spettacolino.
Incuriosita si diresse verso di essi cercando di non far caso ai loro commenti.
 
‘ Con una tipa del genere nemmeno io saprei trattenermi … ’
‘Ma dove l’ha trovato uno così? Sembra uscito dal set di un film!’
‘Mi sta venendo duro!’
 
All’ennesimo apprezzamento sulla perfezione del culo di lui e sull’ampiezza del seno di lei roteò gli occhi facendo retrofronte.
Aveva di meglio da fare che star li a guardare due che limonavano, la sua priorità per adesso era fermare la minaccia alla vita di Vic.
 
Dieci minuti dopo era sulla soglia dell’ufficio del rettore, la porta era chiusa a chiave e le tapparelle abbassate.
Facendo ricorso alle sue abilità forzò la serratura entrando richiudendo l’alta alle sue spalle.
I corridoi sembravano deserti e non c’era nessuno di ronda per ora, bene aveva tempo.
 
Con passo sicuro si diresse all’armadio dietro alla scrivania aprendolo sfogliando con le dita le varie cartelle fino a trovare quella che le interessava.
Trovandola l’aprì imprimendosi nella mente l’immagine di quella maledetta vacca che fino ad un attimo prima conosceva solo per nome …
 
C’era un indirizzo ma qualcosa dentro di lei le diceva che era meglio se la attaccava quando era sola.
In verità il suo istinto le diceva di non attaccarla proprio e la cosa la metteva alquanto a disagio.
Era una combattente, una spia, un ex militare ligia al dovere e retta di coscienza; le era stato spiegato che quella ragazzina costituiva un pericolo e sarebbe stata la rovina di Vic.
Le immagini che le si presentavano alla mente erano chiare.
Ma allora perché il suo istinto le diceva di lasciar perdere?
Era confusa.
Mentre pensava gli occhi le si concentrarono sul viso d’angelo della sua vittima, occhi così grandi e limpidi non potevano rappresentare alcun pericolo a prima vista, ma erano i suoi poteri quelli che spaventavano.
 
‘E che poteri avrebbe per farvi così paura?’
 ‘Non ci è dato di sapere, l’unica cosa che sappiamo è che tu ne sei immune, l’unica sull’intero pianeta,per questo abbiamo bisogno di te, Carol …’
 
Il breve dialogo che aveva avuto col maggiore Lensherr non le era stato d’alcun aiuto e a convincerla a dire il vero era stata la preoccupazione che gli aveva letto in viso piuttosto che le sue lusinghe;  Se uno del rango suo era preoccupato significavano guai seri.
 
Con decisione soppresse nuovamente l’avvertimento del suo subconscio e dopo aver preso un paio di carte uscì con cautela stando attenta a non farsi vedere.
Salì sul tetto dell’edificio e spiccò  in volo diretta nel suo rifugio sicuro.
Aveva un background militare eccellente, e nei tre giorni da che aveva messo piede a Manhattan era andata in esplorazione ed aveva individuato i punti più sicuri ai quali far ritorno.
 
Era tutto pronto.
In due giorni la dannata mocciosa no avrebbe più rappresentato alcuna minaccia.
 
 
……………..
 
 
“Come sarebbe a dire che non la trovi da nessuna parte?”
“L’ho cercata ovunque, a casa sua, nei luoghi che le ho impresso nelle memorie persino ai rifugi per barboni ma niente!”
“E come diavolo avrebbe fatto ad andarsene? Perché mai se ne sarebbe andata? Mi hi assicurato che il tuo controllo era solido!”
“Lo era signore, non so proprio spiegarmi il motivo …”
“Creed!”
 
La voce perennemente composta di Magneto ebbe un inclinazione.
Era troppo vicino ad ottenere ciò che gli premeva per fallire ad un passo dal traguardo.
Occhi di quarzo seguirono l’entrata in scena del bestione.
 
“Che c’è?”
“Master Mind mi ha riferito della fuga di Carol, perché non l’hai fermata?”
“Ho provato a farlo, come risultato mi ha quasi spezzato un braccio … con quella furia sovrumana che per giunta è pure in grado di volare, che volevi che facessi?”
“…”
“E poi se non sbaglio, non fosti tu adirmi di starle alla larga?”
“Dannazione!”
“Manca da più di tre giorni … se non riusciamo a trovarla si libererà dall’influsso delle mie illusioni e a quel punto non sappiamo cosa potrebbe succedere, la sua mente sarebbe in uno stato di assoluta fragilità.”
“Che state dicendo?”
 
Victor fece un passo avanti incuriosito dalla iega di quel discorso. Non era stato messo al corrente dell’intero piano ma un paio di cose le aveva intuite.
Quei due pazzi erano alla ricerca di qualcuno di importante per la riuscita del loro piano e per ottenere quel qualcuno avevano bisogno, oltre che della sua alleanza, anche quella di questa dannata Carol che aveva visto per la prima volta un paio di settimane prima quando l’avevano portata al rifugio addormentata liquidando la sua faccia inquisitoria con un secco ‘ha bisogno di cure’.
L’avevano quindi rinchiusa nel laboratorio dove puntualmente Mastermind entrava ed usciva dopo alcune ore, stremato e sudato dopo averla fatta urlare a forza di cure.
Quando era uscita gli si era appiccicata come il vischio tartassandolo di domande a cui lui si rifiutava di rispondere provocando in lei, anziché paura, la solita frase ‘non cambi mai eh vecchio bisbetico?’
L’aveva trattenuto dallo strangolarla solo l’ordine diretto di Magneto distarle alla larga e non interagire con lei cosa che lui aveva cercato di fare fino a quando lei l’aveva intercettato di ritorno dalla sua spedizione contro il galletto e lui era troppo stanco debilitato e incazzato per star dietro alle raccomandazioni di Erik.
 
“Nulla che ti interessi Creed.”
 
Il tono da superbo con cui lo seccò Master Mind gli fece digrignare i denti, guardandolo in faccia capì finalmente.
 
“Avete soggiogato la mente di quella donna?”
“Non sono affari che ti-”
“E avete usato me come leva? Adesso capisco il suo attaccamento …”
“Ci servivano la sua forza e invincibilità per catturare la nostra preda, te l’avremmo affiancata nella missione di recupero, tu avresti dovuto occuparti di Wolverine, lei di Rogue …”
“Oh …”
“Dobbiamo ritrovarla …”
 
Di nuovo la voce irritante di Master Mind.
Esalando uno sbuffo si decise a parlare.
 
“Forse so io dov’è diretta …”
 
Non ebbe problemi a sostenere lo sguardo di Erik mentre gli raccontava del raptus che l’aveva colta nel vederlo arrivare ferito.
 
“Non avevo collegato fino a questo momento che Rogue e la pollastra di Jimmy fossero la stessa persona … questo complica le cose …”
“Per niente, questo le facilita …”
 
E il primo sorriso dopo tanto tempo fece capolino sulle labbra del cupo Magneto.
Le cose sembravano sistemarsi.
 
Sul viso di Master Mind però non c’era per niente un’espressione simile, anzi, il suo viso tradiva preoccupazione.
Erano dall’altra parte del Paese, non avevano mezzi a disposizione se non il potere d Erik che non era tornato del tutto e per quando sarebbero arrivati da lei la mente di Carol sarebbe stata libera dal suo influsso.
Deglutendo la sua apprensione scostò lo sguardo a terra.
 
“Dobbiamo fare in fretta.”
 
 
 
 
…………………
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
TH
 
 
 
Orsù… ah hem…
3 anni porca paletta…
Chissà se ci sarà ancora qualcheduno…
Daffodil ne sono certa, ti ho vista ieri me lo hai promesso xD
Qualcun altro? =)
 
Come sempre dedico questa storia a tutti voi che leggete, e in maniera particolare a Daffo e Jac, che oltre alla bellissima serata e ottima cena, si prendono pure la briga di scarrozzarmi a casa…lo apprezzo raga, e vi voglio bene!!!
 
Detto ciò, che altro aggiungere? Mi sento male per averci messo così tanto ad aggiornare, spero che il capitolo vi piaccia.
Sarò contenta di vedere le vostre recensioni ma più che altro mi gaso nel vedere in quanti leggete, quindi alè…dateci dentro!!!
 
Un abbraccio da questa TH
 
 
Saluuuuuuuuuuuuuuudo!!! ^__-
  
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