Serie TV > Violetta
Segui la storia  |       
Autore: Leonetta99    01/11/2015    4 recensioni
Violetta e Leon. Due nomi e due persone diverse. Due persone che si sono amate fin quando qualcosa in loro é cambiato. Una decisione che porta alla fine della loro storia d'amore, appena incominciata e poco vissuta. Lui, la lascia senza spiegazioni. Il destino, l'unico che non puó sbagliarsi li porterá a rincontrarsi e riconoscersi. Cosa succederà? Riusciranno a sistemare tutto? O si saranno forse dimenticati l'uno dell'altro?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Federico, Francesca, Leon, Violetta
Note: Cross-over | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Scusate per l'attesa, ecco il penultimo capitolo.
Esiste grazie a Luna, una mia cara amica meravigliosa che mi ha spinto a mettermici de tutto.
Spero di non avervi deluso. 


Capitolo 18.

“Pronto?” tengo il telefono tra la spalle e l'orecchio mentre lavo i piatti “Ciao tesoro sai cosa devi fare alle tre vero?”  alzo gli occhi al cielo sperando di risultare molto allegra con la voce - “Sì papà lo so” lui mi racconta del primo giorno di scuola della mia bimba e io sorrido immaginandomela con lo zaino più grande di lei sulle spalle e i ricci castano chiaro che le danno fastidio - “Gli manchi, passi oggi? ” rido dicendo “Manco a lei o a te?” lui sorride (so che sorride) colpevole e risponde con un semplice “a entrambi dai” così lo saluto ridendo promettendogli da passare dopo la visita e stacco la chiamata andando verso il piccolo salotto del mio piccolo appartamento. Guardo l'orologio sopra alla televisione e penso a come sarà ritrovarsi in quell'ospedale dove ho perso l'amore della mia vita esattamente sei anni fa...

 

Raccolgo i miei capelli in una disordinata crocchia e guardo i fili da cui sono circondata, sono esattamente 48 ore che sono sveglia e non faccio altro che guardare se da quella porta entri un ragazzo dagli occhi verdi capace di colorare questa stanza morta e triste in cui mi trovo. Sono come divisa a metà vorrei che entrasse ma non vorrei che lo facesse perché so nel profondo del mio cuore che quello che mi direbbe spezzerebbe il mio cuore che ho donato a lui. Giro la testa verso destra e fisso la lettera posata sul comodino 'per la mia piccolina' , papà ha detto che in qualunque momento io senta di aver bisogno di qualcosa che non riesco a decifrare posso sempre aprire la lettera della mia mamma così mi sistema seduta e allungo lentamente una mano verso di essa.

 

“Ciao piccolina,

non so veramente da dove iniziare, sento la tua mancanza così mi sono messa a scrivere questa per te. Se tuo padre te l'ha data vuol dire che la situazione è grave e ti senti persa ma ascoltami mio piccolo angioletto la vita sarà sempre più dura di quanto pensi. Ma so che ci sarà sempre qualcuno che renderà una giornata di pioggia in un arcobaleno. Ho paura anche io del futuro sai? Ho paura di non essere abbastanza per te, per tuo padre, per la mia sorellina. Ho paura di non riuscire a coprire tutti questi ruoli e di non amare abbastanza ognuno di voi come meritate quindi amore mio lo so che è stupido ma per essere felice devi vivere il presente, bello o brutto che sia. Devi lasciare che il destino scegli per te e anche se  ti allontanerà da tante persone ma ritorneranno se sarà forte l'amore che provi per loro. Sarai felice davvero un giorno piccola mia te lo prometto. Scusa, ma devo scappare tuo padre non fa che mandarmi messaggi su come si cambia un pannolino.

                                        

                                               Ti amo, mamma.

 

Apro gli occhi di scatto e sorrido pensando a quella lettera che tengo ogni notte sotto il cuscino. Alzo di nuovo lo sguardo sull'orologio e mi accorgo che ora di andare al mio appuntamento. Indosso velocemente i miei jeans chiari e esco dalla porta prendendo le chiavi della mia macchina e la borsa con dentro il cellulare, chiudo il portone e faccio le scale praticamente volando. Appena entrata in macchina accendo la radio e il veicolo viene inondato dalla canzone 'L'amore' dei sonohra:

 

Guardo il cielo e non vedo altro colore

solo grigio piombo che mi spegne il sole,

l'unica certezza è gli occhi che io ho di te.

 

Sei un viaggio che non ha ne' meta ne' destinazione,

sei la terra di mezzo dove ho lasciato il mio cuore. così

Sono solo anch'io, come vivi tu, cerco come te...

L'amore.

 

Quel che so di te è soltanto il tuo nome,

la tua voce suona in questa canzone.

Musica e parole emozioni che scrivo di noi.

 

Se non vai via, il mondo è qui.

 

Ricordo ancora quando non facevo altro che ascoltare questa canzone, sapeva capirmi meglio di tutti quelli che dicevano 'passerà' – 'ti capisco' che poi non era vero. Nessuno capiva, solo io sapevo come stavo, solo io dovevo combattere quelle guerre interiori che mi portavano sempre e solo da lui ma sapevo che era sbagliato perché non potevo. Sarebbe stato facile chiamarlo aprirgli la finestra e tuffarmi tra le sue braccia, ma sapevo che anche se fossi stata tra le sue braccia avrei sentito un blocco da parte sua e così tutte le volte che il mio cuore mi spingeva da lui io mi chiudevo in camera ad abbracciare un cuscino oppure a pizzicarmi il braccio con un elastico o con due dita. Persa come sono nei miei pensieri mi accorgo di essere arrivata davanti all'ospedale, parcheggio nel primo posto libero trovato ed entro no n prima di aver preso un enorme respiro. Prendo la carta su cui ci sono scritte tutte le indicazioni che mi portano davanti a una porta blu chiaro, busso un po' spaventata e in risposta ricevo un 'avanti' così apro lentamente e trovo davanti a me una donna molto giovane, pochi anni più di me che mi guarda con un gran sorriso “non vedevo l'ora che arrivasse questo appuntamento, ciao Violetta” la guardo un po' confusa allora lei aggiunge - “Stupida che sono, mi presento mi chiamo Lucia ero infermiera quando sei stata ricoverata qui” le sorrido felice di trovarmi davanti a una persona che c'era anche anni fa con me e le rispondo “è un piacere rivederla e congratulazioni per la promozione” ringrazia a sua volta e mi chiede come vanno le cose - “Abbastanza bene non ho avuto ricadute fisiche dopo l'incidente mi sono ripresa bene” mi invita a sedermi sul lettino e così faccio, tira fuori quell'aggeggio per ascoltare il cuore di cui non ricordo assolutamente il nome e intanto mi chiede “Non voglio essere scortese ma lo senti ancora?” all'inizio faccio fatica a collegare ma poi capisco a chi si riferisce “No, dopo l'incidente abbiamo preso due cammini diversi” mi guarda dispiaciuta e io ricambio con un sorriso sforzato “ti manca?” ed eccola la fatidica domanda, quella che leggo negli occhi di mio padre, di Ludmilla, di Francesca ma non me la fanno. Hanno paura? Forse. “Sono passati quasi sei anni la mia vita è andata avanti, non so cosa faccia lui capita a molte persone giovani di lasciarsi..” dico girando intorno a diversi argomenti - “Quasi sei anni fa, quando eri su quel letto praticamente addormentata tuo padre e le tue amiche venivano tutti i giorni a parlarti, tenerti per mano e piangere per te tu non hai mai fatto nulla perché non ne avevi le forze, appena è entrato lui e ti ha parlato, ti ha toccato e ti ha baciato il tuo cuore ha aumentato di velocità nello schermo. Grazie a quel cambiamento i dottori hanno avuto speranza questo per dire che un amore così può essere nascosto, ma non annullato nemmeno col tempo” .

 

“Non posso dimenticare ciò che ho fatto, devo lasciarti andare”

“Non farlo, non darti colpe che non hai”

“è colpa mia, puoi ripeterlo a te stessa, a me quante volte vuoi ma la verità è che ho rischiato di ucciderti”

“ti penti di tutto quindi?”

“Ho fatto tanti errori, ma innamorarmi di te non è uno di quelli”

“Tornerai mai da me?”

“Vado a crescere bimba e poi torno.”

 

La cosa che mi ha distrutto è stato crederci veramente, sperare nel suo ritorno. La notte mi chiudevo in camera a sognare quel momento, ma è stato tempo perso buttato al vento. Non sono mai riuscita a dimenticarlo nonostante tutto e non sono mai riuscita ad essere arrabbiata con lui perché aveva ragione su tutto. Il tempo lontano da lui mi ha chiarito molte cose: i miei sentimenti, la situazione di un tempo. Chiudo la porta dietro le mie spalle ricordando ciò che alla fine mi ha chiesto: “Allora Violetta, ti manca?”  … “ogni giorno dottoressa” sono sicura di non averlo detto a voce alta, ma credo lo abbia capito lo stesso.  

 

Leon.

 

Guardo tutti i bambini correre avanti e indietro per la stanza mentre i maestri impazziti cercano di farli stare fermi e rido senza farmi vedere quando sbuffano facendo delle smorfie inquietanti, tutti hanno qualcuno con cui stare tranne una bambina un po' spaventata che se ne sta al banco come dovrebbero fare tutti. Decido di avvicinarmi e guardare cosa sta facendo da essere così concentrata “Hey” le dico catturando la sua attenzione, lei alza lo sguardo su di me e dio santo i suoi occhi sono di un nocciola che mi ricorda lei. “Ciao” risponde timidamente smettendo di disegnare - “Come mai te ne stai qui tutta sola?” alza le spalle e guarda in basso come se stesse per piangere così mi faccio venire un idea “facciamo un patto?” sussurro - “Di che tipo?” mi avvicino ancora di più a lei e la dico “Io ti porto via da questa banda di scalmanati e tu fai finta di sentirti male” lei sorride timidamente e annuisce un po' intimorita “Mia sorella dice di non fidarsi degli sconosciuti” - “Tua sorella ti insegna bene, ma io non sono uno sconosciuto. Piacere Leon” scoppia a ridere e sussurra “Mi chiamo Maria” - “Va bene Maria ora che non siamo più sconosciuti accetti il nostro patto?” annuisce e le predo la piccola mano per portarla nel mio studio cercando una scusa veloce col professore di matematica che annuisce senza rompere troppo dato che pare molto impegnato coi casinisti.

 

“Eccoci nella batcaverna” dico ridendo e la piccolina fa lo stesso “Grazie” dice toccandosi le mani - “Di nulla dai vieni a sederti sopra lo sdraio”  lo fa da sola usando la piccola scala messa apposta e mi guarda sorridente “Sei un medico?” - “Mi chiamano pediatra ma si il lavoro è quello” si guarda attorno con un espressione curiosa “Perché fai questo lavoro?” ho beccato una piccola genietta curiosa mi sa - “è la prima domanda che ti viene da farmi?” mai nessun bambino me lo ha domandato infatti sono parecchio sorpreso “mi piace la risposta se ha una storia dietro come mia sorella, lei fa la psicologa perché le piace ma soprattutto perché sa che le persone nascondono molto” - “Ma quanti anni hai?” mi mostra sei dita e io scoppia a ridere “tieni molto a tua sorella eh” annuisce sorridendo come non la avevo mai vista fare prima e decido di rispondere alla sua domanda “Dovrei presentartela, tu mi piaci potresti aggiustarle il suo cuore rotto” sorrido tristemente - “mi spiace ma credo di averlo ancora più rotto del suo” sussurra un 'uffa' e mi ritrovo a pensare che nessuno mi aveva preso tanto quanto questa piccola bambina. “ho decido di voler diventare medico dopo che ho rischiato di perdere una persona che amo, mi sono trovato in una situazione che mi ha fatto pensare al mio presente e futuro. Prima la mia idea di vita era ben diversa, mi sono dato da fare, ho studiato e quando ho incominciato ho cambiato strada verso la fine, all'inizio il mio scopo era aiutare gli adulti ma poi sono finito dai bambini,mi capiscono di più” segue il mio discorso come neanche un adulto farebbe e il mio sguardo è fisso nei suoi occhi da cerbiatta che si sono illuminati. “Allora facciamo che dimentichiamo questo primo giorno di scuola e lo rimandiamo a domani?” - “Non voglio dimenticarmi di oggi, ho trovato un migliore amico” sorride e la guardo molto fiero di aver migliorato la sua giornata “Chiamiamo papà e mamma?” annuisce un po' preoccupata “Tranquilla ti difendo io bimba” lei si blocca e io non mi accorgo del nomignolo con cui l'ho chiamata. Bimba.”Scusami” lei scuote la testa sorridendo e mi abbraccia lasciandomi senza parole “Anche mia sorella mia chiama così” che strano – “E quindi posso farlo anche io?” 'assolutamente si' dice dopo di che chiamo la sua famiglia per venirla a prendere.

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Violetta / Vai alla pagina dell'autore: Leonetta99