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Autore: Isabelle_Mavis    01/11/2015    1 recensioni
Megan aprì gli occhi (...).
“Una foresta?” si chiese mentalmente. “Povera me, di solito i film horror iniziano sempre così”. Sospirò e memorizzò ogni dettaglio utile, tipo che era l’alba e che lei indossava un jeans, delle scarpe da ginnastica e una felpa con sotto una maglietta arancione a mezze maniche un po’ grande. Sopra c’era scritto “Campo Mezzosangue”. Megan socchiuse gli occhi, come se stesse pensando a qualcosa di importante. Poi però tornò normale. Aveva appena deciso di esplorare la zona circostante, quando qualcosa si insinuò nella sua mente. Lo avvertì subito, come un pezzo di ghiaccio sulla schiena, e rabbrividì. Alla fine una voce parlò.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I sette della Profezia, Leo Valdez, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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TRA RIUNIONI DI FAMIGLIA E POVERI PELUCHE

-E da qui si può andare sia a Nuova Roma che alla collina dei templi- concluse Jason. Aveva mostrato a Megan le terme, la Via Principalis e gli alloggi militari divisi in base alle Coorti. Le aveva spiegato la classificazione dei semidei (diversa dal Campo Mezzosangue) e un po’ di regole. L’aveva rassicurata dicendole che se tutto andava bene entro sera anche lei avrebbe avuto un gruppo e una casa. Megan era sicura che quel “se” non era una parola, messa lì a caso. Troppe cose potevano andare per il verso sbagliato. E questo la spaventava tantissimo. Nel caso peggiore, avrebbe fatto compagnia ad Ade negli Inferi. Ma doveva rischiare. In compenso però aveva osservato e ascoltato molto. Tutta una serie di informazioni si erano depositate nella sua mente. Tipo il comportamento dei romani, i vari nomi mitologici che cambiavano insieme alla figura stessa molte volte. Come ad esempio i satiri: lì erano chiamati fauni ed erano parecchio assillanti con la loro elemosina. Gli dei invece avevano un carattere diverso: questo l’aveva incuriosita talmente tanto da farle chiedere i dettagli a Jason, cercando di sembrare solo una ragazza spaventata in cerca di risposte più che la spia quale era. Da come il figlio di Giove si comportava con la ragazza, capì che le aveva creduto; era dalla sua parte come se in lei rivedesse sé stesso. Le dispiaceva mentirgli: dopotutto era suo cugino (teoricamente parlando), nonché fratello di Talia. Purtroppo ancora non sapeva quanto poteva fidarsi, quanto il suo lato romano prevalesse su tutto il resto. Così accantonò quella piccolissima parte di lei che voleva fidarsi a tutti i costi del semidio e raccontargli ogni cosa. Una  volta a casa avrebbe avuto molto da narrare. Preferì non inserire quel maledetto “se”. Si concentrò sulla sua mostra guidata del Campo Giove. Annuì. –Bene. Perciò da che parte andiamo?- chiese, scrutando da lontano il paesaggio.                                                                                                                                              

–Destra. Prima di entrare a Nuova Roma, devi parlare con Ottaviano, discendente di Apollo e augure del campo, al tempio- istruì. Continuarono a camminare. Arrivati al ponte, Megan si stancò di quel silenzio. “Vediamo se riesco a scoprire altro, caro il mio Grace”.                                                                                                               

–Jason Grace, Pretore di Nuova Roma, figlio di Giove e guerriero rubacuori del Campo Giove. Hai vinto anche un premio Nobel?-. Jason rise un pochino. Megan pensò che prima o poi avrebbe dovuto impegnarsi per farlo ridere sul serio: era troppo rigido e mantenuto. Questo genere di sfide le donavano un senso euforico che poteva eguagliare solo un combattimento. L’ultima volta aveva vinto, ma c’era voluto tempo. Il ragazzo che doveva far ridere non collaborava, rimanendo invece serio e cupo come la morte… ops, che ironia.                                                                                                                                                                                                 

–Ehm… no. Devo ancora abituarmi- rispose allora il mezzosangue, sospirando.                                                                 

–Ad essere un guerriero rubacuori o un Pretore?-                                                                                                

-Pretore. Non lo sono da molto e richiede tanta responsabilità. Ma aspetta… cosa? Guerriero rubacuori?- domandò, alzando le sopracciglia e sorridendo. Ancora una volta Megan si fermò un secondo di troppo a guardare quegli occhi color cielo. Erano così familiari ma così diversi e sconosciuti da quelli che conosceva lei… “Megan, smettila. Impegnati con la recita piuttosto” si rimproverò, prendendo un respiro profondo.     

–Già. Qui tutti pendono dalle tue labbra- costatò. Un po’ come succedeva al Campo Mezzosangue con Percy. Con un sorriso, capì che Jason e suo fratello erano molto simili. O almeno la carica che occupavano, perché per il senso d’umorismo… il romano doveva lavorarci sopra. Capì anche che Reyna e Annabeth erano invece le figure femminili con maggiore potere. Doveva ancora appurarlo, ma Reyna e Jason non sembravano una coppia, a differenza dei due suoi amici. Ma ciò che più la preoccupò, lasciando stare le situazioni amorose (lavoro della cara vecchia Afrodite), era che se Reyna avesse avuto anche solo un po’ delle caratteristiche di Annabeth, lei sarebbe stata in guai grossi. Doveva ottenere la sua fiducia il più in fretta possibile senza dare nell’occhio. Essere una figlia di Nettuno non giocava a suo favore, da quanto aveva capito. “Sarà un gioco da ragazzi” pensò sarcastica.                                                                                                     

–Oh… sì. E’ strano in effetti. Devo fare l’abitudine anche a questo-                                                                                            

-D’accordo. Dopo però me lo firmi un autografo?- Jason rise nuovamente, purtroppo sempre in modo controllato. Megan sbuffò. Senza rendersene conto erano arrivati all’ingresso del recinto intorno ai templi.     –Quindi… a cosa hai detto che servono?- chiese, guardandosi intorno. Al Campo greco non c’era niente del genere. Loro erano molto meno formali: bruciavano cibo in onore degli dei grazie ad un falò! Qui, c’erano veri e propri luoghi di culto. Non sapeva se la cosa le piacesse, ma sicuramente si sentiva in dovere di mantenere un certo contegno religioso. Tutta quella divina concentrazione di potere la metteva in soggezione. –Ehm… servono per pregare. Fare offerte. Hai presente, no?-                                                            

Megan annuì, pensierosa.  –Avete un tempio per ogni divinità?- Jason sorrise imbarazzato –Sì, si può dire di sì. Anche se alcuni sono più grandi e frequentati di altri- La figlia di Poseidone capì a cosa si riferisse. Alcune costruzione erano spettacolari: imponenti, ricche di particolari. Altre erano più semplici ma comunque decenti. “Annabeth impazzirebbe. Devo chiedere se è vietato come nei musei di fare foto con il flash” pensò. –Questo è dedicato a Venere, quello a Bacco. Lì in fondo abbiamo Vulcano e Mercurio. Cerere e Diana, ovviamente- Jason prese a indicare i vari templi man mano che li vedeva. –Ci sono anche Minerva e Giunone. Ma i veri “pezzi grossi” sono i templi di Giove, Marte e Bellona, lì al centro- Megan studiò tutto con attenzione. Poi si morse il labbro. –Sbaglio o manca Plutone? Cos’è, non merita un tempio?- buttò giù, infastidita. Ricordava ancora quanto fosse stato chiaro Percy a riguardo degli omaggi a tutti gli dei. A quanto pareva i romani non erano così perfetti. Il figlio di Giove la guardò prima confuso, poi si rabbuiò un poco. –Ovvio che ha un tempio in suo onore. Solo che non è proprio il nostro dio preferito, ecco. Porta sfortuna proprio come Nettuno- spiegò. Per Megan fu come ricevere uno schiaffo. –Dov’è? Il tempio di mio padre, intendo- sussurrò. Jason con un cenno del capo indicò qualcosa alle spalle della ragazza. La semidea si voltò dopo un grosso respiro. Solo per rimanere a bocca aperta subito dopo averlo individuato. Sentì il terreno mancarle sotto i piedi. Più che un tempio, sembrava uno sgabuzzino. Era di un colore sbiadito e l’interno non era illuminato altro che dalla luce che filtrava da una piccola finestra frontale.                                        

–P-posso… entrare?- domandò incerta. Le sembrava giusto chiedere il permesso. Jason la scrutò in viso, quasi volesse consolarla. Poi si riscosse –Certo. Sì, vai pure. Io ti aspetto qui. Non metterci troppo se puoi- La figlia di Poseidone non rispose neanche e si avviò. Mentre varcava la soglia sentì un brivido percorrerle la schiena. All’interno c’erano qualche vecchia offerta e un paio di mozziconi di candele. Al centro, tutto impolverata, la statua raffigurante Nettuno. Megan si avvicinò titubante. Allungò un braccio fino a sfiorare il marmo con le dita. Spolverò frettolosamente il viso e lo ammirò. Aveva visto suo padre poche volte, ma erano bastate a imprimerlo a fuoco nella sua mente. I capelli ribelli, gli occhi penetranti con le solite rughe d’espressione che gli donavano un’aria da ribelle sempre pronto a sorridere. Quello che aveva davanti era diverso, più rigido. Nonostante questo non potè fare a meno di trattenere le lacrime. Sentiva un groppo in gola, ma si costrinse a mandarlo giù.                                                                                                                                         

Le mancava tutto. E vedere com’era ridotto il tempio di suo padre la fece accendere di una lieve rabbia. Non poteva permettere che le cose rimanessero tali. Si promise che sarebbe tornata a dare una sistemata appena possibile. Chiuse gli occhi. “Papà, volevo solo dirti che sto bene. Se ti interessa. Cercherò di tornare a casa il prima possibile, tu però cerca di proteggermi. Ma soprattutto, veglia su Percy. Ti prego. Non mi perdonerei mai se gli accadesse qualcosa mentre non  ci sono” .     

***                                                                                 

Finita la preghiera e la breve riunione di famiglia, tornò da Jason. La ragazza sorrise. –Quanta polvere! Spero che non sia così anche dal vivo. Nettuno, intendo. Altrimenti povera mia madre, quanto coraggio!- esclamò. Ripresero a camminare, diretti chissà dove. Jason girò il viso per guardarla meglio. –Tua madre come ha preso la chiamata della Lupa? Giuro che ho ascoltato ogni genere di reazione, quindi non mi scandalizzo, promesso. Non lo dico neanche a nessuno. Puoi dirmelo se ti va- Megan percepì più di quanto avrebbe dovuto. Jason era davvero amichevole. In poche parole le aveva detto senza preoccupazione che poteva confidarsi con lui. Invito allettante. Significava essere sulla buona strada per la fiducia.                                                  

–Non ha reagito in nessun modo. E’ morta prima- confessò, senza guardarlo. Sentì il figlio di Giove sussultare.                                                                                                                                                                                         

–Oh, mi dispiace- mormorò. –Tranquillo, è successo tanto tempo fa. Non la ricordo neanche- lo rassicurò, vedendolo un po’ bianco. “Che buffo. Io lo tranquillizzo mentre è la mia di madre a non esserci più” pensò. Era vero che non ricordava. Per lei la sua famiglia ora era al Campo Mezzosangue. Quella la ricordava eccome.                                                                                                                                                                                           

Si fermarono di colpo.                                                                                                                                                                 

–Siamo arrivati- annunciò il semidio. Davanti a loro c’era un tempio formidabile quanto gli altri. solo che qui sembrava esserci qualcuno dentro. Megan lo capì dal leggero borbottare e dal filo di fumo che usciva dall’ingresso. La ragazza guardò il romano che le era accanto confusa. –Qui c’è Ottaviano. In  base a cosa avvertirà, si deciderà il da farsi- precisò Jason, invitandola ad entrare. Un ragazzo biodo era in piedi di spalle, impegnato a mormorare parole in latino (sembrava quello, ma Megan non poteva giurarci),mentre… sventrava peluche? Megan trattenne una risata. Jason sembrò rendersene conto e sorrise complice.                         

–Ehm… Ottaviano? E’ arrivata una nuova semidea al campo e ci serve sapere il tuo parere a riguardo- disse il Pretore, annunciando la sua presenza. Ottaviano si girò, infastidito. Poi guardò Jason e Megan e sorrise. Sembrava più un ghigno, in effetti. Gli occhi azzurri non erano per niente rassicuranti.                                                   

–Oh, caro il nostro Jason. Ti sei ridotto a fare da guida ai novellini? Patetico- Il figlio di Giove lo guardò male. “Qui circola cattiva aria” notò Megan.  Decise di immischiarsi. –Patetico? Disse quello con i peluche- Ottaviano si girò verso di lei di colpo, irritato; Jason ridacchiava.                                                                             

L’augure sembrò sul punto di dire qualcosa, quando assottigliò lo sguardo. Sorrise un po’.  –Parentela divina?- volle sapere. –Figlia di Nettuno- si presentò allora la ragazza, precedendo il fratello di Talia. –Ma guarda! Lo immaginavo però, sai? Ultimamente al campo arrivano solo mezzosangue inetti- commentò, alludendo visibilmente a Jason, dal momento che lo guardava con sufficienza.                                                                  

-Certo, come no. Senti, Ottaviano, sono un Pretore- Jason sottolineò la parola con enfasi  - perciò ho da fare. Non farmi perdere tempo. Fai uno dei tuoi giochi di magia con i peluche e facciamola finita- Ottaviano sbuffò borbottando qualcosa, con le guance rosse dall’imbarazzo.                                                                                               

–Tu, ragazzina, vieni qui- ordinò. Megan si fece avanti.                                                                                                                                

–Mia madre era così ispirata quando sono nata che “ragazzina” le sembrava banale come nome, sai?- domandò, ironica. L’augure schioccò la lingua sul palato, chiaro segno di disapprovazione. –Non ti sei presentata, ragazzina-.                                                                                                                                                         

-Di solito si chiede prima. Per cortesia. Ma probabilmente non conosci il significato di questa parola-. Vedendo che Ottaviano si impegnava per non rispondere, continuò. –Megan. Mi chiamo Megan Jackson-. Non sapeva se usare il suo cognome, lo stesso di suo fratello, fosse una buona idea. Ma ormai era troppo tardi per rimediare. Ottaviano annuì, ma non sembrava aver prestato attenzione. Stava estraendo un pugnale dal fodero. La figlia di Poseidone posò una mano sul bracciale, d’istinto. Si tranquillizzò quando capì che il coltello era destinato a un peluche e non a lei. Il ragazzo sventrò un povero orsacchiotto di pezza e chiuse gli occhi mormorando.  Nel frattempo Megan si ritrovò a mordersi il labbro inferiore con veemenza, preoccupata. “Apollo… divino Apollo, le ho mai detto che è incantevole? No? Bene, approfitto di questo momento per dirlo ora. Adoro le sue poesie e le sue canzoni e… ehm, sì… sta da dio con gli occhiali da sole. Scusa il gioco di parole, ma ecco… vede… è così “s-t-u-p-e-n-d-o” che non trovo le parole. Insomma, giuro che se mi aiuta le dedico… la mia prossima idea creativa!” si ritrovò a pregare. Quando Ottaviano aprì gli occhi poco dopo, sembrò confuso. Si voltò verso i due semidei. –Allora?- lo spronò Jason, impaziente. Megan sentì il battito cardiaco aumentare quando il discendente di Apollo cominciò a parlare. –Non era molto chiaro. Troppe informazioni e poi il silenzio. Eppure gli dei non sembravano contrari. Come se non gli importasse. Visto? Niente di che, figlia di Nettuno. Non sei pericolosa neanche la metà di un sassolino. Può restare-. Megan era troppo occupata a cacciare l’aria che aveva trattenuto nei polmoni in un sospiro di sollievo per far caso al paragone del sassolino. O quasi. “Grazie agli dei! Sarebbe stato scocciante combattere contro un intero campo di semidei”. Non avevano scoperto che era un’infiltrata. Per il momento. Ma dallo sguardo di Ottaviano che doveva stare attenta e pronta a tutto. Evidentemente la teneva d’occhio, nonostante tutto.                                                                                                               

–Meno male. Così potrai assaggiare l’ottima torta al cioccolato che c’è come dessert  a cena. Vieni, dobbiamo avvisare Ryna. E dopo… bhè, verrai assegnata ad una Coorte- spiegò Jason, tranquillo.                       

–Già. Goditela, la torta- concordò Ottaviano, con un ghigno. Quello che aveva appena detto aveva  tutta l’aria di essere una minaccia. Megan decise in definitiva che Ottaviano non le piaceva per niente. Preferiva di gran lunga il solito vecchio metodo dell’oracolo  che c’era al Campo Mezzosangue invece dell’augure schizzato dei romani. E poi Rachel dare le stava simpatica. Il figlio di Giove le circondò le spalle con un braccio, come a volerla difendere da quel mingherlino di Ottaviano. Senza dire una parola di più uscirono dal tempio.

ANGOLO AUTRICE

Salve semidei! Sono tornata :) allora, prima di tutto devo scusarmi per la mia sparizione. Non sono stata rapita da Gea, attenzione! xD Le mie vacanze estive sono durate più del dovuto, ma in assenza di tempo, ispirazione e con alcuni problemi tecnici, non ho potuto fare altrimenti. Perciò spero di rimediare! ^-^ Questo è un capitolo un po' più lungo rispetto agli altri. Volevo avvisarvi che i capitoli precedenti sono in revisioni, perciò potrebbero esserci piccoli cambiamenti, in modo che la storia possa successivamente essere più lineare. Passando alla trama, invece, qui abbiamo la visita del Campo Giove. Megan e Jason sembrano sulla giusta via per diventare amici, ma ancora è presto da dire! Ottaviano fa inoltre la sua comparsa insieme ai suoi peluche ;) avremo modo di studiare meglio questo personaggio e la sua ostilità verso la protagonista. Nel frattempo che io riesca a scrivere il prossimo capitolo, mi farebbe davvero piacere ricevere dei commenti (positivi e negativi) perché servono molto a migliorare. Forza! Alla prossima :) -Isabelle

   
 
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