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Autore: _armida    01/11/2015    3 recensioni
“Sono stupito, non credevo che un bel faccino riuscisse anche a maneggiare un’arma con tale bravura”, disse il Conte.
Elettra provò a tirarsi su, ma finì per andare ad urtare contro la lama della spada, ferendosi leggermente uno zigomo.
“Dovete stare attenta, non volete di certo rovinare tutta questa bellezza così”, aggiunse allontanando la spada dalla faccia della ragazza. Doveva dargliene atto, era davvero bella. Non lo aveva notato prima, quando Grunwald l’aveva portata all’accampamento priva di sensi, era troppo preso dal chiedere al garzone di Da Vinci dove si trovasse la chiave.
Fece cenno a due guardie svizzere di tenerla ferma, mentre lui la perquisiva in cerca di altre armi nascoste. Non ne trovò, ma la sua attenzione fu catturata da qualcosa che la ragazza teneva nella tasca sinistra dei pantaloni: si trattava del suo blocco da disegno. Quando fece per sfogliarlo, una moneta, contenuta al suo interno cadde a terra; non si trattava di una moneta comune, era in oro e presentava sulla sua superficie la faccia di un dio pagano. La raccolse e la osservò accuratamente.
“Cosa sapete riguardo ai Figli di Mitra?”
VERSIONE RIVEDUTA E CORRETTA SU WATTPAD
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Giuliano Medici, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Elettra'
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Capitolo XXI: La Presentazione
 
Una settimana più tardi...

Elettra osservò nervosa e allo stesso tempo eccitata la marea di gente che si stava riversando nel Duomo. Il giorno della presentazione pubblica del suo progetto era finalmente arrivato. La biblioteca pubblica Cosimo de Medici sarebbe stata finalmente presentata ai cittadini fiorentini.
Gentile Becchi, seduto in prima fila, di fianco a Lorenzo, le sorrise. Era fiero della sua adorata nipotina.
Le campane suonarono: mancavano ancora dieci minuti all'inizio della presentazione.
"Agitata?", le chiese Giuliano, arrivandole alle spalle all'improvviso. 
Elettra fece un salto. Letteralmente. "No", rispose cercando di calmarsi, "Cosa te lo fa pensare?". Sul suo volto comparve un sorriso nervoso.
Il giovane de Medici rise.
La ragazza si guardò nuovamente  in giro; doveva essere tutto assolutamente perfetto. Cercò uno specchio e si osservò; anche lei doveva essere al meglio. "La presentazione è più della metà dell'esibizione", le aveva detto una volta Leonardo.
Elettra, quel giorno, aveva optato per un vestito color carminio in broccato con degli arabeschi fatti intrecciando alle varie tonalità del rosso dei sottili fili d'oro; non aveva mai speso così tanto per un abito ma, doveva ammettere, che erano soldi spesi davvero bene. Nessun altro abito da lei indossato, era mai riuscito a sottolineare così bene le sue forme. 'Quando Girolamo lo vedrà...' pensò distraendosi un attimo. Sbattè più volte le palpebre per togliersi quel pensiero dalla testa. Quello non era decisamente il momento più adatto per pensare a certe cose! E poi quello che c'era tra loro era solo un semplice contratto, niente di più. Era solo quello. Per Elettra doveva essere solo quello. Non avrebbe mai dato un nome al sentimento che provava. E non voleva dargli un nome.
Tornò a guardare il proprio riflesso: non si sarebbe mai abituata ad indossare un corsetto però, a malincuore, doveva ammettere che aveva il suo perchè. Si risistemò la polvere di Cipro, rimise il rossetto dello stesso colore dell'abito e risistemò una ciocca ribelle all'interno dello chignon. Sì, così poteva andare.
Decise di uscire a prendere una boccata d'aria. Attraversò la sagrestia e si diresse nel corridoio adiacente, dove si trovava una delle uscite secondarie. 
Si stava incamminando quando una delle porte laterali si aprì di colpo e una mano guantata l'afferrò, trascinandola all'interno della stanza.
Gli occhi di Elettra non ci misero molto ad abituarsi alla scarsa luce che quell'ambiente offriva. Era angusto, parecchio angusto. "Con tutti i posti possibili, proprio nello sgabuzzino delle scope?", commentò ironica.
"Tu e il tuo tono di voce impertinente". Girolamo appariva divertito. Era da qualche giorno che, lontani da occhi indiscreti, si davano del tu. Elettra lo trovava davvero carino.
"Scusa se sono qui incriccata!". Elettra si trovava schiacciata tra il corpo del Conte e la porta. E se girava la testa a sinistra si ritrovava di fronte uno scopettone impolverato, con tanto di ragnatele abitate.
Girolamo ridacchiò. "Almeno siamo vicini", disse, facendo aderire ancora di più i loro corpi. Lei fece una smorfia divertita: era davvero strano sentir parlare così il freddo e distaccato Conte Riario. Girolamo si stava aprendo con lei, come non aveveva mai fatto con nessuno. Quando erano soli, riusciva in parte a togliersi la propria maschera; stava davvero bene con lei. "Sei pronta?", le chiese dopo alcuni attimi di silenzio durante i quali si era perso nel contemplarla. Sapeva quanto lei ci tenesse a quel progetto. Erano giorni che parlava solo di quello. In qualsiasi momento.
"Nervosa", rispose lei sinceramente.
"Andrà tutto bene", le disse mentre le accarezzava dolcemente le braccia. "I fiorentini non potranno che adorare il tuo impegno"
"Siamo in vena di complimenti, oggi", commentò ironica Elettra, cercando di mascherare il rossore che stava prendendo piede sulle sue guance. Girolamo sorrise divertito; gli piaceva vedere quella pelle bianchissima colorarsi per un suo gesto o parola. "E tu non sai quanto", le sussurrò ad un orecchio. Avvicinò il proprio volto a quello di lei con l'intento di baciarla ma Elettra si ritrasse. "Ho appena rifatto il trucco", si affrettò a spiegargli, quando vide la sua espressione contrariata. Per tutta risposta il Conte prese delicatamente il suo viso tra le mani, bloccandolo, e le diede un leggerissimo bacio sulle labbra.
"In effetti dovresti rimetterti a posto il trucco", ironizzò. Elettra scosse la testa fingendo di restare seria, nonostante fosse molto divertita. Gli scompigliò i capelli.
Il suono delle campane li riportò bruscamente alla realtà: i dieci minuti erano finiti.
Sospirarono entrambi dispiaciuti.
Elettra fece per uscire.  "Aspetta", la fermò Girolamo poggiando una mano sulla sua, stretta alla maniglia della porta.
Lei si girò, guardandolo stupita. Lui avvicinò nuovamente il proprio viso al suo. La ragazza sorrise: a questo bacio non si sarebbe di certo sottratta. Invece, Girolamo, con un gesto veloce, le sfilò il fermaglio che le teneva legati i capelli. I lunghi boccoli biondi le ricaddero sulle spalle. "Girolamo!", disse alzando la voce parecchio contrariata. 
"Te l'ho detto che stai meglio con i capelli sciolti", ribattè l'altro divertito. Prima che Elettra potesse ribattere, la spinse fuori dallo sgabuzzino, richiudendo subito la porta alle sue spalle. Lei, una volta capito di essere stata buttata fuori, sbuffò irritata: il fermaglio non glielo aveva restituito! Si mise a battere sulla porta, nel tentativo di farsi aprire.
"Ecco dov'eri finita!", le disse alle sue spalle Giuliano. "E' ora di incominciare". La prese a braccetto e si diressero verso la navata principale del Duomo. "Sai che stai meglio con i capelli sciolti?"
Ecco, ci mancava pure lui!
 
***

"Grazie di cuore a tutti per essere qui oggi". La presentazione aveva finalmente avuto inizio. Nonostante tutta la sua agitazione, la voce di Elettra era chiara e cristallina. 
Perchè all'interno del Duomo la udissero tutti, insieme a Leonardo, aveva installato degli enormi piatti concavi in bronzo che, secondo i calcoli del geniale artista, avrebbero riflesso le onde sonore. Sembrava che stessero funzionando.
"Innanzitutto vorrei spiegarvi il motivo per cui siamo qui oggi che, ovviamente, non è solo per il fantastico buffet che ci aspetta fuori". Dalla folla provvenero alcune risa. "Siamo qui per onorare al meglio quel grande uomo che fu Cosimo de Medici". Guardò le facce della prima fila, notando il sorriso malinconico comparso sul volto di Gentile Becchi; oltre ad essere stato il suo fidato consigliere erano stati anche grandi amici.
"Io era poco più di una bambina quando Cosimo ci lasciò però ho dei bellissimi ricordi di lui. Per esempio mi ricordo che tutti i pomeriggi, verso le quattro, entrava nella biblioteca di Palazzo della Signoria, dove io, Giuliano de Medici e qualche volta mio fratello Aramis studiavamo sotto l'occhio vigile di un'altro grand'uomo fiorentino -sorrise guardando suo zio, seduto in prima fila- con due bicchieri di vino e qualche fetta di torta per noi. 'Gentile, lascia un po' respirare questi poveri figlioli', ripeteva sempre prima di porgergli uno dei due bicchieri di vino. E poi passavamo il resto del pomeriggio ad ascoltare rapiti le sue storie"
Anche Giuliano annuì malinconico; era molto legato al nonno.
"Le sue storie... penso che più di tre quarti dei fiorentini tra i venti e quarantanni l'abbiamo sentito almeno una volta raccontare una delle sue storie". Elettra scandagliò nuovamente la folla per capirne l'opinione. "Vedo Paolo il fornaio annuire", commentò divertita, "Quindi non mi sto inventando tutto di sana pianta". Risero nuovamente tutti.
"I racconti di Cosimo parlavano di luoghi lontani, di genti e tradizioni lontane, per non parlare di quelle creature che sembravano uscita dalla mitologia greca! Ma sopratutto parlavano di cultura e conoscenza", si era preparata e ripetuta quel discorso decine di volte.
"Conoscenza... Quel grande figlio di Firenze che fu Dante Alighieri disse 'fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza'. Ed era esattamente questo l'obbiettivo che Cosimo ha portato avanti per tutta la sua vita: divulgare la conoscenza, renderla fnalmente accessibile a tutti". Elettra fece una pausa, per amplificare le sue successive parole.
"Ed oggi, con mio grandissimo piacere, vi comunico che questo sogno sta per diventare realtà", un sorriso a trentadue le comparve sul volto. "Signori e signore, vi presento la biblioteca Cosimo de Medici, la prima biblioteca pubblica che sorgerà presto sul suolo di Firenze".
Elettra fece un cenno a Leonardo, che si trovava dietro le quinte, in disparte. Alle spalle della ragazza scese un grande telo con raffigurato il progetto della biblioteca. "Grazie", sussurrò all'artista, che contraccambiò con un sorriso.
Dalla folla si levarono dei mormorii di puro stupore.
"Come potete osservare la biblioteca si svilupperà su tre piani: il piano terra e il primo piano saranno principalmente adibiti alla conservazione dei volumi mentre, al secondo piano, saranno costruite una serie di stanze da utilizzare per diversi scopi. Per esempio, insieme ad alcune illustri personalità fiorentine, stiamo organizzando una serie di corsi completamente gratuiti per permettere a chiunque lo deisderi di impare a leggere e scrivere. Questo progetto per me è molto importamente perchè trovo inutile costruire una biblioteca pubblica se poi neanche la metà dei fiorentini ne potrà usufruire".
Elettra successivamente spiegò, attraverso un insieme di termini tecnici, l'architettura dell'edificio e poi si mise a parlare di libri. "Per quanto riguarda i volumi che la biblioteca potrà ospitare, questi saranno divisi in categorie, in base all'ambito di pertinenza e alla lingua. Molti di essi poverranno dalla collezione privata di Cosimo de Medici che Lorenzo il Magnifico ci ha gentilemente donato; anche altre famiglie e città hanno deciso di aderire al progetto, donandoci diversi volumi. Per esempio giungeranno qui degli antichissimi manoscritti provenienti da Costantinopoli e dal monastero benedettino di Montecassino. Chiunque voglia contribuire non si faccia problemi a farlo, qualsiasi dinazione di qualsiasi tipo sarà ben accetta".
Chi era riuscito a trovare un posto seduto, si alzò in piedi, unendosi agli applausi. Elettra fece un leggero inchino. "Prima di lasciare la parola a Bartolomeo della Gatta, l'architetto incaricato di seguire i lavori, vorrei ringraziare alcune persone: innanzitutto mio zio Gentile, per avermi sempre sostenuta e spronata a dare il meglio. Sei lo zio migliore che io potessi mai avere. Poi Clarisse, Lorenzo e Giuliano, che mi hanno dato immediatamente il loro appoggio, ed infine il Maestro Andrea e Leonardo Da Vinci, che mi hanno insegnato ad amare l'arte e senza cui oggi non sarei qui.". Sorrise e fece per allontanarsi dal leggio ma, all'ultimo, le venne in mente un'altra cosa. "Un'ultima comunicazione: vi invito caldamente ad andare ad osservare attentamente il modellino in scala posizionato all'uscita, prima di andarvene. Vi aspetto numerosi al buffet che si terrà nella piazza tra poco. Per qualsiasi dubbio o domanda non esitate a chiedermi. Buona giornata e grazie a tutti"
 
***

Il buffet consisteva i due grandi e lunghi tavoli straripanti di ogni tipo di leccornia conosciuta. Erano rare le occasioni in cui venivano allestiti banchetti pubblici a cui chiunque potesse partecipare; non erano occasioni che i fiorentini si lasciavano scappare tanto facilmente. Specialmente per le fascie più povere. Per evitare problemi di tipo logistico, si era dovuta chiudere l'area della piazza permettendo solo ad un numero fisso di persone l'accesso.
Elettra vide un bambino nascondersi alcuni dolciumi nelle tasche e guardarsi intorno con lo sguardo furbetto e quei rigonfiamenti nelle tasche che gli permettevano a stento di muovere qualche passo; non sarebbe di certo passato inossservato. Tentò di trattenere una risata portandosi il calice dello spumante alle labbra, gesto che non passò inosservato a Leonardo, con cui era intenta a parlare. Rise anche lui al vederlo.
"Ah, beata gioventù", commentò Zoroastro, unendosi a loro. "Giovani e inesperti ladruncoli che hanno ancora molto da imparare". Detto questo scostò leggermente la giacca, mostrando una bottiglia di Chianti. "Qualcuno dovrebbe insegnarli meglio il mestiere"
"Zoroastro!". Elettra sembrava parecchio contrariata. "Se volevi qualche bottiglia di vino buono bastava chiedere, non c'era bisogno di rubarla così"
"Deformazione professionale, cara"
Per tutta risposta ottenne un coppino sul collo seguito dalle risa di Leonardo.

Alcuni minuti più tardi Elettra stava aspettando pazientemente di avere l'attenzione del cameriere, per farsi riempire nuovamente il bicchiere di spumante quando, con la coda dell'occhio, vide Francesco Pazzi avvicinarsi. Sperò con tutta sè stessa che non cercasse proprio lei.
"Elettra", la salutò, "Stavo cercando proprio voi ".
Lei imprecò mentalmente prima di girarsi e rispondere con un sorriso il meno forzato possibile. "Salve, Francesco". Quanto gli dava sui nervi quel topo pluricornuto!
"Volevo farvi i complimenti. Trovo la vostra idea molto utile a Firenze". In realà non lo pensava affatto: c'era un buon motivo se le masse erano ignoranti ed analfabete.
Prese una mano della ragazza e se la portò alla bocca. Elettra, nel frattempo, cercò di non apparire contrariata. Nella sua testa le imprecazioni si susseguivano in fretta. Ed ogni volta erano sempre più pesanti.
Quanto Pazzi la lasciò osservò disgustata la strisciata di saliva sulla propria mano. 
Non voleva rovinarsi il vestito pulendosela nel retro. Ma non voleva neanche lasciarla sulla sua mano un secondo di più. Fortuna volle che, casualmente, Giuliano passasse di lì. Il suo fazzoletto di seta bianchissima, con lo stemma della famiglia Medici ricamato in un angolo, fuoriusciva di parecchio dalla tasca laterale dei pantaloni.    
Idea.
Elettra gli si avvicinò di soppiatto e seguendo i 'saggi' consigli di Zo su quella che lui considerava 'la nobile arte del borsaiolo', gli sfilò il fazzoletto senza che se ne accorgesse. Si ripulì in fretta la mano.
"Giuliano", lo chiamò cercando di essere normale e comparendogli alle spalle, "Ti è caduto il fazzoletto".
L'altro le sorrise e tirò su dal naso: aveva proprio un brutto raffreddore. "Grazie"
Si portò il pezzo di stoffa al naso, sotto lo sguardo sempre più divertito di Elettra.
"Cosa c'è?", chiese confuso. Osservò attentamente prima il proprio fazzoletto, poi la ragazza. Aveva la faccia di chi ne aveva appena combinata una delle sue. "Cosa hai fatto?". La sua voce -nasale- era un misto di timore e paura.
Lei rise. "Hai presente i baciamani di Francesco Pazzi?"
Giuliano cominciò ad impallidire. "Tu...?!"
"Già", disse Elettra tra le risate.
Ci mancò poco che il giovane de Medici le vomitasse addosso.

Qualche ora più tardi, Elettra camminava ancora tra la folla che non accennava affatto a diminuire. Chiunque la incontrasse non si risparmiava in complimenti: puro piacere per il lato narcisista della ragazza.
Quasi tutti si erano complimentati con lei.
Mancava solo una persona, per rendere il tutto perfetto.
"Volev farvi i miei più sinceri complimenti, madonna". Eccolo.
Elettra sorrise soddisfatta al Conte Riario. "Grazie mille, Conte". Dovevano andarci piano e non sembrare troppo legati. Non dovevano destare alcun sospetto. Doveva apparire come una normale conversaizone tra due conoscenti alla lontana. Niente di più.
"E' sempre un piacere per me, farvi un complimento"
Lei arrossì. "Il piacere è tutto mio"
Girolamo la osservò conrariato mentre prendeva da un vassioio un altro bicchiere di vino. "Ho notato che non avete parlato delle camere sotterranee commissionate dai Figli di Mitra", commentò sarcastico. Si trovavano in una zona ai margini, meno frequentata e, le persone più vicine a loro, si trovavano a metri di distanza.
"Avevamo un patto, mi pare". Parlare dei Figli di Mitra non era permesso dal loro accordo.
"E non vedo l'ora di poter onorare nuovamente il nostro patto, mia diletta", disse maliziosamente avvicindosi ulteriormente a lei.
"Io intendevo l'altro patto"
"Stasera passo da voi". Non era una domanda, quella del Conte.
"Sarò al Cane Abbaiante a festeggiare e dubito che tornerò a casa in condizioni decenti", ribattè Elettra. "Pensò che non tornerò proprio a casa sulle mie gambe", aggiunse ridendo.
Girolamo invece non trovava la situazione affatto divertente: si preoccupava per lei. Non gli paiceva affatto l'idea che si sarebbe trovata ubriaca in un osteria dalla fama poco raccomandabile. Tornò alla sua espressione fredda e distaccata.
"Possiamo sempre vederci domani", disse Elettra sorridendo. Doveva rimediare in qualche modo.
"Come desiderate". Prese la sua mano e se la portò alla bocca, assaportando per una frazione di secondo il suo buon odore. Sapeva di vaniglia. Quello era il massimo contatto che poteva avere con lei, finchè si trovavano in pubblico.
"Salve". La voce, proveniente da dietro le proprie spalle, fece rabbrividire Elettra. Conosceva fin troppo bene quella voce.
Istintivamente fece qualche passo indietro. Non si era accorta di essere così vicino a Girolamo. Lui, di malavoglia, dovette lasciare la mano della ragazza che teneva ancora stretta nella sua.
"Di cosa stavate parlando?". Il tono di Gentile Becchi era pacato, come suo solito, ma, un orecchio più attento, poteva scorgere una sottile vena di irritazione.
"Il Conte Riario e io stavamo discutendo di una possibile donazione da parte degli archivi segreti vaticani"
Girolamo dovette fare un notevole sforzo per mantenere la sua soltita apatia e non sembrare sorpreso. "Ovviamente non sarà una donazione completamente gratuita. Diciamo che Sua Santità potrebbe prendere in esame la questione in cambio di una diminuzione del debito pontificio", disse.
"Però questa parte di questione è fuori dal mio ambito di competenze", si affrettò a ribattere, Elettra. Visto le occhiatacce che suo zio lanciava sia a lei che a Riario, era saggia cosa lasciare la conversazione il prima possible.
"Si", disse suo zio, "Per questioni di questo tipo dovrete discuterne con Lorenzo. Ma dubito che le prenderà seriamente in considerazione"
Elettra fece un cenno di saluto e se ne andò alla svelta. Girolamo indugiò un po' troppo sulla sua figura minuta che si allontanava ancheggiando leggermente. La voce di Gentile Becchi lo riportò alla realtà.
"Ho visto come la guardate". Il tono della sua voce era duro. "Provate anche solo a sfiorarla con un dito e vi assicuro, Conte Riario, che passerete davvero dei brutti momenti"
'Troppo tardi', pensò lui ironico.

***

Quella sera, al Cane Abbaiante...

 "Ed ecco qui", disse Zoroastro appoggiando sul tavolo una vassoio colmo all'inverosimile di bicchierini contenenti i più svariati tipi di liquore. Passò la maggior parte ad Elettra, trannedendone solo alcuni per lui e Leonardo.
"Credevo che l'usanza di bere diciotto sciortini fosse solo per i compleanni", commentò ironica la ragazza.
"Scusa se non ho trovato una tradizione legata al bere riguardante la presentazione del progetto di una biblioteca", ribattè Zo divertito. 
Elettra sorrise soddisfatta. Quella sera si sarebbe divertita.
"Beh che fai? Non bevi?", chiese Zoroastro, notando la sua esitazione. 
"Mi stavo preparando psicologicamente", ribattè lei mentre sceglieva da dove incominciare. Prese un bicchierino con del liquido così trasperente da sembrare acqua e ne mandò giù il contenuto in un solo sorso. Fece una strana faccia, da quanto era forte.
"Zo, ma che diamine mi hai portato?"
"Boh, mi hanno solo detto che viene dalla Russia"
"Vodka", disse Leonardo tra una risata e l'altra.
"Voglio sperare che questa vodka oltre che imbevibile sia anche economica. Il vestito che indossavo alla presentazione ha prosciugato i miei risparmi", commentò ironica Elettra.
"Due fiorini", disse Zo divertito.
"Due fionini per tutto quello che abbiamo preso?"
"No no, solo per il bicchierino di vodka"
La ragazza sospirò era una cifra esorbitante. "Almeno non sono soldi buttati via!". Prese il secondo bicchierino e mandò giù.

Più tardi, dopo gli sciortini, una costosissima bottiglia di Chianti e qualche giro di birra, Elettra decise di uscire per prendere una boccata d'aria. Aveva preso di nascosto a Leonardo una delle sue sigarette artigianali. Il fumo di Da Vinci era sempre roba buona. L'accese con una candela ormai a metà che si trovava su uno dei tavoli estreni, insolitamente deserti. 
L'aria fredda che le pizzicava il viso, le ricordò che l'inverno era alle porte.
Aspirò una lunga boccata di fumo, prima di buttarlo fuori in una nuvoletta bianca. 
Fu allora che vide una figura completamente vistita di nero, con il cappuccio del mantello calato sul volto, venire verso di lei.
"Anche qui", commentò ironica, "Non riesci proprio a lasciarmi un attimo, vero?"
"Volevo solo accertarmi che stessi bene", ribattè Girolamo.
"Mai sentito parlare delle serate tra amici, senza amanti tra i piedi?"
Girolamo ridacchiò tra sè e sè.


Nda
Questo Girolamo Riario sempre in mezzo... (s)fortunatamente dal prossimo capitolo la situazione cambierà.
Mi rendo perfettamente conto che questo capitolo non è proprio il massimo ma cercate di capirmi, l'ho scritto mentre guardavo i primi due episodi della terza stagione... non per spoilerare niente ma ho appeso la bandiera a lutto...

Ps. Vorrei ringraziare nuovamente AlexTanuki e _Anaviv per le loro fantastiche recensioni :D
 
   
 
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